La città dei due continenti è famosa per la sua incredibile Basilica-moschea, ma in pochi conoscono i suoi “veri” abitanti
Leggenda narra che il profeta Maometto fu salvato dal morso mortale di un serpente dalla sua amata micia Muezza e, da allora, il culto dei gatti nell’Islam è uno dei pilastri accessori della fede musulmana. In tutti i paesi in cui l’Islam è la religione più diffusa, la presenza di questi animali è particolarmente rilevante e tutelata, ma poche altre città al mondo li trattano come divinità alla pari di quanto avviene con i gatti di Istanbul. E, complice l’utilizzo sempre più diffuso dei social network, tutto il mondo finalmente conosce i luoghi, le tradizioni e persino i monumenti dedicati ai mici dell’antica Costantinopoli.
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Un gatto ogni 16 abitanti
Nella città di Istanbul, abitata a fine 2023 da 15,6 milioni di persone (è la più grande città europea, una delle più grandi dell’Asia e del mondo), ci sono innumerevoli colonie feline in cui, rispondendo all’insegnamento del Profeta, i gatti sono tenuti in grande considerazione e cura. A Istanbul i gatti sono ovunque: nei caffè, nelle mosche, nelle strade, nelle hall degli alberghi, in ogni angolo della città c’è un gatto. Si pensa che in città vivano oltre un milione di gatti e numerose associazioni si occupano dei gatti: pensate che sparsi per Istanbul ci sono degli stalli con cibo, acqua e cuccette per far rifocillare questi amici pelosi.
I gatti di Istanbul non sono selvatici perché sono ben integrati e non disdegnano le carezze, ma non sono neanche animali domestici, perché vivono in totale libertà. I gatti in Turchia sono talmente amati che sono state emanate apposite leggi che li tutelano e c’è un celebre detto turco che dice che se una persona ha ucciso un gatto, per espiare la colpa e ottenere il perdono di Dio, dovrà costruire una moschea.
Muezza, la gatta di Maometto
Il profeta Maometto era un grande amante dei gatti e la sua amica pelosa si chiamava Muezza. Il profeta era solito pregare con Muezza accoccolata sulle sue gambe.
Un giorno Muezza stava dormendo sulla manica della tunica di Maometto, che dovendo andare a pregare, tagliò la manica per non disturbarla, così da potersi allontanare in tranquillità. Tornato dalla moschea, Maometto trovò la gatta che lo aspettava e Muezza gli fece un profondo inchino per ringraziarlo della premura. Maometto rimase molto colpito dal gesto di Muezza e si dice che accarezzando tre volte il dorso della gatta, questo rimase striato e che da qui ebbe origine il gatto tigrato (o tabby che dir si voglia).
Maometto donò inoltre a Muezza e a tutti i futuri gatti la facoltà di atterrare sempre sulle quattro zampe da qualsiasi altezza si lanciassero, le proverbiali sette vite (alcuni dicono nove) e un posto sicuro in Paradiso. Altro episodio divenuto celebre è quello in cui Muezza salvò Maometto dal morso di un serpente velenoso che si era infilato nella manica del profeta mentre era intento a pregare.
La riconoscenza degli islamici verso i gatti è tale che sono considerati degli animali sacri, da proteggere e da accudire. Lo stesso Corano (sura VI, versetto 38) dice che “tutti [gli animali] saranno ricondotti verso il loro Signore”.
Nisantasi, il quartiere dei gatti di Istanbul
Uno dei quartieri di Istanbul dove i gatti vivono da veri re è Nisantasi, considerato uno dei quartieri più esclusivi della città, ricco di palazzi in stile Art Nouveau, spazi verdi e boutique di lusso. Qui addirittura un intero parco è dedicato a loro, il Nişantaşı Sanat Parkı, meglio conosciuto come il parco dei gatti e dove ci sono numerose cucce per i gatti del quartiere, con acqua e cibo che non mancano mai, grazie soprattutto alle numerose donazioni.
Il tutto è gestito da alcuni volontari che si occupano di provvedere al sostentamento e alle cure dei gatti, nonché alle pratiche di adozione per i nostri amici pelosi.
Gli, la regina strabica
Gli è forse la gatta più famosa di Istanbul. Il suo nome in turco significa “unione dell’amore” e per ben 16 anni ha accolto come una vera regina fedeli e turisti a Santa Sofia, uno dei monumenti più famosi e visitati di Istanbul. Gli era una graziosa gattina dal manto grigio e dagli occhi verdi leggermente strabici che viveva all’interno di Santa Sofia con sua sorella minore Kizim. La gatta era talmente amata e a suo agio, che quando Santa Sofia nel luglio 2020 tornò ad essere moschea, a Gli fu permesso di restare a vivere nella ex basilica, tanto da essere ufficialmente registrata come residente a Santa Sofia.
Visitando Santa Sofia non era raro imbattersi in lei, che amava ricevere carezze e mettersi in posa per farsi immortalare in una foto ricordo. Pensate che nel 2018 il Museo di Santa Sofia le ha aperto un profilo ufficiale su Instagram che in poche ore ha raggiunto oltre 100.000 followers. Gli era solita dormicchiare all’interno di Santa Sofia e da brava padrona di casa ha accolto anche Barack Obama, quando nel 2009 si recò in Turchia in visita di stato. Nella primavera del 2020 Gli ha iniziato a stare poco bene a causa degli acciacchi dovuti all’età e, quando l’8 novembre 2020 è venuta a mancare, numerosi sono stati i messaggi di cordoglio e d’affetto per la regina strabica di Santa Sofia.
Tombili, la Paolina Bonaparte di Istanbul
Nella città dei due continenti, anche i gatti hanno una statua a loro dedicata. Si tratta della statua in bronzo di Tombili, una famosa gatta in sovrappeso morta nel 2016 che era l’emblema vivente dell’ozio. Moltissime sono le foto e i meme che circolano su internet di Tombili nella sua classica posa sdraiata con la zampetta appoggiata al marciapiede, che ricorda tanto la celebre Paolina Bonaparte del Canova.
Dopo la sua morte, gli abitanti di Güleç Street a Kadıköy dove viveva, hanno deciso di dedicarle una statua, raffigurandola come tutti l’hanno conosciuta: come Paolina Bonaparte, solo che Tombili al posto della mela ha i croccantini che tutti lasciano vicino alla sua statua. Pochi giorni dopo l’inaugurazione della statua, qualcuno ha pensato bene di rubarla e tale è stata la mobilitazione di turchi e turisti che in poco tempo la statua è stata ricollocata al suo posto. Oggi la sua statua è meta di numerosi turisti che vogliono rendere omaggio alla paffuta gatta ed è diventata anche una stazione di sostegno per gli altri gatti del quartiere: acqua e croccantini non mancano mai!
Kedi, i gatti diventano star
Sono sette i gatti protagonisti di Kedi, la città dei gatti, documentario del 2016 che la regista turca Cedya Torun ha voluto dedicare alle migliaia di gatti che vivono a Istanbul. Kedi in turco significa gatto e il documentario si sofferma sulla storia di sette dei felini (proprio come le loro vite) che abitano in città. Durante la lavorazione del documentario la regista ha filmato oltre 100 gatti per poi sceglierne soltanto sette.
Deniz il giocherellone che non disdegna di intrattenersi con i turisti, Sari è la soriana bianca e rossa che vive nelle vicinanze della Torre di Galata, Bengü è il gatto coccolone che fa le fusa a tutti, Gamsiz lo scalatore del quartiere degli artisti Citangir, Aslan Pasçasi è il buongustaio che vive tra i ristoranti del porto sul Bosforo, Duman il gourmet che si ciba di formaggio e carne affumicata, Psikopat è la gatta pazza come suggerisce il suo nome.
Il documentario, un vero e proprio atto d’amore verso Istanbul e i suoi guardiani pelosi, ha vinto numerosi premi ed è stato inserito dalla rivista statunitense Time tra i migliori 10 film del 2017.