Ritorno in Scozia: glamping pods e scenic routes

Agosto 2019: due settimane in Scozia, percorrendo la NC500 e la NE250, soggiornando in splendidi pods e scoprendo i Festivals di Edimburgo.
Scritto da: Fra&Gazz
ritorno in scozia: glamping pods e scenic routes
Partenza il: 02/08/2019
Ritorno il: 16/08/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
A distanza di otto anni dal nostro viaggio di nozze, decidiamo di ritornare in Scozia e, come sempre, pianifichiamo la vacanza con mesi di anticipo. A dicembre 2018, prenotiamo il volo British Airways. Tra gennaio e marzo 2019, dopo aver tracciato un itinerario di massima, prenotiamo hotel, appartamenti e “pods”, utilizzando la fidata booking.com e il sito di airbnb.com. Nello stesso periodo, acquistiamo online i biglietti per il Royal Edinburgh Military Tattoo. Durante gli studi matti e disperatissimi per il nostro viaggio, utilizziamo le guide Rough Guide e AA Scotland, oltre ai blog ricchi di spunti interessanti di Laurence e Jessica Norah (www.findingtheuniverse.com e www.independenttravelcats.com).

Proprio in fase di programmazione, scopriamo l’esistenza di due itinerari turistici: la North Coast 500 e la North East 250.

La NC500 è un road trip circolare, piuttosto conosciuto: 516 miglia attraverso le Highlands del Nord, alla scoperta di monumenti e musei, spiagge e prodotti locali. Sul sito ufficiale (www.northcoast500.com) acquistiamo l’Explorer Membership, valida un anno, al costo di £ 45,00. Per posta, riceviamo così la Rough Guide dedicata, un cappellino, una mappa del percorso e il passport, un quadernetto sul quale raccogliere i 25 timbri delle attrazioni principali. Una volta completato, il passaporto dà diritto ad un simpatico omaggio da ritirare presso la Glen Ord Distillery. Il sito, poi, ci indica le attività turistiche e commerciali convenzionate. Nel prosieguo del diario, indicheremo i luoghi dove abbiamo timbrato il passport. Spoiler: siamo riusciti a raccogliere tutti i 25 timbri e a ritirare il bicchiere da whisky griffato NC500.

Il secondo itinerario che decidiamo di affrontare è la North East 250, un altro “self-drive road trip” lungo 250 miglia nell’Aberdeenshire. Visitiamo il sito (www.northeast250.com) e scopriamo che è possibile anche qui sottoscrivere la Membership annuale (al costo di £ 7,50), per avere accesso agli itinerari personalizzati e per ricevere, via posta, la mappa e il passaporto. In questo caso, si possono raccogliere 6 timbri, corrispondenti alle diverse contee da visitare. In due giorni, riusciremo a percorrere tutto l’itinerario e a raccogliere 5 timbri su 6.

Come ogni anno, inoltre, rinnoviamo la nostra tessera dell’English Heritage (£ 105,00 per 12 mesi per due persone): abbiamo letto che, chi è membro, può accedere gratuitamente anche ai siti e ai monumenti tutelati da Historic Scotland.

Infine, a giugno, prenotiamo l’auto a noleggio, scegliendo la compagnia scozzese Arnold Clark Rental. Tra l’altro, il sito ci offre la possibilità di applicare uno sconto del 15% in quanto membri della NC500 oppure del 20% in quanto possessori dei biglietti del Royal Military Tattoo: ottimo!

Pianificare è già, in qualche modo, viaggiare… ma ormai è arrivato agosto e siamo pronti per il nostro ritorno in Scozia.

Venerdì 2 agosto: Edimburgo – Falkirk – Stirling (miglia 44,9)

Come di consueto, abbiamo deciso di volare con British Airways: abbiamo, quindi, prenotato il volo che parte da Bologna alle 8.10 e atterra a Londra Heathrow; da qui, dopo una colazione da Caffè Nero e un giretto nella zona arrivi dell’aeroporto, ci imbarchiamo sul volo per Edimburgo, che atterra puntuale alle 14.30.

All’uscita dall’aeroporto scozzese, telefoniamo al numero indicato nella prenotazione di Arnold Clark Rental: nel giro di pochi minuti, uno shuttle ci viene a recuperare nel punto di ritrovo concordato (la stazione degli autobus) e ci porta all’autonoleggio, che si trova a 5 minuti di distanza dall’aeroporto, vicinissimo all’autostrada M9. E’ la prima volta che ci affidiamo a questa compagnia per il noleggio, ma ci colpisce subito positivamente: l’addetta è gentile e molto chiara nelle spiegazioni, non ci viene richiesta nessuna caparra né alcuna spesa aggiuntiva; ci viene quindi consegnata una Opel Corsa grigia, praticamente nuova.

Non vediamo l’ora di iniziare il nostro viaggio, quindi si parte subito! La prima tappa è la cittadina di Falkirk, a circa 35 chilometri da Edimburgo. Lungo la strada che ci condurrà alla Falkirk Wheel, costeggiamo l’Helix Park e vediamo, da lontano, le sagome dei Kelpies: due immense sculture di teste di cavallo alte trenta metri, che, insieme alla Wheel, sono diventate i simboli della città.

Attraversando tranquilli quartieri residenziali, raggiungiamo un vero e proprio prodigio dell’ingegneria moderna, la Falkirk Wheel: si tratta di un gigantesco meccanismo a forma di uncino che, in pochi minuti, traghetta le navi dal bacino inferiore (adiacente al centro visitatori) allo Union Canal; inaugurata nel 2002, la “ruota” permette di colmare un dislivello di 35 metri che, una volta, si superava percorrendo ben 11 chiuse.

Incantati, ci fermiamo nel coffee shop vicino alla Wheel per assistere alla salita del battello turistico; anche il centro visitatori è interessante, con un punto informativo e uno shop ben fornito.

Da qui, inoltre, parte un sentiero di circa 20 minuti attraverso i boschi che conduce al Rough Castle, il sito di un forte romano sul Vallo Antonino. Meno conosciuta del Vallo Adriano, questa frontiera dell’Impero Romano risale al 142 d.C. e la sua costruzione fu voluta dall’Imperatore Antonino. Il Vallo, che misurava circa 60 km, fu abbandonato già nel 160 d.C., quando i Romani si ritirano a Sud, trincerandosi dietro al Vallo Adriano.

Del forte, oggi, non rimane nulla ma i pannelli esplicativi mostrano come fosse disposta la guarnigione romana lungo il terrapieno del Vallo; l’enorme affossamento è ancora visibile e il luogo ci sembra comunque molto suggestivo e meritevole di una visita.

Rientrati alla Falkirk Wheel, recuperiamo l’auto e, prima di lasciare la cittadina, ci fermiamo per una foto ad un altro sito romano, la Watling Lodge West: anche qui, dell’accampamento dei soldati non rimane traccia, ma il pannello informativo ricostruisce, con un disegno, il luogo ai tempi della costruzione del Vallo.

Nel tragitto per raggiungere l’hotel, passiamo accanto al sito di Bannockburn (dove Robert the Bruce sconfisse gli inglesi nel 1314) e sotto la collina dello Stirling Castle: ci fermiamo lungo la strada perché la vista è incantevole e merita sicuramente una fotografia.

Arriviamo, quindi, alla nostra tappa serale: abbiamo prenotato una camera all’Highland Gate by Marston’s Inns, un pub della catena Marston con annesso edificio adibito ad hotel (£ 52,00 per il pernottamento; colazione £ 5,95 a testa). Si trova in un sobborgo di Stirling, vicino all’autostrada e quindi ottimo come base per visitare la zona. Ci viene assegnata la stanza n.215, al secondo piano; la camera è ampia, funzionale e pulita.

Dopo aver lasciato i bagagli in camera, sono quasi le 20.30 e decidiamo di fermarci al pub per la cena: ci gustiamo un ottimo comfort food (garlic bread, fish&chips, beef&ale pie), accompagnato da birre locali e ad un prezzo eccezionale (£ 27,05 in due).

Anche se la stanchezza comincia a farsi sentire, abbiamo in programma un’ultima tappa: dopo cena, ci rechiamo nel vicino paese di Bridge of Allan per gustarci una birra artigianale alla Allanwater Brewhouse. Il pub è rimasto fermo agli anni ’60 (anche come pulizia…), ma le birre sono deliziose e capitiamo proprio nella serata quiz: ci sorseggiamo le nostre pinte mentre attorno a noi tutti gli avventori sono impegnati ad indovinare le sigle Tv e le colonne sonore dei film!

Stanchi ma soddisfatti del nostro primo giorno, rientriamo in hotel e ci concediamo il meritato riposo.

Sabato 3 agosto: Dunblane – The Trossacks – Loch Lomond – Glencoe – Fort William (miglia 188,5)

Sveglia presto e ottima colazione al pub Marston: così inizia la nostra seconda giornata scozzese.

Ci dirigiamo subito al paesino di Dunblane, per visitare la magnifica cattedrale.

Costruita nel 1200, fu parzialmente distrutta durante la Riforma Protestante del 1560; quando l’intero tetto crollò, nel 1600, fu abbandonata alle intemperie e al declino, finché un imponente restauro di fine 1800 l’ha riportata allo splendore passato. Oggi è gestita e curata da Historic Scotland, l’ingresso è gratuito e i volontari all’interno sono prodighi di aneddoti interessanti. Rimaniamo colpiti dalle immense vetrate istoriate e, soprattutto, dagli stalli del coro, risalenti al 1500 e perfettamente recuperati, con le misericordie dalle forme più strane (un pipistrello, un cardo, un “green man”). Lungo una delle navate laterali, si trova un memoriale della strage del 1996, avvenuta nella scuola elementare di Dunblane, nella quale rimasero uccisi 16 bambini e la loro insegnante.

Uscendo dal paese, riusciamo a scorgere la cassetta postale dorata che ricorda il cittadino più illustre di Dunblane, il tennista Andy Murray, e il suo oro olimpico conquistato a Londra nel 2012.

E’ giunto il momento di iniziare l’esplorazione del parco nazionale del Loch Lomond and the Trossacks, un parco che copre 720 miglia quadrate di antiche foreste, grandi montagne, laghi e valli erbose. Il punto d’accesso è Callander, un paesino turistico e abbastanza trafficato, pieno di negozietti e caffè lungo la Main Street. Ne approfittiamo per una sosta al centro informazioni turistiche Visit Scotland, ben fornito.

Percorriamo quindi la A821, che scorre lungo il Loch Venachar. Sulla strada, si incontrano diverse piazzole che consentono l’accesso alle acque placide del lago.

Imbocchiamo poi la deviazione che conduce al Loch Katrine, punto di partenza per escursioni e giri in battello. La strada termina in un grande parcheggio (£ 2,00 per due ore di sosta) davanti all’imbarcadero, dove troviamo ormeggiata la nave turistica “Lady of the Lake”. Passeggiamo lungo le sponde del Loch, per poi tornare al molo e prenderci un caffè, ma la scena al bar/ristorante assume risvolti tragicomici quando, improvvisamente, esplode la macchina del latte allagando il piccolo locale… Ci vogliono venti minuti e tre persone per ottenere due espressi da portare via! Completiamo, infine, la nostra passeggiata lungolago percorrendo il pontile coperto; siamo fortunati e vediamo arrivare lo splendido battello a vapore “Sir Walter Scott”, che solca le acque del lago da oltre cento anni. Una curiosità, appresa leggendo i cartelli informativi lungo il pontile: l’acqua del Loch Katrine è tuttora utilizzata nella produzione della birra Tennent’s.

Risaliti in auto, proseguiamo il nostro itinerario all’interno della zona dei Trossachs percorrendo la scenic drive che attraversa la Queen Elizabeth Forest e sale fino al Duke’s Pass (chiamato, in gaelico, Belaech nam Bo). La strada tra le foreste è bella, ma non ci sono viewpoint dove fermarsi per ammirare il paesaggio.

Decidiamo, quindi, di procedere verso la sponda orientale del Loch Lomond, dove ci fermiamo nel minuscolo villaggio di Balmaha. Fortunatamente riusciamo a trovare un parcheggio (vista la strepitosa giornata di sole, il lago attira tanta gente!) e ci sediamo all’Oak Tree Inn per il pranzo: una soup of the day e una cullen skink, accompagnate dalla birra prodotta nel microbirrificio del pub. Pranzo ottimo, prezzo onesto (£ 19,60 in due) e servizio veloce.

Dopo pranzo, facciamo due passi fino al molo, ma la piccola spiaggia brulica di persone e decidiamo di ripartire.

Percorriamo la A82, sulla sponda occidentale del Loch Lomond. Saltiamo Luss, villaggio molto caratteristico già visitato otto anni fa, ma ci fermiamo all’imbarcadero di Tarbet per qualche foto al lago e al manto erboso, in un revival del nostro viaggio di nozze!

Da qui, ci addentriamo verso Arrochar e il passo “Rest and be thankful”: il passo prende il nome (“Riposa e ringrazia”) dall’iscrizione su un’antica pietra posata qui nel 1740 dai soldati che costruirono la vecchia strada militare (oggi è divenuta una ciclopedonale, che corre parallela alla strada principale). Il viewpoint consente di ammirare il panorama strepitoso sulla valle e la replica della pietra.

Arrivati a Cairndow, ci inoltriamo in una stradina single track che porta alla Glen Fyne, seguendo le indicazioni per la sperduta (ma conosciuta in Italia!) Fyne Ales Brewery: si tratta di un birrificio all’interno di una fattoria, con shop, taproom e beer garden. Una vasta scelta di birre in un ambiente bucolico!

Ritornati sulla strada principale, incontriamo il paesino bianco e nero di Inveraray. Attenzione al ponte a senso alternato prima del paese: percorrendolo, sulla destra si può vedere il magnifico castello settecentesco, dimora dei duchi di Argyll.

Procediamo sulla A819 fino a scorgere, alla nostra sinistra, la sagoma inconfondibile del Kilchurn Castle, in posizione scenografica sulle rive del Loch Awe. Abbiamo già visitato queste suggestive rovine nel 2011; stavolta, visto che il tempo stringe, ci accontentiamo di fotografarle da lontano.

Decidiamo, quindi, di prendere una “scorciatoia” e imbocchiamo la stradina B8074, una single track road di 12 miglia che segue il fiume Orchy lungo l’omonima valle. La Glen Orchy si rivela molto suggestiva e praticamente deserta, tutta per noi. Ci sono diversi punti di accesso al fiume che, in alcuni tratti, crea piccole rapide e cascatelle: un’escursione assolutamente consigliata!

Ritorniamo, poi, sulla A82 che ci porterà fino a Fort William, attraversando il Rannock Moor (un immenso altipiano costellato di laghetti e fiumiciattoli) e la spettacolare Glencoe. Anche se rischiamo di arrivare un po’ in ritardo per il check-in al B&B, non possiamo non fermarci un paio di volte per ammirare il paesaggio mozzafiato di questa valle che si incunea tra alte montagne verdi; in particolare, ci concediamo due soste nelle piazzole vicino alla Glencoe Gorge e al viewpoint sulle Three Sisters.

E’ tardi, dobbiamo andare; superata Fort William, raggiungiamo Caol e la nostra tappa per la notte: abbiamo prenotato una stanza alla Byers Guest House (£ 75,00 per il pernottamento), dove ci accoglie la padrona di casa Sue. La nostra camera è esterna all’abitazione, sul patio, con ingresso indipendente attraverso una portafinestra. Ci sono tanti dettagli ben curati e piccole attenzioni per gli ospiti (bagnoschiuma, shampoo e dentifricio, tv enorme, profumambienti, bollitore con the e caffè); gli spazi sono abbastanza ridotti, ma è un’ottima sistemazione per un soggiorno breve!

Subito dopo aver sistemato i bagagli, a piedi raggiungiamo il vicino pub/ristorante The Lochy, dove ci regaliamo una cena pantagruelica (cheesy garlic bread, cheesy fries, fish&chips, beef&black pudding pie) con due pinte di ottima birra (cena per due, £ 40,40).

Dopo cena, sentiamo la necessità di fare due passi: concludiamo la serata alla vicina Neptune’s Staircase, una serie di 8 chiuse che permette al Canale di Caledonia di salire un dislivello di ben 20 metri. Percorriamo la “scalinata” fino in cima all’ultima chiusa, per poi attraversare il Canale e ridiscendere fino al livello del mare. Ormai è buio ed è ora di tornare al B&B per un sonno ristoratore.

Domenica 4 agosto: Glenfinnan – Ardnamurchan Peninsula – Isola di Skye (miglia 191,9)

Ci svegliamo, salutiamo Sue e il suo cagnolino e, sotto una pioggerellina fine, imbocchiamo la “Road to the isles” (A830) per raggiungere il Glenfinnan Monument e il vicino viadotto.

Arriviamo verso le 9.30; il Visitor Centre ha appena aperto ma il parcheggio a pagamento (£ 3,00) è già quasi pieno. Facciamo colazione nel bar gestito dal National Trust (buoni i dolci, passabili i caffè).

Continua a piovere ma, armati di K-way e giacca impermeabile, attraversiamo la strada e andiamo a vedere il Glenfinnan Monument, dedicato alla rivolta giacobita condotta da Bonnie Prince Charlie nel 1745; si tratta di un’alta colonna sovrastata dalla figura di un Highlander in kilt.

Dopo un giro allo shop e una foto al viadotto ad archi, reso ancora più noto dai film di Harry Potter, decidiamo di non aspettare il passaggio del treno a vapore; qualche centinaio di metri più avanti, visitiamo la chiesetta di St. Mary and St. Finnan, protagonista su instagram di migliaia di foto per la sua location sul lago.

Riprendiamo l’auto e, invece che procedere sulla “classica” Road to the isles, imbocchiamo la minuscola single track road A861 che da Kinlocheil ci porterà a Strontian e a Salen, verso la remota penisola dell’Ardnamurchan.

Continua a piovere, ma la stradina immersa nel bosco e le visuali sulla Inverscaddle Bay ci spingono ad andare avanti.

A Corran facciamo una breve sosta per vedere la partenza del piccolo ferry (poco più che una chiatta, in realtà!) che conduce dall’altra parte dello stretto omonimo.

Poco dopo, ci fermiamo in una piazzola, attirati dal panorama incredibile sul fiordo. Leggendo il pannello informativo, scopriamo che il Ben Nevis e il Glencoe, visibili sull’altra sponda, erano due vulcani in era preistorica e che le rocce che emergono dall’acqua sono il risultato dei movimenti della cosiddetta Faglia del Great Glen.

All’altezza di Inversanda, smette di piovere; la strada piega all’interno, percorrendo la Glen Tarbert fino a raggiungere il fiordo di Sunart e il villaggio di Strontian. Qui, ci fermiamo per un caffè veloce e una sosta in bagno; nel piccolo centro, si trovano anche un microscopico punto informativo di Visit Scotland (dove ci vengono gentilmente regalate delle cartine dettagliate della zona), un ancor più piccolo market e un ristorantino.

Proseguiamo, sempre sulla A861, fino a Salen dove imbocchiamo la minuscola B8007 che, in circa 20 interminabili miglia, conduce alla punta estrema dell’Ardnamurchan Peninsula.

Il primo tratto di strada è circondato da querce e boschi secolari ma, quando meno te lo aspetti, una curva improvvisa apre la visuale sul fiordo: incredibile!

A Glenbeg troviamo una piccola distilleria, che purtroppo oggi è chiusa. Poco lontano, è situato l’Ardnamurchan Natural History Centre, nel quale ci fermeremo al ritorno per una merenda veloce.

Decidiamo di procedere fino a Kilchoan; dobbiamo calcolare bene i tempi, perché abbiamo i minuti contati: alle 17.30 dobbiamo essere al porto di Mallaig, per prendere l’ultimo traghetto del giorno per Skye.

La stradina sale, lungo la costa e svolta, poi, all’interno circumnavigando il Bein nan Lasgann; qui il panorama è mozzafiato: brughiera, pecore ovunque, un paesaggio quasi alpino con diversi punti panoramici sulla costa Nord della penisola.

Arrivati a Kilchoan, notiamo (senza troppa sorpresa…) che è tutto chiuso, essendo domenica, ma proseguiamo fino al molo da cui partono i traghetti per l’isola di Mull e da dove si vede, in lontananza, il Mingary Castle. Siamo completamente soli e si sta benissimo!!

A questo punto, ritorniamo indietro percorrendo la medesima strada, accelerando la marcia visto che il tempo stringe. Giunti a Salen, imbocchiamo nuovamente la A861, in direzione Mallaig, dove arriviamo in perfetto orario. Lungo il tragitto, ci fermiamo in qualche punto panoramico, compreso il ponte sulla A830 con vista sul Loch nan Uamh. All’ingresso della cittadina di Mallaig, vediamo anche l’arrivo del magnifico treno a vapore Jacobite Steam Train.

Ci mettiamo subito in fila per il traghetto della Caledonian Macbrayne (prenotato online, con largo anticipo, sul sito www.calmac.co.uk, biglietto per due persone e un’auto £ 15,95) che alle 18.00 salpa puntuale.

La traversata del Sound of Sleath è molto tranquilla; nonostante i nuvoloni neri che incombono su Skye, noi ci mettiamo sul ponte e vediamo anche i delfini che nuotano vicino alla nave.

In 40 minuti arriviamo ad Armadale; attraversiamo, quindi, tutta l’isola fino a Portree, dove facciamo una veloce spesa alla Cooperative locale. Arriviamo, infine, alla nostra sistemazione per le prossime due notti: Skeabost View Pods (£ 220,00 per due pernottamenti). Siamo molto curiosi di provare questa nuova sistemazione, il c.d. “glamping”: il pod è una specie di piccolo e nuovissimo bungalow, dotato di angolo cottura, divano letto, tavolino con sgabelli, letto confortevole, piccolo bagno con doccia. Il nostro “pod Ness” è il primo di quattro; all’arrivo troviamo una carinissima tazza di benvenuto con i nostri nomi e un welcome pack che contiene il necessario per le colazioni! L’alloggio si trova nelle colline appena fuori Portree.

All’arrivo, mentre scarichiamo i bagagli e ammiriamo il graziosissimo pod, facciamo la conoscenza con i famigerati “midges”, moscerini minuscoli ma cattivissimi, che mordono ogni centimetro di pelle scoperta! Ci rifugiamo all’interno del nostro pod, dove ceniamo.

Fuori, si scatena un temporale impressionante ma noi restiamo al sicuro, con una bella tazza di caffè bollente, a scrivere il nostro diario e a studiare il quaderno per gli ospiti, lasciato dalla gentilissima host Anne, ricco di brochure e informazioni utili sull’isola di Skye. Scopriamo, così, che i quattro pods prendono i nomi dai luoghi di nascita dei genitori dei proprietari: il nostro, Ness, è dedicato ad un villaggio sull’isola di Lewis.

Lunedì 5 agosto: Isola di Skye (miglia 150,4)

Dopo la colazione fatta in casa (croissants, toast al burro e marmellata, caffè e succo d’arancia), salutiamo la proprietaria Anne e partiamo alla scoperta della penisola del Trotternish, la parte più a nord dell’isola di Skye.

Attraversando Portree incontriamo un po’ di traffico ma ci fermiamo all’ufficio turistico di Visit Scotland per raccogliere informazioni ed acquistare le cartoline (siamo piuttosto vintage sul punto: ci piace spedirle alle nostre famiglie!).

Prima tappa lungo la A855 è l’Old Man of Storr, un pinnacolo roccioso che domina il paesaggio (è già visibile a chilometri di distanza) e che si può raggiungere a piedi con un’escursione di un’ora. Noi ci fermiamo nel parcheggio del vicino Loch Fada, per fotografarlo da lontano.

Proseguiamo, ammirando alla nostra destra il panorama sul Sound of Raasay; lungo la strada, decidiamo di visitare il Rigg Viewpoint, una passerella sospesa sulla gola e sulle cascate Lealt Falls sottostanti.

Poco più avanti, incontriamo le famose Kilt Rock, alte scogliere a picco sul mare, formate da pilastri e strati di roccia sovrapposti, di origine vulcanica, che ricordano i motivi di un kilt. La cascata Mealt Falls è ben visibile dal punto panoramico vicino alle scogliere (attenzione al parcheggio dissestato).

Questa zona è la più ricca di reperti fossili in tutta la Scozia: su queste spiagge furono ritrovate orme di dinosauro e l’intera costa è oggi un eco-museo giurassico. Per chi volesse saperne di più, le informazioni e le repliche di alcuni fossili sono raccolte nel piccolo ma simpatico Dinosaur Museum di Staffin (ingresso £ 2,00 a testa).

Sempre a Staffin, nel village store fermo agli Anni ’70, ci beviamo un caffè accompagnato da un ottimo “tiramisù shortbread”, prima di visitare la vicina spiaggia di ciottoli di An Carran.

Dopo qualche miglia, incontriamo la deviazione che porta al Quiraing, una serie di colline aguzze e pinnacoli di roccia, paradiso degli escursionisti. Con una strada single-track abbastanza impegnativa, raggiungiamo il primo viewpoint (e l’unico parcheggio è quasi pieno). Da qui, la vista spazia dalle colline al mare e ci ritroviamo immersi in uno scenario degno del Signore degli Anelli.

Facciamo a ritroso la single track road fino a ritrovare la A855, che da qui prosegue percorrendo la parte più settentrionale dell’isola.

Ci fermiamo alle rovine del Dultum Castle che si trovano in una posizione eccezionale sul Mare del Nord: la vista si perde nel mare e si intravedono l’isola di Lewis e le altre Ebridi. Restiamo qui per quasi un’oretta, incantati dal panorama e dalla quiete del posto.

Proseguendo si incontra lo Skye Museum of Island Life, un villaggio di casette dal tetto in paglia che mostra la vita e le abitudini dell’isola nei secoli passati; non ci fermiamo a visitarlo, preferendo procedere fino al vicino cimitero di Kilmuir, dove riposa Flora MacDonald, celebre eroina giacobita del luogo.

Da qui, la A855 (in questo punto, single track) conduce al porticciolo di Uig, dove facciamo una sosta per vedere lo shop della Isle of Skye Brewery (io-Marco sono felice).

Rientriamo a Portree, dove ci fermiamo per una breve visita al suo famoso molo con la schiera di casette colorate e per un panino a The Granary (£ 11,40 in due). Il paese è carino, ma troppo affollato per i nostri canoni; è il luogo dove fanno tappa tutti i bus turistici, pieno di ristorantini, hotel e negozi di prodotti tipici.

Percorrendo la scorrevole A87, arriviamo a Sligachan in tempo per acquistare una bottiglia di Old Bridge nel minuscolo shop della Cuillin Brewery.

Poi, grazie alla guida un po’ sportiva di Marco, riusciamo a raggiungere l’unica distilleria di Skye, la famosa Talisker Distillery, prima che chiuda, per comprare alcune miniature di whisky come ricordo.

La breve sosta alla Cuillin Brewery ci ha incuriosito; torniamo, quindi a Sligachan dove, dopo qualche foto allo scenografico Old Bridge e ai monti Cuillin sullo sfondo, ci gustiamo due pinte di Eagle ale e Pinnacle al vicino pub Seuma’s Bar, che vanta una scelta di oltre 400 whiskies.

Riprendiamo la A863 e facciamo rotta sul paesino di Dunvegan, fermandoci nei vari viewpoints per immortalare le visuali spettacolari sui fiordi: consigliamo assolutamente questo tratto di strada, anche se poco battuto dalle rotte turistiche.

A Dunvengan, superato l’ingresso dell’omonimo castello ormai chiuso, imbocchiamo la stradina che conduce a Claigan (su suggerimento di altri TpC) e la percorriamo fino al primo parcheggio sulla sinistra: da qui si gode di un’ottima vista sul castello.

Andiamo, poi, a prendere la B884 “tourist scenic route” che percorre il Duirinish, la penisola più occidentale di Skye. Non ci spingeremo fino a Neist Point: per arrivare al faro, sarebbe necessaria una lunga passeggiata alla mercè dei terribili midges, che già ci mordono ogni volta che scendiamo dall’auto per scattare una foto! Giungiamo fino al villaggio di Calbost, che offre scorci splendidi sul Loch Dunvegan e incontriamo solo qualche pecora temeraria che attraversa o dorme sulla strada.

Sono le otto di sera; visto il sole ancora alto e la tranquillità di poter cenare nel pod senza orari, decidiamo di visitare anche la penisola del Waternish: la strada B886 ci porta fino a Stein, grazioso villaggio sulla costa, e ci regala delle visuali da cartolina del sole che inizia a tramontare sul mare.

E’ ora di rientrare, cenare nel piccolo cucinotto del pod e preparare i bagagli. Domani, sveglia all’alba perché ci aspetta una tappa parecchio impegnativa.

Martedì 6 agosto: Eilean Donan Castle – Bealach na Ba – Gairloch – Ullapool (miglia 207,7)

Come programmato, ci svegliamo presto, facciamo colazione e salutiamo il pod: il glamping si è rivelato un’ottima esperienza!

Percorriamo l’isola di Skye per quasi tutta la sua lunghezza lungo la A87, da Portree a Kyle of Lochalsh, dove attraversiamo lo Skyebridge per tornare sulla terraferma.

Prima di intraprendere la strada del Nord, facciamo una breve deviazione per vedere l’Eilean Donan Castle, i cui interni avevamo già visitato durante il viaggio di nozze nel 2011. Il centro visitatori è stato recentemente ristrutturato ed allargato, così come il parcheggio (gratuito) che, però, oggi fatica a contenere tutte le auto e i pullman dei turisti. Consigliamo di raggiungere il sito all’orario di apertura, per evitare la ressa.

Visto che siamo arrivati presto, fotografiamo gli esterni e la famosa strada rialzata ad archi, ritratta in diversi film (Highlander su tutti). Poi, un caffè ristoratore alla cafeteria e un giro allo shop.

Ripartiamo, direzione Nord: oggi, inizia il nostro itinerario sulla North Coast 500.

Percorriamo la A890 fino ad Attadale, dove si trova il giardino botanico degli Attadale Gardens (£ 8,00 a persona), la prima attrazione in cui raccogliamo il timbro NC500 sul nostro passaporto (timbro n.3). All’ingresso, la guardiaparco ci offre lo spray Smidges, perché, a causa dell’umidità, l’aria è piena di moscerini urticanti. I giardini sono immensi e suddivisi in diverse zone tematiche; la parte più antica, “sunken garden”, risale ad oltre un secolo fa. Visitiamo le diverse aree, compreso il giardino giapponese e il “kitchen garden”, poi usciamo.

Riprendiamo l’auto e, attraversati i paesi di Strathcarron, Lochcarron e Kishorn, imbocchiamo il temuto passo Bealach na Ba, unica porta d’accesso alla penisola di Applecross. La stradina single track, pur con molte passing areas, sale ripidissima, concedendo una visuale incredibile sul Loch Carron. L’unico problema è rappresentato dai camper e dai furgoni che decidono di intraprendere la strada del passo nonostante il divieto di accesso per veicoli ingombranti e rendono così difficili i passaggi. In cima, raggiungiamo il viewpoint da cui la vista spazia fino a Skye; peccato non riuscire a fotografare la strada sottostante.

La discesa verso il paese di Applecross è decisamente meno impegnativa, fatta eccezione per gli onnipresenti camper e caravan.

Il villaggio è molto trafficato, essendo l’unico centro abitato della zona. Noi proseguiamo sulla C1091, conosciuta come “Applecross Coast Road”: 24 miglia di single track road con molti punti panoramici sulle isole di Raasay e Rona, nonché sul Loch Torridon, assolutamente consigliata!

Ci fermiamo a Shieldaig, un paesino carino e tranquillo, composto da una fila di casette sul fiordo; qui consumiamo il nostro packed lunch (preparato stamattina nel pod) sulle panchine in riva al mare e ci gustiamo un caffè allo Shieldaig Bar.

Il traffico di massa comincia a perdersi.

Ci colpisce come la North Coast 500 sia poco o per niente segnalata, nemmeno un cartello, a dispetto della pubblicità che ne viene fatta sui media e sui social. Comunque, seguendo la nostra cartina NC500, proseguiamo sulla A832 attraverso la spettacolare Beinn Eighe Nature Reserve, la più antica riserva del Regno Unito, e il Glen Torridon, circondato da monti coperti dalle nubi scure.

Facciamo una breve sosta per raccogliere il timbro(n.4) al Beinn Eighe Visitor Centre, che mostra fauna e curiosità del Parco.

La strada costeggia, poi, il lungo e profondo Loch Maree, per poi deviare verso il mare.

Arriviamo, quindi, a Gairloch in tempo per visitare il nuovissimo Gairloch Museum (£ 5,00 a testa). Avevamo deciso di visitarlo essenzialmente per raccogliere l’ennesimo timbro del passaporto NC500 (n.6; qui ci fanno anche il timbro n.7 relativo al viewpoint sul Loch Broom); in realtà, il museo, completamente rinnovato e inaugurato il 9 luglio 2019, si è rivelato decisamente interessante: nelle sue sale, disposte su due piani, sono raccontati i momenti salienti della storia del villaggio e della zona.

In particolare, ci colpiscono alcuni manufatti e aneddoti. Innanzitutto, la pietra pittica di Gairloich, una grande pietra di arenaria locale, intagliata tra il 500 e il 700 d.C. Sulla stessa sono visibili due simboli, un’anatra e un salmone che, secondo gli studiosi, indicano il nome della persona commemorata.

Al piano superiore è ricostruito un croft, una minuscola casetta con tetto di paglia in cui vivevano durante le Clearances intere famiglie di contadini. La vita durissima e povera di queste persone traspare dagli oggetti, quasi tutti manufatti, e dalle dimensioni ridotte dell’abitazione stessa.

Nell’atrio, si trova l’immensa lampada (Fresnel Lens) del faro Rubh Re che, dal 1908, sorge sulle scogliere a 8 miglia a nord di Gairloch. Il percorso museale racconta la storia del faro e la vita solitaria dei suoi guardiani, i keepers, che per oltre 50 anni dovevano essere riforniti, una volta al mese, via mare, perché non vi era una strada per raggiungere il faro via terra.

Infine, leggiamo la tremenda storia della Anthrax Island. Durante la II Guerra Mondiale, il Loch Ewe era utilizzato come base navale per la sua posizione riparata; nel 1942, si decise di procedere ad esperimenti con l’antrace per prepararsi ad eventuali attacchi chimici tedeschi: fu scelta la piccola Gruinard Island, nella baia. L’isola ne fu interamente contaminata e le conseguenze terribili di questi esperimenti si sono protratte per anni, fino al 1990.

Usciamo, decisamente arricchiti dalle storie appena apprese. Marco legge l’itinerario sul navigatore e ritiene ci sia tempo in abbondanza per l’Old Inn, antica locanda con annessi pub e microbirrificio. Ci rilassiamo, quindi, nel beer garden con due pinte di North Coast Gold. Qui, recuperiamo anche il timbro n.5, relativo a Sand Beach, l’immensa spiaggia di Gairloch.

Quando ripartiamo, però, notiamo che il primo cartello stradale indica una distanza da Ullapool, dove abbiamo prenotato hotel e cena per le ore 20.00, di 57 miglia: dobbiamo volare!

Incredibilmente, grazie alla strada scorrevole e poco trafficata, ce la facciamo, con anche alcune soste fotografiche sulla Gruinard Bay e sul Little Loch Broom. Check-in veloce, doccia e cena posticipata alle ore 20.30.

Abbiamo prenotato, direttamente via Email, una camera a The Ceilidh Place (£ 310,00 per due notti con prima colazione); la struttura, presente su quasi tutte le guide, è composta da hotel, ristorante, bar e bookshop. La nostra stanza (n.7 al primo piano) è arredata con gusto, non tanto grande ma con un bel bagno spazioso; guarda sulla strada principale di Ullapool, con un piccolo scorcio sul Loch Broom. Una caratteristica: nelle stanze non c’è la tv, ma si trovano mensole piene di libri!

Ceniamo con due antipasti di cozze, un fish&chips e un beef burger: i piatti sono ottimi, ricette classiche ma presentate in chiave moderna.

Dopocena, facciamo una passeggiata defaticante nel paese, che ci sembra molto carino e visiteremo meglio domani mattina.

Al rientro in hotel, scopriamo l’esistenza, al primo piano, di una meravigliosa lounge a disposizione degli ospiti, per leggere, chiacchierare o bere qualcosa; c’è anche un cucinotto con bar self service e decidiamo che, domani sera, lo sfrutteremo anche noi. Per oggi, però, la stanchezza si fa sentire ed è ora di andare a nanna!

Mercoledì 7 agosto: Ullapool – Achiltibuie – Loch Assynt – Achmelvich Bay (miglia 141,6)

Dopo un’ottima cooked breakfast in hotel, dedichiamo la mattinata alla visita del paesino di Ullapool.

Al porto, guardiamo (e fotografiamo) il traghetto in partenza per le Ebridi, poi percorriamo il lungomare a caccia di souvenirs.

Nella via parallela, ci rechiamo al Centro Informazioni Visit Scotland, dove troviamo (finalmente!) un angolo dedicato alla North Coast 500, merchandising compreso.

Quasi di fronte, si trova lo shop del microbirrificio An Teallach Ale Company, dove acquistiamo due bottiglie di birra dai nomi “locali”: Bealach na Ba e Crofters’ pale ale.

Ci rechiamo, poi, al vicino Ullapool Museum (ingresso £ 4,00 a testa, timbro n.8 sul passaporto): l’edificio che ospita la piccola raccolta era una chiesa, progettata da Thomas Telford, e mantiene la struttura e gli arredi originali, compresi i banchi in legno scuro e la galleria al primo piano. All’interno viene raccontata la storia locale, dalla nascita del villaggio di pescatori al boom della pesca delle aringhe. I pannelli informativi ci raccontano più dettagliatamente i fenomeni dei crofts e del klondyking, quando la ricchezza del posto attirava grandi navi dall’Ex Unione Sovietica. Piccolo, come abbiamo detto, ma ricco e interessante: merita una visita!

Verso mezzogiorno, dopo una breve sosta in hotel, partiamo in auto per l’itinerario di oggi.

Innanzitutto ci aspetta la visita della poco conosciuta Penisola del Coigach: per raggiungere il microscopico villaggio di Achiltibuie, dalla strada principale A835 si prende la deviazione all’altezza di Drumrunie e si devono percorrere circa 18 miglia di strada single track, poco trafficata. Il tragitto regala visuali splendide sui laghi del Coigach e sulle cime che li circondano, in particolare lo Stac Pollaidh.

Merita sicuramente una sosta il punto panoramico di Altandhu: da qui, la vista spazia sulla baia e sulle Summer Isles.

Raggiungiamo, quindi, Achiltibuie, poco più di dieci case. Una menzione d’onore è dovuta agli Achiltibuie Stores: market, edicolante, benzinaio, tutto in pochi metri quadrati fermi agli Anni ’70! Inutile dire che ci fermiamo subito: recuperiamo il timbro n.9 (relativo all’Altandhu viewpoint) e facciamo spesa, compresi i sandwiches che mangiamo, poi, su una panchina vista mare.

Rientriamo mediante lo stesso percorso dell’andata, non essendo possibile il “round trip”: poco dopo Achiltibuie, infatti, la strada finisce.

Ritornati sulla A835, procediamo fino alla Knochan Crag Nationale Natural Reserve e al suo visitor centre: si tratta di un particolare punto informativo, chiamato Rock Room, che spiega la geologia del luogo e che vanta uno splendido panorama sul Geoparco.

Poco più avanti, sul pendio del monte, fa bella mostra di sé una famiglia di cervi.

Da qui, proseguiamo fino a raggiungere il Loch Assynt, sulle cui sponde sorgono le rovine dell’Ardvreck Castle, la fortezza dei MacLeods di Assynt, costruita nel XV secolo.

La prossima tappa è il Kylesku Bridge, descritto nelle guide come un “must see” di questa parte di Scozia: sinceramente, non ci colpisce più di tanto. Ci fermiamo, però, per un caffè al Kylesku Hotel, dove ci facciamo anche timbrare il nostro passaporto della NC500 (timbro n.10 relativo al Knochan Crag).

A questo punto, avevamo programmato di seguire il percorso costiero lungo la B869 fino a Lochinver. Imbocchiamo la minuscola single track road ma, dopo circa 5 chilometri, realizziamo che non ne vale la pena: dovremmo percorrere circa 30 miglia su una strada troppo stretta, con forti pendenze e punti ciechi, molto trafficata da guidatori inesperti e onnipresenti camper (che qui non dovrebbero esserci!).

Facciamo inversione e riprogrammiamo la rotta: decidiamo di raggiungere ugualmente il porticciolo di Lochinver, su strade più scorrevoli (A894 e A837) e, da qui, ritrovare la B869 che, in questo punto e a quest’ora è quasi deserta. Raggiungiamo la minuscola Achmelvich Bay, che ci ripaga della deviazione: è una piccola spiaggia di sabbia bianca con un mare verde-azzurro da far invidia ai Caraibi (peccato per la temperatura glaciale dell’acqua!). Ci fermiamo per un’oretta di relax e, mentre scattiamo mille foto, spunta anche un raggio di sole!

Rientriamo a Ullapool, dove abbiamo prenotato anche la seconda cena al ristorante dell’hotel. Anche stavolta, non siamo delusi dai fantastici piatti di pesce.

Dopo cena, facciamo una passeggiata per le due vie del centro e poi ritorniamo in hotel per goderci la lounge tutta per noi!

Giovedì 8 agosto: Tarbet – Durness – Smoo Cave – Talmine (miglia 133,9)

La giornata inizia con un’ottima colazione a The Ceilidh Place: Marco prova il french toast con bacon e sciroppo d’acero.

Dopo il check-out, ci fermiamo al supermercato Tesco per una piccola spesa in vista delle notti nei pods.

Poi, ripercorriamo senza soste la A835 e la A837 fino al Kylesku Bridge, che fotografiamo da un’altra prospettiva: da qui, parte ufficialmente il nostro itinerario giornaliero che non prevede la visita di musei o altri monumenti, ma solo paesaggi e natura.

Prima tappa, il villaggio di Scourie, dove ci fermiamo per qualche foto al piccolo porticciolo (localmente chiamato “jetty”) e alla spiaggia.

Da qui, procediamo verso nord fino al bivio che conduce a Tarbet: tre miglia di stradina di montagna, rigorosamente single track, che sbuca nel “jetty” da cui partono i piccoli traghetti per l’oasi faunistica di Handa Island.

Durante la sosta, io-Francesca vengo pure arruolata come assistente idraulico per la toilette pubblica!

La stradina, seppur minuscola, è tutta pendenze e scorci meravigliosi; decidiamo di percorrere anche il tratto che unisce i microvillaggi di Fanagmore e Foindle, percorrendo tutto quello che ribattezziamo “Ring of Tarbet”, fino a tornare sulla strada principale, la A894.

Cerchiamo, poi, la deviazione per Kinlochbervie, descritta dalle guide come un vivace porto di pesca, con l’intento di prenderci un caffè. La strada B801 è molto scenografica, con visuali dall’alto sul Loch Inchard; altrettanto non si può dire del paese che, nonostante sia mezzogiorno, appare deserto. Anche l’hotel ristorante, pubblicizzato da tanti cartelli lungo la strada, in realtà sembra un albergo fantasma.

Rinunciamo al caffè, ritorniamo indietro e, imboccata nuovamente la A838 che, da qui, è single track, facciamo rotta su Durness, percorrendo circa 20 miglia di paesaggio quasi lunare.

All’inizio del Kyle of Durness, vicino allo svincolo per Keoldale, pranziamo in un Burger Van sul ciglio della strada, con due buonissimi bacon cheeseburger.

Prima di arrivare al paese di Durness, prendiamo la deviazione per Balnakeil beach, una lunghissima spiaggia strepitosa di sabbia bianca. Le foto migliori alla baia si ottengono dalle rovine della chiesetta del 1600.

Inizia a spiovigginare e si alza un vento impetuoso; ce ne facciamo presto una ragione e, per riscaldarci, troviamo riparo al Cocoa Mountain, una cioccolateria citata in tutte le guide, che non delude certo le nostre aspettative! Il locale si trova all’interno del Balnakeil Craft Village: una vecchia stazione militare radar, riconvertita in comunità hippy.

Arrivati a Durness, facciamo benzina e spesa allo Spar locale, dove troviamo brioches e baguettes appena sfornate.

Poco dopo il centro abitato si trova la Smoo Cave (una delle attrazioni principali della NC 500, timbro n.11), accessibile mediante una scalinata di circa dieci minuti dal parcheggio. Si tratta di una grande grotta naturale formatasi a causa di una doppia erosione: da una parte il mare, dall’altra le acque dolci sotterranee. Entriamo nella immensa “prima camera”, dalla quale partono le escursioni in gommone. Nella “seconda camera”, una cascata di 70 metri crea un effetto drammatico. Il sito è gestito e mantenuto da geologi volontari che, oltre a guidare le visite ai cunicoli, continuano ad esplorarli per cercare nuove grotte.

Risaliti, procediamo lungo la strada costiera, fermandoci per fotografare dall’alto la splendida spiaggia di Sangobeg, con il mare in tempesta.

Visto che la temperatura è di 12 gradi (percepiti 5…) e comincia a piovere intensamente, decidiamo che è ora di prendere possesso della nostra mini-casa e, quindi, percorrendo la A838, che costeggia il Loch Eriboll e attraversa parte della cosiddetta Flow County, arriviamo al piccolo villaggio di Talmine. Nella frazione di Achinahuagh, si trova l’Island View Glamping Pod (prenotato su Airbnb, £ 104,91 per una notte).

Seguiamo le indicazioni precisissime degli hosts Tracy e Graeme e troviamo il meraviglioso Island View, il nostro primo Airbnb. Il pod è molto spazioso e contiene un letto king size, un divano letto con penisola, un cucinotto con tutto il necessario, un tavolo con quattro sedie-contenitori ad incastro, un bagno con doccia grande. I proprietari ci hanno lasciato quanto serve per la prima colazione e due birre di benvenuto! Nel bungalow, c’è anche una stufa elettrica che mai avremmo pensato di dover accendere e che, invece, si è rivelata utilissima per riscaldarci la sera.

La struttura è bellissima (i pods sono due ma a distanza sufficiente da garantire una privacy totale); sicuramente il punto di forza del pod è la visuale mozzafiato sul Kyle of Tongue.

Tempo di sistemare i bagagli e ha smesso di piovere; ne approfittiamo per un breve giro in auto fino a Tongue, per vedere da lontano le scenografiche rovine di Castle Varrich.

Tongue è veramente minuscola e old style: il centro vitale è il Ben Loyal Hotel!

Torniamo “a casa”, dove conosciamo un micio nero coccoloso e ammiriamo da lontano la famiglia di Highland cows che abita di fronte. Ceniamo nel nostro pod e, prima di andare a nanna, ci gustiamo una birra sul patio con vista strepitosa sulle Rabbit Islands e sul Mare del Nord.

Venerdì 9 agosto: Strathnaver – Dunnet Head – Castle of Mey – Mey (miglia 120,2)

Purtroppo, oggi il meteo non è clemente nei nostri confronti e ci svegliamo con un cielo grigio e un vento sferzante. Il tempo di fare colazione e salutare il nostro pod ed inizia a piovere.

Noi partiamo per l’itinerario programmato, ben sapendo che dovremo modificarlo un po’, rinunciando a qualche passeggiata ed escursione.

Dopo una foto veloce alla spiaggia di Talmine, attraversiamo il villaggio di Tongue e proseguiamo sulla A836 fino al paesino di Bettyhill, dove incontriamo un cartello stradale che indica la NC500, in stile Route 66 americana e, per fotografarlo, scopriamo che il Bettyhill Hotel serve caffè Starbucks: non il nostro preferito, ma per riscaldarci va benissimo! Qui raccogliamo, inoltre, il timbro n.12, relativo a Castle Varrich.

Qualche chilometro dopo, nella frazione di Strathnaver, ci fermiamo all’omonimo museo (ingresso £ 3,00 a testa, timbro n.13), che si trova nella riconvertita chiesa parrocchiale di St. Columba. In parte finanziato dalla famiglia del Clan Mackay, alla cui storia è dedicata una stanza, il museo è piccolo ma molto interessante, soprattutto nella parte relativa alle Highland Clearances e alla vita nei crofts. Approfondiamo, qui, questa pagina drammatica della storia scozzese: tra il 1700 e il 1800, il popolo locale di lingua Gaelica fu obbligato ad abbandonare le campagne (da qui, il termine Clearances, sfratti) per fare posto all’allevamento intensivo a scopi commerciali. La parte della popolazione che decise di non emigrare all’estero, fu costretta a risistemarsi sulla costa, nei minuscoli crofts, di cui è ricostruito un esempio all’interno del museo. Altre sezioni sono dedicate al periodo delle invasioni vichinghe e alla cultura dei Pitti; all’esterno, nell’antico cimitero, si trova anche la Farr Stone, pietra pittica risalente al 850 d.C.

Proseguendo verso est, prendiamo la deviazione a sinistra per il faro di Strathy Point; la strada, tuttavia, si ferma a Totegan, a circa un chilometro dal faro, che si può raggiungere a piedi o fotografare dall’alto della collina.

Poco più avanti sulla A836, si trova la stradina che conduce al villaggio di Portskerra, dove si può ammirare il Drowning Memorial, dedicato a chi ha perso la vita in mare. Avevamo programmato una passeggiata al pier del paesino (una delle escursioni trovate sul sito www.walkinghighlands.co.uk), ma il maltempo non ce la permette. Lo stesso succede per la visita alla St. Mary’s Chapel, vicino a Forss, raggiungibile solo a piedi: ci dobbiamo accontentare di una foto dal parcheggio.

Incontriamo, poi, una volta superata la cittadina di Thurso, il villaggio di Dunnet, dove ha sede la Dunnet Bay Distillery, che produce i rinomati Rock Rose Gin e Holy Grass Vodka. Ci fermiamo al piccolo shop per acquistare un mignon e per raccogliere il timbro n.15 sul passaporto.

Da qui, una stradina di circa tre miglia conduce a Dunnet Head, il punto più a nord della terraferma britannica (nonostante John o’Groats da tempo si fregi di questo titolo per accaparrare turisti!). In cima alla scogliera a picco sul mare, oggi molto arrabbiato, si trova il faro (non visitabile). Noi sfidiamo la tormenta per fare qualche foto verso le Orcadi.

Alle 17.00 ci aspettano i nostri hosts per consegnarci le chiavi del pod, che si trova ad East Mey. Decidiamo, quindi, di trascorrere le due ore che ci separano dall’appuntamento al caldo e all’asciutto, visitando il Castle of Mey (ingresso £ 12,00 a testa, timbro n.16), la dimora scozzese della Regina Madre, che avevamo già visto durante il viaggio di nozze. Il castello è interamente visitabile; i volontari accolgono i turisti in ogni stanza, per illustrare i memorabilia esposti e per raccontare aneddoti sulla famiglia reale.

Al termine della visita, ci concediamo un gustoso cream tea nella cafeteria del castello.

Alle 17.00, puntuali, sotto il diluvio universale, prendiamo possesso del nostro pod, The Crofter’s Snug (prenotato su Airbnb, € 109,57 per una notte). La struttura è ben segnalata, all’interno di un piccolo caravan park; la troviamo subito, anche grazie alle indicazioni di Kristy e Steve, gli hosts molto disponibili e premurosi. La stradina per raggiungerlo è splendida, costeggia il Castle of Mey e passa a pochi metri dal mare. Il nostro pod, n.2, è il più recente e il più grande dei tre; all’interno, si trovano un bel divano letto, un letto king size, un tavolo modulabile, un cucinotto ben attrezzato e una stufetta a gas (che si rivelerà essenziale!). Il bungalow ha anche un’area esterna attrezzata per i barbecue (peccato per il meteo!) e un patio che guarda il Mare del Nord, con una visuale incredibile su Stroma e sulle Orcadi.

Una volta sistemati i bagagli, ripartiamo per un tuffo nel passato: torniamo nel paesino portuale di Scrabster, al quale ci legano ricordi meravigliosi della nostra luna di miele. Qui, al pub Popeye’s, ci beviamo due pinte di ottima Caledonia Best, guardando le navi manovrare in mezzo alla pioggia!

Sulla via del ritorno, facciamo spesa e rifornimenti vari al supermercato Tesco di Thurso. Nel paese, cerchiamo anche il museo Caithness Horizon, che però ha chiuso i battenti a luglio. Recupereremo domani, altrove, il relativo timbro n.14.

Ci rintaniamo, poi, nel pod, dove ceniamo e trascorriamo la serata al calduccio della stufa, mentre fuori si scatena la tempesta perfetta.

Sabato 10 agosto: John o’Groats – Wick – Lybster – Dunrobin Castle – Inverness (miglia 180,4)

Dopo la tormenta notturna, ci svegliamo immersi nella nebbia.

Facciamo colazione nel pod e salutiamo i simpatici hosts (e i pony delle Shetland, che giocano nel campo vicino!).

Non piove e il cielo sembra schiarirsi. Decidiamo di raggiungere John o’Groats, conosciuto come il paese più a nord del Regno Unito. Lungo la strada, incontriamo la piccola chiesetta di Canisbay, la cui parrocchiana più famosa era la Regina Madre. Ancora oggi, è frequentata dal Principe Carlo.

Arrivati a John o’Groats ci rendiamo conto che è piuttosto cambiata rispetto all’ultima volta che l’avevamo vista, nel 2011: c’è un nuovo centro visitatori, circondato da negozietti e bar. Rimane, sempre, il cartello con le distanze che appare in ogni foto: anche noi ce ne facciamo scattare una.

Da qui, iniziamo a scendere lungo la A99 fino a Wick. All’inizio del paese prendiamo la stradina che conduce a Staxigoe per raggiungere il faro di Noss Head e il Castello Sinclair Girnigoe. Quest’ultimo, costruito nel XV secolo dai Conti di Caithness, la famiglia Sinclair, è oggi una suggestiva rovina sull’orlo della scogliera, raggiungibile dal car park con un quarto d’ora di cammino.

Ritornati a Wick, andiamo a visitare il Wick Heritage Museum, una delle tappe della NC500 (ingresso £ 4,00 a testa, timbro n.17): il museo è un labirintico guazzabuglio di memorabilia locali, tra cui la lanterna del faro di Noss Head, alcune barche per la pesca delle aringhe (di cui Wick era capitale europea), la collezione di fotografie raccolta da tre generazioni della famiglia Johnston. Ci sembra tutto abbastanza obsoleto, ma le due volontarie ottantenni sono molto tenere e gentili e si prodigano in spiegazioni e aneddoti.

Ripartiamo percorrendo una delle più belle strade costiere del Regno Unito, la A99, con visuali che spaziano sul Mare del Nord.

All’altezza di Clyth, deviamo all’interno per circa 5 miglia, per visitare i Grey Cairns of Camster, due costruzioni neolitiche tra le meglio conservate in Scozia, datate circa 3000 a.C. Il sentiero di legno conduce prima al round cairn e poi al long cairn; entrambi sono accessibili gratuitamente attraverso lunghi passaggi di pietra che conducono all’interno.

Approfittando del sole, ci fermiamo nel porticciolo storico di Lybster, per mangiare i sandwiches preparati al mattino nel pod seduti su una panchina fronte mare.

Poi, ci dirigiamo al Timespan Museum di Helmsdale, facendo qualche sosta lungo la strada per fotografare i panorami meravigliosi. Il museo (ingresso 4,00 £ a testa, timbri n.19 e 18, relativo ai Camster Cairns) è decisamente più moderno ma più scarno di quello di Wick; interessanti la storia della “space rock” (una pietra risalente all’Era glaciale che ha accompagnato, nel 2019, il primo scozzese nello spazio) e la ricostruzione di un croft.

Concludiamo la visita con un caffè nella terrazza esterna del museo, con vista sul ponte ad archi di Helmsdale, dove dividiamo il tavolo con due signori svizzeri con i quali parliamo dei nostri reciproci viaggi in Uk.

Nei pressi di Brora, ci fermiamo per una breve visita alla Clynelish Distillery (timbro n.20), dove, oltre all’omonimo whisky, troviamo la serie completa dei distillati dedicati a Game of Thrones.

Proprio accanto alla A9, poche miglia prima di Golspie, si può ammirare il Carn Liath Broch, una torre rotonda in pietra risalente all’Età del Ferro. Raccoglieremo il timbro n.21 alla prossima attrazione.

A questo punto, siamo perfettamente in orario per visitare prima della chiusura (prevista per le ore 17.00) il Dunrobin Castle (ingresso £12,00 a testa, timbro n.22), immensa residenza dei Duchi di Sutherland, che, più che un maniero scozzese, ricorda un castello della Loira. Con le sue 189 stanze è la più grande costruzione delle Highlands. Il tour, libero anche se con percorso obbligato, inizia con il grande scalone d’ingresso e include, tra le altre, la Dining Room e la biblioteca con oltre 10.000 volumi. In ogni stanza si trovano pannelli e opuscoli informativi. Meritano una visita anche gli incredibili giardini.

Sapendo che possiamo arrivare ad Inverness con calma, senza grossi problemi di orario per la cena, approfittiamo della luce e del tempo favorevole per visitare la cittadina di Dornoch e, in particolare, la sua cattedrale del XIII secolo, che custodisce alcune “pietre della mortalità”, antiche lapidi con i simboli pagani della morte. Con una breve passeggiata, raggiungiamo anche la Witch Stone, la pietra che indica il luogo dove, nel 1727, fu giustiziata l’ultima “strega” nel Regno Unito.

Imbocchiamo, poi, la B9165 fino a Balintore, dove troviamo e fotografiamo la Mermaid of the North, ovvero la statua di una sirena su uno scoglio (recupereremo il relativo timbro n.23 domani).

Da qui, lungo stradine single track, passiamo per Nigg e Nigg Ferry, dove la strada termina all’imbarco dei traghetti che la collegano con Cromarty, sull’altra sponda del fiordo; purtroppo, lo scenario è rovinato dalle enormi piattaforme petrolifere.

Arriviamo ad Inverness e, comodissimo appena fuori lo svincolo della A9, troviamo il nostro hotel, Jurys Inn Inverness (£ 197,20 per due notti con colazione: approfittando dei punti accumulati sulla nostra carta fedeltà, abbiamo potuto usufruire di un pernottamento gratuito!). La nostra stanza, n.202, rispetta gli standard ottimi della catena ed è molto spaziosa e pulita.

Prevedendo la confusione del sabato sera ad Inverness, dall’hotel telefoniamo al ristorante Ivy Bar&Kitchen e prenotiamo un tavolo per le ore 21.00. La cena ci soddisfa: buono il “fish”, ottime le “chips” e le birre locali (£ 39,85 in due)!

Come previsto, troviamo Inverness molto caotica e piena di turisti stranieri, con negozi e ristoranti aperti fino a tardi. Dopo nove giorni di piccoli villaggi e pods sperduti, una cittadina così ci sembra una metropoli.

Dopo cena, facciamo due passi lungo il fiume Ness e ammiriamo il ponte, illuminato con i colori dell’arcobaleno. E’ ora di tornare in hotel per un sonno rigenerante.

Domenica 11 agosto: Glen Ord – Black Isle Peninsula – Lochness (miglia 178,9)

Ci svegliamo e… piove! Strano! Ma non ci perdiamo d’animo: mentre ci gustiamo la colazione nell’ampio buffet dell’hotel, rivediamo l’itinerario programmato e decidiamo di iniziare la giornata raccogliendo gli ultimi timbri rimasti per completare il passaporto.

Sapevamo già che, essendo domenica, sarebbe stata dura trovare aperte le varie attrazioni.

Dopo un passaggio allo stadio del Ross County, iniziamo speranzosi la nostra “caccia” cercando la GlenWyvis Distillery a Dingwall; il navigatore ci porta su una stradina di montagna: qui, scopriamo che la distilleria è chiusa e riceve i visitatori solo su appuntamento (sul sito, questa informazione non era molto chiara…).

Facciamo rotta su Strathpeffer, antica città termale vittoriana, per visitare la Pump Room. Arrivati nel luogo, troviamo tutto chiuso.

A questo punto, ci giochiamo l’asso nella manica: i Contin Village Stores. All’interno del negozietto, troviamo di tutto, compresi il merchandising della NC500, le pastiglie per la gola, due caffè espressi (fatti alla macchinetta ma meno peggio di altri!), nonché la proprietaria gentilissima che ci fa i tre timbri mancanti: il n.1 relativo ai giardini botanici di Inverness, il n.2 relativo alla Strathpeffer Pump Room e il n.24 relativo alla GlenWyvis Distillery!

A questo punto, possiamo andare alla tappa finale della North Coast 500: alla Glen Ord Distillery, nel paese di Muir of Ord, dove, insieme all’ultimo timbro n.25, ci viene consegnato un bicchiere da whisky griffato NC500, insieme ai complimenti per aver completato tutte le tappe.

Continua a spiovigginare; visto che siamo vicini, andiamo a Beauly per visitare le rovine della Priory, fondata nel 1230 dai monaci eremiti dell’ordine valliscauliano; oggi, ciò che rimane del priorato è gestito da Historic Scotland (l’ingresso è gratuito).

Appena usciti dal paese, incontriamo il farm shop di Robertson the Larder, che vende prodotti a chilometro zero (dalla carne ai biscotti); approfittiamo dei prezzi ottimi per fare scorta di marmellate e dolci per noi e per acquistare qualche regalo originale.

Sono quasi le 13.00 e iniziamo il nostro tour della Black Isle, che, nonostante il nome, in realtà è una penisola che si estende tra il Moray Firth e il Cromarty Firth.

La prima tappa è Kirkmichael e la sua chiesetta riconvertita a piccolo centro visitatori e mostra sulle pietre pittiche del luogo: oltre ad ammirare le splendide lapidi intagliate risalenti al secolo VIII, raccogliamo materiale ed informazioni sugli altri siti che formano il “percorso pittico” lungo la penisola. Anche la posizione della piccola chiesa-museo, adagiata sulla costa del Cromarty Firth merita una menzione (e tante foto!).

Poi, ci dirigiamo al paesino di Cromarty, tante casette bianche affacciate sul mare. Arrivati al parcheggio del paese, ci colpisce il cartello pubblicitario del “Coupers Creek”: cerchiamo il locale e troviamo il luogo ideale per il pranzo! La zuppa del giorno è la cullen skink, una saporita zuppa di patate e merluzzo tipica di queste zone: con questo tempo uggioso, gusta proprio!

Una breve passeggiata sulla strada lungomare e ripartiamo, percorrendo la A832 fino a Rosemarkie dove, fortunatamente, riusciamo a visitare il Groam House Museum (ingresso a offerta libera), che alla domenica è aperto solo dalle ore 14.00 alle 16.30. All’interno è custodita, tra le altre, la magnifica Rosemarkie Carved Stone, una lastra di arenaria risalente al 700 d.C., completamente ricoperta di simboli pittici ed intricati disegni. Una sezione del piccolo museo è dedicata ai lavori di George Bain, un artista che studiò e riprodusse i complicati schemi celtici.

Proseguendo, raggiungiamo il faro di Chanonry Point, famoso sito di avvistamento dei delfini. Purtroppo oggi non se ne vedono, ma la visuale sul Moray Firth e sul forte militare di Fort George meritano lo stesso.

Prossima tappa: Black Isle Brewery, dispersa nelle campagne vicino a Munlochy. Arriviamo alle 16.15, ci siamo solo noi e il ragazzo allo shop ci fa assaggiare le quattro birre principali del birrificio (ottime!). Ne scegliamo altre due da bere direttamente in loco (la Goldeneye e la Hibernator); dopo aver saccheggiato il negozio, ripartiamo.

Abbiamo deciso di dedicare il resto della giornata al Loch Ness, sperando di aver evitato le ore di massima affluenza dei turisti; durante la preparazione del viaggio, infatti, avevamo scoperto che l’Urquhart Castle chiude alle 20.00 e che i locali di Fort Augustus servono la cena fino a tardi (cioè le 21.00).

Percorriamo la A82, che segue la sponda occidentale del lago, fermandoci a fare qualche foto all’inizio del Canale di Caledonia e passando poi per il villaggio di Drumnadrochit, regno incontrastato del mostro di Loch Ness: hotel, shop, mostre e parco giochi sono tutti dedicati a Nessie. Ormai è tutto chiuso, ma noi proseguiamo decisi verso l’Urquhart Castle, dove entriamo gratuitamente grazie alla nostra tessera dell’English Heritage, risparmiando così £ 12,00 a testa.

La visita è molto interessante, a partire dal video introduttivo che termina con un colpo di scena. Le rovine del castello, costruito intorno al 1230 e definitivamente abbandonato nel 1692, sono in una posizione suggestiva sulla sponda del Loch Ness; il sito si visita in circa un’ora (molto di più, se ci si ferma a fotografare gli innumerevoli scorci meravigliosi, molto meno se si viene aggrediti da nugoli di midges!). Risulta molto utile la miniguida acquistabile al visitor centre per £ 1,00; in ogni caso, sono presenti tanti pannelli informativi.

Sono le 19.30: è ora di cena. Riprendiamo l’auto e, in mezz’ora, raggiungiamo Fort Augustus e il piccolo pub The Lock Inn, dove riusciamo a trovare un minuscolo tavolino per due. Ceniamo a base di steak pie e cheeseburger, con birre prodotte per il pub dal microbirrificio locale: tutto ottimo, in particolare la carne che è deliziosa (£ 47,85 in due).

Dopo cena, scattiamo qualche foto al sistema di chiuse che permette alle barche di superare il dislivello tra il Canale di Caledonia e il Loch Ness.

Ormai si sta facendo buio e decidiamo di rientrare ad Inverness ripercorrendo la A82. Avremmo voluto ispezionare la costa orientale del Loch, molto meno battuta, ma è possibile solo su una strada single track non illuminata che non conosciamo: preferiamo non avventurarci.

Tornati in hotel, scriviamo gli appunti di questa lunga giornata per poi abbandonarci ad un sonno ristoratore.

Lunedì 12 agosto: Elgin – Cullen – Pennan – Fraserburgh – Aberdeen (miglia 170,1)

Dopo un’altra abbondante colazione al Jurys Inn (in separata sede, ovvero nella hall dell’hotel, visto che la sala colazioni è invasa di turisti giapponesi!), imbocchiamo la A96 in direzione Aberdeen.

Oggi iniziamo un nuovo percorso turistico, la North East 250: come abbiamo anticipato, si tratta di un anello di 250 miglia che si snoda tra la costa e l’interno dell’Aberdeenshire.

Prima di “agganciare” il percorso, lungo la strada facciamo un passaggio drive-through a Nairn, dove rivediamo il B&B dove avevamo soggiornato in viaggio di nozze e il Band stand simbolo della cittadina, nonché una sosta a Forres per una foto all’imponente Sueno’s Stone, pietra pittica di oltre 6 metri, riccamente intarsiata e conservata sotto un’enorme teca.

Arriviamo, così, ad Elgin, per visitare le rovine della cattedrale (ingresso £ 9,00 a testa, gratuito con le member card dell’English Heritage). Acquistiamo la guida in italiano (£ 1,00) che ci aiuta nella visita; la cattedrale, eretta a partire dal 1224, è stato uno degli edifici più belli e imponenti del suo tempo, ma cadde in disuso dopo la Riforma Protestante del 1560. Rispetto al nostro ultimo viaggio, sono state aggiunti molti pannelli informativi e due stanze interattive nelle torri.

Arrivati in prossimità di Fochabers, dove inizia ufficialmente la NE250, deviamo per la costa, in direzione Spey Bay: qui si trova lo Scottish Dolphin Centre. Approfittiamo della cafeteria per un caffè con dolcino e, allo shop, creiamo scompiglio chiedendo il timbro sul piccolo passport della NE250 (timbro n.6 relativo alla Moray Coast)! Andiamo sulla lunga spiaggia di sassi, per tentare l’avvistamento dei delfini: nessuna traccia dei mammiferi ma, tra le onde, compare qua e là il musetto simpatico di una foca.

Ispirati, decidiamo di spostarci nel villaggio di Portgordon: avevamo visto un Vlog di una ragazza scozzese (www.kimgrantphotography.co.uk) che proprio sul molo aveva avvistato alcune foche. L’intuizione si rivela corretta: sulla spiaggia alla fine del paese, una colonia di oltre 30 foche fa bella mostra di sé!

Proseguiamo seguendo i cartelli “Coastal Trail East” (della North East 250 non c’è alcuna indicazione…) e passiamo nei villaggi di Cullen, patria della famosa zuppa cullen skink, Sandend e la sua meravigliosa spiaggia frequentata dai surfisti e Portsoy, dove ammiriamo il porticciolo del XVII secolo.

In diversi diari di viaggio e guide, avevamo letto che Banff e Macduff non erano niente di speciale; confermiamo questa impressione: più che altro, sono cittadine portuali. Unica nota di colore: parcheggiata sul lungomare di Banff, troviamo la “bank on wheels”, la postazione mobile della Royal Bank of Scotland, che raggiunge quotidianamente anche i paesi più sperduti; ne approfittiamo per cambiare una banconota fuoricorso: servizio comodo e rapidissimo!

Procediamo verso est, fino alla deviazione che conduce, dopo una serie di curve molto strette, a Gardenstown. Parcheggiamo vicino al molo, dove passeggiamo godendoci il sole e dove alcuni ragazzini fanno il bagno, ovviamente con la muta! Da qui, in lontananza, si vedono le casette colorate della piccola Crovie.

Noi andiamo avanti per alcune miglia lungo la B9031 fino alla deviazione per Pennan, di cui abbiamo letto tanto: si tratta di un minuscolo villaggio composto da una sola fila di casette disposte lungo il mare, cui si accede con una stradina ripidissima che sbuca a pochi metri della banchina. Ci fermiamo nell’unico parcheggio in fondo al paesino e percorriamo a piedi il lungomare, scattando tante foto (anche alla cabina telefonica, famosissima in Scozia per il film “Local Hero”).

Sono le 16.00 e dobbiamo muoverci: ci aspetta il museo dei Fari scozzesi a Fraserburgh che, secondo le indicazioni del sito chiude alle ore 17.00 e si visita solo con la guida, che conduce anche all’interno del faro di Kinnaird Head. Arrivati, scopriamo che non è così: è possibile scegliere anche solo la visita del museo (al prezzo ridotto di £ 6,60 a testa), che chiude alle 18.00. Possiamo, quindi, girare liberamente tra le varie sale, al cui interno si trova la più grande collezione europea di lanterne di ogni forma e grandezza, nonché manufatti e memorabilia legati all’affascinante vita dei guardiani di fari. Allo shop, raccogliamo il timbro n.5 relativo alla East Coast.

Una volta usciti, giriamo intorno all’edificio del museo, per scattare qualche fotografia al Mare del Nord nonché al faro e alla sirena antinebbia.

Riprendiamo l’auto e percorriamo la veloce A90 fino a Peterhead, dove ci fermiamo solo per immortalare lo stadio e per cercare il microbirrificio Brew Toon, che però troviamo chiuso.

Da qui, ci dirigiamo verso sud fino al bivio con la strada sterrata che porta alle rovine abbandonate del castello di Slains, la cui location è sicuramente spettacolare, a picco su alte scogliere abitate da gabbiani. Si dice che questa antica dimora abbia ispirato il Dracula di Bram Stoker.

La strada A975 conduce, poi, alla riserva naturale di Forvie. Noi deviamo per la B9003 e raggiungiamo un viewpoint decisamente imperdibile nei pressi di Collieston; qui, tra l’altro, si può imboccare il sentiero costiero che, in circa otto miglia, giunge alla Cruden Bay.

Facciamo rotta su Ellon, nell’entroterra, per una sosta alla sede della Brew Dog; ci concediamo una birra al tap bar, che fa anche da ristorante, e qualche acquisto allo shop.

Sono quasi le 20.00 e dobbiamo “correre” ad Aberdeen, per il check-in in hotel e per cenare prima che chiuda la cucina. Abbiamo prenotato all’Atholl Hotel (£ 178,20 per due notti con prima colazione), struttura già visitata nel 2011. L’hotel si trova in una zona residenziale di Aberdeen, molto comodo per gli spostamenti. E’ un edificio storico, molto affascinante, con un ampio parcheggio privato. Ci viene assegnata la stanza n.31, al primo piano: spaziosa, con una grande scrivania e un bel bagno.

Facciamo in tempo a fare tutto e possiamo gustarci un ottimo fish&chips al ristorante dell’hotel.

Trascorriamo la serata al bar dell’albergo a scrivere il nostro diario e coccoliamo un po’ il micio grigio miagolante che cerca in tutti i modi di entrare!

Martedì 13 agosto: Deeside – Glenshee – Speyside – Cullen (miglia 254,5)

La colazione all’Atholl Hotel è come ce la ricordavamo: ottima, varia e abbondante! Una menzione d’onore va fatta alle cheesy omelette, preparate al momento e gustosissime.

Alle 9.30 stiamo già uscendo da Aberdeen e ci dirigiamo subito verso il Cullerlie Stone Circle, un cerchio di pietre sepolcrali risalente all’Età del Bronzo. Il luogo fa parte dello Stone Circle Trail, un circuito di dieci siti preistorici nell’Aberdeenshire. Il cerchio è curato dall’Historic Scotland e tenuto molto bene; ci siamo solo noi e un cagnone della vicina fattoria.

Da qui, seguiamo piccole stradine di campagna fino alla A93, che ci porta nel Royal Deeside, la valle del fiume Dee, ricca di castelli (il più famoso è sicuramente la residenza reale di Balmoral).

Subito ci fermiamo nella cittadina di Banchory: approfittando del parcheggio gratuito (per 45 minuti), cerchiamo e troviamo il piccolo I-centre di Visit Scotland all’interno della biblioteca locale, molto ben fornito di cartine e informazioni sulla zona.

Abbandoniamo la strada principale per una breve deviazione nelle campagne, dove cerchiamo il Finzean Farm Shop (uno dei tanti suggerimenti che abbiamo raccolto dal blog www.findingtheuniverse.com). Il negozio, con annessa cafeteria, vende prodotti locali a chilometro zero.

La tappa seguente è il vivace paesino di Ballater, dove subito ci fermiamo per uno spuntino al forno Chalmers, inventore del famoso Balmoral bread. Visitiamo, poi, l’antica stazione ristrutturata (per la seconda volta nel 2015, a causa di un devastante incendio): all’interno, si trova un nuovissimo Centro Visitatori; inoltre, nelle carrozze ferroviarie vittoriane, è allestito un caffè-ristorante. Notiamo che molti dei negozi di Ballater espongono il riconoscimento di “fornitore della famiglia reale”, i cui membri, d’estate, soggiornano nella vicina Balmoral.

Proprio qui ci rechiamo: non per visitare il castello (chiuso, come ogni agosto, per la presenza dei Reali), ma per andare alla distilleria Royal Lochnagar, dove raccogliamo un timbro della NE250 (n.3 relativo al Royal Deeside) e acquistiamo una bottiglia di whisky edizione limitata. Nelle vicinanze, si trova anche la piccola ma deliziosa Crathie Kirk, la chiesetta frequentata dalla Regina.

Proseguiamo lungo la A93, che si addentra nel Parco Nazionale dei Cairngorms: il paesaggio, dopo il castello di Braemar, cambia e i boschi lasciano spazio alla brughiera e alle montagne ricoperte di erica.

Arriviamo fino al passo The Cairnwell e agli impianti del Glenshee Sky Centre. In un locale stile rifugio alpino, ci fermiamo per pranzare e “ricaricare le batterie”.

Rientriamo per la medesima strada, A93, fermandoci spesso per fotografare i panorami splendidi, il fiumiciattolo che scorre lungo la strada e i gruppi di pecorelle che attraversano impavide la statale.

Per raggiungere la valle dello Spey, percorriamo le strade di montagna (con pendenze fino al 20%) che passano vicino all’originale Corgaff Castle (particolare per il perimetro delle mura, a forma di stella) e salgono fino agli impianti sciistici di Lecht.

Iniziamo, quindi, la visita delle distillerie dello Speyside dalla GlenLivet, anche se geograficamente questa si trova ancora nei Cairngorms. Qui, infatti, recuperiamo il timbro n.2, relativo al parco nazionale, sul passport della NE250 e acquistiamo dei mignon ricordo.

Prima di arrivare alla distilleria, si incontra l’antico ponte a schiena d’asino di Livet, divenuto il simbolo del whisky qui prodotto.

Ci dirigiamo a Ballindalloch, dove si trova un’altra distilleria partner della NE250. Arrivati, però, scopriamo che non ha un centro visitatori, in quanto è stata fondata da poco (bisogna dare al whisky il tempo d’invecchiare!).

Proviamo, quindi, a raggiungere la Aberlour Distillery: anche qui, possiamo solo fotografare la struttura da fuori perché, dato l’orario, shop e visitor centre sono già chiusi.

Poco prima del paese ci aveva colpiti l’indicazione per “le Pietre di Inveravon”: andiamo a cercarle e le troviamo nel portico della chiesetta locale, immersa nei boschi. Si tratta di quattro pietre pitte delle quali, grazie al pannello informativo, studiamo affascinati i simboli intagliati.

Ripassiamo dal centro di Aberlour e ci ricordiamo di un bellissimo scorcio sul fiume Spey, paradiso dei pescatori alla mosca. Scendiamo sulle rive del fiume e, nella pace più assoluta, percorriamo una parte del sentiero, attrezzato con panchine e… retini da pesca pubblici!

Facciamo una piccola deviazione fino alla cittadina di Dufftown, per rivedere alcuni posti visitati durante il viaggio di nozze e per fotografare un’altra volta il cartello d’ingresso al paese che si autoproclama “la capitale del whisky di malto”.

Sul nostro passaporto della NE250 manca ancora il timbro n.1 relativo alla zona dello Speyside; decidiamo di tentare la fortuna e avventurarci alla ricerca dello “Speyside Garden Caravan Park”, indicato nella cartina come partner dell’itinerario. In realtà, la difficoltà non è trovare il posto, ma spiegare all’incredulo receptionist cosa cerchiamo: inizialmente ignaro della partnership, si ricorda poi di avere il timbro della NE250 ma… senza inchiostro. Lo colora con un pennarello: gesto da apprezzare, risultato da dimenticare.

Sono le 19.00 e ci viene un’idea pazza: andare a cena sul mare, ritornando sulla costa nord dell’Aberdeenshire. Puntiamo il Cullen Bay Hotel, nell’omonimo paese, che si proclama vincitore di premi per la miglior cullen skink.

La cena, a base di pesce locale, è ottima, il prezzo è giusto (£ 48,00 in due, birre incluse) e la vista sulla Baia di Cullen che si gode dalla sala è spettacolare.

Unica nota negativa della serata: mentre siamo a tavola, riceviamo una Email dall’amministrazione dell’appartamento in cui soggiorneremo ad Edimburgo che ci annuncia che il garage privato (motivo per cui avevamo prenotato questa struttura…) non è più disponibile a causa della rottura dell’ascensore interno.

Rientriamo in hotel lungo la A947, in circa un’ora e venti.

Mercoledì 14 agosto: Aberdeen – Dunottar Castle – Edimburgo (miglia 137,1)

Dopo colazione, salutiamo l’Atholl Hotel. La mattinata sarà dedicata alla visita di Aberdeen, che abbiamo suddiviso in tre zone: Old Aberdeen, Footdee e centro città.

La prima tappa si trova nella zona più antica ed è la Cattedrale di S. Machar, fondata, secondo la leggenda, intorno al 580 d.C. da Machar, compagno di St. Columba da Iona. All’interno, ammiriamo una croce romanica e una croce pittica, scolpite in pietra, nonché il trittico in quercia che commemora John Barbour, il compositore di noti poemi epici scozzesi. Accendiamo una candela ed usciamo.

Non potevamo farci mancare una visita al vicino Pittodrie Stadium, casa dell’Aberdeen F.C., con acquisti allo shop e foto “di straforo” al campo da gioco.

Da qui, ci spostiamo verso l’harbour per visitare Footdee (che si pronuncia Fittie), un piccolo villaggio di pescatori alla foce del fiume Dee. Il quartiere è di origine medievale e, ancora oggi, è molto folkloristico, composto da cottages colorati e cortili ben curati.

Ci rechiamo, poi, nel centro storico della “città di granito”. Lasciata l’auto nel parcheggio di un centro commerciale, percorriamo a piedi Union Street fino alla piazza principale, dove si trova la secentesca Mercat Cross e dove affacciano i principali edifici storici.

Sinceramente, l’odierna visita del centro di Aberdeen conferma l’impressione di otto anni fa: questa città non ci entusiasma.

Recuperata l’auto, facciamo rotta sul paesino di Stonehaven per visitare il vicino Dunnottar Castle, “uno dei ruderi più splendidi e indimenticabili di Scozia”. Le rovine del castello si trovano su uno sperone di roccia a picco sul mare e per raggiungere l’ingresso (£ 7,00 a testa) si deve scendere e poi risalire un’infinita scala nella roccia.

La location lascia senza fiato. Dalla guida che ci viene consegnata all’entrata scopriamo gli aneddoti legati all’antica fortezza: qui William Wallace diede fuoco ad una cappella piena di soldati inglesi; qui, nel 1651, furono nascoste le Insegne di Scozia, per salvarle dalla furia distruttrice di Cromwell; qui, durante la rivolta dei Whigs, furono imprigionati 167 protestanti, le cui anime, si dice, “continuano a volare sulle pietre del castello”. La visita dura un paio d’ore, poi iniziamo la discesa verso Edimburgo.

Lungo la strada ci fermiamo a Dundee, dove visitiamo gli stadi del Dundee United F.C. e dell’F.C. Dundee, che si trovano sulla stessa via, a duecento metri di distanza!

Approfittiamo dell’immenso supermercato Tesco alle porte della città per fare la spesa, in vista del soggiorno in appartamento ad Edimburgo.

Giungiamo nella capitale nel tardo pomeriggio e, sfidando il traffico, arriviamo nella centralissima Young Street dove si trova il nostro alloggio e dove, miracolosamente, troviamo un parcheggio in strada.

Abbiamo prenotato allo Stewart Aparthotel (£ 382,50 per due notti); il check-in è completamente automatizzato (nonostante ci sia sempre presente qualcuno in ufficio): la procedura non è chiarissima, ma ce la facciamo. Il nostro appartamento, n. 19 al primo piano, è delizioso, composto da due stanze più il bagno: sala con divano letto, tv enorme e angolo cottura super attrezzato (ci sono addirittura il piano cottura ad induzione, la lavastoviglie e la lavatrice!) e camera da letto matrimoniale spaziosa e ben arredata.

Il plus dell’alloggio è sicuramente la posizione, a due passi dalle vie della movida, Princess Street e Rose Street. Una volta piazzati i bagagli, ci fiondiamo per le strade affollate alla scoperta degli eventi che animano la città nel mese di agosto: ogni anno si svolgono contemporaneamente cinque importanti Festivals, che richiamano gente da tutto il mondo. Sono in corso, infatti, l’Edinburgh Art Festival, l’Edinburgh International Festival, il più conosciuto Edinburgh Festival Fringe, il Royal Edinburgh Military Tattoo e l’Edimburgh International Book Festival. Abbiamo approfondito la cultura dei festivals anche grazie ad alcune guide pubblicate da Laurence e Jessica Norah, nei loro blog di cui abbiamo già parlato.

Iniziamo proprio dall’ultimo citato, l’Edimburgh International Book Festival, che si svolge tra George Street e Charlotte Square Gardens e che ci ricorda il Salone del Libro di Torino. E’ un vero e proprio paradiso per i book-lovers: si può partecipare a presentazioni, dibattiti, sessioni di autografi e incontri con autori; inoltre, ovviamente, si possono acquistare libri nei padiglioni attrezzati. L’ingresso al Festival è gratuito, ma la maggior parte degli eventi è a pagamento e su prenotazione.

Arriviamo in tempo per assistere alla presentazione dei nuovi libri di Alexander McCall Smith e per incontrare l’autore. Io-Francesca l’avevo già conosciuto in occasione di un evento nella nostra Reggio Emilia; lo scrittore si ricorda di quella giornata e ci accoglie calorosamente, firmando la copia del suo libro e chiedendo di inviargli una foto ricordo: che personaggio incredibile!! Ci perdiamo tra gli stands per un’oretta, recuperando anche il corposo programma per informarci sugli eventi di domani.

Passeggiamo, poi, per le vie della New Town, tra ristoranti e concerti. Come abbiamo anticipato, è in corso anche l’Edinburgh International Festival, “una celebrazione delle arti dello spettacolo: ballo, teatro e musica”. Le performances hanno luogo nei cinema, nei teatri e nei palchi all’aperto. Questa sera, ad esempio, nella grande arena dei Princess Street Gardens si sta esibendo il cantante Lewis Capaldi.

Dopo una cena veloce da Five Guys (£ 22,10 in due), ammiriamo da lontano le luci del castello che ci aspetta, domani sera, per il Royal Military Tattoo.

Che meraviglia Edimburgo!

Giovedì 15 agosto: Edimburgo

Stamattina ci svegliamo con calma e ci cuciniamo la colazione in appartamento.

Spostiamo l’auto dal parcheggio in strada ad un vicino Q-Park, dove la lasceremo fino a domani.

Ci aspetta una giornata di relax, alla scoperta di Edimburgo e i suoi Festivals.

A piedi, raggiungiamo il Royal Mile, che si sta velocemente riempiendo di artisti di strada e promoters improvvisati che distribuiscono inviti per i numerosi spettacoli che animano l’Edinburgh Festival Fringe. Ciò che rende unica questa manifestazione è il fatto che chiunque si possa esibire, trattandosi di un “open-access festival”. Come si legge nel blog di Laurence, ci sono letteralmente migliaia di shows ospitati in centinaia di palchi in tutta la città. La concentrazione maggiore di performers di strada si trova proprio nella Old Town, che quando arriviamo si sta svegliando e preparando per la giornata.

In attesa che inizino gli spettacoli, torniamo a visitare la splendida cattedrale di St. Giles, ricostruita in stile gotico nel XIV secolo (ingresso £ 5,00 a testa). Ci rechiamo subito nella Cappella dell’Ordine del Cardo, per cercare l’effigie intagliata nel legno del “bagpipe angel”, un piccolo angelo che suona la cornamusa (ce ne sono solo tre in tutta la Scozia!). La cappella è un piccolo gioiello, risalente al 1911, ed è il luogo di preghiera dei 16 Cavalieri e Dame dell’antico Ordine.

Ripercorriamo, poi, le navate, ammirando le vetrate istoriate e i memoriali dei notabili di Scozia.

All’esterno, si trova l’Heart of Midlothian, un cuore di ciottoli nel punto in cui si trovava l’antico municipio.

In una bancarella, acquistiamo le shopper di stoffa prodotte dal quotidiano The Scotsman appositamente per i Festivals.

Imboccando uno dei tanti closes (viuzze laterali, di età medievale, che si dipartono dal Royal Mile), raggiungiamo il n.1 di Cockburn Street, dove ha sede il ticket office ufficiale del Royal Military Tattoo: qui recuperiamo i biglietti per lo spettacolo di stasera (che avevamo comprato online, al prezzo di £ 35,00 a testa) e un po’ di merchandising.

Rimaniamo un’altra oretta nella Old Town, per ammirare gli spettacoli più o meno professionali degli artisti del Fringe, poi ci spostiamo in zona Waverley con il proposito di fare shopping.

Appena fuori dalla stazione, però, incappiamo nel Festival Food Village, un insieme di food trucks (e beer trucks!) con lunghi tavoli di legno e un palchetto, dove suonano musica dal vivo. Una birra tira l’altra e ci areniamo qui per un paio d’ore, gustandoci il sole e la compagnia di simpatici sconosciuti.

Torniamo, poi, al Book Festival per gli ultimi acquisti; avevamo letto che oggi si teneva la presentazione di un libro sulla North Coast 500 dell’autrice Brigid Benson: cercando tra gli scaffali, riusciamo a trovare una copia autografata, che sarà un ricordo del nostro itinerario nelle Highlands.

Nel tardo pomeriggio, rientriamo in appartamento, dove ci prepariamo per la serata.

Verso le 20.00 siamo già in fila davanti al Castello per assistere al Royal Edinburgh Military Tattoo. Devo ammettere, io-Francesca, che non ero convintissima di poter apprezzare una parata di bande militari: mi sono dovuta ricredere, perché in realtà lo show è pazzesco e comprende bande, balli e canti, giochi di luce e fuochi artificiali, nella suggestiva cornice della Esplanade del castello di Edimburgo.

L’edizione di quest’anno, la sessantanovesima, si chiama “Kaleidoscope” e, proprio in un caleidoscopio di luci colorate, si alternano le performances delle varie compagnie: dall’ingresso trionfale delle cornamuse scozzesi alle ballerine di cancan che accompagnano la banda dell’Artillery francese, dalla hacka della banda neozelandese allo spettacolo folkloristico proposto dall’orchestra militare di Trinidad e Tobago. Un momento da brividi è sicuramente l’esibizione del Lonely Piper, la cornamusa solista che suona dai bastioni del castello. Il finale, con un’esibizione corale di tutti i protagonisti e con un incredibile spettacolo di fuochi artificiali a tempo di musica, ci lascia senza parole. Le due ore dello spettacolo volano e si rivelano molto coinvolgenti per il pubblico, nonostante l’aria gelida della sera.

Stanchi ma entusiasti, rientriamo in appartamento per preparare i bagagli e bere una birretta fresca dal nostro piccolo “bottino”, recuperato durante il nostro peregrinare.

Venerdì 16 agosto: Edimburgo – Rosslyn (miglia 26,8)

Ultimo giorno di vacanza: visto che il nostro volo è previsto per le 17.30 e che, quindi, dovremo riconsegnare l’auto due ore prima, abbiamo tutta la mattina per immergerci di nuovo nell’atmosfera incredibile dei Festivals.

Ritorniamo sul Royal Mile per assistere ad alcune performances del Fringe e per ammirare alcune tra le centinaia di installazioni dell’Edinburgh Art Festival (che valorizza le arti visive: scultura, pittura, etc.).

Da fuori, inoltre, ammiriamo gli edifici più antichi della città, tra cui il Gladstone’s Land e la Lady Stair’s House. Ci fermiamo al Festival Fringe Office per acquistare la calamita d’ordinanza; poi, percorrendo nuovamente la caratteristica Cockburn Street, raggiungiamo il Festival Food Village, per un secondo round di birre, deliziosi cheesy sandwich e musica dal vivo.

Ormai è ora di andare: check-out in appartamento e recupero dell’auto.

Uscendo dalla città, passiamo a visitare lo stadio Tynecastle, casa degli Hearts of Midlothian, il cui colore granata ci ricorda la nostra Reggiana.

Prima di raggiungere il car rental, tentiamo una visita alla Rosslyn Chapel che, però, troviamo chiusa al pubblico perché è in corso un matrimonio.

Dopo la foto di rito al contamiglia (che segna 2.126,90 miglia!), riconsegniamo l’auto all’ufficio Arnold Clark, che si fa apprezzare ancora una volta per l’ottimo servizio e la professionalità. La navetta gratuita ci porta in aeroporto; i voli Edimburgo-Londra e Londra-Bologna sono puntualissimi e alle 23.30 atterriamo in Italia.

See you soon Scotland: non lasceremo passare altri otto anni!

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Edimburgo - Festival Village

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Balnakeil Bay

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Quiraing

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Eilean Donan Castle

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Pod sull'Isola di Skye

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Castle Sinclair Girnigoe

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NC500 completata

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Applecross Coast Road

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Pod ad East Mey

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Pennan

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Cairngorms



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