Giro in Baviera e Austria

Estate 2005 - vacanze in Baviera e Austria Protagonisti: Fabio 36 anni,Barbara 33 anni,Martina 9 anni. Partiamo martedì 19 luglio dalla nostra città,Trieste,in direzione di Fussen,ridente cittadina di circa 12 mila abitanti situata nel sud della Baviera nelle cui vicinanze si trovano due tra i diversi castelli lasciateci da Re Ludwig II di...
Scritto da: Fabio Giuressi 1
giro in baviera e austria
Partenza il: 19/07/2005
Ritorno il: 30/07/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Estate 2005 – vacanze in Baviera e Austria Protagonisti: Fabio 36 anni,Barbara 33 anni,Martina 9 anni.

Partiamo martedì 19 luglio dalla nostra città,Trieste,in direzione di Fussen,ridente cittadina di circa 12 mila abitanti situata nel sud della Baviera nelle cui vicinanze si trovano due tra i diversi castelli lasciateci da Re Ludwig II di Baviera,sovrano alquanto bizzarro vissuto circa 150 anni fa. In realtà questo viaggio è un revival di quello che io e mia moglie Barbara facemmo nel 1992,quando allora eravamo fidanzati da poco e la nostra intenzione è quella di mostrare a nostra figlia Martina i suddetti castelli di Neuschwanstein e Hohenschwangau. Imboccata l’autostrada a Trieste la lasciamo a Udine sud (pedaggio 2,30 euro) e percorriamo la statale fino al passo di Monte Croce Carnico,statale che alle 6 del mattino è poco trafficata e decisamente percorribile. Arriviamo sul passo che fa da confine tra Italia e Austria e qui ci fermiamo giusto il tempo per un caffè. A valle c’erano 25 gradi,qui una decina. Queste zone sono state il cuore della Grande Guerra e il bellissimo museo all’aperto sulla soprastante cima del Pal Piccolo ne fa da testimone. Ripartiamo dirigendoci verso le località di Mauthen e Kotschach seguendo sempre la statale. Passate le due cittadine proseguiamo in direzione di Lienz per poi tornare in Italia sfociando in Val Pusteria. Passiamo Dobbiaco,Brunico e prima di giungere a Bressanone tagliamo verso il Brennero. Qui ci fermiamo un’oretta per pranzare in una rosticceria e sgranchirci un pò le gambe. Rientrati in Austria seguiamo la statale in direzione di Innsbruck per poi seguire verso Reutte che dista un quarto d’ora da Fussen. Qui facciamo una breve sosta e decidiamo poi di passare Fussen senza fermarci per dirigerci direttamente a Schwangau,paesino che si trova subito dopo Fussen,tentando di rintracciare la “zimmer” in cui abbiamo soggiornato 13 anni prima. Grazie alla nostra buona memoria la troviamo quasi subito ma purtroppo le camere sono tutte occupate. Decidiamo quindi di parcheggiare meglio la macchina e di trovarne una con la scritta “zimmer frei”,cioè “camere libere”. Le case del paese con la scritta sulla porta “zimmer” sono parecchie,ma quasi tutte hanno la scritta “belect”,cioè occupate. Notiamo comunque che su molte abitazioni,vicino alla scritta “zimmer”,ne compare un’altra che dice “ferienwonhung”. Non sapendo che cosa la scritta voglia dire proviamo a suonare a un portone e ci viene ad aprire una gentile signora che dopo dieci minuti di tedesco/inglese riesce a farci capire che “ferienwohnung” significa “ferie in appartamento”. E’ stata la nostra fortuna in quanto per soli 35 euro a notte affittiamo un grazioso appartementino con quattro posti letto. Il paese,come suddetto,si chiama Schwangau,la via interna Mitteldorfstrasse e l’appartamento si trova al numero 21. La zimmer in cui alloggiavamo tredici anni fa si trova in Mitteldorfstrasse numero 6. Una volta sistemati,ci organizziamo per fare un pò di spesa nel market del paese che è ottimamente fornito e ha i prezzi uguali ai nostri. Una volta cenato e fatto un giretto a piedi assaporando la frescura del posto,ci corichiamo con i due casteIli ben visibili fuori dalla finestra della camera da letto. Il paesino di Schwangau dista soli 3 chilometri dai castelli ed è un’oasi di pace assoluta. Si sviluppa tra la strada principale e una sua laterale interna per la quale,dopo le ore 22:00,non passa quasi nessuno tanto che di sera ci chiediamo ridendo se ci abita veramente qualcuno in questo paese oppure no. I rintocchi della campana della chiesa sono l’unico rumore che si ode e che ci fa addormentare. Il giorno successivo ci alziamo presto e,preparati i panini,ci dirigiamo a piedi verso i 2 castelli. La giornata è molto bella e piuttosto calda (non come quella precedente),il colore verde regna sovrano,le mucche sono già al pascolo e la ciclabile che percorriamo è assolutamente rilassante. A proposito di ciclabili…Sembra che in Baviera (e successivamente anche in Austria,almeno per quanto abbiamo potuto vedere) siano sorte prima le piste ciclabili e poi le strade normali in quanto sono dappertutto e in ottimo stato. Noi ci siamo pentiti di non aver portato le biciclette per cui se avete un minimo di dubbio non esitate a portarle. Dopo una quarantina di minuti arriviamo nella zona del parcheggio e da qui i negozi di souvenir,i bar e i ristoranti la fanno da padrona. C’è perfino un Rotary Club a cento metri dal castello di Hohenschwangau. Comunque la zona ce la ricordiamo bene e andiamo diritti al ticket point per fare i biglietti per i castelli. La cosa che ci ha colpiti subito è l’impeccabile organizzazione tedesca inerente il flusso turistico. Neuschwanstein e Hohenschwangau sono visitati da 1.300.000 turisti ogni anno,ma grazie a un sistema elettronico (che anni prima non c’era) le code quasi non ci sono. Quando facciamo i tre biglietti (conviene sempre fare il ticket family cumulativo ai due castelli che consente di risparmiare un buon 20%) ci viene stampato su ogni biglietto un numero,una lettera e l’orario in cui dobbiamo trovarci davanti al castello che abbiamo scelto di vedere per primo (Hohenschwangau nel nostro caso). L’ingresso ai due castelli per due adulti e una bambina con tre audioguide in italiano è di 34 euro. Dopo una camminatina in salita di 10 minuti giungiamo all’entrata del castello una ventina di minuti prima del nostro orario e aspettando capiamo che la lettera stampata sul biglietto significa la fila che si deve seguire prima di entrare (in base alla lingua) e il numero il proprio turno. Non stò a raccontare la sfarzosità di questi due castelli,tantomeno quella degli altri due che andremo a visitare,cioè Linderhoff ed Herrenchiemsee, dico soltanto che si rimane a bocca aperta dalla bellezza dei loro interni e si rimane colpiti dalla personalità che contraddistinse Re Ludwig II, cugino di secondo grado dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria (Sissi). Finito di visitare Hohenschwangau,ci dirigiamo verso il più famoso castello di Neuschwanstein,castello che compare su innumerevoli puzzle e che,almeno così si dice,pare abbia ispirato la nascita di numerose fiabe come Biancaneve e i Sette Nani e Cenerentola. La strada per raggiungere il castello è asfaltata e in salita e il tempo di percorrenza è di circa 20 minuti a piedi.Finito di visitare anche questo castello, ci dirigiamo verso il soprastante Ponte di Maria (Marienbrucke) dal quale la vista su Neuschwanstein e su Schwangau è bellissima. Ormai sono circa le 15:30,la nostra giornata turistica è terminata e ci concediamo un assoluto relax sulle rive del vicino lago poco distante dai castelli e da Fussen. Il parcheggio che si trova vicino ai due castelli è a pagamento e,se non ricordo male,non costa più di 5 euro per l’intera giornata. Da qui per raggiungere il più vicino castello di Hohenschwangau si può anche usufruire della carrozza trainata da cavalli (3,50 euro gli adulti, 1,50 i bambini andata e ritorno) che in 5 minuti porta alla sua entrata. Il più lontano castello di Neuschwanstein (lontano si fa per dire perchè i due castelli distano tra loro circa 1km) è altrettanto raggiungibile dal parcheggio sia con la carrozza trainata da cavalli che con un servizio di bus navetta (costo del bus navetta 1,50 euro a persona). All’inteno del castello si può anche usufruire di un ampio ristorante self- service dove il cibo non è caro e,se non si ha da mangiare a sacco,conviene assolutamente. Dopo esserci riposati sulle sponde del lago decidiamo di tornare con calma verso Schwangau percorrendo il sentiero che passa sotto il Marienbruck e che circonda le pendici di Neuschwanstein. Tale sentiero è un pochino impervio e,a tratti,è percorribile solo camminando su una scala metallica praticabile da tutti perchè orizzontale. Sono circa le 20:00 quando,dopo due ore e mezza e con le gambe che danno segni di cedimento,apriamo la porta dell’appartamento dove ci aspetta la cena,una doccia e una dormita con i fiocchi. Il giorno dopo abbiamo programmato di visitare il castello di Linderhoff,castello che Re Ludwig II prediligeva perchè immerso nel verde delle Alpi e nel quale si sentiva felice in quanto lontano dalla mondanità e dagli obblighi di corte. Dopo aver preparato i soliti insostituibili panini,prendiamo la macchina per arrivare,dopo un’oretta,passando per la cittadina di Reutte e il lago Plansee,davanti all’entrata del parcheggio. Il costo del parcheggio è di 3,50 euro per l’intera giornata,ma noi torniamo indietro e lasciamo la macchina 500 metri prima,in uno slargo della strada. La giornata è grigia,minaccia pioggia e fa freddo. Per fortuna alle 9:15 del mattino i turisti sono pochi e riusciamo a prenotare la prima visita che è alle 10:00. Il biglietto lo fanno solo Barbara e Martina,costa 7 euro per chi ha più di 18 anni mentre i minorenni entrano gratis. Qui ci accorgiamo che il solito sistema elettronico fa cilecca perchè manca l’audioguida in italiano alchè mia moglie e mia figlia decidono di aggregarsi alla guida in carne e ossa francese. La visita dura circa 70 minuti (in tutti i castelli che abbiamo visto e vedremo la visita è di circa un’oretta). La bellezza all’inteno del piccolo castello è unica,così come il resto del parco. Con lo stesso biglietto si può entrare anche nella soprastante grotta artificiale che il Re si fece costruire. Nel suo interno vi è un laghetto e una barca sulla quale il Re saliva lasciandosi placidamente cullare. Sono le 13:00 e decidiamo di tornare verso la macchina per andare verso il lago di Starnberg (a sud di Monaco)con l’intento di vedere il borgo di Possenhofen (luogo di nascita di Sissi) e il luogo presso il castello di Berg dove fu trovato morto Re Ludwig II. Arriviamo dopo un’oretta di macchina presso il lago di Starnberg e la prima cosa che ci colpisce è che ci troviamo a 15 km da Monaco di Baviera e il paesaggio non è assolutamente cambiato: il verde,i pascoli e le case dei paesi che incontriamo sono sempre gli stessi tanto che sembra di essere in Tirolo. Dopo aver trovato il paese di Berg parcheggiamo in riva al lago in prossimità del castello che non è visitabile in quanto privato e che visto da fuori assomiglia più a una casa non curata che a un castello. A piedi percorriamo per circa mezz’ora un sentiero che si inoltra in un parco affacciato sul lago fino a quando arriviamo a una grande cappella che fu costruita 100 anni fa per onorare la morte del Re. Di fronte a essa e a una decina di metri dalla spiaggia,è piantata nel lago una croce che ricorda il punto in cui fu trovato il corpo di Ludwig II assieme a quello del suo medico,entrambi morti in circostanze mai chiarite. Soddisfatti di aver trovato tale punto,torniamo verso l’auto per andare dall’altra parte del lago e cercare la casa natale di Sissi a Possenhofen e,chissà,magari confrontarne i paesaggi limitrofi con quelli che ci ricordiamo dal celebre film in cui Romy Schnaider impersonificava l’Imperatrice. Dopo una mezz’oretta di macchina e senza troppa fatica troviamo il posto e facciamo a piedi il sentiero che circonda il caseggiato con l’ampio giardino curato. La casa non è visitabile perchè privata e abitata da una quindicina di famiglie. La costruzione la riconosciamo subito e riusciamo a sbirciarci dentro e vedere il piccolo parco curato,altalene per bambini e una signora che stende i panni. Considerato che lì nacque e visse l’Imperatrice d’Austria ci aspettavamo qualcosa di più di una semplice tabella che lo ricordi. Verso le 18:00 torniamo verso Schwangau nella cui unica e costosa pizzeria (da Giovanni)ci fermiamo per prendere due pizze da asporto: due margherite 10 euro e 20 cents. Tredici anni prima fu sempre il sig.Giovanni a servirci e i prezzi in lire erano decisamente più bassi. Il programma del giorno dopo prevede di accontentare di più Martina e di andare al parco di Legoland che si trova a Gunzburg,a un’ora e un quarto di macchina da Schwangau. Sveglia alle 7:00,preparazione dei panini e arrivo a Gunzburg alle 9:30. L’entrata al parco ci costa 68 euro tutti e tre,mentre il parcheggio è di 3,50. Il parco è molto bello perchè,oltre a essere il classico parco dei divertimenti,ogni minima cosa è fatta o rivestita di lego. Le due cose più belle da vedere sono la zona delle città in miniatura e la fabbrica dei mattoncini di lego. Alla sera,decisamente stanchi,facciamo ritorno a Schwangau dove passeremo l’ultima nottata prima di trasferirci nel salisburghese.

Il giorno dopo partiamo di buon mattino dopo aver saldato il conto alla gentile signora e ci dirigiamo verso Salisburgo con l’idea di trovare un altro appartamentino il meno costoso possibile a qualche km dalla città che,vista già altre volte,non interessa ne a noi ne a Martina. Il nostro intento è di vedere il quarto e ultimo castello di Re Ludwig sul lago di Chiemsee,le miniere di sale di Hallein,le grotte di Eisriesenwelt il bunker di Hitler a Berchtesgaden. Passiamo di nuovo per Reutte,il lago Plansee e Linderhoff per poi passare davanti all’Abbazia di Ettal,una costruzione che,data la sua bellezza interna,vale la pena di fermarsi un’oretta per visitarla. Noi non ci fermiamo perchè,oltre ad averla vista 13 anni prima,è circondata di turisti già alle 9:30 del mattino. Proseguiamo in direzione di Bad Tolz per prendere l’autostrada che porta verso Salisburgo a sud-est di Monaco. Arrivati a pochi km da Salisburgo e dopo alcuni falliti tentativi di trovare un appartamento (anche qui si dice “ferienwohnung”) ,decidiamo di dirigerci verso Berchtesgaden che dista 20 km da Salisburgo verso sud perchè,stando alla cartina,rappresenta un pò il centro geografico delle cose che vogliamo vedere. Ricordo che in Germania le automobili circolano gratuitamente sulla rete autostradale mentre in Austria no,bisogna fare un abbonamento il cui costo varia in base al numero di giorni. Noi l’abbiamo fatto per dieci giorni pagando 7,90 euro. In lingua italiana questo abbonamento viene chiamato comunemente “bollino”,in tedesco invece “vignette” e lo si compera presso i benzinai o gli autogrill. Lo si deve esporre appiccicandolo sul parabrezza senza tentare di fare i furbi perchè su numerosi ponti autostradali sono posizionate delle telecamere che rilevano la presenza o meno del bollino e le relative multe sono salate. Prima di arrivare a Berchtesgaden passiamo per la cittadina di Bad Reichenhall nella cui soprastante frazione di Gmain troviamo un appartamento che ci viene 40 euro a notte. Non è un granchè nel senso che,pur situato in mezzo al silenzio,si trova al secondo piano di un antico palazzo che di montagna ha ben poco: sembra un normale palazzo di città,ma lo prendiamo lo stesso,anche perchè i proprietari (due coniugi anziani) sono molto simpatici e colloquiali. Ci sistemiamo e andiamo nel market del paese per fare un pò di spesa,market che,come quello di Schwangau,è identico a un qualsiasi nostro supermercato e i prezzi sono come i nostri. C’è perfino il caffè Illy che ci fa sentire un pò più vicini alla nostra città. Il giorno dopo ci alziamo presto (come abbiamo sempre fatto) avendo programmato,vista la bellissima giornata,la visita al bunker di Hitler e al soprastante Nido dell’Aquila,ribattezzato poi dagli americani Eagle’s Nest e dai tedeschi Kelsteinhause. Una volta arrivati a Berchtesgaden,si prende la strada asfaltata che sale verso l’abitato di Obersalzberg e il monte Kelstein. Qui ci sono due ampi parcheggi che costano 2,50 euro per l’intera giornata.Nelle vicinanze cè il solito bar,il solito ristorante e il solito negozio di souvenir che,lo scopriremo dopo,assieme agli altri che troveremo in vetta stimola la nostra curiosità di capire che razza di souvenir si possono trovare visitando il quartier generale di una mente diabolica come quella di Hitler. Lasciamo la macchina in uno dei due e,ignari che il bunker che il Fuhrer si fece costruire si trova proprio sotto il parcheggio,andiamo a informarci quanto costa il servizio di bus navetta per arrivare 850 metri più in alto,ovvero al celebre Nido dell’Aquila. L’autobus parte ogni 15 minuti,il viaggio ne dura 10 e il costo per la sola salita è di 13,50 euro a persona (i bambini pagano 11,00 euro). Se si aggiunge un euro a testa si può tornare indietro con l’autobus. Il salasso comunque non è cosa che ci riguardi perchè avevamo già programmato di salire fin sul cucuzzolo del Monte Kelstein a piedi. Ci incamminiamo,dunque,per la gioia di Martina,lungo la strada asfaltata larga circa tre metri,interamente in salita e immersa in un bosco di faggi e abeti. Dopo una mezz’oretta la strada si divide: quella di destra è percorribile solo dai pullman,quella di sinistra solo dagli escursionisti e dai ciclisti. Dopo 2 ore e mezza di faticosa salita giungiamo al piazzale che si trova una cinquantina di metri sotto la Kelsteinhause e che fa da parcheggio per i pullman. Durante la salita abbiamo incontrato una decina tra escursionisti e ciclisti che salivano,invece la zona del piazzale per i pullman pullula di turisti. Calcolando un flusso di 50 turisti ogni 15 minuti,tra il piazzale e la Kelsteinhause ci saranno state 400 persone. Qui ci fermiamo a goderci la piacevole stanchezza e la soddisfazione di aver messo nel nostro curriculum un’altra ascesa,assieme al fatto di aver risparmiato 40 euro. Dopo aver mangiato gironzoliamo nel piazzale dal quale la vista verso la vallata è splendida e dopo un pò continuiamo la salita verso la Kelsteinhause,salita che si può percorrere in due modi: o la si fa a piedi e dura una ventina di minuti o si va in ascensore pagando 9,00 euro a testa (i bambini mi sembra 6,00) e si arriva in 10 secondi. L’ascensore,al quale si accede attraverso un tunnel artificiale e orizzontale lungo 125 metri dal parcheggio dei pullman,porta il visitatore nel soggiorno della casa. Fu inaugurato nel 1938 e l’unica cosa che di esso in 67 anni è stata cambiata è il suo motore,per il resto è tale e quali ai tempi del Fuhrer. La Kelsteinhause è proprio come l’avevamo vista durante le rare immagini mandate in onda da Rai3 in “La grande storia”in cui si vedono Hitler,Eva Braun,Borman,Goebbels ridere e scherzare proprio su quel piazzale dove ora la gente è seduta ai tavolini. La casa,infatti,non è altro che un costoso ristorante molto frequentato nel periodo estivo e la cosa che colpisce i nostri occhi è il vedere tutta quella gente che,oltre a spendere un sacco di soldi,sembra non sapere che proprio lì vennero prese delle decisioni che sconvolsero il mondo intero. Dopo aver velocemente visitato all’interno la casa (in realtà non c’è molto da vedere perchè è piccola,le foto sono con le didascalie in tedesco e i tavoli da ristorante piazzati ovunque),saliamo verso il punto più alto del monte Kelstein (5 minuti a piedi dalla casa) e ci sistemiamo seduti su uno sperone roccioso a sgranocchiare dei biscotti lasciando che i nostri sguardi si perdano nell’incantevole panorama che ci circonda e che arriva fino alla piana di Salisburgo. Verso le 14:00 iniziamo a far ritorno e scendendo ci fermiamo per due caffè e un gelato al chiosco fuori la casa che ormai è invasa da turisti. Il gelato non fa una grinza,ma il caffè è imbevibile e costa 1,90 euro. Ma cosa potrà pensare un tedesco quando scende in Italia e si beve un caffè macchiato per 80 cents? Proseguiamo per il ritorno lungo la stessa strada che abbiamo fatto all’andata giungendo,stanchissimi,alla macchina dopo un paio d’ore. Qui scopriamo l’esistenza del Bunker di Hitler (noi pensavamo sbagliando che il bunker fosse la Kelsteinhause stessa) il quale si sviluppa per circa 4 km all’interno del monte, è visitabile fino alle 17:00 e l’ultima entrata utile è alle 16:00. Ci consoliamo per non averlo visto venendo a sapere che il biglietto è di 6,50 euro a testa (i ragazzini non pagano) e che le audioguide sono in tedesco e inglese. Decidiamo quindi di dirigerci verso la macchina ma,prima di entrarvi, facciamo un ultimo sforzo fisico e andiamo fino a qualche centinaio di metri più in là dove sull’altipiano di Obersalzbeg sorge nuovo di zecca un ammasso di cemento che con il verde circostante non ha nulla a che fare e che si chiama Hotel Intercontinental,albergo a cinque stelle riservato a clienti da BMW in su. Neanche farlo apposta,proprio davanti all’entrata dell’hotel Barbara nota un foglietto di carta blu a terra: è una banconota da 20 euro che ci permette di prenderci due pizze da asporto e i panini per il giorno dopo il cui programma prevede la visita al castello Herrenchiemsee di Ludwig II,sempre lui! Arriviamo dunque,il giorno dopo,sulle sponde del lago Chiemsee dopo aver percorso l’autostrada Salisburgo – Monaco per circa un’ora sotto un cielo che minaccia pioggia da un momento all’altro. Usciamo a Bernau e,percorsa per qualche km la provinciale verso Prien (le indicazioni per il castello sono ben segnate),giungiamo nell’ampio parcheggio che dista pochi metri dai traghetti in partenza verso l’isola centrale sulla quale sorge il castello. Nonostante fossero le 9:30 del mattino la zona pullula di turisti che cercano parcheggio o camminano verso l’imbarco e siamo costretti ad avanzare a passo d’uomo. A farci andare così piano c’entra anche il fatto che l’imbarco è quasi in centro alla cittadina,per cui il flusso turistico si mescola con quello faccendiero. Passando con la macchina riusciamo a leggere che il parcheggio costa 3,50 euro per l’intera giornata e a nulla varrebbe sistemare la macchina ai lati della strada: i parcheggi sono sì gratuiti e abbondanti,ma abbisognano del disco orario per una sosta massima di due ore. Non ci perdiamo d’animo, oltrepassiamo la zona e dopo un km riusciamo a trovare una stradina tranquilla dove poter lasciare la macchina. Verso le 10:15 arriviamo alla biglietteria dove,dopo aver fatto un quarto d’ora di fila,acquistiamo il ticket per il traghetto andata e ritorno. Qui si possono fare solo i biglietti per il traghetto,mentre quelli per entrare nel castello si fanno sull’isola; Questo,almeno,è quello che siamo riusciti a capire dalla spiegazione del bigliettaio e paghiamo in tutto 14,70 euro (5,90 a testa noi adulti, 2,90 Martina). Il lago Chiemsee è il più grande della Baviera,è molto turistico ed è assai frequentato da natanti e surfisti. In mezzo alle sue acque sorgono due isole: Herrenchiemsee che ha circa 12 km2 e Frauenchiemsee,decisamente più piccola,sulla quale sorge il convento delle suore benedettine. Noi abbiamo fatto tappa solo a Herrenchiemsee ma,volendo,aggiungendo un paio di euro al prezzo del biglietto,si può sbarcare anche a Frauenchiemsee. Il tragitto con il traghetto dura circa 20 minuti e in questo tempo abbiamo usufruito gratuitamente del bagno della nave,dal momento che i wc pubblici sono tutti a pagamento e costano almeno 30 cents. Una volta sbarcati sull’isola giungiamo subito al ticket point e facciamo i biglietti per il castello (7 euro a testa gli adulti,i minorenni non pagano)verso il quale ci incamminiamo con una certa fretta perchè il solito sistema elettronico ci dice che la nostra visita in italiano con guida in carne e ossa inizia tra 45 minuti e la distanza da percorrere è quasi di 2 km. Volendo c’è anche la solita carrozza (da noi scartata già in partenza,no dalla stragrande maggioranza dei turisti) trainata da due cavalli il cui costo è di 3,00 euro a persona (mi sembra pure compreso il ritorno) che ti porta davanti al castello. Il castello è una copia piccola della reggia di Versailles in quanto Ludwig era un profondo ammiratore del Re Sole di Francia che visse duecento anni prima di lui. Nel suo interno lo sfarzo regna sovrano,sfarzo che è lo specchio della personalità viziata del monarca. Dopo aver visitato il castello e fatto il solito spuntino del primo pomeriggio,facciamo lentamente ritorno verso l’imbarco passeggiando amenamente per il parco riscaldato dal sole (che nel frattempo è uscito) giungendo presso le scuderie e il rimessaggio delle carrozze,la chiesa e un gruppetto di case che probabilmente fanno da dimora alla trentina di isolani che abitano stabilmente. Ad un tratto attraversa la carrareccia davanti a noi un cerbiatto che chissà come mai sarà finito su quell’isola. Prima di imbarcarci per il ritorno sulla terraferma e alla macchina,ci fermiamo al ristoro per prenderci un gelato,rinunciando nuovamente al costoso è orribile caffè tedesco. Alla sera facciamo ritorno a Gmain dove ad attenderci ci sono i due cordiali coniugi che ci accolgono al fresco della loro veranda per scambiare due chiacchiere. Alla fine rimaniamo fino al calar del sole e,una volta tornati nel vicino appartamento,ci chiediamo come riescano a capirsi delle persone che non sanno una parola della lingua altrui. Il giorno dopo ci alziamo di buon mattino perchè il programma che abbiamo intenzione di seguire prevede la visita alla grotte di ghiaccio di Eisriesenwelt e a quella delle miniere di sale di Hallein. Sveglia alle 6:00,preparazione dei panini e partenza da Gmain alle 7:00 in direzione di Wiesen,paesino distante da Gmain una quarantina di minuti di autostrada e sopra il quale ci sono le grotte. Usciamo dall’autostrada dalle parti di Werfen,percorriamo la statale seguendo le chiare indicazioni per la grotta fino a passare sotto le pendici di un bel maniero (castello di Werfen – Hohenwerfen)che varrebbe la pena visitare ma non ne abbiamo il tempo) fino ad arrivare ad un incrocio che ci dice di girare a sinistra. Imbocchiamo la strada stretta e asfaltata che inizia a inerpicarsi sul crostone della montagna fino ad arrivare,dopo qualche minuto,a un ampio parcheggio col quale termina la strada asfaltata.Il parcheggio è gratuito e piuttosto ampio ma,siccome segue il crinale della montagna,è piuttosto stretto e allungato cosicchè chi arriva tardi deve lasciare la macchina decisamente più in basso,anche di un paio di km. Consiglio,quindi,di arrivare per tempo se non si vuole scarpinare in salita oltre il dovuto. Noi arriviamo al parcheggio alle 8:40,pioviggina,fa freddo (siamo a 1500 metri) e ci sono 5 macchine che fanno compagnia alla nostra per un totale di una ventina di persone. Ci incamminiamo lungo la strada non asfaltata e in leggera salita e dopo una mezz’orettagiungiamo al negozio che fa da bar/souvenir/biglietteria/bagno (gratis). Le faticose giornate dei giorni precedenti e la camminatina appena sostenuta fanno sì che le nostre gambe risentano dell’acido lattico accumulato quindi,complice la fastidiosa pioggerellina,decidiamo di salire 300 metri più in su con la funivia e di non seguire il sentiero che,visto successivamente dalla funivia,non è pericoloso da percorrere,ma è una di notevole salita fino all’entrata della grotta. La sua salita dura circa un’ora e un quarto. Paghiamo complessivamente 35 euro (funivia andata e ritorno più grotta; se non si sale in funivia ma a piedi si paga solo l’ingresso alla grotta che è di 9,00 euro,bimbi la metà) e in 3 minuti di salita da adrenalina arriviamo a 1800 metri. Qui troviamo un secondo punto di souvenir e ristoro con tanto di ristorante “vista mondo” sulla vallata sottostante e i prezzi sono accessibili. Siccome la prima visita inizia alle 10:00 cerchiamo di raggiungere celermente l’entrata della grotta. Il sentiero che porta dal secondo punto di ristoro alla grotta lo si percorre in un quarto d’ora,la salita è leggermente impegnativa e ciò che desta impressione è il baratro di 1.000 metri che appare per tutta la durata del sentiero alla nostra sinistra. All’entrata della grotta ci aspettano alcune guide con tanto di cappello,guanti,giubbotto invernale e lampade a carburo facendoci subito ricordare quello che sapevamo già,e cioè che la temperatura interna è di 0°C costanti. Consiglio quindi di vestirsi con berretto,pullover,giubbotto,scarpe impermeabili non sdrucciolevoli e guanti. La guida parla tedesco,accenna brevemente qualcosa d’inglese e agli italiani dà un foglio da leggere man mano che ci si sposta nel suo interno. Nella grotta il silenzio e l’assenza di vento regnano sovrani. Solamente durante i 2 metri iniziali e 2 metri di uno stretto passaggio il vento si fa sentire in maniera fortissima (soffia a 100 km all’ora) e spegne le lampade a carburo,prontamente riaccese dalla guida. In tutto ci sono circa 700 scalini,650 dei quali si trovano all’inizio tanto che la fatica,unita al freddo,si fa sentire. Il camminamento è in legno reso sdrucciolevole dal ghiaccio che parzialmente lo ricopre. Ogni tanto ci si ferma ad ascoltare le spiegazioni in tedesco e noi siamo costretti ad avvicinare il foglio di carta al lume per riuscire a leggere. L’operazione sembra facile,in realtà diventa difficoltosa perchè la lampada pesa,le mani sono fredde e c’è il rischio di bruciare il foglio con la lampada stessa. Comunque siamo ampiamente appagati della visita: il 50% della grotta è avvolto nel ghiaccio e le forme che esso assume sono incredibili. Sensazionale è sicuramente il fatto che la caverna è aperta al pubblico per circa 1 km,in realtà la sua lunghezza prosegue per un totale di oltre 40 km. Dopo un’ora e un quarto usciamo dalla grotta dove ci attende un sole splendente che porta la temperatura a circa 30°C. Dopo esserci fermati per il solito souvenir di rito (rinunciando per l’ennesima volta all’orrendo caffè),scendiamo fino al parcheggio dove giungiamo verso mezzogiorno. Ci sediamo sull’unica panchina del parcheggio,a due passi dalla macchina,e il numero di turisti che sale verso la grotta è straripante. Notiamo che alcuni di loro hanno soltanto un maglione,altri sono addirittura con le infradito. Scendendo il crinale con la macchina abbiamo contato circa 340 automobili e una trentina di camper per cui,facendo una media di 4 persone per autovettura, i turisti presenti nel comprensorio sono circa 1.500. Quattro ore prima eravamo in venti. Sulla strada del ritorno si trova la cittadina di Hallein,sulle cui colline soprastanti si trovano le omonime miniere di salgemma. Arriviamo al parcheggio (gratuito) delle miniere verso le 14:30 e,una volta pagati 35 euro per il ticket family 2 adulti più bimbo,ci cambiamo gli abiti assieme a una cinquantina di turisti. Le miniere di sale,la cui estrazione è stata sospesa nel 1989 perchè rendeva poco,ci hanno decisamente deluso, fatta eccezione per i due scivoli che si trovano nel loro interno: sono divertenti da percorrere ma hanno più a che fare con un parco giochi che con il sale. Altra cosa simpatica è che percorrendole nel loro interno si sconfina un paio di volte prima in Germania e poi in Austria. Bello è anche il laghetto salato sopra il quale una barca ci porta da una sponda all’altra,ma tutto il resto è troppo artificiale e la cosa si nota. Aggiungiamoci pure il fatto che la guida parla solo tedesco e inglese,concludiamo che la visita non vale il prezzo del biglietto.Quando usciamo abbiamo la conferma che le miniere sono una delusione perchè ci rendiamo conto che non siamo dispiaciuti di aver terminato la visita anzi,ne siamo contenti. Vicino al parcheggio è stato ricreato un villaggio celtico visitabile gratuitamnete,villaggio anche questo troppo artificiale ma che fortunatamente presenta le didascalie in italiano. Decisamente stanchi,facciamo ritorno verso Gmain,non prima di essere passati a dare un’occhiata ad una zona in cui è stata costruita una strana rotaia,pubblicizzata nel parcheggio delle miniere di sale,dalla quale si può scendere singolarmente montando una specie di bob per una lunghezza di circa 2 km. Quando arriviamo (si impiegano 5 minuti di macchina seguendo la strada sopra il parcheggio delle miniere) l’impianto è già chiuso e ce ne rammarichiamo perchè il divertimento sarebbe stato notevole. Diamo un’occhiata curiosa ai prezzi e,da quello che riusciamo a capire,un adulto paga 24,50 euro per l’intera giornata (praticamente uno sky-pass) mentre il parcheggio è gratuito. Prima di giungere a Gmain ci fermiamo a Bad Reichenhall che fino a ora non avevamo visto e ci dirigiamo verso il centro. Il sole stà tramontando e il centro della cittadina tutto pedonale diventa uno spasso visitarlo. Sicuramente di più curioso particolare è la pasticceria-cafeteria di due piani dedicata interamente ai cioccolatini Mozart,casa che è completamente adornata con fiocchi rossi e un’infinità di amenicoli attinenti i cioccolatini. Comunque,anche qui notiamo che gli orari di apertura dei negozi vanno sono notevolmente diversi dai nostri e vanno dalle 9:30 alle 18:00,alcuni chiudono addirittura alle 17:00 o alle 16:30. Gli unici esercizi pubblici aperti sono i locali dove si mangia e si beve. Il giorno successivo,salutata la coppia di coniugi,facciamo armi e bagagli e ci dirigiamo verso Vienna con l’intento di visitare il castello di Schonbrunn,i palazzi imperiali Hofburg e la Cripta dei Cappuccini in cui sono sepolti gli Imperatori Francesco Giuseppe,sua moglie Elisabetta e il loro unico figlio maschio Rodolfo. La distanza tra Salisburgo e Vienna la percorriamo in circa tre ore di autostrada arrivando nella periferia ovest della capitale verso le 12:00. L’autostrada termina in una statale, Barbara è alla guida e io cerco di trovare le indicazioni per il West Wien Camping. Nulla di più facile perchè dopo qualche minuto di statale è visibile la scritta verde relativa al campeggio che indica di girare a sinistra. Facciamo un paio di minuti d’auto e ci arriviamo.Nel baule della macchina abbiamo la tenda che settimane prima comperammo per 29 euro in un supermercato Ildì a Trieste e il fatto di non averla mai adoperata (solo provata a montare) ci mette un pò di agitazione. Una volta registrati nel campeggio(67 euro per tre notti,2 adulti e una bambina,tenda più automobile),ci dirigiamo verso il prato riservato alle tende e la montiamo senza nessun problema tanto che,alla fine delle tre notti,quasi quasi ci seccava smontarla tanto ci siamo divertiti nel suo interno. Ci siamo portati dietro anche un tavolino pieghevole in modo tale da riuscire a mangiare con una certa comodità. Verso le 14.30 e sotto un sole cocente tentiamo di raggiungere il centro di Vienna a piedi per vedere la Cripta dei Cappuccini, ma il centro è più lontano del previsto (sono circa 5 km) quindi,causa il caldo infernale,ci sprechiamo nell’acquistare tre biglietti del tram andata e ritorno pagando in tutto 6 euro. I tram a Vienna fanno schifo in quanto vecchi,sporchi e senza aria condizionata,però in compenso servono ottimamente tutta la città e passano ogni 5 minuti. Il tram che collega il centro al campeggio è il numero 49. In realtà il tram si ferma a 1km dal campeggio,poi si deve prendere l’autobus numero 52 (non so se si deve timbrare un altro biglietto,noi per tre fermate non lo abbiamo fatto e ci è andata bene anche se,a dir la verità,vista l’enorme quantità e il tipo di gente che scende e sale da ogni tram,mi vien da pensare se a Vienna i controllori esistono veramente.) Arrivati in centro sfogliamo l’opuscolo prelevato al campeggio per orientarci e dirigerci verso la cripta e proprio dall’opuscolo apprendiamo che essa chiude sempre alle 15:00,roba da non credere! Siccome è troppo tardi per Schonbrunn e la Hofburg,facciamo meta al Prater dove Barbara e Martina,pagando complessivamente 11 euro,salgono sulla ruota panoramica. Io,patito di calcio e di tutto quello che lo circonda,mi dirigo verso lo Stadio del Prater ma dopo un pò devo far marcia indietro perchè la distanza è troppa per poi dover tornare anche indietro entro mezz’ora. Verso le 18:00,distrutti,prendiamo il 49 e la 52 e facciamo ritorno in campeggio dove prendiamo qualcosa sia di cena che per l’indomani. Il campeggio West Wien é di discreta qualità,di media grandezza,il mini market è scarsamente fornito e costoso,il mini ristorante offre poca scelta e gli orari serali devono essere rigidamente rispettati: il silenzio va dalle 22:00 in poi tanto che un faro sistemato nel mezzo del prato area-tende si accende illuminando la zona intera se la fotocellula percepisce un movimento dalle 22:01 in poi. Fino a mezzanotte,però, dato l’andirivieni costante di persone,quel faro non è quasi mai spento. Il giorno dopo ci alziamo presto,consumiamo la colazione con le merendine e il succo presi a Bad Reichenhall e ci avviamo a piedi verso la fermata del 49. Prendiamo il tram e mezz’ora dopo siamo davanti all’entrata di Schonbrunn. Martina è da tempo affascinata dal mito di Sissi e non le sembra vero di entrare nel castello che fu la dimora-prigione dell’Imperatrice. Facciamo il ticket family e paghiamo 33,00 euro. Ci sono due tipi di visite,una da 22 stanze e l’altra da 40 stanze e noi scegliamo la seconda. Non ci sono limiti di tempo ne orari di entrata prestabiliti: ci forniscono un’audioguida ciascuno in italiano con la raccomandazione di schiacciare un tasto ogni qualvolta passiamo nella stanza successiva o di schiacciarne un altro se vogliamo tornare indietro. Con questo metodo uno può stare nelle stanze del castello anche tutto il giorno,l’unico accorgimento è che è pieno zeppo di telecamere e di sensori che,giustamente,non permettono di avvicinarsi troppo a ciò che si vuole vedere. Il caldo all’interno del palazzo si fa sentire,ma non è nulla in confronto a quello che fa fuori: 37° C,afa da morire e il sole a picco. Sarà così anche nei 2 giorni successivi. Finito di visitare il palazzo,iniziamo a passeggiare per l’immenso parco ma il caldo non lo permette. Riposiamo sotto l’ombra di alcuni alberi e dopo un’oretta azzardiamo la visita alla Hofburg,il palazzo nel cuore di Vienna che fu la residenza imperiale per buona parte della dinastia Asburgica. Prendiamo il tram numero 10,scendiamo alla coincidenza con il 49 per poi arrivare in centro città verso le 13:00. Nonostante si boccheggi i turisti non mancano,soprattutto davanti all’entrata del palazzo. Poco distante c’è un prato con erba all’inglese molto bello e ombreggiato e qui ci fermiamo per mangiare e stenderci sull’erba fresca. Ci sono anche i bagni che costano 50 cents,ma riusciamo ugualmente a trovare il modo di non pagare approfittando del continuo via-vai di turisti che lasciano per breve tempo le porte aperte. A ripiglio finito andiamo a fare i biglietti per entrare nel palazzo e qui il salasso è notevole: 13,00 euro un adulto,9,00 un bambino e tre audioguide in italiano. Siamo comunque ripagati dal fatto che tutti gli oggetti,gli indumenti,le cose più impensate che appartenevano alla famiglia imperiale si trovano proprio lì nel palazzo e sono presenti a migliaia tanto che,nonostante saltiamo diverse cose, rimaniamo dentro fino alla chiusura che è alle 18:00. C’è perfino il pugnale con cui Sissi fu assassinata 107 anni fa a Ginevra e il vestito che indossava in quel momento. Finita la visita,assai più soddisfacente di Schonbrunn,riprendiamo il nostro solito tram che ci porta dalle parti del campeggio. Prima di salire sull’autobus 52 facciamo sosta al supermercato che si trova al capolinea del 49 e prendere qualcosa per cena e per i due giorni successivi. La fresca serata del campeggio fa riposare il nostro fisico ed è davvero rilassante star seduti davanti alla propria tenda senza muovere un dito e diventa divertente e curioso osservare i movimenti relativamente insignificanti delle altre persone. Alle 22:00 ci corichiamo per poi sprofondare in un sonno ristoratore. Il giorno successivo decidiamo di attuare il programma abbozzato il giorno prima e di andare in un posto che si trova a 10 km a est di Linz, un’ora e un quarto di autostrada da Vienna. E’ un posto che colpisce qualsiasi essere umano lo visiti e del quale non basta averne sentito parlare per credere che sia stato un posto orrendo…Bisogna vederlo: il campo di concentramento di Mauthausen. Partiamo verso le 8:00 dal campeggio prendendo l’autostrada verso Linz per poi uscirne dopo un’oretta a Sankt Valentin. Passiamo il vicino corso del Danubio,superiamo il paese di Mauthausen e dopo 3km arriviamo nel parcheggio dell’ex lager tedesco. Il campo è circondato da mura e filo spinato,ha una superficie di circa 1km2 e sorge su una collinetta che domina un altipiano enorme. I vigneti e i campi coltivati si perdono a vista d’occhio tanto che il posto ricorda vagamente le colline toscane. Dopo aver parcheggiato ci rechiamo nella vicina costruzione di cemento che funge da bar,prenotazioni visite guidate e vendita di libri inerenti all’argomento. I visitatori non sono molti sia perchè la zona è al di fuori di ogni rotta turistica,sia perchè il caldo è opprimente (a mezzogiorno si sfioreranno i 40°C). Arrivati al negozio prenotiamo la visita guidata con la guida in italiano,visita che inizia alle 11:30 e che ci costa in totale 7,00 euro. Il costo è decisamente basso ma francamente pensavamo che visitare un posto del genere fosse gratuito. La guida,un italiano di mezza età dal chiaro accento veneto, ci spiegherà che il ricavato va tutto per la manutenzione ordinaria del campo,altrimenti cadrebbe in degrado e i ricordi svanirebbero con gli anni. Dalle 11:30 alle 13:30 siamo rimasti,assieme a una decina di italiani,in compagnia della guida che ci racconta la storia del campo,ciò che all’interno accadeva,gli orari di lavoro,i carichi di lavoro,le umiliazioni,le atrocità,gli stenti,la fame,la sete,il caldo,il gelo che i deportati dovevano sopportare. Struggenti sono le decine di aneddoti che la guida ci racconta man mano che giriamo tra le torrette,le baracche,le camere a gas e i forni crematori. Due ore per riassumere 10 anni di morte. Riporto solo una frase,scritta su un muro da un internato,che la guida ci ha letto e che mi ha colpito: “Se veramente esiste un Dio,allora dovrà chiedermi perdono”. Non basta conoscere Mauthausen tramite internet o libri storici,bisogna entrarci e vedere i letti,le scritte,le docce,il portone,il filo spinato, le latrine,il tavolo autoptico per capire le condizioni di vita di centinaia di migliaia di poveri disgraziati. Lo stesso discorso vale per qualsiasi campo di concentramento,lager o gulag che sia. Terminata la visita del campo,la guida ci lascia all’entrata del nuovo museo (che si trova sempre all’interno del campo) il quale,viste le migliaia di foto scabrose che si trovano nel suo interno,non risulta adatto non solo ai bambini. Noi ci entriamo e a turno io e Barbara precediamo Martina per vedere se talune foto,invece di essere soltanto scabrose,non siano assolutamente inguardabili. Uscendo dal museo ci rendiamo conto che le seconde sono più numerose delle prime. Verso le 14:30 ci sediamo su una panchina in ombra posta dove 60 anni fa c’era l’entrata dell’ufficio del comandante del campo,e qui mangiamo i nostri soliti e inseparabili panini. Ci fermiamo a chiacchierare con una signora veneta e una famiglia lombarda e dopo un’oretta,salutati i nostri connazionali (ne abbiamo davvero incontrati pochissimi in questi dodici giorni) facciamo un ultimo sforzo e andiamo a vedere la scalinata posta a duecento metri dal campo che conduce a una ex cava di pietra. Questo posto era il luogo peggiore in cui un deportato poteva essere messo a lavorare. Come si può intuire il lavoro nella cava era massacrante e terminava alla sera (per chi non moriva prima)con il trasposto in spalla di una pietra di circa 50 kg su per la ripida scalinata,detta scalinata della morte. Fa un caldo infernale,Barbara e Martina desistono dal farsi 168 scalini in giù (e altrettanti in su),mentre io me li faccio lo stesso. Sembra di percorrere la scalinata di un tempio Maya,solo che non c’è la corda a cui tenersi. Verso le 16:00 ci concediamo un riposo sotto uno dei tanti alberi posti tra il campo e la cava e,tolte le scarpe,ci godiamo la frescura della sua ombra in mezzo al silenzio di ciò che ci circonda. Alla sera,decisamente stanchi,facciamo ritorno in campeggio per trascorrere la nostra ultima notte di vacanza. Il giorno dopo per la prima volta non ci alziamo di buon’ora,tanto l’unica cosa che dobbiamo fare è smontare e tornare verso casa. Lasciato il campeggio seguiamo la statale verso Graz e la abbandoniamo a sud di Vienna per prendere l’autostrada. Dopo un’ora e mezza di macchina arriviamo al confine con la Slovenia a pochi km da Maribor dove ci fermiamo per uno spuntino,fabbisogni fisiologici e cambio monete da euro a talleri. Proseguiamo in autostrada passando Maribor,Celje,Lubiana per arrivare,dopo un paio d’ore,alle porte di Trieste. Il costo totale dell’autostrada in Slovenia da Maribor a Sesana è di 9,80 euro (tradotto in talleri),la qualità stradale è ottima,gli autogrill sono migliori e più puliti dei nostri,dei tedeschi e di quelli austriaci. Alle 18:00,dopo dodici giorni di vacanza,ritorniamo al nostro mare soddisfatti di ciò che abbiamo visto,un po’ meno per quello che abbiamo speso.



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