Cibo, relax e cultura in salsa “crucca”
24 -27 agosto
Una inaspettata e improvvisa settimana di ferie risveglia il nostro istinto da viaggiatori che covava sotto la cenere della nostra monotona vita quotidiana. Abbiamo voglia di essere liberi e non essere vincolati a partenze aeree quindi, avendo l’opportunità di utilizzare un voucher Daydreams (una specie di Smart Box), decidiamo di fare un tour in macchina tra Sud Tirolo, Austria e Baviera. Partiamo da Genova di primo mattino e arriviamo dopo circa sei ore in Val Venosta, ultimo lembo d’Italia che di fatto Italia non è più, nel bene (traffico ordinato, strade e paesi pulitissimi) come nel male (informazioni talvolta solo in tedesco, supponenza degli abitanti verso i turisti italiani). Le nostre prime ore le trascorriamo a Malles, centro abitato più grande della valle con una caratteristica chiesa a cui fa da giardino un cimitero avvolto da una struggente tranquillità. Dopo aver pranzato con una veloce pizza svoltiamo per la frazione Mazia, dopo tredici chilometri e alla fine della strada troviamo una perla incastonata tra le alte montagne e i verdi pascoli dove le uniche fonti di rumore sono il fiume e i campanacci delle mucche: l’ Hotel Glieshof dove veniamo accolti dalle due piccole bambine dei proprietari che, a detta della mamma, rimangono da noi spaventate perché non capiscono l’italiano…. Evidentemente bisogna ridisegnare i confini. Superato questo shock prendiamo possesso della nostra camera, semplice ma spaziosa, pulita, con terrazzo e soprattutto silenziosissima; un altro punto a favore di questo eremo è che non prende né il cellulare né la connessione Internet. Visto il tempo discreto percorriamo uno degli innumerevoli sentieri che si arrampicano sulle montagne facendo le prime foto a questi incontaminati paesaggi ma dobbiamo rientrare presto perché qui la cena viene servita, con puntualità tedesca, tassativamente tra le 18.30 e le 19, meno male che l’alta montagna mette appetito. Si mangerà presto ma si mangia molto bene, con un ottimo buffet di antipasti, verdure e primi seguiti da piatti tipici come canederli in brodo.
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Il mattino dopo ci svegliamo, come previsto, con basse nuvole, fitta pioggia e le cime innevate, ma non ci scoraggiamo e dopo un’abbondante colazione scendiamo a valle dove ci aspetta il Castello Coira che domina il paese di Sluderno. Questo maniero risale al tredicesimo secolo ed è di proprietà della famiglia Trapp che qui soggiorna ancora per alcuni mesi all’anno e il cui barbuto Conte esponente compare come un classico fantasma alla fine della visita guidata in italiano che per 8 euro conduce tra le varie stanze, tra cui meritano una menzione particolare la biblioteca con un inquietante uccello impagliato e l’armeria più grande d’Europa, con impressionanti armature dei secoli passati, cannoni sezionati e selle da cavallo.
Il tempo è decisamente migliorato quindi la nostra prossima tappa è il borgo medievale di Glorenza, magnifico esemplare di una tipologia di paese che tutto il mondo ci invidia, costituito da due strade e una caratteristica piazzetta dove campeggiano due bancarelle di prodotti tipici… pugliesi. Gustiamo un ottimo panino integrale allo speck nell’immancabile bottega di prodotti tipici e risaliamo nella nostra oasi di pace per un’ora di salutare cammino lungo un facile sentiero dietro l’albergo.
Stasera la cena prevede tagliolini alle verdure e formaggio, bistecca di manzo con patatine e gelato al cocco. Tutto molto buono e abbondante.
Il copione odierno è lo stesso di ieri, cielo nuvoloso e tanta pioggia tanto da costringerci a scendere verso Malles da dove guidiamo verso est per trovare un distributore di benzina: il primo che troviamo è a Silandro ed è anche l’ultimo prima del confine. Il brutto tempo ci lascia poca scelta se non di recarci a Burgusio per visitare l’abbazia benedettina che sovrasta austera questo piccolo paese di confine, sostiamo circa mezz’ora nel cortile della costruzione ammirando con rispetto il piccolo orto e i pochi animali da cui i monaci traggono le risorse necessarie al loro sostentamento. Purtroppo la cripta si può visitare solo in orario di preghiera alle 17.30, ma visto che è appena uscito un timido sole ci dirigiamo verso il lago di Resia dove per prima cosa notiamo a bocca aperta un campanile che spunta dall’acqua, unica testimonianza del violento esproprio del paese di Curon Venosta, spostato ora a monte per far spazio a un laghetto artificiale. È molto piacevole e rilassante passeggiare lungo le rive di questo lago incastrato tra i monti illuminati dal riverbero del sole sull’acqua limpida. Vorremmo affittare le biciclette ma sono già le 14.30 e il tempo è molto variabile con il rischio di pioggia che infatti troveremo al nostro ritorno all’albergo, stasera la cena è più deludente rispetto ai giorni scorsi ma paghiamo comunque soddisfatti il conto (38 euro a testa a notte incluse colazione e cena con l’agevolazione Daydreams).
27 agosto
Lasciamo Mazia avvolti da una fitta nebbia che ci nasconde quasi completamente la strada, stando attenti a non finire in un crepaccio riflettiamo sul fatto che il tempo non ci ha permesso di godere appieno del magnifico posto in cui abbiamo soggiornato in questi tre giorni, ma guardando il lato positivo questo è un buon motivo per ritornare da queste parti. Entriamo in Austria dal Passo Resia, 100 metri dopo il confine facciamo benzina (a 1.499 euro al litro!!!) e compriamo la Vignette (8.30 euro), un bollino da apporre obbligatoriamente sul parabrezza per circolare sulle autostrade austriache.
Dopo un’ora e mezza arriviamo a Innsbruck e troviamo subito il nostro albergo Tautermann in una zona residenziale tranquilla con parcheggio gratuito, camera luminosa e pulita ma con bagno minuscolo. In neanche dieci minuti a piedi si raggiunge il centro storico, che ha l’indubbio pregio di racchiudere le cose più interessanti in poco spazio, permettendo di visitare questa piccola città sormontata dai monti con nessuna frenesia ed esclusivamente a piedi. L’attrattiva principale e simbolo di Innsbruck è il tetto d’oro, impossibile da non notare vista la lucentezza che emanano le 3450 lamine di rame dorato a fuoco ma se così fosse ci penserebbe la moltitudine di gente ai suoi piedi intenta a scattare fotografie a farvi alzare lo sguardo. Per 3 euro a testa saliamo in cima alla Torre Civica, da dove possiamo vedere cose che altrimenti ci perderemmo come il trampolino olimpico di salto con gli sci e le lunghe lingue verdi che d’inverno si trasformano in bianche piste da sci. Per fortuna è uscito il sole ma purtroppo rimangono le basse nuvole che coprono le alte montagne che fanno da corona alla città.
Ritornati a terra percorriamo in lungo e in largo Herzog Friedrich Strasse e Maria-Theresien-Strasse, colme di negozi di leccornie locali (ottimo il panino allo speck della Speckeria e la Sacher della Conditorei, entrambi vicini al tetto d’oro) e di negozi di vario genere, come lo store di Swarovski alto tre piani.
Merita senz’altro una visita il Duomo di San Giacomo, mirabile esempio di arte barocca con un altare e un organo di magistrale fattura. Comincia a piovere e dopo un’altra rapida passeggiata fino alla colonna di Sant’Anna che vigila sui passanti di Maria-Theresien-Strasse decidiamo di affrontare la ripida salita che ci separa dal nostro albergo.
Stasera diluvia ma se non vogliamo morire di fame siamo costretti a uscire per cena. Presso il ristorante Gasthof Goldener Adler, antica locanda dove vengono serviti ottimi e abbondanti piatti tipici tirolesi,va in scena la versione italo-austriaca di Man vs Food: Giobby, anche se con un piccolo aiutino, riuscirà a sconfiggere una ciclopica milanese di maiale. Il ristorante ha un ottimo rapporto qualità prezzo in quanto spendiamo 36 euro per due zuppe di patate e speck, due piatti di carne e una bottiglia di acqua naturale.
28 agosto
Pagato il conto dell’albergo (86 euro totali compresa abbondante colazione a buffet), ci dirigiamo verso Salisburgo dove arriveremo dopo due ore di autostrada sotto una pioggia battente.
Visto il tempo inclemente pensiamo di passare le prime ore nella città natale di Mozart al coperto, quindi posteggiata la macchina nell’esoso parcheggio a pagamento a 1.30 euro/mezz’ora prendiamo la funicolare per la fortezza Hohensalzburg (11 euro a testa compresa audioguida in italiano), fatta costruire a partire dal 1070 circa dall’Arcivescovo di Salisburgo per difendere la città dagli attacchi nemici, intento perfettamente riuscito in quanto nei secoli seguenti non è mai stata conquistata. Il suo pezzo forte è senza ombra di dubbio il panorama, peccato che le nuvole siano bassissime e ci permettano di vedere a malapena il centro storico sottostante. Per il resto la visita consiste in un rapido giro tra la camera delle torture, la terrazza panoramica dove rimaniamo dieci minuti sotto la pioggia e il museo abbastanza interessante con numerosi reperti di epoca asburgica e della prima guerra mondiale.
Riprendiamo la funicolare in discesa un po’ delusi, il tempo odierno sicuramente non rende giustizia a questa fortezza ma da quella che viene considerata la maggiore attrattiva di Salisburgo ci saremmo aspettati qualcosa di più.
Fortunatamente la pioggia ci regala qualche attimo di tregua per cui ne approfittiamo per girare in lungo e in largo il centro storico, tra i negozi tipici dalle graziose insegne in ferro battuto di Getreidegasse che ospita tra l’altro la casa natale di Mozart; il famosissimo compositore dà il nome agli squisiti cioccolatini chiamati appunto le palle di Mozart che si possono trovare quasi ovunque e di cui facciamo ampia scorta. Soddisfatta la nostra golosità non dimentichiamo di dare una rapida occhiata al Duomo e a Mozartplatz, prima di dedicarci alla seconda visita della giornata che, diversamente dalla prima, ci soddisferà completamente: per 4.50 euro a testa (1 euro di sconto con il biglietto della fortezza) entriamo nel Palazzo della Residenza degli Arcivescovi dove un’ottima audioguida in italiano ci conduce tra le sfarzose quindici stanze, spiegando la funzione di ogni singolo ambiente e l’origine dei meravigliosi soffitti in stucco, dei pregevoli arazzi e delle parti dell’arredamento originali più significative come specchi veneziani, orologi e portali in marmo perfettamente conservati. La visita è ancora più piacevole perché siamo praticamente soli a godere in silenzio di tutta questa magnificenza.
Siamo un po’ stanchi quindi è tempo di andare al nostro albergo Jedermann a 3 km dal centro che ci ospiterà in una confortevole stanza spaziosa e pulita. Seguendo il consiglio della receptionist, per cena andiamo da Die Weisse, un pub da birra a fiumi e wurstel con crauti a due passi dall’albergo. Mangiamo fino a scoppiare spendendo solo 28 euro, l’unico neo è che si può fumare: non sapevamo che in Austria fosse permesso nei locali pubblici.
29 agosto
Oggi si conclude la nostra due giorni austriaca, abbiamo visitato due città all’apparenza molto simili ma in realtà diverse tra loro, la placida e sonnacchiosa Innsbruck sdraiata tra i monti e la Salisburgo dai fermenti culturali profondi che le vengono dall’onore di aver dato i natali al più grande musicista della storia.
Partiamo alle 8.30 per Monaco ma prima di recarci nella città bavarese facciamo una breve deviazione per Dachau (da Salisburgo si impiegano due ore) per la visita all’omonimo campo di concentramento nazista, il primo di quella che rimane la vergogna più grande che questo grande paese porta sulla coscienza, a cui va il merito però di cercare di espiare la colpa non con la dissimulazione e l’oblio ma con la testimonianza e il ricordo affinché, come dice un’iscrizione su un monumento ricordo, NEVER AGAIN.
L’ingresso al campo è gratuito, si pagano solo 3 euro per il parcheggio e 3.50 euro per l’audioguida in italiano che a nostro avviso è indispensabile sia per le tante informazioni che ne derivano sia per le testimonianze che si ascoltano dalla viva voce dei deportati che ricordano dopo tanti anni la loro tragica esperienza. Si entra da un cancello che riporta la tristemente nota frase Arbeit Macht Frei e la realtà ci sbatte in faccia un enorme piazzale spoglio dove ogni mattina, con qualsiasi condizione meteorologica, i deportati erano costretti a stare ore in piedi per l’appello. Un memoriale ora occupa una parte di questo spazio che il rispetto per i morti impone di lasciare vuoto, da un lato invece si trova il bunker con una lunga fila di lugubri celle e a chiudere questo rettangolo del dolore una ricostruzione di baracche che fungevano da dormitori. Le vere baracche sono state rase al suolo, a ricordarne la triste esistenza 39 lunghe file di cemento e pietre con il numero come tragica epigrafe.
L’esperienza più toccante, da brividi lungo la schiena, è l’ingresso nelle camere a gas e nei forni crematori in cui viene spiegata, con lucida precisione, la procedura che portava questi sfortunati esseri umani alla morte. Alla fine della visita si entra in un museo che ripercorre la storia del Terzo Reich dagli albori alla meritata fine, senza tralasciare il racconto di tutti gli aspetti della vita nel lager corredato da cartelloni con fotografie e chiare didascalie.
Turbati da ciò che abbiamo appena visto, ripartiamo e dopo venti minuti siamo in pieno centro a Monaco, lasciamo la macchina nel parcheggio convenzionato dell’albergo (costo 10 euro al giorno) e facciamo il check-in allo Stachus Hotel di Bayerstrasse, una via caotica e multietnica con botteghe di kebab a ogni angolo.
Dopo dieci minuti di cammino, trasportati da una impressionante fiumana di gente che percorre instancabile una lunga via ricca di negozi di ogni ordine e grado, i nostri occhi si trovano davanti il multiforme fascino di Marienplatz, cuore pulsante di una città che sembra non fermarsi mai, che ci colpisce per la bellezza del Neues Rathaus (Nuovo Municipio) che all’interno ha una piazzetta con una mensa self service…
Visitiamo in rapida successione Frauenkirche, Peterskirche, Heiliggeistkirche solo che essendo orario di funzione non possiamo girare a piacimento quindi ci ripromettiamo di tornare domani. Senza una meta precisa finiamo nel mercato all’aperto di Viktualienmarkt con bancarelle che potrebbero sfamare l’appetito di chiunque, per non parlare dei fiumi di birra che scorrono tra i tavolini dei bar. In una piazzetta vicino troviamo il ristorante Bratwurstherzl dove ci sediamo all’aperto mangiando nell’ordine: gnocchetti al formaggio con insalata, dieci wurstel arrosto serviti in un tegame a forma di cuore con contorno di crauti e patate, uno strudel di mele con gelato alla vaniglia annaffiati da un bicchiere di ottima birra e uno di coca cola. Prezzo totale 30 euro! Alla faccia di chi ci aveva detto che in questa vacanza avremmo trovato prezzi alti. Per digerire questa bontà non c’è niente di meglio che una passeggiata fino all’albergo, sotto un cielo finalmente sereno dopo la tanta pioggia dei giorni scorsi.
30 agosto
La giornata di oggi sarà completamente dedicata alla scoperta di Monaco. Usciamo alle 9 dall’albergo che è l’unico senza colazione ma ci arrangiamo con due brioches al volo. Ci servono tante energie per intraprendere l’ardua scalata dei 306 stretti gradini che portano al campanile di Peterskirche (1.50 euro a testa), per fortuna essendo molto presto non c’è quasi nessuno altrimenti sarebbe stato ancora più difficile raggiungere la cima visto che dalle scale passa a stento una persona. Si fa fatica ma il panorama da quassù merita, sembra di sfiorare con un dito i tetti delle chiese che dal basso appaiono così imponenti, Marienplatz dall’alto appare meno ampia e con lo sguardo arriviamo a vedere l’inconfondibile sagoma dell’Allianz Arena che ieri abbiamo costeggiato dall’autostrada. Scendiamo con cautela e sotto l’attenta sorveglianza dei palazzi di Dienerstrasse arriviamo a Max-Joseph Platz che in uno stretto connubio architettonico ospita il National Theater e la Residenz, dimora dei sovrani di Baviera dove passeremo le prossime due ore. Facciamo solo il biglietto da 7 euro per le stanze della Residenz, alcune come il Grottenhof e l’Antiquarium davvero molto belle, la maggior parte delle altre, tra cui una cappella religiosa che è stata mutilata del tetto, invece sono ricostruzioni recenti perché purtroppo sono andate distrutte durante la Seconda Guerra Mondiale. Con una piccola integrazione si può visitare anche il teatro e la stanza dei gioielli ma oggi splende il tanto agognato sole quindi vogliamo goderci la giornata all’aria aperta e non potrebbe esserci posto migliore che i giardini reali Hofgarten adiacenti alla reggia, intimo spazio verde in cui riordinare con calma le idee e pianificare il resto della giornata. Il nostro prossimo scopo è trovare un posto dove pranzare e scegliamo il meglio che qui si può desiderare, ossia la birreria più antica di Monaco dove Hitler ha fatto i primi comizi della sua infausta carriera politica: Hofbrauhaus. Nel locale e nel cortile interno entrambi affollatissimi risuonano in un’unica eco musica folk, vociare festoso degli astanti e sferragliamento di posate. Stando attenti a non essere travolti da camerieri che portano in equilibrio enormi boccali di birra e pantagruelici piatti di wurstel cerchiamo un posto dove sedere optando per un tranquillo tavolino sulla strada; in men che non si dica abbiamo davanti i nostri due piatti a base di carne con mezzo litro di birra originale e coca cola per una spesa totale di 23 euro. A fianco del locale c’è anche un negozio di souvenir che vende boccali di birra e magliette, ma le taglie più piccole sono tarate sulle pance di bevitori incalliti e quindi desistiamo dall’acquisto limitandoci a trafugare due sottobicchieri prima di alzarci dal tavolo. Il problema delle taglie lo avremo anche al Bayern Monaco Store…
Bighellonando senza una meta capitiamo nuovamente a Viktualienmarkt, imbocchiamo senza pensare una via che ci conduce alla Sendlinger Tor, la porta di mattoni rossi e edera che è indubbiamente la più affascinante della città.
Tornati in albergo per un provvidenziale riposo si pone il problema della cena che risolviamo spostandoci di qualche metro rispetto a ieri sera, infatti nella stessa piazza mangiamo le tipiche e ottime polpette della casa di Zwickl accompagnate da birra e due dessert per un totale di 38 euro. Abbiamo capito che, insieme a questa città così viva eppure così vivibile, la cucina bavarese ci piace molto.
Un’ultima occhiata a Marienplatz e all’orologio del Nuovo Municipio che alle nove spaccate aziona le marionette e poi si torna in camera: domani sarà la giornata più impegnativa della vacanza.
31 agosto
Alle otto e mezza siamo già in macchina per il nostro ultimo giorno in terra straniera, guidiamo facilmente fuori da Monaco e dopo sessanta chilometri usciamo dall’autostrada a Landsberg am Lech, da qui fino alla nostra meta Fussen (altri 50 km) percorreremo una parte di Romantische Strasse, la famosa strada che si snoda tra paesaggi bucolici di verdi pascoli, piccoli paesini e alte montagne con l’odore dolce di campagna che non ti abbandona per tutto il tragitto. Poco dopo il paesino di Schongau svoltiamo a sinistra per i castelli di Hohenschwangau e Neuschwanstein che si possono scorgere da qualche chilometro di distanza. Lasciamo la macchina nel parcheggio a 5 euro e raggiungiamo la biglietteria dove compriamo per 12 euro solo il biglietto per il castello di Neuschwanstein, accontentandoci al momento di fotografare l’altro da lontano. Il nostro biglietto ci viene rilasciato alle 10.15 con l’entrata prevista alle 11.50, giusto il tempo di percorrere a piedi la mezz’ora di strada che ci separa dal castello e scattare qualche decina di foto dall’esterno. Il sovrano di Baviera Ludwig II, appassionato di cultura medievale, ha commissionato la costruzione di questo castello nel 1869 ma per sua sfortuna non ha potuto vedere compiuto l’oggetto dei suoi sogni a causa della sua detronizzazione nel 1886 e della sua immediata morte in circostanze misteriose. Questo folle sovrano, nella sua mania di grandezza alimentata da una sterminata conoscenza della cultura medievale, ha creato un’opera unica nel suo genere, un castello da fiaba che successivamente ha ispirato niente di meno che Walt Disney. L’impressione che si ha vedendolo da lontano, abbarbicato alle rocce, è di un giocattolo posato tra gli alberi da un folle bambino viziato. La visita dell’interno, da fare obbligatoriamente in gruppo, è un po’ breve ma molto interessante soprattutto perché tutti gli arredi sono originali, la stanza del trono e quella da pranzo svettano su tutte le altre per originalità e magnificenza. Sgomitando tra la folla per guadagnare lo spazio vitale per le foto, non si può perdere la vista del castello dal ponte Marienbrucke posto su un crepaccio a strapiombo sul fiume, sconsigliato per chi soffre di vertigini.
Non facciamo in tempo a visitare il castello di Hohenschwangau appartenuto tra le altre cose al padre di Ludwig II, ci rimettiamo in macchina e dopo pochi chilometri entriamo in Austria, fino a Innsbruck è un piacere guidare lungo una strada panoramica dai paesaggi mozzafiato, tutto il contrario rispetto ai 10 km di coda che troviamo sul Brennero, dove poco prima del confine paghiamo 8.50 euro per il passaggio su un ponte. Così quelle che dovevano essere tre ore di strada fino a Merano (ultima nostra tappa per spezzare il viaggio di ritorno) diventano cinque tanto da farci arrivare al nostro ultimo albergo, la pensione St Urban in mezzo alla tranquillità e con un proprietario gentilissimo, alle 19. Stremati dalla lunga giornata ci trasciniamo al ristorante La Bruschetta per due ottime pizze e poi finalmente ci godiamo il meritato riposo.
Domani si torna a casa dopo aver percorso circa 2100 km, alla scoperta di paesi e culture a noi così vicini eppure così diversi.
Chi vuole saperne di più può scrivere a matteogiusto@yahoo.it