Costa verde, il selvaggio litorale della Sardegna custode di antiche miniere

Una località a sud-ovest della Sardegna, distante dalla movida e dai resort all inclusive. Un luogo dove il silenzio si confonde con gli antichi echi dei minatori, e la natura regna sovrana e spettacolare: un Patrimonio UNESCO di dune, incorniciate dalla macchia mediterranea puntellata da mirti e ginepri secolari
Elena Bittante, 05 Lug 2025
costa verde, il selvaggio litorale della sardegna custode di antiche miniere

La Costa Verde è l’altra faccia della Sardegna balneare, un litorale selvaggio dove le dune sembrano rincorrersi come quelle di un deserto, un mare di sabbia costellato da atolli di arbusti pettinati dal Maestrale. Una bellezza inconsueta, alternativa all’esclusività delle spiagge più mondane e patinate, un’autentica rivelazione dove soffia un vento che profuma di ginepro. Una località che non rientra tra i desideri glam di chi è in cerca di relax e divertimento, ma appartiene alle avventure dei viaggiatori che desiderano scoprire l’animo primordiale e più autentico dell’isola.

La Costa Verde si estende per circa 47 chilometri da Capo Pecora, la località più a sud, sino a Capo Frasca a nord. Qui si trova anche la selvaggia spiaggia di Piscinas, patrimonio dell’Umanità UNESCO, dove prospera una biodiversità di flora e fauna, dalle specie alofile, alle Tartarughe Caretta caretta, che eleggono questo “deserto sardo” un paradiso per deporre le uova. Piscinas è inoltre la spiaggia naturalistica più grande d’Europa, raggiungibile attraversando una tortuosa strada sterrata tra la macchia mediterranea e gli echi di vecchie miniere dismesse, da cui si estraevano il carbone, lo zinco e il piombo. 

Questa settimana la rubrica “Altro viaggiare”, vi porta alla scoperta di una incredibile località sarda, autentica e selvaggia, dove non solo la natura è una scoperta ma lo è anche l’accoglienza spontanea e familiare nei piccoli agriturismi e B&B a conduzione familiare nei quali è possibile soggiornare per scoprire l’atmosfera della vita sarda. 

Le spiagge da non perdere

La spiaggia di Piscinas

La spiaggia di Piscinas, situata nel comune di Arbus, nella provincia del Medio Campidano, è considerata la perla della Costa Verde e vanta il titolo di patrimonio UNESCO per il grande valore ecologico e paesaggistico. Il sistema dunale costiero forma una profonda distesa dorata, che si estende per circa 28 chilometri quadrati, dove le dune si estendono dalla costa verso l’entroterra per circa 2 chilometri raggiungendo anche i 100 metri di altezza. Un vero e proprio “deserto” che confina con il mare disegnando una spiaggia davvero unica, incorniciata dalla macchia mediterranea. Un habitat da tutelare e preservare, dove cresce una flora autoctona, dai lentischi agli olivastri, dai ginepri centenari dai rami contorti, allo snello giglio di mare, così il papavero della sabbia. Non è raro, soprattutto in primavera, avvistare qualche esemplare di cervo sardo che si aggira tra le dune più interne, mentre le tartarughe caretta caretta depongono le uova a poca distanza dalla battigia. Non c’è da stupirsi se in quest’area la flora e la fauna prosperino: la presenza dell’uomo è minimale, così le strutture ricettive e i servizi, ed è proprio questa l’esclusività di un ambiente selvaggio. 

La strada per raggiungere Piscinas è un’attraversata “on the road” che corre sullo sterrato. Arrivati al litorale, si procede a piedi, lungo un pontile arso dal sole che conduce alla battigia puntellata da ciottoli levigati e variopinti, arenati dalle onde di un mare che si inabissa dopo pochi metri. È incredibile pensare che a soli 200 metri dalla battigia, giace il relitto di una nave inglese che sprofondò tre secoli orsono! Piscinas, così come le altre località balneari della Costa Verde, non hanno nulla a che vedere con le lagune simil tropicali dalle acque basse a nord-est o quelle meridionali della Sardegna. Qui il Mediterraneo è per nuotatori provetti in estate, e amanti del surf, windsurf e kite surf nel periodo invernale e primaverile, quando è possibile sfidare le correnti e i venti più impetuosi. Quel che resta una certezza, è che in tutte le stagioni questo litorale selvaggio regala dei tramonti incantevoli che indorano il paesaggio desertico e il mare offrendo un’atmosfera unica.

Le altre località

Poco più a nord della spiaggia di Piscinas, da non perdere la località Torre dei Corsari, e la spiaggia di Pistis, la più settentrionale della Costa Verde. A sud, si trova Scivu, conosciuta come la “spiaggia parlante”, ve ne accorgerete ascoltando una sorta di eco camminandoci sopra. La più adatta per le famiglie è senza dubbio la bellissima spiaggia di Marina di Arbus. Anche questo nastro di sabbia è incorniciato dalle dune ma è l’unico che si distingue per degradare più dolcemente nell’acqua cristallina, caratteristica che la rende più adatta ai bambini. Ed è proprio questa peculiarità a conferirle dei colori unici, tanto da essere chiamata “Caraibi della Sardegna”. 

La parte più meridionale della Costa Verde è delineata da Capo Pecora, un maestoso promontorio granitico. Tutta l’area è molto conosciuta dai sub per i magnifici e profondi fondali che offrono le sue acque, ma anche le vertiginose scogliere a picco sul mare sono un incanto, e regalano calette da sogno, una delle quali assume delle sembianze favolose tanto da essere chiamata la “spiaggia delle uova di dinosauro”. Il paragone è lampante sin dalla prima occhiata: tutto il litorale è formato da grandi ciottoli perfettamente levigati che assomigliano proprio a delle uova primordiali, caratteristica che la rendono unica. 

Archeologia industriale: dalle miniere al mare

turistipercaso

Parco geominerario, storico e ambientale della Sardegna e Museo dell’arte mineraria di Iglesias

L’immediato entroterra della Costa Verde è memore di un passato operaio legato alle miniere, identitario per tutta la Sardegna. La zona di Buggerru, fu terra di lavoro, indissolubilmente legata alla storia delle sue miniere, abbandonate alla fine dell’800. Mondi ipogei che crearono la fortuna di pochi e il lavoro di tanti minatori che quotidianamente si inoltravano nelle profondità della terra per estrarre “l’oro nero del tempo”, il carbone, ma anche il piombo e lo zinco. 

In tutta la Costa Verde aleggia ancora un’atmosfera sospesa che per certi versi ricorda il far west, e i resti degli insediamenti minerari sembrano prendere voce nei silenzi della natura selvaggia, così i borghi fantasma come Ingurtosu, situato a soli dieci chilometri dal comune di Arbus. Questo villaggio deserto spunta incastonato e silente nella valle de Is Animas, lungo la strada che conduce a Piscinas. Per oltre un secolo fu centro direzionale delle vicine miniere, le più grandi e produttive della Sardegna. Questo sito di archeologia industriale appartiene al Parco geominerario, storico e ambientale della Sardegna, ed è stato inserito nella rete Geo-parks dell’UNESCO. I suoi ruderi custodiscono le memorie di una vita di lavoro: passeggiando tra la polvere è possibile distinguere ancora la residenza del direttore, la palazzina della direzione, la chiesa e l’ospedale, così gli alloggi e i vagoni dismessi sparsi per l’area. 

Per approfondire la storia delle miniere di questa parte della Sardegna, da appuntare il Museo dell’arte mineraria di Iglesias, dove è possibile visitare le sale esplicative con approfondite spiegazioni e testimonianze, ma si può anche partecipare ad un’esperienza immersiva, calandosi nelle atmosfere di un tempo attraverso un percorso di trecento metri di gallerie che si diramano nei sotterranei. Questi cunicoli vennero realizzati nel 1934 per scopi didattici e tutt’oggi offrono la più fedele prospettiva sul mondo ipogeo che vivevano i minatori.  

Porto Flavia

Una delle località più note legate all’archeologia industriale della provincia è senza dubbio Porto Flavia, la stupefacente opera ingegneristica a picco sul mare, tanto suggestiva da togliere il fiato. Si tratta di un vecchio porto sospeso, situato a metà di una parete rocciosa e collegato ad una galleria di 600 metri che venne scavata dai minatori per far transitare i carrelli carichi delle preziose materie prime proveniente dalle miniere di Buggerru, Montevecchio e Ingurtosu. La struttura venne progettata nel 1922 e fu antesignana per il tempo. Si trattava di una strabiliante opera dell’ingegnere Cesare Vecelli che nominò il porto “Flavia” in onore della figlia, e consentiva di caricare il materiale estratto direttamente su dei piroscafi sottostanti grazie all’uso di un braccio mobile per poi essere destinati alle fonderie nord-europee. Un’autentica svolta per la logistica del tempo, quando ancora si caricava il materiale a mano a bordo di ogni singola imbarcazione. 

Una visita a Porto Flavia è una bella esperienza sia per comprendere la storia legata alle miniere e al progresso ingegneristico, e sia per godere di uno dei belvedere più belli e suggestivi della Sardegna: il tunnel sbuca su uno strapiombo che offre un magnifico panorama sull’iconico Pan di Zucchero, uno dei simboli dell’isola. Questo monumento naturale è il faraglione più alto del Mediterraneo: 133 metri di roccia emergono dalle acque cristalline della magnifica insenatura di Masua, frazione costiera iglesiente. Il nome “Pan di Zucchero” deriva dalla somiglianza con il celebre “Pão de Açúcar” della baia di Rio de Janeiro e sostituì l’originario nome sardo “Concali su Terràinu” nel XVIII secolo. La roccia di calcare cambrico del “Pan” venne originata dall’erosione marina che ne generò il distacco dalla terraferma e lo modellò in una forma singolare, una meraviglia davvero unica. 

Per concludere la visita, merita una tappa il complesso di Masua, che comprende un villaggio minerario sul ripido pendio di Punta Cortis, un’altra testimonianza di una vita di lavoro legato all’attività estrattiva, con tanto di scuola, ospedale, chiesa, laboratori e case. Qui si trascorreva una vita semplice e di grande dedizione, un’attitudine che i locali non hanno mai perso, senza cedere il passo ad un turismo di massa, contribuendo a mantenere la Costa Verde e tutta la provincia tra le località più autentiche dell’isola.






Leggi ancheLeggi gli altri diari di viaggio
In evidenza