Namibia: i colori, i volti, la fauna

Viaggio on the road alla scoperta dei deserti nambiami, delle popolazioni Himba e safari nel parco dell'Etosha
Scritto da: AnnaPaola
namibia: i colori, i volti, la fauna
Partenza il: 11/08/2013
Ritorno il: 23/08/2013
Viaggiatori: 12
Spesa: 4000 €
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Dopo il Kenya, il mio secondo viaggio in Africa ha avuto come destinazione la Namibia. Devo ammettere che solo poco prima della partenza ho iniziato ad informarmi su cosa avrei visto.. i paesaggi, gli animali e la realtà ha superato di gran lunga le aspettative. Il viaggio in Namibia lo voglio raccontare attraverso tre immagini: COLORI, VOLTI, FAUNA

COLORI – tutti i colori della natura sono presenti nella loro gradazione più vivida in Namibia. Il viaggio si snoda nel Namib-Naukluft National Park, il deserto più antico del mondo dove la flora e la fauna si sono adattati alle particolari condizioni climatiche. Il viaggio ha inizio da Windhoek verso Sesriem attraversando il deserto roccioso, arido e montuoso, caratterizzato dal colore rosso argilla della pietra che si staglia contro il cielo azzurro completamente sgombro da nuvole. Verso sera il tramonto dietro le montagne crea un arcobaleno di colori: la palla rossa e accecante del sole (più accecante che in Europa, secondo me) regala al cielo delle striature rosa, celesti, gialle e arancione. La volta celeste appare più vicina agli occhi, le stelle sono più luminose…siamo nel centro della terra, nel cuore del mondo! Da Sesriem, con risveglio all’alba, ci dirigiamo verso il deserto di sabbia del Souvsselei con le dune paraboliche più alte del mondo (la Duna 45, il Big Daddy), attraversando, lungo le strade sterrate, dei paesaggi dai colori ocra e rosati. Le dune, che presentano sempre due diversi versanti, uno sopravento più spettacolare e ripido e uno sottovento, si stendono a perdita d’occhio e le loro ricche colorazioni variano dall’albicocca pallido al rosso vivo e arancio. Le montagne di sabbia sembrano disegnate dalle mani attente dell’architetto più esperto del mondo- Madre Natura – chi altri?! Linee nette ma allo stesso tempo sinuose, disegnate per assecondare l’armonia del paesaggio e creare un favoloso gioco di luci ed ombre.

Iniziamo la scalata della duna in fila indiana, con impegno e attenzione, in bilico come sul ciglio di un burrone. Man mano che ci avviciniamo verso il cielo azzurro distanziandoci l’uno dall’altro, si incomincia ad avvertire un incredibile senso di solitudine, si percepisce solamente l’assordante e metafisico suono del silenzio e dell’immensità della natura (hanno un suono?), il sibilo del vento che disegna le dune. La sabbia soffice si ricompone ogni volta sotto i nostri passi, quasi a cancellare il segno del nostro passaggio per farsi ritrovare sempre intatta e perfetta per l’affondo del piede del viaggiatore seguente. Salire a piedi le alte dune è un’esperienza memorabile, la visione del deserto dall’alto permette di coglierne la mistica bellezza, fatta di linee dolci, forme, colori e giochi di luci: uno spettacolo mozzafiato, in cui tutto è superlativo! Il contorno desertico è impressionante, all’infinito colline di terre brune, nere, dorate intervallate da gole e profondi baratri: un mondo di desolazione e di paesaggi lunari che non può lasciare indifferenti. Dall’alto della duna ecco che emerge un altro colore: il bianco della Deadvlei, con tronchi scheletrici di antiche acacie che si trovano al centro della piana. Ridiscendiamo dalla duna lateralmente affondando i piedi nudi nella sabbia che arriva fino al polpaccio e funge da freno nella discesa incuranti di un eventuale rischio scorpioni..ma vuoi mettere la sensazione dei piedi nella sabbia africana? Nei pressi di Sesriem, visitiamo anche il Fish River Canyon (o Sesriem Canyon) una gola incassata e tortuosa scavata dal fiume Tsauchab in un conglomerato di sabbia e argilla che crea angoli particolari e suggestivi. Percorriamo il Dorob National Park, e dopo aver attraversato la linea immaginaria del Tropico del Capricorno, giungiamo alla Duna n.7 che sembra più quella di un deserto arabo, caratterizzato da sabbia bianca, color oro e piccole oasi con le palme verdi. Le dune sono più basse di quelle del Souvsselei e le esploriamo con i quad… fighissimo!

I colori africani si arricchiscono nel corso del viaggio con il colore dell’oceano, della Skeleton Coast, il blu profondo del mare ed il bianco delle onde violente, che in passato hanno portato numerose navi ad insabbiarsi e a lasciare qui i loro relitti. Ma la bellezza di attraversare la skeleton cost è rappresentata proprio dall’essere costeggiata dal deserto..il vento, la sabbia e la polvere sollevata al passaggio delle auto sollevano dei vortici di nuvole bianche che impediscono completamente la visuale per alcuni secondi..sembra davvero di percorrere la strada che porta verso l’inferno…

Dopo il mare, il deserto e i relitti si giunge a Cape Cross con la numerosissima e puzzolentissima colonia delle otarie (procuratevi qualcosa per coprire il naso..) e a Walvis Bay. Le saline dagli splendidi colori rosati sono invase da miriadi di uccelli, le dune si tuffano nell’oceano, il silenzio è interrotto solo dai richiami dei fenicotteri che, esili sulle loro zampe sottili, si muovono come delle banderuole sotto il forte vento oceanico.

Le tonalità diventano calde in prossimità del massiccio dello Spitzkoppe, il Cervino della Namibia, che si erge isolato sulla piatta pianura circostante illuminato dai raggi del sole. L’immagine che mi è rimasta più impressa è rappresentata da questo colosso roccioso incorniciato dal cielo azzurro, la luce accecante del sole e la piccola luna che è già alta in cielo!

Dal deserto si sale verso le alture del centro del paese e la vegetazione si trasforma in una savana erbosa, che ci introduce nel parco dell’Etosha.

FAUNA – la fauna della Namibia trova la massima espressione nel parco dell’Etosha. Se nel corso del viaggio abbiamo incontrato struzzi, antilopi, e orici, che si trovano anche tra le dune, nel parco capiamo veramente cosa significa trovarsi nel mondo degli animali… incontrare zebre, giraffe, elefanti, gnu diventa quasi la normalità… Urla di gioia all’avvistamento della prima zebra, o della prima giraffa, centinaia di foto, lunghe soste per ammirarli… l’ultimo giorno quasi non ci fai più caso.

Il cuore dell’Etosha è rappresentato da una depressione salina che durante la stagione delle piogge si trasforma in un lago e nei periodi secchi garantisce l’acqua agli animali grazie alle pozze che si formano ai margini. Nell’Etosha si vive la sensazione di uno zoo al contrario: elefanti, giraffe, zebre, kudu, orici, rinoceronti, gnu, springbok, struzzi, leoni sono liberi e sono gli uomini che si rinchiudono in auto per spiarli in silenzio, trattenendo il fiato, senza disturbare. I veicoli possono circolare solo sui percorsi tracciati tra savane interrotte da bassi cespugli. La sera le luci della ribalta nell’Etosha sono puntate su elefanti, rinoceronti, giraffe e quant’altro si presenti alla pozza per dissetarsi o esibirsi in giochi con l’acqua. Unica ed indimenticabile è l’emozione che si prova nell’assistere ad un tramonto presso una pozza: quando il calore del sole diminuisce ed il cielo inizia a colorarsi di una luce rosata si assiste ad un vero e proprio documentario naturalistico. Da lontano si solleva una nube di polvere dalla quale poi a poco a poco si scorge un primo elefante, poi un secondo ed un terzo ancora e dietro un intero branco, che si avvicina per abbeverarsi. I piccoli camminano dinoccolati al centro del gruppo, protetti dalle mamme, che insegnano loro a bere, a controllare i movimenti della proboscide, i fratellini un po’ più grandi giocano con l’acqua e tra di loro, e la mamma li richiama all’ordine… ognuno assiste in silenzio a queste scene e interpreta i gesti creando la propria trama del film a cui sta assistendo … tutto questo avviene in un silenzio surreale nonostante sia tanta la gente attorno … nessuno osa disturbare il momento magico. Stessa emozione di assistere ad una scena surreale all’alba di fronte ad un’altra pozza d’acqua: zebre, gnu, antilopi in totale armonia si rinfrescano presso la pozza … all’improvviso tutto sembra fermarsi, gli animali diventano immobili …. sta per succedere qualcosa .. dalla selva arrivano in fila indiana tre leonesse. Tutti gli altri animali si allontanano dall’acqua, restano immobili ma pronti a fuggire… le tre leonesse si accomodano tranquille e bevono serenamente..i piccoli sciacalli le sfidano a distanza con i loro versi… dall’altro lato della pozza poi arriva lui, il leone – il re – una delle leonesse gli va incontro ..poi le altre … questa è la gerarchia del mondo animale …. e noi assistiamo allo svolgersi di tutto questo spettacolo, senza rendercene veramente conto … solo a posteriori realizzi che è tutto vero!

VOLTI: la dignità dello sguardo, la compostezza dei modi, la semplicità dei gesti.

Un giorno ci siamo trovati ad una messa domenicale in un villaggio: tutti eleganti nei loro abiti domenicali colorati ci hanno sorriso ed invitato a partecipare alla funzione religiosa. I bimbi belli, attaccati alle gonne delle loro mamme, ci guardavano con occhioni grandi e teneri, intimiditi da questi estranei ma anche felici di essere fotografati e sorridenti mentre gli mostravamo le foto.

Un altro giorno abbiamo dato un passaggio ad un’intera famiglia che si “trasferiva” da un luogo nel bel mezzo di niente in un altro altrettanto nel bel mezzo di niente. Sono saliti in macchina con tutto ciò che possedevano: borse, materassi, bicicletta, cagnolino…poi durante la sosta per il pranzo non hanno chiesto nulla, ovviamente li abbiamo fatti partecipi del nostro pranzo, ma spontaneamente non hanno osato chiedere. Solo in un mercatino alcune mamme ci hanno chiesto un po’ di frutta per i loro piccoli, ma con moderazione, discrezione e gentilezza.

La dignità era presente anche nello sguardo delle donne della tribù Himba, la popolazione nomade che vive ancora in maniera tradizionale nel nord del paese. Il villaggio è costituito da capanne di rami e paglia, le donne hanno il corpo spalmato di argilla rossa che unge anche i capelli raccolti in pettinature molto elaborate e protegge la pelle dando loro un aspetto di sculture viventi, hanno il corpo ornato di oggetti in ferro, osso, cuoio e conchiglie. I bimbi, anch’essi con il corpicino coperto con l’impasto di fango rosso che rende la loro pelle ruvida, giocano tranquilli tra arnesi appuntiti di ferro e pentoloni bollenti ancora sul fuoco, ma come tutti i bambini del mondo davanti ad un girotondo improvvisato, ad un elastico colorato o ad un’altalena in braccio, ridono, scherzano sorridono mandano baci…siamo stati travolti dalla gioiosità di questi bimbi, dai loro abbracci che ci hanno lasciato sulla pelle e sugli abiti il colore rosso dell’argilla e per parecchi giorni il loro odore … a me anche un piccolo livido sul mento, dall’urto con la testolina di uno dei piccoli che saltava un po’ scoordinato ..

Ed è davanti a questi ricordi ed alle sensazioni provate che capisci che tutti possiamo fare qualcosa per portare un po’ di sollievo a questi paesi, anche solo attraverso un nuovo sorriso.

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