In giro per il Friuli Venezia Giulia 2
Sabato 12 maggio
Partiamo in mattinata e nel primo pomeriggio siamo già a Grado dove soggiorneremo all’hotel Friuli. Per raggiungere Grado l’ultimo tratto percorriamo la statale 352 che in modo suggestivo entra nella laguna con un lembo di terra lungo diversi chilometri su cui transitano appunto la carrabile ed una ciclabile/pedonale, attraverso un ponte girevole,costruito negli anni 30 ed in fase di restauro, si giunge all’isola di Grado. Una piacevole sorpresa ci attende in quanto a Grado si stanno allenando le frecce tricolore in vista dell’evento ufficiale del giorno dopo. Subito “l’isola del sole” ci colpisce piacevolmente, soprattutto il centro storico, con le viuzze ricche di locali con vari affacci sulla laguna e sul mare con il lungomare della diga che protegge il centro storico dalle mareggiate. Anche le spiagge sono notevoli ma a noi il classico litorale adriatico infinito e sabbioso non ci fa impazzire. I monumenti più significativi sono la basilica di Santa Eufemia, il battistero e la basilica di Santa Maria delle Grazie. La sera ceniamo e ci rilassiamo appunto nel centro storico.
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Domenica 13 maggio
Visitiamo un po’ di Friuli Venezia Giulia. La prima tappa è Aquileia che dista da Grado pochi chilometri, antica città romana distrutta da Attila. Oltre a diversi ruderi di età romana notevole è la basilica con grandi mosaici. Dopo Aquileia ci rechiamo al sacrario militare di Redipuglia, monumentale cimitero militare costruito in epoca fascista dove sono sepolti 100.000 soldati italiani caduti nella prima guerra mondiale. È il più grande sacrario militare d’Italia ed uno dei più grandi del mondo. Successivamente ci dirigiamo a Palmanova, città fortezza chiamata “città stellata” per la sua pianta poligonale a stella con 9 punte. La sera passeggiamo e ceniamo sempre per la bella Grado dove degustiamo il tipico piatto gradese, il boreto, piatto che nasce in laguna, quando i pescatori ancora vivevano nei tipici casoni. Il pesce che rimaneva invenduto perché meno pregiato, è proprio il protagonista principe di questa ricetta. Spicchi d’aglio e aceto potevano servire a camuffare il sapore dei pezzi meno pregiati, mentre l’abbondante manciata di pepe mirava a stuzzicare il palato dei commensali. Il boreto è vantato dal popolo gradese per la sua unicità, la sua spiccata diversità rispetto ai guazzetti del resto d’Italia. Questa particolare zuppa di pesce si serve con contorno di polenta.
Lunedì 14 maggio
Ci rechiamo subito a Trieste dove ci colpisce in particolar modo Piazza Unità d’Italia, la più grande piazza d’Europa aperta sul mare. La piazza ospita il Palazzo del Municipio con il famoso orologio di Micheze e Jacheze che dal 1876 scandiscono il tempo della città con i loro rintocchi, la Fontana dei Quattro Continenti, il palazzo del Governo, lo storico Caffè degli Specchi e altri palazzi. Belli anche il Castello e Cattedrale di San Giusto. Il castello venne costruito tra il 1470 e il 1630 sul colle che sovrasta la città. Da qui si gode di una bella vista sulla città. Sul piazzale sottostante si ergono il Monumento ai Caduti, il Foro romano e la Cattedrale, caratterizzata dal grande rosone gotico e dallo stile romanico.
Martedì 15 maggio
Visitiamo Marano Lagunare che dà il proprio nome all’area occidentale della laguna adriatica del Friuli-Venezia Giulia. A Marano Lagunare troviamo ancora oggi tantissimi edifici dell’epoca della Serenissima, e il più importante è la Loggia Maranese, una loggia chiusa con bugnato in pietra d’Istria. Accanto alla Loggia si innalza la cosiddetta Torre Millenaria, alta 32 metri, di cui si hanno le prime notizie nel 1066. È probabile che in principio fosse una torre d’avvistamento. Tutti i suoi lati sono ornati da busti di vari provveditori del paese. E Torviscosa. Tristemente famosa come area malarica, la zona vide sporadici tentativi di bonifiche parziali ad opera degli agricoltori locali e dei signori che possedevano queste campagne, scoraggiati peraltro dalla bassa fertilità del terreno. Degne di nota erano comunque le risaie che impiegarono numerosa manovalanza del circondario e furono attive fino agli anni venti, sino all’opera di risanamento conclusiva avvenuta in epoca fascista, nell’ambito di un grande progetto di espansione industriale che le trasformò completamente. Sono di quest’epoca il razionale assetto viario, arredi, edifici pubblici e abitativi, impianti sportivi e strutture produttive che ne fanno uno degli esempi più interessanti di pianificazione urbanistica del Ventennio. L’attuale centro nacque tra il 1937 e il 1938 con la definitiva bonifica delle paludi, effettuata a partire dal 1927, la realizzazione di un canale navigabile e la fondazione di una fabbrica per la produzione di cellulosa, ricavata dalla lavorazione della canna gentile di cui il territorio è ricco, che viene poi utilizzata nella fabbricazione di fibre artificiali; il tutto nel quadro della politica di autarchia inaugurata dal fascismo negli anni trenta. La fabbrica che produceva la cellulosa per uso tessile, ovvero il rayon o la viscosa (da questa deriva il nuovo nome della località).