Bretagna con passione

Giro completo della penisola bretone partendo dalla capitale Rennes fino a Mont Saint Michel. Un itinerario auto-costruito nella selvaggia, magica, bellissima Bretagna
Scritto da: Verandrea
bretagna con passione
Partenza il: 31/07/2011
Ritorno il: 17/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Questo viaggio è tanto che lo sogniamo e da un paio d’anni abbiamo cominciato a leggere, informarci e prepararlo. Abbiamo deciso per un viaggio in macchina, costruendo il nostro itinerario con dei punti fermi ma anche con ampi spazi di manovra, cercando alberghi fuori dai circuiti di massa, che ci ispirassero per l’atmosfera, e che abbiamo prenotato con un po’ di anticipo.

Il periodo precedente la partenza è stato davvero difficile e noi abbiamo veramente bisogno di staccare la spina.

Lasciamo Treviso a metà mattinata d’un afoso 31 luglio, con un sole velato e 25° appiccicosi. Siamo diretti al traforo del Frejus, che oltrepassiamo senza problemi. Rapido pernottamento nei pressi di Bourg en Bresse e via verso Chenonceau (1 agosto), uno dei più conosciuti castelli della Loira. La campagna francese è bellissima, dolce e curata, ma sempre uguale, tanto che sembra non finire mai; tantissimi campi di girasoli, quasi altrettanti gli autovelox.

A metà pomeriggio arriviamo a Chenonceau, dove troviamo un mare di gente.

Il castello è davvero notevole, ma riuscire a visitarlo con quella calca è veramente problematico: approfondiamo l’essenziale poi, sfiniti da folla e caldo, scappiamo all’esterno dove ci addentriamo nei giardini creati dalle due dame che hanno dominato il castello, Caterina de Medici e Diana di Poitiers: sono bellissimi. Non osiamo immaginare quanto devono essere splendidi in primavera.

Riprendiamo il bel viale alberato che ci riporta alla macchina e raggiungiamo Tours, città universitaria carina e dinamica, dove dopo rapida visita e lauta cena, pernottiamo.

Il 2 agosto pioviggina e siamo scesi a 15°. Oggi la prima meta è la capitale bretone, Rennes, che è proprio bella con il Parlamento, le case a graticcio, gli sdrai per prendere il sole nell’ampia piazza principale. Pranziamo con una “galette” (crêpe doppia, dolce o salata) e prendiamo dei buonissimi “macarons” (piccole meringhe farcite di crema a vari gusti), nonché le onnipresenti caramelle al mou (fantastiche quelle al burro salato).

Bretagna però per noi vuol dire oceano, che ormai ci sta chiamando, quindi lasciamo Rennes diretti verso la costa Sud. A metà pomeriggio arriviamo a Quiberon, una lunga penisola percorsa praticamente da una sola strada che troviamo intasata in entrambi i sensi di marcia da auto-biciclette-passeggini-pedoni-pullman-camper in una baraonda totale. Quando finalmente raggiungiamo l’albergo che abbiamo prenotato – è a Port Maria, proprio in punta alla penisola – ci danno una stanza ariosa e assolutamente naif: non c’è un elemento dell’arredamento che abbia un senso con gli altri, la carta da parati è improponibile e le tende ci fanno a pugni, e c’è una finestra molto grande che dà proprio sul porto: è una camera fantastica! Il nome dell’albergo poi è garanzia di quel che cercavamo: l’Hotel de l’Ocean. Facciamo due passi lungo la Grande Plage e poi ceniamo sulla terrazza quasi in spiaggia di un piacevole ristorante. Rientrando ci fermiamo a dare un’occhiata a una delle principali “conserverie” di sardine di Quiberon: acquisti per domani.

Aria fresca, profumo di mare, i fari all’orizzonte… finalmente Bretagna !

3 agosto

Ci svegliamo di buonora, apriamo la nostra superlativa finestra e vediamo … niente: tutto è avvolto da una bella nebbia fitta. Il meteo però promette bel tempo quindi ci fidiamo e prendiamo il traghetto per Belle Ile, una delle nostre mete/mito. Prima però ci riforniamo di una baguette “tradition” e di prosciutto cotto (che qui servono “a bistecche” e con la cotenna). Arrivando a Les Palais la nebbia svanisce lasciandoci un cielo azzurrissimo e terso: non potevamo sperare in una giornata migliore. Noleggiamo uno scooter e via di corsa verso Les Poulains (la punta Ovest). La temperatura è salita a 24/25° ma c’è una fresca brezza che ci accarezza: si sta benissimo. Tra le strida dei gabbiani ci incamminiamo sul sentiero che porta al faro e alla punta. Facciamo il giro di questo grande scoglio, respiriamo e scattiamo foto con paio di pulcinella di mare che ci girano intorno. Poi ci sediamo su uno dei prati che digradano verso il mare e ci mangiamo il nostro panozzo in compagnia di un paio di gabbiani cui gettiamo la cotenna (che gradiscono assai).Che spettacolo !

Finiamo il giro e proseguiamo verso Plage de Donnant, ma c’è troppo sole, troppa gente e la marea è bassissima, quindi restiamo poco per andare a vedere Les Aiguilles de Port Cotton, dei faraglioni di roccia nera davvero suggestivi. Il vento s’è fatto più teso, il tempo è passato e … ci siamo presi una sonora scottatura, quindi dirigiamo lo scooter verso il traghetto.

Una volta rientrati ci rinfreschiamo e poi facciamo due passi sul lungomare verso Chateau de Turpault. Adocchiamo un ristorantino adiacente una pescheria e scopriamo che sono la stessa proprietà: in pescheria scegliamo dalla vasca un Homard Breton (astice blu) che poi ci servono nel ristorantino. E ma che libidine !

Dopo cena facciamo ancora due passi verso la Cote Sauvage e … a nanna felici.

4 agosto

Piove. Sveglia morbida, colazione, panificio. Proviamo la Kuign-Amann, un dolce bretone con una quantità esagerata di burro: portentoso. Vediamo i traghetti uscire dal porto verso Belle Ile … mamma come ballano! Che fortuna esserci andati ieri!

Visitiamo Vannes, che è davvero carina malgrado la pioggia a scrosci. Ci imbattiamo nella strepitosa Fromagerie de Kerouzine, con una vastissima varietà di formaggi presentati benissimo: ci tocca trattenerci e acquistiamo solo il pranzo. Passaggio veloce a Locmariaquer, che con pioggia e bassa marea non dice granché, e rientro a Port Maria passando per la Cote Sauvage, la costa Ovest, quasi disabitata e maggiormente esposta al vento e alle mareggiate. La spiaggia è ampissima e con la sabbia compatta, c’è la bassa marea e un gran vento … giornata ideale per i “car a voile”, dei tricicli a vela che scorrazzano spinti dal vento. Ma anche per aquiloni e “kite skateboarder”, degli skateboard con delle ruotone trascinati da una specie di parapendio. Passeggiamo, raccogliamo qualche conchiglia e facciamo un po’ di foto prima di andare a cena. Luce magica. Grande atmosfera.

Il giorno dopo lasciamo Quiberon in direzione di Quimper, dove dormiremo. Per strada ci fermiamo presso un suggestivo “allineamento” (Alignement de Kerzerho) di menhir: ieri avevamo provato a visitare Carnac, ma l’intensa pioggia ci aveva fatto desistere. Proseguiamo per Port Louis, dove visitiamo la Cittadella ed il Museo della Marina, interessante soprattutto nella sezione dedicata ai salvataggi in mare. La cittadella ricorda le fortezze salgariane assaltate dal bucanieri dell’Olonese e del Corsaro Nero. Saltiamo la moderna Lorient e andiamo a Pont Aven, famosa per i pittori che qui si incontravano, dando vita ad una corrente stilistica. La cittadina è decisamente carina: molti fiori, una moltitudine di canali che l’attraversano, i mulini e le chiuse… davvero dolce. Di contro una quantità opprimente di gente che fa shopping nei moltissimi negozi. Strepitoso, un po’ appartato, quello di un modellista navale che fa dei capolavori.

Arriviamo a Quimper guidati dalle torri della sua cattedrale. Cena a base di crepes e digestivo in piazza al cospetto della cattedrale che, sapientemente illuminata dall’interno, esibisce le sue vetrate istoriate. Sembra quasi un disegno.

Dulcis in fundo, un trio jazz fa da colonna sonora. Che bello … ma che freschetto !

6 agosto

Ci dirigiamo verso la Pointe de Penmarc’h e il Pays Bigouden (il Bigouden sarebbe quel cuffione cilindrico dei vestiti tradizionali femminili). Pioggia costante, più o meno intensa ma senza tregua. La temperatura, contrariamente al solito, non si schioda dai 14° iniziali. Con il brutto tempo la giornata si sveglia pigramente, e il faro di Eckmuhl è ancora chiuso. Poco male perché tra pioggia e nebbia non avremmo visto granché. Conosciamo un vecchietto di origini italiane che gestisce un micro “musée de Sauvetage” (museo del salvataggio). Lui è in pantaloncini e maglietta mentre noi siamo tutti intabarrati: che fisico!

Nei dintorni visitiamo la cappella “La Madeleine”, davvero coccola e tranquilla, poi la più quotata “Notre Dame de Tronoen”; a noi però è piaciuta di più la prima.

Pranzo in macchina con pollo arrosto e crocchette di patate e poi via verso Pointe du Raz.

Ci arriviamo sotto una pioggia finissima e inesorabile, talmente fitta che ci sembra d’essere direttamente nelle nubi. Fino alla punta sono 800 m a piedi che percorriamo in numerosissima compagnia (e meno male che piove e c’è il parcheggio quasi vuoto). Arriviamo alla punta per scoprire che il faro de “La Vieille” si intravede a stento e per brevissimi momenti tra i piovaschi e la nebbia. Quando succede, è un’apparizione. Provo a fare qualche foto senza grandi speranze e poi torniamo alla macchina dove arriviamo inzuppati e parecchio infreddoliti. Rientriamo a Quimper e andiamo a cena in un promettente locale “eno-lounge”. Tutto bene, ma si conferma che, con tutto il rispetto per la ristorazione francese, gli italiani lavorano molto meglio.

Quando il giorno dopo usciamo dall’albergo ci accoglie un bel sole con degli scenografici nuvoloni ed un bel fresco: siamo a 10°. Ci siamo mossi presto per visitare Locronan prima che arrivino i pullman di turisti. Arriviamo che ancora non c’è nessuno e … entriamo in un’altra epoca. Non a caso qui hanno girato molti film in costume, tra cui “Tess” di Polanski. Il paese è bellissimo, l’aria è frizzante e ci sono ortensie in fiore ovunque. La luce è fantastica. Bella la chiesa di Saint Ronan con accompagnamento di canti gregoriani, ma anche le case in pietra fanno la loro parte. Proprio bella Locronan.

Usciamo dal paese e ci dirigiamo verso la penisola di Crozon. Prima però saliamo sulla collina di Menez-Hom: è un mammellone coperto di eriche viola e gialle in piena fioritura. C’è un vento fresco e bello teso, le nuvole si rincorrono velocissime e sembrano sostenute dalle colonne di pioggia che si vedono qui e là. Il sole appare e scompare tra una nuvola e l’altra, cambiando continuamente la luce ed evidenziando di volta in volta particolari diversi. Panorama fantastico in ogni direzione. Da non perdere.

Scendiamo a Landevennec dove facciamo due passi; è un paesino con una dolcissima chiesa in riva al mare attorniata da un cimitero tutt’altro che malinconico. Qui c’è anche l’Abazia di Saint-Guenolé, la più antica di Bretagna, dove tra l’altro si possono comprare delle goduriose gelatine di frutta.

Poi andiamo alla Pointe de Pen-Hir: il panorama è grandioso. Vento, nuvole, sole, mare, onde che si infrangono sugli scogli, odore di salso, i richiami dei gabbiani, le eriche, le vele al largo. Magnifico.

Al rientro a Quimper facciamo in tempo a visitare la cattedrale di Saint Corentin con le sue bellissime vetrate istoriate: abbiamo poco tempo perché stasera chiude prima per una particolare funzione religiosa, ma la troviamo proprio bella.

8 agosto

Ancora sole, la temperatura è tornata sui 15° consueti. Lasciamo Quimper in direzione di Le Conquet, in Armorica. Nel mezzo andiamo a vedere il ponte abitato di Landernau (che non merita la deviazione), il calvario di Plougastel Daoulas e la penisola omonima, considerata il “giardino di Brest”. A Brest visitiamo il Museo della Marina che ha sede nel castello e poi ci dirigiamo alla vera meta della giornata: l’Oceanopolis, uno dei principali acquari europei.

Considerato però che ci vogliono 3 ore per la visita e la coda non promette niente di buono, facciamo i biglietti per domattina e ci dirigiamo al porto dove credo d’aver visto una cosa interessante che effettivamente troviamo: l’Abeille Bourbon, il minore di due rimorchiatori oceanici che operano in Bretagna. Un’incredibile sensazione di potenza. Lavorarci deve essere entusiasmante e terrificante allo stesso tempo.

Peniamo non poco per uscire da Brest, e arriviamo a Le Conquet nel tardo pomeriggio. A quest’ora il traffico per l’Ile d’Ouessant è finito e il paese è tornato alla tranquillità. Ci è subito simpatico. L’albergo poi è semplicemente strepitoso: piccolo, tranquillo, molto semplice ma curato con amore. Accoglienza ed atmosfera rilassate e serene. Non è proprio a buon mercato, ma merita. Per la cena ci consigliano una taverna al vecchio porto dove sono davvero gentili e dove mangiamo del gran pesce ad un prezzo onesto. A metà cena vien giù un mezzo diluvio che dura 10 minuti e si lascia dietro una luce del tramonto ardente e un arcobaleno mai visto: vicinissimo e incredibilmente intenso. Le foto non gli renderanno giustizia.

Il giorno dopo sul presto torniamo a Brest per visitare l’Oceanopolis. E’ una piacevole giornata di sole. Grazie ai biglietti comprati il giorno prima entriamo direttamente senza code. L’acquario è notevole. E’ diviso in tre padiglioni: l’ambiente “polare” è davvero bello, e foche e pinguini la fan da padrone; quello “tropicale” è sicuramente il più spettacolare: pesci e coralli dai colori sgargianti, squali, una fantastica tartaruga; l’ultima parte è dedicata al “temperato”, che poi è quello relativo all’ambiente Bretone ed anche il meno appariscente (forse era meglio visitarlo per primo). La visita vale certamente il biglietto, e ce la siamo goduta al meglio: se fossimo arrivati un’ora dopo ci saremmo ritrovati intruppati nella ressa.

Passiamo a visitare Pointe St. Mathieu con il suo faro e le rovine dell’abazia. Atmosfera affascinante. La posizione è su falesie piuttosto alte, quindi con bel panorama e oggi c’è molto vento e ancora sole. La luce è caldissima. Anche qui c’è parecchia gente, ma se ne stanno andando, quindi ci godiamo una rilassata passeggiata sul sentiero in cima alla falesia.

Rientriamo a Le Conquet: aperitivo, micro-shopping e poi cena al porto. Stasera ci siamo organizzati per tempo e dopocena ci facciamo una passeggiata fino alla Pointe du Kermorvan, da dove al tramonto si vede una moltitudine di fari accendersi uno dopo l’altro: il primo è proprio Kermorvan davanti a noi, poi St. Mathieu, Pierres Noires, Pointe du Raz, Pointe du Van, Presq’ile de Crozon, Ile Molaine, Ile d’Ouessant (tre fari tra cui “La Jument”), e poi verso destra i fari dell’Iroise che non conosciamo. Una nitida luna a tre quarti completa la scenografia. Struggente. Meno male che ho portato il cavalletto per la macchina fotografica.

Sulle 22,30 filiamo in albergo per il freddo: saranno forse neanche 10°. Infreddoliti e felici.

10 agosto

Ancora sole. Lasciamo un pezzetto di cuore a Le Conquet e ci dirigiamo verso Morlaix.

Lungo il percorso ci fermiamo a Plouguerneau a vedere il faro dell’Ile Vierge, poi a Keremma con le sue dune di sabbia. Verso ora di pranzo siamo a Plougasnou (bello il mercato coperto) dove mangiamo delle fragole strepitose: mai mangiate così buone. Poi via verso Roscoff, dove c’è un sacco di gente. Visitiamo Notre Dame de Kroatz-Batz (proprio carina), facciamo due passi in giro per il paese e poi proseguiamo verso Morlaix.

Visita veloce della cittadina e cena a base di “Moules e frites” (cozze e patate fritte), che con le crepes è uno dei piatti tipici bretoni.

Realizziamo che nei giorni scorsi abbiamo incontrato pochissimi italiani, e ce ne rendiamo conto perché qui invece sono tantissimi. Da adesso in poi, per tutta la costa Nord della Bretagna, sarà così.

11 agosto

La finestra di bel tempo sembra richiusa. Oggi è nuvoloso, ma non troppo freddo: cominciamo ad abituarci ai 15/16° usuali.

Andiamo a Perros-Guirec per vedere la costa di granito rosa. Il tempo non promette niente di buono. Mentre passeggiamo lungo il “Sentiero dei doganieri”, tra enormi massi di granito rosa dalle forme bizzarre, parte uno scroscio di quelli seri. Ma ormai siamo organizzati: l’abbiamo visto arrivare e abbiamo sfoderato le nostre contromosse. Una volta passato il temporale la luce è ancor più intensa e risalta tantissimo il rosa del granito. La conformazione delle rocce è davvero particolare e prende forme allegoriche tra le quali spiccano una lucertola, il “Cappello di Harry Potter” (quello che decideva la squadra), la testa di un dinosauro… divertente.

Nel pomeriggio visitiamo la suggestiva foresta di Huelgoat, con i suoi massi erratici, la pietra “tremolante” (un enorme masso che si muove, basta trovare il punto giusto), la grotta del diavolo. La leggenda colloca qui Re Artù , Merlino e la mitica Durlindana. La pervicace pioggerellina che da stamattina non ci ha mollato un minuto rende l’atmosfera ancor più magica.

Ormai è tardi e i locali qui sono tutti chiusi, quindi torniamo a Morlaix per una meritata cena.

12 agosto

Cominciamo la giornata con un’escursione al Sillon de Talbert, una lunga penisola di sabbia e sassi che si protende nel mare per qualche chilometro. Qui si raccolgono le alghe per l’industria cosmetica. Ci inoltriamo camminando in questo paesaggio lunare. Il mare è parecchio distante perché come sempre c’è bassa marea. Dopo un po’ vediamo sparire i roccioni e il faro a poche centinaia di metri sulla nostra sinistra: sembra nebbia ma in realtà è la solita pioggerellina fitta e insistente. Facciamo appena in tempo a coprirci che ci siamo dentro. Proseguiamo la passeggiata anche quando siamo ormai belli bagnati, raccogliendo qui e là dei magnifici sassi e chiacchierando a lungo: sarà che avevamo bisogno di chiarirci un po’ e che spesso i ricordi sono legati più all’atmosfera interiore che alle condizioni contingenti, ma questa “lavata” sarà uno dei ricordi più cari della Bretagna. Arrivati quasi alla fine della penisola, visto che il panorama non si apre, cominciamo il ritorno. Ovviamente, dopo poco la pioggia smette e per quando arriviamo alla macchina, grazie al vento siamo pure asciutti. Mentre ci pappiamo una gran baguette con del Pont l’Eveque (fantastico formaggio) seduti sugli scogli … esce il sole.

Rientrando visitiamo Paimpol, l’Abazia di Beauport e le falesie di Plouha (le più alte di Bretagna).

In questa zona vediamo una gran quantità di magnifiche ortensie e di case fiorite e curatissime.

13 agosto

Meta della mattinata è Sables d’Or Les Pins, la località turistica creata dai fratelli Peugeot all’inizio del secolo scorso. Grazie al tempo inclemente la spiaggia è quasi deserta e ancor più suggestiva: è ampia, profonda e degrada dolcemente verso il mare; la sabbia è fine e liscia come un tavolo da biliardo, e ci mette tantissima voglia di correre e respirare a pieni polmoni. Malgrado la temperatura passeggiamo un po’ a piedi nudi sul bagnasciuga, guardando gli uccelli che si tuffano a pescare dei piccoli pesci a pochi metri da noi. Bellissima spiaggia.

Procedendo per strade secondarie verso Saint-Cast Le Guildo ci imbattiamo in un produttore “fermier” (artigianale) di sidro, e ovviamente ne compriamo qualche bottiglia: sappiamo già che, tra souvenir e autoconsumo, una volta a casa finirà assai presto. Che buono !

Anche Saint-Cast ha una spiaggia davvero bella, che forse apprezzeremmo meno se fosse piena di gente. Visto che continua a piovere, il problema non si pone. Infatti in spiaggia ci sono solo gli irriducibili della vela, mentre gli altri sono tutti in giro a fare shopping e nei vari locali. Ci ripariamo anche noi in una pasticceria dove ci sorbiamo una gran cioccolata calda (che panna !) con un “Castin”, ossia un dolce con esterno di meringa e interno con due gusti di crema separati da uno strato di marzapane … mamma mia !

La sensazione che ci hanno lasciato Saint-Cast e Sable d’Or è molto simile: se i luoghi hanno una memoria, e secondo noi in qualche modo è così, qui è rimasta l’influenza di quella della Belle Epoque. Si respira un’atmosfera serena, gioiosa, rilassata. Molto piacevole.

Ci dirigiamo verso Pointe Saint-Cast nella speranza di riuscire a visitare Fort La Latte, ma appena ci fermiamo in parcheggio viene giù l’iradiddio di pioggia. Per oggi onestamente ne abbiamo abbastanza di acqua, quindi giriamo la macchina e andiamo a Dinan, verso il nostro prossimo albergo. Il nostro ospite si rivela un simpatico vecchietto bohemién, e l’albergo gli somiglia decisamente. Ci assegna una camera al terzo piano, niente ascensore, e la scala sembra quella di una vecchia torre medievale: faticoso ma divertente. Dietro un tripudio di tende multicolori in voile la camera ha una piacevole vista sui tetti di Dinan.

Ci sistemiamo e dopo un po’ usciamo sotto la pioggia a fare due passi. Ceniamo velocemente in un ristorantino strapieno di gente (come tutti gli altri, d’altronde) dopodiché, ancora sotto la pioggia, cerchiamo un locale dove sogniamo di bere un tea caldo. Il sogno si rivela irrealizzabile, quindi ripieghiamo su un whisky in un pub e poi ci rifugiamo infreddoliti sotto le coperte.

La vigilia di ferragosto ci vede a Dinard, la località della Belle Epoque resa famosa dagli impressionisti che ne hanno ritratto la vita di spiaggia con le tende a righe azzurre sullo sfondo. Qui hanno girato anche una parte de “Gli Uccelli” di Hitchcock, la cui statua spicca in bella posizione all’ingresso della spiaggia.

Carina ma… ci sembra un po’ spocchiosa: ci sono piaciute di più Saint-Cast e Sable d’Or.

Un breve piovasco e poi la pioggia ci molla, finalmente.

Dall’altra parte del golfo vediamo Saint-Malo, ed è li che ci stiamo dirigendo. La troviamo invasa da una quantità impressionante di gente. Code, traffico, parcheggi tutti occupati. Chiediamo a un signore con la baguette sotto il braccio che ci dice di metterci in coda su un Park qualsiasi ed aspettare che si liberino posti finché riusciamo ad entrare. Gli chiediamo se è sempre così. Ci guarda come fossimo marziani e ci dice “Eh, bien … C’est Malò, eh?!”

Alla fine entriamo in città che sostanzialmente è una lunga coda di gente in entrata ed in uscita. Ci infiliamo subito su per la scala che porta ai bastioni, dove c’è un po’ meno ressa. Dall’alto vediamo la fiumana di gente, gli artisti di strada che attirano i turisti, le insegne colorate dei vari ristoranti, i negozi… tutto un po’ troppo “commerciale” per i nostri gusti.

Ma noi siamo sulle mura, e qui c’è un bel panorama: di fronte a noi rivediamo Dinard e il golfo è parecchio trafficato; il cielo è scurissimo e molto mosso, ma laggiù sembra si stia aprendo e c’è molta luce. Verso la fine dei bastioni la situazione è un po’ più tranquilla, e riusciamo a goderci i gabbiani che giocano con il vento, il panorama, la luce. Sotto i bastioni c’è un ragazzo che suona la chitarra molto bene e ci fa da accompagnamento musicale. Bello.

Stanchi di tutta questa calca lasciamo Malò per andare a Cancale. Prendiamo la più panoramica strada costiera e deviamo verso Pointe du Grouin. Il cielo effettivamente si sta aprendo e promette un po’ di sole. Prendiamo un basso sentiero lungo il promontorio, sul lato che da sui Rocher de Cancale, un lungo scoglio multicolore.

Il mare è calmissimo, la luce è fantastica, c’è un piacevole venticello. E poi dietro il Rocher spunta Mont St. Michel… che apparizione!

Facciamo un po’ di foto e, mentre stiamo per venire via, noto un movimento in mare a pochi metri dalla costa… delfini ! Un piccolo branco con un paio di cuccioli sta passando sotto costa. Scatto foto a raffica e li seguiamo con lo sguardo mentre si allontanano verso il largo. Un’emozione grandissima.

Ora però s’è fatto tardi e decidiamo di lasciare Cancale per domani.

Rientrati a Dinan scendiamo tutta Rue de Jerzual fino al porto (proprio bella) e gironzoliamo un po’ per la città facendo qualche acquisto di strepitose e divertenti terracotte. Un paio di bière blanche breton e poi via a far la doccia che stasera si cena a “La mère Pourcel”, un’istituzione di Dinan situata in uno degli edifici più antichi della città. La sala da pranzo è decisamente suggestiva e non c’è un particolare fuori posto: potrebbero girarci un film in costume in qualsiasi momento. Questa non sarà la cena migliore in terra di Bretagna, né la più a buon mercato, ma si sa che in certi posti si pagano anche fama e location. Va bene così.

15 agosto

Ferragosto ci accoglie con un bel sole. Ci muoviamo abbastanza presto in direzione di St. Suliac e il Mont Garrot … che è talmente alto (73 m, Lonely Planet prometteva un bel panorama) che non lo troviamo.

Allora andiamo a vedere una “malouinière” originale (tipica casa dell’alta borghesia di St. Malo) … che però è diventata un albergo. Una risata e via verso Cancale, anche se ci sembra un po’ prestino. Arriviamo che non c’è quasi nessuno, parcheggiamo e cominciamo a passeggiare. Meno male che siamo arrivati presto: dopo un’ora il paese è completamente bloccato dalle auto che cercano parcheggio !

Facciamo due passi sul lungomare, diamo un’occhiata a qualche localino, compriamo un paio di souvenir, e finalmente siamo sul molo, ai piedi del quale ci sono 7/8 pittoresche e colorate bancarelle di venditrici di ostriche: l’aspetto della mercanzia è davvero notevole e il prezzo non è neanche paragonabile alle cifre che si trovano in Italia. Qui si possono comprare a portar via oppure te le aprono a dozzina: ma a occhio la seconda proposta è quella più praticata… sotto il molo c’è una spiaggetta fatta di gusci di ostrica!

Contrariamente alla marea che a quest’ora è quasi al minimo, l’onda di marea della gente continua ad aumentare fino a diventare quasi opprimente. Decidiamo di tornare ad uno dei locali visti prima dove ci facciamo aprire un po’ di ostriche (deliziose malgrado non sia la stagione migliore) e due bei piatti di moules (cozze) che sono di gran lunga le più buone mai mangiate: scopriamo che sono le “Buchlots”, uniche cozze ad avere l’AOC (appellation d’origine controlée: la nostra Doc). In fianco a noi una simpaticissima coppia di vecchietti (lui sembra il fratello di Asterix) ci consiglia, ci spiega, ci mostra… gentili, dolci, affiatatissimi. Che belli!

Anticipiamo l’arrivo al nostro ultimo albergo bretone (a Pontorson) dove scarichiamo i bagagli e ci prepariamo come si deve per l’ultima visita delle nostre vacanze: Le Mont !

Ebbene si, abbiamo fatto il giro della Bretagna in senso orario proprio per lasciarci per ultima la visita a Mont St. Michel. Ci arriviamo verso le 18,00 quando la massa principale di gente ormai sta sfollando verso i pullman: malgrado questo facciamo fatica a procedere lungo l’unica via che risale il monte, pressati dalla corrente principale che sta scendendo. Dio mio, chissà com’era qualche ora fa ! Il percorso verso l’Abazia non è particolarmente degno di nota: carino, ma capillarmente stipato di locali e negozi acchiappa-turisti. Quasi non c’è un metro libero. Facciamo i biglietti e dopo una mezzoretta di attesa comincia il giro: se abbiamo calcolato bene i tempi ci becchiamo lo spettacolo di luci e suoni, e dovremmo arrivare in cima all’abazia con l’inizio della marea montante. Bingo ! Procediamo di sala in sala e di musica in musica, infatti nelle stanze principali ci sono giovani musicisti che suonano incantevoli musiche con violoncello, arpa, flauto traverso, viola, organo … dove non ci sono musicisti ci sono installazioni di giochi di luce ed ombre.

Una struggente colonna sonora, un’atmosfera fatata.

Dopo varie meraviglie, tra cui ci colpiscono le grandi ruote a trazione umana (avete presente i criceti?) che azionavano l’enorme montacarichi, arriviamo sulla terrazza sommitale. Il panorama è bellissimo: sulla destra la costa Normanna e all’orizzonte (oltre la Manica) la Cornovaglia, più vicino le Isole del Canale e la baia di Mont. St. Michel che per ora è quasi in secca. Dietro di noi la campagna francese verso l’entroterra e due mongolfiere si stanno alzando. La fantastica luce dell’imbrunire si riflette sulle grigie pietre dell’abazia, facendo splendere l’oro dei pinnacoli e risaltare l’ardesia dei tetti e l’arancione dei licheni. Sotto di noi tutto Le Mont, con le sabbie grigie, i rivoli creati dall’acqua, le persone che ancora passeggiano scalze nella baia. Scatto un po’ di foto.

Sono circa le 20,00 quando gli altoparlanti cominciamo a diffondere nell’aria una musica dolcissima che non saprei definire. La marea comincia a crescere. Vediamo le piatte dune della baia scomparire pian piano. L’acqua gradualmente prende velocità fino a creare davvero una piccola onda di marea che dà una sensazione di grande potenza. La cosa che ci stupisce di più è il rumore: è cresciuto pian piano fino a coprire qualsiasi altro suono. Una via di mezzo tra un rombo ed un fruscio, che cresce finché l’acqua non imbocca il canale che porta verso l’entroterra. Allora si placa, lasciando riemergere la musica di sottofondo, ma lasciandoci anche un senso di vuoto, di compiuto.

Mamma mia, che atmosfera ! Valeva la pena di finire con Le Mont!

Ridiscendiamo e ci infiliamo in uno dei tanti “Terrasse Poulard”, dove assaggiamo una delle tanto decantate omelette che, visto il costo, tutto sommato non valeva la pena. Dalla terrazza però vediamo sorgere una luna piena “vicinissima” che fora le nubi per prendere il suo posto in cielo.

Amen.

16 agosto

Il nostro rientro comincia con un bel giorno di sole passando per Vitré, che secondo tutte le guide se la gioca con Dinan come borgo meglio conservato di Francia: onestamente non ci colpisce eccessivamente e gran parte del Castello è in restauro. C’è da dire però che dopo Le Mont sbiadisce qualsiasi cosa, e noi ormai siamo in atmosfera di ritorno. Quindi lasciamo stare altre visite cui non renderemmo il giusto merito e semplicemente ci avviamo verso casa.

Che dire… una lunga vacanza, desiderata, risparmiata, pensata e costruita in prima persona.

Di questo viaggio quel che ci resta è il blu del mare; il nero delle rocce; il fucsia e il giallo delle eriche; tutte le infinite sfumature delle ortensie; le nuvole, le nuvole, le nuvole; Les Poulains e i panini mangiati sui suoi prati in compagnia dei gabbiani; i delfini di Pointe de Grouin; le magnifiche e struggenti spiagge; il rumore e il profumo del mare; il vento; la marea montante di Le Mont; la luce di St. Malò; la camera de l’Hotel de l’Ocean; l’Hotel La Vinotière, il tramonto e l’arcobaleno di Le Conquet, dove avremmo voluto passare un po’ più di tempo.

Che spettacolo! Ci torniamo?

Guarda la gallery
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Chateau de Chenonceau

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Locronan

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Menez-Hom

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Rocher de Cancale e Mont St. Michel

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Notturna su Mont St. Michel

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Arcobaleno a Le Conquet

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Imbrunire a Le Conquet

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Direzioni

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Case bretoni



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