Cuba, un viaggio indietro nel tempo

Due settimane sull'isola tra l'Avana, Santiago e il sud est... per spiagge e città
Scritto da: Fabio&Luciana
cuba, un viaggio indietro nel tempo
Partenza il: 12/04/2013
Ritorno il: 26/04/2013
Viaggiatori: 3
Spesa: 3000 €
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Due settimane a Cuba… la prima con un tour organizzato a tappe dall’Avana a Santiago e la seconda in macchina nella parte sud est dell’isola in giro per citta’, a nuoto in un mare cristallino e a piedi sulla Sierra Maestra sulle tracce di Fidel e del Che.

Finalmente siamo riusciti ad organizzare il viaggio a Cuba che progettavamo da tanto tempo! Volevamo andarci prima che Fidel morisse e che lì (forse) cambiasse tutto. Alla fine ci siamo riusciti.

Abbiamo scelto una formula mista, ossia una settimana con un giro organizzato dalla compagnia Presstours che, partendo dall’Avana, attraversa tutta l’isola toccando i luoghi piu’ classici di Cuba e arriva fino a Santiago. Il tour e’ ben organizzato, gli alberghi sono buoni e permette in poco tempo di avere un’idea generale di Cuba.

Se devo trovare una pecca direi che L’Avana merita sicuramente piu’ tempo della giornata e mezza prevista.

Ma la contropartita sarebbe inevitabilmente di tagliare la visita di qualche altro posto perche’ una settimana per fare 900 Km e’ decisamente poco.

Dopo il tour, a seguire, una settimana libera, con macchina presa in affitto, nella zona sud-orientale di Cuba, partendo da Santiago e andando a Baracoa, Cayo Saetia, Bayamo, Sierra Maestra e di nuovo Santiago. La “emozione” di guidare a Cuba penso che sia unica al mondo. Sulle strade ci passa di tutto: auto, bici, carretti, persone, animali grandi e piccoli e come se non bastasse ci si trova all’improvviso davanti a buche che sembrano causate da un bombardamento a tappeto. Insomma prevedere una media di 40-50 Km all’ora direi che e’ una stima realistica per calcolare quanto ci vuole per spostarsi da una citta’ all’altra. La quasi assoluta mancanza di indicazioni stradali viene per fortuna sopperita dalla consistente quantita’ di persone che a tutte le ore camminano ai lati delle strade cercando un passaggio e che sono sempre molto disponibili a fornire informazioni.

Per chi non volesse leggere i dettagli del viaggio diro’ brevemente che l’atmosfera di Cuba mi ha riportato nell’infanzia quando negli anni 50-60 andavo in giro con i miei genitori nei paesi del Sud Italia. Stesso tipo di negozi, stesse strade disastrate, stessa poverta’, stesso modo di vivere all’aperto, stessa arte di arrangiarsi, stesso contrasto fra le ville e le case signorili, che a Cuba ormai sono tutte sedi di istituzioni statali, e le case piu’ povere costruite dove e come capita. Ma con in piu’ incredibili e colorate macchine americane degli anni ’50, squadrate e severe auto russe degli anni 60-7, camion sgangherati di improbabili marche, vecchi side-car, riscio’ a motore e a pedali, moto e bici di tutti i tipi, ma anche auto moderne e pullman ben messi, insomma una collezione completa di tutto cio’ che ha inventato l’uomo per muoversi meccanicamente dal dopo guerra ai giorni nostri!

La poverta’ c’e’ e si vede, ma la gente e’ sempre molto cordiale e aperta, la musica e’ dappertutto, la si sente sia nelle strade sia uscire dalle case o dai locali dove suonano non sono solo per turisti ma anche e soprattutto per i cubani.

La circolazione della doppia moneta (il CUC per i turisti e il Peso locale per i cubani con un rapporto di cambio di 1 a 25) ha fatto si’ che si sia anche instaurata una doppia economia in cui chi riesce ad entrare in contatto con quella turistica e’ molto piu’ ricco di chi non ci riesce. Se consideriamo che 1 CUC e’ circa 0,80 Euro e che lo stipendio medio cubano si aggira sui 600 pesos locali, capite bene che lasciare un CUC di mancia equivale a lasciare l’equivalente di una giornata di lavoro.

Una cosa che colpisce noi occidentali e’ l’assoluta mancanza di pubblicita’ per strada e nei negozi. Li’ non bisogna arrovellarsi per decidere quale e’ il prodotto migliore o piu’ conveniente. Si prende quello che c’e’ e basta. E devo dire dopo una prima sensazione di sperdimento questo ha dimostrato di avere senz’altro i suoi vantaggi. La mente e’ piu’ libera di pensare ad altro e ci si rende improvvisamente conto di quanto tempo sprechiamo per tentare compulsivamente di risparmiare qualche soldo o di comprare il prodotto migliore, quando poi spesso ci accorgiamo che la differenza di costo o di qualita’ e’ davvero minima.

Da un punto di vista naturalistico direi che e’ senz’altro meglio la zona sud orientale che in fondo e’ anche quella meno turistica. Qui c’e’ una vegetazione tipicamente tropicale, mentre il resto dell’isola (a parte la zona di Vinales) e’ piuttosto piatta e monotona con immense distese di campi di canna da zucchero. Qui c’e’ anche la Sierra Maestra, l’unico monte degno di nota dell’isola, con la curiosa mescolanza di pini e banani. Qui c’e’ l’unico Cayo in cui potete avere il privilegio di condividere chilometri di spiagge con solo altre 11 persone, ossia quante sono le stanze (che poi sono piccole villette) dell’unico resort presente sull’isolotto.

Noi siamo andati ad aprile che e’ un mese in cui comincia a fare decisamente caldo, piu’ o meno come in Italia in piena estate. Poi comincia la stagione delle piogge (e dei tifoni) che finisce ad Ottobre. Forse febbraio e marzo sono i mesi migliori. Agosto per loro stessa ammissione e’ un mese infernale !

VENERDì 12 APRILE : DA ROMA ALL’AVANA

Pariamo da Roma all’alba con un volo Blu Panorama, uno dei piu’ economici per andare a Cuba. Si capisce subito che e’ un volo particolare dalla folta presenza di uomini italiani di mezza eta’ accompagnati da vistose ragazza cubane che tornano nel loro paese per un periodo di vacanza. Sorvolo sull’aspetto della parte maschile di tali coppie perche’ ci vorrebbe Fellini o quanto meno Verdone per coglierne tutte le sfumature. Diciamo che non ci facciamo proprio una bella figura. Per altro sul volo di ritorno il paesaggio umano e’ stato esattamente lo stesso e quindi non credo proprio che mi sia capitato un caso particolare.

Aereo scomodissimo e 12 ore praticamente insonni. Appena arrivati all’Avana usciamo per andare al pulmino dell’agenzia che ci aspetta fuori e la prima cosa che mi colpisce e’ la puzza. Una puzza intensa di cherosene, benzina, nafta tutto mischiato insieme che praticamente non ci ha piu’ lasciato fino alla fine del viaggio. La nostra guida ci ha subito detto che a Cuba ci sono due tipi di benzina: quella che inquina e quella che inquina molto…

Per il momento siamo in pochi, solo il gruppetto partito da Roma. Quelli che partono da Milano si aggiungeranno domani sera. Arriviamo all’albergo (Hotel H10 Panorama) che e’ sul mare ma un po’ in periferia. E’ un albergone probabilmente risalente ad una trentina di anni fa, in stile moderno ma con una certa aria piuttosto triste. Prendiamo possesso delle stanze e usciamo nei dintorni per andare a comprare qualche bottiglia d’acqua nel vicino supermercato. Qui abbiamo subito l’impatto con la diversita’ dell’economia cubana di cui parlavo prima. Gli scaffali sono pieni di prodotti tutti della stessa marca e quindi di un unico colore. La scelta e’ molto facile ! I prezzi in CUC non sono alti per noi ma capiremo presto che lo sono invece per molti cubani.

Questo e’ un negozio dell’economia basata sul CUC e quindi si avvicina piu’ o meno ai nostri standard. Faremo poi lungo il viaggio la conoscenza dei negozi in Peso locale dove vanno tutti i cubani che non si possono permettere simili prezzi.

Aspettiamo che il sole tramonti nel mare per fare qualche foto suggestiva e tornando in albergo per cenare e ci accorgiamo di aver perso l’ultima navetta che va in centro. Ma tra volo e cambio di fuso siamo troppo stanchi e quindi ce ne andiamo a letto.

SABATO 13 APRILE: VIÑALES

Il programma prevede una gita a Viñales con ritorno all’Avana nel tardo pomeriggio. L’autista del pullmino ha messo sopra l’aletta parasole un ritratto del Che proprio come i Santi e le Madonne che si mettono da noi! Lungo la strada incrociamo le famose auto cubane e cominciamo a vedere le persone che chiedono i passaggi. Passiamo anche sotto cavalcavia che non collegano niente perche’, come ci spiega la guida, sono finiti i soldi per fare le strade. Sembra di stare in Italia!

Il paesaggio e’ pieno di palme alte e dritte (e’ la cosiddetta palma regina cubana) e di piantagioni di tabacco. Vi fermiamo in una di queste piantagioni e tutti si affrettano a comprare i sigari del contadino. Noi non fumiamo e non abbiamo amici fumatori di sigari per cui resistiamo alla tentazione consumistica.

Viñales e’ un posto molto suggestivo che vale la pena di visitare. In pratica e’ una valle circondata di colline a forma di panettone in cui e’ molto evidente i contrasto fra la terra rossa e il verde intenso della ricca vegetazione. L’atmosfera e’ un po’ da Jurassic Park e infatti sul fianco di una collina e’ dipinto un enorme e coloratissimo murales che illustra l’evoluzione della vita dall’epoca dei dinosauri fino a quella dell’uomo. Facciamo poi un giro in barca nella Grotta dell’Indio che e’ percorsa da un fiume sotterraneo navigabile per un centinaio di metri. Breve sosta al paesino con un mercatino dell’artigianato e poi ritorno in albergo. Dopo cena prendiamo un taxi per andare nell’Avana vecchia. Percorriamo a piedi Obisco, una via piena di bar, ristoranti e locali di tutti i tipi con una caratteristica in comune: tanta gente, tanto chiasso e tanta musica. In alcuni di questi bar suonano gruppi formati da personaggi incredibili che mi ricordano il film Buena Vista Social Club di Wenders Alla fine della strada, dalla parte opposta al mare, c’e’ il Floridita, il bar dove Hemingway andava a prendere il Daiquiri che secondo lui era il migliore di tutta Cuba. Non possiamo essere da meno ! All’interno, in un atmosfera un po’ retro’ c’e’ una statua di Hemingway appoggiata sul bancone per la gioia di noi turisti che possiamo farci una foto insieme al grande scrittore. Un’orchestrina suona una musica tipicamente cubana e ad un certo punto attacca “Comandante Che Guevara”. Evviva, siamo decisamente a Cuba ! Beviamo il nostro Daiquiri e poi ritorniamo lungo la stessa strada fino al taxi che ci aspetta per riportarci in albergo.

DOMENICA 14 APRILE: L’AVANA

Oggi ci uniamo al gruppo proveniente da Milano e alla loro guida Miguel, un ragazzone mulatto sempre sorridente. Ma, come impareremo presto, e’ molto difficile trovare un cubano triste. Siamo ora in 24, un po’ tantini ma per fortuna non c’e’ nessun “disturbatore” e quindi il viaggio proseguira’ tranquillo senza intoppi o tensioni.

La giornata di oggi e’ tutta dedicata alla visita dell’Avana. Si parte con un classico, la Piazza della Rivoluzione, un enorme spianata circondata da edifici in stile sovietico dove e’ facile immaginarsi le adunate oceaniche per sentire i discorsi di Fidel che potevano durare anche molte ore. Arriva anche una fila di macchine americane anni 50 tirate a lucido per far provare ai turisti (a pagamento) l’emozione di sentirsi in un film americano. Noi torniamo al nostro pullman e ci dirigiamo verso la fabbrica del Rum piu’ famoso di Cuba: il Legendario della ditta Caney. Solito giro nella fabbrica con lo scopo di farci comprare qualche bottiglia. Miguel pero’ ci dice che a Santiago troveremo un Rum almeno dello stesso livello a un prezzo inferiore. Qualcuno gli da’ retta e qualcuno compra. La visita alla fabbrica che si trova nel quartiere del Cerro ci da’ modo di avere un primo contatto con una zona degradata dell’Avana e quindi con la poverta’ che vi abita. Troveremo molto spesso nel corso del viaggio situazioni analoghe.

Andiamo quindi a vedere la cosiddetta Habana Veja, ossia il centro storico della citta’, formato essenzialmente da quattro piazze e da tutte le strade li’ intorno. E’ interessante vedere lo sforzo notevole che stanno facendo per restaurare le case storiche e dare un aspetto piu’ dignitoso a tutta la zona. Sulle facciate dei palazzi restaurati ci sono le foto di come erano una decina di anni fa e di come sono ora. La differenza e’ impressionante e, considerate le scarse risorse di cui dispongono, e’ un lavoro davvero encomiabile.

Se poi pensiamo che da noi nello stesso periodo di tempo non si riesce a fare nemmeno una pista ciclabile!

Non possiamo non fare un salto alla Bodeguita del Medio che si trova vicino alla Cattedrale. Ormai e’ un ristorante solo per turisti ma nelle numerose foto appese alle pareti si puo’ avere un’idea di come fosse quando la frequentava Hemingway, dato che qui, secondo lui, c’era il miglior mojito di tutta Cuba.

Dopo pranzo andiamo dalla parte opposta del canale che taglia in due la citta’, passando nel tunnel sotterraneo. Li’ c’e’ una collina con un fortino da cui si gode il panorama di quasi tutta L’Avana. Foto a ripetizione e poi ripartenza per l’albergo dove riusciamo anche a fare un tuffo in piscina, Fa caldo ed e’ umido, non sono proprio le condizioni migliori per andare in giro sotto il sole. Durante il tragitto con il pullman riusciamo anche ad avere un’idea di altri quartieri come ad esempio il Vedado dove si trovano anche vecchie ville molto belle che ora sono sede di istituzioni statali. Peccato stare qui un solo giorno perche’ L’Avana avrebbe meritato senz’altro di piu’. Andiamo poi in un ristorante sul mare poco distante dall’albergo per una cena a base di pesce e aragostine, che da quelle parti abbondano. Torniamo in albergo senza altre puntate in centro perche’ siamo stanchi e ancora sotto jetlag e domani sara’ una giornata pesante.

LUNEDì 15 APRILE : DALL’AVANA A CIENFUEGOS E TRINIDAD

Partiamo per Cienfuegos prendendo la Carretera 1, praticamente l’unica strada degna di questo nome che attraversa tutta l’isola dall’Avana fino a Santiago. Il paesaggio e’ piuttosto piatto e monotono, direi poco “tropicale” dominato come e’ dai campi di canna da zucchero. Lungo la strada notiamo un fenomeno che poi ci accompagnera’ per tutto il viaggio. Ai lati della carreggiata ci sono continuamente persone che chiedono passaggi. La guida ci spiega che questo e’ il modo normale di muoversi a Cuba, visto che il trasporto pubblico e’ molto aleatorio. I bus partono senza orari precisi e in genere quando hanno riempito tutti i posti. Molto piu’ avanti troveremo anche poliziotti in divisa gialla che radunano un po’ di gente che chiede passaggi e ferma le macchine o i bus che viaggiano vuoti per farli salire.

I turisti hanno a disposizione i bus della Viazul, dove si paga in CUC, che pero’ non sono neanche loro molto affidabili. Poi ci sarebbe una linea di treni che e’ ancora peggio. E pensare che a Cuba e’ stata costruita la prima ferrovia di tutta l’America!

Lungo il tragitto abbiamo anche l’occasione di fermarci ad un chiosco dove fanno un’ottima “piña colada”… sara’ la prima di una lunga serie.

Arriviamo a Cienfuegos all’ora di pranzo e andiamo a mangiare in una specie di Yacht club molto elegante evidentemente residuo dei tempi della dittatura di Batista dove sono ormeggiate diverse yacht e catamarani che fanno scalo li’ per poi andare in giro nel Mar dei Caraibi. L’ambiente e il paesaggio marino sembrano molto europei e mediterranei. Mi avvicino al molo spinto dalla curiosita’ e infatti trovo subito quello che cercavo… un grande catamarano con bandiera italiana! E ti pareva che poteva mancare l’italiano con barca?!

Dopo il pranzo, accompagnato dall’immancabile musica dal vivo, visitiamo la cittadina che ha un piccolo corso pedonale (el paseo) e un piazza con un teatro ottocentesco dove hanno cantato molti cantanti lirici famosi tra cui anche Caruso. La guida ci porta poi a vedere i negozi e le farmacie per i cubani e poi quelli per i turisti o per i cubani che possono permettersi di pagare in CUC. La differenza tra i due e’ davvero notevole. L’impressione generale e’ quella di un paese dell’Italia meridionale degli anni 60.

Riprendiamo il pullman e arriviamo a Trinidad, cittadina patrimonio dell’Unesco che si trova a pochi chilometri dal mare. E, infatti, il nostro albergo-resort e’ molto bello ed e’ proprio sul mare. Per fortuna e’ ancora presto e quindi abbiamo il tempo per andare sulla spiaggia bianchissima e fare un tuffo in mare. La temperatura dell’acqua e’ tipo vasca da bagno ma purtroppo ci sono molte alghe e l’acqua e’ un po’ torbida anche se calma. Cena in albergo e poi spettacolo musicale sul bordo della piscina. Rinunciamo quindi ad andare in paese in taxi per sentire un po’ di musica.

MARTEDI’ 16 APRILE : DA TRINIDAD A SANTA CLARA

La mattina andiamo via dal nostro resort dove sembra di stare in qualche posto esotico per ricchi e ci rituffiamo nella realta’ di Cuba. Trinidad e’ un paese dichiarato patrimonio dell’umanita’ e si capisce subito il motivo. Li’ il tempo sembra essersi fermato e l’atmosfera ha un che di particolare in bilico tra la vita di un normale paese cubano e l’aspetto folcloristico da mostrare ai turisti. Le strade sono quasi tutte fatte di ciottoli, le case sono basse e colorate e quelle “particolar” si riconoscono subito perche’ sono molto ben tenute e ancor piu’ colorate. Colpisce l’estrema tranquillita’, forse perche’ veniamo dal rumore dell’Avana e l’atmosfera rilassata. Prima passiamo in una bottega artigiana dove lavorano l’argilla e poi andiamo in giro per visitare il paese. Entriamo in un vecchio palazzo signorile restaurato in cui si puo’ vedere come scorreva la vita circa un secolo fa e dal cortile interno saliamo su una terrazza dalla quale si gode un magnifico panorama della citta’ e delle campagne intorno. Andiamo poi in un bar dove fanno la “canchanchera”, una bevanda a base di rum (e ti pareva !) che fanno solo qui a Trinidad e che in effetti e’ davvero molto buona. Solito complessino che suona per i turisti. Pranzo in uno dei tanti ristoranti e poi digestivo in un bar che sta sulla scalinata vicino alla chiesa. Qui la sera si suona e si balla, peccato non esserci venuti ieri. Tutto l’insieme da’ la sensazione di stare in vacanza a non far niente. Tornando verso il pullman ci imbattiamo in un gruppo musicale che sembra pari pari la riedizione del famoso “Buena vista social club” ! Restiamo affascinati dalla musica, dagli strumenti, dalle voci e soprattutto dalle facce dei suonatori. Ma purtroppo la guida ci richiama all’ordine, dobbiamo ripartire per arrivare in serata a Santa Clara. Facciamo tappa a Santi Spiritu dove abbiamo l’occasione di vedere di nuovo un bel po’ di negozi per cubani dove si paga in pesos locali e una chiesa dove c’e’ la statua di un Cristo seduto, una particolarita’ rappresentativa che si trova solo in un paio di altre chiese, sempre a Cuba.

La sera arriviamo finalmente a Santa Clara. Il nostro albergo e’ fuori citta’ ed e’ dello stesso stile dei precedenti. Ma qui c’e’ anche una sorpresa incredibile. Alle 21 sul bordo della piscina e’ prevista una sfilata di costumi da bagno maschili e femminili! Mangiamo di corsa e ci piazziamo in prima fila per godere lo spettacolo. Mai avrei pensato di assistere ad una sfilata di moda a Cuba ! Per di piu’ la guida mi dice che la casa che sfila e’ proprio di li’, di Santa Clara ! Rimango abbastanza perplesso. Forse a Cuba le cose stanno cambiando piu’ velocemente di quanto possa sembrare.

MERCOLEDì 17 APRILE : DA SANTA CLARA A CAMAGUEY

La mattina andiamo subito a vedere il treno blindato fatto deragliare dal Che nel 1958 che ha segnato la sconfitta dell’esercito e la fine della dittatura di Batista. I vagoni sono ancora li’, vicino alla stazione, e dentro ci hanno fatto un piccolo museo. I cartelli spiegano la dinamica dei fatti e c’e’ ancora il bulldozer con il quale vennero divelti i binari prima dell’arrivo del treno pieno di soldati. Ne segui’ una battaglia vinta alla fine dai rivoluzionari che assediarono la sede del comando di Santa Clara diventato ora un albergo sulle cui facciate si possono ancora vedere il buchi delle mitragliate. Direi che fa ancora oggi una certa impressione e rende sicuramente piu’ vivo un ricordo che altrimenti sarebbe scivolato nella dimensione asettica dell’episodio storico.

Andiamo quindi a visitare la “solita” Piazza della Rivoluzione dove si trova il mausoleo del Che. Fuori c’e’ una statua molto suggestiva del Comandante ed entrando dentro si percepisce un’atmosfera raccolta e per niente retorica. All’interno del mausoleo ci sono dei semplici loculi dove sono sepolti gli ultimi compagni di avventura del Che e naturalmente il Che stesso che pero’ non si distingue dagli altri se non per una piccola luce a forma di stella che dal soffitto illumina la lapide. Per il resto e’ tutta penombra tranne una zona di piante varie che sono illuminate da una luce speciale. Insomma una mausoleo con un interno molto sobrio ma molto suggestivo.

Del resto a Cuba il Che e Fidel sono ancora venerati e rispettati un po’ come lo sono i padri della patria in molte altre nazioni. Il castrismo e’ di sicuro meno amato dalla popolazione ma i fondatori sono ancora ben vivi nei cuori dei cubani. Nel mausoleo c’e’ anche il museo della vita del Che, con reperti, foto, scritti autografi e tutto quanto si e’ potuto raccogliere dopo la sua morte. Per chi vuole sapere tutto su di lui questo e’ un luogo davvero imperdibile.

Partiamo quindi per Camaguey e il paesaggio diventa sempre piu’ rigoglioso e piu verde man mano che proseguiamo scendendo verso la parte sud-est dell’isola.

Camaguey e’ una piccola sorpresa. Abbastanza diversa come sistemazione urbanistica sembra quasi una piccola cittadina europea. Le strade sono piu’ ordinate e pulite, ci sono perfino le segnalazioni stradali e i negozi sembrano di un tono leggermente superiore a quelli visti finora. Si direbbe che anche il tenore di vita sia piu’ alto delle altre citta’. Il mezzo di trasporto piu’ usato qui e’ la bicicletta, al punto tale che sembra quasi di stare a Copenhagen ! Decidiamo di fare un giro della citta’ facendoci portare nei riscio’ a pedali che qui in pratica sostituiscono i taxi. Ne affittiamo una dozzina e partiamo in corteo per il giro del centro.

I “tassisti” fanno a gara a superarsi e direi che fare quel mestiere sotto quel sole non e’ certo una cosa rilassante!

La cittadina e’ molto curata e qui il turismo sembra meno importante ai fini dell’economia rispetto al resto del paese. C’e’ anche una piazza dove sono state installate alcune statue, fatte da un artista locale, che rappresentano scene di vita comune come ad esempio delle donne sedute sulle sedie a chiacchierare, oppure un uomo che legge il giornale sulla panchina, e cosi’ via. I modelli sono stati gli stessi abitanti di Camaguey tanto e’ vero che sulla panchina dell’uomo che legge il giornale e’ seduto proprio un uomo che legge un giornale e che e’ stato il modello della scultura. Ovviamente lo fa d uso e consumo dei turisti, per guadagnarsi la giornata.

Insomma, qui si respira un’aria sicuramente piu’ originale rispetto alle altre cittadine cubane.

Anche l’albergo in cui stiamo ha un suo stile retro’ di inizio Novecento che lo rende diverso da tutti gli altri.

Ceniamo in un ristorante tipico vicino alla piazza centrale e poi finalmente ci infiliamo in una “Casa della Trova” dove e’ possibile sentire la musica cubana piu’ verace, quella piu’ tradizionale fatta per i cubani e non per i turisti. Mojito e piña colada a go-go e poi tutti a letto.

GIOVEDì 18 APRILE: DA CAMAGUEY A SANTIAGO

Oggi giornata di trasferimento. Partiamo presto da Camaguey e proseguiamo lungo la Carretera 1 in direzione di Bayamo, una cittadina piu’ o meno standard, con la piazza principale con i giardinetti e il corso trasformato in isola pedonale. Devo dire che, nonostante il traffico sia scarso tutte le cittadine cubane hanno la loro brava isola pedonale. Appunto sul corso vediamo l’agenzia di viaggi Isla Azul dove si puo’ prenotare l’albergo a Bartolomè Maso o meglio ancora a Villa Santo Domingo, piccolo villaggio sulla Sierra Maestra da dove partono le escursioni per la visita della famosa Comandancia di Fidel. Prendiamo le nostre informazioni e per la prenotazione ci diamo appuntamento alla settimana successiva quando ripasseremo da qui per conto nostro. Tra l’altro, per qualche misterioso motivo, prenotando in agenzia si riesce ad avere un prezzo piu’ basso che non prenotando direttamente in albergo.

Prima di pranzo veniamo portati di peso nella “Casa della Trova” della citta’ dove, insieme ad altri turisti sentiamo un po’ di musica cubana e soprattutto veniamo resi edotti (in italiano !) su come ballarla da una ragazza simpatica e carina che trascina nelle danze quelli piu’ audaci del nostro gruppo.

Partiamo subito dopo pranzo alla volta di Santiago e pochi chilometri prima di arrivare ci fermiamo nel Santuario della Madonna del rame. E’ un posto molto noto a Cuba e dentro ha l’aspetto del classico santuario con una statua molto famosa della Madonna che salva dal naufragio una barca di pescatori. La particolarita’ (da cui viene anche il nome) e’ che all’esterno il santuario si affaccia su due miniere a cielo aperto, rispettivamente di rame e di oro. Il paesaggio intorno e’ collinare con le solite palme che svettano su tutto.

Arriviamo a Santiago dopo pochi chilometri e prendiamo alloggio in un hotel della catena spagnola Melià, ossia un 4 stelle con uno standard decisamente internazionale.

Anche la cena e’ adeguata al contesto e dopo aver mangiato usciamo in gruppo per andare in centro che dista pochi minuti di taxi.

L’aspetto e’ decisamente piu’ “paesano” rispetto all’Avana, anche se Santiago ha piu’ di 1 milione di abitanti ed e’ la seconda citta’ piu’ grande di Cuba. Comunque anche qui musica dovunque, all’aperto e nei locali, ma meno folla rispetto all’Avana. La piazza De Cespedes e’ quella principale e qui c’e’ l’albergo storico piu’ noto di Santiago, il Casagranda, con un bar sulla veranda che si affaccia sulla piazza dove non possiamo fare a meno di sederci e chiudere la serata con i soliti mojito, piña colada e Cuba libre.

VENERDì 19 APRILE : DA SANTIAGO A BARACOA

La mattinata di oggi e’ dedicata alla visita in gruppo della citta’. Poi nel pomeriggio le nostre strade si separeranno. Noi proseguiremo per un’altra settimana in giro per conto nostro nella parte meridionale dell’isola, qualcuno tornera’ in Italia (un paio di loro facendo di nuovo tappa per due giorni all’Avana) e gli altri proseguiranno per Guardalavaca dove si godranno una settimana di mare in un villaggio turistico che si chiama Playa Pesquero.

A questo proposito devo avvertire che a Cuba non c’e’ bisogno di andare al mare per abbronzarsi… basta semplicemente andare in giro ! questo vuol dire che se non si usano creme protettive dopo una giornata a spasso ci si trova la sera scottati in tutte le parti non coperte da vestiti. Insomma si fa un po’ la figura dei turisti tedeschi quando vengono in Italia. Io al mare in Italia non uso quasi mai creme protettive ma li’ mi sono cosparso ben bene dopo che al termine del primo giorno avevo gia’ il collo tutto rosso !

Passiamo la mattinata in giro per Santiago visitando a piedi il centro gia’ visto la sera prima, la zona del porto, il quartiere di Tivoli (non c’entra niente ne’ la citta’ italiana ne’ il parco divertimenti di Copenhagen), il balcone di Velasquez, da dove si gode la vista della parte della citta’ che degrada verso il porto e il mare.

Quello che colpisce e’ la grande confusione e quantita’ di gente che c’e’ in giro, concentrata tutta nella zona centrale. Anche qui musica dovunque e moltissimi gruppi di musicisti che suonano e cantano per strada.

Su tutti ci colpisce un gruppo in cui il chitarrista, di chiare origini europee o americane, fischia i motivetti con una bocca che e’ ormai praticamente deformata dal modo di mettere le labbra necessario per poter fischiare. Appena ci vede e capisce che siamo italiani attacca la canzone “Vedrai vedrai” di Tenco e poi a seguire “Marinella” di De Andre’. Accidenti! siamo in presenza di musica d’autore italiana suonata in una stradina del centro di Santiago di Cuba ! Non me lo sarei mai aspettato. Ma devo dire che anche le altre canzoni cubane che stavano suonando prima di vederci non erano la solita musica che si puo’ ascoltare per strada. Del resto Santiago e’ forse la citta’ con la migliore tradizione musicale di Cuba, qui e’ nato e vissuto Compay Segundo, l’animatore del gruppo Buena Vista Social Club, immortalato nel film omonimo di Wenders. E in effetti durante la mattinata effettuiamo anche una visita al cimitero monumentale dove c’e’ la tomba di questo musicista cosi’ famoso in tutta Cuba, e non solo.

Il programma prevede che per pranzo si vada al castello che sta sul lato opposto della baia di Santiago, proprio all’ingresso di quello che appare come un ottimo porto naturale. Dal castello si gode una vista stupenda sulla citta’ e sulla costa e direi che vale veramente la pena andarci.

Il problema e’ che noi dobbiamo prendere la macchina a Santiago e in serata arrivare a Baracoa facendo una strada di 240 Km che tutti ci dicono molto pericolosa. La guida invece se la prende comoda, direi alla cubana, e ci dice che non c’e’ problema. Tra l’altro dopo pranzo dobbiamo passare per l’aeroporto dove dobbiamo lasciare quelli che devono tornare in Italia.

In effetti torniamo a Santiago davanti all’ufficio dove abbiamo prenotato la macchina che sono quasi le 4. Ci salutiamo con tutti gli altri che proseguono per Guardalavaca e andiamo a ritirare l’auto.

Apro una parentesi circa l’affitto delle macchine a Cuba. Li’ tutti i prezzi sono ovviamente piu’ bassi dei nostri, ma l’unica eccezione e’ proprio l’affitto delle auto. Ad esempio abbiamo pagato 70 Euro al giorno per un’auto di classe media, nel nostro caso una Renault Scala a tre volumi (mai vista prima perche’ evidentemente venduta solo in America o in Asia) in quanto eravamo in tre con tutti i bagagli e quindi una macchina di classe economica era troppo piccola. Per fortuna la benzina costa intorno ad 1 Euro al litro. Io ho prenotato la macchina prima di partire ma ho scoperto che non e’ affatto necessario. In tutti i grandi alberghi e nelle zone centrali ci sono gli uffici dove e’ possibile affittare un’auto. Del resto le compagnie di rent-a-car sono solo tre (Havanautos, Rex e Cubacar) e i prezzi come al solito sono molto simili. Per di piu’ prendendola in loco si risparmia anche qualcosa.

La macchina ha il cambio automatico e per me, che non avevo mai guidato una macchina cosi’, all’inizio e’ un problema cercare di non utilizzare mai il piede sinistro. Viene istintivo abbassare la frizione per cambiare ma nel caso specifico ci si trova sotto il piede il pedale del freno e cosi’ si da’ un’inchiodata pazzesca col rischio di farsi tamponare!

Dopo mezz’ora finalmente terminiamo le formalita’ burocratiche e partiamo alla volta di Baracoa, pagando un taxi perche’ ci faccia da guida per uscire da Santiago nella direzione giusta. Non abbiamo una cartina della citta’ e come ho detto prima i cartelli indicatori sono una merce molto rara.

E’ molto tardi e ormai succedera’ quello che cercavamo di evitare, ossia giungere nel tratto di strada piu’ pericoloso in pieno buio.

In effetti la strada e’ bruttina ma il pericolo maggiore sono i carrettini, gli animali, le persone, le biciclette, ecc. che si trovano dovunque e che costituiscono un ostacolo variabile e improvviso per cui e’ necessario stare con gli occhi incollati sulla strada. Passiamo per il paese di Guantanamo ma la famosa base e’ lontana e non abbiamo nessuna voglia di avvicinarci a vederla, vista anche l’ora ormai tarda. Arriviamo finalmente ai piedi del tratto montuoso che tutti ci avevano detto essere pericoloso soprattutto al buio. Con mia grande sorpresa mi accorgo che e’ una strada sul tipo montagna appenninica, pero’ larga e tutta munita di guardrail in cemento. Insomma niente di speciale per chi e’ abituato alle strade di montagna italiane, anzi piu’ larga, con il fondo incredibilmente liscio e, udite udite, completamente deserta! Proseguiamo cosi’ un po’ piu’ rinfrancati e dopo un po’ intuiamo di essere vicini a Baracoa dalla vegetazione tropicale che si intravede nella luce dei fari e di nuovo dalla presenza di persone che camminano sul bordo della carreggiata.

Arriviamo a Baracoa che sono ormai le nove e cerchiamo la “casa particolar” che avevamo prenotato da Roma. Per fortuna troviamo un ragazzo in bici che si offre di farci da guida e ci porta all’indirizzo che gli abbiamo detto. Per ringraziarlo Maria Grazia gli regala una luce posteriore di bicicletta che per sbaglio aveva portato con se’. Il ragazzino lo guarda come fosse un oggetto misterioso ma quando capisce l’utilizzo se ne va via contento.

La casa (Casa La Marina) si trova vicino al mare in mezzo a tante altre casette simili e l’aspetto e’ ovviamente peggiore di quello che si vedeva nelle foto. La signora Tarsi e’ pero’ molto gentile e ci prepara una cena al volo che a quell’ora risulta molto gradita. Le stanze sono piccoline ma pulite e quindi, data la giornata decisamente pesante, ci buttiamo subito a letto.

SABATO 20 APRILE: BARACOA

Ottima colazione dalla signora e poi partenza per un giro a piedi del paese. Dalla casa si vede un pezzo della baia e sullo sfondo il monte El Yunque, una specie di panettone che domina tutta la baia e la cittadina.

Baracoa appare subito molto diversa da tutte le altre citta’ gia’ viste. Le case basse e coloratissime, i carrettini pieni di frutta in vendita, la vegetazione tipicamente tropicale e comunque l’atmosfera generale ricordano piu’ un paese del centro America che non uno cubano. C’e’ moltissima gente in giro e l’aria e’ quella di un posto di vacanza. Anche gli abitanti sembra che stiano li’ per riposarsi e divertirsi, pur andando su e giu’ per il paese apparentemente indaffarati.

Facciamo una passeggiata sul Malecon, ossia il lungomare, da cui si vede sullo sfondo uno stadio da baseball (principale sport nazionale cubano) costruito praticamente sulla spiaggia. C’e’ anche una statua di Cristoforo Colombo perche’ questo e’ stato il punto dove e’ avvenuto il suo primo sbarco sull’isola di Cuba. Non tardiamo pero’ a capire, con nostra grande gioia, che qui ci troviamo nel regno del cacao e di conseguenza del cioccolato. La vegetazione intorno al paese e’ piena di alberi di cacao e da qui partivano le navi piene di cacao da esportare in tutto il mondo. Nel corso principale del paese ci sono diversi bar-cioccolaterie dove ovviamente non possiamo fare a meno di fermarci. Prendiamo una tazza di cioccolato freddo con dentro il gelato di cioccolato… ogni commento e’ superfluo ! Come se non bastasse la cameriera ci fa assaggiare alcuni tipi di cioccolatini fatti artigianalmente da loro. Per oggi il pranzo e’ fatto! Questo locale diventera’ la nostra sosta obbligata anche per la sera e il giorno dopo. Baracoa e’ abbastanza piccola e quindi si visita in un paio di ore. E’ interessante anche la chiesa principale dove e’ conservata la croce di legno che pianto’ Colombo quando arrivo’ qui. La cosa curiosa e’ che la croce e’ ormai ridotta a pochi centimetri perche’ nel corso dei secoli ognuno che veniva a vederla ne prendeva un pezzettino come ricordo.

Torniamo alla macchina e ci dirigiamo verso il parco dello El Yunque che si trova a pochi chilometri dal paese.

Per visitarlo si lascia la macchina all’ingresso del parco e nel prezzo del biglietto e’ compresa anche una guida che ci accompagna lungo tutto il tragitto. Ci sono due escursioni possibili. Una molto lunga e piu’ faticosa che arriva fino alla cima del monte ed un’altra di circa un paio di ore che risale il corso del fiume Duaba. Inutile dire che, visto anche il tempo a disposizione, scegliamo questa seconda opzione e, pagato il biglietto (8 Cuc a persona) ci avviamo al seguito della guida.

La passeggiata e’ semplicemente spettacolare! Il sentiero si snoda tra palme, banani, agrumi, alberi di cacao e di caffe’ e ogni specie di pianta tropicale che formano un bosco molto fitto e verde interrotto solo dal corso del fiume che sta sotto di noi. Sembra di stare in una giungla. Ogni tanto ci avviciniamo alle rive e in alcuni punti e’ anche possibile fare il bagno. Noi non abbiamo il costume e quindi dobbiamo rinunciare ma la guida che invece ce l’ha sotto i pantaloni si tuffa per fare una nuotata insieme ad altri gruppetti di persone che stanno li’ a mollo.

Su tutto domina la sagoma inconfondibile dello El Yunque. Un posto davvero imperdibile.

Al ritorno ci fermiamo nella baracca di un contadino che vive li’ (o forse fa la guardia, chissa’) dove beviamo un succo di frutta freddo fatto da lui, molto gradito visto la temperatura esterna. Il luogo e’ incantevole, una specie di Eden, e una volta ripreso il cammino la guida prende da un albero di cacao un frutto che sembra maturo e lo apre per farmelo assaggiare. Per chi non lo sapesse il frutto del cacao sembra una specie di pallone da rugby arancione che tagliato a meta’ presenta all’interno una polpa bianca con dentro i semi abbastanza grossi di cacao. La polpa si succhia e si mangia e ha un buonissimo sapore leggermente aspro interrotto ogni tanto da un seme che si rompe sotto i denti e che ha il tipico sapore del cioccolato amaro. Detto cosi’ puo’ non sembrare un granche’ ma, una volta assaggiato, me lo sono finito tutto in poco tempo.

Arrivati alla macchina diamo un passaggio alla nostra guida che abita lungo la strada per Baracoa e torniamo in paese per la cena. Il ristorante che scegliamo (La Habanera) e’ vuoto e noi siamo gli unici avventori. In effetti si mangia cosi’ cosi’. Non possiamo finire la serata senza ripassare al “museo del cacao” questa volta per un classico mojito. Nel cortile interno suona un trio che sembra uscito da un film anni ‘50. Eta’ piuttosto avanzata, repertorio classico cubano di quegli anni ma cantato in modo molto soft e molto intonato ma anche un po’ malinconico. Alla fine gli compriamo anche un disco.

Uscendo passiamo davanti ad un locale che ha tutto l’aspetto di un dopolavoro aziendale da dove proviene una musica molto ballabile. La curiosita’ e’ troppa e non posso fare a meno di infilarmi dentro. Uno spettacolo incredibile! All’interno di un cortile suona il solito gruppetto di musicisti, stavolta giovani, e tutto intorno sono sedute ragazze agghindate accompagnate da madri piu’ o meno compiacenti. Di fronte ci sono alcuni maschi del luogo di eta’ piuttosto matura che ogni tanto si alzano per andare ad invitare qualche ragazza seduta. Insomma un’atmosfera da balera anni ’60 ! Devo dire che tutti, o quasi, ballavano in maniera egregia ed era un piacere starli a guardare. Accanto a me un attempato signore aveva messo su una sedia un paio di bottiglie di rum, immagino fatto da lui, e alcuni bicchieri di plastica. Ogni tanto qualcuno si avvicinava, gli dava qualche spicciolo e lui gli versava il liquore in un bicchiere. Quello era in pratica il bar del posto ! A un certo punto si affacciano anche tre ragazze vestite in maniera a dir poco appariscente accompagnate da tre quarantenni dall’aria piuttosto equivoca. Ma capiscono in pochi minuti che quello non e’ un posto per loro e se ne vanno via.

Resto li’ letteralmente affascinato dal luogo, dalle persone e dall’atmosfera ma l’indomani mattina dobbiamo partire e quindi a malincuore ritorno verso la nostra casa passando davanti ad un altro locale con annesso roof garden dove stavolta c’e’ una musica un po’ diversa e piu’ attuale e un pienone di ragazzi e ragazze.

Insomma un salto di cinquanta anni percorrendo solo pochi metri di strada !

DOMENICA 21 APRILE: DA BARACOA A CAYO SAETIA

Oggi e’ una giornata di trasferimento ma prima di lasciare Baracoa andiamo a vedere il Rio Yumuri’ di cui abbiamo sentito tanto parlare. In pochi minuti arriviamo alla foce del fiume e scopriamo di essere gli unici turisti per cui veniamo presi d’assalto dai soliti venditori di paccottiglia. Li’ e’ possibile prendere una barca a remi con annesso rematore e risalire il fiume fino ad un posto dove si puo’ anche fare il bagno. Per 5 Cuc ne prendiamo una e incredibilmente riceviamo anche uno scontrino fiscale. Il fiume si insinua subito in mezzo a delle gole molto alte e il paesaggio e’ molto suggestivo e pieno di piante di tutti i tipi. Il silenzio e’ rotto solo dal rumore dei remi nell’acqua e dai versi degli uccelli. Dopo circa mezz’ora il rematore ci dice che bisogna tornare indietro perche’ e’ la stagione secca e il fondale del fiume e’ troppo basso per poter proseguire fino al luogo dove si puo’ fare il bagno e scendere a terra. La cosa ci puzza di fregatura ma dato che abbiamo anche un po’ di fretta facciamo buon viso a cattivo gioco. Lungo la via del ritorno ci raggiungono a nuoto alcune donne che avevamo visto alla foce per venderci piccoli oggetti. La fantasia e l’arte di arrangiarsi non ha davvero limiti!

Riprendiamo la macchina per dirigerci verso Cayo Saetia dove faremo tre giorni di mare e di riposo ma, dovendo ripassare per Baracoa, non possiamo fare a meno di fermarci a pranzare con un’ultima tazza di cioccolato al solito “museo del cacao”.

La distanza per Cayo Saetia e’ di “soli” 180 Km e quindi abbiamo tutto il tempo per arrivare e magari fare anche un bagno a mare. All’inizio la strada e’ bellissima. Costeggia il mare ed e’ piena di vegetazione, direi che sembra quasi un luogo africano. Tutta la zona e’ vincolata e costituisce quello che si chiama Parco di Humboldt. Ce la prendiamo comoda, ci fermiamo a fare foto e ammirare il paesaggio senza sapere che ben presto quella che sembrava una piacevolissima gita si sarebbe trasformata in un incubo.

Man mano che andiamo avanti si cominciano a vedere lungo la strada buche sempre piu’ grandi, pezzi asfaltati alternati a pezzi sterrati, e alla fine le buche diventano vere e proprie voragini. Sarebbe meglio dire che la strada e’ una buca immensa interrotta ogni tanto da qualche tratto in piano.

Nonostante gli sforzi e l’andamento a gimkana e’ assolutamente impossibile evitare le buche e spesso temo per l’incolumita’ delle gomme o delle sospensioni. Tra l’altro ci sono pochissimi paesi e la gente in giro e’ davvero poca. Non sarebbe affatto piacevole rimanere bloccati li’ a passare la notte con la macchina rotta.

Per nostra fortuna pero’ riusciamo a superare indenni questa prova. Alla fine per fare 180 km ci abbiamo messo 5 ore ! Nell’ultimo tratto passiamo anche davanti ad una fabbrica di lavorazione del nichel (Cuba e’ il secondo produttore mondiale) dove per vari chilometri tutta la terra intorno e’ coperta da una polvere rossastra. Sembra di essere nell’inferno dantesco.

Arriviamo finalmente al sospirato Cayo Saetia, che e’ un’isola piuttosto grande divisa dalla terraferma da un paio di metri di mare su cui passa un ponticello. Al di la’ del ponte veniamo fermati da una guardia a cui mostro la prenotazione e che quindi ci lascia passare. Su questo isolotto c’e’ solo un albergo composto da 12 casette per i clienti e un corpo centrale per i servizi. Il paesaggio e’ simile quello della savana africana tanto e’ vero che una ventina di anni fa ci hanno portato un po’ di zebre, antilopi, struzzi, giraffe, ecc. che sembra si siano adattati molto bene. Successivamente ho anche saputo che quello per anni e’ stato un posto riservato ai generali castristi per le loro vacanze.

La nostra casetta e’ tutta in legno e sembra quasi una baita di montagna. Con mia meraviglia leggo su una targhetta che e’ stata costruita da una ditta di Varese!

Ormai e’ tardi per fare il bagno ma prima di cena ci facciamo un giro nei dintorni. Sembra di stare in un paradiso, davvero un posto ideale per riposarsi dalle fatiche del viaggio che cominciano a farsi sentire. Tra l’altro, a parte noi, ci sono pochissimi altri turisti.

L’impiegato della reception ci spiega che le spiagge sono tre e, a parte una distante 10 minuti a piedi, per le altre ci vuole la macchina. E’ poi possibile fare escursioni in barca o in giro nell’isola per andare a vedere gli animali. Quest’ultima cosa ci interessa di meno dato che siamo stati piu’ volte in Africa e quindi la nostra curiosita’ zoologica e’ stata pienamente appagata.

Ceniamo nel ristorante dell’albergo che e’ anche l’unico nel raggio di decine di chilometri (qualita’ molto scarsa) e dopo una passeggiatina al chiaro di luna ce ne andiamo a dormire. Per fortuna abbiamo preso il trattamento di mezza pensione altrimenti non ci sarebbe stata alcuna altra possibilita’ di mangiare.

LUNEDì 22 E MARTEDì 23 APRILE: CAYO SAETIA

Se volete stare in mezzo alla gente, sentire musica, ballare, divertirvi, fare tardi la notte, Cayo Saetia non e’ un posto per voi. Qui ci possono accedere solo i clienti dell’albergo che, come ho detto, ha 12 stanze in tutto. Per il resto e’ silenzio interrotto solo dai versi degli uccelli, natura incontaminata, spiagge deserte, mare azzurro, sole, vento e nessun divertimento se non un biliardo nello spazio comune all’aperto vicino al ristorante dell’albergo e la possibilita’, la sera, di assistere seduti sui dondoli alle corse nel prato buio delle Jutia, una specie di grosse nutrie che di notte vanno a caccia di cibo. Insomma un vero paradiso terrestre o un incubo deprimente, a seconda dei gusti.

La spiaggia vicino all’albergo e quella a un chilometro sono molto belle, di sabbia bianca con la vegetazione che per fortuna arriva vicino al mare. Dico per fortuna perche’, oltre che riparare dal caldo, gli alberi riparano anche e soprattutto dal sole. Noi, pur stando quasi sempre all’ombra, alla sera eravamo diventati tutti rossi. Qui il sole picchia decisamente e nonostante le creme bisogna stare molto attenti ed esporsi al sole il meno possibile. Ma stare sotto gli alberi su una spiaggia deserta con il venticello che ti rinfresca non e’ affatto spiacevole ! Sulla sabbia si trovano anche un’infinita’ di madrepore di varia grandezza. Qui infatti il mare e’ pieno di corallo, piu’ precisamente il corallo nero di Cuba con il quale si fabbricano oggetti di artigianato.

In questa spiaggia l’acqua e’ abbastanza profonda e quindi non fa l’effetto piscina tipico dei mari tropicali. Basta pero’ spostarsi sulla terza spiaggia distante 6 chilometri e il panorama cambia decisamente.

Su questa spiaggia ci sono tante piccole baie che si susseguono separate da scogli. La sabbia e’ bianca e l’acqua e’ molto bassa e di un colore celeste chiaro. Tanto per capirci sul genere dei piu’ bei posti della Sardegna.

L’unica struttura presente e’ un bar ristorante costruito su palafitte, aperto pero’ solo di giorno che affitta anche lettini, ombrelloni e pedalo’. In tutto questo paradiso l’unico disturbo e’ costituito dall’arrivo poco prima dell’ora di pranzo di alcuni barconi provenienti dalle isole vicine che, modello Rimini, scaricano un bel po’ di turisti, i quali pero’ per fortuna ripartono subito dopo essersi rifocillati.

Quando poi il ristorante chiude e il sole comincia a tramontare lo spettacolo della natura da’ un’emozione unica e indelebile che da sola vale tutto il viaggio. In lontananza si vedono un bel po’ di nuvoloni neri che contrastano con il colore celeste dell’acqua e la luce del sole al tramonto. Avevo a disposizione la possibilita’ di fare una di quelle foto che si vedono nel National Geographic o nelle migliori riviste fotografiche e ovviamente non mi sono lasciato scappare l’occasione.

La mattina successiva abbiamo anche fatto un’escursione in barca (prenotandola in albergo per soli 5 Cuc a persona), sulla vicina barriera corallina. Chiamarla cosi’ e’ un po’ esagerato perche’ in realta’ si tratta di un gruppo di scogli molto vicini alla costa dove si possono vedere a pochi metri sott’acqua le formazioni di coralli che sembrano quasi dei ventagli grigio-violetti attaccati sulle rocce. Intorno a noi girano dei pesci a righe verticali gialle e nere a forma di grandi orate di cui pero’ non sono riuscito a capire il nome. La maschera e’ fornita dal barcaiolo e lui stesso ci accompagna in acqua gettando un po’ di mangime per attirare i pesci. Insomma niente a che vedere con le barriere coralline dei mari africani o australiani ma pur sempre un’esperienza di grande interesse.

L’albergo non e’ un granche’ e si mangia pure male, ma purtroppo non c’e alternativa. Del resto la mezza pensione costa solo 20 Euro a testa e quindi non si puo’ fare troppo gli schizzinosi. Anche qui, come negli altri alberghi di Cuba, le cameriere si divertono a piegare gli asciugamani nelle forme piu’ strane come ad esempio cuori, fiori, cigni, ecc. lasciandoli sul letto nella speranza di ricavare poi una mancia sostanziosa. Qui pero’ la fantasia ha superato ogni limite. La sera abbiamo trovato gli asciugamani appoggiati sui cuscini e piegati a forma di pupazzetti con indosso i nostri pigiami!

Nei giorni in cui stavamo a Cayo Saetia Maduro era stato appena eletto presidente del Venezuela e la televisione cubana (5 canali tutti statali) non faceva altro che trasmettere i chilometrici discorsi del neo presidente. A Cuba tutti hanno fatto il tifo per lui perche’ il bassissimo prezzo del petrolio e’ la base della ripresa dell’economia cubana.

MERCOLEDì 24 APRILE: DA CAYO SAETIA ALLA SIERRA MAESTRA

Oggi passeremo dal mare sulla costa nord alle montagne sulla costa sud tagliando l’isola per quasi tutta la sua larghezza, che per fortuna non e’ tanta. Partiamo la mattina in direzione di Holguin e Bayamo per arrivare poi a Villa Santo Domingo, base di partenza per le escursioni nella Sierra Maestra. Passare per Holguin non e’ la strada piu’ breve ma ormai abbiamo imparato a nostre spese che la strada piu’ breve non e’ necessariamente la piu’ veloce.

In effetti il fondo stradale e’ abbastanza decente e nonostante ci perdiamo diverse volte troviamo sempre qualcuno che ci dice dove andare. Arrivati a Bayamo ritorniamo all’agenzia dove eravamo passati una settimana prima e l’impiegato e’ tutto felice di rivederci perche’ cosi’, ci dice, ha la possibilita’ di scambiare qualche parola in inglese. Telefona all’albergo (unico) di Villa Santo Domingo e conferma la nostra prenotazione.

Per soli 17 Cuc a testa (13 Euro) ci danno la stanza, la cena e pure l’aperitivo ! Dato che abbiamo tempo decidiamo di prenderci un gelato seduti nel bar che sta nella piazza del paese. Anzi di gelati ne prendiamo due a testa visto che questo e’ il nostro pranzo di oggi. Quando andiamo a pagare la cameriera ci dice che li’ si paga solo in pesos locali, moneta che noi ovviamente non abbiamo.

Pero’ dopo pochi secondi di trattative si fa dare un Cuc e torna indietro con mezzo Cuc. In pratica abbiamo pagato 6 gelati la bellezza di 40 centesimi di Euro!

Ripartiamo per Villa Santo Domingo con il dubbio se ce la faremo a fare la salita finale che da Bartolome’ Maso porta al paese. Tutti ci hanno detto che e’ molto ripida ma non siamo riusciti a capire se una macchina normale come la nostra e’ in grado di arrampicarsi fino a li’.

Per nostra fortuna la salita e’ si’ ripida, ma non tanto da non poterla percorrere con una normale auto.

Abbiamo ormai capito che per i cubani le salite e le curve sono ostacoli molto difficili e pericolosi mentre le buche, la gente per strada, la mancanza di indicazioni sono l’assoluta normalita’.

Il paesino e’ piccolissimo ma incantevole. Pur essendo solo a poco piu’ di 200 metri di altezza sembra un vero paese di montagna, con le casette tutta adagiate lungo un piccolo fiume (Rio Yara) che ha l’aspetto del classico ruscello di montagna. Qui finalmente non c’e’ il caldo umido che ci ha accompagnati finora e l’atmosfera e’ quasi arcadica. L’albergo e’ composto da bungalow disposti lungo la riva del fiume, fiume nel quale non posso evitare di fare un bagno, unendomi ad alcuni ragazzi locali che stanno a mollo passandosi di mano in mano una bottiglia di rum. L’acqua non e’ affatto fredda e dopo una giornata passata in auto e’ proprio quello che ci vuole.

La vegetazione intorno e’ quella di montagna ma con la particolarita’ che e’ anche piena di banani e palme!

Il paesino, nonostante conti poche centinaia di abitanti, ha come al solito la scuola, l’ambulatorio e il luogo dove guardare la televisione, che in posti del genere viene anche usata per tenere le lezioni a distanza. Insomma un’alta tecnologia ante litteram!

In albergo ci informiamo per l’escursione alla Comandancia, il posto della Sierra Maestra dove Fidel Castro nel 1958 si rifugio’ per 6 mesi prima di scatenare l’offensiva finale. Bisogna farsi portare da una jeep fino a un piazzale da dove parte poi il sentiero che si percorre in un’ora e mezzo e che arriva all’area denominata appunto Comandancia. Il tratto e’ in leggerissimo pendio e quindi si puo’ fare in tutta tranquillita’ calcolando 3-4 ore tra andata e ritorno. Un’altra possibilita’ e’ quella di andare sul Pico Turquino che e’ la montagna piu’ alta di Cuba ma in tal caso ci vuole l’intera giornata. Ci dicono che le jeep partono alle 8 di mattina dall’albergo mentre l’addetta alle prenotazioni e li’ alle 7. Speriamo bene !

Ceniamo e poi facciamo una passeggiata notturna lungo l’unica strada del paese. Il cielo e’ pieno di stelle, la temperatura e’ ideale e tutto intorno si sentono strani cinguettii che poi ci spiegheranno provenire da particolari tipi di rane che la notte stanno sugli alberi. Sembra davvero un luogo incantato !

GIOVEDì 25 APRILE : DALLA SIERRA MAESTRA A SANTIAGO

Ci svegliamo presto per prenotare la gita alla Comandancia ma ovviamente alle 7 non si vede ancora nessuno. La ragazza che prende le prenotazioni arriva dopo le 8 e siamo presenti solo noi e una brasiliana di mezza eta’ che poi ci dira’ che sta girando Cuba da sola utilizzando i mezzi pubblici. Siamo quindi solo in 4 e scopriamo che il prezzo dell’escursione e’ fisso (sui 100 Cuc) e va diviso su tutti i partecipanti. Il costo pro capite e’ quindi un po’ altino ma ormai siamo venuti fin qui e non possiamo certo tornare indietro per risparmiare qualche euro. Del resto e’ vietato andare da soli e la pendenza della strada non permette l’utilizzo di una normale automobile.

La macchina che ci deve portare su arriva un’ora dopo e finalmente partiamo. La strada in alcuni tratti ha una pendenza del 40% ma l’auto, una 4X4, ce la fa tranquillamente. Dopo un quarto d’ora arriviamo al piazzale da cui parte il sentiero per la Comandancia e quello per il Pico Turquino. Lo spettacolo e’ quello tipico di montagna, con boschi tutto intorno e sullo sfondo la pianura di Santiago. La nostra guida si chiama Mino ed e’ un simpatico signore che parla uno spagnolo molto comprensibile e soprattutto e’ un bravissimo cantante.

Ovviamente conosce anche un sacco di vecchie canzoni italiane (soprattutto di Adamo e Morandi) e per tutto il percorso, oltre che illustrare le particolarita’ del luogo, ci fa da colonna sonora cantando e fischiando. Siamo sui 900 metri di quota, il sentiero e’ il leggera salita ma abbastanza facile e il bosco intorno e’ molto fitto pieno di piante di tutte le specie, comprese palme e banani. In un punto del percorso si gode anche una magnifica vista proprio sulla vetta del Pico Turquino. Dopo poco piu’ di un’ora di cammino arriviamo alle prime capanne che costituivano il rifugio inviolato di Fidel e di un centinaio di guerriglieri (compreso il Che) quando l’esercito di Batista gli dette invano la caccia nel 1958.

E’ ancora conservato tutto come allora (c’e’ persino un frigorifero!) e in una delle capanne c’e’ un piccolo museo con foto, documenti, macchine da scrivere e utensili vari. Il posto e’ molto suggestivo e da’ molta emozione pensare agli avvenimenti di quegli anni e sapere che questo e’ un posto dove e’ passata una parte non secondaria della storia del Novecento. Insomma un’escursione assolutamente da non perdere, anche per conoscere l’unico aspetto montano di Cuba.

Speriamo che non venga distrutto tutto da uno stupido revisionismo o dall’arrivo del turismo di massa.

Il ritorno e’ un po’ piu’ veloce perche’ e’ in discesa e tra l’altro abbiamo anche fretta visto che dobbiamo riconsegnare la macchina a Santiago entro le 17. La brasiliana deve andare anche lei a Santiago e quindi ci viene naturale darle un passaggio. Oggi e’ decisamente il suo giorno fortunato; senza di noi avrebbe pagato da sola i 100 Cuc della gita e avrebbe dovuto prendere un bus per andare a Santiago, con tutta l’aleatorieta’ che questo comporta.

Arriviamo a Santiago alle 17 in punto, riconsegniamo la macchina sporca da far paura (e per fortuna non hanno controllato le gomme e le sospensioni !), salutiamo la brasiliana e andiamo a piedi verso la casa particolar prenotata dall’Italia (Casa Hostal Raul e Kathy). Il costo e’ quello standard delle case particolar in questa stagione, ossia 20 Euro a notte per stanza. La posizione e’ buona,molto centrale ma non rumorosa ma purtroppo le stanze che ci danno si affacciano su una specie di corridoio interno tra due edifici e quindi il ricambio dell’aria e’ assicurato solo da un rumorosissimo condizionatore. L’unica cosa bella e’ la terrazza con vista su Santiago nella quale la mattina dopo avremmo fatto un’ottima colazione.

Comunque ormai non abbiamo piu’ voglia ne’ tempo per cambiare e quindi ci riposiamo un po’ e usciamo per andare a fare un giro in centro e poi a cenare. Mentre camminiamo in mezzo alla solita confusione, alla musica e ai rumori ci coglie improvvisamente un acquazzone tipicamente tropicale. Cielo nero e acqua a catinelle. A fine Aprile non dovrebbe succedere ma si vede che la stagione delle piogge quest’anno e’ leggermente in anticipo. Dato che, dopo un’ora passata sotto un ombrellone di un bar con una musica assordante proveniente dall’interno, la pioggia non accenna a smettere, ci avviamo di corsa verso casa dove ci facciamo una doccia e ci cambiamo i vestiti bagnati. Quando riusciamo per andare a cena la pioggia e’ cessata e le strade sono incredibilmente asciutte, proprio come se non fosse successo nulla!

Abbiamo chiesto a Raul, il padrone di casa, l’indicazione di qualche paradar, ossia piccolissime trattorie gestite da famiglie, l’equivalente culinario delle case particular. Ma le sue indicazioni sono piuttosto generiche e quindi, non riuscendo a trovare nulla, ripieghiamo su un classico ristorante (La Terrazza a piazza Dolores) dove mangiamo senza infamia e senza lode, con il sottofondo immancabile di un paio di suonatori.

Dopo cena siamo troppo stanchi per andare in giro e quindi ce ne torniamo a casa quasi subito.

VENERDì 26 APRILE : DA SANTIAGO A ROMA

L’aereo per Roma parte nel pomeriggio e quindi abbiamo tutta la mattinata a disposizione per girare nella citta’ ripercorrendo con piu’ calma i luoghi che avevamo visitato una settimana prima insieme al gruppo.

Al balcone di Velasquez veniamo agganciati in un discreto italiano da un ragazzo che ci dice essere uno studente universitario e che per un programma di intescambio culturale sarebbe venuto per un mese in Italia all’universita’ di Milano. Dopo un po’ che andiamo avanti nella conversazione capiamo che sta inventando tutto e alla fine, all’immancabile richiesta di soldi, gli lasciamo una mancia sostanziosa. In fondo se la e’ meritata, e’ stato talmente bravo che ci stavamo quasi cadendo!

Torniamo a casa e chiamiamo con largo anticipo un taxi per l’aeroporto. Il viaggio e’ ormai finito ed e’ inutile prolungarlo di qualche decina di minuti. All’aeroporto troviamo due italiani e due ragazze cubane che avevamo gia’ visto a Cayo Saetia nel gruppo dei turisti sbarcati per il pranzo. Mentre si salutano con grandi effusioni lui le infila un rotolo di soldi nel reggiseno. Sull’aereo troviamo piu’ o meno la stessa fauna dell’andata, solo un po’ piu’ chiassosa. Si’, stiamo proprio tornando in Italia…



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