Ricordi di Siria

Due settimane (del 1998) in pulmino per città, deserti, castelli e fiumi
Scritto da: Robert
ricordi di siria
Partenza il: 07/09/1998
Ritorno il: 21/09/1998
Viaggiatori: 8
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
Questo non è un racconto di viaggio, ma è il ricordo di un viaggio, ricordo stimolato dalle notizie di distruzioni che sentiamo e vediamo quotidianamente sperando e augurando che altri possano andare tra qualche anno a visitare questi luoghi… Nel lontano 1998 con un gruppo di otto amici ho visitato la Siria, un viaggio indimenticabile di due settimane che ci ha fatto conoscere un paese bellissimo in cui in spazi relativamente ristretti (la Siria è più piccola dell’Italia) si potevano visitare città e siti archeologici che spaziavano dalle prime civiltà di oltre 5000 anni fa ai giorni nostri.

DAMASCO

Una grande città viva e animata, un museo archeologico sensazionale con reperti assiri, eblani, greci e di tante altre civiltà, un quartiere cristiano che con le sue chiesette piccole e spoglie ci portava ai primordi della predicazione degli apostoli e alla storia di San Paolo uno dei fondatori della nuova religione. La nostra guida che ci ha accompagnato per tutti i quattordici giorni era un cristiano che con la massima tranquillità seguiva la sua fede insieme a tutta la sua famiglia e una domenica ci ha portato ad assistere ad una messa affollata di fedeli. Quale fine abbiano fatto queste persone e perché sia stata distrutta questa pacifica convivenza sfugge alla mia ragione. Nella grande moschea di Damasco una delle prime costruite al di fuori della penisola araba convivono elementi architettonici diversi, in una urna è conservata quella che secondo la tradizione è la testa di San Giovanni Battista fatto decapitare dal re Erode.

A SUD DI DAMASCO

In cima ad aspre colline rocciose e semidesertiche Maalula ed alcuni altri piccoli paesini sono abitati da una comunità in cui si parla ancora l’aramaico, l’antica lingua un tempo diffusa in tutto il medio oriente in cui predicava Gesù e tutti gli apostoli ed in cui furono scritti i primi vangeli. La chiesa cristiana-siriaca gestisce parrocchie e conventi dove vive un popolo di fedeli attaccati alle loro antiche tradizioni, un sacerdote che abbiamo incontrato aveva una croce tatuata sulla fronte per testimoniare a chiunque lo vedesse in maniera perentoria la sua fede. A Borsa abbiamo visitato un bellissimo teatro romano, più avanti sulle montagne del Golan paesi e villaggi occupati dagli israeliani durante la guerra del 1973 e da pochi anni restituiti alla Siria ci appaiono ancora semidistrutti dalle bombe e abbandonati perché la popolazione nella massima parte non è rientrata sia per il timore di mine e proiettili inesplosi sia per la paura di una nuova guerra

PALMIRA

Ho passeggiato lungo le strade color ocra di Palmira, lungo la via colonnata che parte dal santuario di Baal, ho visto il tramonto del sole che indorava ancora di più gli splendidi edifici ellenistici che formano la città abbandonata, le tombe delle famiglie importanti con la consuetudine di adornarle con i busti dei defunti (così come ora mettiamo le foto) che ci hanno lasciato preziose testimonianze degli abiti delle acconciature e dei volti degli abitanti oramai polvere da tanti secoli.

APAMEA

La città così chiamata dal primo re ellenistico Seleuco I in onore di sua moglie la persiana Apama aveva raggiunto forse i 500.000 abitanti, distrutta da guerre e terremoti sono rimasti vari edifici ed una imponente via colonnata lunga due chilometri e larga 40 metri dei veri e propri Champs Elysees dell’antichità

ALEPPO

Si contende con Damasco il titolo di “città più antica del mondo” a parte queste notiziole da Guinness dei primati è (era) una bellissima città con un bazar coperto a mio giudizio più bello e più autentico di quello famoso di Istanbul, una cittadella fortificata rimasta intatta dal medioevo e piena di ricordi storici antichi e più recenti (tra l’altro vi fu imprigionato il mitico colonnello Lawrence d’Arabia) caravanserragli che ricordavano i tempi in cui le grandi carovane partivano da qui verso la Persia, l’Arabia o l’Europa, hamman e palazzi grandiosi costituivano un centro storico degno del massimo interesse. Passeggiando la sera con una compagna di viaggio ci troviamo nella urgente necessità dell’uso di un bagno e niente in vista, noto l’entrata di una caserma e provo a parlare con la guardia all’ingresso che non comprende ma chiama un ufficiale che parla un discreto francese, ci fa entrare usare i servizi e poi ci offre anche un the! Anche qui la presenza di una grande comunità cristiana era indice di tolleranza, purtroppo la guerra civile sembra abbia causato seri danni e distruzioni cosa sia rimasto è per ora impossibile stabilire

SAN SIMEONE

Nell’altopiano, a qualche decina di chilometri da Aleppo, ci sono i resti di alcune città morte abbandonate nei secoli precedenti per mancanza di acqua e, soprattutto, ci sono i ruderi della grandiosa basilica di San Simeone lo stilita, costruita nel luogo dove il santo visse (nel III secolo) per 37 anni in eremitaggio sopra uno colonna (stilo) con una scelta di vita che appare oggi incongrua. All’epoca, però, gli diede grande fama di santità e portò a molte imitazioni tanto che nella chiesa orientale per alcuni secoli ci furono delle apposite congregazioni di monaci “stiliti”.

CRACK DES CHEVALIER

Il meglio conservato e più bel castello medioevale europeo che io abbia visto… è in Siria. Costruito dai crociati nel 1100 il Krak, in arabo Hisn al Hakcrad, è una fortezza vasta tre ettari posta su uno sperone di roccia che domina la strada Homs – Aleppo. Conquistata dal sovrano mamelucco Baybars nel 1270 è rimasto intatto nei secoli con le sue mura, le sue torri i posti di guardia e le varie sale e saloni per uomini e cavalli. Una visita suggestiva, un sito che se fosse in Europa avrebbe moltitudini di visitatori si può (poteva) visitare in assoluta tranquillità

LATAKIA

Sulla costa mediterranea è il più importante porto della Sira. Approfittiamo per concederci mezza giornata di relax sulla spiaggia, assieme a noi famigliole arabe con le donne coperte o con costumi a pantaloncino stile anni ’30 o direttamente con vestiti interi con cui vanno anche a fare il bagno! La metà femminile del nostro gruppo con costumi due pezzi peraltro castigati ottiene un grande successo di sguardi e occhiate più o meno furtive. In un baretto un calcio balilla, già sparito da molti anni in Italia, con i suoi omini rossi e azzurri attira la nostra attenzione in pochi minuti si organizza un torneo Italia – Siria e grazie ai molti anni di allenamento precedenti la nazionale azzurra trionfa dimostrando la superiorità del calcio nostrano (!)

DER EL ZOIRA E DURA EUROPOS

La strada verso l’Eufrate e il confine con l’Irak è trafficatissima di autobotti che portano il petrolio irakueno nei porti mediterranei e verso la Turchia ripercorrendo così l’antichissimo percorso biblico di Abramo e della sua tribù che secondo la Bibbia (Genesi) si spostò “da Ur della Caldea alla terra di Canaan”. Dura Europos è un’ antica città-fortezza abbandonata che sorge in maniera molto suggestiva sulle alte sponde dell’Eufrate. Il panorama attorno è desertico, lungo il fiume palmeti e strisce verdi di campi coltivati. Per secoli il fiume ha costituito il confine tra l’impero romano e il regno dei parti e Dura Europos era la fortezza cardine di questo confine tempestoso. Grandi battaglie si sono svolte attorno e all’interno di essa, nei muri ci sono graffiti scritti in latino a testimonianza della presenza dei legionari arrivati fino a qui dalla lontana Europa a presidiare questo “deserto dei tartari”. Da segnalare all’interno della città-fortezza la presenza di chiese, templi pagani e di una sinagoga affrescata con scene di episodi biblici una vera rarità data la millenaria proibizione nella religione ebraica di raffigurare figure umane. Der el Zoira è una città moderna con bei viali e un grande lungofiume all’epoca pieno di locali e ristorantini in cui siamo gli unici turisti stranieri, ho bisogno di telefonare a casa e la cosa non è semplicissima, la rete cellulare era agli inizi in Italia e ancora di là da venire in Siria, nel nostro alberghetto non vi erano linee per la telefonia internazionale, mi viene indicata una piazza in cui c’è l’unica cabina telefonica abilitata. Mi reco sul posto introduco l’apposita scheda e ottengo istruzioni esclusivamente in arabo che naturalmente non capisco, attiro l’attenzione di qualche passante e un po’ in inglese un po’ in francese riesco a farmi capire, un gentile signore prende il telefono effettua tutte le necessarie operazioni e dopo qualche minuto di silenzi alternati a scricchiolii riesco a prendere la linea e a parlare con l’Italia, dalla piccola folla che nel frattempo si è radunata parte tutto un coro di commenti e di sorrisi di soddisfazione per questo miracolo della tecnologia che riesce a collegare la loro sperduta città con il resto del mondo!

Sembrano storie di un’altra epoca, ma era solo l’altro ieri… speriamo di non perderci per sempre la straordinaria ricchezza archeologica, storica e umana della Siria.

Salam, shalom, pace in tutte le lingue del mondo e a tutti i popoli del mondo.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche