Breslavia, Cracovia e Varsavia: tre perle di città
Indice dei contenuti
Mercoledì 13 Agosto
La partenza è prevista dall’Aeroporto di Ciampino con il volo RYANAIR FR 9638 per Wroclaw (meglio conosciuta come Breslavia, il suo nome tedesco) delle ore 12:35.
Come sempre utilizziamo il parcheggio ALTA QUOTA per lasciare in custodia la nostra vettura al prezzo di € 36,00 per 10 giorni. Comodissimo: una navetta ci porta in aeroporto e una navetta ci verrà a riprendere al nostro rientro.
Il volo parte in ritardo alle ore 13:10 ma, come consuetudine della Compagnia aerea, non si sa come, arriva nell’orario previsto alle 14:45.
Vista la difficoltà nella lingua, che avremo modo infatti di sperimentare meglio nei giorni successivi, già da Roma avevamo prenotato una navetta con la società Wroclaw Shuttle che, al prezzo di 70 zloti (17 euro) ci ha condotto direttamente al 15 di Wita Stwosza dove, al 3° piano, c’è la sede di Capital Apartments (wroclaw@capitalapart.pl). Ci riceve una gentile signorina che ci consegna le chiavi dell’appartamento “Cappuccino” in Krawiecka 3, proprio dietro l’angolo. Paghiamo, come richiesto, anticipatamente, il soggiorno di due notti: € 150,00.
L’appartamento (il n. 112 del Gate 5), situato in un edificio moderno, tutto vetro e acciaio, risulterà adeguato alle nostre esigenze (4 persone adulte) con una camera da letto, un soggiorno con cucina ben attrezzata e divano letto, un bel bagno grande e ben accessoriato: si affaccia proprio sulla piazza Dominikanski, davanti alla chiesa di Sant’Adalberto (Kosciol sw. Wojciecha) e al centro commerciale Galeria Dominikanska, ben servito da varie linee tramviarie che passano proprio sotto le finestre.
Ci riposiamo un po’, poi decidiamo di affrontare subito la prima ricognizione della città e, poiché siamo al limite dello Stare Miasto (Città Vecchia), ci dirigiamo verso il Quartiere Ecclesiastico, così chiamato perché sulle isole circondate dai rami del fiume Odra (Oder), sorgono un buon numero di chiese di varie epoche: la cattedrale di San Giovanni Battista (Katedra Sw. Jana Chrzciciela), basilica gotica a tre navate risalente, nella parte più antica, al 1244, la chiesa di Santa Croce (Kosciol Sw. Krzyza), in realtà due chiese sovrapposte una all’altra e la chiesa di Sant’Egidio (Kosciol Sw. Idziego), la più antica della città. Non è possibile visitare invece la chiesa di Santa Maria sulla Sabbia (Kosciol Najsw. Maryi Panny na Piasku), chiusa per restauri. La passeggiata risulta molto interessante e rilassante, anche perché tra una chiesa e l’altra, sorgono bei palazzi ecclesiastici rinascimentali e barocchi (Arcivescovado, Orfanotrofio), giardini e l’Orto Botanico. Ho trovato originale la collocazione di questi edifici in un ambiente molto silenzioso e poco trafficato, circondati dalle acque del fiume. Unica nota negativa: nel frattempo la giornata è diventata grigia e piovigginosa e ci costringe ad accelerare il ritorno verso casa, ma non manchiamo, strada facendo, di dare un’occhiata alla cattedrale di San Vincenzo (Katedra Sw. Wincentego), alla struttura di Hala Targowa (il Mercato Coperto), in stile liberty con le immancabili bancarelle colorate di fiori e frutta, nonché alla Plac Nowy Targ, una piazza molto vasta di architettura stile realismo socialista anni ’50-’60 del 1900. Approfittiamo anche del vicino “Carrefour”, per rifornire il frigorifero: prezzi veramente modici.
Per cena, ci dirigiamo verso la Rynek (la Piazza del Mercato), cioè il centro della città vecchia. La piazza ci appare una meraviglia, pur nella serata uggiosa, circondata di palazzi rinascimentali e barocchi, dai colori pastello e frontoni decorati. Domani saranno oggetto di una visita accurata.
Sulla piazza si affacciano numerosi locali ma, affidandoci ai consigli della Lonely Planet, scegliamo la storica birreria Spiz in Rynek Ratusz 2, che si trova in realtà nei sotterranei del Palazzo Comunale: buone le birre di produzione artigianale propria, gustoso il gulasch con i contorni di rape rosse, grano saraceno e cetrioli in salamoia. Suggestivo l’ambiente, grandi tavoli di legno sotto le volte a botte affrescate: in vista, tutta l’attrezzatura per la produzione della birra. Spendiamo in quattro 307 zloti, cioè circa 73,00 euro, conto che risulterà poi il più caro tra tutti quelli pagati durante il soggiorno.
Stanchi, ma già soddisfatti di quanto ammirato, ci ritiriamo nel nostro appartamento.
Giovedì 14 Agosto
Ci svegliamo con il bel tempo che, per fortuna, ci accompagnerà per tutto il soggiorno in Polonia. Ci incamminiamo verso la Rynek, scoprendo, alla luce del sole, una delle particolarità di questa città: gli gnomi. Per le strade, accanto alle entrate dei negozi, di fronte ai monumenti, si trovano queste piccole creazioni in bronzo che rappresentano degli gnomi intenti in varie attività. Ci ritroviamo così nella piazza che possiamo oggi ammirare in tutto il suo splendore. La piazza è molto vasta, circondata da una quinta di palazzi decorati ognuno in maniera differente. Ci colpisce un angolo caratteristico, formato da due palazzetti chiamati Hansel e Gretel, collegati tra loro da un arco attraverso il quale si accede al sagrato della chiesa di Santa Elisabetta (Kosciol Sw. Elzbiety). Dario decide di salire sulla torre per ammirare il panorama dall’alto, ma noi desistiamo, visto che non c’è ascensore bensì più di 250 scalini. Il prezzo del biglietto è di 5 zloti (1,30 euro circa).
Aspettando che Dario ci raggiunga, ci gustiamo la piazza palmo a palmo, entrando anche nella piazza contigua, Piazza del Sale (Plac Solny), occupata in buona parte dal mercato dei fiori. Anche su questa piazza prospettano edifici interessanti, compreso la Vecchia Borsa (Stara Gielda).
Dario ci raggiunge di fronte all’ingresso del Municipio (Ratusz), capolavoro di architettura gotica: oggi, essendo giovedì, l’ingresso è libero. La visita degli interni è veramente interessante, le sale sono ricche di arredi e le pareti presentano ancora le tracce di affreschi che le decoravano; bellissime le volte a crociera di alcuni ambienti.
Usciti dal Municipio, che in realtà occupa tutto il centro della Piazza del Mercato e presenta su ogni lato una decorazione diversa, ammiriamo la splendida facciata che si apre sul lato est e che a mio avviso è veramente un capolavoro: si rimane incantati di fronte alla decorazione a merletto e pinnacoli, arricchita da un grande orologio astronomico. Ci è capitato di passare di là anche di sera e devo dire che l’illuminazione notturna è veramente suggestiva.
Attraverso Ulica Kuznicza (ulica sta per via), raggiungiamo il quartiere universitario per visitare il Palazzo dell’Università (Uniwersytet) e l’adiacente chiesa del SS. Nome di Gesù, (Kosciol Najsw. Imienia Jezus), edificata sul modello di quella di Roma: al suo interno, di bella fattura barocca, è conservata anche una copia della Pietà di Michelangelo.
La visita degli interni dell’Università permette di accedere a quattro ambienti diversi, con biglietti separati: il consiglio è di vederli tutti, a cominciare dall’Aula Leopoldina, dove vengono ancora oggi consegnati i diplomi di laurea. Si tratta di una grande sala di stile rococò, con il soffitto completamente ricoperto da affreschi illusionistici di argomento allegorico, le pareti decorate con statue e ritratti di personaggi famosi e dei rettori dell’università. A seguire, si visita l’Oratorium Mariano, la cappella dell’Università, altrettanto riccamente decorata, accessibile pur se in fase di restauro. Si sale quindi sulla Torre Matematica, così chiamata perché un tempo destinata alle osservazioni scientifiche: ora permette di godere di una bella vista sull’intera città, al di sopra dei caratteristici tetti di tegole rosse. Infine, al pian terreno, si accede alla sala F. Longchamps, adibita a raccolta di strumentazioni scientifiche. Il costo totale per tutte queste meraviglie è di 7 zloti a persona (euro 1,80)!!
Si è fatta l’ora di pranzo, tutto a Breslavia è a portata di mano, per cui decidiamo che prima di affrontare il pomeriggio, ci riposeremo un po’ nel nostro appartamento: mangiamo perciò da Marchè (una catena di ristorazione francese che avevamo già sperimentato in Norvegia) nella Galeria Dominikanska, ottimo il minestrone. Qui si adotta un curioso sistema. Ci si può riempire il piatto con quello che più ci attira, tutte le pietanze hanno lo stesso prezzo, e pesare il piatto stesso così composto su una bilancia posta alla fine del bancone: si paga perciò a peso e i costi sono veramente contenuti.
Nel primo pomeriggio, una gradevole passeggiata, percorrendo il viale Sw. Katarzyny e poi a destra Ulica Purkyniego, ci conduce ad una delle meraviglie dell’intera Polonia: il cosiddetto Panorama Raclawicka che ci ha lasciato letteralmente a bocca aperta. Si tratta di un dipinto lungo 120 metri, alto 15 che è stato realizzato da nove artisti specializzati sotto la guida del pittore Jan Styka alla fine dell’800 per rievocare la battaglia di Raclawice, una località vicina a Cracovia, vinta dai Polacchi al comando dell’eroe nazionale Kosciuszko contro i Russi nel 1795. La particolarità del dipinto è la sua collocazione: montato sulla parete interna di un edificio rotondo, appositamente costruito per una visione a 360°, è parte integrante di un diorama e con l’ausilio di una splendida audio guida nella propria lingua, il visitatore, scorrendo lungo una balaustra, rivive tutte le fasi della battaglia in ordine temporale. La profondità e la luce sono tali che sembra di guardare da una finestra e di poter toccare i cavalli, i soldati, di vedere le loro espressioni, di partecipare all’azione. Non avevo mai visto una cosa simile, mi sembra di aver letto che in Europa ce ne siano solo altri due o tre. Pensate che per dipingerlo sono occorsi ben 750 chilogrammi di colori. Le visite partono puntualissime ogni mezz’ora al costo irrisorio di 7 zloti a persona (euro 1,80).
A questo punto, sono appena le cinque del pomeriggio, poiché domani dobbiamo raggiungere Cracovia e ci è stato suggerito caldamente di utilizzare il bus che impiega “solo” tre ore e mezza, con il tram n. 9 andiamo all’autostazione e facciamo la fila alla biglietteria della compagnia Polski.bus, ma con tanto disappunto, scopriamo che i biglietti per il bus delle ore 9:30 sono esauriti; a questo punto, le alternative sono due: o prendere il successivo bus del pomeriggio che, però arriverebbe troppo tardi a Cracovia, scombinando i nostri piani, o ripiegare sul treno che parte alle ore 9:25 e arriva alle 14:25, ben “cinque” ore per una distanza di 270 chilometri circa. Se non altro, il biglietto di prima classe non risulta esoso: 83 zloti (20 euro circa).
Ma la tragedia doveva ancora venire. Nella stazione tutto parla solo polacco: i cartelli, gli orari, le indicazioni di quale sportello utilizzare, ma soprattutto il personale della biglietteria. Dopo una “conversazione” estenuante con la gentile impiegata che in un primo momento ci aveva mimato che i posti erano esauriti, Riccardo approccia un giovane polacco che parlava inglese e che ci ha aiutato, quale interprete, a far capire cosa volessimo, noi quattro esasperati italiani. Finalmente, la signora si illumina d’immenso e, dopo aver chiamato in soccorso anche una collega, un po’ più sveglia, riesce a stampare i preziosi cartoncini. Oddio, che fatica! Siamo in possesso dei biglietti, però abbiamo perso tutto il pomeriggio. Non ci rimane che riprendere il tram n. 2 e riavvicinarci in centro. Scendiamo ad una fermata sul Viale Marszalka Pilsudskiego (Maresciallo Pilsudsky) che ci permette di visitare un altro angolo di questa bella città: il Teatro dell’Opera, la chiesa dei Santi Stanislao, Dorotea e Venceslao (Kosciol Sw. Sw. Stanislawa, Doroty i Waclawa). La Ulica Swidnicka, la bella strada pedonale “dello shopping”, ci conduce direttamente nella Rynek dove abbiamo prenotato per cena in un ristorante consigliato dalla Lonely: Karczma Lwowska (www.lwowska.com.pl), dove si gustano specialità polacche e in particolare di Leopoli (città un tempo polacca, ora ucraina). Gli interni, addirittura lussuosi, sono un trionfo di legno, fiori essiccati, tendaggi, velluti e ottoni. Per un momento abbiamo pensato che il bancomat non ci sarebbe bastato per pagare, in realtà spendiamo in quattro 290 zloti (70,00 euro circa). E’ l’occasione per provare alcuni piatti tipici: i famosi pierogi, in realtà molto simili ai nostri ravioli, che possono essere ripieni non solo con carne o verdura, ma anche dolci, ma che personalmente mi sono rimasti un po’ indigesti, la zuppa di funghi e salsiccia e il bigos, cioè uno stufato di carne con crauti, prugne, pere secche e ginepro. Immancabile il bicchierino di Zubrowka, la “vodka del bisonte” così chiamata perché aromatizzata con un’erba che cresce solo nella foresta di Bialowieza e di cui si ciba il bisonte europeo.
Ci dispiace di lasciare così presto questa accogliente città che abbiamo trovato deliziosa e, perciò, nel rientrare a casa, facciamo un giro largo per riammirare ancora una volta la Rynek e i suoi monumenti con l’illuminazione notturna.
Venerdì 15 Agosto
Oggi dobbiamo trasferirci a Cracovia: è Ferragosto e la mattina alle 8:30 le strade sono deserte, alla fermata del tram n. 9 per la stazione ci siamo solo noi. Salendo con i bagagli, bisogna ricordarsi di fare il biglietto anche per questi, in Italia queste norme non sono osservate e nessuno ci fa caso.
Il treno, classificato come Intercity, è più simile ad una “tradotta”: mi ha ricordato certi nostri treni degli anni settanta, quando lo scompartimento con sei posti ricoperti in velluto era già un lusso. I finestrini vecchio stile che non si aprono e i tavolinetti in formica sono scomparsi in Italia persino sui treni regionali.
Il treno, molto affollato, arriva e riparte in perfetto orario: unico problema, la lentezza tale da far credere, dopo la fermata ad ogni stazione (e le ha fatte tutte!!) che non ce l’avrebbe fatta più a ripartire.
Comunque, alle 14:25 arriviamo a Cracovia. Dalla stazione possiamo raggiungere a piedi ulica Slawkowska, dove al n. 26, si trova l’Orlowska Townhouse (www.orlowskatownhouse.com), il nostro nuovo appartamento. Già il tragitto percorso ci dà l’idea che la città deve essere proprio bella e noi siamo in pieno centro storico (Città Vecchia). Aprire la porta del loft all’ultimo piano di questa casa torre è stata un’emozione. L’appartamento, di 90 mq., è addirittura lussuoso, completamente arredato in stile primi anni Novecento, solo la cucina, attrezzatissima e alcuni complementi d’arredo sono moderni, e si sviluppa su due livelli, salone e cucina al primo, studio, camera da letto e due bagni al secondo, collegati da una magnifica scala in ferro battuto. Quasi quasi non vorremmo uscire, tanto è elegante e confortevole.
Poi, sistemati i bagagli, decidiamo che Cracovia ci sta aspettando. Proprio di fronte all’appartamento, troviamo Katanè, una gelateria siciliana e ne approfittiamo.
Siamo veramente a due passi dalla Rynek Glowny (Piazza del Mercato Principale), la fantastica vastissima piazza di Cracovia, una delle più grandi d’Europa. Unico neo: d’agosto, in questo periodo, la piazza ospita una manifestazione del folklore polacco e risulta completamente occupata da stand gastronomici, artigianali e dal palco dove si esibiscono vari gruppi. Mi sarebbe piaciuto vederla in modo diverso, la Sukiennice (il Fondaco dei Tessuti) ne avrebbe guadagnato, ma non si può avere tutto.
Isolata si erge la Torre del Municipio, gotica, unico resto del vecchio palazzo demolito nell’800.
Più sgombro il lato est della piazza, quello dove si affaccia la bellissima Chiesa di Santa Maria Vergine (Kosciol Mariacki), che abbiamo trovato sempre molto affollata: stupendo l’altare ligneo di Veit Stoss che si visita a pagamento, entrando da una porta laterale. Subito dietro, in Plac Mariacki, troviamo la gradevole chiesa di Santa Barbara (Kosciol Sw. Barbary), gotica, il cui interno barocco è tutto nei toni del rosa e dell’azzurro. Nella piazza, di lato, come se fosse stata dimenticata lì, sorge la piccola chiesa bianca di Sant’Adalberto (Kosciol Sw. Wojciecha), molto suggestiva, soprattutto nell’illuminazione notturna, un mix di tutti gli stili architettonici e che oggi ospita concerti di musica classica.
Da qui, seguiamo l’itinerario che ci conduce dapprima alla Maly Rynek, una piazza più raccolta, dove si affacciano gradevoli palazzi e l’abside della chiesa di Santa Barbara. Purtroppo, anche qui, è in atto la “Festa dei pierogi” e la confusione è tanta.
Imbocchiamo Ulica Szpitalna, sicuramente più tranquilla, fino alla Plac Sw. Ducha, dominata dalla grande mole del Teatro Juliusz Slowacki affiancata dalla Chiesa di Santa Croce (Kosciol Sw. Krzyza).
Dopo aver gironzolato un po’ nei dintorni, imbocchiamo ulica Florianska, una strada brulicante di gente e piena di negozi che conduce alla Brama Florianska, la Porta di San Floriano, al di là della quale si trova il Barbacane, ultimo baluardo rimasto delle porte che si aprivano nelle mura cittadine medioevali, oggi sostituite dal Planty, un anello di giardini piacevolissimi. Questo angolo di Cracovia è veramente molto bello, vi si trova la Chiesa dei Piaristi della Trasfigurazione (Kosciol Pijarow Przemienienia Panskiego), la Ulica Sw. Jana, la Ulica Sw. Marka con la chiesa omonima, la Ulica Reformacka con la Chiesa dei Francescani Riformati: carina la chiesa, suggestive, di fronte ad essa, le Stazioni della Via Crucis, sotto forma di cappelle. Di qui, è facile raggiungere la Piazza Szczepanski, su cui si affacciano il Teatro Vecchio, dalla magnifica decorazione liberty e un edificio in stile secessionista, Palac Sztuki, (Palazzo dell’Arte). La piazza è animata e molto gradevole.
Tra una ulica e l’altra, siamo nella parte storica di Cracovia, ci troviamo di fronte all’imponente facciata della Chiesa di Sant’Anna (Kosciol Sw. Anny), sul modello di Sant’Andrea della Valle a Roma.
Si è fatta l’ora di cena e siamo anche abbastanza stanchi: il viaggio in treno non è stata una passeggiata. Consultando la Lonely Planet ci siamo accorti che al n. 10 di ulica Slawkowska, a 100 metri dal nostro alloggio, si trova “Goscinna Chata”, www.karczma-goscinna-chata.pl, uno dei ristoranti considerati tra i “Top 5” a Cracovia. Tanto ci siamo trovati bene che vi abbiamo cenato per tre sere di seguito, familiarizzando con le graziose e simpatiche cameriere. Il locale è veramente caratteristico, in quanto ricrea l’ambiente tipico delle case rurali dei Monti Carpazi, con grandi tavole di legno e gli attrezzi dei contadini sparsi un po’ dappertutto. Ottimo cibo e ottimi prezzi: in quattro difficilmente siamo riusciti a spendere più di € 50,00, compreso dolci e vodka!!!
Sabato 16 Agosto
Usciamo abbastanza presto perché vogliamo visitare il Wawel, il famoso castello di Cracovia, arroccato sul colle omonimo in fondo alla Strada Reale, Ulica Grodzka, che si imbocca dalla Rynek.
Il tempo è bello e la passeggiata risulta veramente piacevole. Lungo il percorso ammiriamo begli edifici d’epoca, chiese che avremo modo di visitare meglio in un secondo momento: abbiamo premura di arrivare il più presto possibile in considerazione della grande affluenza di turisti in questa stagione.
Arrivati ai piedi del colle, si rimane stupefatti dalla mole del castello che ci sovrasta e cui si accede dopo una discreta camminata in salita. Altrettanto meravigliati si rimane, una volta entrati all’interno della cinta muraria, dove si ergono tutti gli edifici che compongono il complesso, tra cui spiccano la Cattedrale e il Castello (Zamek) vero e proprio.
Purtroppo, notevole non è stata solo la visione che ci si è parata davanti, ma anche la fila alle biglietterie. Primo intoppo a Cracovia: poiché nei musei non è prevista la prenotazione on-line e alcuni siti hanno un numero limitato di biglietti, risulta difficile prevedere se si riuscirà a conciliare tutti gli ingressi. Nella fattispecie, per visitare tutti gli interni del Castello, occorre fare ben 4 biglietti diversi (si può visitare anche una sola attrazione, mentre la Cattedrale consente l’ingresso libero): ne consegue che i biglietti per il sito di maggior interesse turistico (l’Appartamento Reale) si esauriscono rapidamente. Inoltre, alcuni siti si visitano obbligatoriamente accompagnati da una guida ad orari ben precisi per ogni lingua: se finiscono i biglietti disponibili (un tot al giorno per ogni lingua), si è costretti a seguire una guida di lingua diversa dalla propria. A noi è capitato proprio questo. Ingressi ad orari diversi e visita in inglese.
Ad ogni modo, durante la mattina, riusciamo a vedere le Camere di Stato, l’Armeria, la Dama con l’Ermellino e la Cattedrale. Poiché all’Appartamento Reale potremo accedere solo alle 15:30, usciamo dal complesso e pranziamo in un bel ristorante sulla Rynek Glowny n. 15 (la piazza adiacente alla Rynek) “Restauracia Tradycya”, www.tradycyja.pl, con arredi caratteristici e personale molto cortese: spendiamo 145 zloti (€ 36,00) in quattro per panini e insalate.
Così rifocillati, ritorniamo al Wawel e partecipiamo alla visita degli Appartamenti Reali: interessanti ma non entusiasmanti, forse influendo sul giudizio il fatto che ci sono dovuta ritornare e ho dovuto sorbirmi la spiegazione in inglese…
Poiché abbiamo tutto il pomeriggio a disposizione, dopo aver visitato la Chiesa di San Pietro e Paolo (Kosciol sw.sw. Piotra i Pawla) e il grande complesso della Chiesa dei Domenicani (Kosciol sw. Trojcy) in Plac Dominikanski, decidiamo di raggiungere la Fabbrica di Schindler (Fabrika Schindlera) che si trova in una zona periferica di Cracovia, nel quartiere operaio di Podgorze: qui i nazisti raggrupparono in un ghetto più di 15.000 ebrei che poi sistematicamente venivano deportati nei campi di concentramento. Prendiamo così il tram n. 6 e, dopo una breve camminata, arriviamo di fronte all’edificio che ospita i locali dell’antica fabbrica, oggi destinati a museo. Lunga fila all’ingresso ed altra sorpresa: sono le 17:00 e il museo chiude ufficialmente alle 18:00, ma vengono distribuiti solo 190 biglietti al giorno e quindi il ragazzo della sicurezza, piuttosto corpulento e con fare deciso, ci comunica che non possiamo accedere e ci consiglia di ritornare il giorno dopo. Siamo molto contrariati, anche perché queste informazioni non si acquisiscono se non sul posto, nessuna guida le segnala: per noi è stata una perdita di tempo, essendo il sito piuttosto lontano, tempo che avremmo impiegato diversamente. Comunque, essendo in zona, visitiamo Plac Bohaterow Getta (Piazza degli Eroi del Ghetto), la vasta piazza dove venivano ammassati gli Ebrei prima di farli salire sui treni verso i campi di concentramento: le rotaie sono ancora lì, ma soprattutto colpisce il monumento che è stato eretto in memoria di quelle vite sfortunate, composto da 70 sedie vuote, sparse per la piazza, a ricordo del mobilio e degli altri oggetti lasciati lì da coloro che pensavano di poterli portare con sè.
In un edificio di fronte alla piazza, si trova un’altra importante testimonianza di quegli anni: la Farmacia Sotto l’Aquila (Apteka Pod Ortem), gestita all’epoca da Tadeusz Pankiewicz che, pur non essendo ebreo, si adoperò per nascondere tanti perseguitati.
Ritorniamo in centro con il tram n.13 e, all’ora di cena ci ripresentiamo da “Goscinna Chata”: le cameriere ci riconoscono e sono ancora più gentili nel servirci: € 50,00 in quattro per piatti veramente succulenti.
Domenica 17 Agosto
Oggi visiteremo le famose Miniere di Sale di Wieliczka (www.kopalnia.pl), località a 14 chilometri a sud-est del centro di Cracovia. Si raggiungono con l’autobus n. 304 che parte nei pressi della Stazione Centrale, in Ulica Kurniki: usciamo presto dall’appartamento e ci godiamo così anche una piacevole passeggiata attraverso il Planty nella quiete della domenica mattina. Dobbiamo essere alla miniera per le 9:45, orario della visita in lingua italiana, al costo € 20,00 a persona. Anche in questo caso, avevamo contattato con una e-mail il sito per prenotare già prima della partenza, ma ci hanno risposto che, per le visite individuali, non è prevista la prenotazione e che le visite in lingua italiana ci sono alle 9:45, alle 13:00 e alle 15:45.
Arriviamo davanti alla biglietteria appena in tempo, non sapendo che la fermata dell’autobus è molto lontana dall’ingresso, 10/15 minuti a passo sveltissimo: non sarebbe più opportuno far fare all’autobus una deviazione e prevedere la fermata davanti al complesso della miniera, anche in considerazione del gran flusso di gente che vi accede?
Poco dopo le 10:00 la visita ha inizio, accompagnati da una graziosa e spiritosa guida polacca che parla un perfetto italiano. Credo che non si possa andare a Cracovia e non visitare questa miniera: è qualcosa di veramente fantastico, si scende fino a 135 metri nel sottosuolo, con un percorso che dura circa tre ore, attraverso gallerie, laghi naturali, cappelle. Tutto è fatto di sale, le statue, i bassorilievi, persino i lampadari di una meravigliosa cattedrale, riprodotta in tutti i particolari che, quando appare all’improvviso, ci lascia veramente “di sale”. Il tempo passa velocemente e alle 13:00, ancora increduli di tanta magnificenza, riprendiamo l’autobus 304, scendiamo alla fermata “Bagatella”, attraversiamo il Planty e pranziamo nuovamente nel Restauracia Tradycya.
Ci siamo riposati un po’ e perciò siamo pronti per esplorare un altro pezzo di questa bellissima città. Percorriamo ancora una volta Ulica Grodzka e all’angolo con Ulica Franciszkanska, visitiamo la Chiesa dei Francescani (Kosciol Franciszkanow), prima di salire sul tram n. 8 in Plac Wszystkich Swietych, che ci condurrà nel quartiere ebraico di Kazimierz.
Questo vasto quartiere, ora collegato al colle del Wawel dall’ampia Ulica Stradomska, era all’origine, cioè alla metà del 1300, una città autonoma, dotata di proprie mura difensive e che dalla fine del 1600 fu occupato dalla folta colonia ebraica di Cracovia, fino al momento della deportazione dell’intera comunità nel 1941 ad opera dei nazisti.
Centro del quartiere è la vasta Plac Wolnica, l’antica piazza del Municipio, bellissima la Chiesa del Corpus Domini (Kosciol Bozego Ciala), interessanti le Sinagoghe, quella di Remuh, annessa allo storico cimitero (Cmentarz Remuh) che risale al 1500 e quella di Isacco. Attraversiamo la caratteristica Piazza Nuova (Plac Nowy), fulcro dell’animazione del quartiere e dove si trovano stand di cibi tipici, tra cui i famosi zapekanki (lingue di pizza guarnite con formaggio fuso e funghi).
Vi consiglio di non perdere assolutamente l’occasione di un giro in questo quartiere: vi si respira un’atmosfera diversa dal centro della città, quasi intima, vi si avverte la “storia” in un ambiente lontano dalla confusione dei luoghi più frequentati dal turista che cerca solo l’effetto più scenografico della città.
Stasera siamo molto stanchi e desiderando solo di poter tornare presto a casa, ceniamo per la terza volta consecutiva da “Goscinna Chata”.
Lunedì 18 Agosto
Per oggi è prevista la visita di Auschwitz-Birkenau, il campo di concentramento nazista più famoso al mondo per i crimini atroci che vi furono perpetrati. Prima però, prendiamo il tram n. 8 perché dobbiamo ritirare, presso l’Hotel Qubus, che ospita un ufficio della Europcar, l’auto a noleggio che abbiamo prenotato già da Roma per andare domani a Varsavia più comodamente. Ci assegnano una Renault Megane rosso fuoco, al prezzo di € 328,00 per tre giorni: il noleggio, in Polonia, è molto caro rispetto a quanto si spende per l’alloggio e per mangiare.
Non occorre molto per arrivare ad Oswiecim (questo è il nome polacco di Auschwitz), e alle 11:00 abbiamo già parcheggiato: la visita in italiano c’è alle 13:30 (le visite sono guidate) ma, come al solito, la fila è lunghissima, una cosa mai vista. Ma questo sarebbe niente. La fila è formata da persone di tutte le nazionalità ed infatti sono previste visite guidate in tutte le lingue ad orari diversi: ma allora, perché non differenziare le file, in base alla lingua scelta? Perché, soprattutto, non poter prenotare on-line un sito come questo, visitato ogni anno da milioni di persone di tutto il mondo? Ad ogni modo, dopo un’ora e quaranta di fila, arriviamo davanti allo sportello della biglietteria, ma l’impiegata candidamente ci dice che i posti per la visita in italiano sono finiti e che alla stessa ora ne parte una in inglese. Che fare? O prendere l’inglese o aspettare le 15:00, momento in cui si può accedere senza guida: però in questo modo si fa tardi per andare a Birkenau, distante tre chilometri, coperti dalla navetta che fa la spola tra i due siti. Accettiamo l’inglese. Ma, se per esperienza, si sa ormai che i turisti italiani eccedono il numero previsto per la visita delle 13:30, perché non istituirne un’altra un’ora dopo? Mica tutti sanno l’inglese, le visite in questa lingua partono in continuazione.
Comunque, lasciate da parte tutte queste considerazioni, si può solo dire che tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero poter vedere con i propri occhi le testimonianze di questi crimini atroci. Ho ancora davanti a me le cataste di occhiali, di valigie, di spazzole e pettini, di oggetti vari sequestrati ai deportati al loro arrivo. Toccante la tonnellata di capelli tagliati alle donne e utilizzati per tessere, ormai tutti scoloriti nello stesso colore grigio. Ho sofferto in modo particolare davanti al mucchio di scarpe da bambino, la cosa più brutta che abbia mai visto e che mi è rimasta incollata addosso. Terminata la visita ad Auschwitz, tocca ora a Birkenau. Nonostante avessimo un nostro mezzo a disposizione, decidiamo di approfittare della navetta, temendo di avere difficoltà a trovare parcheggio davanti all’ingresso del sito. Qui ci attende un altro inconveniente: non si può entrare con gli zaini e, guarda un po’, Riccardo ne ha uno. Be’, solitamente, si lasciano in deposito, come è stato per Auschwitz: ebbene, se andate a Birkenau non vi portate lo zaino perché gli armadietti per la custodia non esistono. Fabio è costretto a riprendere la navetta (per fortuna queste sono continue) e ritornare a Birkenau con l’auto che ci permette di non avere più lo zaino in spalla.
E qui, piuttosto che ad Auschwitz si avverte l’angoscia di quanto è successo a milioni di vite umane: già le famose rotaie che entrano nel cancello, visto tante volte nei filmati d’epoca e nei film, mettono i brividi. Oggi oltretutto il cielo è grigio e tira molto vento e forse per questo la vista dei capannoni dove è morta tanta gente, delle rovine dei forni crematori, delle recinzioni di filo spinato sembra che mi parlino con le voci di coloro che avranno chiesto aiuto, che avranno pianto, che forse non vedevano l’ora di morire per non sopportare più tutte quelle sofferenze. Ecco, è questo il vero strazio, non tanto Auschwitz, dove queste sensazioni sono più rarefatte. Qui, si cammina sull’erba tra una baracca e l’altra e li vedi quei poveri fantasmi, tutti uguali con i vestiti a righe, ammassati gli uni agli altri, con lo sguardo spento di chi è già morto prima di esserlo fisicamente. Inoltre, mette i brividi sapere che sotto l’erba delle zone meno battute si trovano ancora tracce di cenere.
Sono quasi le 18:00 quando usciamo da Birkenau in silenzio.
Ritornando a Cracovia, ci dirigiamo direttamente in ulica Biskupia, dove lasceremo l’auto in un parcheggio custodito indicatoci dalla gentile Pauline dell’Orlowska.
Stasera abbiamo pensato di cenare in un ristorante di cucina ucraina, consigliato dalla Lonely Planet, “Smak Ukrainski”, www.ukrainska.pl, in Ulica Kanonicza 15, una delle vie più belle di Cracovia, ancora di impianto medievale, ai piedi del Wawel e su cui si affacciano splendidi edifici, tra cui il palazzetto dove abitò Giovanni Paolo II. Il ristorante è un vero e proprio gioiellino, sistemato nelle cantine del palazzo che lo ospita, non molto grande, addobbato con manufatti tipici ucraini. Ottima la cucina, ottimo il prezzo: € 40,00 in quattro, comprensivi di dolci e dell’immancabile vodka.
E’ l’ultima sera in questa meravigliosa città e già mi prende il magone di doverla lasciare: decidiamo perciò, nonostante la stanchezza accumulata per le vicissitudini della giornata, di allungare un po’ il giro prima di tornare a casa, per ammirarla ancora un po’ nella versione by night. Il Wawel e la Chiesa dei Bernardini (Kosciol Bernardynow) che lo fronteggia all’angolo con la Ulica Bernardynska sono illuminati in modo suggestivo, percorriamo alcune vie interne all’Ulica Grodska, ci ritroviamo di nuovo nella Rynek, riascoltiamo il suono del trombettiere dal campanile di Santa Maria e alla fine salutiamo questo posto magico che ci porteremo nel cuore come uno dei più belli visitati nelle nostre scorribande in Europa.
Ritorniamo a casa, ci sono i bagagli da preparare: con tanta malinconia lasceremo lo splendido appartamento in questa via pedonale dove nel silenzio della sera o alle prime luci dell’alba è quasi emozionante sentire il rumore delle carrozze sul selciato, come fossimo tornati indietro di cento anni.
Martedì 19 Agosto
Oggi affrontiamo il viaggio che ci porterà a Varsavia, ultima tappa di questa esperienza in Polonia. Alle 9:00 siamo già pronti per partire e ritirata l’auto al parcheggio (€ 11,00 per l’intera nottata), ci dirigiamo verso il Parco Nazionale di Ojcow (Ojcowski Park Narodowy), attraverso fitti boschi e a tratti un paesaggio quasi alpino. E’ nostra intenzione visitare il Castello di Pieskowa Skala, ben conservato, definito “la perla del Rinascimento polacco”. Il castello sovrasta l’abitato in modo scenografico e sembra inaccessibile: questo probabilmente era il suo scopo nel Trecento, prima di essere successivamente trasformato in dimora sontuosa. Ci si arriva in due modi: o inerpicandosi lungo il ripidissimo sentiero o aggirando la collina su cui sorge, lasciare l’auto ai limiti del bosco e affrontare una bellissima passeggiata di una ventina di minuti tra pini ed abeti. Scegliamo quest’ultima soluzione, respiriamo a pieni polmoni l’aria benefica ricca di resine e arrivati di fronte al castello… be’, lo troviamo chiuso per restauro.
Non ce la prendiamo però più di tanto, comunque abbiamo potuto godere di un angolo di Polonia lontana dalla città.
Prossima tappa del nostro itinerario sarà Czestochowa e più precisamente il Monastero di Jasna Gora, dove è custodita la famosa Madonna Nera.
Dopo tante belle giornate di sole, oggi il cielo è scuro e la pioggia minacciata già da un po’, prende a scendere proprio al nostro arrivo al parcheggio del Monastero. Fa anche freddo e decidiamo di mangiare qualcosa prima di affrontare la visita. Ovviamente, i locali sono tutti turistici, tipo “mensa aziendale” e ci accontentiamo di una pizza senza infamia e senza lode al prezzo di € 25,00 euro in quattro: se non altro, la cucina era a vista ed abbiamo seguito tutte le operazioni di impasto e preparazione.
Comunque rifocillati, entriamo nell’enorme complesso di edifici che compongono il Monastero: dall’imponente basilica che presenta opulenti arredi barocchi, si accede alla Cappella di Nostra Signora, dove viene esposto il dipinto raffigurante la Madonna Nera ad orari prestabiliti. Siamo fortunati, riusciamo a vederlo e a partecipare alla devozione dei tanti pellegrini.
Esploriamo un po’ il Monastero e poi riprendiamo la via per Varsavia che sarà ancora lunga, abbiamo davanti almeno tre ore di viaggio. In realtà, scopriremo che sarà una vera e propria tribolazione, a Czestochowa fanno lavori stradali dappertutto, siamo imbottigliati in maniera quasi inestricabile e pensiamo che non usciremo mai da lì.
Alla fine, dopo più di un’ora di tentativi e dopo aver avvertito del nostro ritardo (la reception dell’appartamento prenotato chiude alle 19:00 e noi dovevamo essere lì entro l’ora stabilita), ci ritroviamo sull’autostrada ed entriamo trionfalmente a Varsavia senza altri intoppi: riusciamo persino a trovare senza troppa difficoltà il parcheggio dell’hotel Gromada in Plac Powstankow Warsawy n. 2, dove lasceremo l’auto fino a domani mattina.
Ci ritroviamo in un ambiente completamente diverso da quello che abbiamo lasciato stamani: siamo nel quartiere più moderno di Varsavia, circondati da grattacieli e da un fitto brulicare di gente.
Il Residence St. Andrew’s Palace (www.residencestandrews.pl), dove abbiamo prenotato un appartamento (€ 348,00 per tre notti), è a due passi dal parcheggio, in Ulica Chmielna n. 30, pedonale, considerata una delle strade più cool, ricca di locali e bei negozi. La reception effettivamente ha chiuso e le chiavi, come concordato, sono state affidate al ragazzo della security.
L’appartamento è al primo piano, ha due belle camere da letto, un bagno molto grande, un soggiorno e una piccola camera da pranzo. Unico neo, la cucina, un po’ vecchiotta rispetto al resto dell’appartamento e poco accessoriata (tipo, neanche un tovagliolo di carta e un rotolo di Scottex per le prime necessità). Ad ogni modo, il tutto soddisfa ampiamente le nostre esigenze, oltretutto il soggiorno è dotato di un grazioso balcone che si affaccia sulla via e da cui si gode lo spettacolo dei grattacieli, molto suggestivi nell’illuminazione notturna.
Siamo stanchissimi per la giornata pesante che abbiamo sulle spalle e decidiamo di comprare qualcosa per cena nel Carrefour Market, proprio all’angolo della strada, e rimandare l’esplorazione della zona circostante a domani mattina.
Mercoledì 20 Agosto
Stamattina, prima di dare inizio alla visita della città, dobbiamo riconsegnare l’auto, entro le ore 10:00, per non far scattare la penalità, all’ufficio Europcar ospitato presso l’Hotel Radisson Blu in Plac Zawiszy 1. Fortunatamente, l’hotel è piuttosto vicino al nostro appartamento e in breve l’operazione è completata.
Varsavia ci affascina subito, alla luce di un sole splendente ci appare viva, dinamica, ben organizzata, il Palazzo della Cultura e della Scienza (Palac Kultury i Nauki), simbolo appariscente dell’era socialista, sovrasta tutti gli altri edifici e non mi appare affatto sgradevole, anzi. Siamo nel pieno del centro novecentesco, dove dalla fine dell’800 si sono concentrate tutte le attività economiche.
Una grande arteria scorre tra il Palazzo della Cultura che sembra la chioccia della selva di grattacieli che lo contornano e il centro commerciale al di là del quale c’è la nostra Ulica Chmielna: è la Ulica Marszalkowska, lunga quattro chilometri e che conduce alla Città Vecchia. Qui si fermano numerose linee di autobus e di tram, qui c’è la fermata della metro, il capolinea dei bus diretti all’aeroporto e a 200 metri l’ingresso della Stazione Centrale (Warsawa Centralna).
Muniti dei biglietti giornalieri, prendiamo il tram n. 15 diretti nella parte storica di Varsavia. La città antica fu rasa al suolo quasi completamente dai bombardamenti tedeschi ed è stata ricostruita così fedelmente e con una dovizia di particolari che quasi si stenta a crederlo. Scesi dal tram, in breve sbuchiamo sulla Piazza del Castello (Plac Zamkowy), di forma quasi triangolare, che subito ci incanta con i suoi deliziosi palazzetti dai colori pastello e al centro della quale si erge la Colonna di Sigismondo III Vasa. Lungo tutto il lato destro della piazza si trova la mole massiccia del Castello Reale (Zamek Krolewski). Il castello fu fatto saltare in aria dai Tedeschi nell’autunno del 1944 e la sua minuziosa ricostruzione fu ultimata, grazie alla volontà e alla generosità di tutto il popolo polacco, compresi coloro che risiedevano all’estero, solo nel 1984, riaprendo il sito al pubblico con l’orgoglio di chi ha ricostituito la propria identità nazionale: i Polacchi sono così. Pensate, era stato messo un grande salvadanaio di fronte alle rovine del castello, ognuno partecipava per quanto poteva: alla fine, il denaro così raccolto risultò una somma consistente.
Non troviamo file alla biglietteria: il costo ci appare veramente contenuto, € 9,50 a persona comprensivi di audioguida in italiano.
Gli interni del castello sono di una bellezza indescrivibile: per fortuna, una buona parte degli arredi e persino degli stucchi, nonché i quadri e le statue erano stati portati al sicuro, prima del disastroso incendio e del successivo bombardamento ad opera dei Tedeschi, forse prevedendo questa ferale mossa.
Lo sfarzo delle sale e l’opulenza degli arredi non dà tregua: l’occhio non sa più dove guardare e oltretutto il racconto dell’audioguida, dettagliato sia dal lato storico che da quello artistico, è appassionante.
Terminiamo la visita che è già ora di pranzo, un certo languore si fa sentire: si sa che non si vive di sola arte. Perciò, proprio di fronte all’uscita del castello, approfittiamo di un locale della catena “Pizza Hut”, mangiamo benissimo all’esorbitante costo di € 20,00 in quattro.
E’ ora di riprendere il nostro itinerario e percorsa Ulica Swietojanska dove si affacciano, una attaccata all’altra, la Cattedrale di San Giovanni Battista (semplicemente Katedra per i Varsaviani) e la Chiesa dei Gesuiti (Kosciol Jezuitow), dedicata alla Madonna delle Grazie, patrona della città, ci troviamo in un’altra meravigliosa piazza: Piazza del Mercato della Città Vecchia (Rynek Starego Miasta). Semplicemente stupenda!!! Racchiusa da palazzi di stili diversi, gotici, rinascimentali, manieristi, barocchi, neoclassici, alcuni decorati con stucchi, altri dipinti. Al centro della piazza si erge la statua in bronzo della Sirena, simbolo di Varsavia: in realtà, in giro per la città ce ne sono altre, ma questa pare sia quella a cui i Varsaviani sono più affezionati. Gironzoliamo un po’ nei dintorni, poi imbocchiamo Ulica Nowomiejska che ci conduce, attraverso il Barbacane, la possente fortificazione che faceva parte delle mura difensive della città, nella cosiddetta Città Nuova (Nowe Miasto), attraversata dalla Ulica Freta, una bella via su cui si affacciano chiese ed edifici storici, oltre che numerosi locali. Si incontra dapprima la Chiesa dei Paolini (Kosciol Sw. Ducha), intitolata al Santo Spirito, barocca, da cui, dal 1711, ogni anno parte il pellegrinaggio diretto a Jasna Gora. Più avanti, si trova la Chiesa dei Domenicani (Kosciol Dominikanow), oggi intitolata a San Giacomo, dagli interni barocchi. Emozionante la storia di questa chiesa: durante la rivolta di Varsavia era stata destinata a ospedale e, una volta sedata la rivolta, i Tedeschi uccisero prima tutto il personale sanitario e poi fecero saltare in aria l’edificio con tutti i feriti che erano ricoverati, appiccando successivamente il fuoco alle rovine. Quando si mise mano alla sua ricostruzione, gli operai si accorsero che i corpi di quei poveretti erano irrecuperabili essendo ormai un tutt’uno con le macerie. Decisero perciò, di lasciare quei pietosi resti così com’erano, ricoprendoli con il nuovo pavimento. Un cartello invita al rispetto di quanti giacciono ancora lì. Proseguendo, troviamo la casa natale di Marie Curie, la famosa scienziata premio Nobel per la fisica e la chimica grazie alla scoperta del radio e del polonio. Ulica Freta piega a destra, dove si apre la Piazza del Mercato della Città Nuova (Rynek Nowego Miasta), chiusa in fondo dalla bianca facciata della Chiesa delle Sacramentine (Kosciol Sakramentek), intitolata a San Casimiro. Una breve via conduce alla barocca Chiesa della Visitazione di Maria Vergine (Kosciol Nawiedzenia Maryi Panny): dal giardino che si trova alle sue spalle, e da cui si gode di una magnifica veduta della Vistola, si può scendere fino a raggiungere il bel Parco multimediale delle Fontane, che durante il fine settimana danno vita a spettacoli di giochi d’acqua dai vari colori. Lo sguardo spazia oltre la Vistola fino al quartiere di Praga, l’unico ad essere stato risparmiato dai bombardamenti e che perciò mantiene intatta l’atmosfera della Varsavia d’anteguerra: purtroppo non lo abbiamo potuto visitare per mancanza di tempo e questo ci rammarica ancora.
Torniamo indietro fino alla Piazza del Castello: da qui ha inizio il primo tratto dell’antica Strada Reale (Trakt Krolewski) che una volta, lunga dodici chilometri, collegava il Castello Reale con la residenza estiva di Wilanow. Oggi questa arteria si chiama, nel tratto iniziale, Krakowskie Przedmiescie ed è ricca di edifici magnifici. E’ attraversata da diverse linee di autobus, ma non ci pensiamo due volte a percorrerla a piedi per tornare verso casa.
Il primo edificio che si incontra partendo quindi da Piazza del Castello è la bella Chiesa di Sant’Anna (Kosciol sw. Anny) con una monumentale facciata e il campanile cinquecentesco.
Belli il Palazzo Presidenziale (Palac Namiestnikowski) e il complesso della sede storica dell’Università (Uniwersytet). Raggiungiamo la Chiesa di Santa Croce (Kosciol sw. Krzyza) al cui interno, nel primo pilastro di sinistra, è murata l’urna contenente il cuore di Chopin. Siamo veramente frastornati da quanto di interessante c’è da vedere: non avremmo pensato mai tanto, considerando che avevamo letto su Varsavia parecchi pareri negativi.
Dopo la Chiesa di Santa Croce, Krakowskie Przedmiescie diventa Ulica Nowy Swiat, ricca di negozi e di ristoranti entrambi di ottimo livello, molto vivace.
Ci accorgiamo ad un tratto, quasi per caso, che una traversa sulla destra è proprio Ulica Chmielna, dove si trova il nostro appartamento.
Giusto il tempo di riposarci un po’, poi rifacciamo tutto il percorso inverso per andare a cena nella Città Vecchia, dove abbiamo adocchiato un locale. Questa volta, però, prendiamo il bus 180, fantastico, che, alternato alla linea 116, passa in continuazione, puntualissimo: entrambi percorrono tutta Ulica Nowy Swiat e tutta Krakowskie Przedmiescie. Scendiamo all’incrocio tra Ulica Dluga e Ulica Miodowa, davanti allo scenografico Monumento all’Insurrezione di Varsavia e alla Cattedrale del Campo dell’Esercito Polacco, tradizionalmente luogo di culto dei soldati, e ritorniamo in Ulica Freta 3/5 per cenare nel ristorante “Pod Samsonem” (www.podsamsonen.pl) che propone anche qualche piatto della cucina ebraica. Il locale è semplice, più simile ad una nostra trattoria, anche qui mangiamo bene spendendo in quattro la bellezza di € 39,00. Unico neo: i camerieri hanno un aspetto triste e parlano rigorosamente solo polacco. Una sola parola inglese per tutta la durata della cena: “yes”.
Sulla via del ritorno, ci godiamo Varsavia by night prima di salire sull’autobus 180 che ci riporta a casa: ultima deviazione, davvero non sappiamo resistere alla tentazione, percorriamo Ulica Fuksal, in realtà la continuazione della nostra Ulica Chmielna, altra bella via piena di palazzi importanti e zeppa di locali con i tavoli all’aperto.
Veramente stanchi, ci ritiriamo per un meritato riposo.
Giovedì 21 Agosto
Oggi ci dirigeremo nella parte sud di Varsavia, fuori del centro per visitare il Palazzo di Wilanow, residenza reale estiva al tempo del re Giovanni III Sobiesky. Prendiamo il bus 116 su Ulica Nowy Swiat e dopo un lungo percorso di circa otto chilometri che attraversa i nuovi quartieri periferici, raggiungiamo la meta. Purtroppo, oggi il tempo è brutto e comincia a piovere: è un vero peccato, perché l’itinerario prevede anche la visita dei vasti giardini che circondano la reggia.
Il costo del biglietto di ingresso è di € 7,50 circa a persona, comprensivo di audio guida in italiano.
Già avanzando dal viale di ingresso, il colpo d’occhio è notevole: la reggia non ha niente da invidiare alle più belle residenze reali dell’Europa occidentale, adagiata nel bel mezzo di un magnifico parco; la facciata posteriore, quella che si apre appunto dalla parte dei giardini all’italiana, barocchi, a terrazze digradanti verso il lago (Staw Wilanowski) è ancora più scenografica, completamente adornata di balaustre e nicchie. Per non parlare degli interni, dalle sale cinesi alle raccolte di porcellane preziose, dai soffitti affrescati ai pregevoli mobili di epoche varie.
Piove ancora, quando, terminata la visita del Palazzo, affrontiamo quella del parco: nonostante la pioggerella, rimaniamo ammirati da tanta perfezione nella composizione delle aiuole in cui è stato studiato accuratamente l’accostamento cromatico.
Si è fatta l’ora di pranzo e preferiamo fermarci a mangiare qualcosa qui a Wilanow prima di tornare in centro: troviamo, lungo la Ulica Stanislawa Kostki Potockiego, una successioni di locali: l’istinto ci dice di fermarci al n. 24, da “Pijalnia Czekolady”, www.pijalniaczekolady.com.pl, che si rivela un locale talmente elegante e raffinato, con arredamenti d’epoca e tovaglie damascate, da farci sentire dapprima in soggezione. Per fortuna, il cameriere si dimostra cordiale ed affabile, mettendoci subito a nostro agio. E’ incredibile come, mangiando in modo superlativo in un locale come questo, dove le ottime pietanze vengono presentate con la massima ricercatezza, siamo riusciti a spendere solo € 44,00 in quattro, compreso un dolce a base di cioccolata di produzione propria. Sì, perché questo è uno dei vari locali della storica cioccolateria Wedel, attiva a Varsavia dalla fine dell’Ottocento.
Riprendiamo il bus 180 per tornare verso il centro: è nostra intenzione visitare nel pomeriggio il Parco Lazienki (Lazienki Krolewskie, letteralmente Bagni Reali), il più grande e più bello dei parchi cittadini, visto che il bus effettua una fermata quasi di fronte ad uno suoi ingressi, in Ulica Agrykola.
Ma prima di entrare, Dario esprime il desiderio di andare allo stadio del Legia Varsawia che è poco distante (solo un paio di fermate di autobus, se ne vede la sagoma in lontananza, alle spalle del parco), considerata la sua mania di collezionare sciarpe delle squadre di calcio: raggiungiamo così la vicina fermata in Al. Armii Ludowej, una grande arteria di scorrimento dove transitano parecchie linee di autobus, iniziando un’avventura che ci costerà oltre due ore del nostro prezioso tempo; le tabelle (in polacco) degli orari sono ovviamente incomprensibili per noi e quindi prendiamo il 411 che è però quello sbagliato perché, è vero che va nella direzione dello stadio, ma non fa fermate per almeno tre chilometri, e quando riusciamo a scendere, impieghiamo un sacco di tempo per ritornare al punto di partenza e ricominciare tutto daccapo, salendo finalmente sull’autobus 188 che ferma nei pressi dello stadio.
Piuttosto stressati, ci concediamo una passeggiata all’interno del parco, visto che oltretutto nel pomeriggio è una splendida giornata di sole.
Il parco è attraversato da nord a sud da un lungo specchio d’acqua ed è ricco di straordinari edifici disseminati nella sua vasta area. Dapprima si incontra il monumento a Chopin, circondato da panchine perché qui, la domenica mattina, si tengono concerti gratuiti. Scenografici il Palazzo del Belvedere (Palac Belweder) e il Palazzo sull’Acqua (Palac na Wodzie) e di grande effetto il Teatro sull’Isola (Teatr na Wispie), costruito nel 1790 a modello dell’antichità classica, con le gradinate sulla terraferma e la scena su un isolotto, circondata da false rovine. Il tutto assolutamente da vedere e godere con calma, tanti sono gli angoli suggestivi e inoltre, come nei parchi di Londra, ci si imbatte nei socievoli scoiattoli che si avvicinano in cerca di cibo.
Con il solito bus 180 ritorniamo a casa per riposarci un po’ e poi rispostarci nella Città Nuova, in Ulica Podwale n. 25, di fronte al Barbacane, per cenare nel ristorante “Podwale” , www.podwale25.pl, consigliato dalle guide: il locale è caratteristico, sempre molto affollato, noi avevamo prenotato ieri, porzioni fin troppo abbondanti, € 45,00 in quattro, compresa la birra di produzione propria.
E’ la nostra ultima sera polacca, a malincuore domani lasceremo questo paese che non ci aspettavamo così bello ed ospitale.
Venerdì 22 Agosto
Alle 9:00, preparati i bagagli usciamo per un ultimo giro: partiremo dall’aeroporto di Modlin alle 14:55 e quindi, per prima cosa, attraversata Ulica Marszalkowska (si attraversa solo con i sottopassaggi), raggiungiamo la vastissima Plac Defilad (che significa Piazza delle Sfilate, in puro stile sovietico anni ‘50) dove si apre l’ingresso del Palazzo della Cultura e della Scienza. Un ascensore velocissimo ci spara a razzo al trentesimo piano: meglio non potevamo salutare Varsavia che da lassù si abbraccia tutta. La giornata è bellissima e i colori abbaglianti: che suggestione l’accostamento dei tetti di mattoni rossi di quel piccolo nucleo della città storica sovrastati dall’acciaio e dal vetro dei nuovi grattacieli, i tram colorati, le macchie verdi dei tanti parchi cittadini!
Ancora una puntata verso la Stazione Centrale, da far invidia alle nostre povere stazioni, pulita, accogliente, con ottimi punti di ristoro e un nuovo centro commerciale ricoperto da un originalissimo tetto di cristallo che simula il movimento delle onde e lo scorrere dell’acqua.
Riprendiamo i bagagli e ci affrettiamo di nuovo verso Piazza Defilad da dove parte lo shuttle per l’aeroporto di Modlin, già prenotato da Roma e che comodamente, in circa 40 minuti e al costo di € 7,00 a persona ci porta al nostro Terminal.
Il volo Ryanair FR 7026 parte in orario e alle 17,20 siamo a Ciampino.
Fantastica Polonia, già pensiamo di voler ritornare, nonostante la difficoltà della lingua e qualche disorganizzazione in alcuni siti turistici. Un consiglio: partite con un po’ di zloti già in tasca perché l’euro non viene proprio accettato, se non in alcune strutture alberghiere.