Giordania, colori e fascino nabateo
Viaggio di 7 giorni in Giordania, tra cultura modernità e tradizione.
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Novembre, tempo finalmente di staccare la spina dedicandosi ad un bel viaggetto. Per questa volta niente giro in libertà ma ci affidiamo al tour di 7 giorni “Giordania classica” della Francorosso. Poiché gli itinerari dei tour operator seguono, più o meno, lo stesso giro, non mi soffermo troppo sulla descrizione delle tappe e dei luoghi ma piuttosto sugli aspetti più pratici e sulle forti sensazioni che questo viaggio ci ha suscitato. Volo Milano-Amman operato da Neos, compagnia aerea del gruppo Alpitour, che ha offerto un buon servizio effettuando scalo a Sharm el Sheik durante il viaggio di andata. La visita di Amman, la capitale nonché città più popolosa della Giordania con i suoi 2 milioni e seicentomila abitanti, richiede non più di 2 giorni. Benché il nucleo cittadino sia stato abitato fin dai tempi più remoti e abbia visto il succedersi di tante civiltà (Ammoniti, Assiri, Persiani, Greci, Nabatei, Romani, Omayyadi, Abbasidi), l’Amman attuale è una città moderna, sviluppatasi quasi interamente durante il 900 in seguito ad una serie di eventi disastrosi che la resero un ammasso di macerie. L’instaurazione della sede del governo nel 1921 e l’arrivo di migliaia di rifugiati palestinesi hanno dato nuova linfa alla città, tutt’ora proiettata verso una inarrestabile crescita che riguarda la maggior parte dei quartieri. L’avveniristico progetto di Abdali, una sorta di Defense parigina la cui costruzione è già stata avviata nel tessuto urbano di Amman, è la testimonianza più evidente di un fermento commerciale, culturale e sociale che inaspettatamente sorprende. Le influenze delle nuove tendenze diffuse tra i giovani e il fervore creativo delle più recenti opere architettoniche dimostrano come il modello preso a riferimento sia spiccatamente il mondo occidentale, integrato e talvolta rivisitato in chiave orientale. Le due anime della città, quella più tipicamente locale e tradizionale che si sviluppa nelle strette e colorate strade del suq, tra i piccoli negozi con esposti ogni genere di oggetti e gli avventori avvolti nei loro lunghi abiti e kouffieh rosse, e quella più futuristica e “straniera” che si manifesta nei grandi centri commerciali (City Mall e Mecca Mall) e nel quartiere di ville in stile Beverly Hills, trova la sua parziale fusione a Sweifieh, distretto commerciale nella parte sud-ovest di Amman. Girate tranquillamente da soli scoprendo le diverse anime di questi luoghi, contrattando con i tassisti che, a colpi di clacson tra il traffico cittadino, vi condurranno su e giù per gli innumerevoli colli su cui la città è adagiata. Un universo di basse case bianche, aggrappate su dolci pendii, si ammassano le une sulle altre creando una costante nel panorama che si ammira dalla cosiddetta Cittadella, l’acropoli che conserva resti romani e bizantini. Ai piedi della Cittadella si ammira il magnifico teatro romano da 6000 posti davanti al quale si estende il cuore della città vecchia. La pacifica convivenza tra musulmani e cristiani si manifesta nella vicinanza tra moschee e chiese, i cui rispettivi minareti e campanili svettano nella loro semplicità. Nella moderna moschea di Re Abdullah, dall’enorme cupola azzurra bordata d’oro e dal grandioso lampadario circolare all’interno, è consentito l’ingresso anche ai non musulmani. Unico imperativo lasciare le scarpe all’esterno e indossare (le donne) una lunga tunica che copre anche la testa. La sera, nei locali presenti un po’ in tutte le zone della città, ci si rilassa tra la gente locale di ogni età assaporando i gusti fruttati del narghilè o sorseggiando succhi di frutta più o meno esotica. Dalla periferia est di Amman si imbocca una autostrada che attraverso la Badia, una zona arida e desolata che si estende appena fuori l’insediamento urbano, conduce ai tre ”castelli del deserto”: Azraq, Amra e Al-Kharana. Impropriamente definiti castelli, questi edifici sono in realtà residenze omayyadi sparse nel deserto al confine con l’Arabia Saudita, per le quali l’utilizzo a scopi militari non fu certamente primario. I primi due palazzi non regalano particolari emozioni se si escludono le pareti affrescate di Amra, iniziativa di un califfo che ci ha lasciato l’unico esempio di affreschi con soggetti antropomorfi e zoomorfi del mondo arabo. Audaci raffigurazioni di nudi femminili, sinuose danzatrici e suonatori di flauto, si armonizzano con complesse scene di caccia. Ben più imponente il terzo “castello”, il caravanserraglio, con la sua massiccia struttura esterna e la sua articolata composizione interna (61 stanze). La salita sul Monte Nebo, dal quale si domina l’estesa valle del Giordano e presunto luogo di sepoltura di Mosè, e la visita del fonte battesimale di Gesù a Betania sono i luoghi giordani più intrisi di fede cristiana, la cui valenza è quasi esclusivamente mistico-religiosa. La chiesa greco-ortodossa di Madaba con il pavimento mosaicato con la sorprendente raffigurazione della Terra Santa e il castello di Kerak, eretto dai crociati per controllare l’area della Transgiordania, sono modeste tappe durante il tragitto che conduce verso sud, in direzione di Petra. In ogni piccolo villaggio che attraverserete, non mancheranno bambini allineati lungo la strada che saluteranno, sorridenti, il vostro fugace passaggio come un attimo di festa. Il ricordo indelebile del viaggio rimarrà una breve ma gioiosa partita di calcio, improvvisata in un’area di sosta, con due piccoli bambini giordani. Un pallone di cuoio forato e malridotto, unica fonte di svago, non frena la contagiosa allegria e il desiderio di divertimento di questi “piccoli calciatori”. Al mio ritorno sul pullman, al momento della partenza dall’area di sosta, mi cercano guardando attraverso i finestrini per salutarmi, con le loro piccole manine scattanti, e ringraziarmi con il pollice della mano destra alzato. Commovente il timido bacio lanciatomi dal più piccolo prima di fuggire alla ricerca di un nuovo compagno di giochi, tanto quanto penetrante il dispiacere di non poter regalare loro ben più di un semplice attimo di gioia. Su Petra è stato detto e scritto di tutto, perciò non mi dilungo sulla storia nè sulla descrizione del sito. Se Lawrence d’Arabia la definì “il posto più bello del mondo” avrà avuto pur sempre le sue ragioni! Semplicemente inimmaginabile la vastità dell’antica città dei Nabatei e la conformazione geologica dell’intera area, che nasconde e protegge tesori architettonici di inestimabile originalità. Limitare Petra al Tesoro e al Monastero è riduttivo: essi rappresentano sicuramente le espressioni massime del genio artistico nabateo ma è l’intero contesto ambientale, le sfumature delle rocce e il profondo siq che svela piano piano alla vista la facciata monumentale del Tesoro che rendono il sito di una bellezza emozionante. Le luci e le ombre, i beduini con i loro artigianato, il mutare dei colori al calar del sole, gli asini all’ombra degli alberi, i bambini che giocano nelle grotte…tutto partecipa alla creazione di un’atmosfera di magia che avvolge il visitatore in una sorta di “presepe vivente”. Il consiglio è, se possibile, di girare a piedi per gustarsi ogni attimo della visita. Il tragitto con le carrozzelle beduine lanciate a tutta velocità non dà le stesse sensazioni di una camminata che, seppur lunga ed impegnativa, ripaga ampiamente della fatica occorsa. Se la strada che conduce al Tesoro risulta infatti agevole e pianeggiante, il percorso fino al Monastero richiede circa 45 minuti di cammino in salita (800 scalini). Non distante da Petra sorge Beidha, detta anche “piccola Petra”, il quartiere commerciale dei Nabatei fuori dalle rotte del turismo di massa ma che regala una godibile passeggiata fino ad una terrazza panoramica (non si paga il biglietto di ingresso). Trepidamente atteso e decantato, il deserto del Wadi Rum, a sud di Petra, non ha deluso le nostre attese. Teatro delle imprese di Lawrence d’Arabia, è un deserto misto di sabbia e montagne rosse, dai colori superbi e dai paesaggi mozzafiato. In sgangherate jeep aperte, guidate da beduini, si percorre la “Valle della Luna” con l’estasi di chi non crede ai propri occhi. La sensazione della soffice sabbia rossa sotto i piedi, la corsa a perdifiato giù per una duna, gli accampamenti beduini con le loro carovane di dromedari, la cena nel campo tendato alla luce dei falò: questi i ricordi più suggestivi del nostro tour nel deserto. Il clima nel deserto è caldo ma non soffocante; indispensabili gli occhiali da sole e un copricapo. Altri flash del nostro viaggio sono le tappe ad Ajlun, fortezza costruita da Saladino in funzione anti-crociati ancora in buono stato di conservazione, e la città di Aqaba, località a vocazione turistica sul Mar Rosso dove abbiamo trascorso solamente una notte dedicandoci allo shopping nei numerosi negozi del centro. Un discorso a parte meritano la città romana di Jerash e l’esperienza sul Mar Morto. Sconfinato intreccio di rovine, templi, teatri, colonnati ionici e corinzi che si dipanano dall’Arco di Adriano, il sito di Jerash cela ancora sotto terra la maggior parte delle sue sontuose vestigia, testimoni di una città che, tra II e III secolo d.C., raggiunse proporzioni ragguardevoli e divenne particolarmente fiorente grazie agli scambi commerciali. L’immenso forum ovale colonnato e il Ninfeo con la ricca decorazione sono due cartoline indelebili tra le tante offerte da questo meraviglioso luogo. Un po’ di relax si può ricercare lungo le rive del Mar Morto, distesa d’acqua salina che segna un tratto del confine nord-occidentale con Israele. Tappa della nostra sosta è stata la Dead Sea Spa, complessa struttura alberghiera dotata di ottimo ristorante, numerose piscine degradanti verso il mare e di una piccola spiaggia privata. L’eccezionale concentrazione salina rende particolarmente divertente “galleggiare” nelle acque del Mar Morto: non c’è possibilità di affondare né di nuotare agilmente…e attenzione a non farsi andare l’acqua negli occhi! A riva si trovano depositi naturali di fanghi che, se spalmati sul corpo, hanno la peculiarità di rendere la pelle liscia. Provare per credere! Rispettosa, ricca di storia, a tratti affascinante, sorprendente per il suo vigore e al tempo stesso per la difesa delle tradizioni, la Giordania si è rivelata un paese piacevole da scoprire. La sua vocazione turistica in costante crescita è agevolata dalla stabilità politica, dalla sicurezza interna e dagli investimenti di grandi gruppi industriali nel campo della ricettività alberghiera. Di giorno o di notte, si può tranquillamente girare da soli per le strade, saggiando l’estrema cordialità del popolo giordano. A differenza di molti altri paesi arabi, il turista non si importuna con richieste spesso assillanti, ma si tratta con rispetto e curiosità dandogli il benvenuto (welcome in Giordania!). A novembre il clima è dolce, con temperature intorno ai 28-30° di giorno e più fresche la sera (basta indossare un golf!). Le giornate però sono corte e il sole tramonta vero le 16.30. Ovunque è accettato l’euro in banconote, non sempre invece le monete; è conveniente cambiare un po’ di denaro nella moneta locale (dollaro giordano – JD) per contrattare prezzi più bassi durante gli acquisti.