Liguria tra terra e mare

In pellegrinaggio da Camogli a San Fruttuoso per il sentiero “pietre strette” e ritorno in motonave (Parco del Monte di Portofino).
È da un po’ che mi sto intestardendo sulla Liguria. Stavolta getto l’àncora a Camogli, borgo di case colorate allineate sul mare, bloccato alle spalle dai monti incombenti. Questa località marinara, in realtà, è il mio campo base per partire alla conquista del promontorio di Portofino e visitare l’antica abbazia di San Fruttuoso annidata in una stretta baia e incorniciata da una fitta macchia mediterranea.
Scendo dal treno verso le dieci e mezza di sera e appena metto piede fuori dal vagone di Trenitalia con aria condizionata “a chiodo”, prendo una bella boccata di brezza notturna, il cui effetto è simile allo shock termico patito dagli abitanti di Ercolano (polmoni inceneriti dai gas ardenti dell’eruzione del Vesuvio). Che la “Casa delle Mogli” dei pescatori – questa sarebbe una possibile etimologia di Camogli– oggi sia rimasta calcinata dal sole me lo conferma Matteo, gestore del B&B Margherita dove sto per pernottare, che mi è venuto gentilmente a recuperare in stazione dopo essersi concesso una nuotatina serale nelle acque del mare “bollenti”, secondo la sua attendibile testimonianza. Per avere un’idea di quale sia il suo aspetto basta pensare a una versione giovanile di Beppe Grillo (che peraltro è genovese).
Carico il mio zaino sulla sua auto e mi sistemo sul sedile davanti, col finestrino abbassato. Mentre procediamo per la salita il mio anfitrione mi spiega qual è la strada che dovrò imboccare domattina –quella che porta alla caserma dei carabinieri- per infilare, in seguito, il sentiero che conduce da Camogli a San Rocco e riuscire a giungere fino alla cala di San Fruttuoso, meta finale della mia scarpinata.
Lo stabile rosa di fronte a cui parcheggiamo presenta imposte verdi e un’architettura con un bugnato che decora gli angoli. La stanza rappresenta il miglior compromesso qualità-prezzo che ho potuto trovare in questo lembo di Liguria in questo periodo dell’anno: 45 euro per una matrimoniale uso singola a notte, colazione compresa.
Alla mattina, sfregandomi con gli indici gli occhi ancora assonnati, sbuco in cucina, dove mi aspetta il tavolo imbandito per la colazione. Prendo posto a sedere e assaporo con calma il tè caldo, intingendo, allo stesso tempo, il croissant dall’esterno croccante e tiepido nello yogurt alla fragola che ho ricevuto in dotazione per oggi. Matteo, in un sussurro, per non disturbare l’altra ospite, mi mette al corrente del fatto che fuori c’è nuvoloso.
-“Be’, non è una cosa negativa per i miei propositi.” gli rispondo di buonumore.
Sono pronta per intraprendere, con lo zaino in spalla, la discesa lungo la strada asfaltata verso la zona della stazione FS. Anche se il sole è coperto da una spessa coltre di nuvole la giornata è afosa: non c’è nemmeno un filo d’aria.
Nei pressi della stazione vado a sinistra, in direzione caserma dei carabinieri e di lì proseguo lungo un vialetto alberato che sale con una pendenza lieve e regolare. Al termine del vialetto ho un attimo di esitazione, dato che qualche spiritoso ha cancellato con una macchia di vernice l’indicazione sulla freccia segnaletica. Siccome mi metto a fissare il cartello un operaio con una carriola mi rassicura sorridendo:
-“Sì, è per di qui.”
Appena comincia la prima scalinata tutta in salita inauguro un’andatura da processione, come quando suonavo il sassofono nella banda di Berra, anche se qui il rumore che si sente è principalmente lo stridore delle cicale. Forse mettersi i pantaloni lunghi non è stata un’idea particolarmente arguta. Madonna che caldo micidiale!
Alla mia sinistra, alzando lo sguardo, si vedono le case di un paesino abbarbiccato sul pendio della montagna.
Per ora sto camminando bordeggiando un muretto a secco, nel quale s’insinuano, al posto della malta cementizia, dei ciuffi d’erba. Ma ecco che scopro che qualcuno ha incapsulato fra le pietre il fondo di un ferro da stiro decorativo, che ha la forma dei ferri da stiro di una volta, quelli che si riempivano di braci.
Dopo poco, sempre seguendo il segnavia con le due palle rosse e il cerchio del medesimo colore, raggiungo le prime case della frazione di S. Rocco. L’aria profuma di oleandro, non si ha per nulla il sentore del mare. Davanti a un’abitazione che si fregia della targhetta in ceramica “Boni” (il cognome solletica la mia fantasia, chissà come sono i proprietari…), spostando lo sguardo verso l’alto, accanto alla grondaia, scorgo un inquietante nanetto che suona la cornamusa. Starà per spiccare un salto per tuffarsi giù?
Giungo a San Rocco. Dai trecento metri sul livello del mare del piazzale della chiesa ammiro il paesaggio leggermente avvolto dalla foschia: il Golfo Paradiso mi seduce fin dall’inizio, sebbene oggi il mare sia di un azzurro indeciso, fiacco e sbiadito.
Anziché procedere verso Portofino vetta e Pietre strette come da programma, mi incammino in direzione S. Nicolò lungo una strada asfaltata assai invitante perché si sviluppa in piano. Sì, lo so, così la sto prendendo un po’ alla larga per andare a S. Fruttuoso, ma che necessità c’è di correre all’abbazia? Per strofinarmi contro gli innumerevoli altri individui approdati là in battello, posso pure andare con calma. E poi quello che a me interessa di più è il panorama e le occasioni di ammirare la costa e l’affascinante paesaggio marittimo qui sono innumerevoli.
A un tratto comincia una discesa e il sentiero viene inghiottito dal bosco. Che piacere! L’ombra elargisce un frescolino da condizionatore. Le fronde formano un tetto sottile attraverso cui filtra la luce di un sole ancora incerto. Quando arrivo al piazzale della chiesa di S. Nicolò lo taglio in diagonale e mi affaccio a un poggio panoramico a picco sul mare. Una magnolia copre parzialmente la visuale della ghirlanda di facciate dei palazzoni di Camogli, dipinte sulla gamma del giallo, ocra, rosa, rosso, accalcate l’una contro l’altra a formare uno straordinario murale dai colori pastello con le montagne a fare da corona sul retro. Il sole illumina la parte bassa delle case e irradia di luce la spiaggia.