L’Anello Cinese
Atterriamo a fine Marzo nella capitale economica della Cina, il cui nome significa “in riva al mare”. A Shanghai c’è molto da vedere: visitiamo il Bund, il simbolo più evocativo della cosiddetta “Parigi d’Oriente”, particolarmente suggestivo di notte. Percorrendolo a piedi, di giorno, ci conduce alla scoperta di capolavori architettonici lungo la strada ed a spettacolari panorami oltre il fiume Huangpu. Altra zona da non mancare è la Città Vecchia con la sua perla: il Giardino del Mandarino Yu, uno dei luoghi più affascinanti della città. Il volto moderno di Shanghai si può scoprire invece in Nanjing Xilu, la strada più sfarzosa, dove si affacciano i più lussuosi centri commerciali e le ricche boutique di Gucci e Prada. Se poi non riuscite proprio a fare a meno di un “bagno di folla”, allora vi consiglio una passeggiata in Naning Doglu, meglio se durante il week end. Uno dei pochi templi adibiti al culto è quello del Buddha di Giada, che ospita una statua di giada bianca alta 2 metri e costellata di pietre preziose. Un’altra è adagiata sul fianco. Decidiamo poi di concederci una vista aerea della città andando a prendere un drink al famoso Cloud 9 Bar, situato all’ottantasettesimo piano della Torre Jinmao, alta 420 metri.
Un detto cinese recita: “in cielo c’è il paradiso, sulla terra ci sono Suzhou e Hangzhou”. E dunque non possiamo mancare di visitare queste due pittoresche cittadine nei dintorni di Shanghai. Suzhou, visitata anche da Marco Polo nel 1276, è a circa un’ora di treno ed è famosa per i suoi giardini i cui componenti fondamentali sono pietre, acqua e fiori. Hanno nomi poetici: il Giardino del Maestro delle Reti (senza dubbio il migliore), il Giardino del Dolce Oziare, il Padiglione dell’Onda Blu, il Giardino dell’Amministratore Umile. Oltre che nei giardini, è bello passeggiare nelle viuzze acciottolate o fare un’escursione in battello lungo i canali che valsero alla cittadina il termine di “Venezia dell’Est”.
Hangzhou, raggiungibile da Shanghai in un paio d’ore di treno, costituisce anch’essa una celebre attrattiva. Fondata nel 221 a.C. Costituiva il terminale occidentale del Canale Imperiale che un tempo si snodava da Beijing per circa 1800 km. La principale attrazione è rappresentata sicuramente dal Lago occidentale (Xi Hù) con le sue isolette. A circa una trentina di km a sud est di Suzhou si trova Zhouzhuang, una città immersa nella campagna e attraversata da canali e ponti in pietra: con i suoi vicoli acciottolati ha mantenuto un’atmosfera d’altri tempi. I pittoreschi ponti e le stradine della città vecchia sono la meta preferita degli studenti d’arte che siedono lungo i canali con i loro cavalletti. Nella città vecchia visitiamo il Palazzo di Zhang ed il Palazzo di Shen con i loro numerosi cortili e centinaia di stanze. All’estremità meridionale della città si trova il Tempio Quanfu, con 21 Buddha d’oro ed un grande Buddha in bronzo. Tutt’intorno pagode ed edifici si estendono sino al Giardino del Lago Meridionale . La città è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1998.
Rientrati a Shanghai, ci trasferiamo poi con un volo interno a Beijing il cui nome significa “la capitale del nord”. In effetti i primi insediamenti risalgono al 1045 a.C. Ma solo dopo la distruzione ad opera del condottiero mongolo Gengis Khan nel 1215 d.C. La città rinacque e si trasformò nella potente capitale della Cina. La visita della città inizia da Piazza Tiananmen, grandiosa nella sua immensità. La giornata è limpida e molti bambini (ma anche adulti) fanno volteggiare aquiloni dalle forme bizzarre. Al centro della piazza si erge il Mausoleo di Mao Zedong e proseguendo verso nord troviamo la Porta della Pace Celeste, dominata dal grande ritratto di Mao, attraverso la quale entriamo nella “Città Proibita”, il complesso monumentale meglio conservato di tutta la Cina. Attraversiamo la Porta dell’Armonia Suprema ed osserviamo, al centro del cortile, le tre sale che costituiscono il cuore della Città Proibita: la Sala dell’Armonia Suprema, la Sala dell’Armonia Perfetta e la Sala dell’Armonia Preservata. Altro luogo da non mancare è il Parco Beihai, occupato in gran parte dal grande Lago Settentrionale, al centro del quale si trova l’Isolotto di Giada a sua volta dominato dall’alto Stupa Bianco (36 mt), edificato nel 1651 in occasione della prima visita del Dalai Lama. Bellissimo, nei dintorni, il cosiddetto Muro dei Nove Draghi, interamente ricoperto da splendenti piastrelle smaltate. Visitiamo poi il Tempio dei Lama, il più famoso tempio del buddismo tibetano al di fuori del Tibet. Contiene la statua in legno di sandalo del Buddha Matreya, alta 26 metri e custodita nel Padiglione delle Mille Felicità.
Altri punti di interesse sono costituiti dal Parco Jingsham, da dove si ha una veduta stupenda sui tetti giallo oro della città Proibita; dalla Torei del Tamburo e Torre della Campana;dalla Moschea di Via della Vacca, che risale al x secolo ed ospita le tombe di alcuni religiosi islamici. Il Parco del Palazzo d’Estate è tra i luoghi più visitati dai turisti e noi vi trascorriamo alcune ore. Per circa tre quarti il parco è occupato dal lago Kunming e vi si trovano palazzi, templi e giardini. Visitiamo la Sala della Benevolenza e della Longevità, il Corridoio Lungo, il Padiglione del Profumo Buddista, la Sala delle Nuvole Ordinate, il Tempio del Mare di Saggezza. Nel lago vi è una piccola isola, collegata alla sponda orientale da un elegante ponte a 17 arcate.
Un ultimo consiglio: non lasciate Beijing senza aver dato almeno un’occhiata ai suoi affascinanti Hutong. Si tratta di un labirinto di casupole a un piano con la porta rivolta a sud in obbedienza ai dettami del Feng Shui: l’esposizione a sud assicura la luce del sole e la protezione dagli influssi negativi che provengono da nord. Sono collegate da stretti vicoli dove ancora si svolge la vita di molti abitanti, anche se la frenesia edilizia che sta trasformando la capitale ne abbatte sempre di più… Per visitarle siamo saliti su un triciclo-taxi nei pressi della Torre del Tamburo. Naturalmente non si può lasciare Beijing senza vedere la Grande Muraglia. Un detto di Mao recitava: “ Colui che non ha scalato la Grande Muraglia non è un vero uomo”.
Iniziata sotto la Dinastia Qin (221-207 a.C.), è lunga circa 5000 km e si estende fin nel deserto dei Gobi. Il tratto meglio conservato e più visitato dai turisti è quello di Badaling, circa 70 km a nord ovest di Beijing, a un’altitudine di circa 1000 metri. Le mura hanno uno spessore di 6 metri e sono intervallate da torri di guardia. Si snodano come un serpente sulle colline ondulate, in un paesaggio brullo e spettacolare. Se potete, evitate la visita nei week end, quando la folla è più numerosa e correte il rischio di dovervi aprire un varco a ombrellate per avanzare sulle mura… Con un altro volo interno ci trasferiamo a Xi’an, nella provincia di Shaanxi, considerata la culla della civiltà cinese. Pensate che due secoli prima che Roma venisse fondata, Xi’an era già una città fiorente. Era il capolinea orientale delle carovane che percorrevano la via della seta: vi arrivavano mercanti a dorso di cammelli, monaci buddisti, religiosi islamici e tutti contribuivano a formare e plasmare il pensiero culturale, politico e scientifico del tempo.
Un giro della città ci permette di ammirare i principali monumenti: la Torre del Tamburo, dove assistiamo ad un folkloristico (e rumoroso) spettacolo di suonatori di tamburo; la Torre della Campana; la Cinta Muraria. E ancora: la Pagoda della Grande Oca, la Pagoda della Piccola Oca, la Grande Moschea nel quartiere Musulmano. Ma Xi’an è giustamente famosa per il suo straordinario Esercito di Terracotta. Una delle scoperte forse più importanti del xx secolo la si deve ad un contadino che nel 1974, mentre scavava un pozzo nel suo podere, si imbattè in una sorta di cripta sotterranea. Gli scavi portarono alla luce circa 6000 guerrieri in terracotta, a grandezza naturale, con armi e cavalli in assetto di battaglia. Fa un certo effetto ammirare questo esercito che risale a circa 2000 anni fa e ci crea un certo effetto anche stringere la mano al contadino che lo scoprì e che ora vive autografando foto e libri del “suo” esercito, con il sussiego del grande archeologo, quasi fosse un novello Howard Carter di fronte alla tomba di Tutankhamon… Il nostro giro prevede oltre la visita della Tomba di Qin Shi Huangdi, un giro nel villaggio neolitico di Bampò, abitato – sembra- dal 4500 al 3750 a.C. La visita si rivela alquanto deludente, a meno che non siate preda di una feroce passione archeologica. Merita invece attenzione la montagna sacra di Hua Shan, una vetta di granito alta 2160 metri, che si può raggiungere con tre diversi sentieri impiegando dalle 4 alle 6 ore. Per i più comodini (come noi), una funivia costruita dagli austriaci raggiunge la cima nord in 10 minuti regalando viste mozzafiato e panorami fantastici.
La nostra guida ci lascia in aeroporto dove dobbiamo imbarcarci per Guilin, ma ci accodiamo nella fila sbagliata e quando ci rendiamo conto dell’errore il nostro aereo è ormai andato. Niente paura: tocchiamo con mano la professionalità e precisione quasi svizzera dell’agenzia cinese alla quale ci siamo affidati. Telefoniamo alla nostra guida Carla che si precipita in aeroporto, ci organizza la cena, la notte in albergo ed i biglietti aerei per il volo dell’indomani. Il tutto senza un euro di sovrapprezzo. Non posso fare a meno di pensare a cosa sarebbe accaduto a due poveri turisti cinesi che avessero perso il volo Napoli-Venezia. Forse non sarebbero sopravvissuti… Il giorno dopo atterriamo a Guilin, provincia di Guangxi, una delle città più verdi e scenografiche della Cina, adagiata sulla sponda occidentale del fiume Li. Visitiamo il Picco della bellezza Solitaria, un pinnacolo di 152 metri che si erge al centro della città e dal quale si gode un panorama indescrivibile sul fiume e sulle colline circostanti. Fubo Shan, nelle vicinanze, offre un panorama altrettanto bello. E poi: la Grotta della Perla Resa, con una millenaria effige del Buddha scolpita su una parete; la Grotta del Flauto di Canne, dove le stalattiti sono illuminate da luci colorate;la Collina della Proboscide (Xianghi Shan) che somiglia effettivamente ad un elefante che immerge nel fiume la sua proboscide; Uno dei “must” di Guilin, assolutamente da non perdere, è l’escursione in battello lungo il fiume Li sino a Yàngshuò, 65 km a sud. Lungo il fiume avvistiamo donne dagli abiti colorati che lavano i panni in acqua, buoi che pascolano pigramente sui greti e la nostra barca scivola sul fiume tra centinaia di colline, talune dalle forme bizzarre e la cui cima scompare talvolta nella nebbia: un’incantata atmosfera da fiaba… A Yangshuo, forse ancora più bella di Guilin, ci fermiamo un paio di giorni per esplorare i piccoli villaggi della campagna circostante. Il Paradise Yangshuo Resort Hotel, dove alloggiamo, conferma tanto la simpatica accoglienza quanto l’ottimo rapporto qualità/prezzo anticipatici nella guida. Ci concediamo anche un rilassante giro in bicicletta in un panorama incantevole, tra risaie e prati verde smeraldo, incastonati tra le montagne.
Nei dintorni della città visitiamo Yuèliàng Shan o Collina della Luna, dove un pinnacolo di roccia calacarea presenta un incavo a forma di luna. Sempre nei paraggi ammiriamo la Grotta dell’Acqua, l’imponente Ponte del Drago e visitiamo i pittoreschi villaggi di Fulì e Xingping. Qui notiamo che gli abitanti ogni tanto fanno esplodere dei mortaretti di fronte all’uscio delle proprie case: pensiamo a qualche festa patronale, ma la nostra guida ci spiega che si tratta di un omaggio ed un saluto ai propri cari defunti. Torniamo in serata a Yangshuo, giusto in tempo per assistere ad un bellissimo spettacolo ambientato in un piccolo specchio d’acqua formato da un’ansa del fiume. Centinaia di pescatori su barche eseguono movimenti ritmici cadenzati dai tamburi ed illuminati da sapienti giochi di luce. Stupenda coreografia. Rientriamo a Shanghai con l’ultimo dei nostri voli interni e la sera andiamo a cenare in un ristorante molto trendy, accompagnati dai nostri amici Yong, Gianfranco e dalla piccola TianAi, che vivono a Shanghai. Si tratta del Dong Bei Ren (in italiano: gente del nord est). Si mangia divinamente piatti sontuosi, tipici della regione di Beijing: marmitta mongola, cosciotti di montone arrosto, anatra alla pechinese e rou baozi (panini cotti al vapore e ripieni di carne). Il giorno dopo ripartiamo in volo per l’Italia e dall’oblò dell’aereo osserviamo distese gelate, montagne innevate, fiumi sinuosi che scintillano sotto i raggi del sole: siamo già pronti per progettare un nuovo itinerario…
Notizie utili:
La nostra guida Lonely-Planet EDT ci è stata preziosa, soprattutto quando dovevamo mostrare gli ideogrammi del nostro hotel o della nostra meta all’autista del taxi che parlava solo mandarino.
Abbiamo speso circa l’equivalente di 1700 euro a persona, escluso il volo internazionale, comprendendo: – tutti gli hotel (4 stelle) con american breakfast inclusa – 4 voli interni comprese le tasse aeroportuali – tutti i trasferimenti aeroporto- hotel-aereoporto – tutti i pranzi e le cene (cucina cinese)in ristoranti locali – guida professionista cinese parlante italiano in tutte le tappe – tutti i tickets di ingresso ai monumenti e dei traghetti Il volo Roma-Shanghai AR si può trovare intorno ai 600 euro