Giappone – Hawaii – San Francisco – Miami

Viaggio di nozze facendo il giro del globo!
Scritto da: ScillaAlberto
giappone - hawaii - san francisco - miami
Partenza il: 30/07/2017
Ritorno il: 03/09/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
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Questo è il nostro viaggio di nozze, che ci obbliga ad inventarci qualcosa di speciale per onorarne l’importanza. Dopo un’attenta analisi, escludendo ovviamente le mete che abbiamo già visto, decidiamo di fare “il giro del mondo”! Le tappe di questo giro intorno al pianeta saranno: Giappone, Hawaii, San Francisco e Miami. A parte San Francisco che ho già visto, sono tutte mete ‘vergini’. La tappa principale è il Giappone in cui passeremo 17 giorni, facendo un itinerario piuttosto classico con visita alle cose imperdibili. Per l’organizzazione di questa meta, ho trovato molto utile il blog di Marco Togni, un italiano che vive a Tokyo ed ha scritto moltissimo su cosa vedere e fare. Ci sposiamo il 29/07 e la partenza è prevista per il 31/07, ma accade qualcosa a tre giorni dal matrimonio che modificherà inesorabilmente il nostro approccio psicologico al viaggio: scopro di essere incinta! Affrontare il giro del mondo con una gravidanza agli inizi e la consapevolezza di star via un mese non è la cosa più saggia che potremmo fare, ma decidiamo di non rinunciare.

01/08 – Dopo un lungo, lungo viaggio giungiamo a Tokyo. È sera, sono passate le 23 e ci aspettiamo lunghe code al controllo passaporti come sempre ci è capitato, in altre parti del mondo, quando si atterra tardi, perché il personale aeroportuale è ridotto. Tuttavia ci viene data subito prova dell’efficienza nipponica ed in pochissimo tempo superiamo i controlli, recuperiamo le valigie, cambiamo del denaro e ci posizioniamo in un taxi. Dall’aeroporto all’hotel la corsa in taxi ci costerà circa 70€, in altre situazioni avremmo sicuramente optato per un mezzo più conveniente, ma questa è la nostra Honey Moon ed io sono incinta per cui ci concediamo qualche benefit. Quando diciamo al nostro taxista che siamo italiani, lui ci sorprende con qualche parola nella nostra lingua ed intona il ritornello della sua canzone del cuore, con parole ovviamente inesistenti: una lacrima sul viso di Bobby Solo, il suo cantante italiano preferito. Alberto lo conquista canticchiando anche la strofa ed il taxista è al settimo cielo. In circa mezz’ora siamo al Citadines Central Hotel Shinjuku, nonostante sia mezzanotte passata la strada è piena di gente, luci, macchine, locali e ristoranti in piena attività. La cosa più sorprendente è il silenzio: già dall’aeroporto lo avevamo notato, ma anche ora, per strada, non si sentono i clacson e gli schiamazzi tipici delle grandi città, le auto sono tutte elettriche e non c’è odore di smog: un’Asia completamente nuova! Facciamo due passi, avremmo voglia di immergerci subito nella vita notturna di Tokyo, ma siamo molto stanchi ed abbiamo bisogno di una doccia. La stanza è piccola, il bagno in compenso è spazioso e molto tecnologico, con ottimo set di cortesia. Buona notte Tokyo, ci conosciamo domani!

02/08 – Durante la nottata abbiamo sentito due lunghe scosse sismiche, credo proprio che dovremo farci l’abitudine. Dopo un’abbondante colazione ci dirigiamo a piedi alla stazione, qui facciamo la tessera suica che ci servirà per pagare i mezzi. L’obiettivo della mattinata è la visita al santuario Meiji-jingu. Il santuario non è una meraviglia, ma ci sono alcuni elementi interessanti come la passeggiata nel verde per raggiungerlo, le tavolette votive su cui i visitatori hanno scritto una richiesta di intercessione ed alcuni devoti che pregano lanciando una moneta e battendo due volte le mani. Per pranzo acquistiamo degli onigiri al supermercato, ma dobbiamo ancora imparare a scartarli nel modo giusto. Comunque sono ottimi. Nel pomeriggio ci facciamo un lungo riposo in camera, dobbiamo ancora recuperare il fuso! In serata esploriamo shinjuko che è un brulicare di gente e luci a neon e per cena ci rechiamo in un ristorante che ha in vetrina delle vasche con pesci vivi: è pieno di giapponesi e dobbiamo anche aspettare ordinatamente in fila fuori, in attesa del nostro turno. Ogni tavolo ha una piccola griglia dove cuocere il pesce selezionato. Prendendo spunto dagli altri tavoli, che straripano di conchigliame, assaggiamo anche delle capesante giganti. Dopo cena proseguiamo il nostro giro perlustrativo e rimaniamo molto colpiti dal Golden Gai, con i suoi minuscoli bar, il quale è ubicato proprio dietro al nostro hotel che si è rivelato essere un’ottima scelta, soprattutto per la posizione. 03/08 Stamattina ci rechiamo al Tsukiji Market dove curiosiamo tra le bancarelle del pesce. Un po’ in controtendenza acquistiamo della frutta, che risulta essere più cara del sushi! Infine, ci concediamo anche un assaggio di sushi di tonno ad un banco molto gettonato dai giapponesi: sublime! Si scioglie in bocca. Per ora abbiamo imparato a fidarci dei giapponesi in coda. Terminata la nostra visita al mercato del pesce ci incamminiamo verso i Giardini Hamarikyu. Ci ricorda vagamente Central Park, con i grattaceli che svettano sul parco verde, anche se qui la vegetazione è più curata. Dai giardini ci spostiamo a Shiodome dove prendiamo il panoramico trenino per Odaiba, sulla baia. Ad Odaiba facciamo una passeggiata, vediamo la copia della statua della libertà e ritorniamo in albergo per una pausa relax. Pranziamo con gli onigiri acquistati al market sotto l’hotel e questa volta per aprirli seguiamo le istruzioni: alla fine basta leggere, non è difficile! Per la serata decidiamo di assaggiare il ramen e ci rechiamo in un posto molto quotato, tanto da avere una lunga fila d’attesa fuori, che ormai abbiamo collaudato essere una sorta di assicurazione: Ichiran. L’attesa vale la pena più che altro per la situazione che si vive: il cibo si paga ad una macchinetta con le immagini delle pietanze. Una volta introdotto il denaro e selezionato il cibo, ti rilascia dei piccoli ticket con i quali ordinerai successivamente. Nel frattempo vieni fatto avanzare nella coda e ti viene dato un modulo da compilare in cui decidi le quantità dei singoli ingredienti che compongono il ramen, anche questo foglio servirà successivamente. Finalmente arriva il tuo turno e ti accomodi in una stanza con due file di sgabelli in cui i commensali stanno seduti fianco a fianco, ma c’è un separé di legno che li divide. A meno che siano una coppia che vuole mangiare insieme, in quel caso il separé si può ripiegare su se stesso. I commensali sono rivolti verso una parete mobile di legno che viene aperta dal cameriere che sta dietro e attraverso cui viene servito il cibo. Il ramen in se non mi ha fatto impazzire (alla fine è un brodo di carne con degli spaghetti dentro), ma tutta questa situazione assolutamente si!! Il dolce , un budino al tè verde mi è piaciuto molto. Al ritorno verso l’hotel notiamo una fila smisurata di giapponesi al Donuts in cui avevamo fatto colazione stamattina. Non abbiamo idea del perché di tanta ressa, anche se le ciambelle erano buone. Dobbiamo ancora capire questo popolo!

04/08 – Stamattina ci rechiamo in stazione a shinjuku per attivare il nostro japan rail pass, siamo all’ufficio alle 9 e c’è già gente in coda. Attiviamo il JR e scopriamo che per prendere il nostro Shinkansen bisogna recarsi alla stazione ‘Tokyo’ con la metro. A ‘Tokyo’ andiamo all ufficio shinkansen per vedere quali treni sono disponibili ed il prossimo sarà tra un’ora. Poteva andare peggio! Presi dalla vacanza ci siamo dimenticati di prenotare i treni! In attesa sul binario facciamo due chiacchiere in italiano con una famiglia giapponese che ha vissuto a Genova 2-3 anni e in onore della nostra patria il figlio più piccolo l’hanno chiamato Ugo. Giunti a Odawara prendiamo un treno per Hakone e poi un bus che ci porta all’hotel: fukuzomiro. Vorremmo fare la crociera sul lago, ma oggi è nuvoloso e la visibilità molto scarsa. Il Fukuzomiro è un ryokan tradizionale in cui all’ingresso ti vengono offerte delle ciabatte ed in camera lo yukata con il quale ci si può recare alle onsen. Nella nostra stanza abbiamo una onsen privata per cui, dopo aver fatto un giro esplorativo nelle onsen comuni, ci ritiriamo nella nostra piscina termale privata. Lo svantaggio di un arredamento tipico è che, a parte due poltrone, non c’è un divano o un comodo giaciglio dove sdraiarsi e rilassarsi, anche perché il letto verrà portato solo dopo cena. La cena tradizionale viene servita un po’ troppo presto (6:30 Pm) e si compone di una numerosa serie di piccole portate, un po’ lontane dal nostro concetto di cucina giapponese. Dopo cena viene portato il futon.. non ci resta che dormire!!

05/08 – Il check out è alle 10:00 e ci rimettiamo in viaggio per il percorso al contrario: da Hakone a Odawara, quindi a Tokyo con lo shinkansen ed infine a Shinjuku. Questa tappa devo ammettere che è andata un po’ sprecata. La zona di Hakone merita una visita più lunga, ci sono innumerevoli attività ed itinerari da fare. Purtroppo il meteo non ci è stato favorevole (sarebbe stato meglio non prenotare in anticipo e venire qui solo dopo aver consultato le previsioni) e la nostra gita si è limitata al ryokan che tutto sommato non è valso, a mio avviso, la spesa ed il viaggio. Ripresa la stanza al Citadines Central dove avevamo anche lasciato il bagaglio, usciamo per visitare il quartiere Shibuja. Passiamo qui diverse ore a bighellonare per le vie affollate e colorate, entriamo in un assurdo negozio mandarake dove vendono manga, anime, libri e giocattoli anche usati da collezione. Facciamo capolino in una delle tante sale giochi che pullulano di gente e scopriamo con stupore che il gioco che va per la maggiore è quello della pesca del pupazzo con l’ausilio del braccio meccanico, cose che da noi solitamente vengono snobbate. Facciamo anche una sosta pranzo (anche se sono le 16) da sushi zanmai, dove ci innamoriamo del fatty tuna appena scottato. La cosa più scema della giornata è stato farci le foto in un posto gremito di ragazzine dove c’erano una serie di cabine foto booth con filtri abbellenti, a cui poter aggiungere piccole animazioni e personalizzazioni. Infine abbiamo fatto un giro per Takeshita Dori dove ci siamo mischiati alla folla ed abbiamo notato qua e là qualche cosplayer. Per cena siamo tornati a Shinjuku ed abbiamo mangiato vari tipi di ravioli al Shinjuku Kakeomi Gyoza, le ordinazioni si fanno tramite un I-pad di cui sono dotati i tavoli. Ho notato che a Tokyo spesso si fuma all’interno dei ristoranti ( cosa che cozza con il fatto che sia vietato per strada), ma il sistema di areazione è così efficiente da non sentirne l’odore.

06/08 – Giornata trascorsa in stanza per problemi legati al mio status: ho dei dolori che mi preoccupano e sento il bisogno di riposare. Usciamo nel tardo pomeriggio a fare un giro tra i mall di Shinjuku. In serata ci rechiamo a Omoide Yokocho a mangiare spiedini di pollo in un minuscolo ristorante caldo e fumoso, che ci riporta ad un’Asia completamente diversa.

07/08 – Partiamo direzione Takayama: prima uno shinkansen da Shinagawa a Nagoya e poi un espresso da Nagoya a Takayama. La stazione di Shinagawa è un formicaio! Mai visto così tanta gente tutta insieme che si muove rapidamente in un’unica direzione! I biglietti li abbiamo prenotati entrambi ieri allo sportello JR informazioni della stazione di Shinjuku, procedura cui abbiamo dedicato 5 minuti. Una cosa da sottolineare è che nelle stazioni il personale di servizio è molto disponibile ad aiutare i turisti, anche perché districarsi in una stazione giapponese non è semplicissimo. Sul treno espresso scopriamo che i sedili sono completamente ribaltabili in modo da viaggiare sempre secondo il senso di marcia. Giunti in stazione a Takayama telefoniamo al Ryokan Murayama per avvisarli che siamo arrivati e ci vengono a prendere con il bus. Questo ryokan, molto più economico del fukuzumiro, non è un granché, mancano la gentilezza e la magia che si respiravano ad Hakone. Per cena ci rechiamo ad un ristorante specializzato in carne di Hida, il Maruaki, che viene cotta da noi sul fornello di cui è dotato ogni tavolo. Devo ammettere che questa carne non mi ha fatto impazzire; troppo grassa per il mio palato. La parte migliore è il filetto che essendo meno marezzato è gustoso, ma non così grasso come altre parti. Qui si cena presto! I ristoranti alle 21:00 chiudono.

08/08 – Sfruttando lo shuttle del ryokan giungiamo in stazione dove depositiamo i bagagli per qualche ora ed andiamo a prenotare i bus per Shirakawa-go e Kanazawa. Dedichiamo la mattinata alla visita dell’Hida Village che ci piace molto poiché si entra nelle case storiche e si imparano molte cose sulla vita di qualche tempo fa. In particolare in una casa di tessitori di seta ci sono dei bachi da seta vivi e viene spiegato tutto il processo della lavorazione. Successivamente raggiungiamo il quartiere storico di Takayama, con le sue belle viette ed i negozi di sachè. Qui assaggiamo anche il sushi di Hida: molto buono! È arrivato il momento di prendere il bus per Shirakawa-go. Il paesino tra le montagne verdi, con i suoi tetti di paglia ed i giardini fioriti è molto bello e perdiamo qualche ora a visitarlo. L’architettura delle case è la stessa che abbiamo apprezzato al villaggio di Hida, ma queste sono abitate e non ci possiamo entrare. Ci rifocilliamo in un ristorante tipico seduti sulle stuoie con un ramen e dei soba noodle. Alle 17:30 riprendiamo il bus per Kanazawa; alloggiamo al Kanazawa hotel, praticamente in stazione. Per cena ci rechiamo al centro commerciale della stazione che offre diverse opzioni di cibo. Il Kanazawa hotel non è male: la posizione è comoda, la colazione varia e la camera spaziosa. Inoltre ci verrà utile domani perché senza costi aggiuntivi ci terranno i bagagli mentre noi visiteremo la città. L’unico difetto, non da poco, è il materasso. 09/08 Giornata dedicata alla visita di Kanazawa, ma prima ci rechiamo a prenotare il treno per Kyoto con partenza nel pomeriggio. Prima tappa il giardino Kenrokuen, considerato uno dei più bei giardini di tutto il Giappone, poiché rispecchia le sei caratteristiche essenziali per un giardino perfetto: spaziosità, intimità, artificio, antichità, corsi d’acqua e panorami. Raggiungiamo quindi il quartiere delle case dei samurai ed entriamo a visitarne una che è stata tramutata in un piccolo museo dotato anche di spade ed armatura. Pranziamo in un ristorante in zona che scopriamo offrire una cucina asiatica con particolare influenza indonesiana: non ci dispiace affatto questa pausa inaspettata dalla cucina nipponica! Dopo pranzo ci perdiamo al piano terra del centro commerciale annesso dove si vende la qualunque e acquistiamo una serie di oggetti di dubbia utilità, ma che ci piacciono parecchio: un simpatico spolvera PC, un aggeggio per creare degli spaghetti di verdure, degli ammennicoli per massaggi, un comodissimo taglia e lava insalata.. Alle 16:30 prendiamo l’ennesimo treno: direzione Kyoto. Giungiamo a Kyoto dopo due ore e la biglietteria per prenotare gli shinkansen per domani ( destinazione Hiroshima) è già chiusa. Speriamo domani di non aver problemi a trovare un treno. Il nostro hotel a Kyoto ‘Gracery Kyoto Sanjo’ ci piace sia per la posizione che per la stanza (anche se le camere sono sempre troppo piccole). Ceniamo in camera, con frutta e onigiri acquistati al market di sotto; per oggi siamo troppo stanchi per fare altro.

10/08 – Ci rechiamo in stazione e facciamo presto un’amara scoperta: i treni per Hiroshima sono tutti sold out fino al 13 agosto! La tizia ci spiega che questi sono giorni di vacanza per i giapponesi ed è per questo che i treni sono tutti pieni! Ci viene proposta una soluzione alternativa: prendere il prossimo Shinkansen con cambio a Shin Kobe andando nelle carrozze ‘non reserved’. Proviamoci! Arrivati al binario sul cartellone luminoso compaiono le informazioni sul treno e di fianco sono indicate le carrozze non reserved, dove questa volta è proprio il caso di mettersi in coda. Sul primo treno troviamo posto a sedere, speriamo anche nel secondo. A Kobe cambiamo treno e lo troviamo già straripante con le carrozze non riservate piene di gente in piedi! Riusciamo a sederci strada facendo, quando alcune persone scendono alle fermate intermedie. Alla stazione di Hiroshima, uscita nord, c’è il bus gratuito, per chi è munito di JR pass, che fa la spola tra le attrazioni principali. La prima tappa è la visita alla cupola della Bomba Atomica, che rappresenta l’epicentro della deflagrazione. Ciò che è rimasto dell’edificio è diventato un monumento commemorativo. È l’unica testimonianza tangibile di ciò che è stato, perché tutto il resto è stato ricostruito in chiave moderna ed oggi Hiroshima non porta più le ferite di quella tragedia. Proseguendo la passeggiata nel Parco della Pace si osservano diversi monumenti commemorativi ed in particolare il Cenotafio, che incornicia la Fiamma della Pace e la Cupola. Tutti insieme formano una linea retta. La Fiamma della Pace verrà spenta solo quando l’ultima arma nucleare al mondo sarà distrutta. Visitiamo anche il Museo della Pace ed in un paio di occasioni mi capita di commuovermi. Finita la nostra gita a Hiroshima riprendiamo il treno di ritorno, salendo però sul treno prima rispetto a quello che avevamo riservato la mattina, visto che ormai abbiamo capito come funzionano le carrozze non reserved e ci facciamo tutto il viaggio comodamente seduti. Per cena andiamo in cerca di un ristorante di sushi di cui abbiamo letto bene, ma tanto per cambiare c’è una lunga coda. Non siamo in vena di aspettare ed entriamo in un locale completamente diverso, dove si mangiano Yakitori.

11/08 – In mattinata andiamo a visitare ilTempio d’oro, per farlo dobbiamo prendere una metro ed un bus. Il tempio è carino, tutto dorato che si rispecchia nel lago, peccato per l’intensa affluenza di turisti che rendono la passeggiata nel parco poco rilassante. All’uscita dal parco comincia una leggera pioggerella che ci rinfresca dall’afa di agosto. Riprendiamo bus e metro ed andiamo a visitare il Nishiki Market, anch’esso affollato, dove curiosiamo tra le bancarelle di cibo. Facciamo una pausa pranzo con sushi e dopo una passeggiata per la zona pedonale torniamo all’albergo a riprendere un bagaglio (l’altro glielo lasciamo perché tanto torneremo domani) con il necessario per passare la notte. Questa sera dormiamo nel terzo ed ultimo ryokan della vacanza: Gion Hatanaka. Dopo aver preso possesso della stanza, usciamo a visitare il santuario di Yasaka e le vie del quartiere Gion, con i bellissimi negozietti e la zona delle Geishe. In giro è pieno di ragazze vestite da Geisha, cosa che abbiamo notato anche a Tokyo e altrove a Kyoto, ma in questa zona sono davvero tante. Torniamo al ryokan per la cena tradizionale servitaci in camera, che è più curata e saporita rispetto a quella che provammo al Fukuzumiro, con qualche ‘chicca’ davvero interessante. Finita la cena usciamo in missione: ha inizio la caccia alla Geisha. Sono le 20 e l’orario dovrebbe essere buono per scovare qualche Geisha che va al lavoro. Percorriamo Hanamikoji Dori in lungo e in largo, addentrandoci nei vicoli nella speranza di vederle. In giro c’è davvero tanta gente è nessun posto dove potersi sedere in appostamento, credo che la cosa non sia casuale. Dopo quasi un’ora non abbiamo ancora visto nè una Geisha nè una Maiko, ma ad un angolo mi affianca un taxi e finalmente sul sedile posteriore la vedo: una Geisha, con la sua aurea di magica compostezza. È stata una visione fugace e di certo non mi accontenterò di questo: torneremo a darvi la caccia!

12/08 – La giornata comincia con un’autentica, curatissima e variegata colazione tipica giapponese, che purtroppo trovo personalmente immangiabile! Mi dispiace molto non fare onore alla tavola e rendere così inutile la totale dedizione della nostra assistente personale, ma ho qualche problema a mangiare pesce e similari di prima mattina e le nausee della gravidanza stanno peggiorando. In compenso Alberto mangia quasi tutto. Sull’esperienza in ryokan posso dire che una volta va fatta, ma una volta è sufficiente. Il costo sarà comunque eccessivo per ciò che viene offerto, tuttavia le esperienze nuove sono sempre una buona causa per metter mano al portafoglio. Il Gion Hatanaka è stato il migliore, lo consiglierei. Sicuramente il mio feedback non entusiasta è anche dovuto al fatto che non ho potuto fare le onsen, che sono il punto forte di queste locande. Prendiamo la metro e raggiungiamo Inari, da cui in pochi minuti si giunge al Fushimi Inari. Questo ad oggi è il posto che mi è piaciuto di più! Peccato che l’esperienza è stata parzialmente rovinata dal fatto che io e Alberto ci siamo persi di vista e ci siamo cercati senza esito per più di un’ora. Finalmente, quando ormai avevo perso le speranze, mi sono sentita la sua mano sulla spalla. A quel punto siamo ritornati a fare un giro insieme lungo i corridoi di Tori rossi , ma il tempo dedicato alla visita del santuario per via dell’imprevisto è risultato molto superiore a ciò che pensavamo, per cui modifichiamo il nostro programma: Nara la visiteremo domani, quando saremo più freschi, oggi andiamo alla foresta di bambù. Innanzitutto torniamo in zona Gion e cerchiamo un posto dove fare una pausa ristoro. I vari ramen plastificati che ci ammiccano dalle vetrine non ci attirano per niente e finiamo in una invitante panetteria: Oreno Pan Okumura Gion. All’interno troviamo due Maiko comodamente sedute a mangiare. Ieri le abbiamo cercate tanto! Rimango col dubbio che siano vere Maiko perché, se l’abbigliamento e la capigliatura sono perfetti, il viso non è truccato. Ad ogni modo non le disturbiamo e ci godiamo la nostra carica di carboidrati complessi di cui avevamo un po’ nostalgia. Ci rechiamo quindi alla foresta di bambù con un pittoresco tram a due vagoni che ha come capolinea proprio Arashiyama. Finita la nostra passeggiata tra i bambù abbiamo anche esaurito le energie, ma con un ultimo sforzo torniamo al Gion Hatanaka a recuperare il trolley che gli avevamo lasciato in deposito stamattina e raggiungiamo il Gracery Kyoto Sanjo, dove trascorreremo le ultime tre notti qui a Kyoto. Per cena facciamo un giro in zona, avvicinandoci al fiume, ma i ristoranti dove vorremmo andare hanno tutti lunghe code d’attesa fuori e noi nessuna voglia di fare la coda. Mentre decidiamo sul da farsi vediamo passare una Maiko, questa volta indubbiamente vera. Si muove con passo affrettato, quasi correndo per evitare le foto di una turista accanita. Tornando in zona hotel troviamo un ristorante di sushi interessante ed entriamo, ma la cameriera ci rimbalza perché alle 22 chiudono e non abbiamo tempo per mangiare! Non so se sia una problematica di Kyoto o solo della zona pedonale intorno all’hotel, ma ci affrettiamo ad entrare nel primo ristorante utile, dove ci dicono che abbiamo 5 minuti per ordinare e mezz’ora per mangiare. Ci facciamo un club sandwich al volo e ce ne andiamo! Alle 22 in punto i ristoranti chiudono.

13/08 – Oggi dedichiamo la giornata alla visita di Nara. Prendiamo una metro che ci porta alla stazione ferroviaria di Tofukuji e da lì il treno per Nara. Ad una fermata una signora giapponese ci ha suggerito di scendere per prendere l’altro treno che arrivava a Nara più velocemente senza tutte le fermate intermedie. La ringraziamo e scendiamo per prendere il treno indicatoci che è un JR, ma arriva già straripante, così proseguiamo il viaggio in piedi. A Nara è tutto molto ben organizzato; ci sono dei bus che fanno la spola tra le varie attrazioni. I cervi sono tantissimi e piuttosto prepotenti: mi sono beccata due morsi mentre distribuivo loro il cibo! Il Buddha gigante e soprattutto l’edificio che lo contiene ci colpiscono molto. Nara risulta essere una meta davvero piacevole. In serata torniamo a Gion a dare la caccia alle Geishe, ma non siamo fortunati o forse la pazienza non è il nostro forte. Ceniamo in zona con un po’ di specialità nipponiche tra tempura, ramen, udon e sushi.

14/08 – Mattinata dedicata alla visita del Kiyomizudera che si trova in cima ad una collina per cui, sotto il sole di agosto, non è una passeggiata raggiungerlo. Il complesso è molto bello, ma sfortunatamente una parte è in ricostruzione, con impalcature che ci oscurano la visuale. C’è anche un percorso all’interno del tempio tra statue inquietanti e candele accese che creano un clima molto spirituale, ma decisamente tetro. Alla fine della visita si arriva alle tre cascate. La leggenda vuole che bevendo l’acqua delle cascate si otterrà longevità, salute e saggezza, ma bere da tutte e tre, peccando quindi di avidità, porta sfortuna. Noi comunque non beviamo da nessuna, accontentandoci dei nostri malanni e della nostra saggezza! Nel pomeriggio mentre io mi occupo di una Loundry, Alberto si reca al Gion corner a fare la coda per i biglietti dello spettacolo delle 18. Finito con l’asciugatura dei panni lo raggiungo giusto in tempo per l’inizio dello spettacolo. Lo show dura un’ora e consiste prima in una rappresentazione della cerimonia del tè, seguono altri artisti con musica, danza e spettacoli comici e poi finalmente c’è il momento più atteso: la danza della Maiko. Più che una danza vera e propria si tratta di una sorta di cerimoniale in cui prevalgono i movimenti di mani e braccia che solo impercettibilmente vengono accompagnati da movimenti del corpo e delle gambe. Dopo lo spettacolo ci dedichiamo allo sport preferito da tutti in questa zona: la caccia alla Geisha, ma nemmeno stasera abbiamo la giusta dose di fortuna e pazienza. Per cena facciamo una cosa gravissima: andiamo a mangiare una pizza, che oltretutto risulta essere piuttosto buona. Il cibo giapponese è interessante, ma francamente dopo un po’ mi stanco pure di mangiare italiano in Italia, figuriamoci se non mi stufo del giapponese in Giappone!

15/08 – Raggiungiamo la Kyoto station da cui prendiamo il primo treno JR per Osaka (500 Y), cui giungiamo dopo circa 20 minuti. A Osaka ci adoperiamo per trovare un coin Locker libero e, nonostante ce ne siano tanti, sono tutti occupati, per cui ripieghiamo sul deposito bagagli che sicuramente costa un po’ di più, ma non abbiamo alternative, anzi meno male che ci mettiamo subito in coda perché qualche minuto dopo la fila è quadruplicata. Facciamo i biglietti per il treno che arriva a Osakajokoen in pochi minuti ed entriamo nel parco del castello. Perdiamo qualche ora nel parco del castello, dove oltre ad ammirare il castello, diversi giapponesi vengono a prendere il fresco e rilassarsi. Dopo pranzo riprendiamo il treno per Osaka e da qui il JR per l’aeroporto. Stanotte dormiremo al Kansai Washington Airport Hotel perché domattina presto torniamo a Tokyo. Il treno per l’aeroporto fa molte fermate ed il viaggio risulta piuttosto lungo, non abbiamo controllato, ma ad occhio e croce almeno un ora. Bisogna fare attenzione perché a un certo punto si separa e alcuni vagoni proseguono per l’aeroporto ed altri invece vanno in una direzione diversa. In questo viaggio, più che in tutti gli altri, è risultato molto utile chiedere informazioni al personale in servizio nelle varie stazioni. L’albergo è comodo per la navetta che domani ci porterà in aeroporto.

16/08 – Il volo interno con la compagnia ANA per Tokyo dura un’ora ed alle 8:10 siamo già all’aeroporto, da cui con i mezzi raggiungiamo la stazione di Shinjuku. Il nostro hotel questa volta è il Prince Hotel che ha il vantaggio di essere proprio fuori dalla stazione. Abbiamo tante idee su come trascorrere questi ultimi due giorni a Tokyo, tra cui andare a Kamakura, ma il mio status mi sta mettendo fuori gioco: sono stanca, fatico a camminare ed ho dei dolori. Dopo aver pranzato ci rechiamo al quartiere Akihabara, famoso per i negozi dove si trova di tutto. Per cena ci rechiamo al ristorante panoramico dell’hotel dove si mangia piuttosto bene.

17/08 – Stamattina non mi sento bene e decidiamo di andare in ospedale a Shinjuku. Prima di venire visitata rimaniamo nella struttura circa un’ora e mezza, poi finalmente arriva il mio turno. Per ogni nuovo paziente viene rilasciata una card che ti rimane per future visite. Praticamente nessuno parla inglese, ad eccezione del giovane ginecologo che mi visita. Visita ed ecografia vanno bene, veniamo congedati con una cura di progesterone. Il costo della prestazione è di circa 100€, ma siamo coperti dall’assicurazione di viaggio, che dovrebbe rimborsarci (columbus). Dopo pranzo passo la giornata in camera a riposare… il Giappone per me finisce qui, ho bisogno di relax! Alle ore 21:30 ci imbarchiamo con la Hawaian Airlines, destinazione Honolulu. Un viaggio in Giappone è un viaggio esplorativo in un’Asia inedita, molto lontana da quella che avevamo visto finora. I giapponesi sono silenziosi, educati, moderni. Tanto moderni da essere troppo occidentali, ma questo è lo scotto che si paga con la ricchezza e la globalizzazione. Il Giappone è un paese che accoglie il turista, è un viaggio alla portata di tutti, un posto dove ogni cento metri trovi un distributore di bevande fresche (che ti ridà il resto), ogni dieci metri un posto dove mangiare qualcosa (dal sushi al ramen al cibo occidentale), e se devi fare pipì troverai pulitissime e tecnologiche toilet in ogni dove. In Giappone le differenze culturali non sono così macroscopiche come in altri paesi asiatici, ma sono le piccole sfaccettature a rendere i giapponesi così particolari ed un viaggio in Giappone così affascinante.

17/08 (non è un errore) Siamo ad Honolulu e sono le 10:00 del mattino del 17/08! Quindi per noi ci sono due 17 agosto: il primo ieri a Tokyo ed il secondo oggi a Honolulu! Abbiamo vissuto un giorno in più grazie al fuso orario! Questa magia mi rimanda a Verne ed al suo romanzo: il giro del mondo in 80 giorni in cui il protagonista pensava di essere in ritardo per vincere la sua scommessa, mentre in verità era in anticipo perché aveva guadagnato un giorno con il cambio di fuso! All’arrivo in aeroporto ci scontriamo con le lungaggini aeroportuali americane e perdiamo tantissimo tempo al controllo passaporti. Comunque le Hawaii ci piacciono subito! Arrivati all’hotel Renew a Waikiki ci dicono che la stanza sarà pronta alle 15, allora ci mettiamo il costume ed abbigliamento consono ed andiamo in spiaggia. Il mare è bello, la spiaggia molto lunga e ci sono anche delle docce pubbliche. Finalmente il mare (o meglio, l’oceano)! Ci voleva proprio! Per pranzo ci facciamo un super hamburger con patatine: un sapore nuovo e molto gradito! Passiamo il pomeriggio in spiaggia a Waikiki e la sera ceniamo al bar del Dude’s visto che al ristorante c’è troppo da aspettare. Waikiki è piuttosto imballata, oggi è anche giovedì e ci aspetta un weekend con tanti turisti, purtroppo! Tuttavia l’atmosfera è quella giusta della vacanza!

18/08 – La sveglia doveva essere prima, ma ci riaddormentiamo, così tra colazione, spesa per il pranzo al sacco e noleggio auto facciamo le 10:30. Non erano più disponibili auto piccole per cui ci danno una Jeep Cheeroky!! Alla faccia! Siamo pronti per la destinazione dioggi: Hanauma Bay. Purtroppo lungo la strada principale, prima di svoltare per la strada della Baia c’è un blocco, gli addetti non ti fanno entrare e troneggia un cartello che dice che i parcheggi sono tutti pieni!! Rinunciamo, torneremo qui domani mattina cercando di svegliarci presto e proseguiamo verso nord fino a Lanikai. Anche qui per parcheggiare é un’impresa: è pieno di cartelli di divieto di sosta e le poche macchine parcheggiate hanno tutte una bella multa di 50 dollari. Alberto mi molla all’ingresso e va a cercare parcheggio, trovandone uno nella spiaggia vicina e facendosi 1 km a piedi. La spiaggia è bella, con sabbia finissima, le palme intorno e l’acqua è di un celeste acceso. Ci sono poche persone, probabilmente grazie alla politica anti parcheggio. In spiaggia notiamo un padre che gioca con il figlio di circa due anni a baseball: gli lancia la palla, e non pianissimo, e quello che il più delle volte la prende! E poi corre in base! Fantastici! Nel pomeriggio arriva un po’ di gente (ci chiediamo se abbiano sbloccato i parcheggi) tra cui dei ragazzi di colore che si tirano la palla da football americano . In Italia racchettoni e beach volley, qui baseball e football: that’s America. Torniamo a Waikiki per goderci il tramonto e la serata. Ho notato che a Waikiki ci sono tantissimi barboni. Fa un po’ specie che in un posto così turistico e prestigioso ci siano tanti homeless. In effetti il clima, la presenza di bagni e docce pubbliche rende la loro vita all’aperto più facile che altrove, anche se non credo che questa sia la causa. Tuttavia non ho mai visto in nessun altra città americana (ed altrove nel mondo), tanti senzatetto.

19/08 – Sveglia presto ed alle 7:30 siamo ad Hanauma Bay, parcheggiamo, facciamo poca coda per i biglietti d’ingresso e ci vediamo il video che spiega come si è venuta a formare la baia e da una serie di informazioni sul reef e sui comportamenti da evitare per non rovinarlo. L’impatto visivo della baia dall’alto è molto bello: l’oceano ha tutte le sfumature dell’azzurro, raccolto in questa ampia insenatura nella terra, evoluzione di un originario cratere vulcanico. Scendiamo verso la baia e ci accorgiamo di aver scordato le maschere in albergo!! Maledizione! Paghiamo 12 dollari ciascuno per l’affitto di maschera e boccaglio e 4 dollari per mettere gli oggetti di valore in una cassetta sotto chiave. È un po’ presto e l’acqua è ancora freddina, ma non vogliamo posticipare troppo lo snorkeling per paura dell’invasione turistica nelle prossime ore. Quindi ci buttiamo. L’acqua è molto limpida, qui la sabbia non è fine come a Lanikai e l’insenatura protegge dal vento e dalle onde, di conseguenza c’è meno movimento della sabbia e l’acqua risulta più trasparente. Il reef non è male, si vedono soprattutto pesci, mentre i coralli sono poco colorati. Devo ammettere che, vista tutta la tiritera, ci aspettavamo di più.. abbiamo sicuramente fatto snorkeling migliori in altre parti del mondo, senza tutto questo clamore! Oggi, oltre alle maschere, ci siamo anche dimenticati di fare la spesa; evidentemente svegliarci troppo presto ci fa perdere la bussola. L’unico bar presente qui è in cima alla salita ed una bottiglietta d’acqua fresca costa ben 4 dollari. Con il passare delle ore, l’affluenza di persone aumenta e la qualità dello snorkeling peggiora. Inoltre la baia è poco ventilata per cui prendere il sole diventa faticoso (infatti la gente si contende i pochi posti all’ombra), fare il bagno senza maschera ha poco senso perché si rischia dipestare i coralli e graffiarsi. Insomma, verso mezzogiorno decidiamo di andarcene e di dirigerci verso un’altra spiaggia: Kailua. Per salire dalla spiaggia c’è un pulmino che costa 1,5 dollari a tratta: questo posto è una macchina da soldi! Durante il tragitto verso nord ci fermiamo anche a comprare qualcosa per pranzo e quando giungiamo a Kailua ci rendiamo conto che è praticamente adiacente a Lanikai. Qui l’accesso ed il parcheggio sono più semplici, la spiaggia è più ampia e si possono fare numerosi sport acquatici, dal kayak, al windsurf fino al kyte surf. La spiaggia è meno riservata rispetto a Lanikai, ma ha gli stessi colori accesi.

20/08 – Partenza per Maui: ci rechiamo in aeroporto con il Charli’s Taxi che risulta più conveniente (29 dollari + mancia). Il volo dura meno di un’ora e con uno shuttle gratuito raggiungiamo il punto di noleggio dell’auto. Questa volta la macchina non è esagerata: abbiamo una Mazda CX3. Pronti via destinazione Noelani Condominium in zona Lahaina. Il residence è perfetto: bellissima vista sull’oceano e gli scogli sottostanti in cui nuotano libere numerose tartarughe marine che si possono vedere direttamente dalla stanza, adiacente c’è anche una spiaggia piccola, ma molto graziosa da cui si può fare snorkeling e nuotare con le tartarughe. Il residence ha anche due piscine vista mare, un bar, una zona per grigliare ed una posizione perfetta per godersi il tramonto. A pochi km c’è Lahaina e diverse spiagge. Resteremo qui 7 giorni pieni ed abbiamo intenzione di goderceli tutti!!! Al check-in quando gli abbiamo detto che siamo in luna di miele ci hanno regalato una bottiglia di champagne ed una scatola di cioccolatini: questo è il primo benefit da Honey Moon! Dopo aver preso possesso del nostro appartamento, andiamo al supermercato più vicino a rifornirci di beni essenziali. Fare la spesa negli States ha sempre il suo fascino! Finalmente è arrivato il momento di buttarci in mare ed incontriamo subito la prima tartaruga, qui nuotare con loro è davvero facilissimo. Peccato che sia domenica è che questa spiaggetta sia gettonata da un gruppo di americani con tanti figli rumorosi che rovinano un po’ la nostra quiete. Concludiamo il pomeriggio con un bagno in piscina con vista tramonto sull’oceano. Per cena sfruttiamo il barbecue e ci mangiamo delle ottime T bone steak ed un bicchiere di vino californiano.

21/08 – In mattinata raggiungiamo la spiaggia più famosa dell’isola: Kaanapali, dove ci sono la maggior parte delle strutture alberghiere. Incredibilmente troviamo posto in un piccolo parcheggio ombreggiato e gratuito da cui parte il sentiero per la spiaggia. La spiaggia è molto grande, lunga ed ampia e non è nemmeno affollata. Il mare è un po’ mosso, ma l’acqua non perde la sua trasparenza. Torniamo a ‘casa’ per pranzo (ci cuciniamo una amatriciana rivisitata, con il bacon al posto del guanciale ) e passiamo il pomeriggio nel nostro rilassante residence. Gli americani del residence sono molto socievoli e la piscina diventa un punto d’incontro e chiacchiere fino a sera inoltrata.

22/08 – In mattinata visitiamo la spiaggia di Oneloa. Qui mi colpiscono soprattutto le ville lussuosissime che affacciano sull’oceano, sono davvero super! La spiaggia è molto bella, ma il mare è un po’ mosso. Veniamo anche colti da una pioggia finissima, ma nessuno sembra farci troppo caso ed anche noi continuiamo a farci il bagno sotto l’acqua che ci sferza il volto. L’acquazzone è temporaneo, poi ritorna sempre il sole. In serata andiamo a Lahaina, passeggiamo tra i negozi colorati del lungomare e ci fermiamo a cena al Fish Co che ha una bellissima posizione direttamente sull’oceano. Il cameriere ti porta pane e burro intanto che decidi cosa mangiare e devo ammettere che pane e burro sono la cosa migliore che mangiamo qui dentro. Forse abbiamo sbagliato a ordinare, ma in entrambi i piatti il pesce era fritto/impanato con accostamenti di salse dai sapori un po’ troppo particolari; nell’insieme non era neanche male, ma insomma non ci ha fatto fare i salti di gioia, inoltre il conto era piuttosto salato.

23/08 – Questa mattina rimaniamo nella spiaggetta adiacente al nostro residence; il mare è piatto, c’è anche un po’ d’ombra, oggi è un peccato andare altrove. Alle 16:30 ci muoviamo verso lo Sheraton a Kaanapali perché stasera abbiamo l’aperitivo hawaiano (prenotato dall’Italia), Kaanapali Sunset Luau: si tratta di una ‘serata’ (in realtà il tutto si svolge dalle 17 alle 20 circa) in cui si mangia tipico hawaiano e diversi ballerini si esibiscono in danze locali. È tutto molto simpatico ed interessante, una bella serata!

24/08 – Mattinata a Napili Beach, spiaggia piuttosto ampia, con un bell’oceano azzurro celeste e l’acqua calma. Unica pecca: un po’ troppa gente! Il pomeriggio lo trascorriamo nella piscina del Noelani.

25/08 – Oggi percorriamo la strada per Hana, a quanto pare punto d’interesse imperdibile dell’isola. Il problema non sono le distanze, ma i limiti di velocità che per gli standard italiani sono semplicemente assurdi! La velocità di crociera media è di 45 miglia orarie, quando va bene, e quindi per arrivare a metà della ‘road to Hana’ e ritorno, restiamo alla guida 6 ore! ( comprese brevi soste nei punti d’interesse) Quindi è abbastanza una sfacchinata e non siamo nemmeno arrivati fino ad Hana, abbiamo fatto dietrofront poco oltre la metà del tragitto. La strada è molto bella, soprattutto perché è molto diversa dal resto dell’isola, tendenzialmente più brulla e arida. Qui la vegetazione è fitta e molto variegata, con bellissime piante tropicali. Lungo la strada si trovano numerosi ponticelli in muratura, che spesso hanno sullo sfondo vivaci cascate ad alimentare i corsi d’acqua sottostanti. Altre volte si possono fare delle deviazioni dalla strada principale per arrivare all’oceano ed osservare le onde infrangersi sulle rocce vulcaniche, liberando nell’aria nuvole di spruzzi salati. Chiaramente, causa il mio status a rischio, non possiamo avventurarci nei vari sentieri. Torniamo ‘a casa’ per metà pomeriggio, giusto il tempo per fare il bagno nelle acque placide della nostra spiaggia. Stasera è l’ultima cena qui al Noelani e stappiamo la bottiglia di champagne che ci era stata regalata il primo giorno: mediocri bollicine, ma quel che conta è il pensiero!

26/08 – È arrivato il giorno della partenza. Dormire cullati dal suono delle onde, svegliarsi con l’oceano di fronte e le tartarughe che ci danno il buongiorno ci mancherà molto. Ma il viaggio continua e ci sono le ultime due tappe ad attenderci. Avendo il volo in serata, chiediamo la possibilità di trattenere l’appartamento anche per il pomeriggio, ma ci viene negata per l’arrivo di altri ospiti in giornata. Facciamo quindi un ultimo tuffo mattutino, una doccia e lasciamo la nostra ‘casa’. Ci rechiamo in un mall in zona Lahaina per fare un po’ di acquisti e pranzare. Ci imbattiamo in uno spettacolo di danze hawaiane con delle ballerine bambine molto brave. Per passare il pomeriggio andiamo a visitare l’acquario di Maui, famoso soprattutto per il tunnel con gli squali. L’acquario è ben strutturato e ricco di pesci. Il punto forte è effettivamente il tunnel, con le enormi mante e gli squali. Le Hawaii finiscono qui. Sono state una boccata d’aria pura, dopo il viaggio in Giappone e soprattutto dopo un lungo anno di lavoro, zavorrato anche dalla tensione per i preparativi del matrimonio.

La cultura hawaiana praticamente non esiste più, se non in qualche situazione folckloristica, come richiamo per i turisti. Gli hawaiani veri e propri sono infatti una minoranza (circa il 5%) e sebbene nelle scuole si insegni ancora l’hawaiano, le uniche due parole che si sentono in lingua sono Aloha e Mahalo (ciao e grazie). I punti forti di queste isole: – sono molto grandi quindi offrono molto al turista: baie, spiagge, foreste, vulcani, escursioni diverse -sono americane quindi è un po’ come essere a casa: puoi affittare un auto, grigliare all’aperto, farti capire da tutti e volare da un’isola all’altra senza problemi -sono tutte spiagge libere, in cui ho sempre trovato anche le docce per sciacquarsi il sale di dosso -c’è bel tempo tutto l’anno, quindi non sono quasi mai affollate (a parte Waikiki) – l’acqua è bella e ricca di pesci, tartarughe, delfini ed in inverno balene. Anche gli squali bazzicano di qui. Insomma le Hawaii sono uniche perché le puoi facilmente girare in completa autonomia e perché si respira aria di vacanza e di libertà.

27/08 – Arriviamo a San Francisco dopo uno scomodissimo volo con la United e prendiamo la nostra stanza al Clift Hotel, un albergo molto bello e ricco di dettagli di design, zona Union Square. Io necessito di sdraiarmi e riposare, ho un po’ di dolori e decido di rinunciare alla visita ad Alcatraz (anche perché l’avevo già vista in un precedente viaggio), a cui va solo Alberto, per il quale è la prima volta a S.F. Alcatraz gli piace molto; per la visita (rigorosamente con audioguida) ci vogliono circa 2-3 ore e resta una delle mete imperdibili a San Francisco. Nel frattempo organizzo il brunch (oggi è domenica), per quando sarà di ritorno ed optiamo per lo Zazie, un must a Frisco. Raggiungiamo il ristorante in taxi (sono troppo affaticata per i mezzi pubblici) e mi butto su delle ottime eggs benedict, mentre Alberto sceglie il salmon begle. Tutto molto bene, siamo in America! Torniamo in hotel con l’intenzione di prendere una felpa (il sole è caldo, ma l’aria frizza) e la macchina fotografica, ma continuo ad essere k.o. Usciremo dalla stanza solo per cena, ci rechiamo al Biscuits & Blues un locale live music dove si può cenare, a due passi dall’hotel. Almeno la serata è salva ed è molto bella!

28/08 – In mattinata noleggiamo un auto per la giornata, con la quale andremo anche in aeroporto stasera, per evitarmi lo stress fisico del prendere i mezzi o fare tratti a piedi troppo lunghi. Purtroppo la mia resistenza è ridotta al minimo. La prima tappa è Alamo Square, dove facciamo qualche foto di rito. Quindi ci spostiamo su Lombard Street e proviamo l’ebrezza di farla in auto. Giungiamo al Fisherman Wharf dove ci concediamo una passeggiata fino al pier 39 a salutare i litigiosi leoni marini e ci sediamo per consumare il pranzo che comprende ovviamente anche la classica Clam Chowder, ottima! Facciamo una capatina anche all’arrivo dei Cab, dove vengono girati per riprendere il loro giro. Riprendiamo quindi l’auto ed attraversiamo il Golden Gate fino a Sausalito e nel tornare ci fermiamo in vari punti panoramici per scattare foto dalle varie angolazioni. Il Ponte è in parte avvolto dalla nebbia e quella che era stata una bella giornata di sole in questa zona diventa una fredda giornata autunnale. In generale a San Francisco fa freddo, ma ho l’impressione di essere l’unica a soffrirlo. Ultima tappa di questa giornata: il quartiere Haight-Ashbury, il quartiere hippy. Qui si respira aria di marjuana (nel vero senso della parola) e stravaganza. Ci sono coloratissimi negozi di musica e moda alternativa, c’è la casa di Jimi Hendrix e dei bei murales ovunque. Finita la nostra giornata in giro per la città, giungiamo in aeroporto per l’ultima tappa del nostro personalissimo giro del mondo: Miami.

29/08 – Atterriamo a Miami la mattina ed è ancora troppo presto per il check-in al Delano, dove però ci consentono di sfruttare la piscina in attesa che la camera sia pronta. Questo hotel oltre ad essere storico è davvero bellissimo ed elegante, un hotel da Honey Moon. La piscina è deliziosa. Dopo aver preso possesso della stanza ed esserci riposati un po’, usciamo per pranzo al Dilido Beach Club. Da queste parti al ristorante bisogna fare attenzione: la mancia viene già calcolata nello scontrino (probabilmente troppi turisti si dimenticavano di lasciarla). Passiamo il pomeriggio in spiaggia: il mare è molto bello, quasi caraibico, l’acqua calda e tranquilla, la sabbia bianchissima. Notiamo che i vari bagni hanno un notevole numero di sdraio chiuse, ammucchiate una sull’altra, evidentemente la stagione sta proprio finendo. Questo potrebbe essere periodo uragani ed in effetti c’è Harvey in Texas che ha già fatto delle vittime, speriamo non punti da questa parte! In serata andiamo a cena in Espanola Way, dove più che alla Spagna questa via rimanda all’Italia: è pieno di ristoranti italiani con camerieri italiani e musica italiana. Ci lasciamo convincere a provare la ‘hostaria romana’ dove ci spillano 130 dollari per due piatti di pasta sulle note delle peggiori canzoni melodiche italiane. Tuttavia i tagliolini all’astice e le linguine alle vongole sono buoni, anche se chiaramente troppo cari. Concludiamo la serata con due mojito (di cui uno analcolico, ma buonissimo) a bordo piscina del nostro fantastico hotel. Il Delano è proprio figo!

30/08 – Giornata completamente dedicata al sollazzo nella piscina del Delano. Adoro il fatto che ogni tre per due qualcuno passi a portare qualcosa, dal cappuccino frozen, alla frutta, ad un mini cocktail. Anche il pranzo lo facciamo a bordo piscina con due quesadilla davvero indimenticabili. Ceniamo al ristorante del Delano, ottimi i ravioli e l’enpanadas. Prezzo eccessivo, ovviamente.

31/08 – Ultimo giorno di vacanza e decidiamo di passarlo in pieno relax, come ieri. Miami non l’abbiamo praticamente visitata, complice il mio status che non mi permette di camminare.

Si conclude così il nostro giro del mondo. Un viaggio iniziato con un tuffo nella cultura giapponese, tra i grattaceli luminosi di Tokyo ed i suoi quartieri pieni di stranezze; le regioni montuose, dove il tempo sembra essersi fermato a prima dell’inarrestabile influenza occidentale; Kyoto, con i suoi santuari immersi nel verde e la magica atmosfera dei quartieri delle Geisha; Hiroshima, dove una fiamma resta accesa a ricordarci che la minaccia nucleare non è ancora cessata. Un viaggio che ci ha fatto guadagnare un giorno di vita, come nel romanzo di Jules Verne. Un viaggio che è proseguito con una tappa iconica: le Hawaii. L’unico paradiso esotico visto finora in cui ci si sente a casa: le si può girare tranquillamente con un’auto a noleggio, si può grigliare all’aperto la T-bone acquistata al market, si può fare snorkeling con le tartarughe senza gli sciami di turisti in gita guidata e si respira l’aria di libertà e vacanza tipicamente americane. Un viaggio proseguito a San Francisco: bella e fredda come me la ricordavo, ma tanto affascinante da togliere il fiato. Un viaggio che si conclude qui, a Miami Beach, emblema della bella vita, tra un bagno nell’acqua calda dell’atlantico e un drink a bordo piscina.



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