K-pop, street food e templi immersi nel verde: due settimane in giro per la Corea del Sud con i mezzi pubblici

Scritto da: puremorning1999
k-pop, street food e templi immersi nel verde: due settimane in giro per la corea del sud con i mezzi pubblici

Un viaggio molto intenso che ci ha permesso di avere un’idea più dettagliata di uno dei paesi che è diventato tra i più rappresentativi culturalmente a livello mondiale nell’ultimo decennio. Ecco il nostro racconto di due settimane in Corea del Sud.

Corea del Sud: consigli di viaggio

Sicurezza

Riguardo alla sicurezza, la Corea ci è sembrato un paese incredibilmente sicuro, proprio come si pensa.

Periodo

Il periodo da noi scelto, le ultime due settimane di aprile, è stato discreto. Questa è la stagione secca, ma è chiaro che da questa parte del mondo questo termine ha un significato che è tutto da contestualizzare. Alla fine abbiamo avuto solo una mattinata di pioggia forte e qualche pioggerellina sparsa qua e là: niente di così grave da interferire con i nostri piani. La temperatura è stata invece molto varia: quando c’era il sole è stata anche superiore a 26°, quando il sole non c’era siamo scesi anche a 10°. Consigliabile vestirsi a strati e tenersi pronti a bruschi cambiamenti di temperatura anche all’interno della stessa giornata.

Quanto tempo ci vuole per visitare la Corea del Sud?

3. Sono sufficienti due settimane per visitare la Corea? Non è facile rispondere a questa domanda. Noi abbiamo visto una buona parte delle attrazioni principali della nazione, ma abbiamo dovuto pianificare nei minimi dettagli il nostro viaggio per evitare di sprecare tempo prezioso. È stato quindi un viaggio molto intenso, ma che ci ha consentito di farci un’idea relativamente approfondita del paese. Trattandosi anche di una nazione con attrattive molto variegate, i viaggiatori dovrebbero valutare quali siano i propri interessi ed in quale stagione intendono viaggiare, perché si tratta di due variabili che hanno un’importanza fondamentale nella pianificazione. È anche importante ricordare che nelle grandi città le distanze sono notevoli, per cui bisogna tenere in considerazione il tempo necessario per i mezzi pubblici, soprattutto per gli autobus; di converso, nelle città piccole a volte gli autobus non passano frequentemente. A maggior ragione dunque un’accurata pianificazione con un’attenta gestione dei tempi, facilita il viaggio.

Costi

In linea di massima, la Corea è un paese abbordabile. Costa sicuramente di più dei paesi del sud-est asiatico, ma meno del Giappone. Ad esempio, una doppia in un hotel con colazione costa tra i 35 ed i 65€; per cenare si spendono in genere tra i 10 ed i 25€ a testa.

Trasporti

Abbiamo utilizzato una serie variegata di trasporti. Oltre al volo per raggiungere il paese (Air China; Milano Malpensa-Pechino-Seoul Incheon all’andata e Jeju Island-Pechino-Milano Malpensa al ritorno; € 764,50 a testa con spedizione di un bagaglio, prenotato tramite Expedia), abbiamo preso un volo di sola andata da Busan a Jeju (prenotato direttamente con Korean Airlines; € 56 a testa); una serie di autobus e qualche treno per spostarci all’interno del paese; nelle città ci siamo serviti di autobus e metropolitana, che abbiamo pagato tramite la T-card, una comodissima tessera che si può acquistare in aeroporto e caricare solo in contanti e che è valida su tutti i mezzi della nazione. Abbiamo anche preso dei taxi, di ottimo livello, perché i tassisti sono onesti e perché sono prenotabili molto facilmente con l’app Kakao Taxi, o si possono fermare per strada senza problemi.

Un’accortezza a Busan: sui soli autobus è vietato trasportare bagagli superiori a 50x40x20 cm e con peso superiore a 10 kg, mentre non vi sono divieti in tal senso sul metrò. A noi è stato negato l’accesso su un bus, peraltro quasi del tutto vuoto, perché i nostri zaini avevano delle dimensioni superiori a queste; in realtà, molto dipende dal livello di elasticità del conducente.

La prenotazione degli autobus interurbani tramite i siti Kobus e Bustago, non è stata quasi mai possibile, perché in genere si riesce ad acquistare un biglietto online solo con una carta di credito coreana. Noi siamo riusciti ad acquistare online soltanto il biglietto per il bus Seoul-Sokcho, ma per le altre tratte il biglietto si poteva acquistare solo di persona e solo dalla stazione di partenza. Inoltre, il bus Sokcho-Wonju non era neppure previsto da questi siti.

Nessun problema invece con i treni, facilmente prenotabili tramite il sito Korail. Il trucco è di inserire un qualunque numero di cellulare coreano, anche inventato, al momento della prenotazione, perché pare che sia solo una formalità, ma non serva ad altro. Non avevamo una mappa cartacea ed abbiamo utilizzato prevalentemente le app Maps.me e Naver, quest’ultima spesso e volentieri per calcolare le distanze ed i tempi con i mezzi pubblici.

Comunicazioni e applicazioni da usare

Noi abbiamo prenotato dall’Italia un router per tutta la durata della vacanza con SK Telecom (con consegna all’aeroporto di Seoul e restituzione all’aeroporto di Jeju; W 49.500 in totale) con giga illimitati. Attenzione, perché abbiamo scoperto che all’aeroporto di Jeju l’ufficio chiude alle 19 e non c’è un drop-off box. In ogni caso, il wi-fi è presente ovunque negli hotel, nei ristoranti e nei bar ed in alcune città c’è anche una rete pubblica gratuita. A Jeju abbiamo constatato che una rete pubblica gratuita di Wi-Fi è presente anche sugli autobus.

Le app sono molto utili, soprattutto per i trasporti. Troverete le indicazioni all’interno di questo diario di viaggio, ma in sintesi quelle che abbiamo utilizzato maggiormente sono le seguenti:

  • 1330 Korea Travel Helpline (Ufficio del Turismo);
  • Naver Map (mappe ed orari mezzi pubblici);
  • Maps.me (mappe);
  • Kakao Taxi (prenotazione taxi);
  • Papago (traduzione);
  • Seoul Subway (per orientarsi nel metrò di Seoul).

Alberghi

Abbiamo prenotato gli hotel tramite Agoda e Booking.com. Quasi tutti avevano la colazione, che però è un po’ peculiare: in genere, oltre a tè e caffè, ci sono del pan carré, delle sottilette insapori, burro e marmellata e delle uova che gli ospiti possono cucinare da soli. A volte sono presenti anche latte e cereali. Spesso alla fine bisogna lavare i piatti.

Moneta

Non abbiamo avuto particolari difficoltà a ritirare contanti, anche se c’è da pagare una commissione di circa 3,5 €. La carta di credito è accettata ampiamente; il cambio è stato di circa 1.460 Won per 1 €

Cibo

Uno degli highlights del viaggio. Abbiamo provato un po’ di tutto e non abbiamo mangiato quasi mai la stessa cosa due volte. Impossibile restare delusi. Provate anche il makgeolli ed il soju, oltre alle birre locali.

Pulizia

Sulla pulizia possiamo dire che il livello è eccellente, incluse le numerose toilette pubbliche.

Gente

Altro highlight del viaggio. I coreani, che amano definirsi “gli italiani d’Asia“, sono abbastanza espansivi, molto gentili e sempre cordiali. Ci è capitato spesso di essere fermati da coreani che volevano semplicemente sapere da dove venissimo, oppure darci una mano perché ci vedevano in difficoltà.

Guide

L’unica guida cartacea aggiornata della Corea è quella della Lonely Planet del 2022, che è così così. Non ci sono altre guide aggiornate, neppure in inglese. In compenso, ci sono tantissimi siti che contengono molte informazioni utili, per cui avere una guida risulta tutto sommato superfluo. Inoltre, l’app dell’Ufficio del turismo coreano è a dir poco straordinaria. È possibile infatti conversare o chattare in inglese 24/7 con i solerti impiegati che sono in grado di dare chiarimenti a qualsiasi domanda. A noi è capitato una sola volta di avere un’informazione non corretta, ma per il resto sono stati davvero eccezionali. Quasi allo stesso livello la chat presente sul sito del turismo di Jeju, che però ha orari più ridotti.

Approccio al turismo

Se si esclude l’applicazione dell’Ufficio del turismo, c’è ancora un po’ di strada da fare. Ad esempio, spesso le app sono solo in coreano, soprattutto al di fuori di Seoul e Busan, così come anche i menù di molti ristoranti e non sono in tanti a parlare inglese fluentemente. L’app di traduzione Papago spesso aiuta, anche se non sempre il livello delle traduzioni è accettabile.

Assicurazione

Non partite senza assicurazione: noi abbiamo stipulato un’assicurazione annuale con Globelink.

Corea del Sud: diario di viaggio

1°/2° giorno – Seoul

Il volo si svolge regolarmente ed arriviamo a Seoul solo con qualche minuto di ritardo. Dopo aver sbrigato le formalità doganali, acquistato la tessera per i trasporti pubblici e ritirato il router per il Wi-Fi, raggiungiamo con il treno (purtroppo non quello veloce perché ci sarebbe da aspettare troppo) il nostro hotel (K9 Myeongdong; Myeongdong 8Ga-gil 33; € 231,61 per una doppia con bagno e colazione per 4 notti; buono) e neanche il tempo di lasciare i bagagli che ci mettiamo in cammino. Iniziamo la visita della città seguendo un walking tour pubblicato sulla Lonely Planet del quartiere di Buckhon Hanok Village, che ci piace davvero tanto. Si tratta di un quartiere storico le cui case superstiti sono state ristrutturate con molta cura e, anche se a tratti è davvero un po’ turistico, non mancherà di sorprendervi.

Molto simpatica l’iniziativa di incaricare alcune persone anziane di vestire i panni del vigile del silenzio, che veglia sui turisti per impedire schiamazzi! Segue a ruota la visita del bel quartiere limitrofo di Insadong, molto vivace il pomeriggio della domenica. Si tratta di un quartiere a vocazione commerciale, nel quale sono presenti anche ristoranti, bar e gallerie d’arte. Proseguiamo quindi all’ora del tramonto lungo il Cheonggye, il fiume che a partire dal 1958 è stato coperto e da qualche anno è stato riportato alla luce. Passeggiare lungo le sue rive è davvero piacevole. Dopo averne visitato più di un terzo, la fame si fa sentire, per cui torniamo nella zona di Myeongdong e ceniamo al celebre Myeongdong Kyogja, raccomandato dalla Michelin: i ravioli sono davvero molto buoni, ma i noodles sono nella media (https://guide.michelin.com/en/seoul-capital-area/kr-seoul/restaurant/myeongdong-kyoja; 23.500 W in totale per due piatti). Chiudiamo la giornata facendo una visita al megastore di Daiso, che è proprio vicino all’hotel, ma che ci lascia del tutto indifferenti.

3° giorno – Sungnyemun, Gyeongbokgung, Dongdaemun 

Sotto una pioggia battente iniziamo il nostro giro di oggi. La prima tappa è il Sungnyemun Gate, impressionante nonostante il maltempo, seguito poi dai limitrofi edifici del City Hall e Public Library. La seconda è chiusa, ma il primo si può visitare e l’interno ci colpisce positivamente. In circa un quarto d’ora a piedi arriviamo al primo dei palazzi reali che abbiamo deciso di visitare, il Gyeongbokgung. Alle 11 c’è un tour gratuito in inglese con una guida molto simpatica ed altrettanto bizzarra che ci dà una visione d’insieme del bel complesso, composto da oltre una decina di edifici. Raggiungiamo quindi la stazione centrale di Seoul. Qui ci aspetta un signore con il quale abbiamo un tour della zona di Seoullo 7017 (https://english.visitseoul.net/walking-tour/Seoullo-7017-From-Hanyang-to-Seoul/ENN021470), che comprende sia l’omonima highline, frutto di una recente riconversione di una strada sopraelevata in disuso, che altri edifici del quartiere. Il signore è molto loquace e ci fornisce una serie di informazioni sia su Seoul che sulla Corea, per cui si tratta di un’ora e mezzo ben spesa e che non si limita solo all’osservazione del panorama.

Al termine, visitiamo il Namdaemun Market, dove facciamo la conoscenza delle ajumma, signore di mezza età che se ne vanno in giro in gruppetti a passare il tempo, e proviamo il nostro primo street food, l’hottokki, una buona frittella che noi scegliamo nella versione al formaggio. Torniamo quindi sulla highline per visitare la Docking Seoul e la piazza Malli-dong, frutto di restauri di spazi preesistenti, ma purtroppo sono entrambe chiuse. A questo punto decidiamo di fare una cena anticipata presso un ristorante ad un quarto d’ora dalla Dongdaemun Design Plaza (DDP) ma ci comunicano che ci sono 2 ore di attesa, per cui facciamo il giro della DDP, una struttura che non manca di stupire. Ritornati al ristorante, scopriamo che in realtà ci attenderebbe un’altra ora di attesa, per cui rinunciamo e ci fermiamo in un ristorante limitrofo (157 Dasan-ro; il nome dovrebbe essere Dory, ma l’insegna non è in caratteri latini, come peraltro il menù), dove ceniamo a base di noodles e gnocchi fritti (11.000 W in totale; molto buono). Torniamo alla DDP per alcune foto serali: l’illuminazione notturna è sicuramente un suo punto di forza, per cui consigliamo di visitarla la sera.

4° giorno – Demilitarized zone

Abbiamo prenotato dall’Italia un tour di mezza giornata alla DMZ con PLK Travel (https://www.plktravel.com/seoultour/?idx=208; 60.000W a testa, pranzo non incluso), che purtroppo non comprende la JSA, perché in questo periodo è chiusa al pubblico. Alle 6.20 siamo già alla fermata di Myeongdong, dove ci aspetta la guida, Paul Lee, che ci fa salire sul pullman insieme ad altre persone. Nel giro di poco più di un’ora raggiungiamo Imjingak. Qui possiamo vedere il Bridge of Freedom, la locomotiva distrutta durante la guerra di Corea, il Mangbaedan Altar e la tristissima statua dei trent’anni perduti, ispirata al programma TV che negli anni 80 ha fatto incontrare numerose famiglie coreane separate dalla guerra. Ci rimettiamo in autobus e la tappa successiva è il 3rd Infiltration Tunnel, che visitiamo dopo un video che Paul definisce di propaganda di destra. Il complesso è interessante e, arrivando alla fine del tunnel, si è a soli 170 metri dal confine con la Corea del Nord.

Di nuovo in autobus raggiungiamo il Dora Observatory, dove i turisti possono sfogare il proprio voyeurismo utilizzando alcuni telescopi a disposizione di tutti, per sbirciare all’interno della Corea del Nord. La giornata purtroppo è un po’ nebbiosa, ma si riescono a distinguere la bandiera nordcoreana ed una torre di guardia. Il tour della DMZ è surreale: da un lato estremamente turistico (basti pensare ai negozi di souvenir che vendono sostanzialmente paccottiglia priva di valore, nonché alla presenza di un numero elevato di turisti), dall’altro, però, si tratta di un confine tra due nazioni ancora ufficialmente in guerra, pieno di mine, quasi disabitato e con una massiccia presenza di militari. Inutile dire che proprio per questo motivo è un’esperienza davvero interessante e difficilmente replicabile in altre parti del mondo.

Tornati a Seoul verso le 14.30, decidiamo di pranzare al mercato di Gwangjang, dove sperimentiamo il Mung Bean Pancake, una frittella molto buona con delle erbe e poi, dopo esserci fermati in un ristorantino all’interno del complesso, una tartare di manzo molto buona (W 42.000 in totale). Soddisfatti della nostra pausa, raggiungiamo il quartiere di Gang Nam: immancabile una visita al tempio Bongeunsa, che a nostro parere è meno impattante del tempio Jogeysa, alla libreria Starfield ed alla statua ispirata alla canzone che ha reso celebre il quartiere a livello mondiale, “Gangnam Style”.

Nel tardo pomeriggio raggiungiamo la Lotte World Tower; abbiamo acquistato online un biglietto per il Seoul Sky e, anche se la nebbiolina non consente di ammirare il panorama della città al meglio, tutto sommato non è così male. Tornati a Myeongdong, ceniamo con dello street food nuovo: spiedino di pollo piccante ed “egg bread”, entrambi promossi. Concludiamo la lunga giornata con un giro in questo quartiere, pieno di gente, negozi e movimento incessante.

5° giorno – Templi e palazzi di Seoul

Decidiamo di raggiungere a piedi il Jong-myo Shrine, così da poter vedere anche delle aree di Seoul lontane dagli itinerari turistici. Arrivati a Jong-myo, scopriamo che durante la settimana l’accesso è consentito solo con un tour guidato, che oggi inizia alle 10. Questo comporta una modifica dei nostri piani per la giornata, per cui dedichiamo una mezz’oretta alla riorganizzazione delle tappe successive. La visita del Jong-myo purtroppo è solo parziale: la sala principale è chiusa per restauri fino al 2025. Inoltre, sia questa sala che la seconda più importante non sono mai accessibili all’interno, se non due volte l’anno nel corso di particolari cerimonie in onore degli antenati. Tutto sommato, grazie anche all’ottima guida che ci illustra il sito, la visita non è male, ma se non avete molto tempo, potreste probabilmente evitarla.

Raggiungiamo quindi di corsa Changdeokgung ed arriviamo appena in tempo per il tour guidato nel Suwon, il giardino segreto (visitabile solo con un tour, che deve essere prenotato nei 6 giorni precedenti la data prescelta. Spesso il tour fa il tutto esaurito, per cui è consigliabile muoversi per tempo). Il giardino è davvero molto bello: la nostra guida, oltre ad avere un inglese perfetto, è molto simpatica. Dopo una breve pausa, ci aggreghiamo al tour gratuito in inglese del Palazzo, che merita assolutamente una visita. Al termine passiamo al vicino Changgyeonggung Palace, collegato al precedente da un cancello interno. Anche questo palazzo è degno del vostro tempo: meritano sia gli edifici che il parco nel quale si trovano. Alla fine del tour raggiungiamo in autobus la Namsan Cable Car Station, che però è davvero una delusione: dobbiamo fare circa mezz’ora di coda, durante l’ascesa il panorama non è niente di che e si può arrivare comunque ai piedi della Seoul N Tower in autobus.

Quindi facciamo un giro per i boschi di Namsan seguendo una parte del city walk consigliato dalla Lonely Planet; è sicuramente peculiare sapere che proprio al centro di Seoul c’è una montagna! il giro è simpatico, anche se non è sicuramente tra gli highlights del viaggio. Arriviamo a piedi in zona City Hall per cenare al ristorante Nam Po Myun Oak (24 Eulji-ro 3-gil, Jung-gu; 73.000W): proviamo il bulgogi innaffiandolo di makgeoli. Buoni entrambi, anche se ci aspettavamo onestamente un po’ di più da un ristorante consigliato dalla guida Michelin. Concludiamo la giornata con una visita serale all’ultimo palazzo reale, il Deoksugung, che è illuminato in maniera davvero splendida e la cui visita consigliamo quindi caldamente. Dopo un honey pancake per strada a Myeongdong, torniamo in hotel.

6° giorno – Myeongdong

Dopo il check out raggiungiamo lo Hyehwamun Gate, una tra le più belle porte di ingresso della città e proseguiamo lungo un percorso parallelo alle antiche mura fino a raggiungere lo Ihwa Mural Village. Si tratta di un quartiere che è stato rivitalizzato grazie all’apertura di bar, locali e ristoranti, nonché ad una serie di murales che si trovano sparsi per le stradine. Anche se è abbastanza presto e non c’è tanta vita, è una zona davvero carina. Raggiungiamo quindi Marronier Park e da lì arriviamo in metrò al Museo Nazionale della Corea, dove trascorriamo oltre due ore. Il giudizio però non è molto positivo, perché non ci sono delle collezioni che a nostro parere siano particolarmente interessanti.

Torniamo a Myeongdong, dove pranziamo in una filiale del BHC Chicken con una porzione di pollo fritto normale ed una di pollo fritto piccante al di là di qualunque immaginazione! Ciononostante, il pollo piccante era davvero ottimo (60.000 W). Dopo un ultimo giro per i negozi ed una visita alla cattedrale, ci trasferiamo alla Express Bus Station, dove prendiamo il bus per Sokcho, arrivando dopo 2 ore e mezzo (Sokcho Hutte, 17-5 Jangan-ro 1-gil; 53.113W per una doppia con bagno e colazione; buono).

7° giorno – Wonju

La prima cosa che facciamo appena svegli è andare al terminal degli autobus ed acquistare il biglietto del bus che stasera ci porterà a Wonju: è stato impossibile online. La seconda operazione che portiamo a termine è capire con precisione come arrivare al Seoraksan National Park. Ci sono infatti due autobus: il 7, che parte dall’Express Bus Terminal, ed il 7.1, che passa dall’Intercity Bus Terminal, vale a dire dove ci troviamo. Il 7 impiega circa 30 minuti, mentre il 7.1 circa 50; quest’ultimo ha una ventina di corse durante la giornata, la prima delle quali alle 6:30 e l’ultima alle 19:45. Viene accettata la TCard e, trattandosi di normalissimi autobus cittadini, non si può prenotare in anticipo. Arriviamo al Seoraksan National Park alle 10 ed iniziamo con l’Ulsanbawi Rock Hike. Il trek, di 3,8 km. (sola andata), è sempre ben segnalato e all’inizio non è particolarmente impegnativo, ma gli ultimi 1,3 km. sono abbastanza difficoltosi per il gran numero di scale. Con questa premessa, il sentiero è sempre in buone condizioni e non ci è sembrato pericoloso: bisogna solo armarsi di un po’ di pazienza e salire tutti gli scalini! Arrivati in cima il panorama è davvero stupendo, per cui ne è valsa la pena! Passiamo circa una mezz’ora in cima a mangiare i nostri onighiri e gimbap precedentemente acquistati al 7/11 ammirando lo splendido panorama e poi riscendiamo. In tutto, l’hike ci ha portato via 4 ore.

Avendo ancora un po’ di tempo, decidiamo di affrontare anche l’altro trek di 2,4 km. (solo andata) che ci porterà alle cascate di Yukdam, Biryong ed all’osservatorio delle cascate Towangseong. Il percorso, perlomeno fino alla cascata di Biryong, è tutto sommato semplice (soprattutto i primi 1,6 km., che sono del tutto in pianura) e si costeggiano il fiume prima e la gola successivamente. Anche le cascate immerse nel loro contesto naturale sono belle, seppure non spettacolari. Gli ultimi 400 metri verso le cascate Towangseong, al contrario, consistono interamente di gradini abbastanza ripidi. Tra l’altro, una volta arrivati in cima, probabilmente perché non siamo nella stagione delle piogge, il panorama è deludente: si vede solo una cascatella molto lontana. Torniamo quindi giù (per l’hike abbiamo impiegato 2 ore) e riprendiamo il 7.1 verso Sokcho. Qui ceniamo molto bene a base di zuppa di udon, tonkatsu e vino di mora (ristorante dal possibile nome di Jeol Ga-gal Jeong Jae-hwan, accanto al 37 di Beonnyeong-ro 105 beon-gil; W 33.000 in totale) e poi prendiamo il bus per Wonju. Arrivati qui però abbiamo una piccola disavventura perché, dopo aver preso un bus cittadino diretto alla stazione ferroviaria, ci rendiamo conto di averne raggiunta una sbagliata, secondaria e poco fuori città. Fortunatamente abbiamo un’ora e mezzo di attesa, per cui con un taxi riusciamo a procedere verso la stazione corretta e da qui a prendere il treno per Andong, dove arriviamo verso mezzanotte e dove ci attende una spiacevole sorpresa: l’addetto dell’hotel (Hotel Goryeo, 13 Yeongga-ro; tel.: +82 54843 2000; W 46025), con il quale la comunicazione è estremamente complessa perché non parla mezza parola di inglese, ci comunica che non ha la nostra prenotazione.

Dopo diversi tentativi di chiarimento, telefoniamo ad Agoda e dopo pochi minuti il tipo ci porta in un motel vicino (W Motel, 85 Junggang-ro)… che scopriamo essere un Love Motel! Ma è quasi l’1 di notte, per cui va bene anche questo.

8° giorno – Hahoe Folk Village

La notte passa tutto sommato bene e il motel alla fine non è male. La giornata però inizia in modo un po’ complesso: abbiamo ricevuto infatti dall’Ufficio del turismo un’informazione fuorviante relativamente agli autobus diretti all’Hahoe Folk Village. Come se ciò non bastasse, sia Maps.me che Naver riportano il terminal degli autobus in un punto in cui non esiste. Chattiamo quindi con l’Ufficio del turismo che ci indirizza sia al terminal degli autobus che ad una sede dell’Ufficio del turismo locale. Quando arriviamo scopriamo che il terminal degli autobus ed il terminal della stazione ferroviaria dove siamo arrivati ieri sera sono attigui e lì si trova anche l’Ufficio del turismo. Qui troviamo fortunatamente un’addetta che parla inglese fluentemente, ci dà tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno e ci consente quindi di iniziare la giornata. In taxi raggiungiamo l’Andong Folk Village, che custodisce alcune case della zona salvate dall’inondazione dovuta alla costruzione della diga di Andong. Il villaggio è molto piccolo, ma le case sono gradevoli, così come il ponte e la lunga passeggiata lungo il fiume su una passerella di legno. Dopo una breve pausa pranzo finalmente riusciamo a individuare la fermata giusta per l’Hahoe Folk Village, che raggiungiamo in meno di 50 minuti con l’autobus 210 (si trova su Gyeongdong-ro tra Eumsigui-gil e Munhwagwangjang-gil e si nota perché si fermano moltissimi altri autobus di linea).

Alle 14 c’è una performance gratuita di danze tradizionali mascherate e ne approfittiamo: lo spettacolo, che viene descritto anche in inglese su uno schermo, consiste in alcune scenette interpretate da un paio di attori per volta con l’accompagnamento di una banda, per cui, più che una vera e propria danza, è uno spettacolo teatrale della durata di quasi un’ora. Lo spettacolo è divertente ed il significato delle scenette si coglie chiaramente. Alla fine facciamo un giro nel paese, anche se c’è una pioggerellina che dopo un po’ diventa più fitta. Hahoe è davvero carino: si vede chiaramente che non è ad uso e consumo esclusivo dei turisti, ma è un posto vero dove ancora la gente vive e lavora.

Torniamo quindi ad Andong e ceniamo benissimo con un BBQ coreano (possibile nome: Ribs at Andong’s Main House di Lee Minsoo; 14 Andong Food Rd.; Cell.: +82 109622 3535; W 64.000 in totale) prima di tornare in stazione, dove conosciamo una simpatica signora che ci regala delle frittelle ed uno snack a base di tofu, e prendere il treno per Gyeonju. Anche stavolta ci rendiamo conto che la stazione ferroviaria è più lontana rispetto a quella indicata su Maps.me, per cui prendiamo un taxi e raggiungiamo la nostra Guesthouse, situata in un hanok (Gallery Jin Hanok Guesthouse, 16-3, Jungbu-dong (83, Dongseong-ro), Gyeongju City Centre; doppia con bagno, 125.440W per le due notti; molto bello).

9° giorno – Gyeonju

Fortunatamente possiamo alzarci con calma per esplorare la città. La prima tappa, a pochissimi minuti dal nostro hotel, è l’Interpretation Center di Geungwanchong Tomb: si tratta di un centro molto interessante nel quale è possibile visitare i resti della tomba parzialmente ricostruita dopo la semi distruzione per mano dei giapponesi ed avere delle informazioni generali sulla tecnica di costruzione delle tombe. Proseguiamo quindi con la vista dei tumuli di Daereungwon e con la Cheonmachong tomb, che è visibile dall’interno – tra l’altro, noi abbiamo anche la fortuna di partecipare ad un breve tour con una volontaria locale. I due complessi tombali sono abbastanza insoliti e, anche se sono solo due le tombe visitabili all’interno, sono affascinanti. Per i locali sono soprattutto dei parchi molto ben curati nei quali trascorrere con la famiglia o con gli amici qualche ora di relax.

Dopo un breve salto all’Osservatorio di Cheongseongdae, dove assistiamo ad una parata commemorativa storica in onore di una principessa locale, ed una rapida pausa pranzo nella quale finalmente proviamo il famoso snack a forma di moneta, raggiungiamo il Gyochon Hanok Village, dove visitiamo anche la Historic House of Rich Man Choe ed il Woljeonggyo Bridge. Si tratta di un quartiere piacevole, che consigliamo. Torniamo dalle parti della fortezza, che però è coperta per alcuni restauri, per cui raggiungiamo il Donggung Palace con la Wolji Pond, uno spettacolo sicuramente bello, ma che sarebbe stato apprezzato certamente di più di sera, grazie alla bella illuminazione.

È quindi la volta del Gyeongju National Museum, che vale assolutamente una visita: a noi è sembrato molto più interessante rispetto a quello di Seoul. Torniamo nel Gyochon Hanok Village e ceniamo presso il Jinsuseungchan Restaurant (http://www.jinsuseungchan.kr/website/pro.html; 30.000W in totale; molto buono), dove proviamo il bibimbap. Facciamo un giro serale per l’Hanok Village ed il Woljeonggyo Bridge, molto ben illuminati e poi, dopo una puntata da Daiso, torniamo in hotel.

10° giorno – Seokguram Grotto e Bulguksa Temple

Ci svegliamo all’alba perché questa mattina vorremmo visitare il Seokguram Grotto ed il Bulguksa Temple, siti UNESCO raggiungibili entrambi con i mezzi pubblici, anche se il bus 12, che collega il primo al secondo, ha orari davvero sporadici, ma grazie alla chat con l’Ufficio del turismo riusciamo a incastrare i tempi in modo corretto e anche se finiamo per attendere circa 40 minuti l’arrivo del primo autobus, alla fine raggiungiamo il Seokguram proprio all’apertura. Non c’è quasi nessuno e il luogo ha un’atmosfera magica, sottolineata anche dalla nebbiolina e dal silenzio che ci circonda.

Raggiungiamo quindi in bus il Bulguksa Temple, sicuramente più maestoso e più affollato del primo, ma altrettanto suggestivo. Con questi splendidi edifici concludiamo la nostra visita di Gyeongju, una città che ci è piaciuta molto. Dopo una rapida pausa pranzo a base di tteokbokki in un ristorantino (Dongdaemun Yupgi Tteokbokki, di fronte alla fermata di Shinhan Bank; 14.000W; molto buono), prendiamo il bus che ci porterà al Golgusa Temple. Dall’Italia abbiamo infatti prenotato un “temple stay”, una pratica abbastanza diffusa qui in Corea che vede alcuni templi aprire le porte ai visitatori per una o anche più notti. Considerato che c’è un calendario abbastanza preciso di aperture nei diversi periodi dell’anno, consigliamo la prenotazione in anticipo (per il nostro abbiamo speso 160.000W in totale per una notte in doppia con bagno, cena, colazione e pranzo; carino).

Il tempio è interessante ed il pomeriggio prevede un training di Sunmudo, una forma di meditazione e arte marziale, nonché le 108 prostrazioni. Un po’ stanchi dopo queste due ore di esercizi, andiamo a cena, provando finalmente la celebrata cucina del tempio – discreta ma onestamente niente di che – e poi facciamo due chiacchiere con alcuni simpatici ragazzi statunitensi e italiani che abbiamo conosciuto qui.

11° giorno – Busan

La sveglia suona alle 5: poco dopo ci attendono meditazione, passeggiata nella foresta, colazione, un paio di ore di tempo libero, yoga, partecipazione ai riti buddisti (che non avviene per motivi che non sono chiari a nessuno), tè con la monaca e pranzo. L’esperienza del tempio è stata carina, ma non è sicuramente la cosa che ricorderemo con più piacere della Corea. In particolare, la lezione di yoga è stata superficiale perché l’istruttrice non ha tenuto conto dell’esperienza e delle condizioni fisiche dei partecipanti. Prendiamo il bus e successivamente un taxi per arrivare in stazione, dove ci attende il treno per Busan.

Arriviamo nel primo pomeriggio e, dopo aver lasciato i bagagli in stazione, ci precipitiamo al Jagalchi Market, mercato del pesce, dove pranziamo con un polipo ed alcuni abaloni grigliati (70.000W; molto buono). Raggiungiamo quindi il Gamcheon Culture Village, un esperimento riuscitissimo di riqualificazione urbana di un quartiere operaio, costruito a partire dagli anni 30 e completamente rinnovato dal 2009 in poi. I colori vivaci con i quali sono stati dipinte le case e la presenza di installazioni artistiche di diverso tipo, rendono il quartiere una delle principali ragioni per visitare Busan. Nel tardo pomeriggio, un po’ stanchi per la lunga giornata, riprendiamo i bagagli ed andiamo in hotel (Mipo Oceanside Hotel; http://www.mipohotel.com/view/index.do?SS_SVC_LANG_CODE=ENG; 192.234W per le due notti per una stanza vista mare con bagno e colazione; ottimo).

12° giorno – Beach Train

Finalmente ci concediamo il lusso di una sveglia ad un orario normale: iniziamo la giornata con l’esplorazione del Blueline Park, che si trova proprio dietro l’hotel. Abbiamo acquistato online in Italia il biglietto per il Beach Train e la Sky Capsule. Alle 9:30 siamo già sul nostro Beach Train. In generale è consigliato lasciare la Sky Capsule al ritorno, perché c’è meno gente ed è effettivamente così. Scendiamo al capolinea, Songjeong, e facciamo una lunga passeggiata fino a raggiungere uno dei simboli di Busan, l’Haedong Yonggungsa, che si trova sul mare ed è uno spettacolo di grande impatto. Passiamo un po’ di tempo al tempio e ritorniamo a piedi a Sonjeong, dove riprendiamo il Beach Train per scendere alla prima fermata, in modo da fare una piccola passeggiata, vedere il Daritdol Skywalk e scattare qualche foto ai fari di Cheongsapo.

Finora è andato tutto molto bene e la mattinata è stata davvero piacevole. Non sappiamo cosa aspettarci dalla Sky Capsule, per cui quando saliamo abbiamo molte aspettative. In effetti l’esperienza vale davvero la pena: i panorami sono molto belli, finalmente possiamo stare un po’ seduti e il trenino è divertente. È un po’ come stare su una giostra: totalmente godibile! Prenotate in anticipo perché spesso i biglietti sono sold out. Facciamo quindi un giro a Haeundae Beach, proseguiamo per il quartiere fino ad arrivare alla zona più trendy di questo momento, Haeridangil Street, quartierino con ristoranti e negozi e poi ci fermiamo a pranzo lì vicino, in una specie di mercatino chiamato Goraesa Eomuk Haeundae, rinomato per il fish cake, piatto tipico della città. Purtroppo l’esperienza non è delle migliori, perché è impossibile che il fritto riscaldato sia buono. Fortunatamente entriamo poco dopo del tutto casualmente nel mercato di Haeundae, dove proviamo un’altra specialità del posto, l’hattok con miele e semini, che invece ci dà molta soddisfazione.

In metrò ci dirigiamo verso Centum City, il centro commerciale più grande del mondo, perché qualche ora fa abbiamo prenotato una crociera al tramonto (Haeundae River Cruise; https://www.haeundaerivercruise.com/English). Il percorso dura meno di un’ora, ma ci piace molto: vedere la città che pian piano si illumina è davvero uno spettacolo molto bello. Torniamo quindi al Blueline Park per scattare alcune foto serali, poi ci fermiamo in hotel dopo aver comprato una bottiglia di soju, che beviamo sul terrazzino.

13° giorno – Songdo Beach e partenza per Jeju

Dopo aver trasferito i bagagli in un deposito presso la stazione del metrò di Busan Station, proseguiamo per Songdo Beach, un’altra spiaggia urbana, in declino fino agli anni ’90 e successivamente riportata ai vecchi fasti. Qui facciamo una passeggiata sul Cloud Walk, un percorso sospeso sul mare, prendiamo la Cable Car che ci porta sul promontorio antistante e qui facciamo un giro sul Suspension Bridge. I panorami sono belli e non c’è tanta gente, per cui la mattina trascorre molto bene. In autobus raggiungiamo poi Tangjondae Park, un grande parco urbano sul mare. Su questo le opinioni si dividono: uno di noi pensa che sia molto bello, soprattutto perché un parco urbano del genere è più unico che raro; l’altro che non si tratti di un parco, ma di una strada urbana affiancata da alberi e che il tempo e la fatica che ci vogliono per girarlo tutto potrebbero essere evitati utilizzando il trenino locale. Entrambi però concordiamo sulla bellezza sia dell’osservatorio che del faro, che sono gli indubbi highlights di questa parte di città. Torniamo quindi in centro, nella zona del BIFF, dove pranziamo per strada con dei ravioli ed un gimbap molto buoni. Facciamo poi un giro per il vivace quartiere, proseguiamo fino alla Busan Tower, dove però decidiamo di non salire e, dopo aver ritirato i bagagli dal deposito, andiamo in aeroporto per prendere il volo serale per Jeju. Atterriamo in leggero anticipo e andiamo direttamente in hotel in bus (Harbor Hotel; https://harbor.southkrhotel.com/en; W241.395 per una doppia con bagno e colazione per 3 notti; buono anche se leggermente decentrato).

14° giorno – Jeju

Oggi abbiamo in programma uno dei percorsi più celebrati di Jeju, secondo le guide ed i siti che abbiamo letto: l’Olle Trail 1 (https://www.jejuolle.org/trail_en#/road/01). Per ragioni organizzative collegate proprio alle passeggiate che abbiamo intenzione di fare in questi giorni (iniziamo sempre in un determinato punto, ma alla fine ci ritroviamo diversi chilometri più in là rispetto alla partenza), non possiamo noleggiare un’auto, per cui dobbiamo utilizzare il bus. Jeju ha una rete di bus capillare, ma purtroppo i veicoli sono abbastanza lenti e ci vuole circa 1h 40’ prima di arrivare all’inizio del trail, che percorriamo quasi tutto in circa 6 ore. Il percorso ci lascia francamente perplessi: l’inizio è carino, perché ci consente di salire su una collina dalla quale si gode di un bel panorama sulla costa, ma poi diventa altalenante: più di una volta camminiamo per chilometri interi in zone semi-industriali, oppure vicino ad un porto, o comunque in stradine senza il minimo interesse. Fortunatamente la parte finale è splendida: si tratta del Seongsan Ilchul-bong, una collinetta vulcanica a strapiombo sul mare. Qui decidiamo di interrompere l’Olle Trail e di entrare nel parco per arrivare sulla sommità, cosa che perlomeno ci ripaga degli aspetti meno soddisfacenti della giornata. Anche se il bel panorama sarebbe stato migliore se non ci fossero il porto ed il villaggio a rovinarlo un po’. Tornando indietro probabilmente non avremmo dedicato l’intera giornata a questo percorso, ma ci saremmo concentrati solo sulla parte iniziale e quella finale, percorrendo tutto il resto in bus oppure in auto.

A metà pomeriggio riprendiamo il bus per Jeju: andiamo subito al Dongmun Market e decidiamo di prendere del cibo da asporto da una bancarella di fronte alla quale c’è una lunga fila. Il probabile nome è: “Lobster. Seafood Always Fresh and Delicious” e la sua caratteristica è che ci sono i tre cuochi che cucinano ballando al ritmo di alcuni successi K-pop! Prendiamo quindi un’aragosta, del riso al granchio e del maiale, che mangiamo seduti su alcuni scalini dietro l’angolo (W37.000 in totale). Niente di che. Chiudiamo la giornata guardando il tramonto sul bellissimo lungomare della città.

15° giorno – Seogwipo 

Dopo aver imparato la lezione sugli Olle Trails, oggi decidiamo di non percorrere i due che avevamo selezionato (i numeri 7 e 8, anche se solo in parte), ma di concentrarci esclusivamente su quelle che ci sembrano le attrattive principali della costa sud. Dopo 1h 45’ di autobus arriviamo a Seogwipo e visitiamo le Jeongbang Falls, in posizione spettacolare sul mare, il ponte verso l’isoletta di Saeseom, la cui visita è purtroppo interdetta al pubblico e le Cheonjiyeon Falls, che vediamo dall’alto prima di accedervi anche dalla base e che sono anch’esse incantevoli. Chiudiamo con la costa di Oedolgae, che è davvero meravigliosa. La modifica al nostro itinerario iniziale è un successo: camminiamo tanto anche questa mattina, ma lo facciamo circondati da un panorama sempre bello. Nel primo pomeriggio prendiamo l’autobus che ci porta alla spiaggia di Jungmun Saekdal, che non è niente di che. Iniziamo ad andare a piedi verso Jusangeolli, ma purtroppo sia Maps.me che Naver ci indicano una strada sbagliata, cosa che ci fa perdere un po’ di tempo prezioso. Una volta raggiunto, il sito è davvero meraviglioso, comunque, per cui ne è valsa la pena. A questo punto vorremmo raggiungere l’ultima tappa della giornata, la Yongmeori Coast, ma in autobus ci metteremmo troppo tempo, per cui chiamiamo un taxi che inizia a portarci in quella direzione. Per fortuna, considerato che il tassista non sa dov’è la biglietteria, gli chiediamo di telefonare e qui scopriamo che il sito chiude alle 17. È davvero assurdo che uno dei principali siti dell’isola chiuda così presto, tanto più che alle 18 c’è la bassa marea, per cui sarebbe il momento ideale per visitarlo. Per questo motivo decidiamo di farci lasciare alla fermata del bus per tornare a Jeju City, dove consumiamo una cena pantagruelica eccellente presso il Gozipfish Topdong, non lontano dal mercato alimentare cittadino (https://www.gozipfish.com/; W 136.000), che ci consente di assaggiare una serie di piatti tipici dell’isola.

16°/17° giorno – Jeju e rientro in Italia

Anche oggi prendiamo il bus e, dopo la consueta ora e tre quarti, arriviamo alle spiagge di Geumneung e Hyeopjae. Anche se è un po’ nuvoloso, le spiagge sono belle, così come il colore del mare. Torniamo indietro quindi e ci fermiamo presso la spiaggia di Gwakji, che, pur essendo tutt’altro che brutta, ci convince un po’ meno. Ci dedichiamo quindi all’ultimo pranzo coreano nella Black Pork Street (possibile nome: Jeju Black Pork Street Restaurant; 29 Gwandeok-ro 15-gil; tel.: 064-757-7400; 64.000W in totale; molto buono) con un BBQ a base di pancetta e del famoso maiale locale e poi, dopo aver fatto un giro in centro, torniamo in hotel a recuperare i bagagli per andare in aeroporto. Il viaggio si svolge bene ed atterriamo puntuali a Malpensa.

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