Racconti dell’Alhambra e dintorni

Viaggio tra Andalusia e Algarve, partendo (in auto) da Madrid
Scritto da: Mara Speedy
racconti dell'alhambra e dintorni
Partenza il: 17/05/2012
Ritorno il: 30/05/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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17.05.2012

Partiamo alle ore 09.25 da Milano – Malpensa diretti a Madrid – Barajas dove arriveremo alle 11.50 con un volo Easy Jet (354.86 euro in due, da ora in poi i prezzi saranno da intendersi per due), dopo aver parcheggiato l’auto intorno alle 6.45 al parcheggio CeriaMalpensa (34 euro, www.ceriamalpensa.it).

Arrivati a Barajas, seguiamo le indicazioni per la metropolitana e appena prima dell’entrata, troviamo l’ufficio informazioni dove vendono l’“Abono Turistico”, che ci permetterà di utilizzare tutti i mezzi per 2 giorni di calendario (13.40 euro l’uno, www.madridcard.com).

Muniti del nostro abbonamento, ci dirigiamo con la linea 8 a Nuevo Ministerios per poi cambiare e prendere la linea 10 fino a Plaza de España, da dove raggiungiamo a piedi l’Hostal Abami II – Calle San Bernardo nro. 35 piso 2º izquierda (due notti 105 euro), pulito, semplice e in ottima posizione, infatti, siamo a due passi dalla Gran Vía.

Il tempo di posare i bagagli e siamo di nuovo per strada, alla volta della Cattedrale di Nuestra Señora de Almudena, che abbiamo programmato di vedere prima di pranzo poiché l’orario di visita è ridotto (10-14,30 h); nel complesso con i suoi soffitti coloratissimi, è piuttosto moderna e deludente, se si pensa che è la cattedrale della capitale.

Ci dirigiamo verso Plaza de Oriente, situata sul lato destro del palazzo reale, che ospita 44 statue di sovrani spagnoli e visigoti.

Prendiamo calle Bailén verso Plaza de España, famosa perché al centro è stato eretto il monumento a Cervantes, con le statue di don Chisciotte e Sancho Panza.

Alle spalle della piazza, si trova la Montaña del Principe, dove si trova il Templo di Debod, del IV sec. a.C. donato dal governo egiziano. Da qui ci godiamo la splendida vista sul palazzo Reale e sulla cattedrale e un momento di frescura dato che la giornata è veramente afosa.

Scendiamo dalla collinetta e prendiamo la Gran Vía per un tratto, raggiungendo poi Plaza Puerta del Sol, il centro nevralgico della città, con la torre dell’Orologio e l’orso col corbezzolo, simbolo della città. Da qui partono 10 strade che percorrono l’intera città.

Pranziamo velocemente acquistando dei panini al jamón serrano (1,70 euro l’uno) da El Paraiso del Jamón in Calle Mayor, via pedonale che percorriamo fino a Plaza Mayor, nel cui centro troneggia il monumento equestre di Filippo III. Uno dei lati di questo quadrilatero è occupato dalla Casa Panadería con le sue pareti affrescate. Alle nostre spalle parte Calle Toledo che porta in un rione caratterizzato da viuzze, baretti per tapear e piccole botteghe.

Riprendiamo Calle Mayor fino al mercado de San Miguel, una struttura in ferro battuto, che ospita bancarelle delle primizie di Spagna. Ci concediamo un frullato di frutta fresca. Proseguiamo fino a Plaza de la Villa, una piazza che conserva le caratteristiche della città vecchia, ben visibili nell’architettura del municipio (Ayuntamiento) e soprattutto nella Torre de los Lujares, uno degli edifici più antichi della città. Qui vediamo anche un carabinero, con il tipico strano cappello.

Ancora pochi passi e ci ritroviamo nuovamente al Palacio Real, la cui visita abbiamo rimandato alla sera, dato che il mercoledì e il giovedì dalle 17 alle 20 h l’entrata è gratuita per i cittadini UE. Il palazzo è in granito bianco a pianta quadrata e sembra splendere al sole. Degne di nota le sale di Carlo III, gli arazzi fiamminghi e le opere di Caravaggio, Velázquez, El Greco che si trovano disseminate nelle varie sale. Molto particolari anche le collezioni della Real Farmacía, della Real Armeria e della Biblioteca.

La giornata è stata lunga e intensa, quindi decidiamo di tornare all’albergo per rinfrescarci e cenare nella stessa via dell’hotel al n. 17 da Meson Restaurant O’Luar (39,80 euro per fritto misto e polpo alla galliega… veramente buoni e abbondanti).

18.05.2012

Ci siamo concessi una bella dormita e così freschi, ci rechiamo alla fermata della linea 3 Callao direzione Argüelles, dove scenderemo per fare una gita sul Teleférerico de Rosales (andata e ritorno 5.50 euro intero / 4.90 ridotto; 12-20 h, ma non funziona dalle 14.45 alle 16). La vista del palazzo reale, della cattedrale, del fiume Manzanarre e del parco, che una volta faceva parte della tenuta del re, sono impareggiabili da lassù. Pranziamo alla caffetteria situata all’arrivo della teleferica con due hotdogs e bibite (13,98 euro).

Siamo in perfetta tempistica sulla nostra tabella di marcia, quindi decidiamo di tornare alla fermata di Argüelles e con la linea 4 raggiungiamo San Bernardo dove cambiamo sulla linea 2 fino alla fermata Banco de España. Appena usciti dal metrò, ci si apre davanti Plaza de la Cibeles, dove in mezzo al traffico troneggia la dea greca Cibele su di un carro trainato da leoni. Sui lati della piazza, il Banco de España e il Palacio de Comunicaciones, un edificio molto particolare in stile liberty. In fondo a Calle Alcalà, all’entrata della Plaza Independencia, vediamo la Puerta de Alcalà, una sorta di arco di trionfo madrileño in granito.

Da Plaza de la Cibeles parte il Paseo del Prado che conduce fino alla stazione di Atocha. Potremmo prendere il bus 19, ma preferiamo goderci la passeggiata a piedi. Poco prima del Prado, alla nostra destra vediamo la ricchissima Collezione Thyssen-Bornemisza, che però non visiteremo.

Visitiamo invece il Museo Nacional del Prado, una delle pinacoteche più famose del mondo, che ospita capolavori di El Greco, Velázquez (Las Meniñas), Goya (La Maja desnuda e La Maja vestida), Dürer, Rubens, Van Dyck, Beato Angelico, Raffaello, Tiziano, Tintoretto e questo solo per dirne alcuni (gratis 18-20 h, www.museodelprado.es)

Proseguiamo fino alla stazione di Atocha, tristemente nota per l’attentato terroristico dell’11 marzo 2004, davanti alla quale si trova il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (10-21 h, 6 € – chiuso martedì), famoso per le opere di Dalí, Miró, ma soprattutto per Picasso e la sua Guernica, che ripercorre la storia della guerra civile spagnola (secondo piano, stanza 206 nell’edificio Sabatini). Entriamo gratis grazie alla giornata internazionale del museo.

Torniamo verso il Prado e prendendo una scaletta in mezzo al verde che parte proprio a sinistra dell’entrata del museo, raggiungiamo il Parque del Retiro, con il suo monumento equestre a Alfonso XII costruito su di un laghetto. Ci addentriamo fino al Palacio de Cristal. Proprio qui davanti acquisterò da un israeliano un quadretto con Don Quisciotte stilizzato.

Dalla fermata Retiro sulla linea 2, raggiungiamo la fermata Ventas, ormai quasi al tramonto riusciamo a vedere una delle Plaza de Toros più famose della Spagna, Las Ventas appunto. Il colore rosso del mattone domina la piazza, piena di baracchini, dove vendono stuzzichini e gadget vari.

Torniamo al metrò prendiamo la linea 2 e cambiamo a Goya per la linea 4 per trovarci sul far della sera in Plaza de Colón, dove svetta il monumento alto 17 metri dedicato a Cristoforo Colombo.

Dopo tutto questo sgambettare, abbiamo proprio fame, così ci fermiamo nella stessa piazza da Tè y Café (è una catena che ritroveremo ovunque), dove spenderemo 22 euro per due insalatone e bibite.

Devo dire che nonostante abbia visitato diverse volte Madrid, mi continua a piacere e ogni volta mi sorprende con qualcosa di nuovo.

Torniamo all’hostal e ci prepariamo per il trasferimento del giorno seguente a Toledo.

19.05.2012

Ci svegliamo presto e andiamo a far colazione da Sirena Verde in Gran Vía, 62, con spremuta e una cioccolata, dove anneghiamo con una certa soddisfazione dei churros (sorta di frittelle allungate, 7,80 euro).

Recuperiamo in hotel le nostre valigie e dato che è a poca distanza, ci rechiamo a piedi a ritirare l’auto da Europcar – Calle San Leonardo, 8 (una Opel Corsa per 10 giorni, 342.55 euro). L’auto ci viene consegnata in pessime condizioni ancora bagnata fuori e sporca dentro, ma non troviamo più nessuno con cui lamentarci e così usciamo velocemente dal traffico madrileño e imbocchiamo l’A42 per Toledo, dove arriveremo un’oretta dopo (circa 90 km). Subito veniamo accolti da mura merlate e porte maestose, come quella di Bisagra, in stile mudejar. Il tempo è nuvoloso e fresco, forse anche perché siamo su di un’altura e il Tago scorre intorno alla città.

Posiamo i nostri bagagli e l’auto all’Hotel Los Cigarrales, Circunvalación 32 (50 euro senza colazione, con parcheggio gratuito). Proprio carino, fuori dalle mura, ricorda lo stile degli agriturismi toscani. Proprio davanti all’hotel, la fermata del 7.1 della compagnia Un Auto, diretto a Plaza Zocodóver (uno ogni ora a 1,40 euro a viaggio).

Arrivati nella triangolare Plaza Zocodóver, andiamo subito ad acquistare i biglietti per lo Zocotren (4,40 euro), che in 45-50 min (partenze ogni 30 min dalle 11 alle 19) ci permette di percorrere il giro delle porte e dei ponti, dalla Puerta del Sol alla Puerta de Bisagra, dalla Puerta del Cambrón fino al Puente San Martín. Il trenino passa anche davanti al nostro hotel, dato che si trova poco lontano dall’Ermita Nuestra Señora de la Cabeza, da dove si gode di un panorama meraviglioso.

Tornati in Plaza Zocodóver, prendiamo per un tratto Calle del Comercio e proseguiamo fino al Puente de Alcántara che attraversa la profonda gola sul Tago. In una posizione veramente suggestiva. Ritorniamo sui nostri passi verso Plaza Zocodóver e prendiamo Cuesta Alcázar, fino all’Alcázar, ora scuola militare, non è possibile visitarlo, ma non è neanche possibile non vederlo, perché è un quadrilatero che svetta sull’intera città!

Foto di rito con un Cervantes ad altezza naturale in metallo e siamo già sulla strada verso la Cattedrale (sab 10-18.30 / dom. 14-18.30, visita alla torre e al museo 8 euro). E’ una bellissima cattedrale in stile gotico costruita sul sito di una moschea; degni di nota sono la Capilla Mayor, con il suo retablo policromo, la sagrestia, con i capolavori di Tiziano, El Greco, Caravaggio, Van Dyck, la cappella de los Reyes Nuevos, curata in ogni minimo dettaglio e la Capilla de San Juan, con la Custodia di Enrique de Arfe, che stupisce per come siano state inserite 260 statue in argento dorate in neanche tre metri di altezza. Personalmente mi hanno colpito molto anche gli affreschi.

Proseguiamo su calle de la Trinidad verso la Chiesa di Santo Tomé (10-18, dom chiuso, 2,50 €), che demarca il confine con la Judería: è una ex moschea riadattata, come ne incontreremo tante. In un edificio annesso è possibile vedere la La sepoltura del Conte Argaz di El Greco, ma solo dopo aver fatto una lunga fila. Poco lontano si può visitare, in Calle Samuel Levi, la casa dove visse il pittore cretese, all’anagrafe Domenikos Theotokopulos, da tutti conosciuto come El Greco.

Pranzo veloce da Mac Donald’s in Plaza Zocodóver, che prende il nome dal vecchio mercato arabo, e poi, dato che chiude prima, preferiamo visitare prima il Monastero francescano di San Juan de los Reyes (10-17; 2,50 euro), costruito come cripta sepolcrale per i re cattolici, quando ancora Toledo era la capitale della Castiglia. In stile gotico, con un bel chiostro e bei soffitti in legno, stile mudéjar.

Qui acquistiamo la Pulsera Turística, che per 8 euro da diritto all’accesso al Monasterio de San Juan de los Reyes, alla Chiesa-Sinagoga di Santa María la Blanca, alla Mezquita Cristo de la Luz, all’Entierro del Señor de Orgaz, all’Iglesia del Salvador e infine all’Iglesia de los Jesuitas (10-18.45 h).

Ci addentriamo quindi nella Juderia, il vecchio quartiere ebraico che è un dedalo di viuzze; prendiamo calle de Los Reyes Catolicos e poco dopo troviamo la Chiesa Santa María la Blanca, costruita in origine come sinagoga in stile mudéjar (10-17 h; 2,50 euro), che è un continuo susseguirsi di colonne e archetti del XIII sec., ma è solo un antipasto rispetto a quello che vedremo nella cattedrale di Cordoba.

Proseguiamo verso la Sinagoga del Tránsito del XIV sec. (sab 9.30-18, dom 10-14, 3 euro) con annesso museo che si occupa della storia degli ebrei. La lavorazione di una delle pareti ci prepara a quello che vedremo all’Alhambra.

Breve tappa alla Mezquita Cristo de la Luz (10-18,40 h, 2,50), che conserva resti di affreschi cristiani del X sec.

E’ quasi sera, non ci resta che spendere le ultime ore in sano shopping, che qui non può che essere dedicato al famoso marzapane, e alle ben più famose lame di Toledo.

Carichi di pacchetti ci fermiamo da Tè y Café, dove ceneremo con due belle insalatone agrodolci, per poi riprendere il nostro bus sul lato destro dell’Alcázar che ci riporterà stanchi e contenti all’hotel.

20.05.2012

Alle 8.30 siamo già in macchina diretti a Granada (circa 370 km, 4 h e ½). Siamo in anticipo sulla nostra tabella di marcia, così possiamo percorre l’Autovía del Sur (A4) e goderci il paesaggio senza problemi.

Abbiamo prenotato all’AB Pension Granada, Infanta Beatriz, 3 1º C, è vero che abbiamo speso veramente poco per la stanza e che non era sporca (61,20 euro per due notti), ma era veramente squallida, sembrava di dormire in cantina e il parcheggio era costosissimo in proporzione (28 euro). Di buono c’era che eravamo a un quarto d’ora a piedi dal centro.

Priorità del giorno? Stampare i biglietti per l’Alhambra, così proviamo alla Caixa vicina alla pensione, ma scopriremo che solo gli sportelli dell’ufficio turistico in Calle Reyes Catolicos e quelli direttamente all’Alhambra hanno questa funzione. Negli sportelli abilitati invece è semplicissimo, basta inserire la carta di credito con cui si è fatta la prenotazione e in automatico si avvia la stampa.

Apro una breve parentesi sull’acquisto dei biglietti, in quanto, data la grande affluenza, l’entrata è a numero chiuso e scaglionata per orario, quindi è molto rischioso comprare i biglietti direttamente sul luogo. Abbiamo visto tante persone dover andare via senza biglietto, perché le entrate della giornata erano terminate e non era neanche alta stagione! Il consiglio è di comprarlo sul sito www.ticketmaster.es dove muovendovi per tempo potete scegliere orario e giorno preferito (13 o 9 € il ridotto + 1,30 € per la prenotazione anticipata, lun-dom 8:30-20). Attenzione che sono molto rigidi sull’orario e che la stampa del biglietto può avvenire solo con la carta di credito con cui si è prenotato… sarebbe un delitto andare in Andalusia e perderselo per una sciocchezza!

Una volta in possesso dei nostri biglietti, poco lontano dall’ufficio del turismo, andiamo a pranzo a La Cueva, in calle Reyes Catolicos che con 20 euro ci serve un abbondante piatto di carni e salumi misti con patate, da leccarsi i baffi!

Breve tappa in Plaza Isabela la Catolica e poi ci addentriamo nell’Alcaiceria, quello che rimane di un bazar arabo ed è un tripudio di colori, ovunque vendono abiti da flamenco e ventagli, nonché prodotti tipicamente arabi; raggiungiamo la Catedral de Santa Maria de la Encarnación, in uno stile misto tra rinascimentale e gotico (lun-sab 10.45-13.30 e 16-20, dom 16-20, 4 euro).

Ci allontaniamo un po’ dal centro per la visita del Convento de San Jéronimo (lun-sab 10-13,30 e 16-19, dom 11-13,30 e 16-19 2,10 €), del XV sec. Credo una delle chiese più belle che io abbia mai visto, interamente coperta da dipinti e affreschi. Ci sorprende un temporale e rimaniamo in attesa che spiova nella sagrestia.

La serata è fresca, ci sono solo 10 °C, niente paragonato alla calura estiva che qui tocca e supera i 40 °C. Così ci facciamo tentare dalla vetrina della Cafetería Lisboa in Plaza Nueva e ceniamo con due cappuccini ben caldi e due fette di torta alle noci… deliziosa (9,40 euro); dopo di che torniamo alla nostra “cantina” per una bella dormita ristoratrice, ma non prima di aver visitato Plaza Nueva, da dove parte una bella passeggiata sul il Río Darro, che porta anche all’Alhambra.

21.05.2012

Una buona colazione da Oh La La in Plaza Nueva con spremuta, croissant e cappuccino (7 euro) e siamo pronti per raggiungere con il bus 31 da Plaza Nueva (1,20 euro), la prima tappa della giornata, cioè il Mirador de San Nicolás, da dove si gode di un’impareggiabile vista sull’Alhambra e sulla Sierra Nevada. Siamo nel cuore dell’Albaicín, un pittoresco quartiere di evidente origine moresca. Breve visita alla Chiesa di San Salvador, nata sulle fondamenta di una moschea e ci godiamo una bella passeggiata tra case adornate con vasi e piatti dipinti e fiori a cascata. Andando verso il Mirador San Cristobal, vediamo la Puerta de lvira (IX sec.) e i resti della Muralla árabe.

Torniamo sempre in bus verso il centro di Granada, ne approfittiamo per visitare il Palazzo Madraza de Granada (Lun-ven: 8-22, gratis), l’Università araba fondata nel lontano 1349. Le pareti riccamente decorate ci stupiscono, ma solo perché non abbiamo ancora visto l’Alhambra. Proprio davanti si trova la Capilla Real, con le tombe di Ferdinando e Isabella (Lun-sab: 10.15-13.30 e 16-19.30h, dom 11-13.30 e 16-19.30 4€).

Ci rechiamo quindi davanti alla cattedrale da dove parte il Bus 30 per l’Alhambra (1,20 euro). Nell’attesa, come davanti a ogni chiesa in Andalusia, veniamo disturbati da delle zingare che ci offrono rosmarino in cambio della lettura della mano, ovviamente a pagamento.

Arrivati all’entrata del sito che da solo vale un viaggio in Andalusia, ci presentiamo come scritto sul biglietto allo sportello (taquilla reservas) e dopo aver verificato un documento, ci viene rilasciato il vero biglietto con riduzione per over 65 anni. Abbiamo prenotato un General Diurna con visita ai Palazzi Nazaridi alle 14.30, ma siamo in anticipo, così ci sediamo su una panchina e ci gustiamo i panini al queso manchego (formaggio), che abbiamo acquistato per 6,60 euro alla Cueva, dove avevamo pranzato il giorno prima. Veramente buoni.

Con il biglietto diurno possiamo entrare dalle 14 alle 20, ma in realtà entreremo già alle 13.45, giusto 10 minuti per raggiungere i palazzi Nazaridi, che sono ben indicati e poi scegliere l’entrata corretta a secondo che siate individuales o grupos.

Dalla piazza delle cisterne, attraversando la Puerta del Vino, si entra all’Alcazaba l’antica fortezza, dove si trova la Torre de la Vela, alta 26 m e da dove si gode di un ottima vista sulla Sierra Nevada e sull’Albaicín; attenzione perché la fortezza si può vedere quando si vuole, ma una sola volta. Al di là della piazza delle cisterne, si trova il palazzo di Carlo V, un grande quadrilatero, con grande patio circolare. All’interno del palazzo ci sono musei e mostre. Accanto al palazzo sorge invece il palazzo dell’Alhambra, la città rossa, iniziata nel XIV sec. considerato l’apice raggiunto dall’arte araba. Chiamati anche Palazzi Nazaridi (dal nome della dinastia che rese grande Granada), sono divisi in tre zone il Mexuar (zona pubblica di amministrazione della giustizia e per assemblee), el Serrallo (il vero palazzo) e l’Harem destinato alle donne, dove si svolgeva la vita privata del sultano. Ognuna di queste zone sbocca nel Cortile dei Mirti con eleganti portici e una vasca centrale. Dal Cortile dei Mirti si raggiunge il cortile dei leoni, la zona più bella, ma che purtroppo è in parte coperta a causa dei restauri in corso. Nonostante questo non è difficile immaginare la grandezza di questo luogo. Le sale sono ricoperte da disegni policromi, da intarsi in stucco finissimi e fittissimi, archi e colonne. Infine, tramite il verdissimo Paseo de los Cipreses, si raggiunge il Generalife, il Giardino degli architetti, con il suo bel parco e il palazzo che riprende la decorazione dei palazzi appena visitati.

Riprendiamo il bus e torniamo in centro, dove facciamo merenda con gelato-yogurt buonissimo da Smöoy in Calle Antonio de Alarcón.

Non ci resta che tornare alla “suite presidenziale”, per fortuna per l’ultima notte.

22.05.2012

Alle 9.00 siamo in auto diretti a Cordoba (circa 340 km , 4 ore), file ininterrotte di ulivi ci accompagnano per tutto il viaggio. Non si vede altro, è veramente impressionante!

Ci sentiamo rinascere quando arriviamo all’Hotel Averroes, C/Campo Madre de Dios 38 (51 euro, più 10 di parcheggio). Veramente un bell’hotel, a circa 15 minuti dal centro, che prende il nome dal filosofo arabo che nacque in questa città. La città ha dato i natali anche a Seneca.

Ci inoltriamo nei vicoli tra le basse case bianche e raggiungiamo Plaza de la Corredera, circondata da portici, dove in passato si svolgevano le corride, una volta attraversata ci ritroviamo davanti al Templo Romano, di cui rimangono solo colonne.

Nello stesso tempo continuiamo a vedere donne con il tipico abito variopinto da flamenco, al momento pensiamo che ci sia una scuola di ballo nelle vicinanze, ma capiremo solo poi che tutte queste persone si stanno recando alla feria, di là dal fiume.

Proseguiamo su calle Marcelo fino alla Plaza de las Tendillas, che è il centro della città, con il suo monumento equestre al gran capitano Gonzalo Fernandez e poco distante vediamo la romanica chiesa di San Miguel.

Proseguiamo seguendo i cartelli verso la Juderia, cioè il quartiere ebraico; un labirinto di viuzze strette con piccole piazze, tra cui le più carine sono a nostro avviso La Calle de la Hoguera, la calle Deanes e la Calle Céspedes, con una moltitudine di negozietti turistici. Da non perdere anche la graziosa Callejón de las Flores, una viuzza pittoresca che porta a quella che dicono essere la piazza più piccola del mondo. Camminando in lungo e in largo, all’improvviso sbuchiamo davanti al palacio Episcopal, di cui visitiamo il cortile che una volta era quello dell’Alcázar.

Alle spalle della cattedrale svetta il Triunfo de San Rafael una colonna che indica l’inizio del Puente Romano a 16 arcate sul Guadalquivir. Esattamente sul lato opposto, segna l’accesso al ponte, la Torre de la Calahorra del XIV sec. Prendiamo quindi il ponte e ci dirigiamo verso la feria. Accanto ci sorpassano a cavallo uomini vestiti come Zorro e donne strizzate in abiti da flamenco. Il piazzale dove è organizzata la feria è talmente grande che è suddiviso in vie. Capannoni dove si beve, suonano e si balla. Gente di ogni età partecipa a questo tripudio di colori. Siamo sotto il sole a picco e con 30 °C e quindi non riusciamo a dire di no a una granita alla fragola; a un baracchino proviamo anche un vino liquoroso, ce ne sono diversi tipi e il mio Moscatel è proprio buono!

Scende la sera e ripercorriamo a ritroso il ponte… la cattedrale illuminata a giorno è proprio affascinante, veramente da non perdere!

23.05.2012

Sperimentiamo una strada alternativa per raggiungere il centro e ci imbattiamo nella Plaza del Potro, descritta anche nel Don Chisciotte, che ha al centro una fontana sovrastata da un potro, un cavallino appunto, che è il simbolo della città.

Acceleriamo il passo perché vogliamo approfittare del fatto che dalle 8 alle 10 alla Mezquita-Catedral si entra gratis (10:00-19:00 € 8). La cattedrale è semplicemente un gioiello. La prima impressione che si ha, è quella di trovarsi nella penombra di un bosco, dove gli alberi sono le colonne dell’originaria moschea, costruita prima del 1000 d.C. L’effetto cromatico è impressionante e spazia dal contrasto tra bianco e rosso delle 856 colonne, alla policromia del Mihrâb Nuevo, riccamente inciso. La parte centrale è invece occupata dalla chiesa cristiana, all’interno della quale si trova la capilla Real, dove riposano i re di Castiglia. All’esterno si trova il patio de los naranjos (aranci), in mezzo ai quali si trova un gioco d’acqua che serviva alla purificazione, secondo il rito mussulmano.

Non lontano dalla cattedrale, da Plaza Campo Santo, si accede all’Alcázar de los Reyes Cristianos (08,30 – 19,30, chiuso lun, 4,50 € o 8,30- 10,30 gratis), fortezza dalle possenti mura, che nascondono un bel giardino con vasche e fontane. Al centro del giardino delle statue rappresentano Ferdinando e Isabella che conferiscono l’incarico a Cristoforo Colombo, di guidare alla conquista le tre caravelle. All’interno sono preservati anche alcuni mosaici.

Ritorniamo nella Judería e visitiamo la Casa dello Zoco, dove salendo le scale si possono vedere artigiani al lavoro secondo le antiche tecniche. Nei pressi si trova una delle più antiche sinagoghe di Spagna, i cui ornamenti seguono lo stile mudéjar (mar 09,30-14,00 15,30-17,30, chiuso lun, gratis per cittadini UE).

Passiamo davanti all’università mentre torniamo all’hotel, dove andremo a recuperare i bagagli prima di metterci in viaggio per Medina Azahara, la Versailles di Cordoba, che si trova a soli 8 km dalla città.

Seguendo le indicazioni del navigatore sull’A-472, arriviamo sotto un sole cocente a quella che veniva chiamata Madinat Al-Zahra. Una costruzione bassa e moderna ospita la biglietteria (entrata gratis, ma non sappiamo perché) e una sala dove viene presentata il filmato della storia del luogo, facendo vedere quali stanze un visitatore avrebbe dovuto attraversare per poter raggiungere il sultano e come queste, di cui rimangono solo rovine, si presentavano in origine. Un bus a 2,10 euro (con sconto over 65 a 1,50 euro) porta poi alle rovine. La posizione è incantevole, sopraelevata rispetto a Cordoba. I resti pesantemente restaurati danno l’idea della magnificenza del luogo, dell’eleganza originaria degli stucchi; il visitatore attraversata la Plaza de Armas e superato il Gran Pórtico doveva trovarsi davanti ad una meraviglia costruita per impressionare il visitatore e sottolineare l’importanza del sultano.

Ci rimettiamo in auto, contenti di aver fatto questa tappa fuori programma, ma vogliamo arrivare prima di cena a Ronda che dista circa 200 km (3 ore). Ancora una volta ci viene ribadito il perché la Spagna sia il primo produttore al mondo di olio d’oliva, infatti per circa tre ore di viaggio non facciamo che vedere ulivi a perdita d’occhio. Tutti in ordinatissimi filari e piantati tra i saliscendi delle montagne andaluse, anche in pendenze impensabili. Solo tra Antequea e Campillos non troviamo ulivi, ma cipolle… ve ne accorgerete dall’odore!

Con booking.com (che non delude mai!) abbiamo prenotato l’Hotel San Francisco, Maria Cabrera, 18-20 (30 euro, 8,50 euro il parcheggio pubblico poco distante), carino, pulito e in posizione strategica per la visita della città. Posiamo le valigie e ci dirigiamo in Plaza del Socorro e ceniamo al bar Simpecado: proviamo qualche specialità, come tapas, gazpacho e coda di toro, quest’ultima è veramente buona, ma il resto lascia un po’ a desiderare (29,40 euro).

Due passi per il centro e torniamo in hotel per un sonno ristoratore.

24.05.2012

Nella centrale e pedonale Carrera Espinel ci fermiamo nell’unico baretto aperto al mattino presto e per pochi euro prendiamo spremuta di arance, cappuccino e croissant. Proseguiamo fino alla Plaza de Toros, costruita nel 1785. Da qui inizia una passeggiata panoramica sulla vallata circostanza. Proseguendo su Virgen de la Paz, arriviamo in Plaza de España e già da qui s’intravede il Puente Nuevo costruito sulla gola del Río Guadalquivir larga 70 metri e profonda 150 metri. La vista sulla gola è veramente impressionante. Superato il ponte ci troviamo nella Ciudad, la città vecchia. In Plaza de la Ciudad, vediamo il Palacio de Mondragon, l’Alcazaba e la chiesa di Santa María la Mayor. Seguendo la nostra mappa arriviamo al Camino de los Molinos, un sentiero che arriva sotto al ponte Nuevo e permette di apprezzarlo in tutta la sua grandezza e di “misurare” la profondità della gola. Percorriamo tutto il sentiero e ci ritroviamo nei pressi dei ponti inferiori, cioè il Puente Viejo e il Puente Romano o Arabe. Poco lontani i Baños Árabes (3 euro, scontato 2), che danno l’idea di come doveva essere questa antica spa, divisa da archi moreschi. Questa cittadina ha conservato un non so che di antico, saranno i lavatoi che si incrociano per strada, le antiche porte che si attraversano, le mura che serpeggiano qua e là…

Riprendiamo Calle del Comandante e torniamo al Puente Nuevo, due passi sulla pedonale Remedios, un ultimo sguardo a Plaza del Socorro e siamo già in hotel per recuperare le valigie, l’auto e dirigerci verso l’ultima grande città andalusa che visiteremo: Siviglia.

Percorriamo la strada dei così detti pueblos blancos e ci fermiamo a diversi Miradores, come quello de Castañares, per apprezzare i paesini di case bianche immersi nel verde; dal Mirador del Genial vediamo in lontananza la bianca Algatocín e dal Mirador del Asalto del Cura scorgiamo a distanza la sagoma della rocca di Gibilterra.

E’ un attimo trasformarsi in Turisti per Caso, siamo in anticipo sulla nostra tabella di marcia e decidiamo per una deviazione. Prendiamo da Casares l’autostrada fino a la Línea (0,90 e 1,85 euro) e arriviamo alle porte di Gibilterra. Davanti a noi The Rock (426 m di altezza), nel mezzo di un mare caraibico. Parcheggiamo in territorio spagnolo e prendiamo un bus a 1,5 £ per andare in centro all’enclave britannica.

Facciamo due passi su Main Street, addobbata per i festeggiamenti per i 60 anni di regno di Elisabeth II e nel mentre decidiamo di prendere la funicolare e salire a Signal Station (9,75 £), da cui si può raggiungere anche la roccia delle scimmie. Appena arrivati in cima, vediamo le prime scimmie che si abbeverano ad una fontana, sono veramente tante, ma si aggirano incuranti dei turisti. La leggenda dice che Gibilterra rimarrà inglese finché ci saranno le scimmie… a Londra dicevano la stessa cosa con i corvi! Davanti a noi vediamo Europe Point, il punto più meridionale di Gibilterra e ci accorgiamo di essere su di una lingua di terra che si protende verso l’Africa: siamo fortunati oggi è proprio una bella giornata e la costa marocchina sembra così vicina.

Torniamo in Spagna con il bus e raggiungiamo Siviglia in autostrada (6.30 euro). Abbiamo deciso di non addentraci in città e così abbiamo approfittato, come in altre occasioni durante questo viaggio, dell’offerta su laterooms.com per una stanza al Gran Hotel Solucar (www.granhotelsolucar.com) Carretera Nacional Sevilla-Huelva, Km 537.5 a Sanlúcar la Mayor, a una ventina di km da Siviglia. L’hotel è bello e le stanze sono pulite e di qualità, l’unica nota di demerito va data ai corridoi, che sono veramente trascurati (85 euro per due notti).

25.05.2012

La fermata del bus M166 è proprio davanti all’hotel e in 40 minuti raggiungiamo Plaza des Armas, dove si trova anche il centro commerciale Antigua Estacion De Córdoba (un bus ogni mezz’ora per 1,50 euro, tranne al sabato che ce n’è uno ogni ora).

Proprio davanti alla stazione dei bus, parte il Paseo Cristóbal Cólon, cioè il lungofiume che percorreremo fino alla Torre de Oro (2 €) sul fiume Guadalquivir, chiamata così perché in origine era ricoperta da azulejos dorati.

Continuiamo sul lungofiume fino al Puente San Telmo. Qui lasciamo il Paseo per raggiungere Il Parque Maria Luisa, ma solo dopo aver scattato qualche foto al Palacio de San Telmo, con il suo grande portale barocco, che è oggi sede dell’Università pontificia.

Il Parco di Maria Luisa, ha all’interno come dei mini salottini verdi, come la Glorieta de la Concha e diversi palazzi, come il Pabellón Mudejar, il pabellón Real o il Palacio de Bellas Artes, che furono costruiti in occasione dell’Esposizione Ibero–Americana del 1929-30. L’attraversata del parco può essere fatta anche in carrozza o risciò, ma noi preferiamo passeggiare nel verde fino a sbucare quasi a sorpresa nell’impressionante Plaza de España, una delle più belle piazze che io abbia mai visto. Un tripudio di maiolica, tanto che a ogni città importante della Spagna è dedicata una specie di altare, con rappresentazione in ceramica di un momento saliente della propria storia. Fontane, colonne, portici, giochi di ponti e guglie rendono questa piazza veramente unica, nonostante sia poco “pubblicizzata”, perché non abbastanza antica.

Prendiamo Avenida de Isabel la Católica e raggiungiamo Plaza de D. Juan de Austria, dove si trova la vecchia Fábrica de tabacos, ora università. Proseguiamo su Calle San Fernando e arriviamo in Plaza del Triunfo, dove da un lato abbiamo i Reales Alcazares (lun-dom 9.30-19, 8,50 e scontato 2 €) e dall’altra la Cattedrale accanto alla quale svetta la Torre della Giralda (lun-sab 11-17,30, dom 14,30-18,30, 8 € / 3 €).

Decidiamo di visitare per prima cosa i Reales Alcazares. Già le prime stanze ci rituffano nel mondo dell’Alhambra e delle sue decorazioni tipicamente arabe. Forse solo la collezione di ventagli ci ricorda che ci troviamo in Spagna, infatti, sembra di essere in uno dei racconti di Sherazade man mano che si passa da una sala all’altra, dal Salón de Embajadores, con i suoi begli ingressi e la cupola, al Patio de las Docellas, con i suoi archi riccamente decorati e ai giardini, divisi in due parti da una parete di finta roccia. Il bianco degli stucchi degli interni contrasta con l’enorme buganvillea e le piante dai fiori viola, che si trovano non solo qui, ma un po’ per tutta la città. Nel prato scorrazzano liberi dei pavoni, che abbiamo la fortuna di vedere fare la ruota. Ma tutto questo non è sufficiente, infatti in un angolo ben nascosto, il sovrano aveva fatto costruire dei bagni per la propria amante, che creano uno strano effetto ottico, di rotondità tra l’acqua e le volte.

Usciti con tutta questa magnificenza negli occhi, entriamo nella Cattedrale gotica più estesa del mondo, che però alle origini (XII sec.) era una moschea, come si può notare nel Patio de Los Naranjos, dove sono ben conservati i giochi d’acqua che servivano per le abluzioni rituali. All’interno invece degni di nota sono un maestoso retablo gotico e il mausoleo che contiene le spoglie del nostro Cristoforo Colombo. All’interno della cattedrale c’è l’accesso alla Torre della Giralda, alta 97 m, che era in origine il minareto della moschea; una volta risalite le 34 rampe (non ci sono scalini perché veniva percorsa a cavallo), si può godere di un bellissimo panorama sull’intera città e distinguere chiaramente monumenti come la Real Maestranza, cioè la Plaza de Toros.

Decidiamo di visitare il Barrio Santa Cruz, ma solo dopo esserci fermati, appena dietro la cattedrale da Patio San Eloy, dove pranziamo con jamon serrano e paella per 25,15 euro. Il quartiere di Santa Cruz, in origine il quartiere ebraico sotto agli arabi, e calle Jacinto sono ora pieni di localini e negozi di souvenirs, che si snocciolano tra le viuzze intricate.

Andando verso il fiume, vediamo da fuori la Plaza de Toros, con la sua facciata barocca bianca e ocra. Attraversiamo il Puente de Isabel II e arriviamo nel quartiere di Triana, quartiere pittoresco che ha dato i natali a famosi toreri e che è abitato anche da molti zingari. Anche qui numerosi localini rifocillano i turisti. Continuiamo la nostra passeggiata con lo scopo di raggiungere la zona dell’Expo92, e così facendo passiamo davanti al Centro Andaluz de Arte contemporaneo. Arriviamo sull’Isola de La Certuja e rimaniamo delusi da come sia stata lasciata andare la zona Expo92 e noi che ci aspettavamo una zona viva come quella dell’Expo98 di Lisbona! L’unica cosa animata sembra essere il parco divertimenti, una sorta di Gardaland in città.

Attraversiamo il Puente de la Barqueta e dopo un tratto di lungofiume, siamo nuovamente alla stazione dei bus, da dove con il nostro M166 torneremo all’hotel (anche la fermata del ritorno è davanti all’hotel).

26.05.2012

Il nostro M166 quest’oggi dato che è sabato e non c’è traffico, ci mette molto meno a raggiungere Siviglia. Direttamente in stazione facciamo colazione con churros, annegati in ottima cioccolata e una salutare spremuta (9.20 euro). Così ricaricati, siamo pronti per raggiungere il Barrio De La Macarena. L’intenzione è di raggiungere il quartiere in bus, ma essendo sabato la frequenza è molto ridotta, quindi lo raggiungiamo e attraversiamo a piedi. A ogni angolo una chiesa con un matrimonio o una comunione, e vedere come gli andalusi si vestono in queste occasioni è certamente molto caratteristico e variopinto.

Con un po’ di difficoltà nell’interpretazione della nostra mappa, raggiungiamo la Casa de Pilatos (9-19, mar 13-17, 8 € con audio guida). Una piccola Alhambra del XVI secolo, capolavoro dell’arte mudéjar. Si dice che questa casa sia stata costruita come copia della casa di Pilato a Gerusalemme. Nel Patio centrale diverse sculture romane di pregio.

Raggiungiamo calle Resolana e da qui prendiamo il bus della linea C4 (1,30 euro) fino a Plaza de Armas. Il caldo inizia a essere insopportabile, ma per fortuna con il bus torniamo in albergo, recuperiamo i nostri bagagli e siamo già in auto diretti in Algarve, in Portogallo, che dista 300 km che percorreremo in circa 3 ore. Durante il tragitto in Portogallo, ci rendiamo conto che ci sono dei punti sulla strada dove dovremmo pagare, ma non sappiamo come, dato che è tutto automatizzato, come se fosse un autovelox, senza alcun sportello. Chiederemo poi come fare in hotel e ci risponderanno che, se non si possiede la macchinetta apposita, il pagamento va fatto tre giorni dopo il passaggio, ma che noi essendo targati Spagna non correvamo rischi di multe, anche perché tre giorni dopo ci sarebbe stato impossibile andare a pagare.

Appena arrivati, rimpiangiamo di non poter passare qualche giorno in più in questo posto, infatti, abbiamo un piccolo appartamento con cucina e salottino, direttamente vista piscina e ci siamo solo noi (Apartamentos Turísticos Marsol, Av. Das Comunidades Portuguesas, Lagos, 94 euro per due notti).

Poco distante un supermercatino, dove prenderemo al reparto gastronomia dell’ottimo baccalao alla nata che una volta riscaldato nel microonde, andrà giù ottimamente con una bottiglia di vinho verde, che in realtà è un vino bianco. Non ci resta che affogare nel vino Porto una fetta di torta al limone, per andare a letto soddisfatti.

27.05.2012

Colazione direttamente in appartamento e poi ci dirigiamo verso Cabo de São Vicente. La costa è alta sul mare e il vento non ci fa rimpiangere la felpa pesante che indossiamo.

Riprendiamo l’auto destinazione Fortaleza de Sagres, un fortino con una poderosa muraglia, direttamente sul mare. La grande piazza ha al centro una rosa dei venti che fungeva anche da meridiana. La visita è facilitata da una passatoia che permette di vedere tutto, passeggiando comodamente, mentre intorno il terreno è dissestato. La vista da quassù è veramente emozionante, grazie anche alla bella giornata che ci permette di vedere la costa in lontananza.

Lasciamo Sagres per Lagos. Siamo obbligati a lasciare l’auto fuori dalle mura, e percorrere a piedi la città, che è un saliscendi di vie, dove le case sono tutte bianche e contrastano con l’azzurro intenso del cielo. Da Praça Do Infante, raggiungiamo il lungo mare, dove diversi barcaioli si offrono per organizzare gite alle vicine grotte, ma noi preferiamo una bella passeggiata addentrandoci anche nelle vie del centro.

Ritorniamo all’auto dopo un paio d’ore; nel bagagliaio dell’auto abbiamo l’occorrente per fare il bagno, in una delle più belle spiagge dell’Algarve, Praia do Dona Ana. Non c’è nessuno che fa il bagno, decidiamo quindi di provare prima la temperatura dell’acqua, ma purtroppo anche per noi è troppo fredda. Ci accontentiamo di una passeggiata sul bagnasciuga, prima di rientrare all’appartamento e fare il bagno in piscina.

28.05.2012

L’anno scorso abbiamo percorso in lungo e in largo il Portogallo, ma non abbiamo avuto il tempo di visitare l’Alagarve, così cerchiamo di riparare in questi pochi giorni che ci separano dal rientro.

Prima tappa della giornata è Albufeira, alta sulle falesie, anch’essa una cittadina tutta bianca con una spiaggia vastissima che si raggiunge con le scale mobili. Belle le vie del centro costellate di localini, da cui esce un profumino invitante, qui neanche a dirlo la fa da padrone il baccalao, che si dice possa essere cucinato in modo diverso ogni giorno dell’anno.

Ci spostiamo a Tavira, saliamo una delle numerose scalinate fino al Castelo de los Mouros, accanto al quale c’è l’Igreja Santa Maria do Castelo, dal portale gotico. Riscendiamo fino a Praça da República e attraversiamo il fiume sul Ponte Romano. Da qui ritorniamo all’auto diretti nuovamente in Spagna.

Riconsegnare l’auto in Portogallo ci sarebbe costato veramente troppo, quindi raggiungiamo il punto più vicino all’Algarve dove riconsegnare l’auto che è Isla Canela, appena al di là del confine col Portogallo.

Abbiamo prenotato presso l’agenzia Apartamentos Solmares in Paseo de Pinillo, 9 (il lungo mare), un appartamento nella via parallela al lungomare (102 euro per due notti in due). Scopriamo però che è un’agenzia e non un “resort”, quindi cerchiamo di far capire all’impiegata che ci hanno causato un problema non specificando che l’indirizzo dato era dell’agenzia per di più in zona pedonale, in quanto abbiamo prenotato una navetta per raggiungere l’aeroporto di Faro. Chiediamo quindi aiuto, ma l’impiegata un po’ svogliata ci continua a dire che non capisce e di tornare il mattino dopo e parlare con la collega.

L’appartamento affittato è veramente bello, pulito e con tutti i confort. All’interno del condominio c’è anche la piscina. Posiamo le valigie e cerchiamo di capire dove si trova l’ufficio di Europcar (c/o Centro Comercial Isla Marina) dato che dobbiamo rendere l’auto il giorno seguente entro le 9,45 h. La ricerca si rivela essere più semplice del previsto. Non lontano dall’agenzia ci sono dei locali e un supermercatino, all’interno di questa sorta d’isola, c’è un bar con connessione Wi-FI, un noleggio biciclette e l’ufficio di Europcar. Entriamo chiediamo informazioni e alla fine decidiamo di riconsegnare l’auto quella sera stessa: incredibile, l’auto non viene neanche controllata.

29.05.2012

Il mattino andiamo come prima cosa in agenzia per sistemare il problema della navetta. L’impiegata capisce subito il problema causato e con una semplice telefonata comunica il nuovo indirizzo all’agenzia della navetta (Viajes Alameda S.A, blackhole@viajesalameda).

Noleggiamo una bici da www.bikeluz.com e su loro consiglio facciamo il percorso all’interno delle ex saline, ora più simili a paludi e poi una bella pedalata verso Ayamonte. Superiamo la Torre Almenara de Canela e con una bella ciclabile arriviamo ad Ayamonte, attraversiamo le vie del centro e da lontano vediamo il ponte che collega Spagna e Portogallo, che abbiamo percorso proprio il giorno precedente. Al di là del canale vediamo un bel giardino, in realtà all’interno c’è lo zoo, che ospita tigri, leoni, zebre, orsi, scimmie, etc. in condizioni direi pessime, vista la condizione del pelo delle povere bestie in gabbia.

Riprendiamo la nostra strada e arriviamo a Isla Canela, perché in realtà il nostro appartamento si trova a Punta del Moral, nella zona Vip.

Andiamo a riportare le bici e ci concediamo qualche ora di spiaggia, ci tuffiamo in mare, ma è veramente troppo freddo e in spiaggia non si riesce a stare, perché il vento solleva la sabbia.

Torniamo all’appartamento, un bagno in piscina, una doccia e andiamo in uno dei ristoranti del centro, dove mangeremo una paella discreta a un prezzo onesto.

30.05.2012

Alle 8 ci passa a prendere la navetta per l’aeroporto di Faro (59.50 euro)

Per poter partire da Faro, abbiamo deciso di fare scalo a Londra – Gatwick, ma l’aereo è in ritardo di due ore per problemi in Inghilterra, così non partiremo più alle 11,30 (arrivo previsto alle 14,15). Arriviamo a Londra Gatwick e viene annunciato un ulteriore ritardo sulla nostra coincidenza per Milano Malpensa (arrivo previsto ore 21,15). Quindi decidiamo di andare a mangiare qualcosa, poiché nell’incertezza della comunicazione del ritardo a Faro, non c’eravamo azzardati ad allontanarci dai monitor. Mentre stiamo pranzando, annunciano la chiusura del gate del nostro volo, che 5 minuti prima non era neanche aperto! Non vi dico la corsa per raggiungere l’aereo che pensavamo perso. Al gate invece l’imbarco non era ancora stato aperto… per fortuna!

Siamo quindi poi arrivati con un leggero ritardo a Milano, ma nonostante la cantina di Granada e la corsa in aeroporto, è stata proprio una bella vacanza da raccontare, proprio come fece Washington Irving nei suoi “Racconti dell’Alhambra”.

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Ronda, il ponte nuovo

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Siviglia, Casa de Pilatos

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Siviglia, Piazza di Spagna

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Toledo, l'Alcazar

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Cordoba, Mezquita Catedral

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La feria di Cordoba - gli uomini

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Lagos, Praia do Dona Ana.

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Granada, l'Alhambra

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Granada, l'Alhambra 2

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