Bastano meno di 2 ore da Milano per scoprire la Città Ideale del Rinascimento: è un vero capolavoro (quasi) a portata di tutti

bastano meno di 2 ore da milano per scoprire la città ideale del rinascimento: è un vero capolavoro (quasi) a portata di tutti

Questa volta è stata dura, io e mia madre eravamo da sole e siamo quasi impazzite nel girare per le vie di Sabbioneta e raggiungere i vari monumenti, ma con molta fatica ce la siamo cavata (dopo essere arrivate fin là di tornare indietro con la coda tra le gambe non se ne parlava proprio). Abbiamo così scoperto una delle due meravigliose città dei Gonzaga che, insieme alla vicina Mantova, sono tappe imperdibili di un viaggio nella provincia lombarda.

Cosa vedere a Sabbioneta in un giorno

Dopo aver fatto il biglietto unico all’infopoint abbiamo cominciato ad esplorare la città fondata da Vespasiano Gonzaga come capitale del suo ducato e ci siamo accorte subito di un piccolo problema: quasi tutte le vie sono lastricate con ciottoli di fiume ed i marciapiedi in cotto sono abbastanza sconnessi. Siamo comunque arrivate alla nostra prima tappa: il Teatro all’Antica, che fortunatamente si è rivelato accessibile con una rampa. Dentro è piccolo, ma straordinario non solo per le sue decorazioni, ma soprattutto per essere il primo teatro stabile costruito dopo l’antichità e probabilmente il primo in Europa ad essere completamente chiuso.

La seconda tappa è stata decisamente la più dura della giornata: appena arrivate al Palazzo Ducale ci siamo ritrovate davanti sei scalini per arrivare all’ingresso. Sbirciando dentro abbiamo però visto che c’era una mostra di abiti rinascimentali, dunque abbiamo deciso di salire; le mie fatiche non erano però terminate, al piano terra ho saltato una sala perché c’erano da scendere sette gradini, ma al primo piano ho deciso di andarci, quindi due rampe da salire; infine girando nel piano alla caccia dell’abito più bello o del soffitto più decorato mi sono imbattuta prima in due scalini e poi in altri tre. Che faticaccia poi tornare anche indietro, ma direi che ne è valsa la pena! Comunque la mostra al palazzo è quella che sarebbe dovuta finire nel 2022, invece è ancora lì, ormai presumo sia diventata permanente.

chiesa, sabbioneta

Dopo questo io e mia madre abbiamo concordato che la sinagoga l’avremmo saltata direttamente, visto che ci avevano detto che per arrivarci c’erano due piani di scale senza ascensore; abbiamo preferito optare per la Chiesa dell’Incoronata. Qui abbiamo avuto una gradita sorpresa: l’ingresso visitatori ha uno scalino, ma davanti alla porta principale c’era la discesina; una volta tanto anziché dover fare percorsi alternativi sono potuta entrare dall’ingresso! Dentro la chiesa è piccola, ma c’è il mausoleo di Vespasiano Gonzaga, il fondatore della città, che fece erigere questa chiesetta proprio come cappella palatina e luogo di sepoltura per sé ed i propri discendenti. Non molti anni fa tra l’altro la sepoltura di Vespasiano venne aperta per alcuni studi ed all’interno è stata ritrovata un’importante onorificenza concessa al duca dal re di Spagna nel 1585. Per scoprire di cosa si tratta bisogna dirigersi al Museo del Ducato. Ma prima vi segnalo che proprio nella piazzetta dove sorge la chiesa si trovano i bagni pubblici e c’è anche quello disabili, che con mia grande sorpresa ho trovato pulito.

Tornando al nostro percorso: siamo riuscite a raggiungere il Museo, cosa non troppo scontata vista la quantità di ciottoli, ed entrare, altro tasto dolente a causa degli scalini all’ingresso e del gradino presente alla porta sul retro. Per fortuna che l’onorificenza di cui vi parlavo si trova al piano terra con solo uno scalino per entrare nella sala dal cortile, perché il museo ha il primo piano, ma non l’ascensore e di scale ne avevo fatte abbastanza per una sola mattina! Questa onorificenza così importante è il Toson d’Oro, un riconoscimento riservato ai più importanti condottieri militari al servizio della corona spagnola; quando l’ho visto però sono rimasta quasi delusa, si tratta di un pendaglino alto poco più di due centimetri! Il resto del museo è praticamente un comune museo diocesano, al primo piano però ci sono alcune stanze affrescate, il palazzo che lo ospita infatti era la residenza dell’arciprete di Sabbioneta.

toson d'oro

A quel punto si era fatta l’ora di pranzo, devo ammettere che in una cittadina comunque turistica come Sabbioneta mi aspettavo che ci fossero più locali dove mangiare, invece a parte un paio di bar nella piazza principale, una trattoria ed una pasticceria vicino al parcheggio, non c’era praticamente nulla; ad ogni modo non siamo rimaste a bocca asciutta.

Subito dopo pranzo ci siamo dovute dirigere alla Pinacoteca di San Rocco, che è aperta solo un’oretta dopo pranzo e che si trova all’interno dell’ormai sconsacrato Oratorio di San Rocco. Non so se per entrare ci hanno dato più noia il piccolo scalino o i ciottoli davanti, comunque arrivare nella navata dove sono esposte le opere più importanti non è stato troppo faticoso. Per arrivare in sacrestia, che ospita la sezione di arte moderna c’è uno scalino, mentre purtroppo ce ne sono prima uno, poi altri tre per raggiungere forse l’ambiente più particolare: una stanza dove è stata rimontata un’antica farmacia e dove, oltre alle erbe, sono esposte alcune ricette per utilizzare piante anche comuni; anche se non so se funzionino.

Per far venire l’ora di apertura dell’ultima tappa che avevamo in programma a Sabbioneta ci siamo messe a fare un giro per le vie più esterne della cittadina, visto che erano le uniche asfaltate e siamo andate a cercare i punti che la mappa segnava per salire sulle mura. Qui abbiamo avuto decisamente una brutta sorpresa, dal lato di Porta Imperiale c’erano dei lavori in corso e da Porta Vittoria la salita era sconnessa e intervallata da gradini, di fatto impraticabile. Anche il percorso ciclabile che si snoda lungo il fossato alla base delle mura pareva decisamente poco adatto per una sedia a rotelle sia per la pendenza delle discese per arrivarci che per l’erba che lo aveva invaso. In compenso abbiamo attraversato le porte ed abbiamo trovato qualche piccola curiosità: Porta Vittoria un tempo aveva un altare con tanto di pala d’altare, invece dentro Porta Imperiale, in un angolo pareva esserci un camino con i resti di una piccola stanza, immagino che fosse lì per non far congelare i soldati di guardia.

porta della vittoria

Finalmente l’ultima tappa, che si è rivelata magnifica, il Palazzo Giardino. Devo dire che salire al primo piano è stata quasi un’avventura: gli addetti hanno usato un marchingegno per far fare le scale alla sedia a rotelle (mi è andata bene che non giro mai con la sedia a motore, perché quei sollevatori hanno una capacità di carico limitata, ovviamente sollevano un uomo robusto, ma non una carrozzina a rotelle elettrica di quelle grandi). Comunque visti gli spettacolari affreschi del palazzo e la magnifica Galleria degli Antichi sarebbe valsa la pena anche di rifare le scale! Le bellissime sale sono affrescate con scene mitologiche e storiche, tratte soprattutto dalla cultura romana, in particolare lo studiolo ripercorre praticamente mezza Eneide; il Camerino delle Grazie poi è completamente ricoperto di grottesche al punto che potrebbe quasi stare nella Domus Aurea. La Galleria degli Antichi in realtà non è esattamente una sala del palazzo, ma la potremmo definire il primo museo della città: Vespasiano Gonzaga la fece costruire per esporre la sua collezione di reperti archeologici, in gran parte statue, ad avervi accesso però era la corte, non tutti gli abitanti di Sabbioneta. Oggi la sala è vuota, ma lascia comunque di stucco: già di per se è lunga quasi 100 metri, poi lungo i lati brevi sono dipinti dei finti colonnati che la fanno sembrare quasi infinita.

Alla fine siamo ripartite da Sabbioneta abbastanza presto, anche se abbiamo fatto tappa in pasticceria erano appena le 16 quando abbiamo ripreso la macchina.

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