Giordania on the road 6

Da Amman a Aqaba in sei giorni
giordania on the road 6
Partenza il: 24/12/2019
Ritorno il: 30/12/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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È il deserto, una distesa di nulla più assoluto, quello che vediamo mentre l’aereo si abbassa per atterrare all’aeroporto di Amman, la Vigilia di Natale. Dopo aver passato i controlli, la Giordania ci accoglie con un sole tiepido e un cielo terso, pulito dal forte vento. Vento che nei giorni seguenti ci porterà un buon numero di nuvole e anche qualche goccia di pioggia, ma per ora, inconsapevoli e con l’idea (sbagliata) che in Medio Oriente faccia caldo, andiamo alla scoperta di questo affascinante e pacifico Paese, pronti a immortalarne gli aspetti più intriganti.

Di Amman amiamo subito i marciapiedi sconnessi, le strade strette e tortuose, le case chiare e quella sensazione leggera di decadenza. Dopo esserci immersi nel blu della Moschea Re Abdulla I, l’unica accessibile ai turisti, raggiungiamo l’antica Cittadella. La fatica della salita viene ripagata da un tramonto mozzafiato che si posa lentamente sulle rovine romane, svelando i segreti di quella civiltà così remota, eppure così vicina.

Meno poetiche sono le guide che si offrono di mostrarvi la città. Un piccolo appunto: la popolazione giordana è tendenzialmente povera, e il turismo in crescita degli ultimi anni offre un’occasione a molti. Non è quindi raro che guide (più o meno ufficiali e preparate), commercianti e tassisti attacchino bottone con qualsiasi turista, anche se lo fanno sempre in maniera amichevole e gentile. Un deciso ma altrettanto gentile rifiuto è sufficiente per farli desistere.

Scendendo dalla cittadella verso il centro ci imbattiamo nel Foro, conservato benissimo, dove ormai sta scendendo la sera. La città si accende con le sue luci, e i souk ci travolgono in un tripudio di colori e profumi, sapori di frutta e dolci, urla dei venditori che cercano di coinvolgere i passanti, e che sembrano quasi un canto.

È con un certo dispiacere che, dopo una cena a base di quello che si dice essere il miglior falafel della città, condito da una buona dose di hummus, ci congediamo da questa città così viva e vissuta. Con entusiasmo ci dirigiamo però il giorno dopo verso Jerash, ancora inconsapevoli del fatto che sarebbe stato uno dei posti più spettacolari che avremmo visto.

La località, poco distante da Amman, ospita infatti uno dei siti archeologici più importanti della zona. Dietro l’Arco di Adriano che funge da portale d’ingresso, l’antica Gerasa romana si apre ai nostri occhi perfettamente visibile e conservata. Camminare al suo interno e osservarne ogni dettaglio, perdersi tra le colonne e immaginare la vita quotidiana che vi si svolgeva è un’esperienza unica.

Dopo la scarpinata sulle antiche strade romane, è un piacere potersi rilassare sulla costa del Mar Morto e galleggiare nelle sue acque tiepide. La sua posizione nel punto più basso della terra lo ripara dal vento freddo, ma sfortunatamente non c’è un sole che tramonta da ammirare. L’esperienza dei fanghi e del bagno salato è divertente, e anche se purtroppo sulle coste non ci sono altro che resort, dal nostro terrazzo sul mare riusciamo quasi a sentire l’inconfondibile profumo della primavera.

Il giorno dopo ripartiamo sotto un cielo sempre più grigio alla volta di Betania Oltre il Giordano. Luogo dove si suppone sia stato battezzato Cristo, ma anche luogo di conflitto per i confini con Israele. Essendo stato terreno minato fino a poco meno di trent’anni fa, l’accesso è possibile solo tramite un tour privato, che però ha tristemente tutte le caratteristiche di una trappola per turisti: poche spiegazioni e una lunga sosta all’interno del negozio di souvenir. Procediamo tra vere e proprie tempeste di sabbia provocate dal forte vento fino alla chiesa che sorge sulla riva del fiume Giordano. Al di là del suo stretto letto, pellegrini pregano sotto alla bandiera israeliana.

Il vento forte e grosse nuvole scure ci accompagnano fin sulla vetta del monte Nebo. Da qui, Mosè aveva visto la Terra Promessa, noi purtroppo non vediamo nulla. Ci consoliamo però con la visita della Chiesa del Memoriale di Mosè, all’interno della quale sono conservati splendidi mosaici risalenti al 530 d.C.

Dopo questa visita ci spostiamo poco lontano, nella città di Madaba. Pur avendo a disposizione solo un paio d’ore riusciamo a innamorarcene, per via dei suoi siti archeologici e delle due principali chiese. Madaba è infatti la città giordana con la più alta percentuale di cattolici, e anche se la più famosa è quella di San Giorgio per via di un prezioso mosaico raffigurante la Palestina, non perdetevi la Chiesa della Decapitazione di Giovanni Battista. Qui il gentilissimo custode vi permetterà di salire fin sulla torre, dove le raffiche di vento si scontrano contro i vetri sporchi, e di scendere poi sotto il pavimento della chiesa, dove sono racchiusi i veri tesori del Museo dell’Acropoli.

Prima di andarcene verso Petra, facciamo una tappa poco fuori Madaba, presso l’Arsenale dell’Incontro gestito dal Sermig. Le volontarie che lo gestiscono, con un’energia contagiosa e un sorriso travolgente, ci raccontano le mille attività all’interno di questo centro. Principalmente è una scuola per bambini disabili, per i quali in Giordania la cura usuale è poca. I progetti sono però tantissimi, a partire dal laboratorio di riciclo fino a quello di mosaici, passando per quello di cucina.

Petra ci accoglie più fredda che mai: il vento sferza quelle rocce così antiche, di quei colori così incredibili. Il consiglio è quello di affrontare subito la scarpinata fino al Monastero, in modo da evitare la folla e godersi con calma anche il resto di Petra, tornando a valle. Se restano delle energie, l’Altare del Sacrificio offre una vista spettacolare sull’intero sito. Petra ha dei lati oscuri: nessuno dei sentieri è in sicurezza, i muli sono maltrattati, bambini scalzi vi chiederanno soldi, e chiunque cercherà di vendervi qualcosa.

Finalmente scappiamo dal freddo. Infatti, il deserto del Wadi Rum ci accoglie in una tiepida giornata assolata. I beduini ci portano sulle loro jeep a visitare i luoghi più spettacolari del deserto. La visita guidata qui è obbligatoria, ma l’esperienza riesce a essere piuttosto autentica, soprattutto se si passa anche la notte in uno dei campi beduini. Viene servita una cena tradizionale a base di cibo cotto sotto la sabbia, ci sono musica, danze e tè caldo attorno al fuoco. Il deserto ci regala anche un’ennesima notte gelida, la più fredda di tutta la vita, che però si riesce a sopportare guardando il cielo: una volta così stellata, un’alba così luminosa, chi le aveva mai viste?

Il nostro ultimo giorno in Giordania lo dedichiamo ad Aqaba e al suo tiepido sole invernale. Il centro della città è vivace e si apre su una spiaggia pubblica con centinaia di locali dove rilassarsi con tè caldo e narghilè. I tavolini sono proprio a ridosso della riva, protetti da tendoni. Per sfuggire all’insistenza dei proprietari di questi locali, in pochi minuti di taxi si può raggiungere South Beach. A fine dicembre è pressoché vuota e diventa quindi il luogo perfetto per rilassarsi al sole e per i più coraggiosi anche per un bagno nelle acque cristalline del Mar Rosso.

Possiamo finalmente scattare foto in costume e dire agli amici che, sì, in Giordania faceva proprio caldo.

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Giordania on the road: Gerasa

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Giordania on the road: Betania

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Giordania on the road: La cittadella di Amman

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Giordania on the road: Wadi Rum

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Giordania on the road: Aqaba

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Giordania on the road: Madaba

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Giordania on the road: Petra



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