Cuba: tra decadenza e son

Giro completo in casas particulares e sui mezzi pubblici di due turisti tranquilli
Scritto da: enzo46
cuba: tra decadenza e son
Partenza il: 12/11/2013
Ritorno il: 08/12/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Siamo personcine anziane, ma con il vizio di girare. Senza la vocazione di giudicare o di portare il nostro io altrove, ma semmai di arricchirlo dei luoghi e delle persone che incontriamo.

Cuba è una meta eccezionale, per questo. La miseria ed insieme la serenità di quella gente che c’è là, la solidarietà interpersonale che noi dovremmo invidiare e semmai copiare, la chiusura del loro mondo ed insieme la musica in cui sono nati ed in cui nuotano come pesci nell’acqua: insomma un mondo nuovo.

Il volo utilizzato è stato Air France da Pisa a Parigi e da qui all’Avana. Tutto perfetto. All’Avana avevamo prenotato la prima ed unica casa particular, quella di Alex Casa Habana via e-mail. La signora ci è venuta a prendere in taxi all’aeroporto e ci ha sistemati in un appartamento di fronte alla propria abitazione nei pressi del Capitolio. Avevamo a disposizione tre stanze con un bagno per 25 CUC a notte. Come per tutte le case particolari a Cuba si deve tenere di conto che l’edilizia cubana è molto più povera ed approssimativa della nostra, con finiture mediocri ed arredamento spartano. La pulizia però è ben curata e soprattutto il calore umano è un “benefit” impagabile.

Si mescolano tre elementi, in questo rapporto umano con i cubani: 1) Una loro naturale predisposizione alla conoscenza e all’amicizia, essendo mediamente persone “buone” nella migliore accezione del termine. 2) Un loro legittimo orgoglio nazionale. 3) La speranza di guadagnare alcuni CUC che sono la moneta che da accesso ai beni più ricercati ed importanti. Teniamo conto che il livello medio degli stipendi, in Pesos, equivale a 50 dollari (o CUC) al mese.

In ciascun rapporto giocano, a livelli diversi ed a seconda delle persone, volta per volta, questi tre elementi.

Per tornare alla nostra “casa” avevamo l’ingresso indipendente e la mattina facevamo una splendida colazione nella sede della casa particular, proprio di fronte al nostro appartamento, previa calata con cestino della chiave dal secondo piano. La casa disponeva anche di collegamento internet (sia pure lento) ed era ubicata vicino al Capitolio (chiuso da anni per un restauro infinito). La strada sottostante era rumorosa ed il contesto urbano abbastanza “sgarrupato” ma è questa la condizione normale.

Eravamo quindi tra l’Avana Vecchia e l’Avana Centro, e potevamo visitare a piedi tutti i maggiori obbiettivi turistici.

Alcuni monumenti (Capitolio, Museo di arte contemporanea ecc.) sono chiusi e solo la parte verso il mare dell’Avana vecchia è stata restaurata ed è bellissima. Le piazze della Cattedrale, di S.Francesco e Piazza Vecchia sono non solo belle ma anche vivibili e piene di vita.

Il resto dell’Avana vecchia è un mix di bei palazzi, magari restaurati e dipinti con colori sgargianti e cadenti edifici puntellati o abitati dai cittadini più poveri, con punte di sporcizia e deficit di illuminazione pubblica. Il tutto “farcito” di micro-negozi di ogni genere, bici-taxi, venditori ambulanti ecc. con una tipologia umana straordinariamente varia. Facce di tutte le gradazioni dal nero al bianco al marron, spesso sorridenti e disponibili immediatamente a dimenare i fianchi non appena irrompe il suono di una delle tante orchestrine che in strada o nei locali fanno da sottofondo.

Il malencon è invece, secondo me, molto deludente; Fiancheggiato da vecchi palazzi mangiati dalla salsedine e con, sullo sfondo, una enorme costruzione in stile sovietico.

L’Avana Centro è ancora più degradata dell’Avana Vecchia, con un enorme patrimonio edilizio in disfacimento ed anche il Vedado, che pure è costituito da villette con giardino, è segnato dall’incuria, interrotta da belle palazzine finalmente restaurate.

Ma la cosa più affascinante di Cuba sono i cubani, non le emergenze artistiche che, tutto sommato, sono modeste. I cubani sono da guardare per questo loro modo sereno di affrontare una realtà difficile. Vengono in mente delle immagini sparse: gli scolari in divisa, puliti e ordinati per le strade, gli anziani che fanno ginnastica in un cortile, gli scorci di abitazioni che si colgono da porte perennemente aperte sulla strada.

Avevamo deciso di visitare, dopo L’Avana, Trinidad ed eravamo pronti a fare la prenotazione da Viazul. Ma è scattata immediatamente l’organizzazione turistica parallela, per cui la nostra ospite ci ha proposto di utilizzare un taxi che “casualmente” andava proprio a Trinidad ed allo stesso prezzo di Viazul. E ovviamente a Trinidad conosceva una straordinaria “casa particular” a cui ci avrebbe raccomandato. Noi turisti siamo merce pregiata, per cui ognuno predispone dei circuiti di “scambio” del turista, senza che questo sia un imbroglio, anzi spesso è una facilitazione.

Quindi, dopo 4 giorni di Avana via per Trinidad con due note di viaggio. Il gasolio per la macchina il nostro abusivo taxista l’ha “comprato” da un contadino, ed era nascosto in una tanica dentro un campo di canne da zucchero. Ma il furto allo Stato è una norma diffusa in tutto il Paese. La seconda sorpresa è stata quella di trovare decine di chilometri della strada nazionale occupati per la metà, e quindi per una corsia, da riso messo a seccare dai contadini perché il nastro di asfalto ben si presta a questa funzione.

Il traffico ? Era comunque scarso e poi si adegua a questa esigenza. La solidarietà è anche questo.

Trinidad è il gioiello di Cuba, non ci sono dubbi. Case a piano terra, colorate nei modi più fantasiosi danno un panorama urbano bellissimo e le strade in ciottoli fanno da sfondo irripetibile. Le macchine fotografiche impazziscono ed i loro padroni in 50 metri di strada trovano la Casa della Musica e la Casa della Trova. Da qualche parte si suona sempre. Ed i fianchi dei cubani si mettono in moto.

Cosa fare a Trinidad ? Girare, guardare, sorridere. Un lavoro da turisti.

Magari una gita organizzata nella valle de los ingenios, dove fino a 100 anni fa si coltivava in modo intensivo la canna da zucchero e dove ora sono organizzati dei tour di un certo interesse.

Poi magari un po’ di mare nella bellissima spiaggia di Ancon a pochi chilometri (2 CUC con l’autobus, 6 con il taxi). Bel mare, straordinaria spiaggia con qualche servizio. Da non perdere.

A Trinidad si può trovare uno dei migliori ristoranti incontrati a Cuba. Sol y Son in via Simon Bolivar 283 che per la precisione è un paladar, cioè un ristorante privato, che si sforza di innovare la cucina cubana, che di suo non è nulla di eccezionale. In più lo fa in un ambiente straordinariamente curato e grazioso. Il tutto per pranzi che al massimo arrivano a 15 CUC a testa (12 €).

A Trinidad abbiamo alloggiato alla casa particular Real 54 ( tel. 53 41 993597 realtrinidad@gmail.com ) la migliore trovata in tutto il giro di Cuba, che si affaccia su un delizioso patio interno e finalmente con la camera molto grande arredata con un grande letto in ferro battuto, pulitissima e con l’alto soffitto inclinato dipinto in un commovente celeste. E un condizionatore che non ha il rombo di un aereo. A Trinidad ci siamo ” liberati” dal circuito di raccomandazioni ed abbiamo prenotato la successiva casa particular, quella di Santiago, scegliendo noi dalle guide. E quindi via, questa volta con il pulman della Viazul verso Santiago.

12 ore di bus per 580 Km!

Santiago è la città più complessa di Cuba. Anche la più povera e con una presenza davvero molesta di Junteros che offrono di tutto ed in modo molto insistente. Ma è anche la città del son, di Compay Segundo, della musica più coinvolgente.

Eravamo dalla Sig.ra Zoila Mejas Torres nel “casco historico” tra case notevolmente messe male, ma la nostra aveva una graziosa terrazza ed era vicina al centro (Parque Cespedes) ed i soliti pregi come pulizia, gentilezza e tranquillità.

In tre giorni abbiamo ascoltato musica alla Casa della Trova, alla Casa della Musica e in un ulteriore ritrovo popolare. Non abbiamo mancato la visita al Cimitero monumantale dove giacciono Josè Martì (cambio della guardia ogni ora) e Compay Segundo.

Abbiamo visitato anche la Caserma Moncada, da dove iniziò la rivolta castrista, con idoneo museo, ma anche qui abbiamo soprattutto osservato la gente, dai giocatori di scacchi all’aperto che convivono con una orchestrina di “nonnetti”, ballerini di strada e lo spettacolo d’arte varia di cubani allo stato libero.

Da Santiago la direzione è stata per Baracoa. Anche qui pulman ma non della Viazul perché nel parque Cespedes la soc. Transtur offre alla stessa tariffa un mini-bus più che dignitoso che però ha il vantaggio di partire dal centro.

Anche in questo caso molte ore di viaggio, che comprendono anche molte fermate a banchetti stradali gestiti da amici degli autisti, carico e scarico di cose e persone per amici dei suddetti. Il tutto nel più vero spirito cubano secondo il cui le pur severissime norme cedono di fronte ai favori da fare agli amici. E se si guadagna qualcosa tanto meglio.

Baracoa è una meta da non perdere. Piccolissima città fino a poco fa rimasta isolata, con gente ancora più amichevole del solito, grande piazza davanti alla chiesa con i soliti perditempo e, a 50 metri, la Casa della Trova gestita da una straordinaria persona che trova tutti i modi per fare delle presentazioni, snobbate da tutti, tra un pezzo e l’altro.

Ci ospitavano Natacha e Fernando ( tel. 643820) che dispongono di due camere, ciascuna con bagno e terrazzo, pulitissime e separate da un disimpegno nel quale venivano servite sia le colazioni che gli eventuali pasti da ordinare alla simpatica Natacha.

Per i pasti consumati nella case particular ho una mia idea: si tratta spesso di pasti meglio organizzati di quelli dei ristoranti, ma si devono consumare da soli ed è quindi preferibile frequentare ristoranti e paladar dove almeno c’è da osservare la gente e l’ambiente, sostanzialmente agli stessi prezzi.

A Baracoa abbiamo fatto una bella gita organizzata da Cubatur (in piazza, tra la Chiesa e la casa della trova) che ci ha portato a vedere sia la produzione del cacao, sia la gola del rio Yumuri. Nulla di travolgente, ma certamente molto interessante vedere l’esplosione di vita vegetale. Si organizzano anche gite molto più impegnative, ma noi non abbiamo ne il fisico ne l’età.

Piuttosto deludenti le spiagge intorno alla cittadina, compresa quella di Maguana, data come la migliore: forse il mare piuttosto agitato non ha aiutato. Commovente nella sua semplicità il Museo archeologico, alla fine di una lunga salita all’estremità del paese.

Molto bella è la casa della cultura, dove nel pomeriggio si organizzava una scuola di danza molto avanzata e che è arredata in modo eccellente.

La prossima meta era la spiaggia di Guardalavaca, per un po’ di relax dal pesante lavoro da turisti. Ci avevano detto che non c’erano case particular a Guardalavaca, ma la nostra Natacha ci ha aiutato. Quindi partenza da Baracoa in pulman Viazul e coincidenza a Santiago con un altro pulman per Holguín con arrivo in serata. Una casa particular per una notte e poi viaggio in taxi per Guardalavaca dove ci aspettava la nostra casa particular fissata per 4 notti.

Organizzazione perfetta e quindi nella mattinata del giorno successivo alla partenza siamo arrivati al “Paraiso Gladisel”. Che si chiama così perché è “condotto” dalla cara Gladys che lavora in uno dei grandi alberghi della costa ma che ha trasformato uno degli appartamenti del complesso edilizio destinato ai cubani e posto a 300 metri dalla spiaggia in un accogliente B&B. Cell. 5353186826 Tel. 431700 e-mail gladisel@correodecuba.cu

Oddio, l’edilizia è quella delle case popolari cubane, quindi somigliante a quella italiana degli anni ’60, ma la pulizia e l’amore profuso da Gladys e dalla sorella che fa le pulizie, sono encomiabili.

Si tratta di un appartamento con ingresso, sala, cucinetta, lavanderia, bagno e due camere che affitta a 25 CUC per una sola camera e 30 per l’intero appartamento.

Per la colazione ed eventuali cene il servizio viene effettuato da Madame “O”, un paladar a 50 metri e sempre nello stesso complesso edilizio dove non si mangia affatto male e a costi intorno a 10 CUC.

Con Gladys e suo marito abbiamo stabilito un rapporto di amicizia e non solo siamo stati per due sera a “cena fuori” insieme, ma per l’ultima sera ci hanno invitato a casa loro (senza costo, solo per amicizia). Davvero uno dei momenti più belli delle ferie.

Del mare che dire ? E’ quello delle migliori cartoline ed accanto agli alberghi in cui qualche centinaia di reclusi crede di essere a Cuba, ci sono strutture di spiaggia accessibili a tutti. Il costo dell’ombrellone di foglie di palma e di due poltrone, per tutto il giorno, arriva a 2 CUC.

Gite ? Abbiamo fatto solo quella al luogo di sbarco di Colombo, ma si tratta sempre di spiagge meravigliose. Come quella di Guardalavaca.

Dopo i 4 giorni con Gladys nuovo taxi per Holguin ed imbarco sul pulman notturno per Santa Clara, dove arriviamo la mattina seguente, dopo 9 ore di viaggio in frigorifero.

Santa Clara, la città del Che, è una città tranquilla, ordinata e ben visitabile.

La nostra “casa” era l’Hostal Josè Ramon, il cui proprietario è un giovane architetto che ha ben sistemato l’appartamento che ha anche una autonoma terrazza al piano superiore.

Ovviamente il “tren blindato” ed il monumento gigantesco dove è sepolto il Che insieme ai suoi compagni boliviani, meta di un incessante flusso turistico.

Ma anche visita alla fabbrica di sigari (interessante) e alla immancabile Casa della Cultura, dove, ovviamente, si fa musica grazie ad un gruppo di vispi nonnetti che danno il ritmo agli improvvisati ballerini..

Ma la musica si fa anche in strada ed abbiamo visto una orchestrina che, sotto i portici, metteva in moto un pubblico composto di mamme con i bambini in collo, ragazzini e mature signore. Insomma un popolo che balla.

A Santa Clara abbiamo incontrato anche il miglior ristorante di Cuba (sulla base della nostra esperienza). Si tratta anche in questo caso di un paladar: l’hostal restaurant Florida Center in calle Maestra Nicolasa.

Un patio bellissimo, pieno di fiori e piante, una decina di tavoli e soprattutto un menù molto ridotto ma tutto orientato a rivedere la cucina cubana, alleggerendo le cotture e tentando qualche nuovo ( e ben riuscito) abbinamento di sapori. Già i piatti di accoglienza erano ben indovinati (insalata e metà pompelmo farcito di frutta) sono stati una gradevole novità. Poi finalmente l’aragosta ed il filetto di maiale affumicato non erano fibrosi da eccessiva cottura ma sapidi e succulenti. Una novità assoluta nella nostra esperienza cubana. Il tutto per 27 CUC (24 €).

Anche a santa Clara ci viene proposto il viaggio per l’Avana in taxi invece che in bus ed al solito si trattava di un taxi abusivo. Alla stazione Viazul de l’Avana nuova offerta da un taxista per il viaggio verso Vignales, nostra ultima tappa.

Anche Vignales è un piccolo paese, molto turistico e molto carino. In questo caso (come a Baracoa) non è necessario prenotare la casa particular perché l’offerta è enorme e si può ben scegliere vedendole sul posto.

Le gite organizzate sono molte. Noi abbiamo utilizzato la linea del bus comunale che fa un circuito con tempi di attesa di un’ora. Abbiamo quindi visitato il “parco della preistoria” che, come direbbe Villaggio è una “cagata pazzesca”. Una parete naturale di roccia imbrattata da un disegno puerile che però non riesce a distruggere l’incanto del posto e la travolgente bellezza della natura.

Abbiamo poi visitato le grotte “la cueva dell’indio” ormai semi-distrutte da un turismo intensivo e poco attento ed abbiamo fatto delle passeggiate in campagna, sotto i “mogotes”. Una delle fortune di Cuba è che non esistono animali pericolosi (serpenti scorpioni ecc.) e questo rende tutto più facile.

La cosa più bella è la “casa della Caritad” una sorta di giardino privato che ospita centinaia di alberi e cespugli con relativi fiori che vengono illustrati dalla famiglia che da generazioni cura questo piccolo paradiso.

Nella cittadina, al solito, punti di ascolto della musica, tra cui il bel “patio del decimista” ed almeno un buon ristorante ” Il gallito” proprio in centro.

Fine della gita, dopo 27 giorni dall’arrivo.

Come concludere ? Ovviamente con la speranza di tornare a trovare i nostri cugini esotici e latini al tempo stesso, poveri e sereni, diversi e tolleranti. E soprattutto a ritrovare quel verde brillante, quei fiori esagerati, i tempi dilatati di chi non ha molto da fare e quel ritmo di son che mette allegria al mondo.



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