Penisola Sorrentina e Costiera Amalfitana

Erano anni che avevamo in programma un viaggio in questa parte d’Italia e finalmente l’abbiamo realizzato... tra il golfo di Napoli e quello di Salerno
Scritto da: curiosona
penisola sorrentina e costiera amalfitana
Partenza il: 09/09/2011
Ritorno il: 19/09/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Io e mio marito, da vecchi viaggiatori, abbiamo deciso di arrivarci in auto spezzando il viaggio in due per comodità (partenza Milano e sosta a Orbetello). Per inciso Orbetello merita una visita per la sua laguna di levante e di ponente tagliata a metà dalla diga che la collega al Monte Argentario. La diga non è altro che una strada a due sensi di marcia, la pista ciclabile e quella pedonale. L’ambiente è intatto, ricco di volatili e la macchia mediterranea fa cornice alla pineta. Un bel mulino è situato nella laguna davanti a Orbetello. Dal paese con una bella passeggiata sulla diga arriviamo alla spiaggia della Feniglia con sabbia fine e alti pini che la lambiscono. Ci concediamo un bel bagno ristoratore. Su questa spiaggia si racconta che Caravaggio fu ritrovato in fin di vita in circostanze misteriose.

La mattina successiva proseguiamo la nostra discesa al sud, direzione Napoli, uscita a Castellammare di Stabia verso Vico Equense, Meta, Piano di Sorrento e Sant’Agnello. Si arriva quindi a Sorrento, capoluogo e centro più importante della Penisola, che visiteremo in seguito. Inutile dire che tutti questi borghi appaiono molto pittoreschi e andrebbero visitati, ma noi siamo diretti al nostro albergo a Marina del Cantone, paesino defilato accanto a Punta Campanella, dove le navi romane e greche attendevano condizioni meteo favorevoli per proseguire i loro viaggi.

A Marina del Cantone termina la strada in una pittoresca piazzetta dove troviamo il nostro albergo. Ci sembra un miraggio dopo tanti tornanti, curve e controcurve. La fascia costiera percorsa fin qui è lunga una ventina di km tra agrumeti, vigneti e scorci mozzafiato, ma è impegnativa per chi guida.

Depositati i bagagli in camera gironzoliamo per il borgo. Molti ristorantini e bar si affacciano sulla baia e sulla spiaggia, in parte attrezzata con ombrelloni e lettini e in parte libera. Molte piccole imbarcazioni sono ancorate al largo e da un molo partono le gite in barca. In lontananza si scorgono due scogli Li Galli che si specchiano nel Golfo di Salerno. Omero racconta che le Sirene abitavano queste coste e incantavano i marinai di passaggio. Ulisse però resistette al loro richiamo e loro si precipitarono in mare dove furono trasformate nei due scogli.

Il giorno successivo abbiamo in programma un percorso trekking attraverso la collina per raggiungere la baia di Jeranto, racchiusa tra Punta Campanella e Punta Penna. Questo itinerario parte da Nerano, dove una piastrella di ceramica fornisce le informazioni agli escursionisti, e si arrampica sul Monte San Costanzo, serpeggia tra uliveti e macchia mediterranea e scende al mare. Si incontrano alberi di limoni, carrubi, fichi d’india e succosi fichi che inondano l’aria di profumi. E’ un percorso da percorrere con scarpe da tennis perché inizia in piano ma poi si inerpica in un sentiero sterrato, talora con sassi, scalini in parte interrotti e dislivelli da affrontare con attenzione. Si vede che il sentiero una volta era frequentato specialmente da chi coltivava la campagna e ora è utilizzato da pochi turisti sportivi.

Gli scorci sono incantevoli e ci fermiamo spesso per ammirare il panorama e scattare fotografie. I Monti Lattari circondano le colline e il blu del mare chiude il prezioso scrigno. Dopo circa mezzora si arriva alla baia di Jeranto. Nell’area sono visibili i resti di una vecchia cava attualmente di proprietà del Fai che ne garantisce la tutela e l’ingresso al pubblico. L’addetta Fai ci racconta che nel 1991 fu realizzato il progetto Tolomeo che organizzò circa 100 km di percorsi su questo territorio. Purtroppo gli abitanti locali non amano camminare e preferiscono spostarsi in barca per arrivare nelle spiagge. Per questo motivo andrebbero ripristinati i percorsi perché effettivamente trascurati.

Punta Campanella è vicinissima all’isola di Capri (5 km circa). La costa sul versante di Napoli è più dolce, mentre appare selvaggia e inaccessibile su quello di Salerno.

Il promontorio degrada verso la costa alta e calcarea con ampi terrazzamenti coltivati sostenuti da caratteristici muretti a secco; ginestre, mirto, rosmarino e valeriana punteggiano le pareti rocciose. Lo sguardo spazia sul mare dalle incredibili tonalità azzurro/verde e piccoli borghi sono incastonati sulla costa alta.

Ci godiamo il resto della giornata sulla spiaggia sottostante con l’acqua così trasparente da non credere. Oggi è domenica e molte famigliole trascorrono la giornata al mare. Sono stati catapultati qui con la barca e soltanto noi e un gruppo di inglesi siamo giunti a piedi.

All’ora della merenda vediamo arrivare un barcone con il frigo ricco di gelati e bibite. Non c’è che dire il commercio da queste parti non ha confini! C’è anche un servizio di noleggio canoe per ispezionare la zona ricca di grotte e anfratti.

Il giorno successivo abbiamo in programma la gita a Ravello in auto passando per Sant’Agata, Positano e Amalfi.

Dalla Penisola Sorrentina entriamo nella famosa Costiera Amalfitana: la strada è intagliata nella roccia dei Monti Lattari, mentre la costa frastagliata, ricca di baie e spiagge minuscole, si tuffa nel mare blu cobalto. Ci fermiamo in ogni punto panoramico per ammirare gli scorci e per scattare foto. Da questa prospettiva tutto è più spettacolare. Le auto/bus dei turisti fanno la stessa cosa: si rallenta, si accosta, ci si ferma dove si può anche se lo spazio è scarso e si gusta strabiliati il panorama. E’ un grande palcoscenico della natura che qui si è particolarmente divertita ad esagerare. In alcune gole o anfratti della montagna “cascate” di case bianche sembrano essere state gettate da un gigante buono in vena di scherzi: così appaiono Positano, che si estende dalla cima delle montagne sino al mare, Praiano deliziosa e patrimonio dell’Unesco, Furore a ridosso della montagna, Amalfi storica Repubblica Marinara incastonata tra monti e mare, tutte circondate da vigne, giardini, chiese e muretti a secco.

Poiché nel pacchetto in albergo abbiamo due gite in barca a Capri e a Positano/Amalfi visiteremo queste località via mare.

Arrivati ad Amalfi si prende la deviazione per Ravello a 5 km nell’interno. La strada si presenta stretta, come un senso unico, con circolazione alternata comandata da un semaforo ma dopo qualche km si allarga inaspettatamente. Malgrado ciò su queste strade circolano grandi autobus turistici e bus di linea standard.

Fortunatamente riusciamo a parcheggiare dietro l’Auditorium appena costruito in un posto con strisce bianche e quindi gratuito. (Altrove il parcheggio costa Euro 5/h).

A piedi, dopo una galleria, si arriva direttamente sulla graziosa Piazza del Vescovado dove si affacciano il Duomo, Villa Rufolo e numerosi localini e negozietti di souvenir.

Decidiamo di visitare subito Villa Rufolo del XIII sec. realizzata dall’omonima famiglia.

Questa villa era talmente vasta che si dice avesse più stanze che i giorni dell’anno. Poi il tempo e l’incuria lasciarono il segno e ora è stata in parte recuperata a cura della Fondazione Ravello. Nei secoli questo complesso di architettura araba, sicula e normanna si arricchì di linee più pesanti come il chiostro e i giardini ottocenteschi. Ogni anno viene appositamente costruito un palco proteso nel vuoto sul giardino superiore per ospitare il Ravello Festival molto seguito e spesso vengono allestite mostre di arte nei locali della villa.

Il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali occupa oggi uno spazio all’interno della Torre Maggiore alta 30 metri su tre piani a testimonianza della potenza dei Rufolo che potevano spaziare dai monti al mare. Esisteva pure l’area destinata alle cure termali, il bagno turco, il teatro e la cappella coi fregi. Notevole il belvedere che si affaccia sul meraviglioso panorama spesso riportato sulle cartoline di Ravello col “famoso” pino marittimo sulla destra. Personaggi come Boccaccio, Wagner, Lawrence, Jackie Kennedy (sovente a Ravello) e H. Clinton furono affascinati da questa villa.

All’uscita ci rifocilliamo con un’ottima caprese seguita da un gustoso gelato.

Nel frattempo vediamo una coppia di novelli sposi giapponesi arrivare dal Duomo e fermarsi per farsi fotografare sorridenti e felici. Molte coppie straniere vengono a sposarsi in questa località amena. Dopo la piacevole sosta gironzoliamo per i vicoli di Ravello ricchi di negozietti di souvenir, per lo più ceramiche tipiche locali, bar e ristoranti.

Ci dirigiamo verso l’altra famosa villa: Villa Cimbrone. Percorriamo viuzze strette e scalinate che si snodano in discesa, passiamo davanti alla Chiesa di S. Francesco e relativo chiostro e alla fine della stradina arriviamo alla Villa che è situata in un parco secolare di circa 6 ettari. In epoca romana era un vasto podere, poi divenne villa patrizia (XI sec.) e appartenne a famiglie nobili. Il terreno fertile, la posizione dominante e le ampie aree coltivabili la resero unica rispetto al territorio ravellese. Alla fine dell’800 era in uno stato di abbandono quando un viaggiatore inglese, Lord Grimthorpe, la comprò nel 1904 giunto a Ravello per guarire da una grave forma di depressione per la perdita dell’amatissima moglie. I giardini vennero concepiti secondo i canoni inglesi aggiungendo fontane, tempietti e statue. Famoso è il Terrazzo dell’Infinito, uno splendido balcone naturale adorno di una serie di busti marmorei settecenteschi, che è veramente qualcosa di indescrivibile. La vista spazia tutt’intorno fin giù sul mare scintillate di questa Costa d’Amalfi coi suoi limoneti e le sue casette abbarbicate; storditi da tante bellezza, il tempo qui non ci appartiene. Le ceneri di Lord G. furono inumate per suo desiderio alla base del piedistallo del tempio di Bacco. Il consiglio è di perdersi nella visita di questi giardini e ripensare con gratitudine a questo signore inglese che ci ha lasciato una gran bella eredità.

Lasciamo Ravello con un pizzico di nostalgia. E’ un luogo che non si può dimenticare e non so se i suoi abitanti sono coscienti di essere circondati da tanta bellezza.

Il giorno successivo andiamo a piedi alla scoperta di un’altra spiaggetta: Baia Recommone.

E’ un sentiero nascosto alla fine del nostro borgo, dietro al Ristorante Maria Grazia posto davanti alla Chiesina che apre una volta l’anno in occasione della processione via mare della Madonna. Ovviamente ora non è visitabile, ma ci dicono sia graziosa. Qui le processioni sono molto seguite per via dei marinai che andavano per mare rischiando la vita. Il percorso “alta via dei Monti Lattari” è abbastanza in piano e attraversa il colle San Antonio sino a scendere dopo una ventina di minuti alla Baia Recommone.

Deliziosa spiaggia con una casa di pescatori che noleggiano ombrelloni, e il Ristorante dei Sogni che si estende sul promontorio di fronte agli scogli Li Galli, l’anticipazione dei Faraglioni di Capri. La spiaggia di Recommone è lambita da un mare limpidissimo e verso l’ora di pranzo arrivano in barca alcuni ospiti del ristorante. Ci fermiamo anche noi tutto il giorno a crogiolarci al sole e a immergerci nelle acque trasparenti in compagnia di un gabbiano che vive qui.

La nostra prima gita in barca è diretta ad Amalfi e Positano. E’ sicuramente il modo migliore per visitare questi paesi ed evitare ore in auto su strade trafficate e l’angoscia del parcheggio.

La cooperativa S. Antonio, che accoglie i passeggeri sul molo di Marina del Cantone, opera da una ventina di anni nel settore ed è molto efficiente.

C’è un marinaio “cicerone” che illustra le bellezze della costa mentre si naviga lentamente, il barcone rallenta vicino alle grotte (visitiamo la Grotta Smeraldo dalle acque verdi smeraldo appunto), ci mostra la villa di Sophia Loren, l’isolotto Isca della famiglia De Filippo (gli attori) e gira intorno agli scogli Li Galli, dove Nureyev si costruì la villa (oggi di proprietà di un ristoratore di Salerno).

Sbarchiamo ad Amalfi per la prima sosta. Il porto pullula di natanti, i parcheggi, ricavati dove possibile, sono pieni di bus turistici e il lido è già affollato. Attraversiamo la Porta della Marina per entrare nell’antica Repubblica Marinara. Arriviamo nella Piazza Duomo dove il famoso monumento svetta in cima a una lunga scalinata.

Dopo le foto di rito saliamo gli antichi scalini del Duomo e ci troviamo nell’atrio dove ammiriamo le porte di bronzo, decorate in stile bizantino, portate da Costantinopoli in dono da Pantaleone, potente nobile amalfitano, nel 1060.

Vale la pena di visitare questo complesso monumentale (ingresso Euro 3) testimone di un passato glorioso che comprende il Chiostro Paradiso, antico cimitero dei nobili amalfitani; la Basilica del Crocifisso, dove ha sede il Museo coi preziosi tesori del Duomo; la Cripta di S. Andrea, il cuore di Amalfi perché qui si conserva il corpo di Sant’Andrea e la sontuosa Cattedrale barocca. Questo complesso è veramente un gioiello: la fede, la storia e l’arte si fondono in tanta bellezza che suscita un moto di orgoglio nell’essere italiani.

Amalfi ha una via pedonale principale con tanti bar, gelaterie, pasticcerie, hotel e negozi che vendono prodotti locali alimentari e souvenir. Sui lati si dipartono scale che portano alle case più in alto o passaggi che sfociano in altrettante piazzette pittoresche. Conviene perdersi e gironzolare qua e là godendosi il folclore locale. Malgrado non sia alta stagione c’è purtroppo tanta gente, che arriva dal mare o via terra.

Dopo il trancio di un’ottima pizza (da queste parti è buona ovunque!) e un gustoso gelato, torniamo alla barca per continuare la nostra gita, direzione Positano.

Scivoliamo sull’acqua davanti al paesino di Praiano, Patrimonio dell’Unesco, arroccato a picco sul mare. Davvero eccezionale! La costa più avanti è ricca di grotte, anfratti, insenature e baie minuscole. Dalla barca ci mostrano Furore, paesino di pescatori con caratteristiche case colorate incastonato in fondo a una gola con spiaggetta. Oggi i pescatori affittano alloggi per chi ama la tranquillità tra vigne e giardini. E’ un originale borgo marinaro a ridosso della montagna. Si prosegue per Positano, che è arroccato sui Monti Lattari, scende sino al mare su una lunga spiaggia e al centro sorge la grande Chiesa.

E’ completamente diverso da Amalfi: il paese è un insieme di viuzze candide a gradoni, zeppe di negozi di souvenir, tra i quali primeggiano i famosi vestiti di cotone o lino stile Positano e i sandali infradito con pietre e perline di ogni colore e foggia fatti su misura al momento. Ovunque localini pittoreschi, gallerie d’arte, pittori che dipingono in strada e bancarelle di bigiotteria fantasiosa. La cosa migliore da fare è passeggiare senza meta. In una fontana troviamo persino un presepe “fuori stagione”!

Rientriamo verso sera a Marina del Cantone. Domani ci aspetta Capri.

La barca ci porta in una ventina di minuti all’Isola di Capri, che è una delle più belle isole del mar Tirreno frequentata anche nell’antichità, come testimoniano i resti di ville imperiali. Prima di approdare facciamo la circumnavigazione dell’isola. La costa è frastagliata, spesso a picco sul mare, colline rocciose punteggiate di verde culminano nel Monte Solaro alto circa 600 m, e massi rocciosi come i famosi Faraglioni emergono dalle acque cristalline. Gli angoli incantevoli sono tanti, ovunque ci sono anfratti nascosti e piccole baie raggiungibili soltanto dal mare. Le grotte sono numerose e i riflessi dell’acqua e del sole creano atmosfere incantate. Una fra tutte è la celebre Grotta Azzurra che si visita meglio dalle 13 alle 14 quando la luce la illumina all’interno e le dona il caratteristico colore. Bisogna comunque avere pazienza perché si attende qualche ora prima di poter entrare su barchette con 4 persone a bordo.

Questa grotta è diventata famosa nel 1826 esplorata da due pittori tedeschi e un albergatore caprese anche se era conosciuta sin dal ‘600. Barcaioli esperti ed autorizzati, tirando la catena fissata alla roccia, trascinano la barca all’interno attraverso un ingresso alto un metro dal livello del mare. Quando il mare è agitato ovviamente non permette la visita. All’interno giochi di luce riflettono i colori del mare e del sole creando una sfumatura azzurra irreale data dal fondale di sabbia bianca che vira all’argento.

In epoca romana era luogo sacro e tre statue, oggi custodite nel Museo della Casa Rossa, sono state trovate qui dai pescatori.

Quando arriviamo ai Faraglioni il respiro rallenta per ammirare tanta maestosità: lo scoglio del Monacone sta davanti ai Faraglioni, il Faraglione di Terra è attaccato all’isola, mentre quello di mezzo ha un arco molto fotografato che si attraversa in barca dando un bacio alla persona amata, come portafortuna. Da ultimo il Faraglione di Fuori è il più esterno. E’ uno spettacolo mozzafiato ammirato dalla barca.

Si susseguono diverse insenature fino ad arrivare alla Grotta Meravigliosa caratteristica perché sovrasta la Grotta Bianca formatasi da erosione marina. Al suo interno ha stalattiti e stalagmiti che i riflessi del sole fanno luccicare.

Sulla punta Carena sorge il faro più potente d’Italia, dopo quello di Genova, di un bel rosso brillante come la Villa di Malaparte ampia e con una grande scalinata esterna e un alto muro a forma di vela.

Duecento metri sul livello del mare, raggiungibile con 775 scalini, si trova un arco naturale dalla vaga forma di elefante con proboscide che lascia ammutoliti. Sbarchiamo a Marina Grande, da dove si possono raggiungere i due paesi dell’isola: Anacapri e Capri. Abbiamo tutto il giorno a disposizione. Decidiamo quindi di salire prima a Capri in funicolare. In qualche minuto arriviamo in Piazza Umberto I, il “salotto” di Capri, col Municipio, antica Sede Vescovile, la Torre dell’Orologio e le scale per accedere alla Chiesa di S. Stefano. Tutt’intorno i tavolini dei bar fanno da corona, ma è un brulicare di turisti. Accanto alla Torre c’è il famoso belvedere “la loggetta”, da dove si può godere dei suggestivi scorci dell’isola dall’alto. Proseguiamo per via Castello e, passando nei vicoli medioevali, arriviamo al Belvedere Cannone passando in mezzo a ville magnifiche nascoste nel verde.

E’ una terrazza con splendida vista su Marina Piccola, tranquilla spiaggia con lo scoglio delle Sirene, che divide l’insenatura in due diverse spiaggette, e gli spettacolari Faraglioni.

Meta obbligata sono i giardini di Augusto, ambiente tranquillo e suggestivo. Notevole è la via Krupp, una strada panoramica a tornanti in discesa, collegamento pedonale tra Capri e Marina Piccola, ideata dall’industriale tedesco che le ha dato il suo nome.

Dopo aver gironzolato per le vie di Capri, ormai ricchi di negozi di alta moda internazionale e non più di botteghe artigianali tipiche, prendiamo un autobus per Anacapri. E’ un borgo caratteristico e tranquillo anche se i turisti non mancano. Racchiude siti interessanti, come la scale fenicia, l’unica che collegava Capri ad Anacapri fin dal 1877, costruita in epoca greco-romana, ricavata scalpellando la roccia viva.

Percorriamo l’anello del centro storico che è ben indicato dai cartelli: vediamo la Casa Rossa, ora Museo, appartenente a un colonnello americano che la costruì nel 1876 attorno alla cinquecentesca Torre Aragonese posta a difesa del borgo dai saraceni. Secondo la leggenda nella torre gli anacapresi chiudevano le donne quando andavano a lavorare all’arsenale di Napoli. Sulla porta d’ingresso l’iscrizione in greco che dice “salve cittadino del paese dell’ozio” rende l’idea dell’originalità del proprietario.

Le Boffe è un quartiere storico abitato già alla fine del ‘600 con la Chiesa di S. Sofia e di S. Michele ed è composto da vicoli stretti da mura.

Merita la visita la Chiesa di S. Michele per l’originale pavimento di maioliche del 1761 che raffigura la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre tra fiori, piante e animali (sono raffigurati persino elefanti, leoni e unicorni!). La chiesetta è ottagonale sotto la cupola e le nicchie laterali racchiudono altari splendidi, il più prezioso di lapislazzuli, i minori di legno dipinto che sembra marmo intagliato. L’entrata costa Euro 2, si cammina su assi di legno tutt’intorno per non rovinare l’opera d’arte che è molto ben conservata. Poi si sale con una scala a chiocciola sul palco superiore per ammirare il capolavoro dall’alto.

La Chiesa di S. Sofia del 1600 ha il sagrato delimitato da panchine di maioliche colorate che rappresentano la vita nei campi ed è la Chiesa Parrocchiale di Anacapri.

Da Piazza Vittoria saliamo sulla seggiovia e in una decina di minuti raggiungiamo la vetta del Monte Solaro (589 m) il punto più alto dell’isola. Il cielo terso rende la vista spettacolare a 360° sui due golfi di Napoli e Salerno. Volendo si può scendere a piedi in circa un’oretta, ma noi non abbiamo più tempo e quindi riprendiamo la seggiovia.

Ci sono ben 12 ville imperiali sull’isola, ma dovendo sceglierne soltanto una da visitare per mancanza di tempo, scegliamo Villa Jovis. E’ la più grande, situata a strapiombo sul mare a circa 300 m di altezza e da qui l’imperatore Tiberio diresse l’impero per una decina di anni.

Tiberio curò il progetto, che è molto scenografico dato il dislivello naturale creato dalle scalinate fino all’alloggio privato dell’imperatore. La villa domina tutto il golfo, la flotta e il faro mantenevano i collegamenti con Roma negli anni della permanenza di Tiberio.

Nel complesso l’Isola di Capri ci è piaciuta molto. Abbiamo preferito Anacapri trovandolo più originale e pittoresca di Capri paese. Occorrerebbe una settimana di permanenza sull’isola per visitarla in lungo e in largo percorrendo i sentieri dei fortini e le vecchie mulattiere che attraversano la macchia mediterranea consentendo la vista di stupendi scenari paesaggistici. Qui si dice che ogni sentiero conduca al mare!

Al ritorno riprendiamo la barca che fa una sosta davanti allo scoglio dove “lo scugnizzo”, una statuetta di bronzo, saluta con la mano il viaggiatore rinnovando l’augurio di ritornare a Capri. Speriamo!

Il giorno successivo ci dirigiamo in auto verso Sorrento passando da S. Agata dei due golfi, situata sui Monti Lattari a cavallo tra i due golfi. E’ una sorta di “valico” tra la penisola sorrentina e la costiera amalfitana.

Sorrento è un grosso centro, ma il centro storico mantiene la struttura antica all’interno delle mura presso la Porta di Parsano. Grazioso il Chiostro di San Francesco annesso all’omonima chiesa e dove oggi sarà celebrato un matrimonio. Da una terrazza presso il Museo di Terranova si può ammirare il golfo di Napoli dall’alto e si può scendere alla Marina S. Francesco a piedi o in ascensore. La spiaggia è stretta ma hanno creato diversi pontili, messi longitudinalmente e allestiti con lettini per il sole, che dall’alto formano grandi piscine, dove le persone nuotano tranquille.

Marina Grande è però più caratteristica in quanto è rimasta un villaggio di pescatori.

Nel centro storico di Sorrento si trovano anche abitazioni nobiliari settecentesche. Intorno, la collina è coltivata a ulivi, noci e agrumi arricchendo la città di colori e profumi.

Siamo alla fine della nostra breve vacanza e per concludere bisogna dire che la natura da queste parti ha creato luoghi spettacolari e unici, dove i turisti accorrono da ogni parte del mondo. La sensazione è che gli abitanti del posto non si rendano conto pienamente della bellezza che li circonda. E’ tutto molto folcloristico, ma andrebbe valorizzato meglio. Queste località richiedono molta attenzione, considerata la storia alle loro spalle e le tante civiltà che sono passate da qui. Mi rendo conto però che questo è la solita riflessione che riguarda tutta l’Italia.

Molte sono le leggende che si raccontano in questi luoghi. Mi ha colpito molto quella della Campanina porta-fortuna di S.Michele a Capri. Viveva a Capri un pastorello molto povero con la mamma vedova e una pecorella che portava a pascolare sul Monte Solaro. Una sera, all’imbrunire, il fanciullo si era fermato a raccogliere fiori per la mamma quando si girò e non vide più la pecorella. Angosciato si mise alla sua ricerca. Sentendo in lontananza un leggero scampanio e, pensando che fosse il suono della campanella che la bestiola portava al collo, corse in quella direzione. I suoi piedini nudi volavano sui sassi e sui rovi finché giunse sull’Orlo di un burrone. Qui in una luce fortissima gli apparve San Michele avvolto in un fulgore dorato, splendente sul suo cavallo bianco. Il Santo si sfilò dal collo una campanina che diede al pastorello dicendogli che lo avrebbe salvato da ogni pericolo. Da quel giorno la vita del pastorello fu ricca di felicità e ogni suo desiderio fu esaudito.



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