Istanbul 2

La mia esperienza personale mi insegna che c’è un modo quasi scientifico per non capire un luogo: affidarsi ad una guida che sia un libro o una persona non importa, che ci spieghi ogni singola porta, strada, palazzo e usare la macchina come mezzo di spostamento. Invece c’è un solo modo per comprendere: perdersi. Girare a piedi,...
Scritto da: Iskender
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La mia esperienza personale mi insegna che c’è un modo quasi scientifico per non capire un luogo: affidarsi ad una guida che sia un libro o una persona non importa, che ci spieghi ogni singola porta, strada, palazzo e usare la macchina come mezzo di spostamento.

Invece c’è un solo modo per comprendere: perdersi.

Girare a piedi, possibilmente guardando in tutte le direzioni per capire da dove veniamo, dove siamo ora, dove stiamo andando, perché per perdersi bene occorre avere una meta o un posto nel quale si vuole tornare.

Istanbul si presta bene a questa via esistenziale e vi accompagna per mano nei meandri delle sue strade pregne di odori dolciastri e amari, di rumori e di silenzi , di colori vivaci e opachi, di bellezze e miserie.

Un centro vero e proprio non c’è e questo stordisce il senso di orientamento, qui troverete strade che girando su stesse non tornano al punto di partenza. Potete benissimo pensare che questi architetti siano dei dementi oppure farvi affascinare da qualcosa che non riuscite immediatamente a comprendere.

Costantino tanto tempo fa comprese le potenzialità di questa città e nel IV secolo dopo Cristo vi trasferì la capitale dell’Impero Romano. A forma di triangolo scaleno, Costantinopoli, è protetta su due lati dal Bosforo e dal Cono d’Oro e sull’unico lato terrestre dalle mura costruite nel V secolo dall’imperatore Teodosio.

In questa città passerete la maggior parte del tempo, tra una visita al palazzo dei sultani il Top Kapi, dove Top sta per cannone e Kapi (con la i senza il punto) sta per porta, dove per nulla al mondo dovrete farvi mancare una visita all’Harem e alla Gabbia, il posto dove venivano confinati i fratelli del sultano per volere dello stesso.

Maestoso e disordinato allo stesso tempo, il Top Kapi fu costruito per volere di Fatih Mehmet II (Maometto il Conquistatore) poco dopo la caduta di Costantinopoli avvenuta nel 1453.

Un bellissimo libro “1453” di Roger Crowley analizza la caduta di Costantinopoli e pone interrogativi diversi sulle cause che la portarono alla sconfitta. Inoltre, diversi aneddoti come per esempio il corpo mai trovato dell’ultimo re, lo stesso nome del primo e dell’ultimo re, Costantino, lo stesso nome delle loro madri, Elena, o il fatto che per la prima volta in un assedio fu usato un cannone, rendono la trama davvero avvincente.

La Chiesa di Santa Irene che fa parte dell’edificio del Top Kapi è ora destinata a concerti e raramente aperta al pubblico, si trova a sinistra della porta dalla quale entrate, se aperta non esitate ad entrare. Accanto al palazzo imperiale sorge poi Aya Sofya, dove Aya sta per Basilica.

Santa Sofia nasce come Chiesa della Divina Sapienza nel VI Secolo quando viene costruita per volere dell’imperatore Giustiniano. Per circa 1000 anni rimane uno tra gli edifici più grandi e maestosi con una cupola di 30 metri che ondeggia apparentemente nel vuoto.

Nel 1453 viene convertita in Moschea e nel 1932 diventa museo grazie ad una persona di nome Ataturk.

Di fronte a Aya Sofya, si trova una Moschea che ne sfida la grandezza: Sultanahmet Camii, dove Cami significa Moschea e Camii la Moschea di (caso accusativo).

Quando venne costruita, la Moschea Blu (così in italiano) dovette superare le perplessità della corte che vedeva 6 minareti come un affronto alla Mecca (che ne ha 7), in realtà in quel posto sorgevano diverse residenze di lusso e i proprietari non volevano che il Sultano Ahmet le distruggesse per far spazio alla moschea, vox populi… Di lato a questa si trova l’Ippodromo, o meglio, quel che ne resta.

Eh si, per vedere quel che c’era basta rimanere in Italia e partire alla volta di Venezia. Durante la IV Crociata, nel 1204, il doge chiese di fare una piccola deviazione sulla strada per Gerusalemme.

Attraversate la strada e un’altra meraviglia vi attende: Yerebatan Sarayi, il Serraglio Sotterraneo o, la Cisterna. Il posto dove confluiva l’acqua che con gli acquedotti (romani!) veniva trasportata dalla Foresta di Belgrado, a Nord della città.

Una testa capovolta della Medusa vi attende alla fine dell’antro, ma questa è un’altra storia.

Se volete andare per Moschee vi consiglio di vedere la Suleymaniye Camii, la Moschea del Gran Solimano (costruita dal più grande architetto ottomano Sinan) che ahimè è in ristrutturazione fino al 2009, la Beyaazit Camii che è la più antica Moschea imperiale e la Yeni Camii, la Moschea con la “navata” più grande.

Tutte e tre sono ai lati del Kapali Carsi, il mercato coperto dove tra un affare e una sòla potrete passare del tempo a mercanteggiare per un souvenir. Non fatevi fregare, tutto si tratta. Dal tappeto alla borsa, dal cappello al narghilè, il trucco è fingersi disinteressati e di dire che ci penso, ripasserò, forse… Qui non avrete problema a trovare qualcuno che parla italiano, prima di aprire bocca sappiate che con un solo sguardo hanno già fatto la radiografia vostra e del vostro portafoglio, più che turchi sembrano arabi.

Siete stanchi? Concedetevi un hammam. Ma prima di chiedere un massaggio pensateci, sono molto vigorosi. Qui una parola può salvarvi: yavaş! Pronuncia yavasc: piano! Ce ne sono diversi, da quelli turistici prezzi su 30 Ytl quelli locali prezzi su 10 Ytl, optate per quelli turistici.

Basta Costantinopoli; un viaggio sul Bosforo? Le barche partono da Eminonu vicino alla Yeni Camii o da Kabataş (sponda asiatica) prezzo medio: 7 Ytl.

Cosa si mangia? La cucina turca non finirà di sorprendervi.

Cominciate con meze, gli antipasti, a base di verdure dai pomodori, ai cetrioli, alle melanzane, alle zucchine tutti impastati e miscelati con spezie di diverso sapore, poi potete degustare le corba, le zuppe, personalmente non mi piacciono i manti (una sorta di ravioli). La carne è ottima, non potete andar via senza aver mangiato un doner (tipo di kebap), kofte (polpette), o su tutti, un iskender.

Pesce: levrek branzino, cupra orata, kalkan rombo, hamsi alice, kalamar indovina un po’? Per i malati di cucina italiana basta andare nei quartieri chic di Bebek e Nişantaşi e troverete quello che fa per voi. Un ottimo gelato italiano, invece, si trova su una strada chiamata Istiklal Caddesi, “Antica Gelateria Milano”.

E la sera? Il centro dei divertimenti è senz’altro la zona di Taksim riva europea dove bar, pub, ristoranti, faranno a gara per potervi intrattenere, un locale alternativo che il venerdì e il sabato fa musica dal vivo si chiama Babylon.

Dalla parte asiatica il centro dei divertimenti si chiama Kadikoy.

Per chi ama il lusso poi basta andare verso il primo ponte zona europea e locali come il Supper Club, Sortie, Reyna saranno contenti di servirvi ostriche e champagne con vista mozzafiato sul bosforo.

Infine come comportarsi.

Io sono un uomo e per mia sfortuna non sono mai stato palpeggiato. Dico sfortuna perché almeno una volta, tanto per provare l’emozione, mi sarebbe piaciuto. Non conosco quindi cosa si prova e nemmeno le donne che conosco in Turchia sono state palpeggiate, tutte fortunate? Tutte cozze? A me le cozze piacciono col limone.

I turchi sono di bocca buona, un po’ come il nostro amato presidente, non guardano tanto all’apparenza quanto alla sostanza! Evitate se possibile scollature inguinali e gonne ascellari e filerete via. Sfatiamo anche il tabù che l’uomo italiano piace, da quando sto qui nessuna me se … sarà il deodorante o la verità, ai posteri l’ardua sentenza.

Rispettate la bandiera turca e Ataturk, in Moschea levatevi le scarpe e le donne coprano la testa con un velo.

Se invitati a bere un tè, se accettate il primo sappiate che rifiutare il secondo è considerato un comportamento scortese, in città come Istanbul, se invitati a casa, prima di entrare levatevi le scarpe come in Moschea e poi, magari chiedete un paio di ciabbatte.

Attenti al traffico, i turchi guidano come pazzi. Se vi muovete con i mezzi pubblici potete acquistare un akbill, una sorta di tessera prepagata valida sugli autobus e sui vaporetti, poi ci sono dei minibus e dei dolmuş (tipo Fiat Ducato) dove si paga direttamente all’autista, altrimenti i taxi costano davvero poco.

La benzina costa un occhio della testa ora sta a 3.60 Ytl la “verde” e a 3.20 il diesel.

Per andare al Sud da Istanbul si possono prendere i bus costo andata/ritorno per località come Bodrum, Antalya circa 150 Ytl.

Ytl sta per Yeni Turk Lirasi, Nuova Lira Turca, la vecchia è andata in pensione qualche hanno fa quando anche io ero milionario, infatti 1 milione di una volta vale 1 lira adesso; il cambio varia di giorno in giorno oggi sta a 1.85.

Infine, questione attentati.

Esiste un forum su questo argomento (Turchia sicura?) sul quale ho già espresso la mia opinione ma voglio ribadirla.

In una terra dove diverse etnie vivono a stretto contatto dei terroristi vogliono cambiare lo status quo con la forza del terrore. Queste persone non possono essere ridotte al nome di un popolo, perché questo stesso popolo vive da anni in pace con gli altri. Sono degli individui che disprezzano il prossimo e che vengono sovvenzionati (ancora!) da stati europei, che nutrono il loro odio per paura che la Turchia possa essere qualcosa che ancora non è.

Chi non cerca le informazioni altrove è distorto dai social network che influenzano la percezione dei brand, in parole povere la danno a bere.

La strada che a volte è scritta non è né la più breve, né la più bella, ma in nome di qualcuno la percorriamo. Forse anch’io mi sono smarrito ma, almeno, ho la fortuna di vivere nel Paese in cui venite e questo, ve l’assicuro, mi aiuta a ritrovarmi dove mi ero perso, con la forza della ragione.



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