Promenade tra fari, maree, camelie e dolci colline

Normandia, Bretagna ed un pizzico di Provenza Km: 4000 Un viaggio meraviglioso tra posti incantevoli e paesaggi sempre mutevoli. Il tutto girato in auto partendo dall’Italia e con un costo, a parere nostro, economico se si considera che nei 1.150 euro spesi a persona sono inclusi tutti gli alberghi, i pasti giornalieri, gasolio, pedaggi...
Scritto da: FerMon
promenade tra fari, maree, camelie e dolci colline
Partenza il: 12/08/2007
Ritorno il: 25/08/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Normandia, Bretagna ed un pizzico di Provenza Km: 4000 Un viaggio meraviglioso tra posti incantevoli e paesaggi sempre mutevoli. Il tutto girato in auto partendo dall’Italia e con un costo, a parere nostro, economico se si considera che nei 1.150 euro spesi a persona sono inclusi tutti gli alberghi, i pasti giornalieri, gasolio, pedaggi autostradali e qualche “sfizio”. Consigli utili: tenete presente che la sera in Francia oltre le ore 22:00 cenare è quasi un impresa eroica se si escludono le solite catene internazionali, dove presenti. L’ideale, per non incappare in problemi, è cenare intorno alle ore 20:00 – 20:30. Ma iniziamo con il racconto: 1° giorno (Domenica): Partiamo Monica ed io la mattina presto da Milano; ci attendono 10 ore di viaggio per raggiungere Martainville – Epreville, un paesino della Normandia poco distante da Rouen dove ci attende il bed & breakfast di Madame e Monsieur Aucreterre. Abbiamo scelto di soggiornare per due giorni qui dopo aver letto di loro in uno dei racconti di viaggio pubblicati su turisti per caso. Arriviamo in serata giusto in tempo per fare una corsa all’unico ristorante rimasto ancora aperto nel paese vicino e poi di corsa a dormire, la stanchezza è tanta.

2° giorno: la mattina si presenta freddina ma con un po’ di sole; durante la colazione conosciamo due famiglie italiane giunte in questo delizioso bed and breakfast alla stessa maniera nostra. La colazione è una gioia di colori, ogni giorno la tavola viene apparecchiata con un colore diverso, e sapori genuini grazie alle crostate e biscotti di madame Aucreterre e coppa di macedonia. Partiamo quindi alla volta di Giverny: un piccolo paese a metà strada tra Rouen e Parigi dove Monet costruì il giardino che poi ritrasse nei suoi dipinti più famosi. Il paese è carino e ricco di fiori ai balconi e lungo la strada, ma la delusione è tanta quando scopriamo che di lunedì il giardino è chiuso al pubblico (ricordatevelo). Nel primo pomeriggio ci dirigiamo a Rouen: la città dove fu imprigionata e bruciata Giovanna D’Arco. Il centro storico colpisce subito per le sue case in legno e dai colori pastello, caratteristici della zona, e ci sentiamo, finalmente, in vacanza.

3° giorno: decidiamo di rinunciare ad una tappa del programma giornaliero per tornare a Giverny e visitare il museo giardino di Monet. La casa e la prima parte del giardino non ci colpiscono più di tanto ma una volta superato il sottopassaggio della superstrada che divide il luogo in due parti, la nostra opinione cambia completamente. Il giardino orientale è bellissimo con il suo salice piangente, il laghetto con le ninfee e la sua atmosfera; insomma una marea di fotografie in grado di fare impallidire, per numero, la stessa collezione di Monet. Il nostro viaggio riprende, quindi, in direzione della costa, meta: Etretat. Il paese è reso famoso dalle sue alte e bianche scogliere da cui si distaccano due faraglioni. Il panorama è veramente bello, reso ancora più suggestivo dal contrasto tra la pioggia che ci avvolge e i raggi di sole che compaiono tra le nubi all’orizzonte. Scopriamo anche che qui visse, tra gli altri, Maurice Leblanc l’inventore del famoso ladro gentiluomo Arsenio Lupin, le cui avventure furono ambientate proprio in questa località. La casa dello scrittore è visitabile ma sinceramente decidiamo di lasciare perdere. In tardo pomeriggio ripartiamo alla volta di Caen e del nostro albergo. Lungo il tragitto attraversiamo il ponte della Normandia, nell’estuario della Senna, tappa obbligatoria per chiunque si sposti in macchina da quelle parti, costo del pedaggio (solo andata) 5.00 euro.

Della originale Caen è rimasto poco e niente in quanto per ¾ distrutta dai bombardamenti durante la II Guerra Mondiale; ciò che si vede oggi è per lo più ricostruito.

L’albergo dove soggiorniamo non è niente di speciale se non perché si trova al centro della città. Volendo per 2 euro in più potete scegliere un albergo della catena Etap, anch’esso centrale. Noi abbiamo soggiornato due volte, durante il viaggio, in questi alberghi e ci sentiamo di consigliarla caldamente per l’ottimo rapporto qualità – prezzo.

4°giorno: sfruttiamo la colazione in un bar per un rapido giro della città, se volete c’è il castello ed il museo dedicato allo sbarco alleato ma noi abbia preferito tralasciare perchè di sapore molto turistico. Partiamo quindi alla volta di Arromanches, prima tappa della giornata dedicata proprio allo sbarco alleato. Qui si trovano ancora i resti del capolavoro ingegneristico che è stato il porto militare costruito, lungo la baia, per consentire lo sbarco di truppe e mezzi alleati. Anche qui c’è un museo in cui sono esposti cimeli di guerra; ve ne sono diversi lungo il litorale ma da noi tutti evitati in quanto molto meno interessanti del “museo” all’aperto. Infatti sopra la collina vicino la città sono ancora presenti casematte, bunker tedeschi e pannelli con illustrazioni dello sbarco. Dopo un fugace pranzo a base di “croque – monsieur” con vista mare ci dirigiamo a Lounges Sur Mer. Il promontorio è noto perché ancora oggi è possibile “ammirare” i cannoni della contraerea tedesca. Siamo ormai completamente immersi nell’atmosfera che rievoca l’estate del 1944, tanto da rischiare di non riuscire a visitare il cimitero americano ad Omaha beach. Infatti il cimitero, durante il periodo estivo, chiude alle 18:00 (d’inverno alle 17:00) e non bisogna dimenticare che il traffico lungo questa costa è intenso a causa di noi turisti e delle feste di paese. Fortunatamente arriviamo mezz’ora prima della chiusura e sin da subito stabiliamo che è il posto più commovente visitato quel giorno. File ordinate di croci bianche ci appaiono sulla collina a ridosso della spiaggia che ha visto il più alto numero di sacrifici umani.

Facciamo anche un salto alla spiaggia, una distesa chilometrica di sabbia dove ci rilassiamo un attimo mettendo i piedi in ammollo: poco commemorativo! La sera soggiorniamo all’Etap di Countaces, un paese delizioso dell’entroterra normanno con una imponente cattedrale ed un piccolo orto botanico visitabili gratuitamente fino alle ore 23:30. La cena si risolve con Gallette e crepes in uno dei soli due ristoranti rimasti ancora aperti alle 21:00.

5° giorno Rifocillati da una ricca colazione presso l’albergo, in grado di farci dimenticare anche l’acquazzone che ci attende, partiamo alla volta di una delle più attese tappe del viaggio: Mont Saint Michel. Arriviamo alle 9:30 al parcheggio giusto in tempo per assistere al rapido gioco dell’alta marea che avvolge il borgo. Vi consigliamo di muovervi molto presto sia per assistere allo spettacolo naturale e sia perché dopo le 10:00 la fila di auto lungo la strada per Mont Saint Michel è immane. Un’ottima idea per organizzarvi meglio la visita è consultare il sito ufficiale di Mont Saint Michel dove sono riportati gli orari giornalieri dell’alta e bassa marea.

All’interno della cittadina decidiamo di seguire il consiglio della nostra guida (saggia decisione) e percorriamo le mura fino alla cattedrale; in questo modo aggiriamo la fiumana di persone che già affolla i vicoli e ci godiamo il panorama sulla baia e sullo scoglio di Tobelaine. Giunti in cima al monte visitiamo l’abbazia muniti solo della nostra fedele guida e lasciando perdere la visita guidata, anche se consigliata da molti per il trasporto nella descrizione del luogo.

Alla fine lasciamo Mont Saint Michel pienamente soddisfatti, il fascino del posto e delle maree rende questo luogo veramente magico. All’ora di pranzo giungiamo a Saint Malò dove ci attende finalmente un tiepido sole. L’antica città è veramente bella con i maestosi palazzi degli antichi armatori difesi dalla cinta muraria, eretta dall’architetto Vauban (ne sentirete parlare spesso in Bretagna). Il panorama dalla porta Saint Pierre è veramente mozzafiato con tutte le piccole isole che circondano la baia. Due di queste di giorno, grazie alla bassa marea, sono raggiungibili a piedi proprio dalla porta Saint Pierre. In particolare su una di queste, Grand Bè, troverete (per chi è interessato) la tomba dello scrittore Chateaubriaund. Nel tardo pomeriggio ripartiamo per la nostra ultima tappa giornaliera: Dinan, un piccolo e grazioso borgo medievale. L’alberghetto (Hotel Les Grandes Tours) in cui pernottiamo è nel centro della città vecchia e, per un breve periodo di tempo, vi soggiornò lo scrittore Victor Hugo in compagnia di Juliette Drouet. La sera passeggiamo per il delizioso centro storico; Dinan è sicuramente la meta ideale per un meritato riposo dopo l’intensa giornata.

6° giorno: Il primo centro che visitiamo è Treguier. Nonostante la guida ne elogi la bellezza non possiamo dire di esserne rimasti particolarmente colpiti; in ogni caso se avete tempo e voglia fateci un salto. Proseguiamo alla volta di Perros Guirec ma giunti al porto le delusione è tanta: la cittadina non è altro che una località di villeggiatura come tante sul mare; quello che vi consigliamo vivamente è il sentiero che conduce alla spiaggia di Ploumanach. Quest’ultima si rivela uno dei posti più affascinanti della Bretagna. La caratteristica principale sono gli enormi massi di granito a cui il vento ha donato le forme più strane, a voi il divertimento di ricercare quelle più particolari oltre alla classica tartaruga. Al tramonto lasciamo questo posto con dispiacere perché a quest’ora del giorno il sole risalta ancora di più il rosso della scogliera. La sera pernottiamo a Brest, e qua ci sentiamo di consigliarvi un ristorantino nei pressi delle halles (i mercati) la cui cucina si basa quasi esclusivamente sulla patata (“Amour de Pomme de Terre”). Oltre ad un ottima e simpatica cucina l’ambiente piccolo offre l’opportunità di conoscere gente e fare amicizia come è capitato anche a noi.

7° giorno: La scelta di Brest è conseguenza dell’unica tappa programmata per questa giornata: Ile d’Ouessant. L’isola è situata vicino la costa del Finistere, zona del nord ovest della Bretagna, ed è uno dei luoghi più difficili da raggiungere perché in funzione del tempo che troverete. L’isola è per lo più selvaggia (sono solo 5 le persone che l’abitano) e deve la sua fama, oltre che alla natura incontaminata, alla presenza di due fari tra i più fotografati e potenti al mondo. Per nostra sfortuna, giunti la mattina presto a Le Conquet (porto d’imbarco per l’isola), la pioggia, il vento e il parere della gente del posto ci fanno rinunciare alla tappa (in realtà dal Finistere fino in Provenza vento e pioggia non ci hanno mai abbandonato). Un consiglio: la maggior parte dei siti e delle guide vi diranno di prenotare con molto anticipo il traghetto per l’isola, ma sappiate che se la corsa viene sospesa a causa del maltempo non è previsto il rimborso del biglietto (costo intorno ai 25 euro a persona), quindi se siete in pochi pensateci bene. Decidiamo di ripiegare percorrendo la via dei fari: un itinerario, non proprio ben segnalato, che porta alla scoperta dei numerosi fari disseminati lungo questo tratto di costa aspra e pericolosa fino al porto di Brest. Vi conviene (se interessati) chiedere la piantina dell’itinerario presso un qualsiasi ufficio del turismo della zona. Il luogo più carino che abbiamo visitato è sicuramente Pointe De Saint – Mathieu. Il promontorio è caratterizzato da antichi resti di una chiesa abbaziale dalle cui rovine si innalzano il grande faro bianco con bande rosse (visitabile, costo 5.00 a persona) e la postazione meteorologica. Da qui parte un sentiero lungo la scogliera che volendo porta fino a Brest, a 25 km di distanza. Ne Percorriamo 10 km tra andata e ritorno, e ci sentiamo di consigliarlo a tutti perché semplice e piacevole. Prima di tornare in albergo raggiungiamo l’ultimo faro della giornata: Minou. È possibile ammirarlo solo dalla scogliera a cui è collegato mediante un ponte ma per noi è uno dei più belli della zona.

8° giorno: Ile d’Ouessant rimane ancora un boccone amaro ma ormai è andata così e quindi via verso Quimper. Sorpresa: la cittadina è veramente deliziosa e decidiamo di restarvi fino al primo pomeriggio percorrendo gl’incantevoli vicoletti del centro. Partiamo quindi per Concarneau; centro costiero famoso per la sua graziosa “città murata” eretta all’interno della baia. Al nostro arrivo scopriamo, con grande gioia, che è in atto una popolare festa locale:il festival des filets bleus (delle reti azzurre). La festa si svolge alla penultima domenica di agosto di ogni anno ed è dedicata a tutti i pescatori morti nei vari secoli. Attualmente il festival è un allegra e coreografica sfilata in abiti tradizionali bretoni, cornamuse, balli locali, reti di pescatori appesi alle facciate delle case antiche, immense tavole nella piazza principale dove mangiare tutti insieme e fuochi d’artificio in chiusura di serata.

Insomma un tuffo nelle tradizioni del luogo trascinati anche dalla simpatia di questo popolo sempre molto socievole e disponibile.

9° giorno: Ci svegliamo con la solita pioggia in sordina. La prima tappa è Carnac, sede del più grande raggruppamento di megaliti presente in Europa. Con la cartina del posto, stranamente in italiano, presa all’ufficio informazioni, percorriamo a piedi ben 4,5 km sotto una pioggia costante; al termine del percorso ci sentiamo tanto stupidi vedendo la gente spostarsi in auto di parcheggio in parcheggio per ammirare i siti più importanti. Raggiunta la macchina s’impone un rapido quanto gradito cambio di abiti. Ironia della sorte: lasciamo Carnac che spunta il sole. Ci dirigiamo a Vannes per un thé caldo ed una crepe eccezionale che ci riscalda e rinfranca. La città è carina ma niente che non sia ormai già visto. Nel tardo pomeriggio raggiungiamo Quiberon, alla strema punta del Morbihan. La strada che porta al paese è una sottile lingua di terra circondata da mare e spiagge bianche. Ci aspettiamo caos e traffico ma, sarà perché siamo a fine stagione estiva, la nostra è una tranquilla passeggiata in auto mentre il sole tramonta all’orizzonte. Giungiamo con gli ultimi scampoli di luce al nostro albergo: una piccola villetta vicino al centro con poche stanze ed una simpatica Madame ad accoglierci. La sera ceniamo in uno dei ristoranti più carini lungo la spiaggia ma, nonostante le apparenze ed un menu allettante, non possiamo alla fine che esprimere un voto di sufficienza.

10° giorno Quiberon è solo una sosta strategica per raggiungere l’altra isola del nostro programma: Belle Ile; l’isola di Monet e da molti considerata la Capri francese. Questa volta il tempo è più clemente e ci imbarchiamo con una debole giornata di sole; anche qui vale lo stesso discorso sui traghetti per ile d’Ouessant (il costo del biglietto tra andata e ritorno è circa 26 euro a persona).

Una volta sbarcati sull’isola decidiamo di darci alla pazza gioia e noleggiamo uno scooter per poter girare tutta l’isola (19 km di estensione). Il prezzo (35,00 euro mezza giornata) varia di 1 o 2 euro tra i diversi noleggiatori quindi a voi la scelta; l’alternativa più economica è sicuramente la bicicletta (eistono molti sentieri costieri che possono essere percorsi solo a piedi o in bici). Il tratto di costa a nord ovest è sinceramente il più bello: rocce scure su cui si infrangono onde minacciose, ed un piccolo faro come vedetta.

A partire dal pomeriggio la pioggia rovina la visita sull’isola, ma ormai ci siamo abituati. Rientriamo comunque contenti perché l’isola merita la sua fama. Attenzione: il castello a Le Palais (il porto principale dell’isola) è visitabile solo a pagamento.

11° giorno Partiamo sapendo di lasciare indietro almeno il vento perché la meta è Josselin: un delizioso e tranquillo borgo medievale dell’entroterra bretone, difeso da un castello che costituisce parte della cinta muraria al cui esterno scorre un fiume… preparate la macchina fotografica. Presso l’ufficio del turismo (vicino il castello) è disponibile un piccolo plico gratuito contente i vari itinerari tematici che si possono fare intorno al centro. Inoltre lungo le strade principali sono raffigurate piccole orme che portano alle botteghe artigianali del posto. Josselin è anche il punto di partenza per il regno di Morgana e mago Merlino, ovvero la foresta di Paimpont (altro non è che i resti della più antica foresta d’Europa). Il viale alberato che porta al cuore della foresta, la cittadina di Paimpont, già ispira fiabe e leggende. Quest’ultimo paese è un ottimo punto di partenza per visitare la zona; da qui infatti partono i vari sentieri, sia a piedi che in auto, per le principali mete turistiche: la tomba di mago merlino, la fontana della giovinezza, il castello di Viviana ecc. Procuratevi all’ufficio del turismo di Paimpont la mappa ma lasciate perdere il fascicolo che vi proporranno perché a pagamento e con informazioni che trovate su qualsiasi guida.

La camminata più carina è quella che porta alla fontana della giovinezza: un sentiero tra felci e alberi secolari. Non aspettatevi chissà che dalle varie fontane e tombe, è solo per gli amanti del genere letterario, godetevi invece la foresta con i suoi percorsi.

La notte la trascorriamo in un albergo del centro storico di Rennes, una delle città più grandi della Bretagna dove finalmente la vita giovanile si sente e si vede. Unico problema è la difficoltà nel parcheggiare l’auto, una vera impresa a qualsiasi ora della giornata nonostante si paghi. La sera ceniamo in un delizioso ristorantino, il “Café Breton” in una stradina vicino la piazza del mercato, che stabiliamo essere il migliore del viaggio per i suoi piatti delicati ed originali e la giovialità del personale. Un bellissimo modo di terminare il nostro viaggio in Bretagna. 12° giorno Ci attendono 10 ore di viaggio per raggiungere Lacoste in Provenza; non poche ma alla fine un caldo e bellissimo sole al tramonto ci rianima dopo le tante piogge dei giorni passati. Il bed and breakfast scelto è stupendo e, ovviamente immerso tra i campi di lavanda. La tappa è d’obbligo per riposare un attimo e goderci gli ultimi scampoli di vacanza.

13° giorno Dopo una bellissima colazione con prodotti casalinghi nel patio della villa ci dirigiamo alle gole del Verdon. Altri 500 km tra andata e ritorno. Lo so siamo folli ma ne vale proprio la pena; le gole formano un bellissimo gran canyon tra i più grandi d’Europa. Il lago al margine delle gole è il più grande della Francia e forse anche il più battuto visto l’affluenza di gente lungo le sponde. Rinunciamo a noleggiare la canoa visto il traffico di battelli, canoe e pedalò che si crea all’ingresso del canyon e ci dirigiamo nel tardo pomeriggio a Gordes, paese definito tra i più belli della Francia, a voi l’ardua sentenza; di certo il riflesso del sole al tramonto sulla facciata delle case trucca un poco le carte. Prima di cenare visitiamo Roussillon uno dei più carini paesi della zona perché eretto su una caratteristica montagna color ocra; esiste proprio un “sentiero dell’ocra” da percorrere per chi è interessato. Alla sera rientriamo a Lacoste; fate attenzione qui i ristoranti chiudono molto presto e l’accoglienza è soggetta all’umore del padrone.

14° giorno Prima di lasciare la Francia facciamo un rapido giro ad Avignone con la promessa di tornarci con più calma. Ormai il viaggio è concluso e ci attende solo la strada per Milano.



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