Cosa vedere (con tutta la famiglia) in due giorni a Firenze

Dalla casa di Dante agli Uffizi
Scritto da: Massimo Miranda
cosa vedere (con tutta la famiglia) in due giorni a firenze
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Il treno Italo che ci porterà a trascorrere due giorni a Firenze parte in orario da Roma Termini alle 9.43 di venerdì 10 febbraio 2023. Contrariamente alle nostre abitudini, questa volta, data la brevità del percorso, preferiamo viaggiare in prima, anziché nel salottino club. La scelta offre, tuttavia, per la prima volta l’esperienza di trovare i nostri posti già occupati da una coppia che, a sua volta, aveva trovato occupati i suoi. Con rapidità e cortesia ognuno trova la corretta collocazione. I quattro posti sono suddivisi due a due in due file successive, io sto a fianco di Sabina, Ilaria insieme a Margherita. Dopo una breve giocata a carte a Uno con Sabina, a Roma Tiburtina si presenta una ragazza che sostiene di avere la prenotazione del mio posto: il colloquio con il capotreno a cui si rivolge le chiarisce che era salita sul treno sbagliato. Oggi è evidentemente la giornata dei posti contesi. Margherita si inventa una propria versione di Uno in cui coinvolge Ilaria, melodiando nel contempo una sua variazione sul tema ambarabacicicocò, prima della breve sospensione per gustare gli snack offerti dal servizio di bordo.

Io scrivo l’abbozzo di queste note, Sabina connette il suo cellulare al WiFi di bordo per vedere non so quali video, Margherita velocizza lo scorrere del tempo attaccando adesivi sull’album dedicato ad Alice nel paese delle meraviglie e regala uno sticker a Sabina. Mentre attraversiamo la Sabina alla velocità di 250 kmh, avverto Sabina che dal finestrino può gettare lo sguardo sulla regione sua omonima. Il treno viaggia in orario: la tabella di marcia ci consentirà di visitare, come previsto, la casa di Dante prima di dirigerci verso l’appartamento che abbiamo prenotato. Il silenzio assopito della carrozza è frantumato a tratti dal sonoro eloquio di Margherita che inventa storie e dalle lamentazioni di Ilaria che si districa con difficoltà nei meandri della connessione al WiFi del treno.

Casa e museo di Dante

Arrivati a Firenze alle 11.20, con qualche minuto di ritardo accumulato negli ultimi chilometri, con una breve passeggiata arriviamo alla piazza del Duomo, dove spiego a Sabina la funzione del battistero di San Giovanni e la invito a contemplare la cupola progettata da Brunelleschi, su cui più volte in questi giorni avremo la possibilità di posare lo sguardo da più angolazioni e distanze.

Ancora poche decine di metri e arriviamo alla casa che fu degli Alighieri, all’incrocio tra via Dante Alighieri e via Santa Margherita, e che non conserva più alcun arredo dell’epoca, se non la ricostruzione della camera da letto del poeta con lo scrittoio. Le diverse stanze che si dispongono su tre piani sono allestite con strumentazioni digitali e audiovisive che consentono di ricostruire l’ambiente storico e urbanistico della città contemporanea al poeta e il percorso creativo dedicato soprattutto alla Commedia. Sabina coltivava da tempo l’intenso desiderio di visitare questa dimora e centro espositivo, ispirata dalla conoscenza della Commedia infusa con perizia e passione dalla sua maestra elementare. La visita la soddisfa pienamente: si sofferma sulle informazioni biografiche fornite da Boccaccio nel suo Trattatello in laude di Dante, nota che tra tutte le edizioni multilingue della Commedia esposte in una sala ne esiste una in dialetto siciliano, legge le informazioni sui principali avvenimenti della vita del poeta e del periodo in cui visse, è colpita dall’ologramma di una delle possibili ricostruzioni del volto di Dante.

Nel frattempo, Margherita si diverte a nascondersi negli anfratti delle sale, dietro le bacheche espositive. All’esterno dell’edificio Sabina si mette in posa per una foto da postare nel suo stato su Whatsapp, sospinta dallo spirito social che è andata inevitabilmente sviluppando negli ultimi mesi, mentre Margherita si siede su alcuni gradini che costituiscono la base di un pozzo di raccolta di acqua piovana per mangiare uno dei tanti panini preparati da Ilaria con materna previdenza.

Alloggio agli Apartments2016

Esaurita la sosta, entriamo in un Carrefour express nelle immediate vicinanze, dove a prezzi non del tutto economici, acquistiamo le provviste per la cena e la colazione del giorno dopo. Ci dirigiamo quindi verso il nostro appartamento che si trova all’interno di un palazzo antico in viale Giovine Italia, a circa seicento metri al di là di piazza Santa Croce. Gli Apartments2016 offrono ampi e coda spazi su due livelli: il nostro appartamento, dove siamo accolti da una gentile ragazza dello staff che avevamo avvertito del nostro arrivo, soddisfa subito, a prima vista, le nostre aspettative: la cucina attrezzata ci sarà sicuramente utile per le preparazioni culinarie che abbiamo in mente, i letti comodi offrono il conforto di un breve riposo. L’unica contrarietà la prova Margherita di fronte al televisore che, non essendo smart, non le consente di trovare i video su YouTube che sono diventati per lei un appuntamento quotidiano: “Vuoi vedere che li trovo io?”, mi sfida, vedendo fallire i miei tentativi con la tv. Poi, compresa l’amara realtà, si dispone senza esitazione a uscire per continuare la visita della città.

Uffizi e Ponte vecchio

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Ci dirigiamo verso gli Uffizi scegliendo il percorso del Lungarno che ci fa passare di fronte alla Biblioteca Nazionale Centrale e ci consente di ammirare a distanza il profilo di Ponte vecchio sotto un cielo nitido e un sole piacevolmente caldo. La fila alla biglietteria degli Uffici è breve; quello che non è né breve, né comodo, soprattutto per me che porto in braccio Margherita che si è addormentata poco prima di entrare, è il percorso di accesso che conduce al secondo piano della galleria con un ripetuto e faticosissimo saliscendi. Durante la visita concentriamo l’attenzione soprattutto su Giotto, Leonardo, Botticelli, Raffaello e, infine, Caravaggio, di cui Sabina è ansiosa di ammirare la testa anguicrinita di Medusa, consapevoli dell’osservazione di Philippe Daverio secondo il quale visitare una pinacoteca con l’obiettivo di vedere tutti i quadri equivale a entrare in una biblioteca con la pretesa di leggervi tutti i libri contenuti. Oltre a rivelarsi impossibile, l’impresa è inutile e produttiva solo di un confuso mal di testa. Prima di uscire Sabina acquista un quaderno con l’effige della Medusa caravaggesca in copertina insieme a una penna e una matita. Margherita, nuovamente addormentata, è riaccolta tra le mie braccia mentre allunghiamo la nostra passeggiata nell’aria della sera verso Ponte Vecchio, dove il cappello di lana della bimba scivola a terra e viene ritrovato da Ilaria nel punto dove ci eravamo fermato, dove le botteghe degli orefici lasciano la possibilità di osservare lo scorrere del fiume e il panorama circostante.

Santa Croce, Badia fiorentina, Piazza della Signoria e Spedale degli Innocenti

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Tornati nell’appartamento, mettiamo a frutto gli acquisti al Carrefour e ci dedichiamo alla preparazione dei crostini con prosciutto e mozzarella e delle pappardelle al sugo di cinghiale. Il sonno arriva presto a dare sollievo alle fatiche della giornata. La mattina successiva prepariamo la colazione con i cornetti e le ciambellone a occhio di bue acquistati il giorno prima, tè e latte; macchio il mio bicchiere di latte con il caffè preparato con la macchina per cialde a disposizione in cucina. Alle dieci siamo pronti per uscire.

Ci muoviamo verso piazza di Santa Croce percorrendo via Ghibellina. Nella piazza Sabina si dedica a fotografare la facciata della chiesa e la statua di Dante, Margherita si fa regalare in una cartoleria un libro pop-up su Pinocchio, io su una delle panchine disposte sul perimetro della piazza continuo a prendere appunti per queste note. Riserviamo la visita alla chiesa e alla cappella Pazzi a una prossima visita a Firenze, tanto per darci una scusa per ritornare in un luogo che ci piace molto per il senso di comunità di villaggio che comunica, soprattutto a motivo della dimensione del centro a misura d’uomo, e ci dirigiamo verso la Badia Fiorentina. L’abbazia benedettina costruita a partire dal 960 d.C. offre un piacevole spazio di intimo silenzio in pieno centro, tra il Palazzo del Bargello e Piazza della Signoria. Qui le bambine sono attirate da due sculture in legno, l’una che raffigura Dante in atto di scrivere, l’altra un mendicante che dorme su una panchina avvolto tra le coperte: Ilaria spiega a Sabina che la seconda scultura rappresenta Gesù, che è presente ogni volta che un sofferente riceve aiuto. Non è giorno di visita per la badia (solitamente il lunedì come viene indicato sul dettagliato sito web relativo), è però possibile visitare il vestibolo; anche la semplice vista del piccolo cortile su cui si innalza la torre dell’edificio comunica il senso della religiosità medievale. In pochi passi siamo a Piazza della Signoria: ammiriamo la struttura razionale di Palazzo Vecchio davanti al quale si innalza la copia del David di Michelangelo (l’originale è alla galleria dell’Accademia); sotto la Loggia dei Lanzi Sabina trova un’altra versione della storia di Medusa: il Perseo che regge la testa del mostro appena tagliata scolpito da Benvenuto Cellini.

Ci spostiamo verso piazza del Duomo e percorriamo il perimetro della chiesa fino all’imbocco di via dei Servi che conduce allo Spedale degli Innocenti, magnifica struttura progettata da Brunelleschi a comunicare, con la sequenza di archi regolari che delimitato i portici, il senso di accoglienza per gli afflitti. Alzando lo sguardo lungo l’asse di via dei Servi è possibile la visione di scorcio della cupola del Duomo. Una breve sosta al McDonald di via Cavour anticipa un breve passaggio all’ampia piazza di Santa Maria Novella e, di seguito, l’arrivo in stazione. Nell’attesa del treno trascorriamo qualche minuto nella libreria Feltrinelli, dove Margherita dimostra una intensa passione per i libri: di ognuno che prende dagli scaffali si fa leggere l’autore, il titolo e il prezzo.

Alle 15.28 ripartiamo in orario per Roma.

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Foto di Giuseppe Mondì su Unsplash

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