Cinque giorni a Istanbul 2
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Istanbul Non sono le cupole della Moschea Blu, non sono i suoi minareti, non è l’incredibile affollamento di Sulthanamet. A catapultarti in un mondo che sa di Oriente, di lontano, di diverso, è la voce del Muezzin, la sua preghiera che risuona da un angolo all’altro della città, come un’eco senza spazio e senza tempo che si rincorre nell’infinito della storia e della religione. Una voce che ti porta in Marocco, in Palestina, in Siria. Una voce che ti porta a Istanbul, città in bilico tra due mari e due continenti, tra sette colli e mille volti talvolta nascosti da leggeri veli tra i quali si intravedono occhi profondi. Nonostante i turisti a migliaia, i Mac Donald, e i pulman del sightseeing, Istanbul mantiene intatta la sua anima, costruita nel corso di una storia millenaria che l’ha vista Bisanzio e Costantinopoli, cristiana e musulmana, ottomana e turca. E’ dietro le mura della Moschea Blu che appare la magia di Sokollu Mehmet Pasa, è dietro le mura dei bastioni che si mostra la Chiesa di San Salvatore in Chora, con i suoi mosaici mervigliosi cancellati da una mano di orgogliosa stupidità religiosa, è sotto le vie del centro che si manifesta la Cisterna-Basilica, sorretta da decine e decine di incredibili colonne. La mente vacilla dinnanzi a tale grandiosità, ruota confusa come trascinata in un gorgo delle correnti del Bosforo, come danzando assieme ai Dervisci, perdendosi e ritrovandosi tra le vie di un affollato Bazar, perdendosi e ritrovandosi tra i vicoli e le piazze, perdendosi e ritrovandosi tra le migliaia di persone e di vite che giornalmente attraversano queste strade con chissà quante storie da raccontare. La modernità a volte cancella il senso delle cose trasformando l’hamam in un centro benessere, ma l’anima è sempre lì sotto, pronta a rinascere. Anche un vecchio bagno turco trasformato in negozio in un angolo del bazar, torna a rivivere, ed il passato riemerge: rinascono le case di legno e i vecchi palazzi mentre crollano i grattacieli, e scompaiono le bancarelle che vendono pannocchie e castagne. Istanbul diventa color seppia. Il vecchio tram, che rivive come giostra nel centro di Taksim, circola nuovamente. Gli artigiani del legno scolpiscono e creano strumenti musicali, i lustrascarpe agli angoli delle strade, guadagnano la loro povertà. Le acque del Bosforo scorrono, ora come allora. E guardano tutto questo, affidando le voci al vento e preservandone i segreti tra le proprie onde. Ed anche i gatti, a migliaia, osservano lo scorrere del tempo ed immobilizzano gli attimi rendendo passato il presente e restituendo ad Istanbul quello che la modernità le ha portato via.
Giorno 1 – Il Centro storico
Il giorno in cui si atterra con l’aereo è sempre un giorno di transizione durante il quale più che altro ci si ambienta e si trova un alloggio presso il quale dormire. E’ proprio quello che abbiamo fatto io, Marianna, Francesca e Matteo: la nostra casa a Istanbul è stata per 5 giorni il Bonjour Guest House, un piccolo albergo a gestione familiare, pulito e ben tenuto (anche se purtroppo in alcune stanze il bagno è veramente piccolo), che si trova in pieno centro storico, dietro la Moschea Blu e Santa Sofia, le due moschee più importanti della città. E’ proprio un giro a piedi nella piazza principale che ci ha permesso subito di farci un’idea di Istanbul, ammirando i minareti della Moschea Blu e lasciandoci ammaliare dal canto del Muezzin, un canto che sa di Islam e di Oriente, un canto veramente intenso e dal profondo valore religioso.
Da qui, una passeggiata lungo la via del tram ci ha portato ad uno splendido affaccio sul mare costeggiando il quale siamo arrivati fino al Ponte di Galata, ammirando l’omonima torre. Presso la Stazione dei treni Sirkeci, abbiamo assistito (per circa 20 E) alla danza dei Dervisci Rotanti (Mevlevi Sema Group), monaci che tramite questa danza raggiungono un’estasi divina, mentre gli spettatori, stupefatti, si chiedono come possano mantenere l’equilibrio girando su se stessi per svariati minuti senza sosta.
Giorno 2 – Piccola Santa Sofia, Moschea di Sokollu Mehmet Pasa, Chiesa di San Salvatore in Chora, Quartiere di Samatya
Ci sono alcuni luoghi di Istanbul la cui bellezza elevata non viene valorizzata dal numero di visitatori: appena dietro le vie principali del turismo di massa, alle spalle di Santa Sofia e della Moschea Blu ci sono, nascoste tra vecchie case di legno in abbandono o di recente restauro, due moschee splendide: la Piccola Santa Sofia e la Moschea di Sokollu Mehmet Pasa (dove vi è anche una scuola coranica).
Un pò più lontano invece, presso le mura della città vi è un gioiello: la Chiesa di San Salvatore in Chora, una Chiesa trasformata in Moschea che conserva degli splendidi mosaici.
Poco più in là abbiamo visitato il Castello delle Sette Torri (nel quartiere di Yedikule) e, oltre, il pittoresco quartiere di Samatya dove si svolge ogni mattina il mercato del pesce e presso il quale è possibile mangiare dell’ottimo pesce a prezzi veramente ridotti. A tal proposito consiglio vivamente il ristorante Kuleli (nella piazzetta principale di Samatya): qui eravamo gli unici non Turchi a mangiare pesce di ottima qualità per un prezzo veramente irrisorio. Una meraviglia !
Giorno 3 – Cisterna Basilica, Santa Sofia, Moschea Blu
Giunti al terzo giorno, ci siamo dedicati ai pezzi forti della città, dividendoci tra la Cisterna – Basilica, Santa Sofia e la Moschea Blu. La Cisterna è un’enorme vasca sotterranea caratterizzata dalla presenza di circa 200 colonne, contenente acqua che, in passato, serviva a rifornire la città e i palazzi reali: un luogo imperdibile di Istanbul (entrata circa 5 E). Così come è imperdibile la visita di Santa Sofia, in origine Chiesa Cristiana, convertita poi in Moschea e infine trasformata in museo (entrata circa 13 E: è consigliabile acquistare in anticipo i biglietti, per evitare le lunghe code all’ingresso. Santa Sofia è chiusa il lunedì).
Nasce invece fin dall’inizio come Moschea la Moschea Blu, forse l’attrazione maggiore di tutta la città con la sua imponente cupola e i sei minareti (ingresso libero). Le donne devono ricordarsi di portare un velo col quale coprire le spalle, mentre per gli uomini sono obbligatori i pantaloni lunghi. L’interno lascia veramente a bocca aperta.
In centro ci è stato veramente difficile trovare un luogo dove mangiare cibo tipico che non fosse un turistico specchio per allodole. Ma tra i tanti ristoranti ci siamo trovati bene al Karadeniz Kebap Salonu, frequentato tanto dai turisti quanto dai turchi. Ottimi sia il Kebap sia le Pide, tipiche pizze turche farcite con formaggio, carne o altri condimenti. Esperienza negativa invece al Waterpipe corner, a due passi dal ristorante sopramenzionato.
Giorno 4 – Topkapi, Hamam, Gran Bazar, Bazar Egiziano, Bosforo
Un altro pezzo forte della visita di Istanbul è il palazzo Topkapi (ingresso circa 10 E, chiuso il martedì) importante soprattutto per le sale del tesoro. E’ un luogo molto affollato di turisti, la cui visita può essere anche stressante (anche in questo caso è bene acquistare in anticipo il biglietto ed evitare almeno la coda all’ingresso). Succesivamente alla visita del Topkapi, ci siamo meritatamente rilassati in un bagno turco. Di Hamam originali ad Istanbul ce ne sono ben pochi, essendo ormai non più utilizzati dagli abitanti di Istanbul, ma solo dai turisti. Ciononostante l’esperienza dell’hamam è un qualcosa da provare e, nonostante i prezzi elevati, credo che debba essere fatto sia il bagno che il massaggio per vivere appieno l’esperienza. Ottimo l’hamam Cemberlitas Hamami nei pressi del Gran Bazar. Trovandosi lì vicino, all’uscita dell’hamam, abbiamo proseguito la giornata dedicandoci agli acquisti presso il Gran Bazar e il Bazar Egiziano, caratterizzato dalla vendita di spezie e animali di vario genere tra cui le sanguisughe. Arrivati infine al molo del ponte di Galata, abbiamo preso una nave in partenza per la sponda asiatica e ci siamo goduti la città dal Bosforo ammirando i grandi ponti che uniscono le rive occidentale e orientale.
Sconsiglio invece le crociere sul Bosforo, troppo lunghe, turistiche e costose: è molto più autentica l’esperienza di prendere uno di quei traghetti utilizzati tutti i giorni dai cittadini turchi per i loro spostamenti.
Giorno 5 – Taksim, Tunel
Tutt’altra città è quella che ci si è presentata nel quartiere di Taksim, la Istanbul moderna, la cui via principale ricca di negozi in stile occidentale, ci ha riportato all’atmosfera di una grande capitale europea. A marcare ulteriormente il tratto di questo quartiere la presenza di una cattedrale cristiana, la chiesa di S Antonio da Padova: dopo tante moschee, entrare in questa chiesa è un pò come sentirsi a casa. Da non perdere, presso Beyoglu, la stradine secondarie col mercato del pesce, dove è possibile anche trovare qualche ristorantino. Al termine della lunga via che parte da Piazza Taksim, ci si ritrova a Tunel, il quartiere dei musicisti (ed infatti strumenti di ogni genere vengono venduti nei negozi), dove si trova anche la Torre di Galata, dalla quale si può ammirare il panorama della città.
Abbiamo concluso così la nostra visita di Istanbul dalla quale siamo poi partiti alla volta della Cappadocia. Noi siamo partiti… ma la città, in qualche modo, è rimasta. Dentro di noi.