La Basilicata ha un nome e un cognome

Nulla è sbandierato in Basilicata, nulla è ostentato o messo in vetrina, ma tutto si materializza davanti agli occhi solo grazie a un passo o uno sforzo in più. Devi farlo quel passo, ti ripagherà generosamente.
Scritto da: diba78
la basilicata ha un nome e un cognome
Partenza il: 10/08/2020
Ritorno il: 19/08/2020
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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Avete presente la differenza che c’è tra il visitare una località sconosciuta avendo la fortuna di contare sulla “compagnia” di una persona del posto, piuttosto che senza? Vi è mai capitato di visitare o vivere lo stesso posto con i giusti consigli piuttosto che senza? Ecco, la Basilicata per me ha e avrà sempre un nome e un cognome: Antonio Archetti, tra i fondatori di www.basilicatadavedere.com/it, lucano doc e persona squisita, ha saputo consigliarmi con pazienza e generosità cosa fare, cosa vedere, dove dormire e mangiare in questa terra meravigliosa e ricca di sorprese. Senza conoscerci, ma calandosi nelle necessità di una coppia con una bimba di 3 anni, Antonio è riuscito a soddisfare tutte le nostre richieste e gusti, rendendo il nostro viaggio davvero confortevole e molto piacevole. Il resto è venuto da solo, o meglio ce lo abbiamo messo noi.

La Basilicata è stata una bellissima scoperta, tutto il contrario di quello che avevo sempre immaginato e mal idealizzato, ossia una regione tutto sommato brulla, che avesse poco da offrire, magari difficile da girare in auto per le strade che “chissà come saranno”, ma che comunque mi frullava in testa da anni e che era diventata improvvisamente meta ideale in questa estate così diversa dalla altre. Invece la Basilicata è verde, hai sempre un panorama da ammirare e guarda un po’, le strade sono ottime.

Inizia il 10 agosto il nostro soggiorno di una settimana alla Taverna Centomani nel potentino, campo base ideale per girare l’intera regione. Luogo tranquillo, poco distante da Potenza, standard elevati, la Taverna (con fattoria, allevamento di mucche e prodotti da latte eccezionali, come eccezionale è la sua cucina) è gestita egregiamente dalla signora Maria, una donna di grande professionalità, cultura ed esperienza capace di regalare quei dettagli e quei preziosi suggerimenti che non si trovano scritti da nessuna parte, ma che risultano essenziali per assaporare con gusto la scoperta della sua terra.

Da qui raggiungiamo ogni giorno una località diversa: rompiamo il ghiaccio con il lago Pantano, riserva del WWF, e una passeggiata esplorativa nel borgo di Pignola.

Monticchio e i suoi laghi sono la tappa successiva, con un pizzico di delusione per un servizio complessivo al turista non all’altezza. Bar e ristoranti scadenti, corpo forestale tendenzioso – “Se lascia qua la macchina la multano di 1000 euro, può metterla al parcheggio del tal ristorante con 10 euro” – e la costante sensazione che quel luogo meriti una valorizzazione diversa, sotto tutti i punti di vista. Pertanto il consiglio è senz’altro quello di provvedere con un pranzo al sacco ed evitare di perdere due ore e mezzo per mangiare un antipasto e una pasta. Passeggiando lungo il lago piccolo si può raggiungere l’antica Abbazia di San Michele, con la chiesa scavata nella roccia che merita una visita. La salita e i lunghi gradoni sono percorribili, meglio con qualche grado in meno rispetto alle temperature agostane, ma questa sarà una riflessione costante della nostra vacanza. La sera ci spostiamo a Venosa, bellissima cittadina ricca d’arte e splendida da girare a piedi qualche ora il pomeriggio, fino alla cena al ristorante Al Baliaggio, che consiglio assolutamente.

Il terzo giorno lo dedichiamo a Maratea, ben prima che sia ferragosto. Il viaggio è abbastanza lungo e impegnativo, ma è il nostro primo mare dell’anno e lo facciamo volentieri. Raggiungiamo le spiagge attrezzate a nord di Scalea e trascorriamo lì la giornata, fino alla sera quando ceniamo da Zu Cicco Bistrot dopo una bella passeggiata per Maratea, dove il distanziamento e la mascherina risultano una abitudine ben accettata, per fortuna, da turisti e locali.

Il quarto giorno saliamo sulle Dolomiti Lucane nei piccoli paesi di Pietrapertosa e Castelmezzano aggrappati alle rocce come presepi e collegati dal famoso Volo dell’Angelo. Molto ben conservato il castello di Pietrapertosa, che regala una vista mozzafiato. Due borghi meravigliosi e molto ben organizzati visto l’alto numero di visitatori e amanti del brivido. Le salite sono provanti, ma di fronte alla grinta di una bimba di 3 anni non ci siamo fatti trovare impreparati…

Il quinto giorno, Ferragosto, rallentiamo i ritmi abbastanza incalzanti finora e visitiamo Satriano, il paese dei murales: ogni facciata delle case del centro storico ne è dipinta. Da Satriano a Sasso di Castalda dove c’è una delle faggete più antiche d’Europa, la faggeta della Costara, ideale per un picnic nella natura.

Concludiamo la settimana alla Taverna Centomani con il consiglio della Sign.ra Maria e visitiamo il tratto della Val d’Agri compreso tra il poco affollato borgo di Viggiano e quello di Guardia Perticara. Due tappe inusuali, come da nostro desiderio, in un paesaggio purtroppo deturpato dal giacimento petrolifero più grande d’Europa su terraferma, ma che mantiene un’identità forte, in particolare il borgo di Guarda Perticara, sistemato dopo il terremoto del 1980 e restituito come era una volta, con le pietre a vivo.

Il 17 agosto salutiamo la Sig.ra Maria e ci spostiamo verso il metapontino, alla Masseria Cardillo, per un paio di giorni di relax con la sua grande e tranquilla piscina. Lungo il viaggio riusciamo a vedere le Calanche, Tursi – un borgo che conserva un centro storico di chiara influenza araba – e Craco, il paese fantasma, davvero inquietante per certi versi, molto emozionante.

Da qui dedichiamo una mezza giornata a Matera, proprio non potevamo fare di più… Inutile perfino dilungarsi sulla bellezza di questo luogo unico al mondo. Voglio chiudere con un consiglio, andate a mangiare da Agriristories, un ristorante tipico nei sassi, con prodotti lucani DOC e tanta passione dei ragazzi che lo gestiscono con dedizione e professionalità. Ovviamente cena all’aperto, almeno fino a che non ha piovuto.

Nulla è sbandierato in Basilicata, nulla è ostentato o messo in vetrina, ma tutto si materializza davanti agli occhi solo grazie a un passo o uno sforzo in più. Devi farlo, quel passo, devi metterci del tuo, una sorta di “ultimo miglio” metaforico che stai certo ti ripagherà generosamente, soprattutto sarà la chiave per aprirti a persone generose, affabili e gentili. A noi, quel passo, lo ha fatto fare proprio Antonio. Così abbiamo conosciuto i lucani, riservati in primo acchito, ma molto cordiali e pronti ad aiutarti o a raccontarti qualcosa della loro terra appena gliene dai l’occasione!

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