On the road sulle Dolomiti

La nostra Sedici ha attraversato i valichi e i paesi della Val Gardena, tra il verde degli abeti, il giallo dei larici e il bianco della neve
Scritto da: FraRove
on the road sulle dolomiti
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Eccoci arrivati all’ultima avventura a bordo di Fiat Sedici. Quale conclusione migliore che esplorare “il tetto d’Italia”? Campo base Ortisei, abbiamo visitato Santa Cristina, Selva Gardena, Corvara e San Cassiano, attraversando i passi Sella, Pordoi e Gardena.

1° GIORNO: ORTISEI

Arriviamo a Ortisei nel primo pomeriggio, il viaggio da Genova è lungo ma, con la nostra Sedici, i chilometri scorrono via veloci. On the road costeggiamo il lago di Garda, meta del nostro primo itinerario: sono passati sette mesi dal blocco di partenza sulle sponde di Sirmione, e la nostra mente è affollata di ricordi.

Rovereto, Trento, Bolzano e poi, finalmente, si esce dall’autostrada per inerpicarci su per la Val Gardena.

Il primo impatto con Ortisei è…umido! Pioviggina e i 4 gradi che segna il rilevatore della nostra Sedici sono pochini se confrontati ai 30 di solo dieci giorni prima, a Mondello.

È nuvoloso e non riusciamo a godere appieno del panorama montuoso che ci circonda. Ci inoltriamo quindi nell’esplorazione del centro: subito ci rendiamo conto che Ortisei è una cittadina molto elegante e raffinata. Bei negozi espongono vetrine accattivanti, hotel signorili con tanto di vasche termali fumeggianti, le case hanno colorazioni variopinte, blu, vinaccia, giallo. È il legno però a farla da padrone, nei tetti spioventi delle case, nelle travi a vista, nelle decorazioni delle strade, nelle vetrine dei negozi. Scopriremo, infatti, che proprio la lavorazione del legno, qui in Val Gardena, ha radici profonde e ben radicate.

Lasciamo la via del centro e ci avventuriamo su per un moderno impianto di scale mobili, che raffinatezza questo Ortisei! Raggiungiamo quindi la parte alta del paese, da dove la funivia, d’inverno, porta alla partenza degli impianti sciistici Seceda. In questo punto parte anche una bella passeggiata che porta sino a Santa Cristina e che gode di una bella vista sul paese. Riusciamo a scorgere, nel versante opposto, l’ovovia che porta sull’Alpe di Siusi: l’unico impianto aperto in questa stagione e che abbiamo in programma di sfruttare nei prossimi giorni per un bel pranzetto in quota. Sono appena le 16, ma il cielo comincia già a imbrunirsi, ben capiremo che la vita, qui in montagna, è ancora legata al tempo: alla luce del giorno, alle condizioni meteo. Da bravi turisti-responsabili ci adattiamo agli orari locali, una sauna nel nostro hotel, una buona cena e a nanna presto: domani ci aspettano i valichi di alta montagna!

2° GIORNO: SANTA CRISTINA VALGARDENA, SELVA, PASSO SELLA E PORDOI

Ci svegliamo di buonora, ma il cielo plumbeo non lascia ben sperare, le nuvole sono basse e mi preoccupa la scarsa visibilità per affrontare i valichi. Controllo il meteo sul mio cellulare e mi rassicurano le previsioni di schiarite verso metà mattina. Ci mettiamo fiduciosi on the road in direzione Pian de Gralba, da dove la strada si dirama verso i due passi principali: da una parte passo Gardena, dall’altra passo Sella.

Nell’attesa che il tempo dia cenni di miglioramento, sostiamo a Santa Cristina, passeggiamo per il centro e curiosiamo in svariati negozi che espongono sculture in legno. Proprio in uno di questi troviamo un ragazzo che sta lavorando a una delle sue creazioni: sta scolpendo una gigantesca aquila reale. Entriamo incuriositi e ammiriamo incantati la sua gestualità. Mentre lavora ci spiega che la tradizione della lavorazione del legno ha radici profonde. Già nel XVII secolo, durante i lunghi e freddi mesi invernali, gli abitanti dell’Alto Adige riempivano le serate con lavori manuali. Le donne cucivano e lavoravano la lana, mentre gli uomini scolpivano il legno. Creavano giocatoli per i bambini, utensili per la casa, ma anche figure per presepi ed addobbi natalizi. Con il passare degli anni questo passatempo si tramutò in un vero e proprio lavoro, con tradizioni familiari che si tramandano di padre in figlio. Avrei potuto rimanere ore intere a guardarlo lavorare il legno, ma il motore chiama! Di nuovo on the road, ma il cielo è ancora grigio, vorrà dire che ci godremo un buon pranzo a Selva. Arrivati in paese ci dedichiamo a scatti fotografici con la nostra Sedici, la bella vallata in cui sorge Selva è una location ideale. Proprio mentre mi improvviso fotografa-per-caso ecco spuntare il primo squarcio di cielo blu! Presto fatto, si cambiano i piani: acquistiamo in fretta e furia panini e affettati al supermercato e ci mettiamo in moto: passo Sella, passo Pordoi, arriviamo! Incominciamo la nostra salita da Pian de Gralba e in pochi tornanti il paesaggio cambia: lasciamo il giallo dei larici e il verde dei pini per un imbiancato panorama di alta montagna. Nonostante gli spargisale passino in continuazione per mantenere pulite le strade, il manto è, qui e là, ricoperto di neve e ghiaccio, dobbiamo impostare la trazione su “Lock”: non avessimo la nostra 4X4 dovremmo rinunciare alla salita.

Arriviamo a passo Sella che le condizioni di visibilità sono scarse, trovo un punto in piano dove mi esercito a montare le catene, in caso ne avessimo di bisogno e, in quel momento, proprio come per magia, nel giro di pochissimi minuti, le nuvole si diradano e spunta, proprio di fronte a noi, il massiccio del Sella! Che meraviglioso spettacolo ci ha riservato la natura! Lascio perdere le catene e mi perdo in decine di scatti a queste meravigliose vette innevate. La nuda roccia si erge maestosa sopra il bianco manto nevoso. Le nuvole che si stanno diradando regalano un’atmosfera aulica. Siamo carichissimi e non perdiamo tempo, ci mettiamo in marcia verso passo Pordoi. Dieci chilometri di tornanti ed ecco il nostro secondo valico, siamo a quota 2260 metri e il paesaggio è mozzafiato. Consumiamo i nostri panini anche se scopriamo che il rifugio era aperto, ci concediamo quindi una cioccolata calda e un caffè. La mia intenzione è quella di continuare verso Arabba e chiudere l’anello dei quattro passi tagliando per Corvara e passo Gardena. Sono però le 15 passate e la signora del bar ci sconsiglia il passo Gardena col buio, a suo parere il più soggetto a ghiaccio e quindi più pericoloso, specie per noi che non siamo esperti della zona. Devo quindi piegarmi alla natura e saggiamente ci affrettiamo a tornare sui nostri passi prima che faccia buio.

Siamo comunque super soddisfatti delle nostre mete raggiunte e ci regaliamo una buona cena a base di ravioli di cervo e strudel di mele del Trentino.

3° GIORNO: PASSO GARDENA, CORVARA, SAN CASSIANO E ALPE DI SIUSI

Oggi è il nostro ultimo giorno sulle Dolomiti, ma anche il nostro ultimo giorno da Driver per Caso a bordo di Fiat Sedici. Che nulla rimanga incompiuto, il cielo è nuvoloso ma la visibilità è accettabile, passo Gardena ci aspetta. Ci inerpichiamo su per la vallata incastonata tra il Gruppo del Sella a sud, e il Gruppo del Cir a nord. Effettivamente questo versante pare essere il meno soleggiato e di conseguenza più freddo, ma ormai siamo Driver provetti e riusciamo senza difficoltà a raggiungere il rifugio in sommità, a 2121 metri. Ridiscendiamo quindi nel versante opposto, ci spingiamo sino a San Cassiano, dove sostiamo per fare due passi a piedi. Purtroppo in questo periodo dell’anno sono molte le attività chiuse, gli impianti sciistici non apriranno prima di un mese, quindi il paese è semi deserto. Chiuso è anche il “Museum Ursus Ladinicus”, che espone alcuni fossili e i resti dell’orso ritrovati nella Grotta sulla Cima Conturines. Decidiamo quindi di tornare verso Ortisei e sostiamo per un aperitivo a Corvara. Gustiamo un tagliere di speck e formaggi locali giusto per stimolare l’appetito: abbiamo in programma un pasto in quota sull’Alpe di Siusi! Per altro ci capita anche un curioso aneddoto. Mentre ci accingiamo alla Sedici per affrontare la nostra ultima tappa, l’aria si riempie dell’assordante suono di una sirena. Che sarà mai? Io – ottimista – penso a qualche prova tecnica degli impianti, forse un avviso di movimentazione dell’ovovia, mio marito – pessimista – interpreta l’effettivamente tetro segnale come un avviso di tempesta imminente e già ci vede bloccati sul passo del rientro, senza possibilità di scampo sino al disgelo. Il marito-coscienzioso, non dandosi pace, si avvicina a un signore che, del tutto incurante, sta lavorando nel giardino di casa, e chiede spiegazioni del minaccioso presagio. Il signore, senza neppure voltarsi, con un italiano dallo spiccato accento ladino, risponde con una sola parola: “mezzoÇiorno”. Così il marito-imbarazzato torna alla macchina con aria interdetta, e io scoppio in una sonora risata: qui a Corvara il mezzodì è segnalato con un allarme degno di un imminente attacco nucleare!

Arriviamo a Ortisei giusto in tempo per il pranzo. Saliamo sugli ovetti rossi della funivia dell’Alpe di Siusi (15€ a testa a/r) e ci godiamo un pasto di fronte al meraviglioso panorama del massiccio dello Sciliar a sud-est e del Gruppo del Sassolungo a nord-est.

Nel pomeriggio indugiamo passeggiando per i sentieri dell’altopiano, macchina fotografica alla mano e cuore leggero. Siamo davvero agli sgoccioli di questa meravigliosa esperienza ma ci aspetta un’ultima avventura a dir poco fantozziana. Il nostro albergatore insiste infatti per farci provare una cena in un Maso tipico della zona, nella fattispecie il Maso di Oberfinz. Con un paio di indicazioni scritte velocemente su un foglietto di carta, ci benedice: buona serata. Ora, il Maso di Oberfinz ha una peculiarità: tutti lo conoscono ma nessuno sa indicare esattamente come fare a trovarlo. Il minimo comune denominatore nelle risposte dei passanti è stato: “dove vedete macchine parcheggiate, lì fermatevi”. È così che abbiamo importunato ogni famiglia della zona che avesse più di due macchine nel cortile. Fortuna che qui le persone sono tutte estremamente gentili (o abituate a turisti in cerca di Oberfinz?) così tra un’indicazione, una risata e un imbarazzo, eccoci finalmente seduti ai tavolacci di legno di Oberfinz, con a fianco allegri signori vestiti in tipico abito tirolese e, nel piatto, tirclan, maiale e crauti. Proprio un finale coi fiocchi!

Così, in cima all’Alpe di Siusi, si conclude la mia avventura come Driver per Caso a bordo di Fiat Sedici, iniziata esattamente un anno fa quando, seduta alla scrivania di casa, scrivevo sognante la mia idea di reportage su Torino, e di fatto ponevo inconsapevolmente il primo mattone verso il concorso che mi avrebbe poi eletta “Driver per Caso” fissa in questi sette itinerari a bordo di Fiat Sedici. Ma si smette di essere “Driver per Caso”? Forse, in cuor mio, non smetterò di sentirmi un po’ “Fotografa per Caso”, un po’ “Reporter per Caso”, un po’ “Turista per Caso”, come tutti noi amanti di questa Community di Viaggiatori.

Grazie, grazie, grazie, a Turisti per Caso e a Fiat, che mi hanno dato l’opportunità di vivere questa meravigliosa esperienza che, di fatto, per me, è un sogno che si è realizzato. Grazie a mio marito, a Micaela, a Laura, a mamma e a papà che mi hanno aiutato in questi itinerari. Grazie a tutti voi che mi avete dato consigli, mi avete letto, mi avete seguito. Spero di avervi fatto venire la voglia di percorrere questi itinerari, perché la nostra Italia è meravigliosa, ricca e varia. Spero di avervi fatto viaggiare e vivere assieme a me le emozioni che questa esperienza mi hanno regalato. Spero di rincontrarci presto, chissà dove, in qualche altra avventura… io, sono già pronta a ripartire!

Note e Consigli Utili

– Consigliato l’Hotel a Ortisei, atmosfera talmente familiare da sentirsi davvero a casa!

– Consigliata anche una cena in un “Maso”, ma prendersi il tempo necessario per trovarlo!

– È indispensabile, per i mesi autunnali e invernali, avere gomme da neve o catene a bordo, pena non riuscire a godere dei panorami mozzafiato dei Passi.

– Molti hotel in zona hanno sauna e bagno turco, alcuni hanno anche delle terme a cui si può accedere anche da esterno, ma tutte necessitano di una prenotazione per evitare il sovraffollamento nei giorni di festa.

Curiosità

Il Maso o tablà (in dialetto trentino màs) è una abitazione rurale tipica del Trentino-Alto Adige. Consta, solitamente, di un fienile, una stalla e una piccola stanza adibita alla cottura dei cibi e alla preparazione del formaggio. Si può cenare con i loro prodotti tipici, su tavolacci di legno. L’atmosfera tirolese è assicurata!

È molto comune sentire parlare, per le strade della Val Gardena, una lingua che non è ne l’italiano ne il tedesco. Il ladino, parlato in alcune zone del Trentino-Alto Adige e del Veneto, gode di un proprio dizionario, di una propria grammatica e viene insegnata nelle scuole. È a tutti gli effetti una vera e propria lingua tutelata dallo statuto d’autonomia del Trentino-Alto Adige.



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