Alla Scoperta di Cavriana
Giungo a Cavriana nel primo pomeriggio dopo aver discusso con il navigatore a causa di Rondò non segnalati (è possibile che siano così cocciuti? ma chi ha insegnato la via ad Olivia? la mia assistente google…), con mio grande stupore scopro che è associato ad “Avio” un comune di Trento dov’è situato un Castello che andrò a visitare nel prossimo futuro. Divertita salvo l’immagine del cartello sul cellulare per poi farlo vedere a mio padre di cui il comune ne ha copiato il nome. Mi dirigo immediatamente al EX Stazione Scatter, sito del F.A.I. che mi ha attirato in questo grazioso paesello, salendo verso “Via Monte Gallo” si raggiunge un sentiero in cui si possono ammirare differenti esemplari di cuccioli teneri teneri, la camminata è breve e piacevole e le poche persone in coda hanno allietato l’attesa della guida. Il mio pancino è ancora vuoto ma, stranamente, non ho fame, mi informo su ciò che potrà diventare il mio pasto-merenda e scopro che devo assolutamente assaggiare il “Dolce di san Biagio”.
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Inoltre scopro che “I Bunker della seconda guerra Mondiale” sono visitabili solo previo iscrizione al F.A.I. (vogliono incrementare gli iscritti perché gestiscono un buon numero di Siti e dallo stato ricevono solo il 10% di ciò che utilizzano per essi). E qui non faccio polemiche altrimenti mi dilungo in modo eccessivo…. Il ragazzo descrive i Bunker come dei lunghi corridoi sotterranei, l’ingresso è piccolo e situato tra l’antico castello e “Villa Mirra” e veniva utilizzato come rifugio durante i bombardamenti della seconda guerra Mondiale, è ancora presente e funzionante la sirena d’allarme. Purtroppo non l’ho visitato, per protesta non mi sono iscritta al F.A.I. (Ritengo che questi beni non debbano venire gestiti quasi interamente con fondi privati ma che quel 10% debba aumentare per permettere di ampliare la rete dei siti e incentivare le visite). Entrati all’Ex stazione Scatter inizio a seguire il gruppo per poi perdermi, di tanto in tanto, come sarà per tutte le visite effettuate… i tempi di “Photo” non sempre coincidono con quelli delle visite guidate. Descriverò meglio ogni sito nei successivi trafiletti… Mi tuffo nella pasticceria “Parolini” pensando di gustarmi il dolce suggeritomi da una co-visitatrice ma… nulla!!! Dolce tristemente terminato già dal mattino… Mi faccio suggerire cosa più di caratteristico hanno nel banco e mi faccio mettere nel piatto un biscotto cereali e miele, Un dolcetto zabaione e crema e un altro dolce di cui non ricordo bene il nome (non mi è piaciuto molto).
Mi dirigo verso Villa Mirra, purtroppo la fila è lunga così decido di tornare verso il castello per vederlo quando è ancora giorno (anche per questo farò un post dedicato) per poi tornare in coda alla Villa che, nel frattempo, ha subito un incremento… Il centro principale di Cavriana è composto da un unico viale preceduto da un parcheggio, lungo la strada si incontra Villa Mirra, le varie attività adiacenti al Comune e, per finire, piazza Europa con la chiesa e un caratteristico passaggio pedonale e stradale a quella che è la città più moderna. La cena: ovviamente al termine dell’ultimo sito il mio stomaco mi ha comunicato con forza e vigore: “Guai a te se ti metti alla guida prima di riempirmi!!!”, così ho facilmente ceduto, soprattutto perché ho trovato aperta l’unica pizzeria dalla caratteristica porta. Piccola e graziosa nello stile ma cara nel contenuto, la pizza non è male ma i prezzi sono un po’ alti siccome viene utilizzato un forno elettrico. Sono equivalenti a una pizzeria che conosco e che utilizza il forno a legna. Vero è che il centro è il centro…
L’Ex Base Nato o Stazione Scatter di Monte Gallo
È stata l’attrattiva che mi ha condotto a Cavriana durante una delle giornate F.A.I. di Autunno. L’ingresso è formato dalle classiche strutture di deposito armi, quella della guardia in servizio e, a lato, una più recente costruzione per i carabinieri e militari che soggiornavano a Cavriana, struttura costruita pochi anni prima che venisse a termine l’utilizzzo di tutta la struttura. Praticamente un cimelio vecchio ma “Usato Poco”.
In quest’ultimo edificio tutt’ora beb saldo e poco rovinato sono presenti alcuni particolari assai graziosi e ben conservati nonostante l’inutilizzo nel corso degli anni. Tre terrazze servivano per avere piena visuale di tutto il territorio in entrambi i lati, la cucina e i forni sono in pieno stato di abbandono nonostante la possente struttura e la sua rilevanza nel corso della guerra Fredda. La struttura apparteneva alla Nato ma i soldati Americani non sono mai giunti in questo luogo, solo una 20 di persone presidiavano la zona. Tanti sono i particolari ancora presenti nonostante la struttura sia stata completamente vuotata dai militari e, successivamente, da sconosciuti che hanno, probabilmente, varcato i confini in modo abusivo. Il mio particolare preferito è quello a lato; un foro nel perimetro di una terrazza (in realtà i fori sono due) che permettevano, in caso di pericolo, di nascondersi tra le mura facendo uscire solo il fucile. Per la stazione sono presenti progetti di Riqualificazione e riuso, tra cui uno in esposizione dato da un ragazzo del luogo di cui ha realizzato da tutto questo una tesina con il relativo progetto di rinnovo caratteristico su uso moderno e funzionale.
Ma a cosa serviva la stazione Scatter? Utilizzata per la trasmissione di informazioni attraverso due parabole a “Cono” situate sul punto più alto della cima e da altre più piccole poste a palo nel medesimo posto. Quelle più grosse riflettevano le trasmissioni poste a migliaia di km di distanza per poi rifletterle nuovamente, le piccole servivano per i luoghi più vicini. Insomma… un antico sistema di trasmissione delle informazioni, informazioni estremamente utili in un periodo in cui di queste ne avevano maggior necessità. Informazioni su battaglie, situazioni storiche e comunicazioni importanti in un “tempo” in cui questo era l’unico mezzo di informazione disponibile. Se saltava una sola frequenza rischiavano di non ricevere dolorosi o preziosi avvertimenti di ciò che era quella realtà. Tutti gli altri edifici sono composti da mura diroccate ed utilizzate per deposito mal gestito.
Il Castello…
Purtroppo è stato demolito nel 1770 dagli stessi abitanti per utilizzare il materiale per la costruzione di Villa Mirra, per questo motivo sono presenti solo alcune parti di struttura, si vedono bene i perimetri di quelle che furono le stanze del pian terreno ed è possibile visitare la torre e il deposito per il cibo e le provviste. Giungo incuriosita da elementi presenti lungo il perimetro, il sasso crea un effetto “Rusticamente Stravagante” e ne impreziosisce i contorni nonostante le rovine di un perimetro distrutto e abbandonato. Perché poi distruggere un castello intero per lasciare intatti solo alcuni frammenti? La torre con il campanile ok… ha senso; la cisterna per il cibo forse l’hanno continuata ad utilizzare … ma? Il resto? Pare quasi che siano rimasti dei pezzi inutilizzati… come accade con i mobili dell’Ikea… io ne ho un barattolo pieno che dovevano andare nell’armadio…. accadeva già nei secoli dei secoli…. E’ presente un gruppo con una guida e sento che le colonne erano rivestite con altro materiale, durante il “Saccheggio” hanno lasciato intatto solo lo scheletro della struttura, assieme a una coppia mi unisco al gruppo che ci fa visitare la torre e la cisterna per le provviste. Dopo aver percorso un tunnel illuminato con suggestive candele arriviamo ad una grossa stanza alta e piena di fori che permettevano l’ingresso dell’acqua piovana all’interno di questo immenso contenitore che veniva riempito di neve. L’acqua piovana formava uno strato di ghiaccio sotto al grosso cumulo di neve che permetteva di conservare tutto fino al mese di Giugno, avevano un grosso freezer naturale che li aiutava durante la stagione invernale. La torre è assai più interessante; ho sentito suonare una delle quattro campane presenti sulla cima, ho fatto Photo dall’alto a tutta la city castello compreso e ho appreso che i campanari erano soliti suonar le campane con il rischio di essere balzati in alto a metri e metri per poi essere schiacciati al suolo se si impigliavano malauguratamente nelle corde a cui erano aggrappati. La sala dell’orologio in cui veniva regolata l’ora dall’interno era posta sotto alla stanza delle campane mentre, un poco più sotto, una stanza in cui mi sono soffermata a scattare Photo, mi ero intestardita a volerne fare una artistica quando il gruppo ha proseguito il suo percorso. Cercandoli sono scesa e ho aperto la porta, seguendo le voci sono poi risalita e li ho trovati tutti intenti a contemplare l’orologio, perché racconto ciò? Perché non ho chiuso la porta e ci siamo ritrovati più numerosi come gruppo… ho dato il libero accesso incondizionato a giovani studenti… Anche se alcuni sono stati mandati va invitandoli a tornare in un’altra certa occasione.
Nella prima stanza ecco trovare l’ingresso in cui entravano dall’esterno i campanari e una buca in cui venivano messi i prigionieri, i ladruncoli e coloro che dovevano essere giustiziati perché avevano commesso reati e dovevano scontare la loro pena fino alla morte.
Pane integrale preistorico e tavolette enigmatiche a Villa Mirra.
Come raccontato nel post del Castello di Cavriana, e stata costruita con gli “avanzi” di ciò che fu il castello, ma, tutto sommato, l’intero centro storico è formato dalle antiche mura, i negozi ne hanno la caratteristica e, entrando nei bagni della pasticceria, mi sono resa conto che sono presenti piani inferiori, probabilmente vecchi cunicoli o antiche stanze della servitù. Un importante avvenimento si è svolto nella villa il 24 giugno 1959, primo centenario della battaglia di Solferino e San Martino, quando ospitò il Presidente della Repubblica Francese Generale Charles De Gaulle e il Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi per la colazione ufficiale nel salone al piano nobile.
L’edificio circondato da parco è divenuto proprietà del Comune di Cavriana nel 1976, ospita manifestazioni culturali, convegni e mostre. In un’ala della costruzione è ospitato il Museo archeologico dell’alto mantovano. Anticamente fu costruita dagli Austriaci per creare il loro quartier Generale, fu utilizzata durante una battaglia contro Napoleone e, questo, nel corso del tempo, ha soggiornato in questa dimora, infatti è presente una stanza completamente a li dedicata nelle stanze del Museo archeologico Dell’alto Mantovano. In questi anni la villa era di proprietà di famiglie nobili Mantovane per poi passare in mano ai Mirra che, per stravaganza o orgoglio, hanno sradicato lo stemma antico ed originale per far posto al loro Cognome. Il percorso inizia da quelle che furono le cantine; Un grosso torchio e due immense botti riempiono uno spazio ampio e non più utilizzato. Nella villa tutto veniva prodotto, la caratteristica principale era che i Mirra fabbricavano ogni cosa come una piccola azienda, un altro esempio è in filatoio presente in una delle stanze del museo Archeologico. Sono presenti i classici disegni delle ristrutturazioni subite nel corso degli anni, una delle particolarità? una finestra che si apre lungo un corridoio, i Mirra l’hanno lasciata dopo la ristrutturazione, anticamente era tutto aperto, la casa era visibilmente più piccina tenendo quindi intatte le caratteristiche.
Anche lo scalone è stato costruito in un successivo momento ma… poi… perché raccontarlo? In questo tipo di case accade sempre così…. Perché l’ho voluto inserire nel Post? Una postilla così storicamente noiosa? Il perché è molto semplice; mi piace un casino la Photo che ho fatto dello scalone e la vetrata finale riprende la finestra sopra descritta. Successivamente si incontra una stanza visivamente più decorata, un variopinto di decori e stemmi degni di queste nobili famiglie. La villa viene ora utilizzata per convegni, feste e questa è la sala di rappresentanza, quella che ora viene utilizzata per questo tipo di occasioni. Nel Museo archeologico tavolette enigmatiche; sassi con segni geometrici che possono combaciare assieme tra loro. Ne è ancora sconosciuta l’utilità ma pare che possano essere stati utili per l’antico commercio tra differenti comunità. In recenti scavi del 1983 è stato ritrovato un pezzo di pane… cioè… com’è che è rimasto intatto? è possibile? Senza muffa? E i topi? non hanno sentito l’odore? Non è che era stato seppellito l’anno precedente da un buontempone? Pare sia integrale e pure cotto al forno!!! Orzo, Frumento, crusca!!! Per l’occasione di Expo hanno riprodotto la stessa morfologia del pane e inserito nella teca assieme a quello nero.