Dublino in lungo e in largo

Un long weekend per andare alla scoperta della capitale irlandese
Scritto da: maurizio567
dublino in lungo e in largo
Partenza il: 14/06/2018
Ritorno il: 18/06/2018
Viaggiatori: 6

Viaggio a Dublino dal 14 al 18 giugno 2018

Ero già stato in Irlanda circa 10 anni orsono in agosto. In quell’occasione mi ero dedicato alla spettacolare natura percorrendo in auto, in circa una settimana, le località dell’isola più significative dal punto di vista paesaggistico in un ambiente incontaminato.

Questa volta invece organizziamo con le colleghe di studio una breve escursione di soli 4 giorni pieni in un prolungato week end con partenza il giovedì e rientro il lunedì sera, destinazione Dublino approfittando dei soliti prezzi accessibili della Ryanair con prenotazione anticipata.

Cerchiamo di contenere al massimo i costi, e non è facile in Irlanda, senza rinunce.

Programmiamo quindi tutto a tavolino. Il venerdì gireremo per nostro conto per una visione globale della città utilizzando gli autobus turistici verdi Hop on – Hop off al costo di 20 euro, (18 euro per gli ultrasessantacinquenni e gli studenti). Per il sabato e la domenica ci siamo rivolti alla Organizzazione “A spasso a Dublino” con guida in Italiano che riportava il Certificato di Eccellenza su Tripadvisor (aspassoadublino.com tel. Alessandra 00353892024466), scelta felicissima. Due giovani italiani che vivono sul posto Massimiliano e Alessandra che rendono le escursioni piacevolissime ad un costo veramente irrisorio rispetto quello che danno. La ricerca dell’hotel è stata più laboriosa. Ci servivano 3 camere doppie il più possibile in centro e i costi, rispetto i soliti, erano molto più alti. Abbiamo alla fine optato per il Travellodge Rathmines abbastanza vicino al centro (circa 2km) e sulla strada dell’aeroporto. L’hotel segue la filosofia di Ryanair. Solo l’essenziale e niente di superfluo. Niente armadi, niente frigorifero, niente cassaforte né bar all’interno (né colazione). Però i letti c’erano, ottimi e molto comodi in camere spaziose, pulizia perfetta e personale al bureau cortesissimo e disponibile. Prezzo di Euro 125,00 a camera doppia a notte. Per andare in centro (se non si vuole andare con una lunga camminata a piedi) 12 euro di taxi.

 

GIOVEDì 14

Arrivati in aeroporto dopo poco più di tre ore di volo con un po’ di turbolenza (in atterraggio qui a Dublino c’è sempre vento), ci attende il pullmino che avevamo prenotato da Roma. Per circa 100 euro ci porta e ci riporta tutti e sei con i bagagli dall’aeroporto all’hotel e ritorno. Rimettiamo gli orologi (qui si sta un’ora prima e la luce rimane fino alle 22 e rispunta alle 4). Sistemate le valigie in hotel ceniamo in uno degli innumerevoli locali sulla strada a circa 14 euro a persona con un abbondante piatto unico di carne o pesce e bevande.

VENERDì 15

Compriamo in hotel i biglietti del bus turistico verde e in taxi andiamo al Trinity College ove c’è la fermata per il pullman hop on e off. Effettuiamo il lungo giro della città con le spiegazioni in cuffietta in italiano. Utilizziamo la giornata per visitare la Biblioteca del Trinity College. A parte un po’ di pannelli esplicativi, la parte interessante è l’edificio della biblioteca che conserva migliaia e migliaia di volumi a vista, di grande importanza storica. Al centro del lunghissimo e altissimo edificio c’è una teca con all’interno la storica arpa che costituisce il simbolo di Dublino e della Guinness (ma con disegno invertito). La leggenda fa risalire lo strumento al medioevo; in realtà dovrebbe essere del 1500. Ho letto che la tradizione di utilizzare l’arpa a simbolo del paese, risale a poco dopo l’anno mille in quanto il sovrano dell’epoca, Brian Boru, re celtico dell’Irlanda, morto in battaglia, si dilettava a suonarla (ricorda un po’ Nerone e Assurancetourix dei fumetti di Asterix e Obelix).

Per strada ogni tanto incontriamo degli autocarri gialli anfibi della Viking Splash Tour carichi di ragazzini con in testa rigorosamente degli elmi vichinghi con tanto di corna che fanno un giro turistico della città alternativo, compresa la navigazione nel fiume di Dublino in autocarro con tutti gli occupanti a bordo. In altri punti si incontrano dei carri per le feste di addio al celibato a trazione umana pieni di ragazzi che pedalano tutti insieme per far muovere il singolare mezzo.

Proseguendo il nostro giro effettuiamo la seconda tappa agli appartamenti del Castello di Dublino. Vi sono varie sale con mobili e arredi del 700 e dell’800. Interessanti due quadri della regina Vittoria e del principe Alberto da giovani. Il percorso interno arriva alla torre con un grande tappeto e vista dalle finestre sul centro della città.

Nelle vicinanze la Cattedrale di Dublino e la Cattedrale di Saint Patrick. Singolari due cattedrali a poca distanza. In realtà la Cattedrale di Dublino è denominata Christ Church e sorge sulle rovine di un’originaria chiesa vichinga. Poi venne rifatta in stile romanico e poi gotico, finché nel 1870 la Distilleria di Whiskey Roe (gli alcolici sono sempre stati uno dei pilastri della civiltà e dell’economia irlandese ed è singolare che a Dublino i fondi per le opere pubbliche derivino spesso dalle fabbriche di birra o di whiskey) diede i fondi per ristrutturarla così come la si vede oggi. Quanto alla Cattedrale di Saint Patrick, che mi è sembrata la più interessante, questa è stata dedicata al patrono di Irlanda, San Patrizio. Nel giardino è visibile il luogo ove sorgeva il pozzo dei battesimi celebrati dal Santo. La chiesa è piena di opere d’arte pregevoli ed è stata ristrutturata in epoca vittoriana.

St. Patrick Church è tra l’altro famosa perché il Decano nella prima metà del ‘700 era Jonathan Swift, autore di molte opere tra cui “I viaggi di Gulliver”(all’interno la maschera funebre e la tomba all’ingresso). Tuttavia ciò che ci ha colpito è che nella chiesa si organizzano in continuazione manifestazioni musicali ad alto livello. Mentre c’eravamo noi, stava provando un coro di giovani con musica organistica, veramente coinvolgente. Traspare in effetti, in tutta la struttura un senso di spiritualità e sacralità rilevante. Interessante è anche la Galleria Nazionale di Dublino con pregevolissimi dipinti. C’è anche un quadro di Caravaggio (chissà come è arrivato in Irlanda), che si riteneva disperso “La cattura di Cristo” del 1602, ritrovato solo negli anni ’90.

SABATO 16

Giro per la città a piedi con la guida, alias Alessandra di “A spasso a Dublino”. Avevamo prenotato dall’Italia con un costo di Euro 13,50 a persona. Appuntamento al Trinity College alle 10. Alessandra puntualissima ci aspetta sotto una leggera pioggia che cesserà presto. È una ragazza pugliese, la quale, come tanti altri italiani che abbiamo incontrato, lavora in Irlanda da qualche anno. È bravissima e coinvolgente.

Ci spiega un mucchio di cose, mano a mano che percorriamo il centro a piedi. È ricca di riferimenti storici, ma anche di aneddoti . Parliamo del tempo che qui è quello che oggi appare, (cioè spesso coperto e piovigginoso). A Roma eravamo in maniche corte e qui con maglione e giaccone impermeabile.

Giriamo per le vie dello shopping, attraversando il ponte Ha’ Penny Bridge (il penny era il costo del traghettatore prima della costruzione del ponte nel 1816), da Henry street e Grafton street con i vari negozi. Attraversiamo il fiume Liffey che attraversa la città, fino a che ci fermiamo alla bellissima statua di Molly Malone. La statua in bronzo è veramente molto bella. È dedicata al personaggio più popolare di Dublino e rappresenta una giovane donna con ampia scollatura, in abito del periodo romantico, che spinge un carretto con alcune ceste di pesce. Secondo la tradizione Molly Malone era una ragazza dell’800 che al mattino vendeva il pesce spingendo il carretto per le vie di Dublino gridando e vantando la bontà dei prodotti e la sera, non guadagnando abbastanza, si prostituiva. Secondo la tradizione morì in giovane età a causa di una delle ricorrenti epidemie. La statua si trova all’imbocco di Grafton street ed è stata realizzata di recente nel 1987. Il personaggio è talmente popolare a Dublino che esiste una canzone a lei dedicata che viene sempre suonata nei pub (la cantava anche l’autista del pullman turistico Hop off Hop on). Per tradizione gli uomini del gruppo devono farsi fotografare mentre accarezzano i seni prosperosi della statua…..per non sottrarci, abbiamo rispettato l’uso locale!

Sembrerebbe almeno singolare che il simbolo di una città così importante sia una pescivendola e per di più con costumi morali discutibili. Invece si tratta di una figura molto poetica nella quale si specchia il paese e la cui storia è in fondo il simbolo delle traversie dell’intera nazione. Infatti il significato di tanta popolarità, non è affatto superficiale e ha radici molto profonde, immedesimandosi la nazione nella leggendaria figura della ragazza e manifestando l’orgoglio del popolo irlandese, il più povero dell’Europa, con una economia inesistente, al limite della sopravvivenza, con carestie che provocavano migliaia di morti tra i bambini e la popolazione, che invece si è riscattato ed è diventato, grazie a misure politiche drastiche e radicali, come la detassazione delle aziende, ricco e foriero di posti di lavoro.

Non c’è oggi azienda multinazionale di informatica, ma non solo, che non abbia sede nel paese, attirando con un’offerta di posti di lavoro e retribuzioni rilevanti, innumerevoli giovani degli altri, ben più blasonati, paesi europei, e tutto questo partendo da una situazione di povertà e di indigenza totale.

Per inciso abbiamo trovato molti ragazzi italiani che lavorano a Dublino. Il problema sembra ora, nel pieno di un rinnovato boom economico, la carenza di abitazioni in città. Ci dicono che si arriva anche a spendere 2.000,00 euro al mese di affitto per due camere e servizi, salvo spostarsi fuori città.

La bravissima Alessandra prima di terminare il tour ci ha portati in un locale pub, dove di fronte alle rispettive tradizionali pinte di birra Guinness, ci ha costretti ad imparare e cantare con lei la canzone di Molly Malone.

DOMENICA 16

Purtroppo oggi cade una pioggerellina finissima. Il programma prenotato con “A spasso per Dublino” prevede una gita al vicino villaggio di pescatori di Howth al costo di 40,00 euro. La gita si preannuncia molto interessante. Veniamo accompagnati anche oggi dalla nostra simpaticissima Alessandra che ci attende al centro al Trinity College. Il villaggio dista 30 minuti da Dublino ed è un porticciolo dedito alla pesca in alto mare ora divenuto un luogo alla moda per i week-end dei Dublinesi. Fortunatamente la pioggia nel frattempo cessa. Si parte in treno dalla stazione di Dublino facendo i biglietti da 3,5 euro. Dopo circa mezz’ora si arriva al graziosissimo porto-villaggio di Howth.

Come da programma, saliamo su una piccola imbarcazione aperta di non più di 10 metri per fare un giro dell’isola di fronte, l’Ireland Eye. L’isola è piena di uccelli marini che vi nidificano a migliaia. Uno spettacolo della natura. Ogni tanto inaspettatamente dall’acqua emerge una foca curiosa per vedere se qualcuno gli getta del cibo. Al termine del giro in barca e prima di iniziare la seconda parte della gita che comprende il trekking della scogliera che sovrasta il villaggio andiamo a mangiare. Nella cittadina vi sono molti locali alcuni affiancati alle rivendite di pesce. Ne scegliamo uno davanti alle navi da pesca ormeggiate, senza grandi pretese, ma molto caratteristico. L’insegna in legno bianco su fondo azzurro recita “Octopussy’s Seafood Tapa”. Il locale piccolo è molto caratteristico. Su una lavagna sono indicati i vari tipi di pesci con i nomi di ciascuno in varie lingue.

Abbiamo mangiato benissimo. Non consiglio alcuna pietanza perché erano tutte ottime a partire dai semplici filetti di merluzzo fritti con salse. Singolarissima la piccola toilette, ove dietro il water campeggia una grande carta del mondo e ogni “visitatore” deve porre uno spillo sul paese di provenienza. Non servono birra, ma solo vino o bevande non alcoliche. Costo di circa 15 euro a persona.

Qui i gabbiani sono dovunque; se gettate loro un pezzo di ciambella, non ve li leverete più di torno. Vi seguiranno a piedi per chilometri, tipo pifferaio di Hamelin, con la speranza di qualche altro pezzo di ciambella.

Dopo pranzo iniziamo il trekking della scogliera. Alessandra ci ha guidato in tutto il percorso, spettacolare, ma impegnativo, su una scogliera a picco sul mare, coperta di vegetazione e nidi di uccelli marini, mentre dal fondo dell’acqua, ogni tanto qualche foca curiosa usciva a guardare. Dopo circa un’ora e mezza di percorso tra salite e discese sulla scogliera, incontriamo di nuovo la strada asfaltata che porta a uno degli affascinanti fari della costa. Un’ultima faticosa lunga salita e arriviamo al pub. È domenica e alle 16 è pieno di famiglie. La birra è la bevanda che non manca sul alcun tavolo. La nostra preziosa Alessandra ordina 6 bicchieroni (pinte) di birra, rigorosamente Guinness. Dopo un po’ l’allegria ha iniziato a pervadere il gruppo già stremato dalle salite.

Visto che il bus per tornare a Dublino tardava, Alessandra, molto cortesemente, ha voluto offrire a chi lo accettava, alcuni bicchieri (non bicchierini) di whiskey locale color ambrato. Due nostre colleghe sono passate così dalla modalità allegra a quella euforica. In realtà, a parte le nostre due colleghe, il fenomeno dell’alcolismo, in Irlanda sembra un problema molto diffuso tra la popolazione come ci conferma Alessandra.

Per tornare all’escursione, va precisato che, la gita a Howth è stata sicuramente tra le più belle, ma molto, molto impegnativa. In particolare un’ora e mezza di trekking con continue salite e discese non è sicuramente alla portata di tutti.

Detto questo, il posto, il pranzo nel locale caratteristico, il giro dell’isola in barca, i panorami mozzafiato, gli uccelli e le foche e soprattutto la simpatica compagnia di Alessandra hanno reso l’esperienza indimenticabile.

LUNEDì 18

Nel pomeriggio riprendiamo l’aereo, ma prima vogliamo utilizzare la mattinata per la visita alla famosa fabbrica storica della Guinness (gli stabilimenti attuali si sono spostati nei pressi e sono ben visibili per i grandiosi serbatoi lungo il fiume che occupano tutto un quartiere di Dublino). L’ingresso alla Guinness Storehouse costa ben 20 euro con diritto alla consumazione al 7° piano al Gravity Bar di un boccale della famosa birra scura. L’intero palazzo fa l’effetto di un sito di archeologia industriale. Tra tubature dismesse e botti sovrapposte si passa dalla storia settecentesca della famiglia Guinness con i 22 figli di Arthur e della prolifica moglie, dei quali 11 sopravvissuti a tutto il procedimento di produzione della birra, alle politiche commerciali e pubblicitarie nei secoli successivi. Arthur fondò il primo birrificio nel 1755. Cinque anni dopo, si spostava a Dublino, al St. James’s Gate Brewery. Il luogo era abbandonato e fu affittato per 45 sterline all’anno con un singolare contratto di locazione della durata futura di ben 9000 anni. Gli affari andarono così bene che già nel 1767 era a capo della Corporazione dei Mastri Birrai di Dublino dedicandosi alla produzione della famosa birra scura derivante dalla tostatura del mais.

Mano a mano che si sale nel palazzo, si scoprono i segreti della produzione, dall’acqua che scende da una cascata artificiale di vetro all’interno dello stabilimento, al particolare tipo di mais, al luppolo e al lievito di cui si dice che un campione dell’originario venga tuttora conservato in cassaforte. Si passa alla storia della distribuzione della Guinness nel mondo con i vari mezzi di trasporto nei secoli, alla produzione artigianale delle botti, alle politiche commerciali, a tutti i sistemi pubblicitari nel mondo, ai gadget fino a che si arriva all’ultimo piano con una terrazza chiusa a vetri nella quale, sorseggiando la propria pinta di birra, si gode di una visuale globale sull’intera Dublino.

Uscendo si passa nel grande shop del museo con tanti di quei prodotti che è difficile andare via senza aver comprato qualche cosa, pur con i prezzi adeguati al costo del biglietto.

Qui termina il nostro piccolo viaggio e andiamo all’appuntamento con il nostro minivan puntualissimo, per recarci al vicino aeroporto per lasciare la primavera irlandese (che somiglia tanto al nostro inverno) e tornare al caldo.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche