NYC, Boston, Niagara, Chicago, 22 anni pochi soldi

E’ passato un po’ di tempo ma non è mai troppo tardi, a parte la memoria scarsa su alcuni dettagli: Dove: USA, area nord-est: New York City, Boston, Niagara Falls (Buffalo), Chicago. Quando e quanto: Dal 6 al 24 ottobre 2005. Chi: Pasa, Uccio ed il sottoscritto, studenti - ricchi come studenti - all’epoca 22enni (i voti sono...
Scritto da: stramaury
nyc, boston, niagara, chicago, 22 anni pochi soldi
Partenza il: 06/10/2005
Ritorno il: 24/10/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
E’ passato un po’ di tempo ma non è mai troppo tardi, a parte la memoria scarsa su alcuni dettagli: Dove: USA, area nord-est: New York City, Boston, Niagara Falls (Buffalo), Chicago.

Quando e quanto: Dal 6 al 24 ottobre 2005.

Chi: Pasa, Uccio ed il sottoscritto, studenti – ricchi come studenti – all’epoca 22enni (i voti sono conseguenti).

Organizzazione: Voli ed assicurazione sanitaria in agenzia, tutto il resto fai-da-te.

Costi: 2.200-2.300 euro, shopping escluso, cambio 1€=1,2$.

900€ totali per i 3 voli (nessuno a\r), 40$ a notte a testa in alberghetti di pochissime pretese, pasti insani spesso da Mc a 6$ ed in generale a 10-20$ altrove, il resto in trasporti interni, ingressi, varie ed eventuali (come i miei 3 ombrelli). Imprescindibile, cmq, lo shopping, conveniente per il cambio e per il prezzo dei medesimi prodotti rispetto all’Italia, e per il clima consumistico che inevitabilmente condisce un viaggio nelle città nordamericane. Praticamente indispensabile una carta di credito per prenotazioni e sicurezza. Ok i bancomat per prelevare contante. La mancia è sinceramente una rottura. Trasporti medio-lungo raggio: – volo Alitalia Milano-NewYork, circa 7 ore (?), voto 8 – autobus cinese NewYork-Boston, 15$, 4 ore, voto 9 e premio della critica – autobus Greyhound Boston-Buffalo, ,10 ore in notturna (teribbile!), voto 2 – volo bho Airlines Buffalo-Chicago, 1 ora e mezza, n.G.

– volo Alitalia Chicago-Milano, circa 7 ore, voto 7,5 Alitalia scelta per evitare scali intermedi, ci siamo trovati bene; treni per spostamenti interni scartati per i prezzi elevati; gli autobus sono economici ma scomodi x tratte lunghe. Da considerare auto in affitto e voli interni low-cost.

Meteo ed abbigliamento: Spiazzante. Dei 9 giorni di permanenza a NYC, 2 ore di sole (molto caldo: canottiera\maglietta) all’arrivo e 2 ore di sole alla partenza; in mezzo, il 2° giorno cielo velato ed afa asfissiante (in maglietta, appiccicaticcia), dal 3° al penultimo il diluvio universale: New Jersey alluvionato, vento che ti porta via, 3 ombrelli 3 distrutti (giacca impermeabile leggera). Lasciatemi dire: che sfiga, nemmeno Fantozzi e la sua nuvoletta… Pioggerella prima e sole tiepido (maglioncino) a Boston, idem a Niagara Falls. Sole timido ma più stabile a Chicago (giacca e smanicato), che però era più fredda di NYC, credo sui 7-8° in meno. Insomma guardaroba vario e, scontatamente, abbigliamento a strati, dalla canottierina estiva allo smaniato imbottito.

Alberghi: Premesso che sono tutti di pochissime pretese, li abbiamo trovati sulla Lonely degli USA orientali e prenotati direttamente via internet; viaggiando in 3 i pernottamenti si sono rivelati molto convenienti: – New York: Madison Hotel, 120$ a stanza a notte. Pro: posizione centrale, vicino alla metro, economico, bagno in camera, colazione inclusa; contro: datato, stanza risicata per 3, immediate vicinanze deserte la sera. Voto 7 (per chi viaggia al risparmio, voto 9) – Boston: Hi Boston Hostel, mi pare sui 40$ a notte a testa; pro: cucina in comune, vita sociale, colazione inclusa, lavatrici\asciugatrici a gettoni; contro: non centralissimo (15’ a piedi), costoso per avere camere e bagno in comune. Voto 7 – Buffalo: Hotel Lenox, 100$. Pro: economico, stanza enorme; contro: decisamente decadente, deprimente. Voto: 4 (non avrei retto una seconda notte).

– Chicago: Ohio House Motel, 125$. Pro: sistemazione quantomeno curiosa (è un vero motel), stanze non troppo vecchie, l’adiacente caffetteria per colazione (non inclusa), parcheggio gratuito. Contro: aver trovato un preservativo usato imboscato sotto al letto (una più unica che rara svista, ne sono certo), sistemazione quantomeno curiosa (leggi inadatta ai più), immediate vicinanze inquietanti la sera. Voto: 8.

Cibo: Il livello medio del cibo negli USA è terribile, se non come gusto almeno come mangiar sano. A ciò va aggiunto che per noi nutrirci era l’ultima priorità, per cui siamo andati ripetutamente al risparmio. Ciò significa aver banchettato in fast food più o meno globalizzati credo per il 30%-40% dei pasti: dispiace per il fegato ma con 6$ la fame ce la si leva. Per il resto abbiamo spaziato dai classici hotdog dai porcari per strada ad un paio di locali da 25$ a pasto (erano cmq pub\ristoranti per studenti e giovani). Insomma se avete il palato fino preparate il portafoglio. Nei supermercati frutta che pare di plastica, pasta precotta da scaldare al microonde e larghi reparti con snack e dolcetti, insomma anche con il faidate non ci si guadagna molto in salute. In generale grande profusione di sapori forti (a tutte le ore) ed aggiunte opinabili ovunque, come spezie e salsa barbecue in grado di rovinare la più buona delle bistecche. Discorso a parte per la pizza, anche lei ovviamente insana, unta, spessa e stracarica ma cmq buona, certo diversa da quella a cui siamo abituati. Per una normale colazione da Starbucks (“caffè” e “cornetto”) mettete in conto 5$. Provate assolutamente almeno una volta i pancakes, sono strabuoni. Sconsiglio i ristoranti italiani. Nota: E’ probabile che in 3 mesi di permanenza negli States diventerei il doppio di Bud Spencer.

Persone: Una delle cose più belle del viaggio è ovviamente osservare la gente: tutto colpisce, dal manager in metropolitana a NY con la cravatta e l’Ipod al gran numero di barboni che tristemente affollano la scintillante via dello shopping a Chicago. Gli sbirri ed i paramedici da telefilm, i cinesi di Chinatown, i ragazzini neri in bmx, insomma si viene sovrastati da una grande varietà di persone dall’esistenza più o meno felice ma che incuriosiscono ed arricchiscono l’esperienza del viaggio. Poi ci sono cose che colpiscono di più, come l’obesità dilagante, inaspettata finché non ho visto quel che in effetti si mangiano… il folklore e\o la desolazione di certe situazioni in periferia o provincia. Ma soprattutto lo sconfortante livello estetico delle ragazze locali: qualche raro visino carino ogni tanto, ma per il resto altro che conigliette di playboy ed attrici di Hollywood, il livello è decisamente basso, e perdonate la franchezza ma in 18 giorni non si è visto un fondoschiena degno di nota, ed a 22 anni certe cose si guardano!! Insomma mogli e buoi dei paesi tuoi è assolutamente conveniente.

Sul fronte delle interazioni, innanzitutto gli italiani: si incontra un macello di altri turisti nostrani con cui fa sempre piacere scambiare due parole. Poi gli italo-americani: si parla, si scherza, si ride, si fanno domande. Con gli altri americani ovviamente suscitiamo simpatia (temo del tipo italiani pizza mandolino mamma) e non è raro trovare statunitensi che hanno voglia di parlottare del più e del meno. I newyorkesi sono sorprendentemente gentilissimi e pronti a dare una mano, magari di loro iniziativa se vedono una faccia spaesata e perplessa. Incontri notevoli: – l’uomo seriamente vestito da panda su un bus extraurbano a Buffalo – l’autista italo americano 60enne che ci chiede delle tariffe delle prostitute in Italia, sempre a Buffalo (che città, ragazzi) – il poliziotto messicano alla dogana del JFK che si mette a parlarmi in italiano della Vecchia Signora, che incubo, i gobbi sono ovunque.

Itinerario: NYC: Abbiamo fatto JFK-NYC in treno-metropolitana: con un po’ di valigie è una soluzione che sconsiglio, altrimenti è conveniente. Da evitare i tassisti abusivi che ti accerchiano (pacifici ma insistenti) appena sbarcato. La soluzione migliore resta un taxi ufficiale. Per la permanenza in città ovviamente abbonamento alla metro, comodissima. Noi abbiamo camminato un sacco, un po’ ovunque, per poter vedere il più possibile della città e non solo i fuochi di interesse: fatica ben ricompensata. Camminare senza meta, avendone il tempo, è bellissimo, che ci si muova nel distretto finanziario a sud piuttosto che fra le casette rossicce a fianco di Central Park: si vede di tutto e di più, scorci di città e persone agli antipodi, le mille sfaccettature di Manhattan, personalmente non chiedevo di meglio. Non mi dilungo sui grandi classici come Empire, Central Park e CircleLine, anche perché il maltempo ce li ha guastati, ma voglio segnalare ciò che secondo me è da non perdere: il Guggenheim di F.L. Wright è un edificio geniale; poi un giro in libertà nei quartieri di Soho, Tribeca (con magazzini e capannoni riadattati) ed al Greenwich Village (giovanile e zeppo di locali), da B&H (conveniente negozio ebraico di fotografia ed elettronica), una passeggiata serale nel delirio consumistico di Times Square, ma soprattutto una passeggiata sul ponte di Brooklyn e la spettacolare vista verso Manhattan dall’Empire Fulton Ferry State Park a Brooklyn (fra l’omonimo ponte ed il Manhattan Bridge) uno scorcio davvero mozzafiato di cui cinema, telefilm e spot fanno uso ed abuso. Per il resto, sappiate che NewYork puzza terribilmente, che le stazioni della metro (ma non i treni) sono torride e l’accidente in agguato, che la metro di sera almeno nelle zone turistiche è piena e ben frequentata, che isolati anche adiacenti a zone battute possono essere deserti ed inquietanti col buio quindi in campana pur senza allarmismi ingiustificati. I nostri 9 giorni sono stati adeguati, si vede la città con calma, si possono fare acquisti tranquillamente, ma non ci si annoia di certo anzi rimane ancora parecchia roba da vedere (come la Statua della Libertà, che si filano in pochi). La pioggia ci ha francamente rotto parecchio, ma NYC offre così tante alternative che non ce la siamo presa granché.

Vista NewYork ci siamo spostati a Boston, con un bus preso a Chinatown all’imbocco del Manhattan Bridge, se non erro la Fung Wah o cmq una autolinea orientale molto popolare (prenotate almeno un paio di giorni prima) con partenze frequenti, credo orarie. L’autista ha una allegra guida sportiva ma fa parte del folklore.

Boston: Dal bus terminal all’ostello andiamo in metro (è sera): non è agevole con i bagagli, anche considerando che bisogna capire come orientarsi in questa nuova città. Cmq è un’altra storia rispetto a Manhattan: poche linee, carrozze d’epoca, meno frenesia, almeno all’apparenza, almeno nella metropolitana (le strade principali invece sono decisamente caotiche e passano dentro la città). Abbiamo trascorso a Boston 2 giorni: il primo interamente in città, il secondo in parte nella vicina Cambridge (Harvard) in parte di nuovo a Boston. Pieno il primo giorno, più noioso il secondo. Se avessimo deciso per un giorno in più non avremmo saputo che fare! (ma non siamo tipi da museo).

In sintesi il primo giorno abbiamo cominciato salendo sul Prudential Center Skywalk, per dare un’occhiata dall’alto alla città, alla laguna, ai dintorni, poi abbiamo fatto un rapido giretto fra le casette di Backbay (splendide) ed il lungo fiume, quindi ci siamo diretti in centro per girovagare tra il parco del Common, i vecchi quartieri e i nuovi grattacieli, trascorrendo così l’intera giornata vagando per la città. Molti turisti seguono un percorso (Freedom trail) che conduce ad alcuni dei luoghi storici più rilevanti della città.

Il secondo giorno ci siamo diretti ad Harvard a piedi dall’ostello, valutando male la distanza e impiegando almeno 2 ore (meglio andarci in metro); nel tragitto abbiamo però visto casette e situazioni differenti da quelle fino a quel momento osservati nelle metropoli, più provinciali ma non spiacevoli. Ad Harvard ci siamo aggirati per un po’ nella bella facoltà e nei dintorni, piuttosto frequentati, quindi siamo tornati in metro a Boston, dove abbiamo trascorso il resto del pomeriggio fra il centro ed il waterfront.

Cosa non perdere a Boston? Tutto e niente, il mio parere è che come città turistica non abbia tanto da offrire, ma che sia molto piacevole trascorrerci un paio di giorni, perché è sul serio bella con i suoi quartieri residenziali, il centro con i grattacieli, i parchi. L’impressione è che possa essere molto piacevole viverci.

Partenza con autobus Greyhound la sera del secondo giorno per Buffalo, che si trova a pochi km da Niagara Falls. L’idea è di dormire in bus, la realtà ben differente: molte fermate, tutte annunciate dal microfono, sedili scomodi, 3 autisti cambiati (ed ognuno si presenta al microfono: che mi frega come ti chiami, io voglio dormire!). Il viaggio è di oltre 8 ore, un peccato farlo di giorno, faticoso farlo di notte.

Buffalo e Niagara Falls: L’idea è di fare base a Buffalo per vedere, oltre alle cascate, anche alcuni edifici di Sullivan e Wright in città: ma la stanchezza accumulata nei giorni passati e soprattutto per la notte in bianco ci fa crollare alle 17 mandano in fumo tutte le belle intenzioni.

Il Greyhound ci lascia al bus terminal intorno alle 6, da qui all’hotel Lenox ci concediamo un taxi. Quindi con un autobus urbano prima ed uno extraurbano poi raggiungiamo Niagara Falls, scendendo alla fermata consigliata dall’autista. Niagara Falls è il nome delle 2 città sulle cascate, una sul lato Usa, l’altra su quello canadese: entrambe sono terribili e deprimenti. La lonely consiglia la visita alle cascate dal lato canadese, per cui attraversiamo il ponte, dove c’è anche l’ufficio di frontiera che non ci fa storie: un paio di domande, controllo passaporto, timbro e via. Arriviamo in prossimità delle cascate, il cielo è nuvoloso, ovviamente l’aria umidissima, e pioviggina anche. La cascate viste dall’alto ci sembrano molto più piccole del previsto, quindi favorite dal meteo e dalla città senza personalità montano depressione e delusione, associate alla già tanto citata stanchezza. Demoralizzati e tristi facciamo il grosso errore di non fare almeno il giro in battello sotto alle cascate: la nostra percezione del luogo è talmente negativa da farcelo ritenere superfluo; magari un giro sul Maid of the Mist ci avrebbe fatto capovolgere la pessima valutazione delle Niagara Falls. Di cui invece conserviamo un brutto ricordo: nulla di che le cascate, pessimo tutto ciò che sta loro attorno. Facciamo un giro nella città lato canadese, sorta per i turisti e da questi frequentata, quindi torniamo in quella lato USA, ugualmente brutta ma senza una persona in giro, il che dà un’ulteriore mazzata al morale già basso: raramente ho percepito una tale desolazione. Torniamo a Buffalo sempre col bus extraurbano, alle 17 crolliamo addormentati: non riusciamo quindi a visitare la città ma per quel poco che abbiamo visto non ha granché da offrire.

Dunque questa parte a Niagara Falls e Buffalo è stata la grande delusione del viaggio: non so dire se una serie di circostanze ci abbiano fatto avere una percezione distorta e negativa di questi luoghi o se siano davvero così brutti e poco interessanti. Io li sconsiglierei in maniera decisa ma se cascate sono così famose ed apprezzate qualche motivo ci sarà… Se ci andate fate sapere a voi che impressione han fatto! Al mattino sveglia presto, taxi fino all’aeroporto di Buffalo dove prendiamo l’unico volo interno, per Chicago. Qui paradossalmente ci fanno, come agli altri stranieri, una serie snervante di controlli, che mi sarei aspettato semmai per i voli intercontinentali.

Chicago: Dalle stalle alle stelle.

Dall’aeroporto in città circa 45$ in taxi. A Chicago trascorriamo 4 giorni. Torniamo a vagare senza meta come nelle altre città: camminiamo molto e non facciamo abbonamenti alla metro. Chicago è una città meravigliosa con un gran fascino, mi è piaciuto un sacco come abbiamo trascorso gli ultimi giorni di vacanza e ciò che abbiamo visto: dal Millenium Park sul lungolago al bellissimo Loop centrale, carico di personalità, alla Michigan ave per guardare le vetrine, la gente e magari comprare qualcosa. Detto questo, alcune considerazioni di carattere cultural-architettonico a chi interessa: la Fondazione di architettura ha sede in Michigan ave ed offre molte cose interessanti. Noi abbiamo scelto il giro in battello, c’è una guida che parla delle architetture della città in inglese per cui non abbiamo capito nulla, ma il punto di vista sulla città vista dai fiumi è molto bello, anche per chi di architettura non si interessa. La fondazione offre inoltre molti altri tipi di escursioni a carattere architettonico, a piedi o in bus: per queste ultime è bene prenotare, a noi è stato detto da una della fondazione che non era necessario e ci siamo sentiti dire che i posti erano esauriti, quando ci siamo presentati il giorno dell’escursione. Sempre a carattere architettonico le nostre due gitarelle faidate fuori città: la prima ad Oak Park dove si trovano un sacco di ville progettate da Wright: sono sparse per questo sobborgo residenziale davvero bello, soprattutto sotto halloween con giardini invasi da zucche e scheletri. Si gira a piedi (cartina della Fondazione alla mano) e ci si ritrova in un ambiente del tutto diverso dalla caotica città, consiglio di trascorrere qui una mezza giornata anche a chi di architettura importa poco. Si raggiunge Oak Park con la metro in una mezz’ora, e durante il viaggio si vede anche la periferia cittadina, passando in sequenza: grattacieli del centro città, degradazione della periferia povera, idillio di un ricco quartiere suburbano. Altro must è una visita guidata all’interno della Robie House, anche quella raggiunta in metropolitana.

I 4 giorni in città e dintorni ci sono stati sufficienti per vedere molto, anche se un paio di giorni in più non avrebbero guastato; ciò tenendo presente però che molto tempo lo abbiamo dedicato all’architettura, che non a tutti interessa. Cmq la città ha molto altro da offrire, dalla musica allo shopping all’arte, insomma 3-4 giorni qui sono adeguati, certo non sprecati. Per me Chicago è diventata piezz’e core.

Se avete bisogno di contattarmi, giovanotto83@hotmail.Com



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