Giro nelle Fiandre

Alla scoperta di Bruxelles con tappe a Bruges e Gand
Scritto da: hummin
giro nelle fiandre
Partenza il: 08/06/2015
Ritorno il: 12/06/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Alla ricerca di mete sempre nuove ed interessanti stavolta ci siamo lasciati incuriosire dalle Fiandre, regione belga che nelle menti degli appassionati di ciclismo evoca immagini di spettacolari duelli fra i grandi di questo sport, ma anche ricca di storia e di tante altre sfumature spesso poco pubblicizzate.

Abbiamo a disposizione una settimana, decidiamo di partire il lunedì e rientrare il venerdì per evitare il caos del fine settimana e anche per una questione di opportunità, troviamo dei biglietti aerei a buon prezzo con Ryanair con partenza dall’aeroporto di Pisa.

Inizialmente pensavamo di noleggiare un’auto e dividere il viaggio in tappe, ci siamo resi conto studiando il percorso che sarebbe stato un’inutile dispendio di energie e denaro. Le Fiandre si possono tranquillamente visitare facendo base a Bruxelles, città dove eravamo già stati qualche anno fa, e muovendosi in treno, le ferrovie belghe sono efficienti, e la frequenza dei mezzi sia verso Gand che verso Bruges rende la programmazione degli spostamenti molto semplice.

La partenza è fissata per lunedì 8 giugno alle 9 del mattino, tutto va nel migliore dei modi e atterriamo dopo neppure due ore a Charleroi, l’aeroporto dista circa cinquanta kilometri dalla capitale belga ma è facilmente raggiungibile in autobus. Per maggiore comodità ci procuriamo i biglietti del bus-navetta su internet prima della partenza, sul sito www.flibco.com si possono acquistare comodamente al costo di 28 Euro a persona A/R, non un prezzo basso considerata la distanza e il tipo di servizio ma considerate le alternative taxi o treno forse è la più conveniente. I bus si trovano proprio davanti alla sezione Arrivi dell’aeroporto, quelli della Flibco hanno la livrea bianco/azzurra facilmente riconoscibile, sono mezzi nuovi e comodi e la biglietteria è comunque molto vicina, consiglio però di procurarseli prima per evitare code.

Dopo una quarantina di minuti di viaggio, il bus ci lascia alla Gare du Midi, snodo ferroviario più importante della città, nonché fermata della metro e vera e propria cittadella commerciale, non esagero dicendo che è facile perdersi al suo interno tra scale, gallerie di negozi e supermercati, anche perché è proprio quello che ci è capitato appena arrivati. Da qui per andare al nostro alloggio occorre la metro, il mezzo certamente più rapido e funzionale, i biglietti per la corsa singola costano 2,10 E mentre il giornaliero 7,50 E.

Spostarsi nel centro storico della città non è difficile, la Grand Place e le altre attrazioni si raggiungono a piedi facilmente e la metro non è necessaria, il discorso cambia se si vuole visitare l’Atomium e la zona delle istituzioni europee. Abbiamo tralasciato proprio questa parte avendo già visitato la città alcuni anni fa, e anche la scelta della sistemazione è influenzata da questo fattore. Dopo varie ricerche online decidiamo per la Maison Noble, un b&b molto vicino alla fermata della metro Santa-Caterina, e a dieci minuti circa a piedi dalla Gran Place. Per tre notti con colazione inclusa spendiamo 380 euro (Bruxelles è una città molto cara, preparatevi a questo), la stanza è grande e curata, ad un primo impatto non ci possiamo lamentare di nulla. Altra nota positiva sono i due proprietari, gentili e disponibili a dispensare consigli ed indicazioni utili, completano degnamente un ambiente elegante e piacevole.

Importante è la presenza di ristoranti e supermercati in zona, e in vacanza questo non è un dato trascurabile. Bruxelles è si una grande capitale, ma anche una città ancora a misura d’uomo, piacevole da scoprire per chi vi si avventura per la prima volta.

All’ora di pranzo ci siamo già sistemati e dopo aver mangiato qualcosa abbiamo un intero pomeriggio per passeggiare, rivedendo luoghi che ci sono rimasti nel cuore. In Italia esiste un vecchio adagio popolare per cui “tutte le strade portano a Roma” e qui vale un discorso simile per quel che riguarda la Grand Place. Potrete passeggiare dove volete ma alla fine capiterete sempre lì, non ci vuole molto a capire che questo è il cuore pulsante della città. Questa meraviglia architettonica è sempre affollata, giovani dappertutto, artisti di strada, pittori, insomma tutto quello che nell’immaginario collettivo si penserebbe di trovare in un luogo simile. Bella di giorno e spettacolare di sera, quando al calar del sole viene sapientemente illuminata, la piazza dà il meglio di sé nel periodo natalizio, parola di testimone.

Da non perdere il Museo della birra e il Museo del cioccolato, sfortuna vuole che il lunedì sia il giorno di chiusura oltre che di molti ristoranti anche dei musei, dobbiamo quindi rinviare ad un altro momento la visita, un amarcord che non ci vogliamo perdere. Come primo giorno non ci diamo una meta precisa, passeggiamo semplicemente, con il solo fine di goderci la città e le sue bellezze, rivediamo i murales che rallegrano Bruxelles, il Manneken pis o più semplicemente il bambino che fa pipì sempre circondato da curiosi che vogliono farsi fotografare con lui e tante altre cose.

Da inguaribile goloso quale sono però c’è un’altra cosa che supera tutte le altre, il profumo di dolci che invade le strade, negozi di cioccolato e biscotti ovunque, waffel come se piovesse e scelte interminabili di birre artigianali, per farla breve una sorta di paese dei balocchi.

Ci avviciniamo al termine della giornata e alla scelta del ristorante dove cenare, come sempre in questo ci aiuta internet e tutti i siti sull’argomento, orientando la nostra scelta su un grazioso locale che si chiama Fin de siecle in Rue Chartreux 9 vicino alla Piazza della Borsa. Ad una prima occhiata ci si accorge di come sia un posto molto alla buona, uno di quelli per capirci dove si viene sistemati al tavolo con altre persone e il menù è scritto solamente su una grossa lavagna all’ingresso, un’atmosfera che nel tempo si è persa ma che a me piace molto. I camerieri sono giovanissimi e ci sono diversi italiani il che permette di superare il problema della lingua, che quando si parla di cibo può rivelarsi un ostacolo insormontabile. La qualità del cibo è ottima, noi cerchiamo di prendere dei piatti tipici quindi scegliamo lo stoemp (salsicce cucinate con verdura e adagiate su un delizioso purè di patate) e la carbonade (spezzatino alla birra accompagnato da patatine fritte o purè di patate a scelta).

La giornata volge al termine e la stanchezza si fa sentire, ritorniamo alla nostra sistemazione in attesa il giorno dopo di visitare Gand.

Come già anticipato prima scegliamo il treno come mezzo di trasporto e anche in questo caso acquistiamo i biglietti online sul sito delle ferrovie belghe, www.belgianrail.be. L’acquisto non è fondamentale, noi l’abbiamo fatto come sempre per risparmiare tempo e approfittare nel caso di qualche offerta particolare, spendiamo 17,80 Euro per un biglietto di andata e ritorno open, in pratica ci permette di prendere qualsiasi treno tra Bruxelles e Gand senza limitazioni di orario o tipologia.

Partiamo con calma, in treno ci vogliono quaranta minuti scarsi, bisogna solo fare attenzione al momento della partenza perché quasi tutti i convogli hanno origine dalla Gare du Midi, qualcuno ferma anche alla Gare Centrale ma è meglio controllare sempre prima il percorso. Si arriva a destinazione verso le 10:30 e raggiungiamo il centro con il tram 1, la fermata è proprio fuori dalla stazione ferroviaria. Lo facciamo non tanto per la distanza proibitiva quanto per risparmiarci mezz’ora di passeggiata nella zona meno bella ed interessante della città. Unico piccolo neo il prezzo del biglietto, la singola corsa costa 3 euro a persona.

Avevamo letto di quanto fosse bella Gand, però vederla di persona fa un effetto molto diverso. Il centro storico è per fortuna chiuso al traffico, questo aiuta a godersi di più la visita, e tutto quello che val la pena di vedere è molto concentrato, diciamo che basterebbe una mattinata per scoprire la città, meglio però prendersela con molta calma e godersi la visita.

Gand non è la classica città turistica, è soprattutto un centro universitario e questo si vede molto chiaramente anche solo passeggiando per il centro, ci sono ragazzi ovunque, molti dei quali arrivano anche da Bruxelles. Arrivati a destinazione spendiamo il tempo che ci separa dal pranzo visitando la Chiesa di San Nicola e il Belfort, la più famosa una delle tre torri campanarie della città e dalla cui sommità si gode un panorama splendido, in pratica si ha una visuale a 360°. Ovviamente non resistiamo alla tentazione di salire e con nostra gradita sorpresa c’è un comodo ascensore che ci porta in vetta senza fatica, e noi che ci eravamo già preparati materialmente alla faticaccia, da lì non posso esimermi dallo scattare la mia solita quantità industriale di foto.

Pranziamo in un caratteristico ristorante ricavato all’interno dell’antica bottega di un macellaio con tanto di prosciutti appesi al soffitto, devo dire nulla di eccezionale, questo però non cambia la mia opinione positiva sulla cucina locale. Abbiamo viaggiato parecchio per il Nord Europa e secondo me quella belga è la miglior cucina provata in quest’area, certo nulla di paragonabile come varietà e qualità a quella italiana, ma bisogna accontentarsi

Il pomeriggio passa tra le visite della Cattedrale di San Bavone e il Castello dei Conti di Fiandra. Sono entrambi notevoli anche se in questo periodo la cattedrale è sotto lavori di restauro, ammetto di aver preferito però il castello. Vederne uno perfettamente conservato in pieno centro città non credo mi fosse mai capitato prima, è un gioiello.

La visita costa 10 euro, le sale interne sono forse un po’ spoglie anche se ce n’è una interessante dove sono conservate antiche armature e armi medioevali, ma il pezzo forte sono le mura. Da lassù come dal Belfort c’è una bella vista a tutto tondo della città, non manca ovviamente la sala delle torture nella migliore tradizione medievale. La città (così come Bruges) è attraversata da una rete di canali, in vari punti si possono trovare gli imbarchi per mini crociere della durata di circa mezz’ora, i prezzi sono anche onesti se rapportati a servizi simili riscontrati in giro per l’Europa.

A metà pomeriggio decidiamo di rientrare a Bruxelles, giusto in tempo per fare un altro in giro in centro, acquistare qualche souvenir e concederci una tazza di tè e una fetta di torta in uno dei tanti locali caratteristici che si affacciano sulla Gran Place, un piccolo vizio o abitudine che dir si voglia acquisita in tanti anni di viaggi nei paesi del nord Europa.

Concludiamo la giornata degnamente con una cena abbastanza sostenuta in un ristorante che si chiama Amadeo. E’ specializzato in costolette e applica una formula particolare, con poco più di 15 euro se ne possono mangiare ad oltranza. Il ristorante infatti è sempre pieno, noi abbiamo comodamente prenotato online il giorno prima sul sito della catena che è www.amadeo-brussel.com. Basta una registrazione gratuita e viene rilasciato un numero di prenotazione che in teoria andrebbe esibito all’arrivo ma, in realtà, ho visto che nonostante la confusione, un tavolo lo si trova sempre. Mi piace sottolineare l’atmosfera del locale, sembra di cenare in una biblioteca, luce soffusa, camerieri elegantissimi e libri dappertutto, molto originale.

Mercoledì (10 giugno) mattina partiamo per visitare Bruges, facciamo colazione verso le 8 e poi diretti alla Gare du Midi da dove partono treni a getto continuo per la nostra meta. Non indugio in dettagli, ma anche in questo caso come per Gand l’acquisto dei biglietti open è stato fatto online sul solito sito delle ferrovie belghe al costo di 28 euro A/R a persona.

Arriviamo dopo un’ora di treno circa. Il centro di Bruges si raggiunge facilmente a piedi visto che dista circa 1 km, durante il quale ci si trova da subito immersi nella particolare atmosfera della città fiamminga. Devo dire che rispetto a Gand si ha subito la sensazione di una maggiore predisposizione al turismo e all’accoglienza, lo si nota dalla frequenza dei punti informazioni turistici e anche dai tipi di ristoranti e negozi disseminati lungo il percorso, c’è qualche trappola in più per turisti ingenui.

La prima cosa che si incontra fuori dalla stazione è il Begijnhof (beghinaggio) una sorta di cittadella, 13 edifici bianchi costruiti nel 1245 per le suore beghine e oggi abitato dalle benedettine. Ci si trova in un cortile circondato da queste case tutte uguali fra loro, ricco di verde e dove regna il silenzio, una calma assoluta non contaminata dai rumori della città. A meno che non si sia degli inguaribili maleducati viene d’istinto in un posto simile tacere, se non altro come forma di rispetto per una scelta di vita importante.

Proseguendo oltre si resta immersi nella natura, attraverso il Minnewaterpark lungo il laghetto omonimo, sembra di essere in un quadro, in un’atmosfera rarefatta e quasi immutabile, come se nulla al mondo potesse alterare un equilibrio perfetto.

Bruges è uno di quei posti dove dare indicazioni precise su cosa vedere è riduttivo, basta semplicemente passeggiare fra le vie del centro per rivivere momenti di epoche perdute, senza imporsi nulla e soprattutto senza essere schiavi dell’orologio o di tabelle di marcia.

Il mercoledì nel Markt, la piazza principale della città, c’è il mercato settimanale. Non è nulla di caratteristico, a mio parere non permette anzi di godersi appieno il panorama, con il continuo andirivieni di furgoni. A posteriori forse sarebbe stato meglio scegliere un altro giorno. Lungo il perimetro della piazza c’è subito il Belfort, torre campanaria simile a quelle di Gand e leggermente pendente, la visita è quantomeno impegnativa. Si arriva in vetta dopo più di 300 ripidi scalini, non c’è ascensore, e una volta su la sgradita sorpresa sta nel fatto che non è possibile fare foto al paesaggio di Bruges visto che le finestre sono bloccate da fitte reti, influisce sulla mia opinione anche l’aver visto il giorno prima qualcosa di simile e con molta più calma.

Non abbiamo visitato i musei, c’è quello dei diamanti con tanto di dimostrazione pratica alle 12 e quello dei merletti ed altri, preferiamo la Cattedrale di San Salvatore e la Basilica del Sacro Sangue. Questa si trova nella piazza del Burg. Il nome deriva dal fatto che al suo interno è conservata una reliquia, un pezzo di stoffa con il quale Giuseppe di Arimatea avrebbe asciugato il sangue dal viso di Gesù sulla croce e conservato nella basilica superiore. La struttura è infatti divisa in due basiliche distinte, quella inferiore, più semplice, in stile romanico dedicata a Basilio Magno, e quella superiore, in stile gotico, molto più ricercata e sfarzosa. Degna di nota la facciata, abbellita da statue dorate che spiccano visto il materiale scuro con cui è stata realizzata.

Affrontata la sacrosanta pausa pranzo, continuiamo senza meta passeggiando per i vicoli medioevali della città, lungo i canali e immortalando tutto quello che ci capita sotto tiro. Ce ne andiamo con calma verso la stazione consapevoli di aver trascorso una bella ed interessante giornata, senza rimpianti e soddisfatti.

Rientrati in treno a Bruxelles, torniamo al nostro b&b per un paio d’ore di meritato riposo prima della cena. A questo proposito il mio ultimo consiglio gastronomico è Chez Leon, ristorante di antica tradizione a Bruxelles e che negli anni si è trasformato in una grande catena presente oltre che in Belgio anche in Francia. Ce lo lasciamo per ultimo volutamente, come per tenerci il meglio per l’ultima sera anche perché ci eravamo già stati nel precedente viaggio, rispetto ad allora lo troviamo un po’ rincarato come prezzi la qualità dei piatti resta sempre ottima.

Il giovedì 11 giugno è l’ultimo giorno a Bruxelles prima di trasferirci a Charleroi dove pernotteremo visto il volo alle 7 del mattino del venerdì. Riusciamo a sfruttare nel migliore dei modi la mattinata, comprati gli ultimi regali troviamo il tempo per l’agognato Museo del Cioccolato. Dall’ultimo viaggio qui, questa era una delle cose che ci eravamo ripromessi di fare di nuovo e ci siamo riusciti, vi attendono continui assaggi di cioccolato ed una splendida dimostrazione live su come si realizzano le celebri praline. Se non è bastato questo a stimolare la vostra curiosità allora siete senza speranza!

Riusciamo anche a vedere il Musèe de la Ville de Bruxelles, una sala su tutte merita la visita, quella dove sono conservati i vari costumi con cui negli anni il Manneke pis è stato mascherato. Ce ne sono di ogni foggia e fattura, molto divertenti.

Sul bus che ci riporta mestamente a Charleroi si conclude il nostro viaggio, ce ne andiamo però con un proposito forte, ritornare di nuovo.

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