In viaggio tra Israele e Giordania
PARTENZA
Siamo a Malpensa – Terminal 1. Si viene interrogati da un funzionario sulle finalità del viaggio e se i bagagli che abbiamo sono stati preparati con le nostre mani e se sono sempre stati con noi (le solite domande, che ci verranno fatte anche nei giorni seguenti), dopo di che ci viene rilasciato un foglietto che riporta delle lettere, la cui codifica mi è ignota. A noi viene assegnata una K. Meglio non approfondirne il significato… Inizia così il nostro viaggio in Israele.
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Arrivo a Tel Aviv (Ben Gurion): anche qui poco più che una formalità, poche domande in inglese e vi viene rilasciato un foglietto celeste con la vs. foto estrapolata dal passaporto ed un codice a barre che vi permette di uscire dalle barriere (tipo uscita da una metropolitana, per intenderci). Recupero cash: in Israele la valuta è lo shekel (NIS). All’epoca il cambio era 1 € = 4,7 NIS circa. Esistono più cambiavalute in aeroporto, anche in prossimità del nastro ritiro bagagli, anche se il cambio non è dei più vantaggiosi. C’è un ATM in prossimità dell’uscita dal terminal sulla sinistra, vicino all’ufficio informazioni, però potreste trovare la coda. Il nostro itinerario prevede di andare direttamente a Gerusalemme. Appena usciti dal terminal, sulla destra, ci sono gli sheruts in attesa. Si tratta di minivan da 10-12 posti che fanno la spola tra l’aeroporto e Gerusalemme. Partono quando sono pieni. Tempo di percorrenza 45-50 min a seconda del traffico e del numero di tappe che deve fare, in quanto porta ciascuno dei passeggeri all’indirizzo richiesto. Costo: 65 NIS pp. Ci sono anche i bus di linea (Egged) però occorre almeno prendere 3 linee diverse per arrivare al Vs. hotel ed i tempi di arrivo sono sicuramente più lunghi. Se poi siete arrivati di venerdì sera, è meglio evitare, poiché gli ultimi bus partono verso le 17:30. Il ns hotel è decisamente centrale tra Ben Yehuda e Jaffa Street (le due vie più commerciali e frequentate). Peccato che siamo di venerdì sera (pieno Shabbat) e la città è deserta. Negozi e pullman di linea sono fermi. Quando la visiterete, avvertirete che Gerusalemme è la città più religiosa del Paese: lo capirete guardando le persone che la abitano, giovani e non.
GERUSALEMME
Le mura della città vecchia sono distanti dal centro cittadino circa 20 minuti a piedi. Percorrendo tutta Jaffa Street in discesa, si arriva alla Porta omonima. Chiaramente al venerdì sera troverete poca gente, per lo più chassidim diretti al Muro e turisti, ma comunque i quartieri arabo, cristiano ed armeno restano aperti. Al sabato invece consiglio di andare al quartiere arabo, passando magari dalla Porta di Damasco, dove troverete davvero tanta gente ed il mercato sarà all’apice della sua attività. Dopo il quartiere arabo potete passare al quartiere Cristiano, percorrendo la Via Dolorosa, arrivando al Monastero Etiopico (se riuscite ad entrare, potrete salire sul terrazzo e godere di una vista particolare della città vecchia) e da qui alla Chiesa del Santo Sepolcro. Di primo acchito, almeno per me, non è stato facile orientarmi tra le vie del souk e ritrovare la strada maestra, soprattutto se vi piace esplorare. Ad esempio anche trovare l’accesso al Santo Sepolcro non è così intuitivo. Gli accesi sono due: uno costeggia la Moschea di Omar, solo che a prima vista la via sembra condurre esclusivamente alla moschea, in cui chiaramente voi non potete entrare. La seconda si raggiunge imboccando Muristan Road e girando in fondo a sinistra. Le segnalazioni sono scarse e poco visibili, forse per preservare quell’aria di sacralità del luogo. Infatti una volta arrivati a destinazione, nonostante appena pochi secondi prima eravate ancora confusi dai rumori del mercato, appena varcata quella soglia vi sembrerà di essere (quasi) nel silenzio di un cortile di un’abitazione privata. Se siete in difficoltà di orientamento, non vi consiglio di chiedere ai venditori del souq, poco disposti al dialogo con i turisti se questi non sono interessati ad acquistare qualcuna delle loro chincaglierie. La Chiesa è molto suggestiva per l’ambiente, anche se tutto è molto confuso, mentre c’è chi che prega davanti alla Pietra dell’Unzione o davanti al Golgota, ci sono frotte di turisti vocianti e che scattano foto a raffica. Poiché la Chiesa apre al mattino presto e chiude alle 19:30 io consiglierei di visitarla all’inizio o alla fine della giornata. In inverno anche alle 17:30 quando fuori è già buio, l’atmosfera è molto più raccolta e magari con un po’ di fortuna riuscirete a visitare il sepolcro facendo solo una breve coda. E poi c’è il quartiere ebraico, le cui vie sono completamente diverse dagli altri quartieri. Mentre se al Muro Occidentale potete accedervi a qualsiasi ora, 365 giorni all’anno e da più punti, superando dei rapidi controlli da parte dei soldati israeliani, per entrare alla spianata delle moschee e visitare la Cupola della Roccia, l’accesso è regolamentato da orari precisi: da domenica a giovedì 7:30 – 10:00 e 12:30 -13:30 in inverno, mentre in estate gli orari si allungano di circa un’ora. L’accesso è vietato anche durante le festività islamiche, quindi vi consiglio di documentarvi in anticipo nel caso vogliate essere sicuri di entrare. L’ingresso avviene unicamente dal posto di controllo, cui si accede appena usciti dal varco israeliano posto a sud, oppure arrivando da fuori le mura, attraverso la Dung Gate. Per orientarvi basta che seguiate la passerella coperta sopraelevata che vedete alla destra del Muro del Pianto. Dopo aver completato la fila, sarete soggetti a check point da parte di funzionari arabi. Ho appurato che a qualcuno è stato chiesto il passaporto però, se non l’avete con voi, è sufficiente mostrare la propria carta di identità. Passati i controlli, una volta percorsa la passerella coperta che ho menzionato prima, sarete ammessi direttamente alla spianata. Sulla vostra destra trovate subito la Moschea di Al Aqsa mentre più avanti sulla sinistra avete di fronte a Voi la sgargiante Cupola della Roccia, la Moschea che fa da sfondo a tutte le immagini da cartolina di Gerusalemme. La Cupola, ricoperta da una lamina d’oro omaggio del re Hussein di Giordania, contiene all’interno la roccia sacra sia alla religione islamica che a quella ebraica nonchè a quella cristiana. Infatti, fu qui che, per gli ebrei ed i cristiani, Abramo stava per sacrificare il figlio Isacco, come tramandato dalle scritture del Vecchio Testamento. E per gli Ebrei da Isacco discende il popolo di Israele. Al contrario per i Musulmani da questo punto Maometto ascese al cielo compiendo il suo “miraj” verso Allah. Poiché la tutela araba della spianata è considerata dagli Ebrei ortodossi una profanazione, troverete un cartello all’ingresso che raccomanda ai credenti di religione ebraica di non accedervi. Così pure se vi capitasse di incontare un “chassid” evitate accuratamente di chiedergli come arrivare alla Cupola della Roccia! Se volete visitare con cura la spianata, tenete d’occhio l’orologio perchè alla scadenza degli orari che ho menzionato sopra, verrete invitati a lasciare i luoghi in modo spiccio. Non voglio dilungarmi oltre sulla visita della città, se avete tempo, vi suggerisco solo un salto al Monte degli Ulivi per gustarvi una panoramica della città dall’alto. Fatevi portare da un taxi, meglio se preso dalla Porta di Damasco, concordando prima la tariffa, mentre al ritorno scendete a piedi con una piacevole passeggiata di 20-30 minuti, accostando il cimitero ebraico (più avanti c’è anche quello musulmano e cristiano) e passando dalla Valle dei Re. Dopo uno scorcio su come vivono a Gerusalemme Est, rientrerete nella città vecchia attraverso la porta del Letame (Dung Gate), ritrovandovi di nuovo al Muro ed al varco di accesso alla Spianata delle Moschee. Altra tappa che potete fare è il Monte Sion, soprattutto per visitare il Cenacolo e la Tomba di David.
BETLEMME
Per Betlemme potete prendere l’autobus 21 dalla Stazione dei pullman di fronte alla Porta di Damasco. Ne partono comodamente ogni quarto d’ora circa e sono più che confortevoli (8 NIS pp). Arrivati al check point israeliano vi verrà richiesto il passaporto, quindi portatevelo appresso. Dopo si entra in territorio palestinese gestito da palestinesi. Lungo la strada si trovano dei cartelli rossi installati dall’esercito israeliano che raccomanda ai propri connazionali di astenersi dall’entrarvi (a rischio della propria vita…) mentre per i turisti di altre nazionalità (allo stato attuale) ritengo non vi sia alcun pericolo. Anzi, per questi territori il turismo è rimasto una delle poche fonti di reddito, soprattutto dopo la costruzione del muro di confine, per cui se volete fare acquisti vi invito a farli proprio qui piuttosto che nei souq di Gerusalemme. Appena scesi dal bus sarete assaliti da tassisti pronti a portarvi a fare il giro classico (Chiesa della Natività e dintorni, compresa la visita ad una parte di muro,ormai diventato purtroppo attrazione turistica, alla stregua di quello di Berlino). Se volete essere autonomi invece, una volta scesi dal bus, al primo semaforo girate a sinistra e cominciate a salire finchè non attraverserete un vero ed autentico mercato arabo, dove regna la confusione: auto, furgoni e persone tutte in unica stretta via, sui lati negozi e banchi di ogni genere. Seguendo sempre la via principale ad un certo punto arriverete in Manger Square, pronti per entrare dall’unica “minuscola” porta di accesso alla Chiesa della Natività. L’ingresso alla Grotta è oggetto di pellegrinaggi provenienti da tutto il mondo e tutti devono passare attraverso gli unici pochi gradini, per cui l’affollamento è consistente, soprattutto in presenza di gruppi organizzati con guida al seguito. A peggiorare la situazione, c’è da aggiungere che coloro che si avvalgono delle prestazioni di una guida locale hanno un accesso preferenziale dal lato opposto, creando ulteriori attese a scapito degli altri visitatori. Noi ad esempio al mattino abbiamo desistito, ritentando con successo subito dopo pranzo.
MASADA
Masada e Mar Morto. Prendete il bus Egged n.486 dalla stazione principale degli autobus. Per raggiungerla potete prendere la nuova linea 1 (trattasi di un jumbo tram di ultima generazione) oppure molte altre linee che transitano lì davanti. Il viaggio verso Masada dura 1h 45min. Scesi dal bus a Masada per arrivare all’ingresso del sito, dove si fanno i biglietti, occorre fare una breve camminata in salita di 10-15 minuti. Si può scegliere di acquistare solo l’ingresso o anche il “passaggio” in funivia. Personalmente io consiglio di salire in funivia perchè la scalata è fattibile ma abbastanza impegnativa. Secondo me occorre almeno un’ora per percorrere il cosiddetto Sentiero del Serpente e possedere un buon fiato, se poi la fate in estate sotto il solleone arrivate su con la lingua a penzoloni… Al ritorno invece potete tranquillamente tornare a valle con una piacevole discesa panoramica a piedi di circa mezz’ora. Curioso come il sito sia meta di scolaresche di ogni età. D’altronde Masada ed il sacrificio degli Zeloti è portato come esempio di virtù e coraggio dal popolo israeliano ed attorno a questo gesto si raccoglie l’orgoglio nazionale. Pare che anche le giovani reclute dell’esercito vengano qui per prestare giuramento. Si torna a Gerusalemme, domani ci attende la Giordania.
I POSTI DI FRONTIERA Il nostro itinerario prevede di andare ad Amman, scendere a Petra e rientrare in Israele da Eilat.
Ora però per vostra comodità vi illustro i posti di frontiera tra Israele e Giordania.
1) Confine Nord (Bet She’an – Sheikh Hussein): è il meno praticato dai turisti. Prendete il bus n. 961 o n. 966 verso Bet She’an e da lì il bus n.16 o un taxi sino al confine. In Giordania dovete prendere un service taxi che vi porti a Irbid e da lì un bus verso Amman. Tasse di uscita: 102 NIS. Tasse in ingresso in Giordania non dovrebbe essere applicate. Il visto si fa direttamente al posto di confine.
2) Confine Sud (Eilat – Wadi Araba): il più turistico. Per arrivare al confine dalla città di Eilat è necessario servirsi di un taxi. Non esistono mezzi pubblici che vi arrivano. Tasse di uscita: 102 NIS. Tasse in ingresso in Giordania non dovrebbe essere applicate. Entrati in Giordania vi troverete solo un piazzale popolato da tassisti pronti come avvoltoi a lucrare sui turisti. Il piazzale suddetto infatti si trova in mezzo al nulla, distante dal centro abitato di Aqaba, per cui non potrete fare a meno di loro. Il costo per un passaggio sino a Petra costa 65-70 JD.
3) Noi abbiamo fatto il “temuto” Confine Centrale (Gerico – Allenby Bridge o King Hussein Bridge). Fatta la premessa che l’abbiamo attraversato durante un periodo di bassa stagione e a metà mattinata (erano già le 11:30), devo dire che è sicuramente fattibile ed i tempi di attesa sono decisamente accettabili. Da Gerusalemme prendiamo un taxi che ci porti al punto di partenza dei service taxi (o sheruts) che partono da Suleiman street (nei pressi del Golden Walls Hotel, quasi di fronte alla porta omonima). Il tassista (di origine ebrea) non sa però dove sia, chiede un po’ ovunque ai passanti, suggeriamo di chiedere ai colleghi che stazionano nei pressi della Porta di Damasco (di origine araba) per avere indicazioni corrette. Così trovato il nostro sherut, liquidiamo il tassista, carichiamo i bagagli sul nuovo mezzo, poi l’autista ci indirizza nell’ufficio dell’agenzia per fare i biglietti (si trova in un cortile interno): se non ricordo male sono 48 NIS pp. In alternativa, per raggiungere il confine, volendo si può anche noleggiare un taxi privato (il costo dovrebbe aggirarsi sui 250 NIS). Si parte e si arriva al primo check point israeliano in circa mezz’ora. L’autista si incarica di ritirare i passaporti e consegnarli al militare di guardia, il quale sale, fa l’appello, controlla le foto sul documento: siamo gli unici europei. Dopo di che si riparte e si arriva ad un piccolo terminal. Si scende ed i propri bagagli vengono presi in consegna da un fattorino che si incarica di restituirteli dopo aver sbrigato le formalità doganali, che si condensano quasi esclusivamente nel pagamento delle tasse di uscita (in questo caso sono 177 NIS). Il pagamento può avvenire anche con carta di credito quindi evitate di portare con voi troppa valuta israeliana, che non utilizzerete più in Giordania. Controllo passaporti velocissimo, dopo di che si resta in attesa del bus che dovrà portarci al posto di frontiera giordano. Intanto i nostri bagagli saranno già su un carrellino, pronti all’imbarco. Nel frattempo non vedo particolare traffico neanche in ingresso verso Israele, quindi ritengo si possa fare anche il percorso inverso, senza grandi tempi di attesa. Quando arriva il bus che fa la spola, si indicano al fattorino i propri bagagli che devono essere caricati, si sale sul mezzo e si riparte attraversando circa 1 km di territtorio neutrale. Arrivati a destinazione, prima di scendere si deve pagare l’ultima tratta percorsa (5 JD pp + 1,5 JD per bagaglio). Chiaramente non avendo con noi valuta giordana paghiamo in shekelim, e con il cambio qualcosa ci lucrano. E’ sicuramente un bel business: 6,5 JD pp per un tratto di 1 km circa. Ma si sa, quando si lavora in regime di monopolio, le tariffe sono imposte. Una volta scesi si va all’ufficio di dogana giordana. Il visto per entrare da questo punto di confine va fatto in anticipo. Poiché nella nostra città è presente un consolato della Giordania, noi l’avevamo chiesto preventivamente: dura 30 gg e costa 37,5 JD. Il controllo passaporti dura un po’ più di quello degli altri passeggeri: forse avremmo dovuto “oliare” gli ingranaggi della burocrazia?.. Resta il fatto che un quarto d’ora dopo siamo finalmente in territorio giordano. Usciti sulla sinistra c’è un ATM della Bank of Jordan, altrimenti subito dietro c’è un ufficio cambio presieduto da un inappuntabile funzionario, che applica tassi da strozzino (85 JD per 100 € !). Il problema ora rimane trovare un mezzo che ci porti ad Amman e tutt’attorno si vedono solo tassisti che hanno l’aspetto delle sanguisughe. E qui che ci imbattiamo in un ragazzo che nella più disinteressata disponibilità ci fa strada verso il terminal degli autobus, tipico esempio della spontanea accoglienza giordana. Lo seguiamo e svoltato un paio di angoli ci ritroviamo in un atrio affollato, la cui esistenza era impensabile sino a pochi secondi prima. E’ un tripudio di gente in attesa di imbarcarsi verso destinazioni a noi ignote: sono tutti giordani, il paesaggio di persone che abbiamo lasciato in Israele è completamente cambiato: catapultati in un altro mondo: ora sì che siamo in Giordania! Ci viene incontro un tizio locale che ci indica che il pullman diretto ad Amman è proprio quello più vicino. Dopo un attimo di circospezione, l’uomo ci ispira fiducia, carichiamo i bagagli in stiva, e dopo che il mezzo si è riempito si parte. Per chi vuole, sul piazzale esterno esistono anche pullman più turistici che possono portarvi ad Amman ma noi abbiamo preferito immergerci in uno spaccato di vita quotidiana, con le persone del posto. E’ anche questa l’essenza di un viaggio. Il pullman ci porta alla stazione Abdali. Costo 4 JD pp. Dalla stazione prendiamo un taxi che con 2 JD ci scarica al nostro hotel. Da quando abbiamo fatto check out in hotel a Gerusalemme al check in ad Amman sono trascorse circa 4h o poco più. Conclusione: l’Allenby Bridge è fattibile.
AMMAN
La città è sicuramente caotica e inquinata. Orientarsi di primo acchito è impensabile. Consiglio di spostarsi con i taxi: d’altronde sono davvero tanti, quasi più delle vetture private. Ad Amman i taxi sono di due tipi: quelli gialli sono quelli tradizionali: si paga la tratta. Quelli bianchi sono praticamente dei piccoli service taxi: si paga una tariffa per ogni passeggero. Comunque alla fine sono analoghi, se siete in due, la spesa è la stessa. Il tassametro non lo usano. E se siete stranieri aspettatevi tariffe diverse da quelle previste per i passeggeri locali. Diciamo che una corsa media diurna (10 minuti circa) dovrebbe aggirarsi sui 2-3 JD, alla sera aggiungetevi 1 JD di supplemento. Concordate il prezzo prima di salire. Anche il centro storico di Amman non offre molto. Se avete tempo dedicatelo a visitare Jerash. I bus o service taxi partono dalla stazione nord (Tabarbour): circa un’ora di viaggio.
PETRA
Oggi si va a Petra. Esistono dei minibus che partono dalla stazione sud (Al Wahedat) che vanno diretti a Wadi Musa oppure a Ma’an. In hotel però ci consigliano di prendere il bus JETT che ti porta direttamente a Petra, più comodo e più rapido. E così ci convinciamo a farci la levataccia: il bus infatti parte alle 6:30 ed è l’unico della giornata. Il nostro Hotel Toledo strategicamente è molto vicino agli uffici JETT, tanto è vero che al mattino dopo una veloce colazione, ci facciamo accompagnare da un inserviente sul retro dell’albergo per prendere un taxi. Poiché sono tutti impegnati, il tizio per non perdere tempo, ci ferma un taxi collettivo, saliamo con le nostre valigie in mezzo ai pendolari che stanno andando a lavorare e due minuti dopo siamo già a destinazione. I passeggeri ci danno anche una mano a scaricare le valigie: ancora una prova dello spirito di accoglienza dei comuni cittadini di Amman, che non ritroveremo più a Petra, diventata purtroppo per larga parte un luogo dove far soldi con i turisti. I biglietti li abbiamo fatti direttamente agli uffici JETT. Abbiamo viaggiato in bassa stagione. Tenete conto che in altri periodi potrebbe essere necessario acquistarli in anticipo. Alle 9:30 siamo già a Petra, di fianco al Centro Visitatori. Siccome abbiamo l’albergo vicino, schiviamo i tassisti e procediamo a piedi. La stanza non è ancora pronta, il “manager” dell’hotel, come si definisce lui, ci dà alcune indicazioni sui siti indispensabili da vedere a Petra e come ritirare contante. Infatti il Centro Visitatori, nonostante l’ingresso a Petra costi la bellezza di 50 JD e sia visitato da centinaia di turisti ogni giorno, non è abilitato al pagamento con carta di credito. Quindi l’unico modo per prelevare valuta è recarsi all’unico sportello di Petra, ubicato all’interno del Movenpick Hotel, e solo dopo aver superato i controlli con metal detector… Alle 11:15 finalmente si entra. Che dire? Petra è fantastica! Peccato solo che la manutenzione in generale lasci un po’ a desiderare. Noi siamo stati due giorni e comodamente si visita. Se avete solo un giorno a disposizione, partendo al mattino, i siti di maggior spicco si possono vedere comunque e sono: il Siq, il Tesoro, le Tombe dell’Urna, del Palazzo e di Sesto Fiorentino, il Teatro, la strada delle Colonne, sino al Monastero. La salita di accesso a quest’ultimo si fa comodamente in 40 minuti, comprese le pause per le foto o qualche rapido scambio di battute con le bancarelle che troverete lungo la strada. Se avete più tempo potete anche decidere di salire all’Altura del Sacrificio ma dovendo scegliere, tra le due opzioni, puntate sicuramente al Monastero. Avendo un giorno in più saremmo andati a Wadi Rum ma non era possibile. Siamo rientrati in Israele passando da Eilat. Per arrivare al confine si può prendere un taxi collettivo dalla Stazione dei pullman di Wadi Musa sino a Aqaba e da lì un taxi al posto di frontiera. In alternativa, considerando che la differenza di prezzo alla fine è minima, è meglio prevedere un taxi privato che vi viene a prendere in hotel all’ora concordata, si ferma per una pausa secondo le vostre richieste e vi porta sino al Wadi Araba. Il costo per la prestazione si aggira sui 35-40 JD, a seconda del mezzo. Diffidate di chi vi chiederà di più. Poiché a Petra sono in tanti, i prezzi si abbattono decisamente rispetto alle tariffe applicate nel tragitto opposto (da Eilat a Petra) dove la scelta è vincolata ai pochi tassisti presenti e voi siete all’addiaccio da soli con i vostri bagagli… In conclusione, percorrendo il giro in senso orario come il nostro, si hanno sicuramente maggiori costi ai posti di frontiera (il visto giordano e le tasse di uscita da Israele) che però vanno parzialmente ammortizzate con i minori costi di trasferimento in Giordania rispetto a chi entra da Wadi Araba.
Il taxi ci scarica di fronte all’ingresso del posto di confine, fuori ci siamo solo noi e pochi tassisti in attesa di qualche avventore in arrivo da Eilat. Ci attende una trafila fantozziana. Agli uffici della dogana tutti gli sportelli sono chiusi, proseguiamo siano alla sbarra, dove il militare ci dice però che dobbiamo prima ritornare allo sportello 5, allo sportello 5 ci indirizzano al numero 7, dove ci chiedono 10 JD a testa come tassa d’uscita e ci danno una ricevuta. Con la ricevuta andiamo allo sportello a fianco dove ci mettono un timbro sulla ricevuta. Dopo di che siamo finalmente abilitati a varcare i reali confini giordani. Nella desolazione più totale attraversiamo a piedi i 100 m che separano la sbarra giordana da quella israeliana. Domande di rito dei funzionari, controllo bagagli e siamo fuori. Ad attenderci c’è una tassista israeliana socievole che ama l’Italia e che tra l’altro ci dice che nonostante abiti pochi chilometri dalla Giordania e dall’Egitto non si è mai fidata ad entrarvi: anche questo vuol dire vivere in Israele. Ci facciamo portare alla stazione Egged, destinazione Tel Aviv, dove l’indomani ci imbarcheremo per l’Italia. Il viaggio dura 5 ore ma scorre veloce, complici anche 2 pit stop all’autogrill di un quarto d’ora l’uno. Durante il tragitto il paesaggio è monotono. Solo roccia e sabbia, interrotto soltanto da qualche centro abitato. C’è da chiedersi se valeva veramente la pena entrare in conflitto per queste terre…
TEL AVIV
Città di mare con un clima mite. D’estate dev’essere pieno di giovani che prendono il sole sulla spiaggia. Pensare che, dove abitiamo noi, in inverno ci sono temperature vicine allo zero e qui invece si sta in maniche corte, ti fa venir voglia di restarci ancora ma ormai è tardi dobbiamo prendere il nostro volo. Visto che la sera prima qui a Tel Aviv non abbiamo avuto un’esperienza molto positiva con un tassista, decidiamo di arrivare in aeroporto con i mezzi pubblici. Il nostro hotel è attaccato a Ben Yehuda street, dove passano i bus n.10 e n.18 che vanno alla Stazione dei treni Centrale (Savidor). In circa 15-20 minuti siamo già in stazione, facciamo i biglietti (16 NIS pp) pronti per salire sui vagoni. I treni viaggiano ogni 30 minuti circa ed impiegano 22 minuti per arrivare a Ben Gurion. Trafila pratiche di imbarco piuttosto spedite. Addirittura il funzionario ci chiede se preferiamo le domande in inglese o italiano. Avendo scelto l’opzione 2, tira fuori un foglio plastificato dove sono riportate una serie di domande in italiano a cui è sufficiente rispondere “yes or not”! Controllo bagagli, check-in, controllo passaporti, ci viene rilasciato un altro biglietto con codice a barre (di colore rosso stavolta) che “magicamente” ci aprirà le porte automatiche di accesso alla zona degli imbarchi.
Conclusione
Al di là del diario di viaggio, volevo rendervi partecipe della mia esperienza per darvi alcuni consigli utili per un vostro eventuale viaggio in questi luoghi molto particolari e così diversi gli uni dagli altri. Secondo me è un viaggio che merita e si può fare tranquillamente anche in inverno. Le giornate sono più corte ma troverete questi luoghi più a dimensione d’uomo senza l’affollamento di massa e la calura delle giornate estive.