Il Friuli, emblema del Triveneto di frontiera

È una regione eterogenea. Presenta alcuni tratti del Veneto, punti in comune col Trentino e carsiche contaminazioni di popoli venuti dalla ex Jugoslavia
Scritto da: anniaffollati
il friuli, emblema del triveneto di frontiera
Partenza il: 12/06/2016
Ritorno il: 19/06/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Il Friuli è una regione eterogenea. Presenta alcuni tratti del Veneto (il suo dialetto sembra una estremizzazione della lingua serenissima), alcuni punti in comune col Trentino (genti sulle prime piuttosto schive, ma che poi svelano il proprio buon cuore); carsiche contaminazioni di popoli venuti dall’ex Jugoslavia, frutto di forti emigrazioni, di deportazioni fuori e dentro confini labili come granelli di sabbia al vento.

Terra di passaggio, di frontiera s’è detto. Popoli in grado di resistere a tutto, anche a guerre come la Prima combattute in trincee gelate, non sempre finite bene per noi: la vicina Caporetto, oggi in territorio Sloveno ma fino al ’47 terra d’Italia, ne è la prova vivente. Genti sopravvissute a terremoti, l’ultimo quello del 1976, e sempre pronte a tirarsi su le maniche e ripartire a costruire da zero.

Regione capace d’un verde rigoglioso senza pari, interrotto poi a sprazzi da zone pesantemente urbanizzate, numerose industrie e piene di centricommerciali. Terra di importantissimi cantieri navali e porti – Monfalcone tra i primi, Trieste come attracco – proprio per questo ha visto la sua popolazione crescere drasticamente dopo anni di forti partenze, a seguito di una massiccia immigrazione di popolazioni provenienti non solo dall’Italia meridionale, ma anche da oltre confine. Ciò è constatabile ancora oggi, in quanto le zone residenziali e i centri storici sono spesso ben più disarmonici rispetto ad altre zone d’Italia.

Se in Veneto sono il Brenta e il Piave, i fiume cui son stati titolati più comuni, qui sono l’Isonzo, il Tagliamento, il piccolo Timavo, i corsi d’acqua più rappresentati dalla toponomastica. Poche città di modeste dimensioni e una miriade di piccoli comuni dalle tradizioni tenacemente resistenti: nonostante le esigue dimensioni, girare il Friuli non è semplice. In pochi chilometri si passa dal mare alla montagna, dalle paludi all’alta collina. Non vi è un senso in cui procedere, ma molti itinerari possibili a seconda di ciò che stimola l’interesse del viaggiatore.

Anni fa soggiornai per alcune notti al centralissimo Hotel Joyce di Trieste, la città non era certo quella di oggi, volta al turismo e al buon vivere. Subito mi parve una fredda città di mare come tante, dal golfo affascinante, ma con strade congestionate dal traffico e dal parcheggio selvaggio e da una miriade di alveari in cemento. Addentrandomi però sotto la coltre dei luoghi comuni – bora-porto-confine – trovai una città viva, zeppa di luoghi nascosti (ristoranti meravigliosi, antichi caffè e torrefazioni, il museo Joyce, il piccolo ma accogliente acquario, l’osservatorio astronomico di Margherita Hack). Oggi i palazzoni sono ancora lì, ma la città sembra avere fatto un ulteriore balzo in avanti verso la giusta strada del (tentare per lo meno di) vivere di cultura. Molte nuove librerie hanno aperto, tra cui quella lussuosa di piazza Oberdan, ricavata dai locali dove Tornatore anni fa girò un lungometraggio. Proprio da quella piazza, si può fare l’esperienza di partire con lo storico tram alla scoperta l’impervia frazione di Opicina.

La centrale Piazza Unità d’Italia, è circondata da palazzi meravigliosi risalenti a diverse epoche storiche; nel periodo natalizio, sulle facciate del municipio vengono proiettati giochi di luce ed illusioni ottiche. Da qui si dirama la zona pedonale che va dal Tempio Serbo Ortodosso di San Spiridione e dal colonnato della chiesa di Sant’Antonio affacciato sul canale antistante, fino a Piazza Hortis, a due passi dall’acquario cittadino. Per quanto riguarda i locali, certamente da consigliare due locali storici, come l’Osteria Bella Trieste e la Torrefazione “La triestina”. Il vicino Castello di Miramare è certamente da non mancare, anche se a mio avvio ha perso di interesse da quando la serra delle farfalle è stata prima chiusa e successivamente spostata nel sotterraneo – avete letto bene – di un immenso centro commerciale.

Rivisitato di recente quest’ultimo, l'”Istituto Scientifico e di Ricerca Centro Colibrì” fondato da Margherita Hack e come si diceva oggi presente presso “la città fiera” di Udine, è davvero una stupenda esperienza sensoriale tra farfalle, colibrì, pappagalli, tucani e persino una coppia di bradipi.

Nel tornare da Trieste verso Udine, non può mancare una sosta a Sistiana, località di mare molto conosciuta dai residenti, grandi spiagge di ghiaia libere e qualche stabilimento balneare a due passi dal castello di Duino.

Il centro storico di Udine è una possibile meta. Dal suo imponente castello, ricco di antichi edifici interni e un enorme piazzale, si discende tra La loggia di San Giovanni con la torre dell’Orologio e la Loggia del Lionello, per poi imboccare la centrale Via Mercato vecchio. Qui, sfilando davanti all’antico monte di pietà, si raggiunge la movimentata piazza Matteotti, meglio conosciuta come piazza San Giacomo oppure piazza delle Erbe, con la spettacolare Chiesa di Sant’Antonio Abate. Grande sfarzo, riservato ad un capoluogo che non si discosta molto da altre città Venete come Treviso e Padova.

Gorizia invece, è divisa da Nova Gorica dal confine italo-sloveno. Molto spesso la gente varca il confine attirata dai casinò, dai night club, o anche solo per fare rifornimento o per acquistare beni si necessità ad un prezzo a dire il vero di poco inferiore a quello nazionale. Trade-union fra il mondo latino, slavo e germanico, Gorizia vecchia è un piccolo gioiello ed è incantevole percorrere le sue corte strade per poi arrampicarsi sul castello (il cui interno è parzialmente visitabile). Dal suo apice, è possibile stendere lo sguardo ben oltre il confine politico tra Italia ed Ex-Jugoslavia.

Pordenone dà l’impressione al visitatore di essere un paese, più che una città vera e propria. Sfarzosa, nell’antica centrale Contrada maggiore, oggi Corso Vittorio Emanuele II, sotto i suoi portici si alternano gioiellerie e griffe, come fosse un’antica Quinta Strada newyorchese. Sull’arteria principale, si affacciano i palazzi antichi, tra cui il gotico palazzo comunale, che dà sull’antistante piazzetta. Un’osteria tra le tante, nascosta per i vicoli centrali, dà soddisfazioni, “La ferrata”: frico ottimo e vini delicati. Da qui, anni fa in un giorno di pioggia, partimmo io e la mia dolce metà, in viaggio verso la tomba di uno dei massimi intellettuali italiani. Pier Paolo Pasolini visse in gioventù a Casarsa della Delizia, qui insegnò nei paesi limitrofi e proprio qui è sepolto, nel piccolo cimitero del paese. Il Centro studi Pasolini è una fondazione ubicata in Casa Colussi, dimora della famiglia materna del poeta e sua abitazione dal 1943 al 1949. Nata con lo scopo di salvaguardare il lavoro del grande artista, è visitabile spesso solo su diretta richiesta alla curatrice.

Nel corso degli anni, ci è capitato di fermarci in più riprese e lungo più tragitti in molti centri di medie dimensioni, ognuno con le proprie caratteristiche ben delineate – sarebbe il caso di arrivarvi da sobri, anche se le frasche presenti ad ogni incrocio, tentano in ogni modo di convincervi a fermarvi e a farvi un’ombra di bianco friulano (l’innominabile Tocai) o di ribolla. È il caso della caratteristica Palmanova, città-fortezza a pianta poligonale a stella a 9 punte, fondata dai veneziani alla fine del ‘500 a scopo anti-asburgico. Vale la pena passarvi un paio di ore gironzolando per il centro, in cerca delle tre porte che permettono l’ingresso all’interno della città. Per gli interessati vi è anche un museo militare.

Cervignano si trova al interno nella provincia di Udine ed è uno dei paesi che si sono maggiormente sviluppati urbanisticamente negli ultimi anni. Nato ben prima dell’anno 1000 come “Cirvignanum”, prendendo il nome da una importante famiglia romana, la sua storia si ricollega a quella della fondazione della vicina Aquileia. Colonia romana sin dal 181 a.C., proprio quest’ultima fu, con Cividale del Friuli e Udine, una delle capitali del Friuli, tanto è vero che ancora oggi il fregio regionale consiste nella sua famosa aquila. Grande centro archeologico, è meravigliosa sia di giorno che la sera, quando tutto è silenzio, colonnati rischiarati da fari e l’imponente campanile della basilica che si staglia nel cielo notturno. Monfalcone, come si è detto prima, è la ragione del recente ripopolamento dei centri limitrofi. Il suo cantiere navale, sorge sulle foci dell’Isonzo ed è uno dei maggiori in tutto il Mar Mediterraneo, varando negli ultimi anni soprattutto navi da crociera.

Tornando verso Pordenone, troverete Spilimbergo. Fondato tra il torrente Meduna e il Tagliamento dai conti Spengenberg, originari della Carinzia, oggi è un centro tutto da visitare, simile se vogliamo proprio al vicino capoluogo di provincia. Il duomo, il castello, Corso Roma su cui si affacciano palazzi antichi, il storico locale il Bachero, molto simile a ciò che doveva essere un tempo l’antica osteria di paese: ampi spazi, camino centrale che scalda e su cui si cucina, gente ovunque. Un’esperienza.

Per i gastronauti, imperdibile è anche un salto verso nord, a San Daniele, patria del prosciutto crudo. A dire il vero non c’è moltissimo da vedere il questo piccolo centro abbarbicato in cima ad una collina, ma tanto da assaggiare. Ovunque, propongono taglieri e ombre di vino; personalmente ci siamo affidati alla centrale enoteca La Trappola e ci ritorneremo.

Tornando verso Udine, è obbligatoria poi una visita a Cividale. Centro fondato da Giulio Cesare in persona, è stata capitale longobarda del Friuli. Oggi è un meraviglioso centro tagliato in due dal torrente Natisone e ricucito da uno dei tanti ponti del diavolo presenti nel nostro pese. La leggenda è quasi per tutti la stessa: la popolazione che chiede al diavolo di costruire un ponte, il diavolo ricatta gli abitanti chiedendo in cambio l’anima di chi per primo lo percorrerà, i locali che beffano satana facendo sfilare per primo un cane. Il duomo, l’ipogeo celtico, anche la sola vista del ponte: la visita è d’obbligo.

Oltre a questi centri, vi è poi un’orda di piccoli borghi, spesso semplici frazioni, che ci sono rimaste nel cuore. È il caso di Valvasone, in cui centro storico è disseminato di canali e mulini, Gradisca d’Isonzo, centro dalle grandi potenzialità sorto all’interno di una magnifica fortezza dalla resistente cinta muraria. Strassoldo, è sorprendente: ben due castelli – quello di sopra e quello di sotto – e le relative costruzioni fortificate, si susseguono una volta entrati dal varco posto all’ingresso del castello di sotto. Strade di pietra, ruote di mulini, edifici dal fascino assoluto.

Il Friuli è tutto questo e molto altro ancora.

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Centro Colibrì - UD

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Centro storico - UD

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Castrello di Udine - UD

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Strassoldo - UD

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Tram per Opicina - TS

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Gorizia

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Scorcio di Cividale - UD



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