Dalla Pompei dell’Asia al lago più salato: si nasconde nel deserto, ed è il paese più sorprendente al mondo

Sulle tracce di Lawrence d'Arabia
Scritto da: ashante
dalla pompei dell'asia al lago più salato: si nasconde nel deserto, ed è il paese più sorprendente al mondo

Ho sempre sentito parlare di Petra come una meta imperdibile e il deserto di Wadi Rum uno degli ambienti più spettacolari di tutto il Medio Oriente. Verificare di persona mi sembrava la soluzione più ovvia, perciò assieme a mio marito Stefano e nostro figlio Davide decidiamo che la Giordania sarà il viaggio che chiuderà l’anno 2023. A inizio estate prendiamo contatti via e-mail con Victoria dell’agenzia locale Jordan Select Tours, che in breve tempo ci fornisce l’itinerario di otto giorni (il Gran Tour della Giordania) più due notti ad Aqaba e relativo costo. Acquistiamo direttamente dalla Compagnia Aerea Royal Jordanian i biglietti con tratte: Bologna – Roma, Roma – Amman e viceversa.

Il nostro viaggio inizia il 27/9 e dopo una levataccia, alle ore 6,30 partiamo dall’Aeroporto G. Marconi e atterriamo ad Amman alle ore 20,25 (+ 1 ora rispetto all’Italia) all’Aeroporto Queen Alia.

Ritirati i bagagli, ci dirigiamo all’uscita, dove ad attenderci, vi è Afez, un driver incaricato dall’Agenzia. Immessi nel traffico cittadino, in poco più di mezz’ora arriviamo all’Hotel Toledo; essendo già tardi e piuttosto stanchi, andiamo a dormire.

L’appuntamento sarà all’indomani per la prima tappa del tour.

8 giorni in Giordania. Diario di viaggio

Giorno 1 – Umm Qais e Jerash

jerash

Alle ore 8,30, carichi di entusiasmo incontriamo Afez e dopo una breve fermata per il cambio Euro-Dinari Giordani, partiamo in direzione Nord verso il confine siriano. La prima tappa della giornata è Umm Qais (120 chilometri da Amman). La giornata è soleggiata e calda, ci godiamo il tragitto tra paesi e zone rurali; in una breve sosta, Afez ci regala della frutta locale molto buona, poi verso le ore 11 arriviamo a destinazione. Umm Qais, conosciuta anche con il nome di Gadara, era una delle città della Decapoli, vi si trova un’impressionante strada colonnata, una terrazza a volte e le rovine di due teatri.

Riprendiamo la strada e la fermata successiva è il Castello di Ajlun, una delle più importanti roccaforti militari della Terra Santa. Entriamo per ammirare questo capolavoro dell’architettura islamica medioevale, fulcro strategico durante il periodo delle crociate. È già primo pomeriggio quando lasciamo il castello e prima di raggiungere Jerash, ci fermiamo per il pranzo. Arrivati a Jerash, riusciamo a inserirci in un gruppo d’italiani che con la guida hanno appena iniziato la spiegazione del sito archeologico.

Jerash ovvero Gerasa, definita la “Pompei dell’Asia”, è una delle città di epoca greco-romana meglio conservate al mondo. Mentre ascoltiamo la spiegazione, non possiamo fare a meno di ammirare i templi in cima alle alture, i meravigliosi teatri, i bagni termali, le spaziose piazze pubbliche e il colonnato lungo il decumano.

Verso le ore 18 facciamo ritorno ad Amman, salutiamo Afez che ci ha accompagnato solo per questa giornata alla scoperta di alcuni tesori della Giordania settentrionale.

Giorno 2 – Amman

qusayr amra

Incontriamo Motaz, il nuovo autista che ci accompagnerà per tutto il tour. La giornata di oggi prevede la visita della Cittadella di Amman e i Castelli nel Deserto.

In breve tempo arriviamo alla Cittadella, un sito storico posto su una collina della capitale; entriamo con una guida e la prima cosa che ci colpisce è la vista a 360° sulla città. Questo luogo fu abitato da popoli e culture diverse fino al tempo degli Omayyadi; i principali edifici del sito sono il Tempio romano di Ercole e il Palazzo degli Omayyadi.

Fa piuttosto caldo quando proseguiamo in direzione Est verso il confine coll’Iraq e l’Arabia Saudita per vedere i Castelli del Deserto. Man mano che lasciamo la città, il paesaggio si fa sempre più arido con sfumature che vanno dal giallo ocra al rossiccio. Il primo castello che visitiamo è quello di Al Kharaneh; possente nel cuore di una vasta pianura desertica, serviva più che altro come residenza di caccia per i califfi omayyadi. Il castello successivo è quello di Qusayr Amra, il più famoso pur essendo il più piccolo. Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, nelle stanze vi sono bellissimi affreschi provocatori per la cultura islamica che vieta di raffigurare esseri umani e animali. Rimaniamo affascinati da questo piccolo gioiello costruito nell’VIII secolo dagli omayydi, in seguito dopo essere stato abbandonato dai sovrani, fu usato come riparo dai beduini.

Vista l’ora, prima di arrivare all’ultimo castello, ci fermiamo per il pranzo. Vicinissimi al confine con l’Arabia Saudita, giungiamo alla cittadina di Azraq, dove vi sorge l’omonimo castello. Il suo valore strategico deriva dalla vicina oasi unica fonte d’acqua in una vasta regione desertica, utilizzato dallo XVII° allo XX° secolo dalle forze armate dell’impero ottomano, durante la rivolta araba T. E. Lawrence (Lawrence d’Arabia) vi stabilì il suo quartiere generale.

Rientrati ad Amman, non essendo tardi e approfittando della restante luce del giorno, andiamo a vedere la moschea dalla Cupola Blu e il Centro Commerciale di Abdali Mall.

Giunto il momento di decidere dove cenare, Davide colto da un moto nostalgico nei riguardi della cucina italiana e viste le buone recensioni, lancia l’idea di provare il Ristorante Ciao Ciao, situato a poca distanza dal nostro hotel. La scelta cade su tre pizze gustate all’aperto nella calda e ultima serata ad Amman.

Giorno 3 – Monte Nebo, Madaba, Piccola Petra

petra

Alle ore 8,30, caricati i bagagli, lasciamo definitivamente l’Hotel Toledo e partiamo per il Monte Nebo, una cresta montuosa alta circa 817 metri. Considerato uno dei luoghi santi più importanti della Giordania, poiché si crede sia qui che Mosè salì dalla Valle di Moab e Dio gli mostrò la Terra Promessa. Ci facciamo spazio tra i numerosi turisti che si accalcano per godere del panorama sulla valle del Giordano, il Mar Morto e la città di Gerico. Una piccola sosta in una scuola dove imparano l’arte del mosaico, ci permette di vedere la lavorazione, la tecnica per arrivare al compimento dell’opera.

Giunti a Madaba, visitiamo la chiesa greco-ortodossa di San Giorgio, che ospita al suo interno il più celebre mosaico bizantino “La mappa di Terrasanta”, l’itinerario in direzione di Gerusalemme ai tempi delle crociate.

Prendiamo poi la Desert Highway, l’arteria più orientale che attraversa un deserto piatto privo di paesaggio dove ci fermiamo per il pranzo. Ripartiti, imbocchiamo a destra la King’s Highway e dopo circa un’ora arriviamo al Castello di Shobak, un’imponente costruzione su un cono di roccia che si erge su un paesaggio aspro e selvaggio. Costruito dal re di Gerusalemme Baldovino I nel XII secolo, questo castello ormai in rovina fu un’importante postazione di difesa per i Crociati.

Una bella strada panoramica scende verso Piccola Petra, prima di arrivare però, ci fermiamo per ammirare queste formazioni rocciose. Come Petra, ma molto più piccolo, è un sito nabateo con edifici scolpiti nelle pareti di arenaria dei canyon. Totalmente immersa in una regione desertica a circa 1040 metri sul livello del mare, Piccola Petra o Petra la Bianca, si trova tra il Deserto Arabico ad est e il paesaggio lunare della Rift Valley ad ovest.

Rimaniamo affascinati da questo luogo, che pare fosse un sobborgo di Petra destinato a ospitare commercianti sulla Via della Seta. Percorriamo a piedi un canyon di 350 metri respirando la magia di questo posto e dando sfogo alla macchina fotografica; su consiglio del nostro autista, l’abbiamo visitata prima di vedere Petra perché ritenuta per similitudine l’antipasto prima del piatto principale. A tardo pomeriggio, dopo circa quattordici chilometri arriviamo a Petra, dove alloggiamo all’Hotel Petra Palace piuttosto comodo all’entrata del sito.

Appoggiati i bagagli, usciamo a fare due passi curiosando tra i negozi e per farci un’idea sulla scelta del ristorante per la serata.

Domattina la sveglia suonerà molto presto: la guida che ci accompagnerà all’interno del sito, alle ore 7, sarà davanti all’entrata ad aspettarci. Vado a letto molto emozionata, sto per vedere un sito archeologico tra i più famosi al mondo, di cui ho sentito tanto parlare… il desiderio sta per avverarsi.

Giorno 4 – Petra

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Puntuali, alle ore 7, siamo davanti alla biglietteria, insieme con noi ad aspettare la guida ci sono anche cinque persone, guarda caso anche loro di Bologna. Unito il piccolo gruppo, partiamo lungo il Siq, un corridoio lungo 1200 metri con alte pareti verticali nelle quali molte nicchie ancora oggi visibili erano destinate a contenere sculture o rappresentazioni della più importante divinità nabatea: Dushara.

Il percorso non è altro che un anticipo delle meraviglie che ci avrebbero attese più avanti. Mentre sono lì incantata da questo corridoio di pietra dai caldi colori, non posso fare a meno di pensare al film “Indiana Jones e l’ultima crociata”, dove Harrison Ford percorre a cavallo questa gola. Alla fine del Siq, quando meno te lo aspetti, compare… il Tesoro. Questa tomba scavata in una parete di arenaria per ospitare il re nabateo Aretas è un capolavoro di maestria; deve il nome alla leggenda secondo la quale un faraone egizio nascose qui il suo tesoro (nell’urna sulla facciata) mentre inseguiva gli israeliti. È qualcosa di straordinario, gli occhi non vorrebbero più staccarsi da tanta magnificenza, fotografiamo a più non posso cercando una qualche possibile angolazione per evitare la moltitudine di folla che vi è attorno. Proseguiamo poi verso il teatro costruito oltre duemila anni fa dai nabatei e ampliato in seguito dai romani. Dopo aver salutato la guida, su suo consiglio, decidiamo di affrontare il sentiero scavato nella pietra con ottocento scalini che porta al Monastero; è un percorso che volendo si può fare anche a dorso di asino ma noi temerari decidiamo di farlo a piedi nonostante la salita e la calda giornata.

Nascosto tra le colline, è uno dei monumenti leggendari di Petra. Simile al Tesoro nella struttura ma molto più grande fu costruito come tomba dai nabatei nel III secolo a.C.. Dopo circa un’ora e mezzo di cammino arriviamo in uno spiazzo e davanti a noi eccolo lì… il Monastero. Inutile dire che tutta la fatica è stata di gran lunga ricompensata. Un altro piccolo sentiero porta ad alcuni punti panoramici da cui oltre a godere della bellissima facciata ellenistica dell’edificio, si possono ammirare vedute mozzafiato sul Wadi Araba. A malincuore scendiamo e dopo una pausa per riposare e mangiare alcuni panini andiamo a vedere le Tombe Reali. Queste tombe si trovano all’interno delle pareti del grande massiccio del Jabel Al Khubtha e sono fra i più importanti luoghi di sepoltura di Petra. La più caratteristica delle Tombe Reali è la Tomba dell’Urna, riconoscibile dall’enorme urna che sovrasta il frontone.

Sono già le sedici, le ore sono volate, ma prima di lasciare questo sito ci fermiamo nuovamente davanti al Tesoro come volessimo imprimercelo bene nella memoria, poi con calma ripercorriamo il Siq verso l’uscita. Subito fuori facciamo una breve visita al Petra Visitor Centre situato nella piazza dove si trova la biglietteria: qui opuscoli, modellini e pannelli raffigurativi introducono al meglio la visita della città.

Ceniamo da Mr. Falafel per gustare la tradizione culinaria del posto (falafel di vario genere) poi prima di rientrare in hotel ci fermiamo davanti ad una bancarella, dove un artigiano compone al momento, su gusto personalizzato dei clienti, bottigliette contenenti sabbia colorata con raffigurazioni fatte a mano; ne acquistiamo un paio come souvenir.

È stata una giornata che ci ha regalato davvero grandi emozioni, adesso che ho visto Petra, capisco perché è stata collocata tra le sette meraviglie del mondo; anche domani sarà una giornata di grandi attese, arriveremo al deserto del Wadi Rum che in arabo significa “Valle della Luna”.

Giorno 5 – Wadi Rum

wadi rum

In una grigia mattina lasciamo Petra e imbocchiamo la Kings Way, facciamo un paio di tappe per alcuni scatti fotografici poi arriviamo all’autostrada che porta al Wadi Rum. È circa ora di pranzo quando ci fermiamo a vedere il treno degli ottomani, una locomotiva e più carrozze ferme sui binari dell’Hejaz Railway. Qui nei primi anni del 900 gli arabi con l’aiuto di T. E. Lawrence fecero una guerriglia contro l’impero turco-ottomano interrompendo il passaggio dei treni sulla ferrovia.

Giunti al Centro Visitatori del Wadi Rum, Motaz ci dà istruzioni di salire su un altro fuoristrada guidato da Faisal che ci condurrà al Mazayen Camp; da questo punto termina l’asfalto e si entra nel deserto vero e proprio.

Semplicemente meraviglioso! Una distesa di sabbia rosa con dune e gole rocciose appare ai nostri occhi. Scorrazziamo in questo paesaggio seduti all’aperto del vano posteriore del pick-up, a causa dei sobbalzi è molto faticoso scattare foto, poco importa, respiriamo il senso di libertà che questo momento ci regala fino all’arrivo al campo. Preso possesso della camera, dopo aver mangiato alcuni panini seduti nella veranda del lodge, andiamo a perlustrare la zona attorno per sfruttare appieno il tempo a disposizione.

Alle ore 15,30 Faisal ci viene a prendere per il consueto giro nel deserto proposto a tutti i turisti. La prima tappa è in una tenda di beduini per sorseggiare il tè alla menta, a seguire, altre soste ci permettono di vedere aree di sosta per i dromedari, pareti verticali decorate con incisioni rupestri che rappresentano scene di caccia e sagome di animali. Altra meta fissa delle escursioni in fuoristrada è il Siq Um Tawaqui, dove nel mezzo del Siq sulla superficie di un plinto di pietra, gente del posto ha tracciato la caricatura di Lawrence con copricapo arabo e altri due protagonisti della rivolta araba.

L’ultima tappa del giro prevede una sosta in un suggestivo punto panoramico per ammirare il tramonto; non siamo così fortunati, il cielo coperto ci nega la possibilità di vedere la sabbia accendersi di tutte le tonalità dell’arancione. Un po’ delusi torniamo al nostro lodge e dopo una doccia siamo pronti per la cena nella tenda-ristorante del campo.

Alcuni beduini hanno appena finito di cuocere l’agnello nello zerb, un forno costituito da un buco nella sabbia riempito di legna da ardere e poi chiuso allo scopo di preparare la brace; la lenta cottura fa diventare tenerissima la carne. Accompagnati da musica locale, mangiamo gustando un agnello davvero delizioso.

Restiamo attorno al fuoco a sorseggiare il tè poi torniamo al nostro lodge per sedere nella veranda; protetti dalla luna e dalle stelle cogliamo l’essenza di questo magico momento. Vorrei immortalare nella mente questo istante, ma il sorgere del sole farà nascere un nuovo giorno e noi lasceremo questo posto indimenticabile. 

Giorno 6 – Aqaba

Mi alzo, esco sulla veranda, il cielo è coperto ma la pace che vi regna è assoluta. Dopo aver chiuso le valigie, mi aggiro nei pressi del Lodge quasi a voler assorbire questi ultimi momenti.

Alle ore 10 con Faisal percorriamo a ritroso la pista di sabbia fino al Centro Visitatori, dove ad attenderci c’è Motaz. Salutato Faisal, saliamo sull’auto del nostro autista e lasciato alle spalle il Wadi Rum, partiamo per Aqaba. Dopo un’ora arriviamo all’Hotel Lacosta situato in centro, dove restiamo per due notti. Sistemati i bagagli, usciamo ed essendo ora di pranzo Davide propone il Mc Donald’s che si trova a pochi passi dall’hotel.

Nonostante la giornata grigia, fa caldo e dopo pranzo percorriamo la Corniche fino ad arrivare al Forte; è proprio qui che nel 1917 il movimento della Rivolta Araba cacciò i turchi e segnò l’indipendenza araba. Pochi metri dal forte sventola in cima ad un pennone di 137 metri un’enorme bandiera di 20 x 40 metri; a prima vista sembra la bandiera giordana ma osservandola con attenzione ci si accorge che è la bandiera della Rivolta Araba. La conquista di Aqaba rappresentò un momento chiave nella rivolta contro il dominio ottomano nel Medio Oriente.

Torniamo indietro e proseguiamo lungo la Corniche fino ad arrivare al sito archeologico di Ayla: la cosa più interessante sono i resti della chiesa, pare appartengano alla più antica del mondo (300 d.c.). Camminiamo ancora un po’ per il centro, entriamo in vari negozi, dove vendono souvenir, generi alimentari, tessuti, poi con il passare del tempo viene l’ora di tornare in Hotel.

Ceniamo nelle vicinanze al ristorante cinese “Formosa” poi, prima di tornare in albergo, passeggiamo sul lungomare fino al Forte. La città pare si sia svegliata: luci, musica, il via vai della gente trasmette una piacevole sensazione. L’idea di domani sarà di trascorrere l’intera giornata alla spiaggia di Berenice, spero solo che il sole abbia pietà di noi.

Giorno 7 – Spiaggia di Berenice, Aqaba

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Appena sveglia scosto la tenda e guardo fuori… eccolo lì, alto in cielo davanti a me, il sole: finalmente! Una giornata intera in spiaggia con il cielo coperto era davvero scoraggiante. Alle ore 10 con una navetta che ferma a pochi metri dall’hotel e prenotata direttamente alla Reception la sera prima, partiamo per Berenice. Dopo circa trenta minuti arriviamo al Berenice Beach Club, l’entrata a pagamento include lettini, ombrellone e asciugamani. Questo club sul Mar Rosso e sulla costa meridionale della Giordania è l’unico ad avere la spiaggia privata dove è permesso indossare il bikini, dispone inoltre di piscine, ristorante e un pontile che consente l’accesso a una barriera corallina. Circondato da aiuole fiorite e palme, è un posto davvero bello per concedersi una giornata di relax. La lettura, la musica, il sole, ci deliziano per buona parte della giornata. Pranziamo al ristorante sulla spiaggia, poi dopo qualche ora ci tuffiamo nella barriera corallina proprio sotto il pontile davanti a noi. Mentre facciamo snorkeling nella piacevole temperatura dell’acqua, coralli e pesci multicolori, appaiono ai nostri occhi.

Alle ore 18, seppure a malincuore, torniamo in albergo, lungo la strada, un bellissimo tramonto finisce questa splendida giornata.

Essendo l’ultima sera ad Aqaba ci piacerebbe cenare a base di pesce, dopo aver consultato TripAdvisor, la scelta ricade su un ristorante non troppo lontano “ Al Shami Restaurant”. Frequentato soprattutto da gente del posto, quando arriviamo, è affollatissimo, ma con un po’ di pazienza riusciamo ad avere un tavolo sul terrazzo all’aperto. Mangiamo piuttosto bene spendendo poco, soddisfatti, usciamo per la consueta passeggiata sulla Corniche accompagnati dalla calda serata e dallo sciabordio dell’acqua sulla spiaggia.

Oggi Berenice ci ha regalato momenti di grande armonia e la gioia di condividere una giornata nella più totale spensieratezza, domani lasceremo Aqaba per arrivare al Mar Morto.

Giorno 8 – Mar Morto

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Dopo colazione, alle ore 9, partiamo in direzione Nord percorrendo il Wadi Araba. Questo wadi si estende tra il Mar Morto a Nord e il Golfo di Aqaba a Sud seguendo il confine fra lo stato di Israele a Ovest e la Giordania a Est. Il paesaggio è incredibilmente bello: arido e desertico è caratterizzato da sabbia rossastra e rocce imponenti.  A metà mattinata ci fermiamo per una sosta fotografica davanti all’ingresso del Wadi Mujib; alte pareti di roccia policroma e pozze d’acqua introducono il Siq.

Facciamo poi un’altra sosta in un grosso negozio lungo la strada, dove si possono trovare souvenir, prodotti del Mar Morto (creme, saponi, maschere di bellezza, ecc.) e articoli dell’artigianato giordano. Nonostante il “corteggiamento” da parte dei commessi, usciamo dopo aver comprato (in realtà regalata) una piccola calamita a forma di dromedario.

Poco dopo arriviamo al Mar Morto all’Hotel Dead Sea Spa, un resort direttamente sul mare con vari ristoranti, giardini ben curati aree per prendere il sole e una serie di piscine. È ora di pranzo, usciamo dal resort e andiamo a mangiare qualcosa da Buffalo Rings & Wings, un locale con menù a base di hamburger, insalate, panini, ecc. Ritornati in hotel indossiamo velocemente il costume e grazie al comodo vialetto di accesso arriviamo alla spiaggia. Questo specchio d’acqua, situato a 480 metri sotto il livello del mare, è il punto più basso della terra, l’elevata salinità delle sue acque rende impossibile ogni forma di vita.

Essendo il fango del Mar Morto molto famoso per i suoi effetti salutari, Stefano e Davide decidono di sperimentare subito il trattamento cospargendosi tutto il corpo di fango anche allo scopo di farsi alcune foto spiritose. Spinti dalla curiosità e prima che chiudano l’accesso al mare, entriamo in acqua… Pazzesco! Impossibile nuotare, l’elevata concentrazione di sale permette solo di galleggiare rendendo goffo qualunque tentativo di movimento. Usciti, laviamo subito il sale sulla pelle poi dagli sdrai ci godiamo il sole che tramonta dietro le colline d’Israele.

Ceniamo in uno degli eleganti ristoranti del resort poi, dal terrazzo panoramico, a suon di musica ci deliziamo della calda e ultima serata in Giordania ripercorrendo le tappe di questo nostro viaggio.

Giorno 9 – Rientro in Italia

Alle ore 9 insieme a Motaz lasciamo la struttura e dopo un’ora di strada arriviamo all’Aeroporto di Amman. Sbrigate le formalità d’imbarco, alle ore 11,45 partiamo: destinazione Roma poi Bologna.  Sono le ore 18,35 quando atterriamo all’Aeroporto G.Marconi. Siamo a casa, appena in tempo, la mattina seguente i notiziari del telegiornale annunciano che gruppi armati provenienti dalla striscia di Gaza hanno lanciato missili attaccando a sorpresa il territorio di Israele.

Un bellissimo viaggio in una terra che lascia dietro di se monumenti spettacolari fra cui teatri romani, castelli crociati, mosaici cristiani. Il magnifico paesaggio del Wadi Rum con falesie di arenaria brunita e dune dai vividi colori.

Petra, l’antica città nabatea, racchiusa fra gole di arenaria e tombe rupestri ha una magia irresistibile e non a caso, è il fiore all’occhiello della Giordania.

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