Normandia e Bretagna per caso

Dopo qualche incertezza (causa impegni diversi), la destinazione è finalmente decisa: Normandia e un assaggio di Bretagna. Nove giorni tra storia e natura da Giverny a Mont Saint-Michel con sconfinamento a Saint-Malo e dintorni
Scritto da: Norm
normandia e bretagna per caso
Partenza il: 16/08/2012
Ritorno il: 26/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Introduzione

Dopo qualche incertezza (causa impegni diversi), la data della partenza è finalmente decisa: 16 agosto 2012, destinazione: Normandia. Tempo a disposizione: fino al 26 agosto. Persone: 2. Budget previsto: inferiore ai € 1.000.

Il piano, elaborato tra navigazioni in Internet, consultazione di guide, mappe, libri e film (su tutti “Il giorno più lungo” e “Band of Brothers”), prevede di arrivare in zona con un volo e quindi proseguire con una macchina a noleggio prima verso Giverny, quindi a Rouen e poi spostarsi verso Caen, le spiagge dello sbarco alleato del 1944, Bayeux e infine dirigersi verso il Mont St. Michel ed eventualmente, dulcis in fondo, sconfinare brevemente nella vicina Bretagna.

Viaggiare con la macchina ci offre la possibilità di poter raggiungere qualunque luogo in totale autonomia e con maggiore celerità che affidandoci ai mezzi pubblici, in particolare le spiagge dello sbarco che sono fin da subito uno degli obiettivi irrinunciabili del nostro viaggio. Allo stesso tempo ci permette anche di optare per l’alloggio nei bed and breakfast (o chambres d’hotes in francese) immersi nella campagna normanna popolata da un numero infinito di mucche perennemente all’aperto (la Normandia è la patria del Camembert e di altri formaggi a pasta molle che non ci siamo ovviamente fatte mancare) e costellata a tratti dalle immense pale per la produzione di energia eolica. Il silenzio assaporato nelle notti passate nei B&B è stata un’esperienza quasi mistica, i proprietari accoglienti, le camere attrezzate e spaziose e la colazione all’altezza di due viaggiatrici abituate a camminare anche per un’intera giornata per l’esplorazione di una città nuova. L’unico problema avuto, nei piccoli centri prossimi ai B&B, è stato la ricerca di un locale dove cenare a basso budget perché i locali dove poter gustare una crepe o una birra e un panino avevano orari decisamente rurali ( ad esempio chiusura alle 18,30 o poco oltre) oppure erano chiusi per ferie o per chiusura settimanale e quindi ci siamo ritrovare paradossalmente a cenare più volte a base di pizza da asporto (che neanche in Italia la mangiamo con tale frequenza) oppure in un paio di occasioni a spendere più di quanto preventivato (e soprattutto a cenare in locali che probabilmente non prenderemmo in considerazione neppure se vincessimo la lotteria).

In ogni caso siamo comunque riuscite ad assaggiare quante più specialità possibili, in particolare abbiamo sviluppato una sorta di dipendenza verso le crepe (gallette) bretoni (che si trovano dappertutto anche in Normandia) fatte con la farina di grano saraceno e farcite di qualunque cosa possieda un elevato tasso di colesterolo, abbiamo sicuramente gradito il sidro, gustato doverosamente più volte i formaggi tipici della regione, Camembert, Liverot e Pont l’Eveque, fatto merenda con una strepitosa torta di mele.

L’itinerario che abbiamo pensato ci ha permesso di spaziare dall’arte, alla storia medievale, moderna e contemporanea, alla natura e all’architettura.

Giorno 1: la partenza

La partenza è nel tardo pomeriggio da Bologna con volo Ryanair su Parigi Beauvais che, oltre che essere economico, atterra a nord di Parigi e quindi a due passi dalla Normandia (circa 70 Km da Rouen ). Arrivando verso sera abbiamo pianificato di dormire in un hotel vicino all’aeroporto (prenotato su Internet) per poi ritirare comodamente la macchina il mattino dopo. Pensiamo tranquillamente di raggiungere l’hotel in taxi. Sorpresa nr.1 : neanche l’ombra di un taxi davanti al terminal degli arrivi. Chiediamo alle informazioni e ci dicono di andare all’altro terminal, dove vediamo file interminabili di persone davanti ai pullman diretti a Parigi, ma neanche lo straccio di una macchina gialla. Chiamiamo l’hotel per chiedere se ci possono chiamare loro un taxi, ma dicono di non poterlo fare e ci danno comunque il numero di un servizio taxi che ci risponde…. di prendere l’autobus! Cosa che faremmo volentieri se ne vedessimo girare qualcuno (è già passata un’ora buona e sono già quasi le 11 di sera e ci stiamo decisamente innervosendo) e se capissimo dove è la fermata. Per fortuna i viaggi insegnano che esiste davvero il buon samaritano questa volta impersonato da un ragazzo impiegato di un autonoleggio che, capita la situazione, ci offre gentilmente un passaggio. Ci fidiamo, anche perché siamo in due e non siamo in una situazione isolata. Concludiamo la serata al bar dell’hotel offrendo una birra al nostro “tassista”.

Giorno 2: Giverny e il giardino di Monet

Prima tappa del nostro viaggio è la casa di Monet a Giverny dove è possibile ammirare il giardino e la casa del famoso pittore. Decidiamo che faremo solo strade statali e secondarie senza mai prendere l’autostrada. Arriviamo a Giverny comodamente e parcheggiamo l’auto in uno dei parcheggi (gratuiti) segnalati all’entrata del paese (che ruota interamente attorno alla sua unica attrazione). È una giornata, per la Normandia, caldissima (circa 27 gradi) e il giardino è davvero all’altezza della sua fama. Giriamo in mezzo a un’esplosione di margherite, gladioli, tulipani e quindi ci dirigiamo verso il giardino delle ninfee, di ispirazione giapponese, dove possiamo ammirare oltre al laghetto invaso dai fiori e circondato da salici e altre piante anche il famoso ponticello divenuto celebre in molte tele. Visitiamo anche la casa dove sono presenti diverse stampe giapponesi che testimoniano ulteriormente l’interesse dell’artista verso la cultura nipponica. All’uscita ci ristoriamo in uno dei caffè poco lontano e quindi decidiamo di visitare anche il museo dell’Impressionismo che però ci lascia un ricordo abbastanza tiepido.

Infine ci rimettiamo in moto per raggiungere la nostra prima chambre d’hote, nei dintorni di Rouen. Come previsto, nonostante la mappa del percorso presa da viamichelin.com giriamo un po’ in tondo nei dintorni di Rouen, ma infine arriviamo a destinazione. Siamo a Barneville Sur Seine, in piena campagna a circa 20 km da Rouen, il posto è molto rilassante, un bellissimo e cane giallo ci accoglie amichevole, la camera con tutti i confort (bagno personale, asciugamani, asciugacapelli, ecc), Unico neo, è necessario spostarsi nel paese vicino, pochi chilometri, per cenare. Ci rimettiamo quindi subito in macchina fiduciose, ma ahimé le prime due birrerie del paese sono chiuse e l’unica che troviamo ci pare leggermente sopra il nostro budget. In ogni caso non abbiamo alternativa e alla fine siamo comunque soddisfatte (mangiamo salmone e formaggi locali annaffiati da ottima birra), il posto tra l’altro è ricavato da una vecchia abbazie e il padrone è contento di lasciarci fotografare gli interni mentre ci racconta la storia del locale.

Giorno 3: Rouen

La mattina del terzo giorno, dopo un’abbondante colazione a base di formaggio Brie, marmellate fatte un casa, baguette e succo di rabarbaro partiamo alla volta di Rouen, la città che ha visto bruciare Giovanna d’Arco. Non vediamo indicazioni che ci aiutino a trovare il centro o un parcheggio per cui chiediamo ad un anziano gentilissimo (sta palesemente tornando a casa dal supermercato, ma si ferma volentieri a darci indicazioni) che ci fornisce un consiglio che si rivelerà davvero utilissimo, ovvero parcheggiare la macchina lì dove siamo e prendere la metro di superficie. Non ce lo facciamo dire due volte e, sistemata agilmente la macchina in un parcheggio gratuito, aspettiamo il treno che ci porterà in centro in poche fermate e senza stress. Seguiamo il percorso del centro storico che comprende la belle cattedrale gotica(la facciata è in restauro per cui parzialmente non visibile) distrutta dai bombardamenti alleati del ’44 (all’interno viene ripercorsa la storia della ricostruzione), il Gros Horloge, attivo del 15esimo secolo e uno dei simboli della città, il punto esatto dove fu bruciata Giovanna (Le bucher) e la chiesa a fianco a lei dedicata, il mercato delle erbe con frutta, verdura e, ovviamente formaggi di tutti i tipi. Ci spingiamo fino alla torre dove Giovanna D’Arco fu tenuta prigioniera, senza però entrare e quindi torniamo verso il centro dove si svolgerà il nostro primo incontro con le crepe bretoni. Per il pranzo infatti ci fermiamo in una creperie che, oltre che la bontà, cura anche particolarmente la presentazione della proprie creazioni. Un capolavoro di formaggio, prosciutto e altri ingredienti che ci conquisterà una volta per tutte. Proseguiamo la visita passeggiando senza meta per le viuzze strette del centro storico ammirando lo stile peculiare delle case normanne e infine riprendiamo la strada di Barneville Sur Seine. Per la cena l’unica scelta è una pizzeria da asporto in paese, semplicemente cibo.

Giorno 4: Fécamp, Étretat, Honfleur

Il programma del quarto giorno è corposo, un giro ad anello che ci porterà a visitare il piccolo centro di Fécamp, le falesie di Étretat e, infine il porto, caro agli impressionisti, di Honfleur.

A Fécamp, piccolo centro, ci fermiamo principalmente per dare un’occhiata all’abbazia e, soprattutto per visitare il Palais Béndéctine, dove viene prodotto l’amaro digestivo Bénedectine (dall’antica ricetta di un monaco veneziano, ripresa dal produttore francese Alexandre Legarand che commissionò la costruzione del Palais alla fine dell’800). La visita è diviso in due parti, quella espositiva e quella delle cantine: nella prima si possono ammirare diverse collezioni di oggetti tra cui quadri, antichi manoscritti, locandine pubblicitarie fino ad una mostra delle spezie contenute nell’amaro; nella seconda invece, accompagnati da un’addetta dell’azienda si cammina a fianco delle botti contenenti il liquore e si vedono i macchinari usati per la distillazione. Gran finale nella cafeteria dove è possibile approfittare del’assaggio incluso nel biglietto. L’ingresso è a pagamento e si viene fornito di una brochure in tutte le lingue con l’indicazione dell’itinerario da seguire e una spiegazione esauriente di quanto visibile in ciascuna stanza. Il Bénédectine merita la fama di cui è portatore e volendo lo si può acquistare nel negozio all’uscita. Ci limitiamo all’assaggio e ripartiamo alla volta delle falesie di Étretat.

La giornata, a livello atmosferico, non è delle migliori (piove e siamo avvolte nella nebbia) e a questo si aggiunge il traffico della domenica nel mese di agosto, ma dopo qualche giro a vuoto troviamo parcheggio poco fuori dal centro e riusciamo a raggiungere il lungomare per scorgere (tra la foschia) le due falesie che delimitano il paese e la scogliera che lo scrittore Guy de Maupassant ha paragonato alla proboscide di un elefante (e infatti sembra proprio così). Volendo è possibile salire sulla sommità, ma dato la pioggia mangiamo un panino al volo e decidiamo di proseguire per Honfleur.

Honfleur è rinomato per il vecchio porto dall’atmosfera caratteristica su cui si affacciano una miriade di locali dove sostare ammirando gli edifici altrettanto caratteristici che lo circondano. Per raggiungerlo ci dirigiamo verso Le Havre e attraversiamo la Senna passando sul Pont de Normandie, un ponte sospeso tra i più lunghi del mondo (2141 metri) e dalle arcate davvero impressionanti per la loro altezza. Anche a Honfleur troviamo parecchio traffico, ma troviamo comunque parcheggio. La pioggia insistente ci concede solo un breve giro del porticciolo, ma ce ne facciamo una ragione davanti ad una strepitosa torta di mele comodamente servitaci nel dehors di un bar con vista.

Al rientro ci si pone nuovamente il problema della cena. La signora del B&B ci suggerisce una pizzeria da asporto in un paese vicino e decidiamo di provare. La portiamo a “casa” e apparecchiamo in giardino fuori dalla camera dove abbiamo a disposizione un tavolino e, sorpresa! è davvero buonissima. Anche il cane della fattoria ama particolarmente la pizza e ci troviamo a dover cedere amichevolmente qualche boccone.

Giorno 5: Caen e il memoriale

Giorno 5, si cambia zona. Salutiamo la nostra padrona di casa e partiamo verso Caen e le spiagge del D-Day.

Come prima tappa abbiamo deciso di visitare il Memoriale di Caen, un museo dedicato alla memoria dello sbarco in Normandia. Lo raggiungiamo senza nessuna difficoltà grazie ad una segnaletica ineccepibile. Il Memoriale, in realtà, non si limita solo a raccontare la storia del cosiddetto “giorno più lungo”, ma ricostruisce (con fotografie, filmati, manifesti dell’epoca ecc.) il percorso storico che ha portato dalla prima alla seconda guerra mondiale e tutte le storie legate alla guerra, tra cui la Resistenza nei vari paesi europei, la persecuzione degli ebrei, il coinvolgimento degli Usa e del Giappone (per citarne alcune, ma il museo è davvero immenso). L’esposizione prosegue quindi con la guerra fredda (in mostra tra gli altri un caccia Mig sovietico e una utilitaria Trabant della Germania Est) e oltre. Per quanto riguarda la parte dello sbarco è particolarmente interessante un breve filmato che proietta affiancandole, le immagini dello sbarco visto dalla parte alleata e dalla parte tedesca.

L’arco storico compreso e i materiali esposti sono davvero enormi tanto che il biglietto vale 24 ore per dare modo di interrompere e riprendere la visita in più momenti. Per quanto ci riguarda dobbiamo accontentarci di un breve ripasso e, dopo un pranzo veloce nella cafeteria del museo, proseguiamo verso il castello di Caen. Si tratta in realtà di una vecchia fortezza protetta da alte mura con una vasta area interna dove attualmente è presente il Museo di Belle Arti. Passeggiamo lungo i bastioni e ammiriamo la città sottostante che fu quasi completamente rasa a suolo durante i bombardamenti del 1944. Infine riprendiamo la strada alla ricerca del nostro nuovo B&B. Anche in questo caso siamo in mezzo alla campagna, placide mucche stese sull’erba e una volpe che ci attraversa la strada.

Ancora una volta parte la caccia alla cena e questa volta, perlomeno per le nostre tasche, è davvero dura.

L’unico ristorante che troviamo aperto presenta un menu incomprensibile e un antipasto di verdure a € 16.

Il cameriere ci porta, non richiesto, un antipasto a base di paté. Ringrazio e spiego che però non posso accettare perché non mangio carne. “Ma non è carne” – mi dice, chiedo quindi di cosa si tratti e mi spiega convinto che è il fegato dell’animale e quindi, dico io ”Carne”. Ahimé devo dire che non è raro trovare anche nei ristoranti chi crede che la carne sia tale unicamente sotto forma di bistecca, ma comunque anche se offeso mi cambia il paté con una (ottima) ratatouille di verdure. Ordiniamo quindi due antipasti di verdure ( a onor del vero molto buone) e, ancora affamate, una porzione di formaggi in due. Neanche dire che possiamo rifarci con il pane perché ci viene elegantemente centellinato nella misura di un panino mignon a portata. Riusciamo comunque a far rientrare la birra nel nostro budget.

Giorno 6: i luoghi dello sbarco (le batterie di Longues sur Mer, Arromanches, Omaha e il cimitero di Colleville sur Mer, Pointe du Hoc)

Giornata dedicata interamente ai luoghi e alle spiagge dello sbarco. Iniziamo da Longues sur Mer dove sono ancora presenti le batterie tedesche utilizzate pesantemente per contrastare l’avanzata delle truppe alleate. Sembra banale, ma viene spontaneo paragonare la tranquillità che vi regna con il caos e la tragedia di quel giorno e anche provare a immaginare la vista di migliaia di navi all’orizzonte alla riconquista del continente. Arromanches invece è una pacifica località di mare dove sono ancora in parte visibili i resti di un porto artificiale costruito per permettere il passaggio dei mezzi sulla terraferma. Dappertutto vi sono musei dedicati all’evento che ha davvero segnato questa regione. Ci dirigiamo verso la spiaggia più tristemente nota, Omaha dove visitiamo il cimitero di guerra americano di Collevile sur Mer posto sulla collina che la sovrasta. È qui che sono stati sepolti circa novemila soldati statunitensi morti durante le prime fasi dell’attacco. Un sentiero porta alla spiaggia che è immensa e silenziosa. Infine ci dirigiamo verso Pointe du Hoc, punto strategico conquistato dai ranger arrivati dal mare che si sono arrampicati sulla roccia sottostante. Sono visibili ancora i buchi delle cannonate nel terreno e si può entrare nel bunker tedesco. Il monumento a ricordo ci lascia leggermente perplesse, ma qui si conclude la nostra giornata tra passato e presente.

Giorno 7: Utah, Sainte Mére Eglise, Cattedrale di Coutances, Granville, Pontorson

È il giorno del trasferimento verso Pontorson (base di partenza per il Mont Saint Michel), ma non possiamo mancare di visitare la spiaggia di Utah e Sainte Mére Eglise. La prima fa parte, assieme a Omaha, del settore dove sono sbarcate le truppe americane, mentre il secondo è il paesino dove un paracadutista statunitense (lanciato la notte prima dello sbarco) è finito per errore appeso per ore all’orologio della chiesa prima di essere recuperato dai compagni. Pare che per anni dopo la guerra sia tornato regolarmente a visitare il paese e in suo onore è stato messo un pupazzo con le sue sembianze. Leggermente teatrale, ma perché no. Facciamo la foto di rito e via verso Pontorson. Seguendo la statale arriviamo verso ora di pranzo a Coutances dove visitiamo anche la cattedrale. Proseguendo ci fermiamo ulteriormente a Granville, piccola cittadina turistica di mare dove vistiamo il paese vecchio arroccato all’interno delle vecchie mura e infine, prendiamo la strada costiera che porta a Pontorson. Da Granville infatti, sono possibili due percorsi, uno interno e l’altro che costeggia il mare. Quest’ultimo è preferibile anche perché a un certo punto la strada si apre su di una splendida vista della baia del Mont Saint Michel. Arriviamo finalmente a destinazione, questa volta a due passi dal paese e dal Mont. La cena, finalmente, sarà all’altezza, ovviamente a base di crepe.

Giorno 8: Mont Saint Michel

L’ottavo giorno di viaggio è tutto per il Mont Saint Michel, un piccole monte isolato nel mezzo di una baia interessata dal fenomeno delle marea. La particolarità del monte, sulla cui sommità svetta un’abbazia dedicata a San Michele, è di venire completamente circondato dall’acqua (che arriva da chilometri di distanza) in determinati orari del giorno che variano a seconda del periodo dell’anno. Fino a qualche anno fa era possibile arrivare con la macchina fino ai piedi del monte, ma adesso l’accesso è stato spostato di qualche chilometro indietro in modo da avviare i lavori di recupero ambientale della zona che rischiava di non venire più interessata dalle maree. I dettagli e i motivi del progetto sono visibili al centro visitatori. Il parcheggio è a pagamento ed è disponibile la navetta per raggiungere comodamente il monte. Ovviamente noi andiamo a piedi. Casomai al ritorno, ci diciamo, ma in realtà faremo avanti e indietro quattro volte senza degnare la navetta di uno sguardo. Entriamo nella cittadella e affrontiamo la salita verso l’abbazia. L’interno del monte è in pratica un bazar, ovvero una stradina con ai lati negozietti di cibo e souvenir più o meno felici. Zigzaghiamo dalla stradina ai bastioni laterali in modo da ammirare la baia dall’alto e a un certo punto ci accorgiamo di essere circondati dalla marea. Affrontiamo la fila per la visita all’abbazia che, tra le altre cose, ha un’ampia terrazza con vista sulla baia e un chiostro notevole. All’uscita l’acqua si è già ritirata e facciamo qualche passo dove prima era allagato. Volendo sono possibili traversate guidate della baia a piedi o a cavallo, ma solo su prenotazione. Il nostro obiettivo è fotografare il Monte la sera da lontano quando è completamente illuminato. Per non pagare il parcheggio due volte (non è proprio economico), bighelloniamo ulteriormente a un paio di chilometri dal ponte dove sono presenti diversi servizi commerciali (hotel bar, negozi) e finalmente arriva il buio (per la cronaca alle 21.30 circa). Fatte le foto ci avviamo verso la macchina parcheggio convinte di trovarla subito dato che, ovviamente, ci siamo segnate il numero del parcheggio, ma in realtà vaghiamo una buona mezzora al buio cercando di ritrovarla perché seguendo gli altri numeri il nostro a un certo punto sparisce e quindi scopriamo che si trova invece al nostro fianco in un’area non illuminata. Ovviamente è impossibile cenare a un’ora così tarda, ma per fortuna ci eravamo prese un tramezzino al supermercato.

Giorno 9: Bretagna: Saint Malo, Dinard, Dinan

Il Mont Saint Michel si trova proprio al confine tra Normandia e Bretagna e pertanto ne approfittiamo per una breve escursione nella città corsara di Saint Malo e nelle due cittadine Dinard e Dinan.

A Saint Malo parcheggiamo a pagamento vicino al centro e saliamo subito per un giro sui bastioni che circondano la città con vista sulla spiaggia e sul mare. Vaghiamo brevemente nelle stradine vivaci e affollate e decidiamo che è ora di dirigerci verso Dinard. Dinard è una piccola e piacevole cittadina turistica di mare dove ha soggiornato regolarmente Alfred Hitchcock. Il particolare curioso è che qui sono state girate alcune delle scene de Gli Uccelli mentre molte delle case del paese che si affacciano sulla costa ricordano in maniera inequivocabile le atmosfere di Psyco. Davanti alla spiaggia si trova una statua dedicata al regista inglese. Pranziamo nuovamente a base di crepe e ci avviamo verso Dinan. Fatichiamo leggermente a trovare parcheggio, ma alla fine piazziamo la macchina in una stradina poco fuori dal centro e ci avviamo a piedi. Peccato per il tempo a disposizione che è veramente poco, perché meriterebbe davvero una visita più approfondita, ma ci ripromettiamo di tornare. Camminiamo nelle stradine e sembra proprio di stare nel villaggio di Asterix e Obelix. Ci prendiamo l’appunto di tornare e per il momento riprendiamo la via di Pontorson.

Giorno 10/11: il rientro

Giorno dieci, la lunga strada del ritorno. Come sempre ci avviamo per le strade statali, evitando accuratamente l’autostrada, anche perché è sabato 25 agosto e anche i francesi non scherzano in merito di rientri dalle vacanze. Va detto che da Pontorson a Beauvais è più lunga di quanto ci aspettassimo, ovvero speravano di fare una sosta con visita lungo il percorso (a seconda di dove riuscivamo ad arrivare a pranzo), ma nella realtà riusciamo solo a mangiare velocemente un panino a Lisieux, fare benzina e raggiungere l’aeroporto in tempo per restituire la macchina. Miracolosamente riusciamo a trovare un taxi che ci porta in albergo, ceniamo (pizza) nel ristorante a fianco e la mattina dopo ripartiamo alla volta dell’Italia.

Guarda la gallery
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Il giardino di Monet

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Colleville sur Mer: cimitero di guerra americano

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Longues sur Mer: batteria tedesca

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Longues sur Mer

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Panorama della campagna normanna

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Tramonto sulla campagna normanna

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Pont de Normandie

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Honfleur: torta di mele

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Honfleur

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Utah beach

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Pointe du Hoc

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Campagna bretone

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Dinan

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Etretat

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Rouen: il Gros Horloge

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Crepe bretone

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Mont Saint Michel di notte

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Architettura tipica a Rouen

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Selezione di formaggi normanni

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Normandia e Bretagna per caso

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Il giardino di Monet

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Il giardino di Monet

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Dinard

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Dinard

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Granville

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Mont Saint Michel

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Monumento a Utah beach

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Sainte Mére Eglise

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Saint Malo

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La statua di HItchcock a Dinard

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La marea dal Mont Saint Michel



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