Lost in Oahu
Giorno zero
Sono atterrato ad Honolulu alle 20:30 dopo una breve vacanza a San Francisco. Il volo della Delta dalla città californiana è comodo e non eccessivamente caro (circa 400 Euro A/R). La prima sera mi chiudo in albergo, stanco per il viaggio. Ho trovato un’ottima sistemazione all’Hawaiian Monarch Hotel che si trova sul Ala Wal Canal, il canale fluviale che separa Waikiki da Honolulu. La struttura si trova in un’ottima posizione a pochi passi dalle famose spiagge di Waikiki ed adiacente ad una fermata di bus dove passano le principali linee dell’isola. Inoltre si tratta di una soluzione decisamente economica (circa 48$ a notte).
Primo giorno
L’isola di Oahu è ben servita da TheBus, la linea di mezzi pubblici che collega tutte le strade dell’isola. La tessera di quattro giorni è conveniente (25 $), permette di prendere qualunque autobus della linea e si acquista negli ABC Store. La cartina delle linee che si può recuperare al chiosco del turismo al Kapiolani Park di Waikiki, vicino allo Zoo.
Ed eccomi la prima mattina stravaccato sulle spiagge di Waikiki. Tranquilli, mi sono preso mezza giornata per coordinare le uscite della settimana ma non sarò come quelli che trascorrono tutte le giornate nella capitale del turismo Hawaiiano, dominata dai suoi enormi grattacieli delle principali catene alberghiere mondiali. Le spiagge sono comunque favolose e si nuota circondati da colorati pesci in acque agitate ma non impossibili. Al largo si vedono i surfisti impegnarsi alla ricerca dell’onda perfetta.
Si parte da Fort de Russy Beach delimitata dai prati verdi del centro ricreativo dell’Esercito americano. Tornando su Kalakaha Avenue, dopo la centrale di polizia, si trovano le quattro pietre di Kapaemahu che, secondo la tradizione, furono estratte a Kaimuki e portate a Waikiki in onore dei quattro guaritori di Tahiti. La leggenda conferisce poteri terapeutici alle pietre. Io preferisco curare un mio principio di mal di gola, dovuto all’aria condizionata dell’aereo, con una medicina acquistata in un negozio di souvenir…
Subito dopo, inizia la Kuhio Beach delimitata da un lungo molo dove si possono osservare le acrobazie dei surfisti. Lo zoo è all’inizio del Kapiolani Park, un enorme polmone verde che finisce sull’omonima spiaggia. Infine si arriva a Sans Souci con la sua spiaggia tranquilla e i fanatici dell’abbronzatura integrale.
Le spiagge sono dominate da Diamond Head: un imponente vulcano inattivo così denominato in quanto, nel 1825, dei navigatori britannici furono tratti in inganno da dei cristalli di calcite che avevano confuso per diamanti. Nel pomeriggio decido di salire sulla sommità del vulcano per godere dello stupendo panorama.
Per raggiungere il parco, si prende la linea 22 dallo Zoo. La strada gira attorno alla montagna e attraversa l’università (la fermata Diamond Head è quella subito dopo). L’ingresso al parco costa un dollaro. Portatevi una bottiglietta d’acqua ed un cappello in quanto la zona è arida e fortemente assolata: i produttori di Lost hanno usato il posto per le scene in cui Sayid si trova in Iraq.
La camminata è di poco più di due chilometri e dovrebbe impegnarvi per un’ora. Ci sono alcuni tunnel da superare per cui potrebbe essere utile avere anche una pila. I cartelli vi avvisano che la salita è ripida e difficoltosa. In effetti è così ma ne vale la pena. Come tutta l’isola, il posto è ricco di uccelli tra i quali spicca il cardinale brasiliano con il suo capo colorato di rosso. Lungo la strada, si aprono squarci sulla costa orientale. Il vulcano è sede del sistema di sicurezza dell’isola e tutto il percorso è frutto di un lavoro militare. Sulla vetta ci sono i resti della costruzione per la vedetta e il panorama è spettacolare. Si vedono le enormi onde dell’oceano infrangersi sulla costa orientale e sullo skyline di Waikiki. Un faro solitario sotto di voi vi farà emozionare nella sua lotta contro le onde.
Al ritorno vi sarete meritati una fresca (e costosa, ma non ha concorrenza) Shave Ice (noi diremmo granita) dal furgoncino, strategicamente sito all’ingresso del parco.
Tornato a Waikiki, mi godo il tramonto sulla spiaggia e poi visito l’International Market dove ceno al chiosco del pesce fresco.
Secondo giorno
Al mattino mi reco nuovamente alla fermata del 22 presso lo zoo. Questa volta l’autobus è destinato a portarmi in uno dei luoghi più suggestivi di Oahu: Hanauma Bay Park. Se preferite raggiungere la zona con una inquinante automobile, tenete conto che il parcheggio chiude ad esaurimento posti e ciò accade spesso già a metà mattinata.
Il parco è una baia che si formò circa diecimila anni fa, dopo l’esplosione di un vulcano e la conseguente immersione del cratere nelle acque dell’oceano. Il suo nome in hawaiiano significa baia (hana) curva (uma). L’ingresso costa 7.20 $ ed è obbligatorio assistere alla proiezione di un filmato prima di addentrarsi nella baia. Oltre a spiegare la storia e la composizione del parco, il video ci avverte anche della pericolosità delle sue acque e di come si deve comportare chi desidera fare snorkeling.
Le acque ospitano una barriera corallina, fonte di vita per le oltre 400 varietà diverse di pesci. La struttura riparata della baia fa sì che le onde siano meno impegnative rispetto allo standard classico delle coste hawaiiane. Con le mie scarse capacità natatorie, ho sentito le onde trascinarmi verso il centro della baia e mi sono limitato a restare sempre molto vicino alla spiaggia. Già con queste mie limitazioni lo spettacolo è grandioso. Chi è più capace di me, immagino possa vivere un’esperienza assolutamente unica.
Dopo la mattinata al parco sono tornato alla fermata del 22 e ho proseguito per Sandy Beach, una delle capitali del surf. L’ingresso alla spiaggia è della serie “Lasciate ogni speranza voi che entrate”. Una sequenza di cartelli ammoniscono sulla pericolosità delle onde ed invitano a non avventurarsi nelle acque. La costa sud della spiaggia e dominata da rocce nere schiaffeggiate continuamente dalle violenti onde dell’oceano. Si tratta delle rocce che si possono ammirare anche nella puntata Exodus della prima stagione di Lost.
Ora possiamo prendere il 22 in senso inverso (direzione Waikiki), proseguiamo oltre Hanauma Bay per fermarci a goderci un aperitivo ad Hawaii Kay. Si tratta di un complesso residenziale costruito su una baia artificiale. È la capitale degli sport motonautici della zona. Per gli appassionati si può fare un giro con gli sci d’acqua oppure scatenarsi a tutta velocità sulle moto d’acqua.
Terzo giorno
La domenica preferisco non avventurarmi con i bus per l’isola e decido di visitare Honolulu. Nei giorni festivi molte strutture sono chiuse ma non è un problema, essendo la mia vacanza hawaiiana più concentrata sulle attrattive naturali che su quelle cittadine. La capitale comunque non manca di bei palazzi ed interessanti musei. Al mattino mi dedico al giro del centro storico, raggiungibile comodamente da Waikiki con le linee B, 2 o 13.
Si parte dallo Iolani Palace, la sede della monarchia hawaiiana. Una nota curiosa è che si tratta dell’unico palazzo reale su territorio statunitense. Solo due monarchi regnarono nel palazzo: Re Kalākaua e la Regina Liliuokalani, ultima regnante delle Hawaii. Nel 1893 il comitato di sicurezza la imprigionò in una camera del palazzo e la costrinse a procedere all’abdicazione. Si formò un governo provvisorio da cui nacque la Repubblica delle Hawaii che confluì, successivamente, negli Stati Uniti d’America. Il palazzo è visitabile (ovviamente non la domenica). Io mi sono limitato ai giardini.
Esco dai giardini del palazzo reale sul lato di State Capital, l’avveniristico palazzo del governo attuale che è un esempio moderno della scuola di architettura hawaiiana. Si può attraversare il cortile interno. Dal lato confinante con lo Iolani Palace si trova la statua della regina Liliuokalani. Sull’altro, che confina con Beretania Street, si trova invece la statua di Padre Damien, missionario belga nell’isola di Molokai che dedicò la sua vita alla cura dei malati di lebbra e che è stato proclamato Santo nel 2009. Il palazzo è circondato da un canale d’acqua su cui gioca a rispecchiarsi con uno stucchevole effetto ottico.
Girando attorno al palazzo e passando oltre lo Iolani Palace si trova il grattacielo della Fist Hawaiian Bank (location anch’esso di Lost). Continuiamo a camminare lungo S King Street verso lo Iolani Palace ma dall’altra parte della strada. Si incontra un ufficio postale, splendido esempio di architettura hawaiiana. Quindi si raggiunge la statua di Re Kamehameka I, colui che unificò tutte le isole sotto lo stesso regno.
Passando oltre il monumento ai caduti della II Guerra Mondiale, si giunge alla Kawaiaha’o Church. Quando i primi missionari giunsero sull’isola nel 1820, Re Kamehameka III assicurò loro l’esercizio del culto in quella zona. E i missionari costruirono la chiesa.
Attraversando la strada, si segue Punchbowl St. si gira di nuovo attorno allo State Capitol per proseguire oltre per Beretania St. Sulla destra si incrocia la Cattedrale di St. Andrew , sede della Chiesa Episcopale. La costruzione è in stile Franco gotico ed è stata location di Lost in ben 5 puntate. Per il noto tele film è stata la Chiesa Cattolica frequentata da Charlie, la Chiesa di Eko in Australia, il monastero Eddington frequentato da Desmond e l’università di Oxford quando Desmond incontra Daniel Faraday.
Proseguendo per Beretania, si entra nella zona universitaria dove si incontra la Chiesa di Nostra Signora della Pace dove si conclude la passeggiata nel centro storico.
Con poche fermate dell’autobus 2 o del 3 si raggiunge il canale e la River St. che lo costeggia. Sulla destra campeggia la statua del rivoluzionario cinese Sun-Yat-Sen. Stiamo entrando nella Chinatown di Honolulu. Seguiamo River St. oltre la statua, nella sua parte pedonale, e sulla destra troviamo la Cultural Plaza sempre animata da musicisti ed intense discussioni. Oltre la costruzione, sulla riva opposta del canale si trova l’elegante tempio scintoista Izuka Taishako. Proseguendo sempre per River St., che ora è di nuovo aperta alle macchine, si attraversa Vineyard Blvd. per ammirare l’imponente statua di Buddha del tempio Kuan-Yin. È tradizione lasciare in dono alla statua della frutta.
È giunto il momento di infilarci nella Chinatown più folkloristica. Basta proseguire per Vineyard Bvd. e girare a Maunakea Street. Dopo aver incrociato nuovamente Beretania, si incontra la frenesia delle botteghe e dei mercatini cinesi dove si trova di tutto a prezzi scontati. In particolare non potete perdervi Hotel St.
Quando vi siete stufati, cercate Bishop St. e camminate fino al porto. Arriverete alla Aloha Tower, uno dei simboli della città. Inaugurato nel 1926, il faro è stato a lungo l’edificio più alto della città e salutava con un benaugurante ed enorme ALOHA chi arrivava la porto. Ora, sotto la torre c’è un centro commerciale dove ho pranzato piuttosto bene. Camminando per il porto non potrete fare a meno di ammirare i tanti pesciolini colorati che ne popolano le acque. Potete prendere di nuovo il bus oppure passeggiare lungo Ala Moana Bvd. per ammirare il cuore commerciale della città. Quando arrivate all’incrocio di Ward Ave. trovate il ristorante Fisherman Wharf, altra location di Lost.
L’ultima fatica per la giornata cittadina consiste nel salire la collina di Nuuanu (potete usare la linea 4 del bus). Oltre al Mausoleo dove sono seppelliti i regnanti delle Hawaii, vi consiglio di passeggiare tra le case immerse nella foresta che sovrasta la città.
Quarto giorno
Ci aspetta la giornata più impegnativa ed il consiglio è quello di svegliarsi presto.
Tornate ad Honolulu in Beretania St. e all’incrocio con Bishop St. prendete la linea 55. Vi aspettano circa due ore di viaggio in panorami mozzafiato. L’autobus scollina le montagne alle spalle della città addentrandosi nell’intricata foresta. Sbuca così sulla costa orientale che segue completamente fino al capolinea. Giunto al termine del suo viaggio, il bus entra nel resort di Turtle Bay. Se andate in macchina, tenete presente che l’ingresso non è sempre consentito a coloro che non sono clienti. In teoria dovreste pagare un biglietto. Con l’autobus non ci sono problemi, in quanto il capolinea del 55 è dentro il parcheggio della struttura.
Vale la pena attraversare tutto il resort ed ammirare la cappella per le cerimonie nuziali e le vasche idromassaggio delle spa all’aperto con una vista sull’oceano. Proseguite oltre. Seguendo la spiaggia potrebbe accadere di incontrare delle tartarughe.
Oltre la spiaggia, proseguite sulla strada fino ad incontrare un maneggio di cavalli. Da tale punto parte un sentiero non segnato sulle carte, denominato West Green trail. Vale assolutamente la pena addentrarsi. La foresta sembra impenetrabile ed è proprio quella che avete potuto ammirare in tante puntate di Lost. Si alternano tratti di jungla a spiagge. Il tutto in perfetta solitudine (io ho incontrato solo un paio di pescatori nei pressi di Protection Point). Alcune spiagge (favolose) sono private. Potete tranquillamente attraversarle ma non dovete andare verso le case in quanto entrereste in giardini privati (io l’ho fatto ma non mi hanno sparato).
Quando siete stufi, cercate di tornare sulla strada principale e cercate una fermata dell’autobus. Fate attenzione perché alcune parti della foresta sono chiuse in quanto proprietà dell’esercito e, a volte, si vede la strada ma non si riesce a raggiungerla per la difficoltà di superare gli arbusti. Non entrate in panico e seguite il sentiero.
In questo tratto di strada, passa il 52. Saliamo sull’autobus per qualche fermata e scendiamo a Pupukea Beach. Una barriera di scogli al largo protegge la spiaggia dalle onde imponenti. Ma dovreste aver fatto un’ora tale per aver voglia di dirigervi verso il camioncino dei sandwich. La qualità del cibo è quella che è. Ma avrete il piacere di conoscere la cameriera con il più bel décolleté dell’universo. Sto esagerando? Provate a non emozionarvi quando si piegherà verso di voi per ascoltare la vostra ordinazione. Io le ho lasciato 5$ di mancia. Voi fate come volete.
Risalite sul 52 e chiedete all’autista la fermata dove incrocia la linea 76. Quindi salite su quest’ultimo e andate oltre Waialua. Proseguite per una mezzoretta a piedi verso Mokuleia. L’obbiettivo è il paesaggio di un torrido terreno rosso, sormontato dalle foreste della catena Wanaiae che si incunea nell’oceano. Vi assicuro paesaggi favolosi ma fate attenzione al gran caldo e all’assoluta mancanza di ombra.
La leggenda narra che, prima dell’arrivo dei polinesiani, le isole Hawaii fossero abitate dai menehune, dei piccoli folletti delle foreste. Ancora oggi, quando una persona è in difficoltà, un menehune esce dalla foresta per aiutarlo. Potrebbe, ad esempio, capitarvi di aspettare il 76 oltre quaranta minuti sotto un sole torrido e senza un filo d’ombra. Ed ecco che un menehune arriva a salvarmi. In questo caso nelle vesti della signora Shirley che, vedendomi accaldato ad aspettare, è uscita di casa e mi ha accompagnato con la sua macchina alla fermata del 52, direzione Honolulu. Un grazie al suo gesto e alla sua simpatia. Per tutto il breve tragitto mi ha raccontato del marito che era autista e della nonna che mi osservava dalla finestra. Spero di poter contraccambiare quando convincerà il marito a visitare l’Italia.
Sulla strada del ritorno, restate svegli. Il 52 prima di scollinare le montagne attraversando le piantagioni della Dole. E potrebbe capitarvi che una graziosa hawaiiana si sieda vicino a voi e vi saluti con un dolcissimo Aloha, per sentire cosa ci fa un italiano da solo in giro per Oahu. Come Shirley, anche lei è un esempio di quanto sia dolce e speciale il popolo di queste isole.
Quinto giorno
Con la linea 42 possiamo raggiungere la costa Waianae. La prima tappa è Pearl Harbor a pochi chilometri da Honolulu. Si scende alla fermata dell’Arizona Memorial.
Purtroppo, il contesto storico così drammatico ed interessante è stato tramutato in una sorta di Disneyland che non mi ha particolarmente emozionato. Si entra nel centro accoglienza visitatori, lasciando il proprio zainetto al deposito (3 $, ma è proibito entrare con lo zaino). Quindi si acquista il biglietto per le attrazioni: Arizona Memorial, nave da guerra Missouri, sommergibile Bowfin e museo dell’aviazione militare.
Io mi sono limitato ai 20$ del biglietto per la nave Missouri, dove fu firmata la pace tra Stati Uniti e Giappone che concluse la II Guerra Mondiale. Se avete dei bambini (o se siete appassionati di cose militari) probabilmente vi conviene il biglietto cumulativo per tutte le attrazioni.
Con una navetta, si è trasportati sull’isola Ford collegata con Oahu da un ponte. L’isola Ford non appartiene allo stato delle Hawaii ma alle Forze Armate Statunitensi. L’autista, una volta sul ponte, impone l’obbligo di non fotografare nulla fino a quando non si giunge alla Missouri. Si attraversa il villaggio con le case dei militari ed al centro dell’isola si nota un’imponente sfera bianca che sembra essere il rifugio di qualche cattivo in un film di 007. Ad un certo punto si attraversa una striscia isolata con una vecchia torre diroccata sullo sfondo. È tutto ciò che rimane del bombardamento dei giapponesi.
La visita alla nave è ben strutturata. Potete scegliere se aggregarvi ad una guida oppure usare il depliant che è ben scritto e ricco di informazioni. Oltre alle varie strumentazioni, dovreste emozionarvi nel punto in cui si scrisse la storia con la firma della resa del Giappone. Dalla nave si vede l’Arizona Memorial, una bianca costruzione sull’acqua nel punto esatto dove fu affondata la nave Arizona dalle truppe Giapponesi. Il memoriale è visitabile nelle giornate di poco vento (non è il mio caso).
La solita navetta vi porta alla altre attrazioni (come affermavo prima: proprio come Disneyland, e mi è parso poco opportuno) e nuovamente al centro accoglienza visitatori. Da lì risalite sul 40 in direzione contraria ad Honolulu (attenzione che il 40a non fa tutta la costa e non va bene per il giro che suggerisco).
La prima parte del viaggio non è molto avvincente in quanto attraversa la periferia di Pearl e la zona più industriale dell’isola.
Ma, una volta tornati sulla costa, si accede ad alcuni tra i panorami più emozionanti. Fermatevi a Maili. In quella zona della costa, si accede ad una spiaggia in cui colate laviche si immergono nelle acque a formare delle nere pozze piene di pesciolini. Le rocce nere si alternano a tratti di fine sabbia e a prati che arrivano quasi sull’oceano. Alle vostre spalle, irrompono le alture della riserva Lualualei, ricoperte di fitta vegetazione e sempre sormontate dalle nuvole. Io non ho visto turisti ma solo qualche pescatore locale ed un paio di famiglie. Tutta la zona è frequentata da giovani su grossi furgoni sempre accompagnati da cani minacciosi. La mia guida scrive che, a volte, qui ci si può imbattere in teppisti. Io non ho avuto nessun problema.
Risaliamo sull’autobus per proseguire fino al capolinea. Lungo le spiagge di Waianae si notano delle colline che emergono direttamente dalle acque. Giunti a Makaha vi è un piccolo resort con una spiaggia deliziosa. Mi sono goduto uno dei tramonti più emozionanti, con il sole che cade sull’orizzonte, illuminando le onde che si infrangono sul promontorio. La catena montagnosa alle vostre spalle è ancora più massiccia ed inquietante. Non è possibile circumnavigare l’isola con le strade proprio perché non sono mai riusciti a costruire una strada che portasse dall’altra parte della montagna. La roccia è troppo friabile per un tunnel, la vegetazione troppo fitta e i pendii sono molto ripidi.
Per tornare ad Honolulu (e da lì a Waikiki), se potete, invece che il 40 prendete la linea C che fa meno fermate.
Sesto giorno
È l’ultima giornata per le gite ad Oahu. In realtà sono rimasto un settimo giorno ma l’ho dedicato agli acquisti ed al riposo.
Non mi resta che visitare la costa sopravento cioè quel tratto che si trova a nord di Sandy Beach e sotto Turtle Bay (la parte più settentrionale è già stata visitata il quarto giorno).
Alla fermata vicino allo zoo a Waikiki prendete la linea 23. Io ho aspettato sotto un violentissimo temporale. A volte capita ad Oahu. Non vi preoccupate: dura 5 minuti al massimo e poi torna il sole. Rispetto alla linea 22, questa attraversa tutti i paesi all’interno di Hawaii Kay e rientra sulla strada costiera più o meno a nord di Sandy Beach.
Proseguite fino al capolinea a Sea Life Park. Quando sarete quasi arrivati, subito dopo una curva attorno ad un promontorio, rimarrete emozionati da uno squarcio spettacolare sotto di voi. Si tratta di Makapuu Beach. La prima visita della giornata è dedicata a questa spiaggia meravigliosa. Le onde sono altissime. Il panorama spazia dal promontorio di Makapuu alla costa molto frastagliata e a una serie di piccole isole al largo.
La parete rocciosa della spiaggia è stata usata come campo degli Altri in alcune puntate di Lost. Si tratta di quelle scene della prima stagione in cui gli Altri sono accampati in case di paglia.
Dopo esservi goduti lo splendore di questa spiaggia, potete visitare il Sea Life Park. Io non l’ho fatto in quanto non mi sentivo di visitare zoo, acquari, delfini che saltano a comando ed altre attrattive del genere. Però ho letto ottime recensioni sulle guide, riguardo a questa struttura.
Ho preferito prendere il 57 e fermarmi al centro commerciale di Waimanalo. Dopo aver pranzato mi sono addentrato per un sentiero nella foresta. Nulla di che.
Ho ripreso l’autobus e mi sono fermato sulla Nuuanu Pali nel punto in cui la strada scollina. Da tale postazione si vede tutta la costa sopravento in un panorama favoloso. Come spesso accade nella zona montagnosa dell’isola, la nebbia mi avvolge presto. È giunta l’ora per aspettare nuovamente il mio autobus e tornare a Waikiki.
Le Hawaii sono isole favolose. Oahu è la meglio organizzata e la più facile da visitare. È un’esperienza di vita da godersi in coppia o da soli. Assolutamente da sconsigliare per vacanze in gruppi di amici, a meno che uno si voglia fermare ai divertimenti di Waikiki. Se si vogliono godere appieno le bellezze naturali dell’isola è necessario tenere ritmi molto intensi ed è impensabile la democratica mediazione che ci deve essere in un gruppo in vacanza. Forse sto esagerando? Provate e commentatemi.
Aloha!