Il cuore verde d’Italia, ma non solo: ecco cosa vedere in un viaggio di 4 giorni in Umbria

Una vacanza nel cuore verde d’Italia tra arte, natura, storia e buon cibo, con una “incursione” anche nel Lazio per l’immancabile visita a Civita di Bagnoregio. 4 giorni di borghi, fede, natura e meraviglie italiane che meritano un racconto.
Indice dei contenuti
Diario di viaggio in Umbria
Primo giorno – Massa Martana, Collevalenza
Arrivati all’agriturismo “Fontana delle pere” di Massa Martana (Pg), rimaniamo piacevolmente sorpresi nel vedere questa struttura immersa tra verdi collinette, contornata da innumerevoli alberi da frutto, l’orto con tante fresche verdure, la stalla con le pecore, la gallina che cova tranquilla tra le mucche, i cani da tartufo. Al pomeriggio usciamo e ci dirigiamo a visitare Massa Martana. Arrivati al centro del paese, notiamo che le sue abitazioni sono tutte restaurate o di nuova costruzione. Infatti, il terremoto del 1997 colpì questa cittadina in maniera spaventosa, radendo al suolo quasi tutte le sue case. Una soltanto rimane ancora puntellata e, nel vederla, rimaniamo impressionati da quanti danni lo sciame sismico avesse provocato. Bello il belvedere e da qui la vista spazia su tutta la vallata circostante. Interessante è visitare la Chiesa di San Felice dedicata al patrono della città, situata sulla piazza principale. Al suo interno notiamo importanti affreschi risalenti al XV secolo.
Lasciamo questo borgo e ci dirigiamo al Santuario dell’amore misericordioso di Collevalenza, conosciuto anche come “La piccola Lourdes d’Italia”. Edificio mastodontico, dall’architettura moderna, luogo mistico e di meditazione, visitato da migliaia di pellegrini. Il suo particolare campanile posto nelle vicinanze della Basilica, alto 45 metri, è composto da quattro chiavi unite tra loro che svettano verso l’alto. Passando davanti la piccola, minuscola e graziosa chiesa della Madonna delle grazie (sec. XVI) posta a circa duecento metri dal Santuario, un po’ defilata, facciamo, inevitabilmente, il paragone con il gigantesco Santuario visitato poca fa. La cena la consumiamo nell’agriturismo dove, assaggiamo anche numerosi tipici piatti umbri, indimenticabili.
Secondo giorno – Rasiglia, Trevi, Montefalco
Rasiglia, il borgo dei ruscelli, ci attende. Frazione di Foligno posta a 600 metri d’altezza, è un piccolo centro medievale (XIII secolo), con numerose sorgenti le cui acque limpidissime attraversano il paese sino a lambire le pareti delle abitazioni poste lungo le viuzze del centro. Tanti canaletti, cascatelle e ponticelli, piccoli alberelli cresciuti lungo i corsi d’acqua, fiori in ogni angolo, tutto questo rende unico e molto suggestivo questo paese. Da non perdere il bel lavatoio restaurato non molti anni fa, dalla cui vetrata si nota l’acqua che scende con impeto verso le abitazioni e la pescheria.
Lasciata Rasiglia, ci dirigiamo verso Trevi e in lontananza, dall’alto del suo colle, sembra sorvegliare tutta la vallata. Meravigliosa cittadina risalente all’epoca romana, conosciuta anche come città dell’olio. Infatti, lungo la strada panoramica per arrivarci, è un continuo susseguirsi di uliveti (più che in altre località umbre). Il centro storico con piazza Mazzini, la principale piazza, con il palazzo comunale e la torre civica rendono questo centro unico. Non perdiamo la visita alla Chiesa di San Giovanni Decollato (XVII secolo) ad una navata, con la pregevole tela che raffigura il martirio di San Giovanni Battista. Di fronte la chiesa, si trova Casa Petrucci con un importante affresco sulla facciata, raffigurante due personaggi mitologici greci, Diana e Atteone. Pranziamo in un ristorantino del centro storico che offre prelibati piatti tipici del posto, nonché pizza con sedano nero di Trevi e bruschette al tartufo.
La sosta successiva è: Montefalco, detta anche “ringhiera dell’Umbria” perché da qualsiasi punto panoramico della cittadina si guardi, la vista si estende su tutte le principali città umbre, tra cui Assisi e Spoleto. Detta anche la città del vino (sagrantino); infatti, nelle sue taverne si può degustare questa bevanda. Entriamo dalla porta di Sant’Agostino, la principale e, dopo una breve salita, arriviamo al centro della piazza del Comune. Alle nostre spalle c’è l’imponente palazzo comunale con la torre campanaria, il teatro comunale e la bella Chiesa di Santa Maria contenente affreschi risalenti al 1500, nonché l’acquasantiera dello stesso periodo. In uno dei tanti pub posti intorno alla piazza, facciamo una sosta per consumare qualcosa di fresco in questa torrida giornata di inizio giugno.
Terzo giorno – Civita di Bagnoregio
Civita di Bagnoregio, località dell’alto Lazio in provincia di Viterbo, dista 66 chilometri da dove siamo alloggiati. Percorrendo la strada provinciale, notiamo tanti poderi con piantagioni di ulivo e vite, mentre balle di fieno sono allineate sul campo pronte per essere portate negli appositi depositi. Il piacevole profumo delle ginestre dal colore giallo intenso che crescono ai margini della strada, inebria il nostro olfatto. Notiamo il lungo lago artificiale di Corbara e dopo una ventina di chilometri da esso, eccoci a Bagnoregio. Lasciamo l’auto in un parcheggio e acquistiamo il biglietto per salire sul piccolo bus che ci condurrà a Civita. Il percorso per arrivarci è abbastanza veloce (circa un quarto d’ora). Quando siamo vicino ad un belvedere, ecco che la cittadina di origine etrusca di Civita, sorta su un colle di tufo che viene eroso dal vento impetuoso, dall’aspetto un po’ spettrale, ci appare in lontananza. Paghiamo il ticket (cinque euro) per aver diritto ad entrare e ci incamminiamo lungo il ponte pedonale sospeso costruito in cemento armato, dopo che a seguito di crolli e terremoti, venne definitivamente demolito. È anche l’unico accesso al paese (per le persone con problemi fisici, la Croce Rossa mette a disposizione, dietro presentazione di certificazione medica, un mini van per raggiungere il centro del piccolo borgo). Prima di aver terminato di percorrerlo (lungo 300 metri), i punti panoramici sono tanti e approfittiamo per immortalare gli scorci più belli della vallata con i suoi calanchi ricoperti in gran parte, da una verde e bassa vegetazione e tante ginestre. Entriamo in questo centro di circa quindi abitanti, dall’unica porta, porta Santa Maria.
Rimaniamo piacevolmente sorpresi nel vedere il paese in perfetto ordine. Giardini curatissimi con siepi profumate di caprifoglio, vicoli con abitazioni abbellite da fiori dai tanti colori situati sulle scalinate e sui davanzali, alcuni negozietti che vendono prodotti tipici del posto come formaggi, salumi ed ottimi vini, nonché altri che propongono profumi come l’acqua di Civita, trattorie e ristorantini situati in angoli nascosti. L’impronta etrusca la notiamo nelle sue abitazioni storiche, rustiche (restaurate) costruite con tufo. L’atmosfera è affascinante ed emozionante. La chiesa di San Donato, di origine romanica, a tre navate, si affaccia sull’omonima piazza, di fronte al palazzo comunale e risale al V secolo. Interessante è il crocifisso della scuola (sembra) del pittore Donatello. All’inizio di una viuzza notiamo l’insegna di una trattoria situata più avanti. Poco dopo la individuiamo e la vediamo collocata in una piccola piazzetta interna. Più avanti il vicolo termina e da qui, la vista spazia su tutta la meravigliosa vallata. Ci accomodiamo sotto il pergolato di gelsomini e il nostro pranzo inizia con ottime bruschette condite con il buon olio umbro. Questo borgo è stato un “set naturale” per alcuni registi. Infatti, la location è stata scelta per girare tanti film tra cui la serie televisiva “Il nome della rosa” e “Pinocchio”.
Quarto giorno – Assisi
Dobbiamo ritornare a Mestre. La nostra vacanza sta finendo Prima di lasciare l’agriturismo, facciamo un breve giro per la tenuta e approfittiamo per assaggiare le buonissime ciliegie colte direttamente dagli alberi Come da programma, è nostra intenzione fermarci ad Assisi. Dopo circa un’ora siamo arrivati e la vista subito si posa sull’imponente Basilica di San Francesco. Percorriamo una viuzza con pavé, contornata da tanti esercizi commerciali e arriviamo vicino alla Basilica di Santa Chiara, edificio a fasce bianche e rosa (inizio costruzione intorno al 1257) nella cui cripta sono conservate le spoglie della Santa. Arrivati davanti alla grande Basilica di San Francesco, composta da due chiese sovrapposte, la Basilica inferiore e quella superiore, dallo stile gotico romano, notiamo il meraviglioso rosone posto sulla facciata principale della basilica superiore. Entriamo in quella inferiore e subito un senso di pace e spiritualità ci invade. Arriviamo alla cripta in cui è situata la tomba di San Francesco. La Basilica è decorata con affreschi e dipinti di Giotto, Cimabue, Lorenzetti e Sermei (quest’ultimo autore del maestoso dipinto del Giudizio universale). Trascorriamo in questo luogo molto tempo, estasiati da tanta bellezza.
Saliamo alla Basilica superiore, ad unica navata e noto che la luce esterna proveniente dal rosone e dalle grandi vetrate, va a posarsi su alcuni dipinti e affreschi rendendoli alla vista ancora più belli. Le alte pareti sono ricoperte di affreschi di Giotto, Cimabue. Tutto ciò che vediamo è una vera meraviglia. Il soffitto è a volte dette a crociera ed è dipinto con affreschi raffiguranti il vecchio e nuovo testamento e la vita di San Francesco. Sono attribuibili a Giotto per i colori che amava usare, come l’azzurro, il giallo, l’indaco e il rosso, tonalità che emano calore. Il terremoto del 26 settembre 1997 provocò la caduta di alcune parti della volta causando la morte di quattro persone. Diversi affreschi attribuibili a Giotto e Cimabue andarono distrutti, ma dopo due anni di lavori, la volta finì di essere restaurata e la basilica venne riaperta ai visitatori. Saliamo in auto dispiaciuti di non poter visitare altre (per il momento) località di questa magica regione, ma siamo contenti lo stesso nell’aver visto molte meraviglie.