Norvegia fly and drive di 7 giorni fra i fiordi e 7 giorni alle isole Lofoten e Vesteralen

Viaggio in un paese unico, in cui la natura offre il meglio di sé, anche per la presenza discreta e attenta dell’uomo
Scritto da: Jacopo65
norvegia fly and drive di 7 giorni fra i fiordi e 7 giorni alle isole lofoten e vesteralen
Partenza il: 20/08/2013
Ritorno il: 03/09/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Il viaggio è stato diviso in due aree, con il noleggio dell’auto direttamente dagli aeroporti interessati (Oslo per la zona dei fiordi, ed Harstad/Narvik per le isole. Auto e aeroporti scelti anche dopo una verifica delle migliori tariffe e delle distanze chilometriche), inevitabilmente (e dolorosamente) eliminando alcuni posti che avremmo voluto vedere, come il Preikestolen, a sud della Norvegia, e la città di Tromso, a nord.

Partendo da Roma, la tariffa senz’altro più conveniente per Oslo (Rygge) risultava essere quella proposta da Ryanair (Euro 75 a persona a/r, più 40 Euro per bagaglio imbarcato max 20kg), con il disagio però, appena atterrati, di dover raggiungere l’altro aeroporto di Oslo (Gardermoen) per ritirare l’auto presa a noleggio, che avremmo restituito dopo 7 giorni nello stesso luogo (consegnare l’auto in altra località ha un costo spropositato) e da cui avremmo preso il volo interno per Evenes (aeroporto Harstad/Narvik).

Alcuni consigli preliminari:

Utile la consultazione oltre che ovviamente dei racconti di altri viaggiatori, del sito visitnorway.com;

L’acquisto di una mappa stradale dettagliata (valida la classica Michelin con segnalazione delle strade panoramiche, in pratica quasi tutte, anche se non sono tracciate alcune strade minori delle isole Lofoten);

Pernottare nelle tradizionali e caratteristiche case di legno che si trovano lungo tutto il territorio (Hytte o Rorbuer, queste ultime, che si trovano soprattutto nel nord della Norvegia, sono le vecchie case dei pescatori sostenute da palafitte ed affacciate direttamente sul mare). Belli anche molti campeggi, ben curati ed ubicati spesso sul mare, in riva ai fiumi o ai laghi, con bungalow confortevoli ed attrezzati con bagno e angolo cottura. Avere fatto il viaggio in un periodo considerato di bassa stagione (partenza il 20 agosto), ci ha permesso di non essere vincolati a prenotare tutto “sulla carta” dall’Italia (a parte la prima notte a Lofthus, la seconda a Bergen e l’ultima a Oslo) e di essere più liberi nelle variazioni di itinerario e nella scelta degli alloggi;

Portate con voi del cibo facilmente fruibile (pasta, riso e zuppe pronte, salse, set per condimenti, le colazioni) e non perché ovviamente non si debba fare a meno del cibo italiano, ma soltanto perché in questo modo si risparmia parecchio (considerate che una cena standard con due portate costa non meno di 800 nok in due, l’equivalente di circa 100 Euro), e poi vi assicuro che è molto piacevole cucinare e cenare in relax all’interno della vostra casetta, dove il più delle volte vi troverete dinanzi a degli splendidi panorami ed in mezzo alla natura. Lungo il percorso, inoltre, troverete eventualmente molti supermercati in cui acquistare quello che vi occorre, tenendo però conto che la domenica sono chiusi e che se volete comprarvi una birra, vista la ferrea legislazione statale in tema di alcolici, dovrete acquistarla entro le ore 20, ed il sabato entro le 18.

Rivolgetevi tranquillamente in inglese con chiunque dobbiate parlare. Tutti i norvegesi (e dico proprio tutti, dai più giovani ai più anziani), lo parlano correntemente.

Circa il nostro itinerario, a parte la prima tappa (da Oslo verso Bergen), abbiamo cercato di evitare di trascorrere la vacanza in auto, concedendoci pause di relax per conoscere meglio il territorio e fare qualche escursione (in Norvegia ci sono tantissimi sentieri segnalati, per cui, oltre ad un abbigliamento consono alla stagione in cui affronterete il viaggio, vi consiglio scarpe da trekking e zaino).

Di seguito, il dettaglio dell’itinerario.

20 agosto (Roma – Aeroporto Gardermoen – Lofthus)

Volo alle 6,45 Ryanair per Oslo Rygge. Giunti a destinazione, il pulmann appena fuori dall’aeroporto ci porta all’altro scalo di Gardermoen (tempo di percorrenza circa un’ora) dove ritiriamo l’auto (auto tipo economico noleggiata con Avis, Euro 330 per 7 giorni, ma con consegna di auto di categoria superiore stante l’assenza di altre vetture disponibili), e partiamo per Lofthus, carina cittadina scelta per l’avvicinamento a Bergen, adagiata su un ramo secondario dell’Hardangerfjiord. La distanza non è poca, ma l’aver percorso la strada E134 da Oslo ci ha permesso di non sentire troppo la fatica, avendo attraversato verdissime vallate, belle cittadine come Kongsberg, visitato la stavkirke di Heddal (un’antica chiesa costruita interamente in legno), visto le fragorose cascate Latefossen, che si incontrano subito prima di Odda ed i cui getti di acqua arrivano fin sulla strada! Finalmente, dopo tante piccole soste, arriviamo verso le 21 al Lofthus Camping, luogo in cui avevo prenotato una “cabin” (400 nok lenzuola incluse, circa 50 euro), non avendo trovato altre disponibilità (in pratica una casetta con una bella vista sul fiordo con all’interno i letti ed un micro angolo cottura). Comunque, viste le condizioni psico-fisiche, va benissimo così, sprofondiamo subito in un sonno profondo.

21 agosto (Lofthus – Bergen)

La mattina, dopo una passeggiata per il piccolo paese di Lofthus, ci dirigiamo verso Bergen. Percorriamo la strada in direzione nord che corre lungo lo stretto ramo dell’Hardangerfjord e, grazie al fatto che a Brimnes è stato appena inaugurato un ponte che permette di attraversare le sponde del fiordo (fra l’altro, dopo il ponte, si imbocca una nuova galleria che pare l’accesso ad un’astronave, con all’interno una rotonda da cui partono varie diramazioni ed è tutto illuminato di azzurro!), facciamo una breve deviazione per il villaggio di Ulvik. Tale villaggio è in una straordinaria posizione, in fondo ad un ramo del fiordo, e circondato dal verde. Da Ulvik torniamo indietro per lo stesso tratto di strada e siamo meravigliati nel vedere i tanti piccoli banchi di frutta incustoditi, dove si possono acquistare cestini di fragole o ciliegie lasciando i soldi in una apposita cassetta (rimaniamo senza parole..). Imbocchiamo quindi la panoramica statale n. 7, anziché la più veloce E16 che passa per Voss, in un susseguirsi di punti panoramici che guardano verso l’Hardangerfjord e le montagne sovrastanti. Da segnalare un punto di ristoro con vista superba (non ne ricordo il nome) e con annesso un piccolo banco di frutta in cui godersi una pausa ristoratrice accompagnata da ottimi dolci e caffè. L’impatto pomeridiano con Bergen è senz’altro positivo: una città vivace, con dei colori accesi (e questo grazie alla splendida giornata di sole), e con un centro molto caratteristico per l’architettura delle case e la bella posizione sul mare. Anziché al Basic Hotel Marken, che avevo prenotato tramite booking, ci dirottano in un piccolo (e mediocre) appartamento annesso all’albergo, comunque ubicato in zona centrale (Jacobs apartaments, 1095 nok, circa 140 Euro) e ci immergiamo immediatamente nella visita della città. Puntiamo subito il caratteristico quartiere medioevale di Bryggen, immerso in una luce serale da spettacolo. Per cena, ci concediamo il ristorante consigliato dalla nostra guida Feltrinelli-Rough Guides (aggiornata al 2013), ovvero il Naboen, bello l’ambiente, discreto il cibo, due portate principali e birre 550 nok, circa 70 Euro).

22 agosto (Bergen – Gudvangen)

Fortunatamente il sole ci accompagna (e ci accompagnerà per buon parte di tutto il nostro viaggio!), per cui ci dirigiamo subito alla funivia per la vista della città dall’alto, ed è un sito sicuramente consigliabile perché da lassù la vista è impagabile. Dietro il punto panoramico si diramano una serie di sentieri che attraversano il bosco, per cui ne approfittiamo per una bella passeggiata e, vista la facilità del percorso, decidiamo di scendere a piedi per tornare verso il centro della città. Dal percorso pedonale che costeggia la funivia, orientandosi verso destra, si arriva direttamente al Bryggen, ma quello che ci colpisce camminando verso il quartiere storico sono le belle case in legno curate in ogni particolare, con le strette e caratteristiche strade acciottolate. Pranzo con spiedini di pesce alla griglia e verdure al celebre mercato del pesce, in cui si può scegliere tra tante proposte, illustrate dagli studenti italiani che ivi lavorano, quindi altro breve giro per la città, passando per il Marken, un piccolo quartiere che assomiglia ad un villaggio all’interno del centro urbano e, seppure a malincuore, riprendiamo nel pomeriggio la nostra auto per proseguire il viaggio. Per l’alloggio a Bergen consiglio di consultare il sito airbnb.it, in cui vengono proposti vari appartamenti o camere messe a disposizioni da privati, di certo un modo per risparmiare e trovare ottime sistemazioni. Per il parcheggio auto, comodo quello a fianco della piccola stazione ferroviaria ed abbastanza economico (nok 125 per 24 ore, circa 15 Euro). Da Bergen percorriamo la E16 verso Voss, in direzione Gudvangen. Giunti nei pressi di Vinje, veniamo purtroppo a sapere che la strada che avrebbe dovuto portarci a Flam è interrotta per una frana, ma pazienza, decidiamo comunque di puntare su Gudvangen e da qui il giorno successivo prendere il traghetto con auto al seguito per Kaupanger (fra l’altro, la cosa non ci dispiace più di tanto visto che, stante la così dicono impronta fortemente turistica, il celebre treno che percorre la Flamsbana non l’avremmo comunque preso). Giunti nel paese isolato di Gudvangen, sulla punta meridionale del Nerofjord, scegliamo di pernottare nell’omonimo campeggio, ubicato in una bellissima posizione, di fronte a imponenti pareti di roccia dove scorre pure una cascata. Un bellissimo e pittoresco cottage ci costa 800 nok, circa 100 Euro, lenzuola incluse.

23 agosto (Gudvangen – Olden)

Al mattino ci dirigiamo al molo di Gudvangen in attesa del traghetto. Tale scelta ci consente di attraversare lo stretto ramo di fiordo godendone il panorama (Nerofjord, ramo del Sognefjord) e al contempo di accorciare alcune strade. In compagnia di due simpatici ragazzi di Lecco, navighiamo costeggiando le ripide e maestose pareti che sovrastano il fiordo e, da Kaupanger, bella cittadina situata sulle rive del fiordo, giungiamo alla più vivace Sogndal. Dopo aver raccolto alcune informazioni al locale ufficio turistico, da Sogndal imbocchiamo la statale n. 5 e, successivamente, la E39 per arrivare alla nostra destinazione finale: Olden, cittadina da cui il giorno successivo affronteremo l’escursione al ghiacciaio Briksdalsbreen. In ogni caso, arriviamo oltre, fino a Loen, ma non vale la pena fermarsi qui a pernottare, torniamo a Olden, sembra più carina, e poi da qui parte la strada che ci porterà al ghiacciaio. Capitiamo per l’alloggio in un superchalet meraviglioso ed attrezzatissimo, in posizione collinare con prato all’inglese e splendida vista sul fiordo, i cui gestori sono una coppia di simpatici anziani (muri feriehytter, 800 nok, circa 100 Euro).

24 agosto (Olden – Alesund)

Al mattino ci dirigiamo verso il ghiacciaio percorrendo una strada stretta ma spettacolare. Costeggiamo laghi e fiumi dalle acque smeraldo e, dietro le curve, ogni tanto si incontra un lungo rettilineo al centro di una piana circondata da verdissime montagne. La macchina può essere parcheggiata al termine della strada, oltre Briksdal, e da qui ci si incammina per un facile sentiero che in meno di un’ora (ma dipende dalla soste per le foto, ed una di queste è d’obbligo quando si attraversa una bella cascata) si arriva al Briksdalbreen. Il Briksdalsbreen è uno dei bracci più accessibili e meglio conosciuti del ghiacciaio Jostedalsbreen. Sarà la giornata di sole, l’assenza di folle, o l’ebbrezza della vacanza, ma la vista è memorabile. Il fiume che sembra partire dal ghiacciaio, così come il piccolo lago che si forma, è azzurro intenso, le rocce emanano una luce suggestiva ed intorno incombe da un lato un paesaggio maestoso, brullo e sassoso e, dall’altro lato, alberato e verdeggiante. E’ incredibile come a quote relativamente basse (non più di 500m), si vedano paesaggi che sulle nostre dolomiti potrebbero vedersi soltanto oltre 2000m. Dopo una rapida doccia ed uno spuntino nel nostro chalet, si riparte, oltrepassando Loen, quindi breve sosta a Stryn, in direzione di Geiranger. Dopo Stryn, per raggiungere Geiranger, anziché continuare per la statale 15, deviamo per la 258, convinti dai racconti entusiasti di altri viaggiatori. Anche qui le aspettative non deludono, in quanto tale strada attraversa un altopiano costellato da torrenti e laghetti, in pratica percorriamo in solitudine tutto il percorso, e sembra di essere immersi in un paesaggio primordiale. A tratti la strada presenta il fondo sterrato, ma è comunque facilmente transitabile. La 258 termina al paese di Grotli, nei cui pressi è “parcheggiato” un aereo tedesco abbattuto dagli inglesi durante la seconda guerra mondiale. Da qui riprendiamo la strada principale per Geiranger ed è sempre un susseguirsi di scenari bellissimi. Decidiamo di non sostare al punto panoramico (a pagamento) Dalsnibba, ma di fermarci all’altro punto di osservazione panoramico, chiamato Flydalsjuvet, posto più in basso rispetto al primo, ma con una migliore vista sul fiordo di Geiranger e sull’omonima cittadina. La vista è ovviamente splendida e, dato il periodo, siamo anche fortunati a non trovarci fra orde di turisti come invece letto sulla guida. Con fortuna arriviamo a Geiranger giusto in tempo per prendere il traghetto delle 17 che ci porterà ad Hellesylt. Anziché dunque percorrere con l’auto la Ornevegen (la cosiddetta strada delle aquile, ma la scelta è data dal fatto che abbiamo già in mente di percorrere la famosa e più suggestiva – così ci hanno detto – Trollstigen), optiamo per la navigazione lungo un altro pittoresco ramo di fiordo. Anche questo percorso con il battello è incantevole, con le pareti rocciose che chiudono il fiordo e le tante cascate che da queste cadono in acqua. Poi, è veramente incredibile vedere dal battello alcune case sul fiordo totalmente isolate, senza apparentemente alcun collegamento con il resto del mondo. A Hellesylt, dopo una mitica pausa rigeneratrice con pane e nutella, visto che l’ora e le forze ce lo consentono, decidiamo di proseguire il viaggio e di arrivare alla vicina Alesund, luogo in cui pernotteremo. Il percorso è abbastanza breve, e siamo anche fortunati, perché l’attraversamento di un braccio di mare avviene in pochi minuti, avendo preso il traghetto alla chiusura dell’imbarco. Con la statale 136 arriviamo ad Alesund in serata, faticando però a trovare una sistemazione, le soluzioni più economiche (come il carino e centrale ostello) sono tutte “full booked”. Dopo avere girato un bel po’ ed ormai stanchi, troviamo all’ottimo Hotel Scandic (nok 1290, circa Euro 160), affacciato direttamente sul mare, sperando, visto anche il prezzo, in una ricca colazione mattutina. La sera abbiamo ancora le forze per un breve giro della città (comunque molto raccolta), ed effettivamente ci colpisce l’architettura “art noveau” delle abitazioni, tutte ricostruite a partire dal 1905, anno in cui un terribile incendio distrusse le case in legno della vecchia città. Mi addormento contento al pensiero di poter forse percorrere la famosa strada sull’Atlantico, che non avevo messo in conto, visto la lontananza rispetto al nostro prefissato itinerario.

25 agosto (Alesund – Andelsnes)

Dopo la colazione in Hotel (le aspettative non sono state deluse), giriamo per Alesund, visitiamo il museo e centro esibizioni Jugendstil Senteret sulla storia della cittadina (mah..), e quindi ci dirigiamo con l’auto al noto punto panoramico Aksla, da cui si gode un’ottima vista su tutta la città e gli isolotti circostanti. Lasciata Alesund, ci mettiamo in marcia per Valldal per affrontare la celebre Trollstigen. A Valldal, grazie alla giornata calda (!) e soleggiata, ci fermiamo per mangiare i nostri bei panini in una piccola spiaggia che lambisce il fiordo, ed addirittura, al pari degli altri “bagnanti”, cerchiamo di toglierci di dosso più abiti possibili! Rinfrancati e soprattutto rinfrescati dopo la piacevole sosta, cominciamo a salire per i tornanti della strada che sale verso brulle montagne, anch’esse costellate da piccoli laghi e torrenti. Poco prima di giungere al Trollstiplatàet (passo che rappresenta il punto più alto del percorso ed in cui è presente un parcheggio, con centro visitatori e punto di osservazione), non resistiamo a parcheggiare la macchina su una rientranza della strada per fare una breve escursione a piedi. Imbocchiamo quindi uno dei vari sentieri erbosi (spesso pieni di acqua) presenti sul territorio e per circa un’ora girovaghiamo. Il punto di osservazione (quello più lontano dal centro visitatori), comunque facilmente raggiungibile grazie ad un camminamento cementato ad uso dei turisti, è senz’altro spettacolare, in quanto permette di affacciarsi quasi a strapiombo sul versante opposto della vallata, con la vista delle cascate Stigfossen ed i solchi della strada che taglia a zig zag i fianchi delle montagne. Va comunque detto che la strada non crea particolari problemi in quanto si incrociano altri mezzi provenienti dalla direzione opposta, stante anche le numerose piazzole per facilitare il passaggio. Con la Trollstigen, scendiamo quindi ad Andalsnes e, visto che la cittadina non ci colpisce granché, decidiamo di proseguire per qualche chilometro la strada verso Molde. La scelta è azzeccata (a parte per l’avvicinamento alla strada atlantica), in quanto lungo il percorso si trovano molte possibilità per pernottare in camping situati in prati dall’aspetto curato o in graziose hytte anch’esse poste in posizioni amene. Una di queste, facenti parte di un gruppo di casette bianche poste sul pendio di una collinetta che sovrasta un piccolo lago, sarà la nostra meta finale della giornata (non ricordo il nome del gentile gestore, prezzo 600 nok, circa 80 euro).

26 agosto (Molde – Andelsnes – Lillehammer)

La strada verso Molde corre senza problemi lungo il fiordo, per cui arriviamo velocemente ad imboccare la statale n. 64, che comprende il famoso tratto denominato Atlanterhavsvegen, un breve percorso panoramico che salta sull’oceano da un’isola all’altra. Decidiamo però di arrivare su tale tratta dalla cittadina di Bud. In effetti, la deviazione consigliataci dal gestore della Hytta, è stata piacevolissima. Bud, fra l’altro, è un grazioso villaggio che per certi versi può ricordare quelli irlandesi e sembra pure disabitato. Visto che non avevamo provveduto con i nostri soliti panini, ci avventuriamo in un ristorante sul mare che ispira fiducia ed appetito! La scelta si rivela azzeccata, in un posto semplice ed informale, con una bella terrazza esterna, gustiamo salmone e polpette di pesce buonissime a prezzi contenuti (Briggjen i Bud). Oltre Bud, costeggiando bei tratti di mare e case da sogno, riprendiamo la statale 64 e finalmente mettiamo le ruote sul famoso tratto di strada. L’opera ingegneristica è senz’altro ammirevole, ma il mare calmo e piatto non hanno prodotto quelli incredibili effetti che mi avevano emozionato soltanto vedendo il video postato su youtube, in cui si vede un cielo plumbeo ed un mare agitato le cui onde si infrangono sulla strada. Dovendo far tappa di rientro a Lillehammer per poi avvicinarsi ad Oslo ci aspettano molti chilometri, per cui non arriviamo a Kristiansund, invertiamo la rotta e facciamo ritorno ad Andalsnes. Dopo una breve sosta, imbocchiamo quindi la statale 136 per Dombas. Anche la 136 è una meraviglia! Non si possono non fare fermate per fotografare le valli, le gole ed il fiume che scorre impetuoso a pochi metri dalla strada, o che forma delle grandi anse dai colori smeraldo e che ti permettono di vederne nitidamente il fondo. Anzi, spinti dalla curiosità, ci infiliamo con la l’auto in un piccolo bivio per fare qualche chilometro verso l’interno per vedere meglio quello si scorge dalla strada principale. Da Dombas proseguiamo per Otta, la zona è perfettamente attrezzata per gli sciatori di fondo che immaginiamo giungere qui quando tutto si imbianca, e finalmente in serata, stremati, arriviamo a Lillehammer. Qui troviamo alloggio presso il curatissimo ostello ubicato proprio all’interno della graziosa piccola stazione ferroviaria (Lillehammer Stasjonen Hotel & Hostel, camera doppia con bagno e colazione 950 nok, circa 120 Euro). Breve giro del centro della cittadina, cena da Peppe’s pizza (dato l’orario, circa le 22, uno dei pochi ancora aperti), io mi salvo non ordinando una pizza con tutte quelle improbabili farciture elencate nel menu, ed optando per un buon tradizionale hamburger.

27 agosto (Lillehammer – Aeroporto Oslo Gardermoen – Andenes)

Al mattino, dopo una ricca colazione, ci mettiamo in marcia per l’aeroporto di Oslo: l’aereo per raggiungere Evenes (aeroporto di Harstad/Narvik), da cui iniziare il tour per le Isole Vesteralen e Lofoten, parte alle 13,20 (Norwegian Airlines, Euro 357 in due a/r). L’imbarco avviene dopo una rapida operazione di restituzione dell’auto grazie anche alle chiare e semplici indicazioni per raggiungere il parcheggio Avis. Altrettanto rapida la consegna dell’altra auto giunti a destinazione per cui, dopo un paio d’ore fra volo e ritiro bagaglio, prendiamo possesso della “nostra” Pegeout 208 (Avis, costo per 6 giorni Euro 365). Questa volta il tempo non è troppo clemente perché piove e fa un po’ freddo ma, visto il clima trovato finora, non è consentito lamentarsi. La meta di oggi è Andenes, località sita nella punta settentrionale dell’isola di Andoya, entusiasti al pensiero di partecipare al safari alle balene che si organizza presso il centro di ricerca che studia i cetacei. Percorriamo la E10, quindi, in prossimità di Sortland, la statale 82 verso nord, ed una volta arrivati nei pressi di Risoyhamn, è assolutamente consigliabile percorrere la FV974 (dichiarata strada turistica nazionale).

Il percorso che si snoda lungo la costa occidentale dell’isola di Andoya è particolarmente suggestivo, con i suoi piccoli villaggi di cui Bleik è sicuramente il più noto. Fra l’altro, proprio nel momento in cui imbocchiamo tale strada, spunta un raggio di sole che, bucando il cielo carico di nuvole, crea uno splendido effetto di luci e contrasti. Il territorio è formato da montagne e brughiere che scendono dolcemente fino al mare ed è impossibile non rimanerne incantati. Giunti ad Andenes, ci colpisce immediatamente la sua diversità rispetto ai villaggi incontrati nei giorni scorsi, sembra quasi un remoto avamposto che ha un fascino del tutto particolare. Ad alcuni la località potrebbe anche non piacere, ma noi ci sentiamo subito a nostro agio e, dopo aver trovato la sistemazione in un tradizionale rorbuer su due livelli che paghiamo ad un prezzo conveniente in quanto il bagno e la cucina sarebbero in comune con un’altra camera che però rimarrà fortunatamente vuota durante il nostro soggiorno (Gronnbua rorbuer, 600 nok, circa 80 euro), andiamo subito a prenotarci presso l’apposito centro di avvistamento balene per la mattina seguente alle ore 11. Dopo cena, una passeggiata sotto il cielo blu chiaro, in perfetta solitudine lungo il porto e con l’alto faro che domina Andenes, rende il tutto ancora più affascinante.

28 agosto (Andenes)

Al mattino, presso il centro ricerca delle balene, dopo aver fatto conoscenza con Daniele, un ragazzo di Imola sicuramente in gamba che riveste il ruolo di coordinatore del centro medesimo, in attesa di sapere se è possibile uscire con la barca (c’è vento e mare), una guida in inglese ci introduce alla conoscenza dei cetacei, conducendoci insieme ad un altro gruppo di turisti ad una mostra ad essi dedicata. Purtroppo però né alle 11, né al successivo appuntamento delle 15 che ci avevano dato, è possibile effettuare il safari. Visto comunque la piacevolezza del posto e l’ottima sistemazione, decidiamo di rimanere un’altra notte ad Andenes, non facendo troppo affidamento neppure al safari programmato il mattino successivo, visto la persistenza del vento. Prendiamo l’auto ed andiamo alla vicina Bleik, per una bella (e fredda) passeggiata sulla estesa e lunga spiaggia oceanica, circondati da stormi di gabbiani. La doccia calda del rientro ed il caffè ci rimettono in sesto, ed in serata, visti i consigli di alcuni locali, ceniamo al ristorante che gestisce anche il nostro rorbuer, gustando un’ottima cena a base di baccalà, salmone, e due dessert finali.

29 agosto (Andenes – Reine)

La giornata non è male, ma il vento continua imperterrito. Avuta conferma dell’impossibilità di effettuare il safari, ci tiriamo su il morale con l’acquisto di dolci e brioches alla pasticceria-panetteria segnalata dalla nostra guida e, considerata l’intera giornata davanti a noi, decidiamo di puntare sulle isole Lofoten, cercando di arrivare al villaggio di Reine, nell’isola meridionale di Moskenesoya, senza dunque fare una preventivata tappa intermedia. Ripercorriamo la strada turistica nazionale che tanto ci era piaciuta all’andata e, anziché seguire la strada per Melbu e da qui traghettare per le Lofoten, decidiamo di percorrere tutto via terra mediante la statale E10 (ci hanno consigliato così poiché pare che non vi sia alcun risparmio di tempo attraversando il braccio di mare). Giunti nei pressi di Fiskebol, deviamo per la FV888 che disegna la costa occidentale di Austvagoia (non indicata nella nostra carta Michelin) e l’intuizione si rivela felice in quanto gli scenari che si susseguono sono spettacolari. Attraversiamo minuscoli villaggi come Lauvnik e Sands con le immancabili palizzate in legno per l’essiccatura dei merluzzi, vediamo le spiagge circondate da montagne imponenti, rese ancor più selvagge dal gioco delle basse maree che creano grandi distese sabbiose ricoperte di alghe e sassi, e su cui scorrono innumerevoli rivoli di acqua che scendono dai pendii. Dopo il giro della 888, riprendiamo la strada maestra E10 (la via principale delle Isole Lofoten che in pratica le percorre totalmente, da nord a sud) ed, arrivati alla città principale delle Lofoten, Svolvaer, ci concediamo una breve sosta con accesso al centro informazioni turistiche. Il viaggio prosegue verso sud e, stante la conformazione del territorio, è tutto un alternarsi di mare, fiordi (o laghi?) e montagne dalle creste aguzze. La strada (facilmente percorribile e rilassante nella guida) gira intorno alle montagne e spesso non si riesce a comprendere se l’oceano lo stai guardando e costeggiando dalla parte occidentale o dalla parte orientale. Oltrepassiamo il bivio per Nusfjord e la cittadina di Ramsberg (che vedremo meglio risalendo la strada al ritorno), con la sua bella e ampia spiaggia (vediamo anche qualche surfista, con indosso ovviamente la muta integrale). Finalmente, in serata, arriviamo al suggestivo villaggio di Reine, sito in una fantastica posizione sul mare e chiuso fra le montagne. Dopo avere fatto un paio di sopralluoghi in alcuni rorbuer alle porte della cittadina (Eliassen e Moeller’s), prendiamo possesso del nostro fantastico cottage nella struttura Reine Rorbuer (nok 1000, circa Euro 130), un po’ più caro degli altri ma a nostro avviso il maggior costo è giustificato, in quanto gli interni e gli arredi in legno sono impeccabili. Nell’aria si sente un odore misto di mare e merluzzo ma, a vedere tutti quei pescherecci, le reti, e le palizzate del pescato, ci sembra che sia perfettamente in sintonia con il luogo (mica avremmo potuto sentire l’odore di pino!). Fra l’altro, facendo il nostro consueto piccolo giro post cena, ci accorgiamo che una delle tante antiche fabbriche di lavorazione dello stoccafisso, è proprio vicino alla struttura!.

30 agosto (Reine e dintorni)

Il programma della mattina prevede una delle tante escursioni che si possono fare in questi posti (per un elenco di sentieri, con dettaglio dei tempi di percorrenza e del grado di difficoltà, fatevi dare l’apposito depliant presso i vari centri di informazioni turistiche). Scegliamo un percorso che dal villaggio di Moskenes (in prossimità di un cartello che indica “Holmes”, girando a destra con l’auto e parcheggiandola poco più avanti) conduce fino al rifugio Monkebu. Dopo esserci smarriti quasi subito fra le cascate e le rapide di un torrente, grazie alle info di una coppia di tedeschi mappamuniti, riusciamo ad avviarci per il sentiero giusto e, dopo aver costeggiato un lago, il percorso verso il Monkebu comincia a farsi ripido ed insidioso. In ogni caso, grazie anche ad un corrimano composto da una fune di acciaio posizionato sopra le rocce, direi abbastanza accessibile. Giunti in cima (ma per il rifugio ci sarebbe ancora un po’ da camminare), il panorama è incantevole, il mare non si riesce a vedere, ma in compenso la vista sul lago, sulle brulle montagne e sul fiume ripaga ampiamente della fatica (circa un paio d’ore a/r). Recuperata l’auto e rifocillati, proseguiamo fine al termine della statale E10, ovvero al villaggio di A, ultimo villaggio accessibile dalla strada, in quanto per raggiungere le isole di Varoy e Rost è ovviamente necessario prendere un traghetto. Torniamo quindi indietro, oltrepassiamo la nostra Reine e ci fermiamo sulla spiaggia sabbiosa di Ramsberg dove, colti da un’incosciente ottimismo, complice anche qualche raggio di sole e la faticosa escursione, avremmo voluto fare un bagno ristoratore (avevamo portato con noi i costumi!). Ovviamente l’avere soltanto “assaggiato” l’acqua fino alle caviglie, ci ha fatto immediatamente desistere da una simile idea. La giornata prosegue verso la località di Nusfjord. La breve strada per arrivarci (una deviazione di circa 6 km dalla E10) è bellissima per lo scenario naturale in cui è racchiusa, ed anche il villaggio di pescatori è sicuramente pittoresco, adagiato a ferro di cavallo lungo la rientranza di uno stretto ed imponente fiordo. Il fatto poi che non si incontrino persone (tranne un simpatico ragazzo estone che gestisce una piccola taverna con cui abbiamo scambiato due chiacchere), rende il villaggio, con tutte le sue casette di colore rosso e giallo ocra e dominato dai gabbiani, ancor più carico d’atmosfera. Torniamo quindi verso Reine, dopo aver fatto una piccola spesa di pesce (fra cui ovviamente lo stoccafisso sottovuoto da portare a casa) in un caratteristico negozio nel villaggio di Sakrisoy, alle porte di Reine. Per cena, la pasta con un trancio di salmone affumicato appena acquistato è letteralmente divina!

31 agosto (Reine – Henningsvaer)

Liberiamo a malincuore il nostro rorbuer ed alle 11 prendiamo il piccolo battello che da Reine, attraversando l’omonimo fiordo, ci conduce al minuscolo villaggio di Vinstad (accessibile solo dal mare), per effettuare un’altra escursione: quella che porta alla spiaggia di Bunes. Il percorso è semplice e sicuramente più pianeggiante di quello affrontato ieri. Il sentiero costeggia un piccolo fiordo in cui si immergono pareti montuose verdeggianti e, giunti ad un piccolo cimitero, svoltando a sinistra, tende a salire (ma non ripidamente) fino ad arrivare ad una forcella da cui, oltrepassandola, si apre agli occhi un paesaggio spettacolare. Un’ampia e selvaggia spiaggia oceanica, battuta dal vento, come fosse un naturale anfiteatro che guarda verso il mare aperto. Scendiamo subito fin sulla battigia, scattiamo in preda all’entusiasmo le solite decine di foto con tutte le angolazioni e le situazioni (foto con salti incluse), e appagati dalla meta, ci rimettiamo quindi in marcia verso Vinstad (due ore scarse a/r). I nostri scari panini vengono polverizzati stando seduti su un piccolo pontile proteso sul fiordo e penso che un simile momento mi mancherà molto quando ci penserò seduto sulla mia solita scrivania. Alle 15,30 il battello in circa 20 minuti ci riporta da Vinstad a Reine, prendiamo l’auto e ci dirigiamo verso un’altra località che la guida ed altri turisti per caso suggeriscono di visitare: Henningsvaer. Dalla statale E10, ad un certo punto, facciamo una piccola deviazione per Stamsund ma francamente, dopo aver visto tanti altri villaggi, non ci impressiona più di tanto. Quello però che merita di nota è senz’altro la strada secondaria n. 815 presso Stamsund che, costeggiando il mare, è piacevolissima da percorrere. Fra l’altro il percorso non fa allungare più di tanto e termina proprio sulla statale E10. Giunti ad Henningsvaer, in effetti ci sorprende la diversa conformazione urbanistica rispetto ai villaggi visitati finora. La cittadina è abbastanza sviluppata, comunque raccolta intorno al suo canale principale e con qualche peschereccio in più che stazionano immobili nelle acque ferme. Prendiamo possesso di un rorbuer collegato all’Hotel Bryggen (1000 nok, circa Euro 130) ma, considerato il prezzo – lo stesso di quello pagato a Reine – e la trasandatezza dell’appartamento, non ne rimaniamo per nulla entusiasti. Rimediamo con un’ottima cena casalinga.

1 settembre (Henningsvaer – Harstad)

Dovendo il 2 settembre prendere il volo per tornare a Oslo da Evenes, decidiamo di avvicinarci e trascorrere la notte nella non troppo lontana cittadina di Harstad. Facciamo dunque un breve giro a piedi per Henningsvaer e visitiamo la Galleri Lofotens Hus, visto che è proprio a fianco il nostro rorbuer. La Galleria è in un bell’edificio e, a parte la solita occhiata ai souvenirs, ci accomodiamo in una sala per la visione di alcune diapositive sulle isole Lofoten con musica di sottofondo, carino, ma francamente ci aspettavamo di vedere qualcosa di più. Da Henningsvaer, a pochi chilometri di distanza, c’è la graziosa Kabelvag, ci fermiamo anche qui per dare un’occhiata in giro e visitare il piccolo acquario. Almeno è l’unico modo per vedere da vicino i pesci che abitano l’atlantico e rendersi conto della fauna ittica locale, ma.. niente balene di Andenes, solo salmoni e buffi wolfish. Da Svolvaer, dopo un ottimo hot dog comprato alla stazione di servizio (sono tutte ben attrezzate e vendono, oltre a qualche prodotto alimentare, anche panini e cibi pronti), riprendiamo la strada già percorsa qualche giorno prima all’andata, finché lasciamo la E10 per la strada statale 83 che ci porterà ad Harstad. Non facciamo a meno di fermare la macchina in una piazzola perché sulla nostra destra ci si è aperta la vista su una spiaggia mozzafiato, con i colori del fiordo che hanno delle incredibili sfumature di colore verde e turchese. Camminando lungo un istmo naturale creato dalla bassa marea, raggiungo un’isoletta morbidissima (in pratica, tutta coperta di muschio), mentre Veronica fa incetta di conchiglie sparse ovunque lungo l’arenile. Harstad non è male, una cittadina un po’ più movimentata, addirittura notiamo delle auto che formano un accenno di coda ed un paio di semafori (!), nonché negozi e passanti che non sembrano turisti. Alloggiamo al Thon Hotel (1190 nok, colazione inclusa, circa 150 euro), e via in giro a passeggiare, costeggiando bei palazzi moderni costruiti sul mare con largo uso di legno e vetro. La luce della sera è indubbiamente molto suggestiva. Ceniamo discretamente (ed a prezzi ragionevoli) al ristorante dell’albergo (Egon), vista comunque la scarsa scelta (è domenica e molti ristoranti sono chiusi) ed il consiglio di un ragazzo del posto che non ci sembrava “apparentato” Ma chissà…

2 settembre (Harstad – Evenes – Oslo)

La vacanza è ormai quasi al termine ma ci siamo lasciati Oslo come tappa finale del tour, sperando il tempo sia sufficiente, avendo deciso di dedicare più tempo possibile al resto. Alle 11 abbiamo l’aereo per Oslo Gardermoen da Evenes. Raggiungiamo l’aeroporto fortunatamente senza troppe corse, stante la vicinanza con Harstad, rapida consegna dell’autovettura e, alle 12,50 atterriamo in perfetto orario con un volo dell’ottima Norwegian Airlines. Riusciamo a prendere dopo pochi minuti il treno espresso veloce (170 nok, circa 22 euro) che porta in venti minuti alla stazione ferroviaria di Oslo (ubicata proprio al centro della città) e raggiungiamo il nostro albergo prenotato da Roma tramite booking (Hotel Comfort Express, 760 nok, circa 100 euro). Visti i prezzi di Oslo, l’Hotel è senz’altro consigliabile: centrale, pulito, e con curati servizi essenziali. Dato il poco tempo a disposizione, ci immergiamo subito nella visita a piedi della città ed il nostro timore di non riuscire ad apprezzarla dopo la permanenza alle isole, si rivela del tutto infondato. La capitale della Norvegia è una città a misura d’uomo, non caotica e senz’altro interessante. Dall’albergo arriviamo sbuchiamo a Karl Johans gate (la via pedonale e commerciale), passando per il parlamento (Stortinget), la Cattedrale ed arrivando fino al Teatro Nazionale con la sua bella facciata neoclassica. Ripercorrendo la Karl Johans gate fino all’estremità opposta arriviamo invece alla grande piazza della stazione, e da qui raggiungiamo facilmente l’imponente palazzo dell’Opera. Non c’è dubbio che tale palazzo (un enorme cubo che sembra un iceberg che galleggia sul mare) colpisce l’attenzione del visitatore. Comunque, è piacevole passeggiare lungo le bianche scalinate ed i fianchi di questa maestosa costruzione, da cui può darsi un’occhiata alla vista, anche se parziale, della città, con i tanti cantieri edili che sicuramente cambieranno e ammoderneranno ulteriormente la vivace immagine della città. Dal palazzo dell’Opera seguendo più o meno tutto il lungomare, attraversiamo la fortezza di Akershus, ed arriviamo al porto, davanti al quale si staglia il Municipio con le sue due alte torri. L’Aker Brygge, che è nelle vicinanze, è un’area lungo il mare in cui si passeggia molto volentieri, in quanto vi si trovano locali alla moda, e con tanti nuovi edifici dall’architettura moderna che ben si fondono con l’ambiente circostante. Vi si trovano ponti, passerelle e scalinate. Fra l’altro, proprio in quest’area, si trova il bellissimo edificio che ospita il Museo d’Arte Moderna, la cui progettazione è stata eseguita da Renzo Piano. Per non farci mancare niente, dopo aver acquistato due biglietti per il trasporto pubblico validi per la zona centrale e per 24 ore (considerando che lo avremmo utilizzato per gli spostamenti serali si rivelerà conveniente), prendiamo il tram n. 12 per mettere il naso al parco Vigeland appena fuori dal centro. In effetti ne è valsa la pena: il parco (almeno la parte vista con le sculture e con l’alto obelisco centrale) è molto curato e con grandi distese di prati, attraversati da vialetti e fontane. Non ci resta quindi che tornare al nostro albergo per riposare qualche minuto e, ahimé, cercare di predisporre ordinatamente i bagagli visto che il giorno seguente la sveglia suonerà all’alba. In ogni caso, pensiamo che Oslo valga davvero una seconda visita futura. Alle 21,30, vista la piacevolezza dell’Aker Brygge, saliamo al volo su un tram e ci dirigiamo nuovamente in quel quartiere. Ceniamo in relax al ristorante Rorbua (adocchiato già il pomeriggio e con discrete recensioni su tripadvisor), ordinando baccalà delle Lofoten ed io il Red Fish dell’Atlantico (fortuna che non mi hanno presentato sul piatto quello che la traduzione italiana mi portava ad immaginare!)

3 settembre (Oslo – Roma)

Il comodo servizio di pullman che parte dal terminal della stazione ferroviaria per l’aeroporto di Rygge, ha gli orari “tarati” sui voli Ryanair, per cui sapevamo che la corsa sarebbe partita alle 7,30 per il volo Oslo – Roma delle 10,20. L’impatto con Roma, come al solito al rientro da un viaggio all’estero, è sempre abbastanza traumatico… ma pazienza, tutto ciò che ci toccherà affrontare non potrà mai farci dimenticare un meraviglioso viaggio in Norvegia, soprattutto quando viene fatto con la giusta compagnia!

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Bergen

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Briksdalbreen

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Bergen

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