Non più odore di napalm nel paese del dragone
Hanoi ci accoglie con un gran caldo e una pioggerellina fine fine nel gran cielo grigio. Sono quasi le quattro di pomeriggio e il traffico sta montando: migliaia di motorini sfrecciano per la città con un rumore assordante. Non usano il freno ma il clackson ed è un continuo passare a destra, sinistra, non rispettare qualsiasi segnale o stop, invertire la marcia, passare avanti ad un altro, bloccare un pullman, un camioncino, qualsiasi altro mezzo a due o quattro ruote. Le ragazze hanno tutte la mascherina sul viso, guanti e calze. Le vietnamite amano la pelle candida e non vogliono abbronzarsi. Per prima cosa la nostra guida che ci ha accolti in aeroporto, un ragazzo sui 35 anni di nome Van, dopo averci portato in albergo – il Melià, un gran bel cinque stelle – e lasciati i bagagli, ci fa percorrere dei grandi viali alberati, molto francesi, poi ci conduce alla Pagoda ad un solo pilastro che si innalza come un fiore di loto nel piccolo lago. Dopo Dien Bien Phu questa pagoda fu distrutta per estremo spregio dai francesi, ma è stata ricostruita con la tenacia tipica di questo popolo martoriato. Ammiriamo dal di fuori il Mausoleo di Ho Chi Minh qui sepolto e imbalsamato contrariamente alle sue volontà in quanto voleva essere cremato e che ancora oggi è venerato dai vietnamiti. Fortunosamente – o forse Van lo sapeva – assistiamo al cambio della guardia in puro stile sovietico. Qui tantissime bandiere con falce e martello e stella d’oro in campo rosso ci ricordano che questo Paese è uno dei pochi paesi comunisti rimasti.Percorriamo il perimetro del bellissimo lago della Spada Restituita ovvero il Lago Hoan Kiem.
Visitiamo il Tempio della Letteratura, piacevole rifugio alla confusione di Hanoi. Questo tempio fu fatto costruire nel 1070 dall’imperatore Ly Thanh Tong per rendere omaggio a studiosi e letterati ed è costituito da cinque splendidi cortili separati i cui viali centrali e le porte di collegamento erano riservati al re, mentre i passaggi laterali venivano utilizzati dai mandarini sia militari che civili.
Per ultimo assistiamo allo spettacolo delle marionette sull’acqua che è davvero notevole, anche se ci ciondola un po’ il collo per la stanchezza. Abbiamo sul groppone un bel po’ di viaggio! Siamo all’hote Melià che è davvero bello. Piero il nostro amico è affascinato dalle camere: è la prima volta che viaggia in Asia e non è abituato a questi comfort. Siamo entrambi al sesto piano ed il panorama non è malaccio, anche se dai piani più alti si dice che sia davvero ragguardevole.
La doccia ci fa davvero un gran bene, raccogliamo le poche cose che ci serviranno domani per fermarci sulla Baia di Ha Long e poi andiamo a nanna.
24 febbraio – Gran bella prima colazione e poi su al nord, a 100 km. Dalla Cina. Arrivati ad Ha Long City ci imbarchiamo su una giunca molto carina: belle cabine con aria condizionata e servizi privati. Il pranzo è a bordo a base di pesce ma a Piero non piace per cui per lui vi è un menù di carne. La baia di Ha Long è incantevole: è formata da migliaia di isolotti calcarei emergenti dal mare. Nel 1994 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Le minuscole isole sono punteggiate da spiagge e grotte plasmate dai venti e dalle onde ed offrono una serie di vedute mozzafiato. Halong significa”dove il drago si inabissa nelle onde”. Infatti il Vietnam è conosciuto come il paese del Dragone. Un’antica leggenda narra la nascita di questa meraviglia, formatasi dai resti della coda di un drago inabissatosi nel mare. Ha Long significa “dove il Drago si inabissa nelle acque”.
Peccato che il tempo sia davvero grigio, però nel pomeriggio spunta un po’ di sole e riusciamo a fare bene le due escursioni previste: la prima è la grotta di Hang Dau Go (Grotta dei Pali di Legno chiamata dai francesi Grotte des Merveilles) e dove in una sala grandiosa vi è la Grotta del Pene illuminato di rosso.
Nell’isola di Dao Titop (Isola di Titop) ci inerpichiamo su per 444 gradini per ammirare una delle migliori vedute panoramiche della Baia di Ha Long. Pranziamo e ceniamo in giunca. Dopo cena saliamo sull’ultimo ponte e seduti sulle sdraio di legno, ammiriamo il cielo stellato. Tutt’attorno tante giunche con le loro luci, i loro suoni, i loro colori: spettacolo memorabile.
25 febbraio – Stamattina su una piccola imbarcazione ci portano in una zona interna dove vi sono degli isolotti a forma di cerchio e dove ammiriamo un sacco di piccole scimmie che non esitiamo a fotografare o a filmare mentre cercano di afferrare le banane che qualche barcaiolo tira loro.
E’ davvero un bello spettacolo.
Sbarchiamo per andare pranzo in un ristorante e poi ci avviamo verso l’aeroporto: ci aspetta il volo per Danang. Purtroppo perdiamo tempo in fabbriche di ceramica, casa della seta, ecc.Ecc. Avrei preferito vedere meglio Hanoi. Intanto ogni tanto viene giù un acquazzone ma fa sempre molto caldo.
Alle 18,45 ci imbarchiamo su un aereo della Vietnam Airlanes e alle 20 siamo a Danang, una volta sede della più grande base militare americana durante il conflitto tragicamente famoso. Ci attende la nostra guida, My, che ci conduce in albergo. Percorrendo la litoranea chiedo alla guida se passiamo da China Beach e My mi risponde dicendomi che è proprio qua dove stanno costruendo un campo da golf…
L’hotel è’ il Golden Sands di Hoi An, piccola deliziosa cittadina. Anche questa sera Mario, Piero ed io pranziamo in hotel, siamo davvero molto stanchi. Devo dire che si mangia molto bene anche in questo hotel la cui lobby è davvero affaniscante tutta piena di colonne di tek. Ci ricorda un po’ il Tea Factory di Nuwara Elia in Sri Lanka, altro paese martoriato, prima con la dominazine inglese e da un po’ di anno a questa parte dalla guerra con le Tigri Tamil, separtisti di origine indù.
26 febbraio – Splendida colazione!! il posto è un gran bel posto di mare. Usciamo dall’albergo ed andiamo in una fabbrica di seta dove compriamo qualcosa e poi facciamo un giro in cyclo di Hoi An che è davvero bella con il suo ponte giapponese del 1600, la pagoda cinese, i negozi tradizionali e le antiche case la cui struttura è un misto di vietnamita, cinese e giapponese.
Andiamo poi alla Montagna di Marmo, con altri ripidi scalini ma meno tormentati della Baia di Halong dove godiamo di un bel panorama e splendide pagode. Ci fanno visitare anche una grotta dove una volta vi era un ospedale viet cong che – essendo stato scoperto dagli americani – venne bombardato e in effetti la volta della grotta presenta due grossi crateri.
Ci rechiamo poi a Danang per pranzare e visitare il Museo Cham, il più fornito di reperti archeologici del vecchio impero Cham che combattè per moltissimi anni contro il popolo Khmer.
Pranziamo quindi all’Apsara Restorant dove gustiamo un buonissimo pho bo (zuppa di manzo con verdure) e buone vongole.
Percorriamo una strada piuttosto tortuosa, dapprima litoranea poi ci inerpichiamo sui monti e arriviamo a Huè che è davvero splendida, così come l’albergo dove troviamo alloggio, il Pilgrimage Resort, un boutique hotel davvero unico, veramente da favola con un’atmosfera tra il rilassato e l’incantato.
Iniziamo le nostre visite con la Pagoda Thien Mu ed i Mausolei di Tu Duc e Khai Dinh. Stasera ceniamo in città congli amici . Il ristorante è il Khai Hoan e la cucina davvero buona. Prendiamo sempre cibi vietnamiti che per lo più sono costituiti da riso, pesce, zuppe e tanta verdura, per la cifra astronomica di 4 dollari!Ci serve una ragazzina davvero simpatica e, a nostra richiesta, scopriamo che ha solo 15 anni.
27 febbraio – In mattinata, dopo la navigazione sul Fiume dei Profumi, andiamo alla Cittadella di Huè, importante costruzione edificata nel 1687 col nome di Phu Xuan. Huè divenne poi capitale del Vietnam. Questo importante sito fu in parte distrutto dai francesi nel 1885 e poi nel 1968 fu teatro degli scontri più cruenti nell’offensiva del Tet durante la guerra con gli americani. Per fortuna ora il sito è stato restaurato ed è davvero splendido. My, la nostra guida, ci racconta un po’ di storia nel suo italiano non troppo buono, ma è volenteroso, molto gentile, una brava persona. Ci racconta che nell’offensiva del Tet lui aveva 10 anni e non si ricorda molto e che tutta la storia la seppe poi più avanti da adulto. In questa offensiva si combattè casa per casa e gli americani si trovarono per la prima volta a dover sottostare all’iniziaiva dei Viet Cong.
Dopo il pranzo in un ristorante al quinto piano di una nuova costruzione nel pomeriggio ci imbarchiamo per Saigon, salutando My che ci accompagna in aeroporto.
Ci sistemano all’Equatorial Hotel, grande e bello davvero, con comoda grande camera. In ciascun albergo troviamo sempre accappatoi o vestaglie di seta, ciabattine e tutti i prodotti per il bagno, a Hanoi avevamo anche la frutta in camera.
Finalmente qui ci fermeremo qualche giorno per cui possiamo disfare le valigie e sistemare un po’ la roba che nel frattempo ha subito un vero “shoc”.
Arrivati a Saigon ci accoglie la nuova guida, una ragazza molto brava e simpatica di nome Luan che ha i primi screzi col gruppo Francorosso in quanto, essendo tardi non è prevista nessuna escursione mentre loro vogliono a tutti i costi andare in una pagoda induista e al mercato e vogliono assolutamente l’aperitivo. Noi ci smarchiamo, andiamo in camera, facciamo una splendida doccia e ce ne andiamo a mangiare fuori: siamo il solito gruppo di Cuneo, Genova, Sarzana e Bassano. Dalla via principale – Le Loi – si dipartono tante vie piene di negozi splendidi e ristoranti.
Questa prima sera andremo da Quan An Ngon dove il patio, in stile giardino, è circondato dai cuochi che lavorano ciascuno nella propria postazione riempendo l’aria dei profumi delle loro creazioni. Eè nella lonley anche questo. Noi assaggiamo il riso (com) con seafood che è davvero buono e beviamo la buona birra vietnamita. Ce ne sono di diverse qualità: la Tiger, la Saigon, la 333 detta in vietnamita la pa pa pa. Ci muoviamo sempre col taxi e mediamente si spende tre o quattro dollari us. Per un pasto composto dalla portata principale (riso e pesce o gamberi) birra e dolce spendiamo circa 4 dollari us!!!! 28 febbraio – Stamattina andiamo sul Delta del Mekong.
Prima del delta – su volere Francorosso (è quello che detesto dei viaggi organizzati) – visitiamo la pagoda induista della Madre Celeste ed il Mercato di Cholon, il quartiere cinese di Saigon. Qui è stato girato il film “L’amante” tratto dal libro della Duras. Dapprima percorriamo tutto il perimetro cinese in cyclo, devo dire a rischio della nostra incolumità, essendo il traffico di motorini a prova di infarto!!! il mercato è comunque molto interessante e scatto un sacco di fotografie. Ceste enormi di pesce secco fanno bella mostra di se’, insieme a tanta altra mercanzia, frutta, verdura, porcellane e…Vasi di serpenti in salamoia! Il viaggio è abbastanza lungo in quanto in Viet Nam non esistono autostrade per cui devi attraversare tutti i villaggi o paesi ed uscire dalla città che è trafficatissima è davvero complicato. Comunque arriviamo infine a Vinh Long dove ci imbarchiamo sul fiume per andare al mercato galleggiante di Cai Be.
Piero è al settimo cielo, noi eravamo già abituati ai mercati galleggianti della Tailandia per cui non ci fa molto effetto anche perchè arriviamo piuttosto tardi ed il mercato è praticamente finito. Comunque sapere di essere sul Mekong è sempre galvanizzante, si scherza dicendo che stiamo andando da Kurtz… Certo che Apocalipse Now ha fatto scuola!! Sul fiume galleggiano moltissimi giacinti d’acqua che quando fioriscono sono davvero belli.
Il tempo si sta rannuvolando, sbarchiamo sull’isola delle tartarughe dove ci fanno vedere la lavorazione del riso, di un tipo di caramelle “mou”, del loro croccante che assaggiamo ed è davvero buono e poi Mario si esibisce – l’unico – nell’assaggio di grappa di riso nel quale sono stati posti un cobra e uno scorpione!! logicamente lo immortalo mentre lo beve.
Ci rechiamo poi a pranzo in una bella casa privata, di un contadino della zona che ha trasformato la casa in agriturismo. Pranziamo in un bellissimo giardino di pompelmi, che sono enormi, e ci coglie il primo acquazzone equatoriale. E’ l’unica volta però che non saremo soddisfattissimi dal pranzo anche se l’ambiente è bellissimo ( il pesce di fiume non mi esalta). Verso sera torniamo a Saigon e il solito gruppo va a cena alla “Vietnam House” locale molto chic dove ceniamo davvero bene, con la stessa spesa contenutissima.
Torniamo in hotel col taxi e, sconvolti, ci buttiamo sotto la doccia per toglierci da dosso la stanchezza.
1° marzo – Ottima colazione nello splendido ristorante “Chit-Chat” con deliziosa frutta tropicale e buonissime spremute.
Partiamo quindi per Cu Chi, ovvero le gallerie scavate dai viet cong durante la guerra con i francesi prima e con gli americani poi. Il gruppo si divide: quello Francorosso se ne va per i “cavoli” suoi – per fortuna nostra – altri vanno a fare un giro “da Gucci, e Versace ecc. A fare un po’ di shopping prima di partire per Bangkok” e il gruppo Mistral – ovvero Cuneo, Sarzana e Genova si ritrovano sul pulmino per Cu Chi!! siamo molto contenti.
Bè, arrivare qua è un po’ tornare indietro nel tempo. La zona è stata bonificata ed ora la boscaglia sta ricrescendo ma qui una volta era tutta zona di guerra, colpita da bombe e da defoglianti. Avevano addirittura allestito un corpo speciali i “Green Rats” che erano di corporatura più piccola per riuscire a individuare queste gallerie che invece non sono mai riusciti a penetrare. I defoglianti avevano compiuto un vero disastro ambientale ed ecologico che ancor oggi viene pagato sulla pelle dei vietnamiti in quanto esiste ancora terreno contaminato per cui – anche se a distanza di più di trentanni – nascono ancora bambini deformi.
Ne vedremo uno per strada e diverse fotografie al Museo della Guerra. È veramente raccapricciante!! gli americani hanno provato in questo Paese le armi chimiche più incredibili proibite dalla convenzione di Ginevra. Luan ci dice che la loro generazione – lei ha 39 anni – non ha nulla contro gli americani ma la generazione dei loro genitori li odia ancora adesso. Ci dice anche che i figli di copie miste sono tutti negli Stati Uniti: il Governo americano si è lavato le mani di tutto, si è praticamente assolto dall’aver commesso azioni atroci, invece i singoli cittadini – specialmente dopo la scoperta dell’eccidio di My Lai dove sono stati barbaramente uccisi più di 500 civili tra cui donne incinte e bambini – vogliono aiutare le persone per cui molti bambini o sono stati riconosciuti dai padri e portati in America o sono stati adottati sempre da cittadini americani o canadesi. Ancora oggi molti privati mandano donazioni nei ricoveri dove sono tenute persone nate deformi.
Provo a entrare nelle gallerie ma la claustrofobia mi vince: non riesco a percorrere il primo corridoio, lungo e stretto: è alto un metro e largo 60 cm!!! e pensare che sono stati allargati per farli visitare agli occidentali…
Un soldato ci offre una dimostrazione di come riuscivano a mimetizzare gli ingressi dei… Buchi!! incredibile davvero! La foresta si sta ripopolando e si ricominciano a sentire gli uccelli tropicali: ci spiegano che durante la guerra la fame era tanta per cui i vietnamiti mangiavano di tutto: i serpenti, i topi, i cani, i gatti, gli uccelli che riuscivano a catturare…
Al termine della visita torniamo a Saigon e andiamo poi a pranzo in un bel locale, l’Indochine, dove mangiamo davvero bene, anche il riso cotto nella foglia di loto… I cui semi hanno sapore di mandorle. Dopo pranzo Luan ci fa fare un giro per Saigon che è davvero bella, molto francese, molto occidentale, piena di negozi splendidi. La cattedrale è in stile neogotico francese e il palazzo delle poste è stato costruito da Gustav Eiffel. Non notiamo neppure quella che era l’ambasciata americana: è un cubo bianco che oramai non ci dice nulla ma bisognava immaginarla quando dal tetto partivano gli elicotteri per portar via la gente durante la fuge da Saigon.
Leggo sulla guida che i Viet Cong avrebbero potuto occupare Saigon almeno cinque giorni prima ma hanno dato loro più tempo in quanto volevano che fuggissero tutte le persone coinvolte col regime del sud e con gli americani, per non dar adito né ad un bagno di sangue né ad un’altra Norimberga.
Poi Luan ci porta al Museo della Guerra dove oltre a carri armati, elicotteri ed aerei presi agli americani vi sono le foto del conflitto.
Si inizia con le foto dei 114 giornalisti e fotografi morti durante la guerra, poi con foto di soldati americani e gente vietnamita: e sono tutte sconvolgenti! Vi è un soldato americano che piange sconsolato dopo un’escursione, una donna coi suoi quattro figli piccoli che cerca di nuotare in un fiume tenendoli tutti sotto controllo, un soldato americano che mostra i resti di un vietnamita squartato, i cadaveri di donne e bambini morti a My Lai, bambini bruciati dal nepal, foto di persone nate deformi per le sostanze chimiche buttate dagli americani… Siamo davvero sconvolti!!! Usciamo piuttosto angosciati dal Museo ed abbiamo parole di condanna per ciò che è stato compiuto.
Seguendo Graziella facciamo un giro lunghissimo per i negozi di Le Loi e d’intorni, col Palazzo dell’Opera, lo Sheraton Hotel, ecc. Andiamo al mercato dove compriamo di tutto e di più e finalmente sporchi, sudati e stravolti ci sediamo ad un tavolo di ristorante Le Mekong dove finalmente prendiamo fiato! Ceniamo bene anche stasera con contorno di ragazze in costume che suonano i loro strumenti incredibili.
Stasera è l’ultima sera che stiamo insieme: domani Piero, Cuneo e Sarzana hanno la mattinata libera e poi nel pomeriggio prendono l’aereo per tornare in Italia, noi domattina alle 8,30 dobbiamo essere pronti per partire per Phan Thiet dove ci fermeremo quattro giorni sul mare a riposare. Ci salutiamo quindi calorosamente dopo esserci scambiati i biglietti con gli indirizzi, i numeri telefonici e le e-mail.
2 marzo – Dopo la solita buona colazione – le valigie sono pronte – salutiamo Luan che ci lascia il numero di telefono per qualsiasi evenienza (molto gentile davvero questa ragazza) ci ritroviamo sul pulmino per Phan Thiet con Mario, artista gay di Firenze e Silvana di Roma. Fanno coppia anche perchè con la doppia si spende meno e sono da anni buoni amici.
Arriviamo a Phan Thiet dopo circa 4 ore e due soste! Fa caldo, le strade sono affollate per uscire da Saigon e si attraversano parecchi centri urbani. D’altra parte la velocità massima che puoi fare per strada è di 60 km. All’ora! In questa zona notiamo moltissime chiese cattoliche e case di civile abitazione dove sul poggiolo o sul tetto troneggia la statua della Madonna o di Cristo.
I nostri alberghi sono nella località Mui Né che a detta della Lonely Planet è il posto di mare più bello di tutto il Viet Nam e dove piove meno che negli altri posti.
Loro sono al Sailing Club, noi al Sea Horse Hotel in camera Premium Deluxe Garden View che è una meraviglia!! Il posto è davvero magnifico… Non oso pensare che siamo sul Mar della Cina…
Il primo giorno lo trascorriamo nel più assoluto relax: andiamo a pranzo in un vicino locale e poi, dopo un riposino, ci rechiamo sulla spiaggia, peccato per il mare mosso, ma l’acqua è calda, i lettini comodi, le piscina con la jacuzzi magnifica.
A cena, spinti da una certa nostalgia ceniamo al Good Mornig Vietnam, ristorante italiano il cui proprietario, sentiti che siamo connazionali, viene al nostro tavolo a salutarci: è un ragazzo giovane di nome Mattia molto gentile. E’ in Vietnam da due anni circa. Ceniamo comunque molto bene con una buonissima pizza ai seafodd ed una mousse al cioccolato davvero fantastica. Ci sentiamo molto gratificati.
3 marzo – MARE, MARE MARE!! Il tempo è bello, ci facciamo trascinare dalle onde, prendiamo il sole, siamo mollemente pigri, abbiamo una camera splendida con ingresso-salotto molto ampio, camera enorme con mobili e quadri stupendi, vestaglie di seta da favola, bagno chic, balcone fantastico. Che volere di più? I russi, per la verità non li vorremmo… L’albergo ne è pieno e sono di una cafoneria e maleducazione incredibili, come ci ha confermato anche Mattia.
In questo Paese abbiamo incontrato molti francesi, tedeschi, americani o inglesi ma qui è pieno di questi ricchi boiardi maleducati! Comunque, tanto per la cronaca, siamo gli unici due italiani di Phan Thiet! In quanto gli altri due rimanevano solo due giorni.
A cena andiamo da un certo Houong dove mangiamo benissimo per circa 4 dollari a testa! Coi soliti gamberi alla griglia più le loro salsine appetitose.
4 marzo – MARE, MARE, MARE anche oggi, ce lo godiamo proprio. Dopo il riposino pomeridiano è una vera goduria andare sulla spiaggia e camminare sulla sabbia bellissima. Per il mezzogiorno arrivano tante donne a vendere frutta che tengono nei bilancieri. Anche queste sono copertissime, perfino coi guanti – per non prendere sole. Questa sera ceniamo al Peacefoul Family Restaurant – che è anche sulla Lonely Planet – ma non ci soddisfa del tutto anche se l’ambiente è carino e confortevole.
5 marzo – Oggi il mare è più calmo, abbiamo nuotato, camminato, preso il sole. Splendido! Mare, mare e mare. Questi giorni di riposo ci volevano proprio! Nel pomeriggio (dopo aver pranzato al Blu Moon di fronte al nostro albergo) prendiamo un taxi e andiamo a Phan Thiet, noto per essere il maggior produttore di salsa di pesce. La città è carina, con una bella flotta di pescherecci coloratissimi, un gran bel mercato e ragazze vestite nel tipico costume vietnamita bianco.
La guida ci ha detto che le ragazze che frequentano il liceo come divisa hanno il loro costume tradizionale di colore bianco invece le bambine delle elementari la gonnellina blu che qui riprendo mentre stanno giocando – pare – ad una specie di pampano.
Phan Thiet è comunque una bella cittadina ed il suo mercato di pesce davvero fantastico. Le persone sono molto gentili: una donna in barca si è messa a parlare con me quando le avevo chiesto se potevo fotografarla e lei ha acconsentito sorridendo, anzi, mi ha mostrato tutto il suo pesce, sempre sorridendo.
Su una collina che la domina vi è una bella torre Champa (una volta questo era il regno Cham) e su un’altra un enorme cimitero colorato. Phan Thiet è nota per le sue dune di sabbia rossa e gialla che intravvediamo ma dove non ci rechiamo anche se il tassista ce lo chiede dicendoci che ci porterebbe volentieri.
Al ritorno da Phan Thiet vorremmo cenare da Houong ma è tutto pieno allora ci rechiamo dal gemello lì accanto che ha lo stesso nome e lo stesso servizio.
Ci trovano posto da un tavolo dove sono una coppia svedese: a fine pasto chiacchiereremo amichevolmente con questi signori che hanno trovato – anche loro – i russi davvero fastidiosi! Dato che io voglio come dolce il banana pancake il marito mi dice che lui l’ha mangiato ed era buono, quando me lo portano e l’assaggio mi chiede com’è ed io gli rispondo che è buono davvero. Mario, che è un golosastro, lo prende al chocolate ed è molto buono anche il suo.
La coppia di svedesi vicina al tavolo nostro ci dice che parlano italiano e mi dicono “pronto, ciao, come stai” poi mi spiegano che la loro figlia ha sposato un italiano di Palermo.
E’ stata davvero una bella serata anche perchè parlando con le persone si imparra davvero sempre qualcosa.
6 marzo – Stamattina il mare è una tavola blu… Peccato che noi si parta! Dormiamo un po’ di più, facciamo un’ottima colazione e poi le valigie. Alle 11,30 lasciamo la camera e con le valigie ci sistemiamo nella lobby dopo aver bevuto una buona spremuta di pineapple.
Alle 12,15 – con circa tre quarti d’ora di anticipo – ci vengono a prendere e quindi partiamo alla volta dell’aeroporto di Saigon.
Percorreremo pertanto la strada già fatta in precedenza,solo che stavolta sono davanti e vedo tutte le manovre dell’autista… Mi vengono in brividi! Riusciranno i nostri eroi a raggiungere vivi l’aeroporto? Non sappiamo che per raggiungerlo non ci sono altre strade se non quella di attraversare tutta la città: il casino è enorme! Tutti suonano il clackson, svoltano a destra, a sinistra, ti vengono contro, ti tagliano la strada e nessuno si arrabbia… Mistero dei vietnamiti! Lasciata la caotica e mitica Saigon – Ho Chi Minh City – alle cinque del pomeriggio siamo in aeroporto e andiamo a fare il check-in. In auto un incaricato dell’ASCO – l’agenzia vietnamita di turismo – mi aveva cercato al telefono per darmi tutti i ragguagli sulla partenza dicendomi di chiamare se avessi avuto bisogno per qualsiasi cosa a qualsiasi ora.
Non abbiamo nessun problema e alle 19,50 decolliamo per Singapore dove arriveremo alle 22,40. Non abbiamo neanche il tempo di star seduti in sala d’attesa che alle 23,40 decolliamo per Milano.
Trascorreremo 13 lunghe ore in aereo anche se la Singapore Airlines offre un servizio davvero confortevole con scelta di menù, vari film e giochi su viedo personale. Ci offre anche calzini per camminare sull’aereo togliendoci le scarpe e spazzolino da denti con dentifricio. Farò due cene e una colazione, rifiuterò uno spuntino alle tre di notte, vedrò due film: “La Duchessa” e l’ultimo James Bond del quale non ricordo il nome con Daniel Craig.
7 marzo – finalmente alle 5,45 atterriamo a Milano e ricominciamo a vestirci! Qui non fa per nulla caldo…
Strano popolo, quello vietnamita… Nell’ultimo Paese socialista la gente lavora in proprio come un forsennato…Ci sono un sacco di imprese artigiane.
Solamente negli aeroporti ti rendi conto che c’è un qualche regime in quanto la gente in uniforme è piuttosto rigida ma gli altri assolutamente no. Sono un popolo gentile, disponibile, semplice.
Lavorano tutti, specialmente le donne, che hanno più responsabilità degli uomini.
Luan ci ha anche spiegato che è importantissimo per i vietnamiti avere figli maschi: il più giovane si occuperà dei genitori e questo per loro è un grande onore. Festeggiano solamente il primo anno di nascita del bambino, dopo non festeggeranno altri compleanni ma solamente il giorno della morte. Per loro la morte non è quella cosa tragica che è per noi occidentali, loro credono che se hai vissuto bene troverari comunque una ricompensa.
I loro cimiteri sono coloratissimi e le tombe non sono allineate in file ma ognuna ha la posizione stabilita dal loro oroscopo per cui sono sparse per tutta l’area. Di solito chi ha terreno seppellisce i loro morti nel giardino di casa. Van ci aveva spiegato che chi lavora in risaia seppellisce i morti in terra umida per i primi tre anni, poi il cadavere viene spostato in terra asciutta.
In ogni famiglia si hanno molte feste: sono i giorni in cui sono morti i loro antenati per cui arrivando fino ai bisnonni di feste se ne hanno parecchie per cui fanno molti pranzi con tanti invitati. Il popolo vietnamita pranza e cena in 10/15 minuti: questa è l’abitudine che si è portato dietro dalla guerra con gli americani. Non c’era tempo per mangiare, bisognava fare in fretta e non hanno ancora perso questa abitudine.
Normalmente si alzano alle 5, vanno al parco a praticare il thao chi chuan, fanno colazione con lo pho bo e alle 7 sono o al lavoro o a scuola. I bambini escono da scuola alle 11 per rientrare verso le 13/14 ed escono definitavamente alle 16,30.
Cenano molto presto, verso le 17,30/18,00 anche perchè la mattina dopo sono in piedi di buon’ora.
In città non ci sono più matrimoni combinati ma in campagna l’usanza persiste, così come quella di sposare giovane per la donna, circa 18 anni. Luan ha due maschietti di cinque e tre anni, lavora molto e guadagna bene. La civiltà vietnamita è piuttosto maschilista, l’uomo lavora meno delle donne ed ha più privilegi… Guarda caso…
Questo popolo ha sopportato 1000 anni di dominazione cinese, la colonizzazione francese che è durata 100 anni, le guerre con i Khmer, la guerra con la Cambogia, la guerra con gli americani che è durata 11 anni ma l’intervento americano nel Paese è iniziato nel 1950 come semplici osservatori in aiuto dei francesi che sono sbarcati a Da Nang nel 1847 e se ne sono andati nel 1954 dopo la sconfitta di Dien Bien Phu.
Gli americani fecero il primo bombardamento sul Vietnam del Nord nel 1964. Su ordine di Jhonson 64 raid aerei scaricarono bombe sul nord in quella che su la prima di centinaia di missioni che avrebbero distrutto tutte le strade e tutti i ponti del Viet Nam nonché 4000 dei 5788 villaggi nordvietnamiti.
Per la mia generazione i nomi di China Beach, Zona Smilitarizzata, Sentiero di Ho Chi Minh, My Lai, Gallerie di Cu Chi non sono solamente nomi.
La guerra è terminata nel 1975 con la disfatta americana ma con 3 milioni di vietnamiti morti e un Paese martoriato da bombe, agenti chimici, prostituzione, devastazioni di ogni sorta.
Si è saputo risollevare, si è risollevato e ora viaggia coll’8,5 % di PIL all’anno, è un Paese in piena espansione, nel 1975 contava 46 milioni di abitanti ora ne ha 85 milioni. La sua forza, il suo coraggio sta nel lottare per andare avanti, nella tenacia della perseveranza.
Auguro loro di vivere in pace e di trovare ciò che cercano, ne hanno diritto, hanno diritto ad un po’ di serenità dopo tante guerre e sofferenze.
GOOD MORNING, VIET – NAM !!!!