Da New York al Canada e ritorno

Da New York al Canada e ritorno
(by Luca, Sabrina, Federico, Leonardo e Valentina)
Sabato 11 Agosto:
Finalmente! … Dopo varie vicissitudini, compreso un incidente stradale che ha seriamente rischiato di compromettere il tutto, siamo in partenza per questo viaggio a lungo desiderato, in quanto annullato esattamente nove anni fa. Allora dovevamo essere in tre a consumare l’evento, questa volta invece saremo in cinque, con in più il piccolo Leo e Valentina, ragazza di Federico e novità assoluta per la famiglia.
Andremo negli States per la quarta volta e più precisamente a New York, da dove poi partiremo per un lungo tour attraverso dodici stati, che ci porterà fino in Canada, per poi far ritorno nella Grande Mela dopo tre settimane.
La sveglia suona alle 4:30 di una calda notte estiva e dopo meno di un’ora, alle 5:25, prendiamo il via da casa.
A Faenza entriamo in autostrada e alle 6:00 in punto siamo a Bologna, mentre il traffico è scorrevole, cosa che non si può certo dire in direzione opposta, dove sono già fermi in coda … d’altronde la giornata prevista è di quelle da bollino nero.
Poco dopo le 7:00 scavalchiamo l’alveo del fiume Po’ e, consumata una breve sosta in Autogrill, alle 8:00 procediamo spediti sulla Tangenziale Ovest di Milano per giungere, mezzora più tardi, al Ciao Parking di Malpensa a lasciare in deposito l’auto per l’intera durata della vacanza.
Con la navetta dell’area sosta raggiungiamo il Terminal 1 e appena entrati troviamo il nostro banco per il check-in, che però è ancora chiuso, visto che siamo in netto anticipo.
Appena possibile imbarchiamo le valigie e poi, affrontati i controlli di sicurezza, ci mettiamo in attesa del nostro volo (IG 0901) alla porta B58.
All’ora prevista saliamo così a bordo dell’Airbus A330 della compagnia Air Italy (ex Meridiana) che, con tutti a bordo … non parte, perché pare manchino alcuni bagagli.
Dobbiamo pazientare per oltre un’ora, poi finalmente prendiamo quota alle 14:15, virando subito verso ovest.
Il volo, seppur lungo, passa tranquillo e dopo la trasvolata atlantica cominciamo la discesa sul mare di nuvole che sovrasta New York, dove, come da previsioni, non ci attende purtroppo bel tempo.
Sistemate anche le lancette dell’orologio indietro di sei ore atterriamo così nell’aeroporto internazionale JFK alle 16:50 e appena sbarcati ci ritroviamo imbottigliati in una smisurata fila al controllo passaporti, accumulando ulteriore ritardo sui tempi previsti, oltre a quello dell’aereo … Ma è dopo il beneamato timbro che viene il bello, perché al ritiro bagagli recuperiamo solo una delle nostre cinque valigie. Le altre quattro pare siano rimaste a Milano! (E la ritardata partenza ora ci appare molto più chiara!).
Impieghiamo così altro tempo per fare la denuncia e poi, alla faccia della distensiva vacanza, incameriamo una buona dose di stress al pensiero che i bagagli arrivino prima di mercoledì mattina, quando lasceremo New York.
Scuri in volto seguiamo così le indicazioni per l’Air Train, che ci accompagna al di fuori dell’area aeroportuale, poi acquistiamo la Metro Card con l’abbonamento settimanale che ci permetterà di scorrazzare per tutte le linee dei trasporti urbani, e ci avviamo verso Manhattan.
Ritardo su ritardo arriviamo sfiniti all’Hotel Pennsylvania, che ci ospiterà per quattro notti, almeno allietati dalla vista del vicino e leggendario Madison Square Garden, storico tempio del basket newyorkese, ma soprattutto della sagoma illuminata dell’inconfondibile Empire State Building, alla cui antenna ci immaginiamo subito aggrappato il mitico King Kong … Ma non è ancora finita, perché dobbiamo affrontare una lunga coda alla reception e quando, finalmente, ci consegnano la stanza (piuttosto indegna) sono già passate le 21:00.
Appoggiamo i nostri miseri bagagli e subito usciamo a cercare qualcosa per cena, così, seguendo i consigli di qualche predecessore arriviamo al più vicino Whole Foods Market, dove troviamo un ricco buffet nel quale servirci e anche il necessario per il pranzo al sacco di domani.
Rientriamo quindi, con le energie completamente azzerate, all’hotel per andare a coricarci ad ormai ventiquattrore dalla sveglia per la partenza … ma almeno facciamo presto ad indossare i pigiami, perché, a parte il piccolo Leo, proprio non li abbiamo.
Domenica 12 Agosto:
Ci prepariamo, dopo una scarna colazione offerta dall’Hotel Pennsylvania, alla prima giornata di visite a New York, capitale dell’omonimo stato, nonché principale metropoli degli Stati Uniti d’America, con i suoi 8,5 milioni di abitanti (che diventano più del doppio come agglomerato urbano e quasi il triplo se si considera l’area metropolitana, che sconfina nei vicini stati del New Jersey e del Connecticut) … Il morale però non è certo alle stelle, vuoi per le valigie perse, vuoi per il meteo, che non promette nulla di buono.
Quando partiamo a piedi dall’hotel, infatti, è nuvoloso, ma almeno non piove. Così, prima in metropolitana e poi in autobus, raggiungiamo il lato est di Central Park, il più grande e storico parco (aperto nel 1856) della Grande Mela, vero e proprio polmone verde di Manhattan, il principale distretto cittadino, che si sviluppa sull’omonima isola alla foce dell’Hudson River.
Scendiamo dai mezzi pubblici in corrispondenza del Temple Emanu-El, la più grande sinagoga del mondo, fondata nel 1845 e nostra prima meta di un certo interesse, ma è ancora chiusa, nonché in restauro e tutta coperta di impalcature.
Preso atto della situazione ci avventuriamo così dentro a Central Park e subito incontriamo la statua dedicata a Balto, epico cane protagonista di una storia vera fra i ghiacci dell’Alaska che è diventata anche un film d’animazione.
Fra decine, anzi centinaia di podisti della domenica mattina andiamo quindi alla scoperta delle altre curiosità del parco. Passiamo così dalla Dairy, caratteristica costruzione gotica in legno che nell’Ottocento ospitava una latteria, quindi, osservato lo Sheep Meadow, immenso prato nel quale i newyorkesi fanno pic-nic e prendono la tintarella (non oggi), andiamo lungo il viale chiamato The Mall, fiancheggiato da monumentali olmi americani, e arriviamo presso la Bethesda Terrace, un ampio spazio, con al centro una bella fontana, considerato un po’ il cuore di Central Park.