Da Zarautz a Santiago con variabili
Come una famiglia di genitori e due figlie (15-20 anni) decidono di visitare la Spagna del Nord in auto, con tenda e non, e senza tante intenzioni di percorrere itinerari prettamente culturali, e come decisamente la natura darà loro una mano, occupandosi di loro e conquistamdoli totalmente.
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Siamo partiti il 22 agosto sicuri solo di un aspetto: volevamo visitare la Spagna del Nord. Abbiamo raccolto molto materiale e sentito voci diverse su questa destinazione: in particolare, un amico ci consigliava di visitare diversi monumenti e località famose per eventi culturali o storici, e alla nostra partenza, non eravamo contrari a nulla: purtroppo, i giorni da destinare a questo viaggio però erano solo nove, compresi gli spostamenti. Essendo di Torino, e poiché la temperatura rasentava i 30 gradi serali, è risultato comodo dormire a casa di un amico a Bardonecchia, e poi alle tre di notte affrontare il Frejus e iniziare l’avventura. I 37 euro del Traforo ci hanno decisamente scosso e svegliato e il viaggio è proseguito senza intoppi fino a Carcassone, dove siamo arrivati alle dieci. Sarà stato il sonno, la fame, il caldo, ma questo paese così declamato non ci ha colpito più di tanto, con tanti turisti, poche spiegazioni, tant’è che abbiamo deciso di visitarlo sommariamente, acquistare poche cose per un pranzo veloce e riavviarci per la Spagna. Con una sosta sull’autostrada francese, sempre ben organizzata, siamo giunti a San Sebastian verso le 18, e la nostra decisione di cercare un campeggio nei dintorni. Nella totale fortuna, troviamo il campeggio in collina a Zarautz, che consigliamo vivamente sia per l’organizzazione che per la vista, spettacolare specialmente al tramonto e al mattino presto. Infatti, il giorno successivo, all’alba delle sette i surfisti sono già all’opera, pronti a scendere dalla scogliera fino al mare sottostante, che è l’ideale, con onde lunghe e continue. Noi invece partiamo in auto per la costa, scoprendo che una lunga passeggiata pedonale e frequentata da joggers e sportivi unisce Zarautz a Getona, caratterizzata dalla penisola a forma di topo. Proseguendo non ci lasciamo attrarre dai mille punti panoramici e dopo aver incontrato i primi paesi, ci rendiamo conto che ognuno di loro ha un duplice aspetto: un primo strato di palazzoni dietro a un piccolo borgo originale che scende fino alla spiaggia, o al porto e poi il mare. Scegliamo a caso Mutuku. Il parcheggio coperto, molto economico, è comodo, il paesino è vivo, con un misto di vecchio e nuovo, scendiamo per strette vie fino al porto, che ci mostra una piscina con acqua di mare, ricavata proprio perché sia riempita con il gioco delle maree. La richiesta di indipendenza basca si tocca con mano ovunque, dagli stendardi sui balconi alle scritte sui muri. Partiamo cercando di raggiungere Bermeo, ma iniziamo a percorrere una strada, seguendo le indicazioni, che ci porta in un paesaggio in cui non sarebbe cosa strana trovare Heidi. Tranquilli paesi di montagna e mucche al pascolo, a pochi chilometri dal mare. Dopo diversi chilometri, troviamo Guernica , e ci fermiamo. Inutile dire che la cittadina è permeata di storia, nonostante non ci siano evidenti segnali a riguardo. Affamati, troviamo una piccola locanda di locali, dove veniamo forniti di boccadillos e gentilezza, con offerta dei peperoni del posto e sorrisi. Per superare il caldo della giornata, cerchiamo una riproduzione della Guernica di Picasso, percorrendo il parco cittadino, e scoprendo sempre di più la cordialità del posto, con i bar della piazza pieni di gente che chiacchera ad alta voce. Verso il tardo pomeriggio, affrontiamo il tratto di strada che ci separa da St. Juan: dobbiamo abbandonare l’auto sulla strada principale e affrontare discesa e salita, accorgendoci poi che in modo clandestino molti turisti sono avanzati di molto lasciando poi l’auto sulla strada sterrata. Poiché il tratto è lungo e discretamente faticoso, è indispensabile portare con sé dell’acqua e affrontare questa gita al tramonto o all’alba. La salita con i gradini numerati permette di vedere un paesaggio suggestivo, e l’atmosfera che si respira una volta raggiunta la chiesetta è unica, un misto tra spiritualità e leggenda, dove si può credere che la campana esistente possa portare fortuna a chi la suona, e la quantità della buona sorte dipende dal numero di suonate –per cui potete immaginare.., dove si può leggere delle strane e misteriose vicende successe, per cui vi rimando a una guida, e che si abbandona quasi volentieri, sia per la discesa che si ha di fronte, sia perché il suono della campana suona quasi sinistro. Le foto dalla sommità sono d’obbligo. Ritorniamo a Zarautz seguendo l’autostrada, ci godiamo la scogliera, e cerchiamo di visitare San Sebastian, scoprendo che alla domenica sera tutti i negozi sono chiusi. Ci accorgiamo che il clima non è dei più caldi. In effetti, il problema Meteo non è indifferente in questa Spagna del Nord, e come conseguenza, notando le nuvole minacciose, al mattino smontiamo le tende e ci spostiamo all’interno, dopo una breve visita al paese di Zarautz, vivo, con un piccolo centro e una bellissima spiaggia, vissuta soprattutto da ogni genere di surfista. Giungiamo a Burgos. A Burgos, andiamo alla ricerca della Pensione Pena, indicata sulla Lonely Spagna Settentrionale: non fatevi spaventare dall’ingresso, realmente trasandato. Questa sistemazione è in realtà ottima per prezzo e locazione, essendo a due passi dal centro: al secondo piano, ci sono stanze fornite di un angolo con maioliche e lavandino e i bagni –pulitissimi- in comune. Quindi ci rechiamo con il bus 26 (costo 3 euro e 40 in 4) alla Cortija de Miraflores, che è gratuita e impressionante per il capolavoro presente all’interno. Attenzione al ritorno per lo strano orario del 26! Arrivati nuovamente al centro della città, ci rechiamo in Pza Major, molto variopinta e viva e poi in visita alla Cattedrale. Una sosta lungo il fiume anticipa la nostra ottima cena alla Cerveza Morito, consigliata sia dalla guida che dalla padrona della pensione. Spesso si deve aspettare un po’ per grande affluenza, ma ne vale la pena. Unico punto negativo del tutto: l’allegria della Burgos notturna sembra essersi riversata sotto le nostre finestre, per cui un ottimo consiglio è quello di chiedere stanze interne e non sulla strada principale. Al mattino salutiamo Burgos tra le nuvole e un inizio di pioggia –nuovamente il controllo del Meteo è stato provvidenziale- e partiamo per Santiago. Decidiamo di non fermarci a Leon in favore di Astorga: si rivela una bella scelta perché il martedì è giorno di mercato, e che mercato! Inoltre l’ultima settimana di agosto viene festeggiata Santa Marta, a nostra insaputa, quindi lo spettacolo che ci troviamo di fronte è fatto del vociare spagnolo, di colori caldi e un fiume di gente in festa per strada, unita ai tanti camminatori di Santiago che fanno tappa in questa cittadina e che incontreremo in continuazione, lungo il percorso, a piedi o in bici. Inzuppiamo churros in una cioccolata calda, seduti in mezzo alla via e godiamo l’atmosfera. Ci spingiamo poi verso la cattedrale e il Palazzo Vescovile di Gaudi, e scopriamo che Astorga è famosa per il cioccolato: ottime barrette davvero. Riprendiamo il viaggio (dopo Burgos, Astorga a parte, non si paga più l’autotrada) e, accettando l’utile consiglio di TURISTI PER CASO, troviamo il “Camping as Cancellas”: bagni puliti, calma assoluta e comoda tappa per visitare la città, a dieci minuti in auto dal centro. In via della Roche con un po’ di fortuna si trova posto e da qui inizia uno stupore continuo per questa città che è tutto, tranne che banale, è una città immersa nella storia, una città che potrebbe trovare posto nei cartoni animati della scuola giapponese, sospesa su una nuvola o emersa dal fondo del mare. Scendendo e salendo per stretti vicoli, antichi ma vivi, si arriva di fronte alla cattedrale: è un edificio che racconta la sua storia, imponente, silenziosa anche in mezzo a mille pellegrini. Simbolo dichiarato del cattolicesimo, appare invece come un tempio, che, come un vecchio saggio indiano, mostra il suo vissuto attraverso un reticolo di rughe. Santiago è viva, piena di gente che parla, racconta, beve, ride, canta. Alla sera i locali sono pieni, gli angoli, le piazze sono occupati da gruppi musicali spontanei che coinvolgono i passanti e fanno di contorno a questo tesoro di antichità. Torniamo alla tenda canticchiando. Purtroppo, alla notte, inizia a piovere. Il giorno seguente aspettiamo che le nuvole si diradino un po’ e ci rechiamo al nord, a Valdolino, per vivere la spiaggia, che è enorme, con sabbia finissima e onde notevoli: al riparo del vento, mangiamo empanada al tonno e frutta e guardiamo i surfisti, passeggiamo e rallentiamo il tutto fino alle 15. Quindi, partiamo per la strada costiera, superando Cederra, per dirigersi verso St. Andrè e la Serra de Capelada: ambiente spettacolare. La strada, senza traffico, scivola tra boschi di eucalipto, folta vegetazione, erica fiorita ovunque, cavalli in libertà, mucche al pascolo e all’improvviso, scogliere ripide e prati di erica, mulini a vento e costruzioni di pietra: davvero suggestivo. Cerchiamo poi Capo Ortegal e troviamo il faro bianco e rosso: tralasciamo lo sporco e il degrado e ci godiamo la vista, notevole. Il ritorno è lungo, un po’ di autovia e un po’ di caratera: nonostante il clima decisamente fresco, andiamo a trascorrere la serata a Santiago, con cena ottima alla Bodeguilla de S.Roche, citata dalla Lonely: pane con aglio e aromi, polpette con salsa di spincaci, formaggio galenciano con acciughe’ polipo tipico e insalate miste con noci. Poi, Santiago alla sera: splendida. Ogni angolo, ogni via è una sorpresa, con le sue ombre e le sue luci. La suggestione della Galizia continua il giorno dopo: decidiamo di affrontare la Costa de la Morte, Dopo aver procurato cibo, valutiamo quale strada sia la migliore: avanziamo fino a Bajo e cerchiamo di andare all’inizio della Costa: le nuvole sono basse e buie e questo rende tutto più suggestivo, pensiamo a “La maledizione della prima luna” e ci mettiamo alla ricerca del Capo, oltrepassando Corme e arrivando al faro. Sara’ il cielo cupo, le croci bianche a ricordare le fatiche di ogni marinaio, le morti avvenute a causa del mare in tempesta, l’oceano nella sua veste migliore vicino alla costa, lo spettacolo che abbiamo davanti è meraviglioso. Dietro al faro, le onde alte s’infrangono con violenza, lasciando una schiuma colorata di verdazzurro. Io non riesco a lasciare questo posto, mi trascinano a forza, decidendo di andare a Camelle, piccolo paese di pescatori, tralasciando Laxe. La Lonely ci consiglia il Bar Rotterdam, davanti al porticciolo, per mangiare pesce. L’agglomerato di case che ci accoglie non ispira granchè e restiamo perplessi davanti all’ingresso di quello che è proprio un bar. La gestione sembra famigliare con i locali, un po’ meno con noi, ma il pesce è ottimo: cozze giganti, vongole, polipo eccezionale e calamari ci fanno fare il bis a un prezzo finale conveniente. Passeggiamo poi per il molo guardando pensierosi le opere di Man e leggendo la sua triste storia: una signora anziana sta pescando tranquilla, noncurante della nostra presenza. Mare, mare, mare… lasciamo scorrere il tempo, facendo il nulla e sentendo il mare. Decidiamo poi di andare al Cimitero degli Inglesi, passando da strada normale a strada sterrata, stretta e scomoda, che ci porta a destinazione. La storia di questi marinai inglesi morti sulla loro nave nel 1865 e sepolti sul luogo ci fa rispettare con attenzione il posto. Andiamo alla spiaggia percorrendo un sentiero costiero costellato da erica fiorita, come sempre, e una varietà di fiori secchi e arbusti notevoli. La spiaggia, selvaggia e bella, sicuramente solitaria, ci cattura nel silenzio, prima di proseguire per Capo Vilan, dove il faro è bello , con un’interessante mostra interna. Il tragitto tra i due luoghi è meraviglioso, spiagge e distese di erica e mulini a vento, il selvaggio reso capolavoro. Raggiungiamo Santiago per strada nazionale alle 20.30. Il bar del camping è fornito di pc per cui controlliamo le previsioni e decidiamo di partire l’indomani. Che dire della Galizia? Uno spettacolo della natura, gente freddina, ma Santiago unica, tanto, troppo oceano, che mozza il fiato perché non è al fondo di una scogliera, ma è accanto a te, con le onde violente e i paesaggi infiniti, brumosi, con la nebbia che li nasconde e li trasforma. La sensazione che il silenzio rumoroso dell’oceano ti dà è rara. Il giorno dopo sbaracchiamo e diamo l’arrivederci a Santiago, e non è difficile darlo, perché ci troviamo in un caos di fedeli e pellegrini, rimpiangendo la versione notturna. Visitiamo finalmente la cattedrale e partiamo per Santillana de Mar, ultima tappa del viaggio. Qui troviamo bungalows liberi presso il Camping Santillana, che si rivela un ‘ottima idea. Riusciamo a vedere anche una partita del Barcellona, mangiando e ci permettiamo una visita serale alla cittadina, decisamente bella. L’ultimo giorno della vacanza prima del ritorno viene speso per visitare la zona. Cercano di raggiungere la costa, sbagliamo strada (che era la 634-E70), finendo ai Picos, paesaggio di montagne rocciose che niente ha a che fare con il mare.. Quindi inversione a U e spediti fino a Llanes. Pranzo in spiaggia con serano tagliato a mano, e poi sul molo a vedere strani cubi colorati, i pescatori che lavorano le reti, e infine una bella passeggiata su prato verde sulla scogliera fino in cima: il saluto all’oceano. Il giorno dopo, tutto d’un fiato, .. A casa.