In Polonia… per caso

In giro per Breslavia, Danzica, Varsavia e Cracovia
Scritto da: patty59
in polonia... per caso
Partenza il: 21/07/2013
Ritorno il: 02/08/2013
Viaggiatori: quattro
Spesa: 1000 €
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Mezzo utilizzato: auto propria per gustare anche quello che dall’aereo puoi solo vedere. Partecipanti: famiglia di quattro persone: genitori, due ragazzi di 21 e 12 anni. Motivazioni: cultura, relax e provare a conoscere da vicino un paese, la sua storia passata e recente, i suoi abitanti e le loro abitudini…per non dire solo “ci sono stato”.

Consigli: verificare nei siti dedicati ai monumenti che intendete visitare gli orari di apertura. Quasi tutti i luoghi di interesse e i musei sono visitabili gratuitamente un giorno alla settimana o in certi intervalli orari, noi abbiamo risparmiato diversi ingressi che in 4 e sul totale hanno inciso favorevolmente sul budget. Gli ingressi nelle chiese sono quasi sempre gratuiti, i prezzi delle visite agli altri monumenti vanno da un minimo di 5 sloti ad un massimo di 20 che corrispondono circa a 1.5 euro/5 euro.

Abbiamo volutamente tralasciato gli innumerevoli musei che le città propongono scegliendo solamente quelli che ci sembravano più rappresentativi di un’epoca o di un fatto legato alla città.

Dove mangiare

Tanti sono i locali: “restauracja” sono i tipici ristoranti dove ci si siede a tavola e si ordina alla lista ( costo medio di un pasto in zone turistiche compreso dolci , bevande, caffè circa 15 euro a testa), i “bar mleczny” sono latterie aperte solo a colazione e a pranzo dove si può mangiare anche solo per 5 euro un pasto completo, ma siete voi ad ordinare, pagare, portare a tavola e sparecchiare; locali lungo la strada che offrono street food: Zapiekanki (detto anche pizza polacca: una baguette tagliata a metà farcita con formaggio fuso, funghi, cipolla e ketchup), Obwarzanek ( anello di pasta cosparso di semi di papavero che viene venduto anche in forma di collana), Oscypek (formaggio di pecora affumicato che si trova nei mercatini e che viene scaldato in strada su bracieri tipo caldarroste).

Sconti e riduzioni

Raccomandiamo agli studenti di portare con sé la carta internazionale dello studente anche se minorenni (per loro carta dello studente Europea) perché pagano il biglietto ridotto ovunque. I ragazzi dai 7 ai 18 anni (che per noi sono automaticamente considerati studenti) molto spesso, anche sui tram devono, dimostrare di esserlo ( appunto con la carta dello studente Europea fatta apposta per i minori). Molte riduzioni anche per gli insegnati con la Teachers Card (rilasciata come le precedenti dal CTS).

Diario di viaggio

Le nostre vacanze non sono mai programmabili con troppo anticipo perché impegni di lavoro e scolastici non ci consentono di stabilire date precise di partenza. Il che non è di poco conto dal momento che prenotare un aereo all’ultimo momento per quattro persone esclude qualsiasi possibilità low cost e partire a ferragosto incide comunque sul nostro budget. Così da qualche anno i nostri viaggi si svolgono in automobile o in camper (a noleggio) in Europa. Le nostre esigenze di tempo e portafoglio quest’anno hanno ristretto le aree prescelte ed escludendo quelle troppo calde a sud e quelle già visitate a nord….per caso abbiamo scelto la Polonia! Dal momento che ogni viaggio viene organizzato solo con l’aiuto del “passaparola” sul web è iniziata la caccia alle preziose informazioni. Noi abbiamo deciso di visitare con la nostra auto quattro città che rappresentano le diverse anime della Polonia: quella più tedesca di Breslavia (in polacco Wroclaw in Slesia), quella più libera e rivoluzionaria Danzica al nord sul Baltico (Gdansk ), la capitale Warsavia ( Warszawa) ed infine la più conosciuta Cracovia (Krakow).

Tre sono le cose che percepisci al volo: 1) a parte in autostrada, guidare in Polonia è un’avventura perché le strade sono trafficate e la guida è a zig zag con frequenti sorpassi azzardati; le indicazioni stradali però sono molto precise e non puoi sbagliare strada sui lunghi percorsi; 2) la lingua è davvero ostrogoto, solo quelli a contatto con i turisti parlano un po’ di inglese e neppure tanti, però sono tutti molto gentili e disponibili ad aiutarti; 3) no Ryanair no italiani.

Siamo partiti da Rimini e attraverso il Brennero e la Germania ( A9 per Berlino, poi A4 fino a Breslavia), dopo due giorni di viaggio (sosta a Pagnitz, poco più a nord di Norimberga, in un comodo hotel della catena B&B che si trova proprio sull’autostrada (costo di una quadrupla per una notte con colazione a buffet 94.50 euro). Oltre al costo del carburante che varia a seconda del veicolo occorre tener conto del pedaggio autostradale in Italia, della vignetta di almeno 10 giorni in Austria e del passaggio sui Tauri di circa 20 euro, gratuita l’autostrada in Germania fino a Wroclaw.

Finalmente alle 13.30 del 22 luglio siamo arrivati a Wroclaw, città che è stata nominata capitale europea della Cultura per il 2016. La città sorge sul fiume Odra e si estende su 12 isole collegate fra loro da 130 ponti che danno al centro storico un’atmosfera romantica e lo rendono visitabile tutto a piedi.

Per l’alloggio abbiamo scelto un ottimo appartamento (due stanze con due bagni e due veri letti non divani) all’Academus Pub & Apartments proprio nella città vecchia (Stare Miasto) e con parcheggio privato. La cosa curiosa era che si entrava da un pub dove la mattina veniva servita anche la colazione e con l’ascensore arrivavi direttamente dentro l’appartamento ben ristrutturato in una struttura con sole due finestre di affaccio (tipo Amsterdam). Prezzo per due notti, persone, colazione abbontante e varia inclusa circa 258 euro, parcheggio escluso. Il proprietario, Nikolai, è il primo polacco che abbiamo conosciuto e col quale abbiamo scambiato due chiacchiere perché anche lui è un grande viaggiatore ( è arrivato a Capo Nord in bicicletta) e le pareti del pub sono piene di foto scattate nei cinque continenti da lui o da ospiti che poi gliele hanno inviate.

Dopo la piacevole sorpresa dell’alloggio siamo partiti alla scoperta della città. Il Rynek (ovvero piazza del mercato e parola che troveremo familiare ovunque dal momento che identifica il centro di ogni città polacca o più semplicemente la piazza) è proprio dietro il nostro albergo e ci stupisce immediatamente per la cura con cui sono state ricostruite e ristrutturate le case ( stili che vanno dal gotico all’art nouveau) distrutte dalla II guerra mondiale, per la bellezza del Municipio, per la moderna Fontana di vetro con forme che ricordano i Monti Sudeti. E’ la seconda piazza più grande della Polonia dopo quella di Cracovia, ed è costellata da una miriade di ristoranti, bar, negozi caffè che la animano in maniera discreta senza alterarne la bellezza e l’armonia.

Appena ti muovi per la piazza e nelle vie circostanti ti accorgi di non essere solo ma di essere accompagnato da una presenza costante e curiosa: gli gnomi di Wroclaw. Ce ne sono quasi 300 sparsi per tutta la città, in tutte le pose possibili e immaginabili, in bronzo e veramente simpatici. Noi abbiamo acquistato quello con la forchetta e il “pierogio” (raviolo ripieno di ogni tipo di verdura o carne piatto nazionale da noi eletto come simbolo della cucina polacca, nome sempre usato al plurale “pierogi”). Gli gnomi sono anche simbolo della libertà di pensiero per la città, infatti nel 1988 il movimento Alternativa Arancione per fare satira sull’allora regime filosovietico inscenò una manifestazione in sostegno degli gnomi cui parteciparono migliaia di persone indossando berretti flosci arancioni. Era un modo ironico di manifestare senza essere perseguiti dalla legge.

Poi ci siamo diretti all’Università che nella sua sede più antica ospita la Sala Leopoldina, grande aula Magna decorata con stucchi e dipinti rappresenta il più bell’interno barocco della città. Con lo stesso biglietto si visitano anche il più modesto Oratorium Marianum e l’interessante Torre della matematica dove passa il meridiano 17. Ci siamo recati poi al Panorama di Raclawice, un gigantesco dipinto di 114 metri di lunghezza e 15 di altezza esposto in un edificio cilindrico. L’ingresso è limitato ad un numero preciso di persone, circa 70, ogni mezz’ora e vi forniscono un’audioguida con spiegazioni in italiano. Il dipinto rappresenta appunto la battaglia di Raclawice, combattuta dai polacchi contro gli invasori cosacchi nel 1794. Il dipinto è illuminato in modo da creare effetti speciali e tridimensionali che vengono arricchiti da elementi reali ( tronchi, piante, armi, alberelli…) frapposti fra il pubblico, che si trova su un balcone centrale sopraelevato, e il quadro. Forse il dipinto non è artisticamente parlando un capolavoro ma senz’altro l’insieme merita di essere visitato.

Stanchi e felici, dopo una bella doccia, decidiamo di conoscere la cucina polacca. Volevamo cenare in un ristorante tipico che si trova proprio nelle cantine del Municipio, ma ci hanno chiarito subito, e nemmeno troppo gentilmente, che il pagamento è solo cash, niente carte di credito, e se non avete sloti a sufficienza il cambio è un vero e proprio furto: per uno sloto solo 3 auro! Ci siamo allontanati senza discutere e abbiamo scelto il Karczma Lwowsk (Rynek 4) ed è lì che è avvenuto, per me e mio marito, l’incontro fatale con i Pierogi già citati, mia figlia di 12 anni meno temeraria ha optato per una cotoletta mentre mio figlio, il più coraggioso, per una zuppa di ….non abbiamo capito cosa…comunque verdure e carne e per la famosa “kielbasa”, la salsiccia di cui ogni polacco ha nostalgia quando si trova lontano dalla Patria! Il tutto innaffiato dall’ottima ed economica ( una media 2 euro circa) birra polacca servita in grandi boccali di ceramica. Ed ecco subito un’altra piacevole sorpresa: la città la sera si anima di gente che passeggia, di giocolieri, musicisti di strada, locali in cui si suona musica dal vivo. Quello che ti colpisce è l’allegria delle persone, le coppie giovanissime con figli, l’ottimismo di chi è lontano dalla crisi e vede il futuro in rosa, insomma un altro clima rispetto all’Italia, sarà mica perché il loro sloto assomiglia molto alla nostra vecchia lira?, magari nessuno lo vuole all’estero ma le cose costano molto meno: i prezzi infatti sono molto simili a quelli che avevamo prima dell’euro.

Proprio davanti al nostro Academus sorge la chiesa di Santa Elisabetta: gli interni sono ricchi di tombe e reperti ma spogli (tutte le chiese infatti sono state distrutte e ricostruite in mattoni rossi, ma hanno perso i dipinti e gli affreschi); saliamo comunque sulla torre per ammirare lo splendido panorama della città e per renderci conto di come accanto ad un centro storico così bello esista una enorme periferia più grigia e meno curata che ricorda i tempi passati. Attraversando il centro arriviamo all’isola del Sale, la più grande della città, che ospita il quartiere ecclesiastico: è così ricco di parchi, giardini, ponti in ferro: tutto ben tenuto e curato. Impronta tedesca inconfondibile! E’ su quest’isola che sorge anche la Cattedrale di San Giovanni Battista un bell’esempio di arte medievale e gotica. Tornando verso il Rynek troviamo il mercato coperto (Hala Targowa) dove fra mille profumi di cibo e spezie facciamo uno spuntino per pochi sloti (con 15 euro circa in 4 abbiamo mangiato pierogi, cotolette e patatine fritte, e rotoli ripieni di carne e verdure non ben identificati accompagnati dall’immancabile birra e acqua minerale).

Per il pomeriggio ci siamo lasciati quello che io chiamo “ fare ciò che fanno quelli che qui ci vivono”. Prima cosa: spesa al supermercato, abbiamo acquistato delle bibite, una spazzola che avevamo dimenticato a casa, qualche articolo per l’igiene personale. Seconda: andiamo con il tram al Palazzo del Centenario, un edificio circolare che si trova immerso nel grande parco Szczytniki alla periferia della città. Dietro a questo edificio sorge un’enorme fontana con una vasca nella quale tutti immergono i piedi e con zampilli che ogni ora danzano al suono di musica classica e rock. Abbiamo così scoperto cosa fanno gli abitanti di Breslavia nei caldi pomeriggi d’estate: sono stesi su questi prati in costume e a bagno ai margini della vasca: ci adeguiamo prontamente e ci rosoliamo al sole come se fossimo sulla spiaggia di Rimini solo che qui c’è un venticello che mitiga i 30 gradi al sole da far invidia. Qui di turisti non se ne vedono proprio, invece ne troviamo un paio nel vicino giardino Giapponese appena ristrutturato: un angolo d’oriente ricco di bonsai, ruscelli, piccoli ponti, percorsi sui sassi in acqua, un esempio di casa giapponese e lanterne di cemento… Prima di arrivare in albergo passiamo per la antica via delle Macellerie oggi sede di negozi di artisti e di artigianato soprattutto in vetro o ceramica.

Dopo due giorni a Breslavia turisti italiani incontrati: due, forse tre; ci risulta che ci siano diversi italiani residenti per lavoro, ma probabilmente… si trovavano in vacanza in Italia!

Il 24 mattina dopo un’abbondante colazione nel nostro pub scambiamo due chiacchiere con Nikolaj e gli raccontiamo che siamo diretti a Danzica. Non solo ci ha dato delle indicazioni migliori di un GPS per uscire in fretta dalla città, ma ci ha incato anche la strada migliore, fra quelle percorribili: la Strada 25 (così sono indicate le strade “provinciali”) fino a Torùn poi autostrada A1 (purtroppo non ancora terminata) fino a Danzica. E’ la prima esperienza su una strada provinciale polacca e ci accorgiamo subito che le previsioni del navigatore sono troppo ottimistiche: per percorrere circa 420 km impieghiamo, fra camion, biciclette, trattori, automobili lente o troppo veloci, tratti di strada sconnessi, circa sette ore. Prima di arrivare a Danzica facciamo una deviazione verso il Castello di Malbork ( il Marienburg) costruito sulla sponda orientale della Vistola dai Cavalieri Teutonici in questa cittadina rurale a circa 30 km da Danzica. La Strada 22, che porta dall’autostrada al Castello, ci fa sentire alla mitica Parigi – Roubaix, infatti una buona parte è ancora in pavè e pensiamo ai ciclisti che se la fanno in bicicletta! Comunque il sacrificio valeva la pena: il castello, tutto in mattoni rossi, assume con la luce del crepuscolo un colore ancora più acceso ed è veramente maestoso ed enorme, la più grande fortezza costruita in epoca medievale. La visita del castello può essere libera, ma le audioguide vengono date solo fino alle 17 e per noi italiani c’è veramente poco, anzi nulla, ci viene infatti consegnata una pianta del castello in inglese, comunque utile per non perdersi. Dopo le 17.45 si paga una tariffa ridotta perché alcune parti non sono visitabili, a noi però hanno aperto le porte ovunque con rara gentilezza. Gli interni sono aperti dal martedì al sabato dalle 9 alle 19, all’esterno fino alle 20; costo del biglietto intero 39.50 sloti, dopo le 17.45 29.5 sloti (circa 10 euro/7.5 euro). All’esterno oltre ad un organizzato parcheggio ci sono le solite bancarelle di souvenir, in questo caso a tema medievale, e gli immancabili stand culinari con un fantastico profumo di carne alla brace, ma Danzica ci aspetta e passiamo il ponte che collega il castello al parcheggio ormai alle 20. Qui al nord per fortuna il giorno dura almeno un paio di ore in più rispetto all’Italia e ci sembra quindi di avere ancora tempo per arrivare prima di notte.

Infatti arriviamo a Danzica praticamente quando in strada non c’è nessuno perché tutti sono a cena e non abbiamo problemi né di traffico né di trovare il nostro albergo.

Anche questa volta la location è a dir poco originale: l’Accademia della musica della città. E’ un grande edificio in mattoni chiari che, oltre all’Accademia ospita due alberghi ricavati nei dormitori degli allievi e oggi non più utilizzati. Noi abbiamo scelto quello più economico ed effettivamente la prima impressione è stata quella di arrivare in un vecchio collegio di epoca comunista (mobili inclusi), ma pulito e spazioso. Vantaggi dell’alloggio: vicinanza al centro e alla città vecchia raggiungibile a piedi, parcheggio interno e custodito incluso nel prezzo, colazione ottima e abbondante in mezzo a qualche musicista che mentre mangia scrive o legge spartiti, e il suono in cortile di qualche strumento provato dagli studenti; svantaggi: arredamento e bagni da rinnovare, alla reception parlano solo polacco.

Dopo il check in e una rinfrescata (ma qui si suda poco perché non si arriva a 20 gradi) andiamo in centro a cercare un posto per mangiare. Passato il ponte che ci porta verso il Rynek si apre ai nostri occhi una visione stupenda: il canale illuminato con la Porta della Gru che svetta sulle graziose case anseatiche e la Porta verde (dove oggi ha sede l’ufficio di Leck Walesa, elettricista dei cantieri navali, capo del Sindacato che guidò gli scioperi del 1980 e Presidente della Repubblica Polacca). E’ questa porta che ci introduce nel Mercato Lungo (Dlugi Targ) e nella splendida Via Reale fiancheggiata da edifici che ricordano insieme Venezia, Amsterdam e il felice periodo dei mercanti europei fra il 1500 e il 1700: il tutto sapientemente illuminato. Per le strade c’è parecchia gente, i caffè e i ristoranti sono pieni di persone che si godono questo splendido gioiello avvolti in plaid per riscaldarsi ( ma a noi che abbiamo lasciato quasi 40 gradi fa davvero piacere questa arietta) e giovani, tanti giovani che suonano e cantano in strada, si divertono nei club che fanno musica dal vivo. Noi siamo un po’ stanchi e questa sera optiamo per una veloce pizza polacca e ce ne andiamo a dormire. Mentre torniamo in albergo un inaspettato incontro con una elegante volpe che si aggirava per i giardini certamente in cerca di cibo.

Danzica è una città che rappresenta la ricchezza, la cultura, la caduta e la rinascita della Polonia: ha fatto parte della Lega Anseatica, ha dato i natali ad Havelius (astronomo che ha disegnato la mappa della luna), Fahrenheit (inventore del termometro a mercurio), il filosofo Schopenhauer, lo scrittore Gunter Grass, il politico Leck Walesa; qui è iniziata la seconda guerra mondiale con l’attacco a Westerplatte, qui Walesa ed il suo sindacato Solidarnosc hanno dato inizio agli scioperi che hanno ridato la libertà alla Polonia e hanno portato alla caduta della cortina di ferro.

La visita alla città comincia con l’acquisto della Karta turysty che vale per le tre città: Gdansk, Sopot e Gdynia. Noi abbiamo acquistato quella senza trasporti perché proprio non servono, con la visita ai vari musei (tutto ciò che visiti qui è considerato museo ed il prezzo è lo stesso per tutti i luoghi 10 sloti intero e 5 ridotto). Qui mia figlia di 12 anni è stata considerata non studente e quindi adulta perché non in possesso della carta dello studente Europea come già detto nei consigli. Il vantaggio è solo quello di non fare la coda ed il biglietto ogni volta, per il resto il vantaggio è minimo anche perché gli sconti indicati vengono fatti praticamente ovunque anche senza la card. Il centro storico è diviso in due parti: la Città Principale e la Città Vecchia.

La Città Principale è davvero splendida e la Via Reale è fiancheggiata da edifici bellissimi come la Casa d’oro purtroppo ricostruiti nel dopoguerra perché la città era stata completamente rasa al suolo. Noi abbiamo visitato la Corte di Artù (il luogo d’incontro dei ricchi mercanti del tempo con la stufa in maiolica più alta d’Europa, m. 10.65), Il Municipio che ospita il Museo storico di Danzica e dalla torre si possono vedere splendidi panorami della città e la Casa Uphagen ricca casa di mercanti restaurata che dà l’idea della vita del tempo d’oro di Danzica. Il Mercato Lungo ospita la splendida fontana del Nettuno che ci ricorda un poco anche Bologna, ma da questa fontana secondo la leggenda sgorgò la vodka tipica della città: la Goldwasser, vodka che in fondo alla bottiglia ha foglioline d’oro che si bevono insieme al liquore. Dopo il Municipio inizia Ulika Dluga (Via Lunga) una delle vie più deliziose della Polonia e arriva fino alla Porta d’Oroe alla Torre della Prigione, oggi sede del museo dell’ambra il cosiddetto “oro del Baltico”.

Vicino alla Torre della Prigione sorge il Vecchio Arsenale, oggi utilizzato per mostre temporanee ed esposizioni e da lì prende inizio la Città Vecchia con il Vecchio Municipio e il Grande Mulino (trasformato in un centro commerciale nel quale entri per vedere le antiche macine). Questa ci è sembrata la parte storica meno interessante ma dal punto di vista della vita cittadina anche la meno invasa dai turisti e questo ci piace. Anche qui facciamo una visita al mercato coperto in un edificio più bello di quello di Wroklaw ed ugualmente interessante per il nostro appetito!

Notiamo che fervono grandi preparativi: ovunque ci sono tende e stand in allestimento ma tutto resta chiuso. Nella guida leggiamo che l’ultimo sabato di luglio comincia e dura tre settimane la Jarmark Dominikanski (Fiera di San Domenico), avremo così la possibilità di visitare al mattino la Fiera, non assisteremo purtroppo alle esibizioni in quanto proprio sabato pomeriggio partiremo per Varsavia.

Tornando verso la Città Principale visitiamo la Bazylika Mariacka (Basilica di Santa Maria) una delle più grandi chiese in mattoni d’Europa: l’interno è spoglio ma le 30 cappelle delle navate sono ricche di opere d’arte ed uno splendido orologio astronomico. Per raggiungere il Lungofiume percorriamo ulika Mariacka unica perché fiancheggiata da case a schiera di tipo vittoriano piena di piccoli negozi che vendono gioielli di ambra (vera e certificata) e che ospita uno degli alberghi più belli della Polonia (ha solo sette stanze nella più antica casa della città e nei suoi sotterranei c’è un museo dedicato a Copernico). E’ qui che decidiamo di acquistare piccoli oggetti di ambra ( l’oro del Baltico) come souvenir.

Nel pomeriggio arriviamo finalmente alla Porta della Gru, uno dei simboli della città. Con un unico biglietto si può visitare anche il Museo Marittimo Centrale (si trova al di là del canale ed è raggiungibile con un traghetto che trasporta i passeggeri da una sponda all’altra incluso nel prezzo del biglietto; parte ogni mezz’ora). La Porta della Gru è così chiamata perché ospita il sistema che permetteva di scaricare e caricare le merci che arrivavano in porto. Due enormi ruote costituiscono il fulcro del sistema e la visita risulta veramente istruttiva (nella parte rappresentata dai modellini interattivi) e suggestiva.

Ma si avvicina l’ora dell’appuntamento con il Galeone (verificare gli orari di partenza e ritorno sulla banchina del molo) che ci porterà a Westerplatte, avamposto polacco che fu attaccato dai tedeschi il primo settembre del 1939 dando inizio all’invasione della Polonia e alla seconda Guerra Mondiale. Il galeone, naturalmente posticcio, è fatto in maniera accurata ed è veramente suggestivo lasciare il Canale per raggiungere il mare aperto come i mercanti di 5 secoli fa. Il percorso di per sé risulta interessante solo perché ti consente di vedere l’area dei vecchi Cantieri Navali tra atro delle conquista degli anni ‘80 ed i nuovi cantieri navali. Arrivati a Westerplatte finalmente vediamo il Mar Baltico e ci incamminiamo in un parco disseminato di reperti e resti dell’avamposto polacco in rovina con qualche pannello che spiega gli eventi. Raggiungiamo il monumento dedicato a coloro che difesero eroicamente per poche ore il Paese dall’invasore e la vista che si gode dall’altura merita la visita.

Verso sera, mentre torniamo in città con il Galeone spunta un timido sole che ci fa ben sperare per il giorno dopo.

Abbiamo deciso infatti di andare a Sopot, cittadina balneare definita la Riccione del Baltico (definizione tutta italiana perché parlando con gli indigeni non sapevano nemmeno che esistesse una località chiamata Riccione) perciò siamo curiosi di visitarla e di provare l’ebbrezza di una giornata di mare sul Baltico. La penisola di Hell, ugualmente dedita al turismo balneare è comoda da raggiungere in treno e non in auto perché troppo affollata e la strada è troppo stretta: il tutto richiedeva troppo tempo e un po’ di sacrificio con le borse del mare. Noi, fra scegliere se assomigliare ai romani sui treni per Ostia o ai bolognesi in coda in autostrada per Riccione abbiamo scelto la seconda opzione!

Ed eccoci qui in auto, dopo un’abbondante colazione pronti con i nostri costumi e teli da bagno pronti per la giornata di mare con un sole bellissimo e la temperatura che si è alzata di quasi 10 gradi! Dopo aver parcheggiato seguendo più che altro le vaghe indicazioni per il mare (si capiva dai disegni e non dalle parole) e dopo una breve camminata arriviamo finalmente alla spiaggia e io…ho fatto un tuffo nel passato. Sì, a Rimini e a Riccione ma quelle degli anni ’60! Spiagge libere e senza ombrelloni, solo con grandi ceste di vimini che coprono sedie, lettini e tende contro sole e vento. Piccoli, ma attrezzati bar sulla spiaggia e una sabbia dorata che brucia per il caldo. Prima di stenderci al sole diamo un’occhiata al Lungomare: anche qui siamo capitati durante una grande Fiera di Paese e anche qui,oltre a cose più dozzinali troviamo anche articoli di artigianato interessanti, ma gli stand gastronomici, quelli proprio non li batte nessuno! Luca, il coraggioso, decide di assaggiare un enorme fetta di pane condita con grasso di maiale e cetrioli, meno peggio di quanto si possa pensare, ed il mitico e sicuro formaggio di pecora alla brace. Dalla Plak Zdrojowy parte un bellissimo molo in legno costruito nel 1928 che si prolunga per 515 nel mare della baia di Danzica (il molo in legno più lungo d’Europa…dicunt): una splendida passeggiata in mezzo al mare! Ma il sole è troppo caldo ed invitante per non fare una bagno di sole e nel mare…e così in spiaggia! Facciamo una bella passeggiata in riva al mare in mezzo a Russi, Polacchi, qualche sparuto tedesco, molti scandinavi ed inglesi. Il mare non è bellissimo e l’acqua è veramente gelida per noi, tutti gli altri sguazzano come niente fosse! La giornata di mare si conclude con la Passeggiata lungo Viale Ceccarini, pardon ulika Bohaterow di Montecassino (via degli Eroi di Montecassino). Si perché la quarta fase della battaglia di Montecassino fu combattuta da truppe polacche che furono decisive per la vittoria degli alleati sotto la guida del Generale Wladyslaw Anders che liberò anche Bologna. Storia a parte, in effetti il viale ricorda molto quello famoso di Riccione: parte dalla Stazione e arriva al mare, con negozi meno eleganti ma con la stessa atmosfera. Una curiosità sul viale è la Casa Storta, esperimento architettonico dell’era postcomunista, un bizzarro edificio del quale però non riusciamo a cogliere l’insieme perché parzialmente coperto dalle foglie degli alberi.

Felici per la bella giornata al mare, da bravi cittadini torniamo a Danzicaper mangiare in un tipico ristorante un po’ defilato da quelli sul Rynek, meno caro, più gustoso e finalmente io riesco a scaldarmi con dei pierogi in brodo e luca con una bella zuppa tipica (zurek) servita in una pagnotta di pane e l’immancabile birra.

Sabato 27, dopo aver caricato i bagagli, andiamo di buon’ora alla Fiera di San Domenico: è davvero bella, un’autentica fiera polacca dove trovi di tutto e curiosando fra le bancarelle facciamo gli ultimi acquisti (artigianato polacco) prima di partire per la capitale Varsavia. Anche questa volta il viaggio si presenta con qualche imprevisto: l’autostrada, che sulla nostra mappa appare compiuta risulta invece interrotta a Torùn anche in direzione Varsavia e ancora una volta ci troviamo su una strada che dovrebbe essere una superstrada a 4 corsie (E75) invece fra un cantiere e l’altro si procede a passo d’uomo. Con un’ora di ritardo sul previsto approdiamo all’hotel Ibis Centrum che si trova in realtà a 3 km circa dal centro. Abbandonate le location originali ci siamo affidati ad un classico della catena Ibis con un buon rapporto qualità/prezzo e la possibilità di parcheggio custodito. Facciamo i biglietti del tram per arrivare in centro nella città vecchia ed assistere allo spettacolo delle Fontane multimediali che si svolge solo il venerdì ed il sabato sera alle 21.30 quando è ormai buio. Lo spettacolo merita di essere visto e secondo noi la cosa migliore è goderselo dalla collina proprio dietro Ulika Freta. Laser, musiche, proiezioni di filmati sulle fontane rendono lo spettacolo davvero unico, per i filmati è d’obbligo conoscere la lingua inglese o il polacco. Nel centro storico anche i supermercati sono aperti almeno fino alle 21, alcuni 24 ore e noi ne approfittiamo per comprare una gustosa treccia di pane dolce che con un bel “lodi” (gelato) per oggi è la nostra cena.

Per muoverci a Varsavia, dal momento che i luoghi di interesse sono distanti fra loro abbiamo scelto l’ autobus e abbiamo acquistato il biglietto turistico per tre giorni valido su tutti i mezzi inclusa la metro. Attenzione però, la domenica il servizio della metro è ridotto e funziona ad orario o in unico senso (ad esempio in serata solo dal centro alla periferia) e i mezzi pubblici non attraversano il centro storico per cui bisogna trovare le fermate che vengono utilizzate nel we. La scoperta di Varsavia comincia con l’autobus n.180 che ci porta fuori città a Palazzo Wilanow (il percorso dura circa ½ ora la domenica senza traffico), residenza estiva dei re polacchi: i giardini sono splendidi, gli interni sobri. La domenica la visita è gratuita ma i biglietti vengono distribuiti fino alle 12 per cui bisogna arrivare presto, i giardini invece sono a pagamento: 2 sloti (circa 50 centesimi di euro) e consentono di arrivare fino al fiume. E’ possibile noleggiare una barca a remi e fare una gita sul fiume, cosa che abbiamo puntualmente fatto anche noi, peccato che una ciminiera sullo sfondo deturpi il paesaggio bucolico. I visitatori del palazzo di solito non arrivano fin qui e infatti ci troviamo in compagnia di sposi che in mezzo al fiume fanno il loro servizio fotografico: i rischi di cadere in acqua nel cambiare le pose sono alti, ma anche una prosperosa sposa se la cava bene e tutto fila liscio. Il percorso dal centro al palazzo ci ha consentito di attraversare la periferia e di notare ancora una volta come le città polacche siano ricche di centri storici perfettamente restaurati e periferie staliniane con cubi di cemento squadrati tristi e grigi. Ma anche sotto questo punto stanno cercando di migliorare arricchendo le periferie di parchi, giardini, ville e abitazioni curate e deliziose che mitigano il grigiore.

Il 180 ci riporta in città e scendiamo alla fermata del parco Lazienki: uno dei più bei parchi cittadini (insieme a quello di Jugarten a Stoccolma) che abbia visitato. Ci sono zone con prati curatissimi e altre più selvagge, ma la particolarità è data dal fatto che ogni tanto si possono vedere piccoli palchi su cui si esibiscono musicisti e virtuosi di musica classica con tanto di sedie per il numeroso pubblico. All’ingresso poi, sotto il grande monumento a Chopin, c’è un un pianoforte con cui la domenica pomeriggio si tengono concerti ai quali il pubblico assiste su verdi panchine mimetizzate fra splendide siepi di rose e altri fiori rigorosamente rosa e bianchi: grande stupore e rimpianto per la nostra bella Italia così invece poco curata! La nostra visita nel parco prosegue fra salite e discese di scalinate fino al Palazzo sull’Acqua (così detto perchè sorge al centro di un lago ornamentale) antica residenza del re. Il Parco ospita altri edifici in stile neoclassico che completano il palazzo, ma più che la bellezza di questi secondo noi è l’atmosfera che si respira qui a dare un vero tocco di magia. Ci chiediamo se tutti i giorni sia così oppure solo di domenica. Torniamo in centro con il nostro 180 e visitiamo il Castello Reale (visita gratuita la domenica) e la zona circostante che avevamo visto solo in versione notturna. Anche qui c’è il Rynek, dopo i bombardamenti erano rimaste in piedi solo due case, con la Sirena che domina la piazza. Infatti Varsavia, secondo antiche leggende, è legata alle sirene che la proteggono e la difendono: in città si contano diversi monumenti o statue ad esse dedicate. Ma è ormai sera e ci dirigiamo verso L’Hard Rock Cafè che si trova vicino ad un altro simbolo della città, questa volta legato all’epoca filo-sovietica: il Palazzo della Cultura e della Scienza. Donato dall’Unione Sovietica, con i suoi 231 metri di altezza resta ancora l’edificio più alto della Polonia e come stile ci ricorda un po’ l’Empire State Building. I polacchi non lo amano e per questo l’hanno definito “l’elefante con le mutande di pizzo” per le curiose merlature che lo adornano. Oggi ospita sale congressi e cinema, ma soprattutto una terrazza panoramica da cui si può dominare la città. Siamo nel quartiere finanziario e ce lo dicono avveniristici grattacieli di vetro ed acciaio dalle forme tondeggianti, un centro commerciale all’altezza di ogni grande città europea, il volto più moderno della Polonia che testimonia la voglia di crescere di questo Paese. Noi siamo qui per la nostra mania di collezionare spille e cappellini dell’Hard Rock e scopriamo un lato della città comunque interessante. L’autobus ci riporta in centro per un’ultima passeggiata fra luci, musiche e colori: domani si parte per Cracovia. Varsavia merita anche un paio di giorni in più se non altro per visitare il nuovissimo Centro Scientifico Copernico completamento interattivo per grandi e piccini, così come il museo Frederic Chopin museo multimediale con apparecchiature hi-tech che illustrano le opere del compositore, il museo dedicato alla Insurrezione di Varsavia e tutti quelli dedicati alla storia della comunità ebraica e al ghetto tristemente noto.

Al mattino del 29 luglio si parte per Cracovia, la città polacca più nota e frequentata dagli italiani anche perchè luogo di provenienza di Giovanni Paolo II. Prima di arrivare tappa d’obbligo al Santuario di Czestochowa un luogo mistico e commovente dove si venera la Madonna Nera, un’ immagine della Madonna col Bambino dipinta su una tavola di cipresso da San Luca Evangelista (come vuole la leggenda). Il Santuario e tutto il complesso monastico sono bellissimi e ricchi di opere d’arte, ma ciò che più impressiona sono le migliaia di ex-voto, stampelle, e altri oggetti appartenuti alle persone che hanno ricevuto i miracoli della Vergine. Nel primo pomeriggio riprendiamo l’autostrada A4 per Cracovia.

La prima difficoltà è quella di raggiungere l’albergo che si trova ai margini del centro storico, completamente chiuso al traffico privato; finalmente dalla segnaletica riusciamo a capire che anche coloro che devono raggiungere gli alberghi possono transitare e finalmente dopo un’ora di giri a vuoto riusciamo a raggiungere l’hotel Campanile che abbiamo scelto. Ottima posizione, buon rapporto qualità/prezzo, staff gentilissimo, colazione un po’ cara e così decidiamo di effettuarla solo quando necessario, del resto le vicinanze pullulano di pub e milk-bar che offrono colazioni squisite. Sono quasi le 19 e dopo esserci sistemati andiamo verso il Rynek, fulcro di ogni città polacca, quello di Cracovia, rispetto agli altri è rimasto pressochè intatto

Perché la città, benché saccheggiata dai nazisti, non fu teatro di battaglie importanti e non fu bombardata, pertanto è giunta a noi nell’aspetto originale. Gli edifici hanno facciate neoclassiche ma sono sorti su strutture medievali, infatti le cantine sono tutte di quell’epoca e con archi gotici: la piazza con i suoi 200 metri di lato è la più grande d’Europa della sua epoca. Questa serata ci serve per guardarci un po’ attorno, andare all’Ufficio informazioni per avere piantine e qualche dritta su orari, trasporti e qualche indirizzo gastronomico, uno di questi ultimi sarà una vera sorpresa! Andiamo in avanscoperta e cerchiamo al n.17 della vicina Ulika Stawkowska il ristorante U Babci Maliny (Nonna Lampone). Al n.17 c’è un condominio e nessuna traccia di ristoranti, entriamo comunque nell’atrio e un cartello ci indica il cortile interno e qui una piccola scala che scende nello scantinato del palazzo, ma un bel faccione rubicondo e in costume ci indica che la strada è quella giusta. Apriamo la porta e…ci troviamo in una autentica fattoria polacca con tanto di attrezzi da lavoro, vecchi mobili rustici e questo…è solo l’ingresso. In sala da pranzo, attorno ad un grande acquario lunghi tavoli e panche in legno ospitano gli avventori, l’ambiente è davvero gradevole con travi e piccole finestre in legno, tendine con pizzi, stufe antiche, il tutto nel più tipico stile rurale polacco. Si ordina direttamente in cucina, quando si ritira il drink viene dato un numero e ci si serve da soli quando compare il proprio numero. Si paga al momento del ritiro. Si sparecchia anche da soli portando le proprie stoviglie in un montacarichi, il tutto rende molto economico il bellissimo ristorante con un ottimo rapporto qualità/prezzo come avremo modo in seguito di verificare. Decidiamo di tornare l’indomani con più calma perché sono ormai le 21 e la cucina chiude fra poco, per questa sera ceneremo andando sul sicuro all’Hard Rock Kafè che si trova proprio sul Rynek.

Al mattino, dopo un’abbondante colazione, decidiamo di raggiungere a piedi la fortezza del Wawel, sede dei re polacchi per oltre 500 anni e anche oggi è considerato un simbolo importante per il Paese nonostante il potere sia stato decentrato a Varsavia. All’ingresso c’è una lunga coda per i biglietti e alcune parti sono soggette a visite contingentate, perciò se desiderate vedere tutto è meglio prenotare, comunque è sconsigliabile la visita il sabato e la domenica. Noi optiamo per le Camere di Stato, La Dama con l’ermellino di Leonardo (che in questo momento si trova qui e non nella sua sede naturale, il museo dei Principi Czartoryski proprietari del quadro), il Tesoro e l’armeria della Corona, la cattedrale del Wawel, la torre (da cui si gode un bel panorama) e la Grotta del drago. Il complesso è veramente grandioso e la emozionante visita dura circa 4 ore; termina proprio alla fine della grotta dove ci attende un drago che a intervalli sputa veramente fuoco. Ritornando verso il Rynek attraversiamo il quartiere di Kazimierz abitato da ebrei che prima furono cacciati dalle loro case e rinchiusi nel ghetto della città, poi deportati nei campi di sterminio: dei 65.000 ebrei che vivevano in città ne sono sopravvissuti solo 6.000. Il quartiere fu dimenticato durante gli anni del regime comunista e così Steven Spielberg girò il suo Schindler’s List in un quartiere non troppo diverso da quello degli anni in cui si svolsero i fatti. In realtà i fatti narrati nel film sono accaduti nel ghetto di Podgorze dove si trova la fabbrica che andremo a visitare nei prossimi giorni. A Kazimierz si trovano importanti sinagoghe, il cimitero ebraico di Remuh, le cui belle lapidi risalenti a quattro secoli fa si salvarono dalla distruzione nazista perché interrate dagli stessi ebrei, e il museo ebraico. Diretti verso il Rynek ci fermiamo a visitare il Collegium Maius, l’edificio universitario più antico sopravvissuto in Polonia. L’accesso è in uno splendido cortile e nei piani superiori si possono ammirare alcune sale e alcuni strumenti appartenuti all’allievo più illustre: Copernico. Curiosa una foto con dedica di Armstrong (il primo uomo a mettere piede sulla luna), un premio Oscar, alcune medaglie olimpiche vinte da atleti polacchi e un prezioso mappamondo del 1510 ( il più antico che tenga conto dell’esistenza del continente americano). Notevoli sono l’Aula Magna e l’ Aula dei Rettori. Tornati in centro percorriamo ulika Florianska, ricca di bei negozi, fino a Brama Florianska, l’unica rimasta delle otto porte medievali della città. Alle sue spalle il Barbacane, una parte delle fortificazioni medievali e le mura su cui oggi artisti di ogni genere si esibiscono con i loro strumenti o mettono in mostra i loro dipinti.

La serata volge al termine e, dopo aver fatto un po’ di rifornimenti al supermarket, torniamo in albergo e ci prepariamo per andare da Nonna Lampone: le aspettative non sono andate deluse e mangiamo a volontà alla modica cifra di poco più di 10 euro a testa.

La gentilezza e la disponibilità dello staff dell’albergo e del titolare di un’agenzia che organizza escursioni ci permette di organizzare al meglio la giornata di domani che prevede la visita ai campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau e alle miniere di sale di Wielickza. Se avete a disposizione un’automobile e organizzate il tutto per conto vostro, risparmiando notevolmente rispetto alle escursioni organizzate, bisogna tenere in considerazione che: le due località si trovano a circa 80 km di distanza (tutti di autostrada), di cui 60 da Cracovia ad Oswiecim (il vero nome polacco della cittadina che i tedeschi chiamarono Auschwitz) verso ovest e 20 km da Cracovia a Wielicka verso est; nei campi di Auschwitz-Birkenau le visite libere e senza il pagamento del biglietto hanno i seguenti orari 8-10.30 e 15.30-19; dalle 10.30 alle 15.30 si può partecipare solo a visite guidate in varie lingue; nella miniera di sale le visite sono solo guidate. Dunque occorre verificare con attenzione gli orari delle visite guidate in italiano e calcolare i tempi di percorrenza. Sui siti web si trovano tutte le informazioni necessarie, ma l’aiuto di Paul, il polacco emigrato in Italia all’inizio degli anni 90, e oggi tornato in Polonia e proprietario di un’agenzia, è stato preziosissimo. Ecco come riusciti a fare tutto in perfetto orario. Partiti alle 8 da Cracovia abbiamo raggiunto per via normale il campo di Birkenau con la famigerata torretta che ospita l’ingresso del binario, i cui resti si trovano anche all’esterno, attraverso cui i treni arrivavano direttamente nel campo di sterminio sulla Juden Rampe, carichi di deportati da mandare nelle camere a gas. Visitiamo da soli e questo campo con le baracche, le camere a gas e i forni crematori: ci sono in giro poche persone, la giornata è splendida, ma il silenzio di questo luogo è assordante. Proprio questa situazione ha reso questa visita più emozionante di quella, pur impressionante di Auschwitz dove siamo arrivati intorno alle 10 e abbiamo fatto immediatamente i biglietti prima dell’arrivo di decine e decine di pullman e di turisti: la visita del campo in italiano parte alle 10.30. Il nostro gruppo è molto numeroso ma l’audio che ci collega alla guida direttamente rende tutto più facile; c’è davvero troppa gente e anche se tutto è ben organizzato toglie il tempo di emozionarsi fino in fondo, ma forse è meglio così perché quello che vedi e senti ti lacera dentro. Per noi è stata la parte più triste, ma più intensa del viaggio, dopo aver visitato un luogo come questo senti davvero quanto siano piccole le nostre sofferenze e grandi le nostre paranoie.

Non sto a descrivere che cosa puoi provare quando vedi le masse di capelli tagliati alle vittime e utilizzati per riempire materassi e cuscini e fare tessuti, le migliaia di oggetti personali e scarpe, tante, tantissime scarpe di bambini, uomini, donne e valige con indicati i nomi dei proprietari nell’illusione perversa di riprenderli alla fine del periodo di lavoro. Al termine della visita guidata, che in realtà finisce a Birkenau, ma che noi abbiamo già visitato con la nostra auto ci dirigiamo verso la miniera di sale e arrivare per tempo alla visita in italiano prenotata per le 15.45. I biglietti infatti li abbiamo acquistati a Cracovia nell’ufficio di rappresentanza della miniera ( Kopalnia Sali) che si trova in ulika Wislna 12. La miniera è stata dichiarata nel 1978 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco ed è situata fino ad una profondità di 327 m con 300 km di gallerie. E’ famosa per il suo microclima (infatti ospita persino un sanatorio); la sala più impressionante è la Cappella di Santa Kinga, una vera e propria chiesa lunga 54 metri per 18 di larghezza e 12 di altezza dove ogni anno vengono celebrati 12 matrimoni con tanto di sala per banchetti e ristoranti. I negozi per souvenir, i bar e i self-service la rendono in tutto e per tutto una piccola città sotterranea. La visita alla miniera è oltre che interessante veramente bellissima per le sale che vengono presentate e nelle quali si mostra come avvenivano l’estrazione e il trasporto del sale, vera ricchezza nei secoli passati. Un’altra attrazione interessante è il lago salato nella camera Eram Baracz la cui acqua contiene 320 grammi di sale per litro ed una camera alta 36 metri dotata di un ascensore panoramico. La visita dura circa tre ore senza visitare il Museo delle Saline di Cracovia che comunque è inclusa nel prezzo del biglietto. Il ritorno a Cracovia ci consente di prepararci per la cena: questa sera pizza e fra le mille proposte (perché la pizza la trovi ovunque tranne che nei ristoranti tipici dove si mangia solo polacco) scegliamo il Ciclope l’unico con un forno a legna italiano. Pizza discreta e prezzi normali.

L’ultimo giorno a Cracovia ed in Polonia è dedicato alla visita del ghetto di Podgorze e alla fabbrica di Schindler in Lipowa 4, oggi interessante e modernissimo museo sull’occupazione tedesca dal1939 al 1945: un esempio notevole di come trasformare un evento e sei anni di storia in uno splendida attrazione turistica. Decisamente ci fa sentire ancora una volta inadeguato il modo di conservare e utilizzare troppi nostri beni culturali e il nostro modo di fare turismo, forse ci mancano l’anima e la passione di 50 anni fa. La visita comincia con mostre fotografiche, foto autentiche raccolte nei vecchi album a pagine nere lasciate a disposizione dei visitatori e tenute in perfetto ordine, sulla vita a Cracovia e degli ebrei in particolare nel 1939 prima dell’invasione tedesca: matrimoni, scampagnate, pic-nic sul fiume, passeggiate in città, nascite, feste di famiglia…insomma scene di vita quotidiana di qualsiasi famiglia di quell’epoca. Poi l’invasione raccontata minuziosamente con reperti e filmati del tempo, voci reali, il rumore dei combattimenti e delle bombe che cadono; infine l’occupazione: sono stati ricreati ambienti come strade, piazze, stazione della metro e ferroviarie con tanto di orari e di voci che ti accompagnano nel percorso (particolare è l’effetto creato nella ricostruzione della piazza con tanti specchi che moltiplicano quindi la presenza delle figure dando proprio l’impressione di tanta gente che cammina e chiacchiera) come se tu fossi davvero lì in quegli anni. L’effetto diventa sconvolgente al momento della deportazione quando ti trovi lungo il muro del ghetto e senti le voci dei tedeschi che urlano, sparano, corrono e ti dicono di sbrigarti, di metterti in coda (la conoscenza di un elementare vocabolario di tedesco mi aiuta a capire il senso delle frasi) e terrorizzano le persone. Il percorso passa attraverso la ricostruzione di un lager ed infine la liberazione da parte dei russi. In una saletta è possibile assistere ad una proiezione con testimonianze autentiche sulla vera storia della fabbrica e di Schindler e durante la visita, naturalmente, è possibile visitare l’ufficio arredato con i mobili originali del personaggio reso noto al mondo con il film di Spielberg.

Usciti dalla fabbrica, dopo essere passati sotto un tunnel sulle cui pareti è stata ritagliata la scritta Auschwitz reso inquietante dalle lame di luce che penetrano e riproducono la scritta su tutte le pareti più volte come se ti opprimessero, ci dirigiamo verso Plac Bohaterow Getta (Piazza degli Eroi del Ghetto), il cuore di Podgorze. Questo è il vero ghetto ebraico e qui fu costruito il muro che lo circondava, ancora oggi è possibile vederne un pezzo autentico in Ulika Lwowska 25-29, e ancora il quartiere si presenta un po’ fatiscente. La piazza è il uogo in cui venivano radunati periodicamente gli ebrei per selezionare quelli idonei al lavoro nelle fabbriche circostanti che producevano il necessario per le truppe tedesche a costo zero (come appunto quella di Schindler che produceva oggetti smaltati destinati alle truppe) e quelli invece destinati ai campi di sterminio. Oggi questi tremendi fatti sono rappresentati da 70 sedie vuote che si trovano sparse sulla piazza e rappresentano tutti quelli che da qui sono partiti e non hanno fatto ritorno. Sulla piazza sorge anche la Farmacia sotto l’Aquila (Apteka Pod Orlem) gestita da un gentile (non ebreo) che aiutò tantissimi sia somministrando farmaci e rimedi che era vietato dare agli ebrei, sia svolgendo le funzioni di medico, sia nascondendo e aiutando a fuggire tante persone; oggi è adibita a piccolo museo che ricorda i fatti lì accaduti.

Il tram ci riporta verso il centro, dobbiamo acquistare ancora qualche souvenir ma soprattutto dobbiamo ancora visitare il Mercato sotterraneo e il Duomo entrambi sulla Piazza del Rynek. Cominciamo dal Mercato sotterraneo e ancora una volta riusciamo a stupirci: si tratta dei resti dell’antico mercato medievale che sorge sotto la piazza…udite, udite…qui anziché fare un parcheggio sotterraneo ci hanno fatto un museo interattivo e ultramoderno che ti riporta indietro al medioevo! Di per sè i reperti, sia murari che gli oggetti, forse attirerebbero solo pochi addetti ai lavori, così invece è un modo di conoscere la vita di quel tempo con giochi interattivi, ologrammi, filmati che riproducono la vita del tempo o fanno da guida alle bellezze della città. Vi potete pesare in un’enorme bilancia di quel tempo scegliendo l’unità di misura che più vi piace: quella di Londra, di Firenze, di Venezia, di Colonia o delle altre città anseatiche. E’ una bellezza sapere di pesare 4 once, 22 grani, 2 pietre…..peccato che poi un’implacabile computer effettui la conversione in kg e vi riporti alla realtà! Ci sono ologrammi, tappeti in cui si riflette la l’acqua e avrete l’illusione ottica di attraversare un vero fiume e tante …tante opportunità di imparare che vi fanno passare qui sotto quasi tre ore. Piccolo suggerimento: il martedì la visita è gratuita ma occorre prenotare i biglietti sul retro dell’ingresso il giorno prima perché ne viene distribuito un numero limitato.

Ci manca ora la Chiesa di Santa Maria (Mariacki) che domina la Piazza: gli interni sono fantastici e ben conservati e veramente stupenda la Pala dell’altare maggiore che rappresenta l’Assunzione della Vergine attorniata dagli Apostoli. All’esterno, in mattoni rossi, due torri dalle quali ogni ora un trombettiere dei Vigili del Fuoco suona uno squillo di allarme (hejnal) a ricordo dell’invasione dei tartari: gli squilli si interrompono nel mezzo di una battuta perché a quel punto la sentinella venne colpita in gola da una freccia; ogni giorno alle 12 questi squilli vengono trasmessi dalla Radio Nazionale Polacca su tutto il territorio.

Il nostro soggiorno in Polonia volge al termine e domani torniamo a casa perciò salutiamo questo splendido Paese dalla nostra Nonna Lampone con una varietà di Pierogi da farci passare la voglia fino al nostro prossimo ritorno in Polonia…si perchè ci ha così sorpreso da farci innamorare….per caso!

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