Santiago By Bike

Quest’anno dopo aver passato in rassegna numerose destinazioni abbiamo scelto quella relativamente più vicina (??!!)…la Spagna del Nord! E’ la meta che sarà lunga da raggiungere! Perché abbiamo deciso,o meglio, ho insistito (e noi donne siamo brave quando ci mettiamo….vero Alberto?!) per realizzare questo mio sogno di percorrere il...
Scritto da: ciuffoletta
santiago by bike
Partenza il: 10/08/2009
Ritorno il: 28/08/2009
Viaggiatori: in coppia
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Quest’anno dopo aver passato in rassegna numerose destinazioni abbiamo scelto quella relativamente più vicina (??!!)…la Spagna del Nord! E’ la meta che sarà lunga da raggiungere! Perché abbiamo deciso,o meglio, ho insistito (e noi donne siamo brave quando ci mettiamo….vero Alberto?!) per realizzare questo mio sogno di percorrere il cammino di Santiago in bici (…i giorni che abbiamo a disposizione non erano sufficienti per farlo a piedi). E così, con l’arrivo della primavera, ho iniziato con il mio compagno il nostro allenamento su è giù per le colline del Monferrato e la pianura Padana. Alberto ha trovato un volo low cost con la compagnia aerea Iberia a 500 euro a/r per due persone; io mi sono documentata sui monumenti da vedere e le leggende che si celano lungo il cammino e che mi affascinano da sempre. Tramite l’associazione “Due ruote nel vento” abbiamo noleggiato le bici e prenotato i vari alberghi con tappe giornaliere di 50/70 km circa per un totale di 3 settimane col “culo” sulla bici…circa 800 km!!! Arriva il fatidico giorno (10 agosto) e partiamo da Milano Malpensa con il volo delle 12.15 per Pamplona con scalo a Madrid. Arriviamo a destinazione intorno alle 17.00,prendiamo l’autobus e raggiungiamo il nostro albergo, Maisonnave in calle Nueva, nel cuore del centro storico (vicinissimo a Plaza Castillo). 11-08 Pamplona Se il buongiorno si vede dal mattino oggi sarà una pessima giornata!! Alberto durante la colazione è riuscito ad abbrustolire le fette di pane tostato, il cappuccino proprio non lo sanno fare e le borse da bici con il lucchetto e il kit di riparazione proprio non le abbiamo viste (ce le recapiteranno per l’indomani alle 9.30……siamo in Spagna e non si lavora prima delle 8.00). Per il resto la giornata scorre in modo piacevole con una visita alla cattedrale, al chiostro e al museo diocesano, alla chiesa di San Nicola e alla Plaza de Toros dove si trova il monumento all’Encierro. Foto e un pranzo a base di pinchos e insalata. Nel pomeriggio abbiamo collaudato le bici andando al parco Yamaguchi, in stile nipponico (potevo forse perdermelo dopo tre anni trascorsi a studiare shiatsu???). Giro alla Ciudadela (grande parco rinchiuso dalle antiche mura difensive) e alle 19.30 appuntamento all’Avenida de Carlos III dove c’era uno spettacolo di capoeira. Cena al bar Iruna in Plaza Castillo ( quello frequentato da Hemingway, dotato di salone art-decò con servizio very-fast) dove si può trovare il menù del pellegrino a 10 euro che comprende:primo,secondo,dessert (postre) e vino+acqua. 12-08 Pamplona-Estella SI PARTE!!! La prima tappa è stata un disastro! Abbiamo voluto seguire subito il cammino dei pellegrini ma la salita all’alto del Perdon per noi ciclisti era impraticabile; per metà abbiamo dovuto spingere le bici e questo ci ha scoraggiato parecchio. Come se non bastasse arrivati in cima abbiamo scoperto che gli altri ciclisti (drittoni, loro!!) avevano percorso la strada asfaltata… Foto di rito al monumento del pellegrino tentando di sfoderare un timido sorriso tra un fiatone e l’altro. Per la discesa però scegliamo la strada asfaltata; il sentiero sterrato ha una pendenza quasi verticale ed è solo per i più temerari (noi NON lo siamo!). A Puente de la Reina si incrociano i vari cammini per Santiago; noi partendo da Pamplona ne stiamo facendo uno dei tanti, anche se è il più lungo e famoso. Dopo la sosta e foto del famoso ponte ci dirigiamo a Cirauqui, dove ci facciamo fare il sello (timbro) sulla Credenziale pronti per un’altra bella sorpresa….. Una mulattiera che nemmeno le capre farebbero! Scendiamo nuovamente dalla bici caricandocela in spalla per superare una breve ma disconessa scalinata. Proprio in quel punto incontriamo due spagnoli con una cartina un po’ più dettagliata della nostra e l’istinto ci suggerisce di proseguire insieme a loro fino ad Estella (arrivo in extremis –nel senso di stremati – verso le 17.00). Stavolta la pensione si trova in periferia e così, dopo la bici, un po’ di sano trekking per arrivare in centro. Cena e poi tutti a nanna (si, solo la nanna, Alberto!!!). 13-08 Estella-Logrono Quella di oggi è stata l’ultima tappa nella Navarra e anche l’ultimo tratto in direzione sud-est. Prima di partire abbiamo studiato bene la cartina. Siamo usciti da Estella, la città dalle sette chiese, passando per il ponte e la periferia e abbiamo imboccato la direzione per il Monasterio de Irache. Appena prima, una fontana offre ai passanti del…vino; anche se arrivati al mattino presto, il vino era finito! Fino a Torres del Rio abbiamo seguito lo sterrato, largo e dal buon fondo, che ci ha per messo di arrivare con poco sforzo attraverso campi coltivati a vite in filari. Da qui abbiamo preso l’asfalto per una salita breve, brevissima ma ripida fino all’Alto do Poyo…c’è mancato poco che mi partisse un embolo!!! Da Viana a Logrono occhio alla “flecha amarilla”, ne troverete poche a causa del rifacimento della viabilità; al suo posto troverete una conchiglia stilizzata. Prima di arrivare a Logrono è doveroso il “sello” presso il banchetto di Felisa, la abuela de peregrinos; questa anziana signora,per anni ha accolto e rifocillato i pellegrini. Adesso è la nipote a portare avanti il suo impegno. In città, cerchiamo il nostro hotel, La Murrieta (classico business hotel), e dopo una bella doccia energizzante facciamo il giro turistico con visita alla concattedrale di S.Maria de la Redonda e alla chiesa di S.Bartolomè, molto bella nella sua semplicità. 14-08 Logrono-Santo Domingo della Calzada Stamattina lasciamo il centro di Logrono passando attraverso il parco cittadino della Grajera, bacino artificiale e paludoso. Da qui inizia la prima salita all’Alto della Grajera (a dispetto del nome, non è nulla di impossibile), poi ritroviamo la pianura ondulata fino a Navarrete e poi via si sale di nuovo fino all’Alto de San Anton, dove si trovano i curiosi mucchi di pietra costruiti negli anni dai pellegrini; ogni pietra che costruisce la torre vorrebbe rappresentare i membri della propria famiglia. Ad Azofra ci fermiamo per una sosta al bar e ordiniamo un boccadillo con tortilla.…e-sa-ge-ra-to!!! Era il doppio di una baguette destinata a sfamare più di cinque persone… Sorprendenti le persone che incontri; al tavolo di fianco al nostro c’era una famigliola che sembrava appena uscita da un rave party, con due “zingarelle” (rivelatesi poi loro figlie) e un ragazzo disabile… probabilmente un loro amico che si portavano dietro con loro lungo il cammino e che assistevano amorevolmente in ogni sua esigenza. Siamo rimasti molto sorpresi dalla loro disponibilità, io personalmente non so se ne sarei stata capace…è proprio vero che l’apparenza inganna! Proseguiamo verso Santo Domingo de la Calzada. Secondo la nostra guida da qui in poi dovrebbe essere tutta pianura; niente di più falso!!! Abbiamo “scollinato” tre volte e, credetemi, col paninazzo sullo stomaco non è stato per niente facile. Arriviamo all’Hospederia Cistercense e scopriamo che è un albergo gestito da suore, prima della camera ci dicono l’orario della Messa, ma noi abbiamo un programmino migliore:schiantarci sul letto (senza peccare!). Qui a Santo Domingo pare che si celi una leggenda, quella della gallina che cantò da morta!!? Infatti,all’interno della chiesa si trova una nicchia illuminata a giorno, con un gallo e una gallina (vivi) in ricordo del miracolo. 15-08 Santo Domingo de la Calzada-Burgos La tappa di oggi sarà più lunga delle altre,75 km,ma sarà soprattutto i Montes de Oca con i loro boschi fitti e gli arbusti bassi a farla da padrone, prima di sbucare in uno dei luoghi più suggestivi di tutto il cammino:San Juan de Ortega. Usciamo da Santo Domingo procediamo per Redecilla del Camino,Belorado (dove faremo la nostra solita sosta),Tosantos e piccoli pueblos legati alla storia del Cammino. A Villafranca inizia la vera salita per i Montes de Oca e l’Alto de la Pedraia, ultimo bosco prima della regione del Bierzo. La salita richiede tempo,fiato e gambe e,neanche a farlo apposta,come nelle tappe precedenti il sole scende a picco sulle nostre teste! In discesa, lungo la strada ci fermiamo in un bar per rifocillarci: il caldo si fa sentire. Incontriamo due italo-spagnoli, lui di Milano e lei di Barcellona, anche loro sono in bici; scambiamo volentieri due chiacchiere e poi, esaltati dal fatto che mancano solo(!!!) una ventina di km proseguiamo in direzione Burgos dove arriviamo intorno alle tre e mezza. Burgos è una delle città più importanti del Cammino e della storia di Spagna,visitiamo la splendia e maestosa cattedrale e ci concediamo una piacevole passeggiata lungo il paseo prima di andare a cena. 16-08 Burgos-Fromista Quella di oggi sembra una tappa facile, di leggeri su e giù,ma soprattutto di piano davanti alla ruota. POVERI ILLUSI!!!! Ci aspettano chilometri e chilometri di mesete infuocate, intorno a noi solo il giallo del grano o le sue stoppie avanzate. Usciamo da Burgos imboccando una pista ciclabile nel viale alberato che porta sino al Parco del Parrai. Proseguiamo sull’asfalto e raggiungiamo il sobborgo di Villalbilla de Burgos e poi seguiamo le indicazioni per Leon. Arrivati a Hornillas del Camino comincia la vera e propria meseta,infinita e solitaria,dove si pedala dritti,con lo sguardo fisso all’orizzonte ed un cielo azzurrissimo. Ed è qui che veniamo colpiti dalla malasuerte: ho bucato (o meglio pinchato,come dicono gli spagnoli). Tentiamo di riparare la ruota con la bomboletta spray,ma dura ben poco…ci fermiamo a Villasandino,un piccolo pueblo che sembra essere stato dimenticato da Dio. Entre stavamo cercando di arrangiarci ecco un ragazzo che sta trafficando in un garage venirci incontro per darci una mano. Scopriamo solo allora che le ruote bucate eran ben tre!!! La voce passa di casa in casa e ci troviamo intorno mezzo pueblo, diventando l’attrazione turistica del paese. Ricordo ancora le parole di Josè, il nostro eroe che ci ha detto:” Se io venissi a trovarvi a Milano e mi trovassi in difficoltà non mi aiutereste?”. Caro Josè, non sempre e dappertutto esiste lo spirito del Cammino. Offriamo una birra ai nostri eroi, foto di gruppo (praticamente tutto il paese che era venuto ad assistere alla novità ) e ripartiamo in direzione Fromista. Arrivati a Castrojeriz facciamo una sosta per recuperare le energie; abbiamo perso più di un’ora e cominciamo a essere stanchi. Subito dopo un’altra collina,la peggiore del giorno:l’Alto de Mosterales,noto anche come Alto de matamulos (ammazzamuli) per la sua pendenza. In questi casi cerchi di aggrapparti a un ritornello, ad un rosario di preghiere o a mettere in pratica gli esercizi di rilassamento e respirazione imparati alla scuola di shiatsu (non sempre perfetti visto che ogni tanto arrivavo in cima col fiatone). Arriviamo a Fromista alle cinque e mezza,stanchi morti!!! E pernottiamo alla Casa Rural San Telmo,un piccolo agriturismo molto,molto carino. Meraviglioso lo spettacolo delle cicogne sul tetto della chiesa. Da foto! 17-08 Fromista-Sahagun Ma che bella sorpresa che ci siamo ritrovati al risveglio stamattina.…le camere d’aria riparate ieri danno dei problemi e siamo costretti a ripartire con due ruote un po’ sgonfie fino al prossimo “Taller” (officina) a Carrion de los Condes. Una volta effettuato il pit-stop con tanto di revisione ai cambi e ai freni siamo ripartiti verso Calzadilla de la Cueza,lungo uno sterrato largo e dal fondo rossiccio. Qua ci fermiamo per la pausa pranzo su una panchina proprio davanti alla chiesa. Entriamo per apporre il sello sulla credenziale e la “perpetua” ci fa da guida turistica chiedendoci anche di lasciare la nostra firma sul quaderno. Proseguiamo fino a San Nicolas del Real Camino sull’asfalto e poi riprendiamo lo sterrato fino a Sahagun. Che delusione!!! Il paese è proprio bruttino,e anche la pensione dove abbiamo pernottato (hotel Cadorniz) non era granchè. L’unica cosa che ricordo con piacere è quel buonissimo croissant che mi sono sbafata attratta dal profumo che usciva dalla pasticceria. Per la cena non ci siamo scomodati più di tanto e ci siamo fermati al ristorante della pensione (ottima la trota “azhada”). 18-08 Sahagun-Leon La tappa di oggi ci presenta subito un bivio, noi scegliamo la via del Camino Real Frances che passa per Bercianos e per El Burgo Ranero, il paese delle rane che si sentono gracchiare nel pantano appena fuori dal pueblo…credetemi,si sentono davvero! Nessuna difficoltà ostacola lo scorrere delle nostre ruote e così arriviamo a Leon per l’ora di pranzo. Decidiamo di fermarci subito a mangiare un boccone, tanto in albergo le camere prima dell’una non sono pronte. Optiamo per un bar vicino all’Ayuntamiento e ordiniamo un toast, ma a quanto pare gli spagnoli non sanno cosa sia e così ci portano una fettazza di pane tostato con la marmellata. Dopo aver terminato la nostra seconda colazione questa volta ordiniamo un boccadillo con tortilla. Accipicchia che esagerazione!!! Non ci stava nemmeno sul piatto e la tortilla stava in piedi da sola!!! Terminato il nostro lauto pranzo raggiungiamo l’albergo Quindos in Calle Gran Marcos,a metà tra il moderno e l’antico e con una doccia spaziale e hyrdomassaggio alla cervicale. Cena al ristorante Latino (mi piaceva il nome ma abbiamo anche mangiato bene). 19-08 Leon Oggi ci siamo fermati a Leon per sgranchire le gambe e recuperare un po’ di energia. Al mattino visita “speciale” guidata all’interno della cattedrale (è l’edificio base,stendardo e simbolo della città). La parte “speciale” consisteva nella visita a mezza altezza all’interno della cattedrale, dove ci hanno spiegato il progetto di restaurazione delle coloratissime vetrate. Ovviamente la guida era spagnola e io ho capito un quarto di quello che ha detto,ma è stato comunque molto interessante. Nel pomeriggio abbiamo riposato lo stesso (ormai ci siamo abituati alla siesta spagnola),mentre la sera siamo andati in un ristorante di fronte a quello di ieri dove abbiamo mangiato delle patatine trooooooppo buone!!! 20-08 Leon-Astorga Oggi abbiamo ripreso la nostra pedalata. Uscire dalla città non è stato facile. Le frecce sono poche e non chiare. E nel frastuono del traffico c’è il pericolo di smarrirsi. Giunti a Trobajo del Camino lo abbiamo attraversato proseguendo verso la Virgen del Camino. Costeggiando il tracciato dei camminanti siamo arrivati a Hospital de Orbigo. Molto bello il ponte di origine romana sulla quale si passa per entrare in paese. Sopra le arcate del ponte e sotto le fronde dei suoi alberi si svolsero nei secoli molte battaglie per questioni di predominio e potenza,ma pure d’onore. Tra le storie più note c’è quella del cavaliere Suero de Quinones che sfidò sul ponte,vincendoli,ben 300 cavalieri. La foto e il sello sul famoso ponte è d’obbligo. Appena fuori Orbigo, lungo il sentiero lasciamo il nostro piccolo segno in corrispondenza di un bivio non tracciato, una freccia fatta con le pietre. Arrivati davanti ad un bivio scegliamo il tragitto più breve che scorre lungo la carrettera asfaltata. Arriviamo al Cruzeiro de San Toribio, un colle da cui si vede Astorga, i monti del Leon e la Cordillera Cantabrica. Ai piedi della croce, nascosti tra le pietre, alcuni messaggi testimoniano il passaggio dei pellegrini. Per arrivare in città dobbiamo affrontare una ripida ma breve discesa ben lastricata, e poi asfalto fino a San Justo de la Vega. Ma noi non ci entusiasmiamo molto,sappiamo che dopo una discesa c’è sempre una salita e viceversa!…e infatti eccola lì, per arrivare in Plaza Mayor (non me l’aspettavo e sono dovuta scendere a spingere la bici…uffa!!!). Incontriamo una coppia toscana, anche loro in bici, che ci “trascineremo “ fino a Santiago de Compostela in un continuo salutarsi per ritrovarsi il giorno dopo. Il nostro albergo, Asturplaza, si trova proprio in Plaza Mayor e visto che anche oggi siamo arrivati presto alla meta, ci fermiamo subito a mangiare. Con lo stomaco pieno ora si può visitare la città. Il Palazzo Episcopale di Gaudì è semplicemente bellissimo, sembra il castello delle fiabe. L’interno, invece, assomiglia ad un palazzo moresco. NON si possono fare foto,ma NOI siamo italiani e non ci lasciamo intimorire e così,mentre io faccio da “palo” Alberto scatta a più non posso. Ceniamo al ristorante “Il capriccio” e indovina un po’?…incontriamo la coppia toscana. Assolutamente sconsigliate le patatas y bravas con carne, assomiglia tanto a uno spezzatino immerso nel brodo. 21-08 Astorga-Ponferrada Oggi ci immergiamo nelle regioni della Maragateria e del Bierzo. La meta s’avvicina, è vero, si comincia a sentirne il fremito nelle pedalate. Davanti,però,ci sono le due cime più alte da scalare di tutto il cammino. E quest’oggi tocca a una di quelle: la salita per la Cruz de Hierro (1540 m). Usciamo da Astorga accompagnati ormai dalle familiari frecce gialle e fuori città imbocchiamo lo sterrato che corre accanto alla strada asfaltata. Sale tranquillo e costante, le pendenze si accentuano appena. Intorno montagne, boschi e brughiere di erica. Per la salita a Foncebadon rimaniamo su asfalto e arrivati qui ne approfittiamo per fare rifornimento d’acqua e cibo. Poi saliamo per i piccoli tornanti del sentiero che portano alla Cruz deHierro, uno dei luoghi più emblematici di tutto il cammino. Un palo di legno con in cima una croce di ferro, ai piedi un montagna di pietre portate dai pellegrini (la pietra simboleggia il fardello dei propri peccati). Poi bandane, fogli, foto, parole scritte nella carta o incise sull’ardesia. Arrivare in cima mette a dura prova muscoli e volontà, ma non è nulla di impossibile e io sono molto orgogliosa di me stessa e della mia determinazione. Siamo arrivati al punto più alto del cammino, ci siamo concessi una breve sosta, ora dobbiamo solo scendere…e invece no…ci aspetta un’altra salita fino a Manjarin,dove si trova il rifugio di Tomas, una sorta di eremita che si definisce l’ultimo dei templari. Sello,foto e …stavolta si scende davvero! 15 km con una pendenza del 26% e vaaaiiiii…. Il percorso si snoda tra piccoli villaggi con i tipici edifici del Bierzo in pietra e legno:El Acebo,Riego de Ambros e poi Molinaseca. Ancora 8 km e arriviamo a Ponferrada dove sostiamo all’hotel El Castillo. Visita al castello templare,l’opera di maggior fama della città. Il complesso è ricco di segni,simboli,riferimenti astronomici,e le sue mura esterne sono conservate in ottimo stato. Cena alla pizzeria Trastevere (cominciamo ad avere nostalgia di casa???) 22-08 Ponferrada-O’Cebreiro Nel Medioevo questa era una delle tappe più temute. Non per la sua prima parte, piuttosto pianeggiante e ancora abitata, ma per la salita al monte Cebreiro. Non sono preoccupata più di tanto, dopo aver superato brillantemente l’Alto della Pedraia e la Cruz de Hierro sono certa che arriverò in cima anche a questo monte col c… sulla bici, anche se…guardando il profilo sulla carta di questa salita che in soli 8 km fa scalare 690 m di dislivello, un po’ mi si gela il sangue. Lasciamo Ponferrada e tra sterrati e asfalto attraversiamo una serie di villaggi; ci sono orti, vigneti, gruppi di case, infinite varietà di menta e altre erbe aromatiche disseminate tutt’intorno. Arriviamo a Villafranca del Bierzo, dove c’è la famosa chiesa del XII secolo, l’unica oltre la cattedrale di Santiago autorizzata a concedere indulgenza plenaria ai pellegrini. Troviamo un vecchio tracciato d’asfalto dove è stato creato un percorso protetto con muretti in jersey e l’asfalto dipinto di giallo. Fin qui si pedala tranquilli in leggera ma costante salita. Arrivati a Vega de Valcarce inizia l’ascesa, per tratti di strada costeggiati da immensi castagni. Decidiamo di seguire l’asfalto fino in cima ( anche se così allunghiamo la strada di 4 km). Sull’asfalto le ruote girano lente ma sicure al ritmo della nostra pedalata. Il sentiero è un’altra cosa,non c’è posto per tutti, e la precedenza è dei pellegrini a piedi. Arrivo in cima sudata come un cammello, con la lingua penzoloni, gli occhi fuori dalle orbite, il fiatone e le gambe spezzate dalla fatica…ma lo spettacolo che appare davanti ai nostri occhi è MERAVIGLIOSO: valli, montagne, boschi e in fondo, verso ovest, Santiago di Compostela e il mare infinito di Finisterre, il tutto velato da una nebbia impenetrabile. O’Cebreiro è un piccolo paese di case in pietra e tetti di paglia ( pallazos). Ha una chiesa preromanica: Santa Maria la Real dove è conservato il Calice del miracolo. E’ anche la parrocchia di Elias Valina,fondatore del cammino moderno. Stanco di dover raccogliere i pellegrini che si perdevano si fece regalare della vernice gialla dalla società che stava facendo dei lavori sulla strada e iniziò a segnare il cammino con delle frecce gialle nei punti più difficili per indicare la via. 23-08 O’Cebreiro-Portomarin Stamattina me ne sarei rimasta volentieri sotto il piumone e invece…eccomi qua…pronta in sella alla mia bici dopo aver fatto una colazione fatta di pane bruciacchiato, marmellata, affettati, uova….ma noi siamo italiani, a noi basta del caffè con leche e un croissant per essere sazi e felici. Comunque, volete saper una cosa? Preferivo il caldo delle meseta infuocate al freddo di stamattina. Siamo proprio in Galizia! Si inizia a scendere per un breve tratto, per poi risalire all’Alto de San Roque dove c’è la grande statua del pellegrino che affronta i venti dell’Atlantico che soffiano fin qui. Poi ancora un Alto, quello do Poio e poco dopo si arriva a Fonfria, dove inizia finalmente la discesa. Il sentiero ci porta a Triacastela dove cerchiamo un’officina meccanica per sostituire il pedale della bici di Alberto (ma sempre di domenica capitano gli imprevisti?). Lungo la strada sempre più spesso troviamo campi di cavoli alti come alberi. Servono per la famosa zuppa. La gente raccoglie le foglie basse dell’ortaggio e lascia salire verso l’alto la pianta per oltre un metro, metro e mezzo. Dicono che così sono più buone, sicuramente perpetuano il raccolto. Da qui per Sarria si diramano due vie. Noi scegliamo la deviazione per Samos attraversando minuscoli e silenziosi borghi fino ad arrivare di fronte al monastero benedettino: bellissimo. E’ formato da diversi edifici e da una grande chiesa che gli danno l’aspetto di un castello. Arrivati a Sarria saliamo su per il centro storico ( ormai le salite in montagna non ci bastano più, vogliamo anche quelle per il centro). Ci fermiamo a mangiare qualcosa, ma soprattutto per scendere dalla bici e rilassare i muscoli posteriori! Passiamo davanti ad un albergue dove numerosi pellegrini aspettano un posto per dormire…scattiamo una foto ricordo e ripartiamo. Sparsi tra boschi e campi incontriamo una miriade di minuscoli paesini che si succedono accavallandosi l’uno all’altro fino a confondere i loro nomi. Al termine raggiungiamo la città di Portomarin attraversando il ponte sul lago artificiale. Alla fine del ponte c’è una bella scala che facilita l’entrata in città ai camminanti, noi però giriamo a destra per affrontare la breve ma intensa salita per il centro cittadino ( ma allora è un vizio!). L’antica Portomarin è sotto le acque del lago,quella che vediamo oggi è stata ricostruita solo qualche decennio fa pietra su pietra sulla collina. Cerchiamo la “ Posada Portomarin” ,dove pernotteremo stanotte e con mia grande gioia, scopro che c’è la piscina. Il tempo di lasciare i bagagli in camera e sono già schiantata sul lettino a lasciarmi accarezzare dal sole. Riesco a resistere un paio d’ore ( un vero record per me) e ne approfitto per leggere un po’. La sera,dopo aver visto lo spettacolo di balli folcloristici in piazza (una sorta di tarantella con le cornamuse), ceniamo alla Posada. Ottima scelta!!! 24-08 Portomarin-Arzua Oggi ci aspetta l’ultima tappa prima dell’arrivo a Santiago. Se chiudo gli occhi nella mia mente scorrono una serie infinita di immagini…le pedalate sotto il sole,le soste alla ricerca di un po’ d’ombra,i pellegrini incontrati lungo il cammino,gli sforzi e i piccoli imprevisti che abbiamo dovuto affrontare ogni giorno,la varietà dei paesaggi… Come sempre sveglia alle sette,colazione (guai a partire senza carburante) e via di nuovo in sella. Siamo in Galizia e man mano che ci avviciniamo all’oceano l’aria si fa sempre più fredda!!! Don’t worry, dove nulla può fare il tempo ci pensa la natura, ed eccoci di fronte alla prima salita…tradimentooooo,non ce l’aspettavamo ,le gambe non sono ancora calde e ci tocca scendere a spingere. Ma ormai manca poco alla meta e nulla ci può scoraggiare. Asfalto e sterrato corrono paralleli fino a Palas de Rei. Raggiungiamo Melide la città-patria del pulpo gallego (nota e frequentatissima la taverna fumosa di Ezequiele). E’ un po’ troppo presto per pranzare e così tiriamo dritto fino ad Arzua. Mancano pochi km quando comincia a piovigginare; ci fermiamo per un brevissimo pit-stop ( giusto il tempo di infilare il giubbino antipioggia) e riprendiamo a pedalare ( a questo punto un po’ più spediti). Arriviamo alla pensione Rua appena in tempo prima che inizi a piovere sul serio e scopriamo con grande piacere che proprio lì sotto c’è un bar. Ci sbafiamo un bel panino e dormiamo tutto il pomeriggio,del resto con un tempo così non ci resta altro da fare. 25-08 Arzua-Santiago de Compostela Oggi è l’ultima tappa,siamo emozionatissimi. Partiamo avvolti dalla nebbia ma soprattutto con indumenti troppo leggeri e neanche un’ora dopo ci dobbiamo fermare a bere un tè bollente per scaldarci. Le mani e le gambe sono quasi congelate, io ho persino la coroncina di ghiaccio sui capelli come la Lucia dei “Promessi sposi”. Mai come stamattina abbiamo desiderato invano una salita per scaldarci un po’, maledicendo il fatto di non aver indossato qualcosa di più pesante (visto che ce l’avevamo). Ma oggi non pensiamo alla fatica. Davanti a noi intravediamo solo l’approdo,la meta di tutto l’andare. Il nostro cuore oscilla tra la voglia di arrivare e la malinconica allegria di ogni traguardo. La tappa è ancora lunga in una successione di salite e discese. E’ un labirinto di paesini,foreste distese di eucalipti dalle foglie lanceolate e dal profumo intenso nella bruma mattutina,prati verdi e letame a frotte intorno e nelle narici. Prima di Lavacolla la strada asfaltata immette sull’autostrada; appena prima dell’imbocco c’è il sentiero x bici e pellegrini. Lo seguiamo sino al monte do Gozo (imperdibile) dove c’è il monumento a papa Giovanni II e una vista splendida di Santiago. Seguiamo ancora i segni del cammino che ci portano per mano in città sino alla porta do Camino. Scendiamo dalla bici poiché è giunta l’ora di unirci lenti agli altri pellegrini. Un fremito attraversa la schiena mentre ci avviciniamo alle pietre della cattedrale di Santiago,le pietre e le guglie che hanno acceso il cammino,sostenuto l’andare,sorretto il morso della fatica. Ed eccoci lì faccia a faccia. L’emozione si scioglie senza governo mentre ce ne stiamo lì con indosso ancora i vestiti del cammino e la bici appresso. Andiamo alla messa di mezzogiorno, un rito a cui non si sottrae nessuno, ma non riusciamo ad assistere al rito del botafumeiro (in funzione solo in occasioni speciali). Arrivati in albergo ci concediamo una bella doccia calda e poi facciamo la coda all’officina del pellegrino per ritirare la Compostela. Ciondoliamo qua e là per negozi e poi torniamo davanti alla cattedrale a scattare qualche foto. E’ incredibile come sembra giovane questa città con tutti questi pellegrini che arrivano alla spicciolata con lo zaino in spalla e il bastone che ha accompagnato i loro passi o con la bici come noi. Li riconosci anche di sera quando li vedi girare per le vie della città con gli infradito e le vesciche. 26-08 Santiago de Compostela Oggi niente sveglia,ormai siamo arrivati e quindi ce la prendiamo comoda…scendiamo a fare colazione e scambiamo due chiacchiere con quattro ragazze italiane partite da Leon a piedi. Poi torniamo a gironzolare per le vie della città,facciamo gli ultimi acquisti e torniamo alla cattedrale per la messa di mezzogiorno. Nonostante ci fossimo già andati ieri, resta comunque emozionante sentire la suora che intona il canto del pellegrino, ripensare alle centinaia di persone incontrate lungo il cammino al ritmo della nostra pedalata, a quelle con cui ci siamo fermati a parlare. Mi tornano in mente gli ambienti naturali ogni giorno diversi…le pietre dell’alto del Perdon,i ponti in pietra percorsi da secoli di storia, i vigneti sulle rocce che lambivano i nostri pedali, le strade di polvere e ciotoli che tagliavano in due sterminati campi di grano ondulati, il calore delle mesetas che rendevano un miraggio la nostra meta, le interminabili salite lungo strade che passavano per boschi fino ad arrivare qui, davanti alla cattedrale svelata da una coltre di nebbia e umidità. 27-08 Finisterre Nel Medioevo andare fino al mare, arrivare al punto più estremo delle terre conosciute, era considerato il giusto completamento del pellegrinaggio a Santiago de Compostela. E sulle spiagge di Finisterre si raccoglievano le conchiglie come testimonianza dell’andare,quelle conchiglie sono diventate uno dei simboli del cammino. Oggi sempre più pellegrini affrontano quell’ultimo tratto che li separa dall’oceano per sedersi sul lembo di terra più estremo a contemplare l’orizzonte. Ed è quello che abbiamo fatto anche noi…ma in autobus…però credetemi,non è stata lo stesso una passeggiata: 6 ore di autobus tra andata e ritorno lungo la costa piena di curve, 6 km a piedi tra andata e ritorno per arrivare al faro!!! E pensare che avevamo deciso di fermarci due giorni per riposare,a quanto pare la parola “Riposo” non rientra nel nostro vocabolario.

E così finisce un altro giorno e anche il nostro cammino ma Santiago non è una meta, un approdo, solo il luogo di un rimbalzo. L’andare sta di nuovo davanti. Perché quella piazza è solo “La metà di una meta”



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