Firenze di low cost tutta d’un fiato
La scelta è ricaduta lì per il rapporto qualità-prezzo, visto che noi siamo, come si è capito, viaggiatori low-cost!
Chiaramente arriviamo troppo presto perché sia già pronta la stanza, però facciamo il check-in e ci consentono di utilizzare un bagno e di lasciare i bagagli in deposito in un salottino (non sotto chiave però).
Scopriremo più tardi (la stanza non ci verrà data prima delle 13.30) che le camere sono al primo piano, raggiungibile con una ripida scala. Una stanza, la nostra, davvero molto confortevole! Avevamo fatto la saggia pensata di chiederne una con l’aria condizionata, viste le temperature sahariane di quest’estate, anche se ci era stato chiesto un piccolo supplemento. La bella scoperta è stata che tali stanze si trovano nell’ala dell’albergo recentemente ristrutturata, sono quindi praticamente nuove, e non danno sulla strada ma sul giardino, quindi sono anche molto silenziose. Ci siamo trovate benissimo!
Senza indugio però partiamo alla scoperta della città, ben consapevoli che tutto non si può fare in due giorni, ma avide di vedere il più possibile.
Ciò che maggiormente ci interessa è l’aspetto artistico: mia figlia ha studiato proprio quest’anno (terza scientifico) i capolavori del Rinascimento. Però non solo, ci piace anche immergerci nell’atmosfera caratteristica di una città, quindi godersela a tutto tondo, nonostante il poco tempo a disposizione.
Cammina cammina raggiungiamo S. Maria Novella, dove c’è un ufficio turistico. Ci facciamo dare gli orari di apertura e una bella piantina della città. Nel tragitto avevamo incontrato diverse persone con il Segway (una specie di monopattino elettrico): l’idea ci attira perché spostarsi a piedi porta via tempo oltre ad essere faticoso, poi il nuovo mezzo di trasporto è simpatico. Ci rechiamo in un punto di noleggio, ma purtroppo scopriamo che i costi non sono alla nostra portata: 19 euro l’ora cadauno! Ripieghiamo allora sul noleggio della classica bicicletta, con 10 euro a testa ce la lasciano per 3 ore, con tanto di lucchettone.
Possiamo così cominciare a girare, in lungo e in largo, tutto il centro, con diverse soste fotografiche. Percorriamo il lungargine, fino al Ponte vecchio con tutte le sue botteghe orafe, e oltrepassatolo, giungiamo a Palazzo Pitti e alla Chiesa del Santo Spirito. Poi di nuovo verso il centro, Piazza della Signoria, piazza S. Giovanni e Piazza Duomo, Via del Calzaiuoli strabordante di gente, e poi verso S. Lorenzo, dove scendiamo un po’ dalle bici per camminare fra le bancarelle del caratteristico mercato che circonda la basilica, dove si vendono soprattutto manufatti in pelle e cuoio.
Non entriamo nella basilica di S. Lorenzo, ci soffermiamo solo qualche minuto nel piazzale antistante, dove mia figlia mi racconta la storia della facciata, che rimane non finita, nonostante esistesse un progetto di Michelangelo mai realizzato.
Facciamo una lunga fila per entrare al Duomo (anche conosciuto come chiesa di Santa Maria del Fiore), ma tutto sommato scorre veloce, e non si paga per entrare. Occorre ricordare che in tutte le chiese non vogliono spalle scoperte e pantaloncini corti: al duomo ti danno una specie di poncio di carta (a pagamento), ma se sei previdente, come noi, ti porti un leggero golfino e un foulard e sei a posto. La costruzione del Duomo è stata iniziata, su progetto architettonico di Arnolfo di Cambio verso la fine del 1200, ma ci sono voluti alcuni secoli per completarla. Il rivestimento esterno è costituito da marmi bianchi di Carrara, marmi rossi di Siena e marmi verdi di Prato ed è letteralmente spettacolare. Famosissima la gigantesca cupola ottagonale del Brunelleschi, riccamente affrescata internamente. Bellissime anche le vetrate quattrocentesche e degno di nota perfino il pavimento!
A fianco della facciata ottocentesca del Duomo si erge il celebre campanile di Giotto, rivestito dagli stessi marmi che adornano esternamente la vicina basilica, con alla sommità una terrazza panoramica. Volendo si può salire, ma sono circa 400 scalini. Noi lasciamo perdere. Ci dirigiamo invece al Battistero di San Giovanni, che si trova proprio di fronte al Duomo, caratterizzato anch’esso dal rivestimento in marmo a tinte bianco e nero contrastanti. Monumento molto antico, il Battistero è assolutamente da vedere all’interno (attenzione agli orari di apertura, che sono un po’ assurdi: al mattino apre dopo le 11!) per gli straordinari mosaici dorati. L’ingresso “per il culto” è gratis, ma nessuno, ovviamente ha il coraggio di entrare, anche se molti danno una sbirciatina. Per i turisti si entra sul lato opposto, muniti di biglietto di 5 € senza nessun tipo di sconto nemmeno per i ragazzi. Chi non vuole entrare può comunque ammirare le famose porte bronzee di Andrea Pisano e la celebre porta dorata, detta la Porta del Paradiso (la porta proprio di fronte al Duomo) capolavoro dell’orefice e scultore Lorenzo Ghiberti.
Riprendiamo a pedalare verso Santa Croce, una delle più antiche basiliche francescane e anche una di quelle di maggiori dimensioni. Anch’essa è caratterizzata dalla facciata di marmo bianco e colorato. All’interno sono sepolti personaggi illustri come Machiavelli, Alfieri,Galileo, Michelangelo. Nella stessa chiesa si può ammirare il Crocifisso di Cimabue, del 1280, alto quasi 4 metri. L’ingresso alla Basilica e al complesso monumentale è dalla porta laterale nel loggiato dove c’è anche la biglietteria (a sinistra guardando la facciata). Ingresso 5 €, ridotto per i ragazzi. Accanto alla chiesa sorge il complesso conventuale con i suoi chiostri e la conosciuta Cappella Pazzi. Indecise sul da farsi ci limitiamo ad uno sguardo d’insieme.
Riconsegnate le bici, dopo una piccola sosta, altamente necessaria, ci dirigiamo, pedibus calcantibus, verso palazzo Vecchio, senza tuttavia mancare la classica foto alla cosiddetta “Fontana del porcellino”, situata nella loggia del Mercato Nuovo, a pochi passi dalla piazza della Signoria. In realtà l’animale raffigurato nella scultura è un cinghiale, copia di bronzo dell’originale ellenistico in marmo che si trova agli Uffizi. La leggenda dice che se si posa una moneta nella bocca del porcellino, lasciandola scivolare fino a cedere nelle grate sottostanti , nel futuro avremo fortuna. Tentar non nuoce!
Una rapida occhiata alla fontana del Nettuno ( senza acqua!) per poi soffermarci fra le statue della caratteristica Loggia del Lanzi, tra cui il Perseo in bronzo di Benvenuto Cellini, che solleva la testa di Medusa decapitata, e il cosiddetto Ratto delle Sabine, opera di Giambologna.
Alle 16.30 siamo pronte per in nostro appuntamento a Palazzo Vecchio, fissato già da casa tramite il sito “Museo dei Ragazzi” di Firenze, per i “Percorsi segreti”. Ci avevano consigliato un tour guidato “classico” nel celeberrimo palazzo, ma noi abbiamo preferito andare alla scoperta di ambienti meno conosciuti, chiusi al pubblico, per rivivere con maggiore intensità l’emozione del passato. Questi luoghi, all’interno di Palazzo Vecchio, possono essere visitati solo in piccoli gruppi (massimo 10 persone) ovviamente accompagnati dal personale del Museo. La nostra guida racconta con un’enfasi da film, è molto coinvolgente, gli facciamo i nostri complimenti. Non vorremmo rovinare la sorpresa a chi deciderà di intraprendere questo percorso (costa 2 € in aggiunta al biglietto standard d’ingresso), tuttavia non possiamo non menzionare la curiosità che ci ha suscitato percorrere la scalinata buia costruita all’interno del muro perimetrale del palazzo, o la sorpresa nell’aprire un’anta nei luoghi privati del Principe e scoprirvi un angusto passaggio, o l’incredulità nel vedere l’imponente struttura a capriate del soffitto del Salone dei Cinquecento. La visita guidata dura una bella oretta o più, ma con il biglietto si può guardare anche tutto il resto del palazzo. Insomma: altamente consigliata! Avremmo voluto a questo punto salire sulla Torre di Arnolfo, appena aperta al pubblico (è la torre trecentesca simbolo di Palazzo Vecchio) ma le nostre gambe, ormai troppo stanche, non ci permettono di arrampicarci sul per la scala a chiocciola fino alla fila dei merli. Peccato, perché dicono che la vista sia grandiosa e che, chi passa dentro la torre potrà vedere la cella in cui fu rinchiuso Girolamo Savonarola.
Optiamo per una doverosissima doccia e un riposino preserale, quindi torniamo in albergo. Decidiamo di cenare in centro, nonostante una perfetta ed economica trattoria proprio a due passi dall’Hotel. Firenze offre un mega campionario di osterie e ristoranti tipici di ogni genere e per tutte le tasche. Noi scegliamo di gustarci oltre al cibo anche lo scenario di S. Croce al crepuscolo. Bruschette, poi rigatoni con salsiccia e tartufo (con un bel bicchiere di chianti, ma solo per chi è maggiorenne!) alla modica cifra di 15 € a testa. Poi, essendoci alzate ala mattina alle 5 e avendo camminato tutto il giorno, l’unico miraggio è il materasso.
Come prima tappa, il mattino successivo, dopo un’allegra colazione all’italiana, decidiamo di dirigerci a Piazzale Michelangelo (dove c’è una grandiosa copia del David ) da dove si può ammirare il panorama della città. Il gestore dell’Hotel ci dà tutte le indicazioni del caso, e possiamo anche consultare internet dal pc a dispisizione gratuitamente nella hall.
Il biglietto dei bus urbani costa 1,20 € se lo compri al bar o dal tabaccaio, mentre paghi 2 € se lo compri sul bus. Dura 90 minuti. Arriviamo in pochissimo tempo e la vista dal piazzale, che si trova a metà collina, è veramente bella, spazia su tutta Firenze. Nell’aria tersa del mattino è uno spettacolo indimenticabile.
Con un piccolo sforzo in più saliamo fino alla Chiesa di S. Miniato al Monte, pregevole testimonianza di stile romanico fiorentino. L’interno della chiesa è originale, con la zona dell’altare e il coro rialzati su una piattaforma che sovrasta una grande cripta sorretta da colonne. Si può accedere alla parte superiore tramite due scalinate che sono in collegamento con le due navate laterali, mentre dalla navata centrale si può scendere nella cripta. Dalla navata sinistra si può accedere anche alla sacrestia, completamente affrescata (a pagamento).
Con lo stesso biglietto dell’autobus riusciamo a scendere fino a Porta Romana. Da lì è un po’ dura, sempre coi mezzi, arrivare fino alla Chiesa di S. Maria del Carmine, ma non potevamo assolutamente perderci la Cappella Brancacci, uno degli esempi più elevati di pittura del Rinascimento. La chiesa è fuori mano e sinceramente non gli daresti una lira, ha un’aria molto dimessa e ordinaria, e si affaccia su una piazzetta utilizzata come parcheggio. Per visitare la cappella occorre entrare da un ingresso a lato del portone della chiesa, e ovviamente c’è un costo (ragazzi gratis!) ma ne vale certamente la pena. Volendo, con prenotazione si può anche assistere a un filmato, ma la durata è di un’ora e rotti, quindi noi glissiamo. La cappella è celeberrima per il ciclo delle storie di San Pietro di Masaccio e Masolino, affreschi eseguiti negli anni 1425-1427 che rimasero incompiuti e furono terminati, qualche decennio più tardi, da Filippino Lippi. I più conosciuti – e secondo noi anche i più degni di nota – sono quelli di Masaccio, “Il tributo”e “La cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre”, nel quale emerge con concretezza la drammaticità dell’episodio biblico.
Raggiunto a piedi Palazzo Pitti, non abbiamo tempo per le varie esposizioni pur se interessanti, ma decidiamo di fare un giro per il Giardino dei Boboli, del quale abbiamo sentito tanto parlare, approfittando del fatto che potevamo entrare gratis, una come under 18 e una come studente universitario di scienze della formazione. Consigliamo di verificare bene le agevolazioni per l’ingresso a Palazzo Pitti e Giardini, in particolare gli studenti universitari di alcune facoltà possono entrare gratis, ma solo se esibiscono un documento che attesti l’iscrizione per l’anno in corso ( procuratevelo, risparmiate 10€! potete anche mostrare direttamente il telefonino o il tablet con la documentazione on line, ma attenzione che non basta esibire la tessera magnetica, come alla Cappella Brancacci).
Purtroppo il giardino ci delude. Stanchezza e caldo fanno pure la loro parte, ma i prati sono marroncini anziché verdi, le aiuole poco curate, le fontane hanno l’acqua sporca, tutto è un po’ trasandato. Tutto sommato potevamo anche evitare.
Dopo un pasto frugale e qualche capatina nei negozietti di specialità gastronomiche ci rechiamo al nostro appuntamento clou della giornata: la galleria degli Uffizi. Avevamo prenotato on line (si pagano 4 euro a testa in più solo per la prenotazione) per evitare le fantomatiche, ma assai reali, lunghe file all’ingresso. Ci era stato detto di presentarci 15 minuti prima. Beh, come sempre c’è qualche amara sorpresa… Ci rechiamo presso il front office deputato al rilascio dei biglietti su prenotazione e c’è comunque una bella fila, a causa della pessima organizzazione. Il personale addetto è peggio che scortese, al limite della maleducazione e dell’inciviltà. Non vi dico la costernazione dei turisti stranieri in fila, ci vergognavano quasi di essere italiane per come si comportavano gli addetti ai servizi museali e per il pessimo esempio di organizzazione cui assistevamo e di cui tutti (conoscendo l’inglese lo capivamo perfettamente) si lamentavano a gran voce. In poche parole: non ti lasciano entrare in biglietteria finchè non scatta esattamente l’ora segnata sulla tua prenotazione (quindi assolutamente inutile presentarsi prima). Le impiegate alla cassa stanno chiuse dentro a girarsi i pollici (per almeno un quarto d’ora o più), mentre tutti quelli che hanno la prenotazione sono fuori in fila che aspettano.
Tuttavia, una volta procurati i biglietti con quest’assurda trafila, c’è di buono che entri immediatamente. La galleria degli Uffizi è grande, ci vogliono almeno due ore e mezza per vederla tutta, ovviamente senza audio guide, perché se ti fermi dappertutto ci vuole una giornata. Ci sono anche dei bei bagni puliti nel sotterraneo, difficili da raggiungere ma grandi, quindi senza file.
Nei corridoi ci sono tantissime statue di epoca romana e dell’antica Grecia, alcune veramente notevoli. Particolari sono quelle colorate. A noi sono piaciute le due statue del Marsia, appeso ad un albero per subire un supplizio, sono una di fronte all’altra, il Marsia bianco e il Marsia rosso. Non abbiamo visto famosa sala della Niobe, pare fosse ancora chiusa per lavori.
Purtroppo diverse altre sale erano chiuse per vari motivi (qualcuno dice perché il personale è insufficiente!) e alcuni dipinti, come il famoso autoritratto di Raffaello non c’erano perché in prestito ad altre esposizioni. Inoltre c’è quel che si dice un po’ di confusione: il Raffaello e altri pittori della sua epoca sono stati recentemente spostati in un altro piano, mentre il Caravaggio è stato messo vicino all’uscita, con l’entrata dietro una tenda: se non stai attento finisci per perdertelo!
Tuttavia bisogna dire che i capolavori non mancano, e alcuni lasciano letteralmente a bocca aperta. Le opere conservate agli Uffizi sono tutte di inestimabile valore e da vedere. Così come sono da vedere le varie salette, fra cui la Tribuna del Buontalenti, nelle quali è vietato l’accesso, però posso essere osservate dalle varie aperture.
Fra i quadri riteniamo che non dobbiate perdervi assolutamente:
– le due pale con la Madonna col Bambino, una di Giotto e una di Cimabue
– il doppio ritratto del Duca e della Duchessa di Urbino di Piero della Francesca
– le sale dedicate al Botticelli, con la “Primavera” e la “Nascita di Venere” ma anche con le opere religiose come la “Madonna della melagrana”
– l’Adorazione dei Magi, opera incompiuta di Leonardo da Vinci
– la Madonna delle Cave, di Mantegna ( è un quadro piccolo ma notevolissimo)
– il meraviglioso Tondo Doni di Michelangelo con la sua Sacra Famiglia eseguita in modo estremamente innovativo
– la Madonna del Cardellino e il Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, di Raffaello
– la Venere di Urbino, del Tiziano
– la Madonna dal collo lungo, del Parmigianino
– il Bacco e la Testa di Medusa, del Caravaggio
– la Veduta del palazzo ducale di Venezia, del Canaletto
– il Disarcionamento di Bernardino della Ciarda di Paolo Uccello, che fa parte del trittico sulla Battaglia di San Romano ( gli altri due dipinti si trovano, uno alla National Gallery di Londra, l’altro al Louvre di Parigi).
La nostra panoramica di Firenze finisce qui. Tempo scaduto, si ritorna in albergo a riprendere i bagagli e poi a Campo di Marte a prendere il treno. Ci sarebbe voluto senz’altro più tempo, noi abbiamo percorso questa città magica, tutta d’un fiato, ma è stato bello e soprattutto compatibile con nostro esiguo budget!