Andalusia, la terra del sole e della luce

Un itinerario classico per conoscere la Spagna più vera
Scritto da: mariapaola79
andalusia, la terra del sole e della luce
Partenza il: 23/05/2015
Ritorno il: 30/05/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Siviglia è una città davvero meravigliosa per i suoi colori, per la bellezza dei suoi quartieri, per la mescolanza di stili arabi e mediterranei che ne fanno un posto davvero particolare. Una cosa che colpisce subito di questa città è la sua luce: di un colore luminoso, dorato, smagliante, che inonda le graziose case bianche e le placide acque del fiume, avvolge ogni cosa di un alone caldo, soprattutto al tramonto.

Siviglia è una tipica città del sud, ma soprattutto una città spagnola: spagnola nei colori, nei profumi, nei giochi di piastrelle sugli edifici, nell’aria tersa e calda, nelle cascate lussureggianti di fiori che ornano i suoi patii, nelle vesti allegre e colorate che occhieggiano nelle vetrine, nell’aria festaiola dei suoi bar e dei suoi abitanti.

Siviglia non è’ grandissima e tre/ quattro gg sono sufficienti per visitarla al meglio.

Avendo più tempo a disposizione consiglio di estendere il soggiorno ad altre due città molto caratteristiche dell’Andalusia: Cordoba e Granada, di cui vi parlerò in seguito.

In generale, occhio alle temperature! Sono zone davvero molto calde, a fine maggio la temperatura superava i 30 gradi e nelle ore centrali della giornata può diventare alquanto faticoso girare per le strade assolate. Proprio per questo motivo molti negozi e attrazioni chiudono per una lunga pausa pranzo e riaprono il pomeriggio tardi. Anche i bar e ristoranti più tradizionalisti si distinguono per questi ritmi “rilassati”.

Sabato 23 Maggio

Raggiungiamo Siviglia con un volo Ryanair partendo da Bologna alle 6,30. Ci siamo dovute svegliare all’alba ma almeno abbiamo avuto a disposizione l’intera giornata. Il centro città si può raggiungere in taxi, €25 tariffa fissa, oppure con un comodo bus navetta che con €4 ci lascia in Plaza de las Armas. Da lì raggiungiamo il nostro Hotel con una breve passeggiata di 10 minuti. Attraversiamo il Puente del Cachorro, l’Hotel Monte Triana scelto per il nostro soggiorno si trova infatti nel caratteristico quartiere di Triana. L’hotel si è rivelato un ottima scelta, camere ampie e pulite, personale molto cortese e abbondante a varia la colazione al mattino. Con una passeggiata di 15 minuti lungo il fiume si raggiunge il centro, oppure si può prendere il bus c3 che ferma proprio davanti l’hotel. Iniziamo la visita della città proprio da Triana antichissimo quartiere che in passato era abitato da operai e da gruppi gitani che ne hanno profondamente influenzato l’anima, rendendolo in qualche modo diverso dal resto della città. I gitani dell’Andalusia a differenza degli altri zingari che continuarono a girovagare nel resto dell’Europa, si fermarono in queste terre assolate, influenzando le popolazioni e le tradizioni locali. L’arte della corrida e il flamenco, considerati un tratto distintivo della cultura spagnola hanno avuto origine proprio in queste terre. In tutto il quartiere sono affisse targhe di azulejos che ricordano i grandi matadores o cantaores nati nelle case di questo barrio. Il cuore di Triana è indubbiamente Plaza del Altozano, una graziosa piazza con palazzi di mattoni ed azulejos coloratissimi, famosa per i suoi balconi in ferro battuto. Qui si trova la statua di una giovane gitana, rappresenta nelle sue vesti tradizionali, con al fianco la chitarra e poco distante una futuristica statua del Matador Belmonte che sembra vegliare l’immagine della veneratissima Vergine di Traina. Come dicevo i simboli delle tradizioni di questa terra. Da Plaza del Altozano si entra nell’animata Calle San Jacinto, piena di negozi, bar di tapas e ristoranti. Girando per le tranquille stradine di questo barrio non potrete fare a meno di infilare il naso in tutti i portoni: in tutta Siviglia, ma in particolar modo a Triana, i patii sono decorati con fiori e piante rigogliose, azulejos colorati, immagini della Madonna, come se ogni casa facesse a gara ad avere il cortile più bello.

Per pranzo sostiamo in uno dei graziosi baretti di Calle Betis, una stradina che costeggia il fiume caratteristica per le sue casette colorate dai toni pastello.

Percorriamo poi tutta la Calle Betis fino al Puente Sant’Elmo che attraversa il fiume e ci conduce alla Puerta de Jerez, dove svetta inconfondibile la Torre de Oro.

Un antica torre di guardia che attualmente ospita un museo navale. Così chiamata perché anticamente era ricoperta di piastrelle che le conferivano dei riflessi dorati. È’ possibile salire sulla sua cima dalla quale ammirare il corso del Guadalquivir.

Il pomeriggio è dedicato alla visita dell’Alcazar. La fila per entrare è lunga e il caldo, seppur secco, è soffocante. Non ci sembra vero di trovare una guida che per soli 5€ in aggiunta al costo del biglietto (€9,50) ci avrebbe fatto entrare subito con una visita guidata. Si tratta di guide ufficiali riconosciute dall’ente del turismo che formano dei gruppi al momento in base alla nazionalità dei visitatori. Un po’ scettiche decidiamo di accettare e devo dire che è stata bravissima, spiegazioni chiare e concise che ci hanno fatto apprezzare al meglio il meraviglioso Alcazar, una delle cose più spettacolari della città, un vero e proprio pezzo di Oriente trapiantato in Europa. A mio parere da solo vale il viaggio, l’ Alcazar risale al periodo della dominazione araba, la sua costruzione iniziò nel X secolo e proseguì fino al XVI, ed è esattamente come ci immaginiamo i palazzi delle favole Mille e una notte.

Una successione di pati, cortili e saloni ornati da stucchi, intarsi e azulejos che vi faranno rimanere a bocca aperta. La visita ha inizio dal Patio de las Doncellas, formato da archi gotici, pareti decorate da azulejos e un canale centrale. Si prosegue nel Patio de las Munecas, da cui si accede a stanze dalle mura spesse, tutte decorate da intarsi, stucchi. La più spettacolare è’ senza dubbio il Salon de Embajadores, dal soffitto sontuosamente decorato con intarsi di legno dorato.

Le vaste e fresche sale si affacciano su una complicata successione di fontane, patii, giardini e viali prospettici. Si esce nel Jardin de Las Flores, fino ad arrivare alla Fontana di Mercurio nel Jardin del Estanque, una vasca rettangolare circondata dalla Galleria del grottesco percorrendo la quale si ammira tutto il giardino dall’alto. Gli alberi ombrosi invitano a sedersi e prendersi una pausa per gustarsi la bellezza e l’armonia di questi giardini, che sono una vera meraviglia.

Per cena facciamo ritorno al quartiere di Triana e ceniamo in uno dei ristorantini di tapas di calle Betis, che come dicevo prima, alla luce del tramonto è’ assolutamente imperdibile!

Domenica 24 Maggio

Oggi prendiamo uno dei tanto amati/odiati bus turistici hip hop, che spesso si rilevano la soluzione migliore per ottimizzare tempi e spostamenti e avere un idea delle attrazioni principali della città. Come dicevo Siviglia non è’ grandissima e si gira comodamente a piedi ma alcune zone non sono proprio dietro l’angolo. Approfittiamo quindi del bus per visitare piazza di Spagna. La piazza è semplicemente grandiosa ed è’ indubbiamente uno dei luoghi più visitati della città. Ha una pianta semicircolare chiusa da un lato da un imponente edificio di mattoni rossi. Riccamente decorata da panchine ed ornamenti in ceramica che formano delle nicchie simboleggianti le 54 provincie spagnole. È’ possibile affittare una barchetta a remi per “navigare” nel canale che attraversa la piazza, oppure fare un giro sulle eleganti e lucide carrozze nere trainate da cavalli altrettanto tanto eleganti e lucidi.

Proseguiamo con la visita del Parque Maria Luisa, che si trova proprio lì accanto. È dedicato alla regina Maria Luisa d’Orleans che lo sono alla, città nel 1893.

Il Parco di visita velocemente. Non ha nulla a che vedere con i parchi curatissimi e pieni di fiori tipici di molte città Europee, anzi ha tutta l’aria di un parco semi abbandonato ma è’ qui dove i sivigliani vengono a godersi un po’ di fresco nelle torride giornate estive.

Riprendiamo il bus e visitiamo un altro caratteristico un altro famoso quartiere di Siviglia, anche se leggermente decentrato verso nord: La Macarena. Una zona tranquilla e molto caratteristica, non ci sono monumenti particolari, tranne molte chiese. La sua bellezza sta proprio nelle strade, nei palazzi coloratissimi e nell’atmosfera inconfondibilmente sivigliana, anche se a mio parere non è così imperdibile.

Per cena rimaniamo nel quartiere di Triana, che come ho già detto, abbonda di ristorantini e bar di tapas.

Ma cosa sono esattamente le Tapas? Le tapas sono un vero e proprio stile di vita!

Il tapeo è un usanza tipicamente spagnola assi radicata: si beve qualche bicchiere in compagnia e si mangiano le tapas, cambiando spesso locale.

In molti bar le tapas vengono servite gratuitamente ad ogni ordinazione di una bevanda alcolica, ci sono pero anche locali specializzati in cui si assaggiare una vastissima gamma in razioni medi o intere (media ración o ración). Consiglio la media ración per poterne assaggiare più varietà e credetemi, non vi alzerete mai con la fame! Questi stuzzica-appetito esistono in mille varianti ma i più popolari sono: aceitunas (olive) almendras (mandorle arrostite), queso (formaggio sopratutto di capra o pecora) jamón serrano(prosciutto), ensaladilla rusa (insalata russa), croquetas caseras (crocchette), atún (tonno), boquerones (acciughe marinate o fritte), calamares (calamari), gambas (gamberi), pulpo (polipo), albondigas (polpette di carne), e piccole porzioni di verdura.

Lunedì 25 maggio

In queste bellissime mattine di primavera, con il cielo azzurro e uno splendido sole dorato non poteva mancare una passeggiata lungo il fiume; tra l’altro adoro le città con i fiumi, mi rilassano. Il Guadalquivir è un fiume ampio e tranquillo, dal colore incerto ma le cui sponde sono tenuto benissimo e frequentate soprattutto da ciclisti, joggerse e persone che passeggiano. Attraversiamo il Ponte Isabell II per ammirare al meglio le colorate casette di Calle Betis dai tipici colori mediterranei: azzurro luminoso, turchese, bianco, giallo.

Al pomeriggio il sole accarezza la sponda dell’Arenal e mette in ombre la sponda di Triana, per cui consiglio questa passeggiata la mattina. Raggiungiamo la Torre de Oro e attraversando il trafficatissimo Paseo de Colon; in un attimo siamo alla Puerta de Jerez dirette verso la Cattedrale.

La cattedrale di Siviglia è la chiesa gotica più grande del mondo e la terza di tutta la cristianità, superata solo da S. Paul a Londra e dalla Basilica di San Pietro a Roma. Varcata la porta si accede ad uno spazio immenso ed austero. Tutte le pareti sono abbellite da altari, elaborate grate in ferro battuto, gruppi scultorei, affreschi e stucchi. Impressionante il coro della navata centrale, formato da 117 stalli in legno di quercia e abete bianco intagliati in stile gotico e mudéjar. Da qui si può ammirare la Cappella Maggiore dove è ubicato l’altare principale. In uno dei transetti laterali della chiesa di trova un monumento funebre dedicato a Cristoforo Colombo. Recenti studi e prove sul DNA avrebbero confermato l’autenticità del corpo del grande navigatore. Dall’interno della cattedrale si può accedere alla Torre, la Giralda. In origine questo era il minareto della più grande moschea di Siviglia, che venne poi demolita nel quindicesimo secolo per far posto alla odierna cattedrale. Per accedere alla sommità, da cui si gode un ottimo panorama della città vecchia, non c’è una vera e propria scalinata a gradini ma rampe che rendono la salita molto meno faticosa. Dalla sommità della torre si può ammirare tutta Siviglia e l’aranceto della cattedrale sottostante. Assolutamente è degno di una visita. Una volta scesi di nuovo a terra potrete rilassarvi nell’intimo patio de los naranjos, che rappresenta l’unica parte rimasta dell’originale moschea.

Pranziamo in un carinissimo Tapas Bar in Calle Mateos Gatos; è proprio da questa via dove è possibile ammirare uno degli scorci più suggestivi sulla Giralda. Ci buttiamo poi nel Barrio di Santa Cruz. Un dedalo di stradine tanto strette quanto animate, piene di negozi, vetrine colorate, bar e ristorantini. La maggior parte dei negozi vendono oggetti attinenti al flamenco: scarpe, vestiti, scialli, nacchere, tantissimo argento. Per evitare la bassa qualità, bisogna però essere disposti a spendere cifre consistenti. Gli scialli ricamati si dividono, ad esempio, in due grandi categorie: quelli economici, di raso e ricamati a macchina, che costano poche decine di euro, altrimenti quelli veri, quelli sfoggiati dalle sivigliane, sono in seta pura e ricamati a mano: bellissimi, morbidi e dai riflessi cangianti, ma dai prezzi veramente folli. Anche i famosi ventagli, la maggior parte sono di legno, dipinti a mano, ma quelli belli sono un’altra cosa, e anche lì costosissimi. In particolare in Calle Las Sierpes, con le parallele Calle La Cuna e Calle Tutuan, troverete tutto il necessario per vestirsi di tutto punto come le sivigliane doc durante le famose Feria ( Semana Santa, il pellegrinaggio del Rocìo, la Feria de Abril) negozi di stoffe, abiti pieni di volants, frange, ricami, grandi orecchini di corallo,spettini e scialli.

Passeggiando in queste strade ci siamo imbattute nella non meno famosa Tuna. La Tuna è un’istituzione universitaria spagnola, prettamente maschile, che mantiene viva la tradizione degli studenti del XIII secolo. Gli studenti delle diverse facoltà, indossano i vestiti dell’epoca e interpretano canzoni popolari con strumenti simili a quelli usati anticamente, come chitarra e mandolino. In origine, facevano parte di essa quegli studenti che per la loro condizione economica non potevano permettersi di studiare all’università e cercavano il modo per guadagnarsi qualcosa e mantenersi. Il nome tuna viene dalla parola “tunante”, usata in maniera dispregiativa per indicare gli studenti che facevano rumore di notte girovagando per suonare e cantare le loro canzoni. Oggigiorno vengono spesso chiamati a rallegrare l’atmosfera dei matrimoni, di feste private e feste popolari.

Noi abbiamo casualmente assistito ad una sorta di competizione tra facoltà’ e devo dire che grazie alla bravura e simpatia gli studenti hanno mobilitato una strada intera per più di un ora!

Cammina cammina raggiungiamo il Metropolitan Parasol, una curiosa struttura, opera dell’architetto tedesco Jurgen Mayer, sembra un enorme ombrello traforato fatto interamente con materiali naturali. Un opera costruita nel 2011davvero bizzarra, sulla cui sommità è possibile camminare grazie alla presenza di passerelle. Camminare sul Parasol è davvero un’esperienza bizzarra e incredibile, oltre che permettervi una vista privilegiata sui tetti di Siviglia e sulla Giralda, davanti a voi.

Poco lontano si trova la Casa de Pilatos, un’antica villa appartenuta alla nobiltà spagnola. Purtroppo non siamo riusciti a visitarla ma vedendo alcune foto sulla web credo ne valga la pena.

Per noi è ora tempo di flamenco! Il flamenco è una mescolanza di musica di origine zingara che si arricchì in Spagna, nel corso dei secoli, con influenze andaluse, arabe ed ebraiche, dando luogo ad una alchimia misteriosa e affascinante di suoni, canti e danze che non hanno eguali.

Cercavo un posto non troppo turistico e mi sono fidata nella guida che consigliava la Casa della Memoria. Qui giovani artisti sivigliani mettono in scena tutte le sere spettacoli di danza e canto di alta qualità. Gli spettacoli vengono attuati in una cornice molto intima, il patio di un edificio storico di Siviglia. Lo spettacolo è stato davvero emozionante e il costo del biglietto assolutamente onesto, € 18. Vi consiglio di prenotare i biglietti con anticipo e presentarvi all’ingresso 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo. I posti a sedere non sono numerati e vige la regola del primo che arriva, meglio alloggia. Potrete cosi sedervi proprio sotto il palco, e apprezzare ancora di più la bravura degli artisti. Purtroppo è vietato scattare foto e video ad eccezione degli ultimi cinque minuti. Di livello inferiore i ristorante annesso ma non siete obbligati a rimanere, in quanto indipendente dallo spettacolo.

Con un taxi facciamo rientro in Hotel, domani sarà un’altra giornata molto intensa, ci spostiamo a Cordoba.

Le corse in taxi, all’interno della città sono molto convenienti, anche per i tragitti piu lunghi non abbiamo mai speso più di € 10. Meno conveniente se vi dirigete in Aeroporto, la tariffa è fissa anche se il vostro hotel è a soli 5 minuti di distanza, come purtroppo avremo modo di scoprire l’ultimo giorno.

Martedì 26 Maggio

Raggiungiamo Cordoba in treno. Avevo acquistato i biglietti prima di partire sul sito www.goeuro.it, che ho trovato molto comodo e semplice da usare. I biglietti, che vi vengono poi inviati via email vanno stampati ed esibiti al controllore. Il tragitto per Cordoba dura un’oretta e si attraversano campi di girasoli intervallati da distese di ulivi e campi di grano, qui già maturo. Stiamo entrando nella Andalusia più rurale è più autentica, in cui il giallo è’ il colore predominante, reso ancora più brillante dall’azzurro teso del cielo.

Cordoba è stata per lungo tempo la capitale dell’Impero Musulmano in Spagna e nonostante siano passati tanti secoli da allora, il cuore della città conserva il fascino incantato della città più araba dell’Andalusia. La bellezza di Cordoba si è conservata intatta, la storia della città riaffiora nelle case dai cortili con le belle fontane, dagli speziatissimi cibi che offrono le trattorie, e dai tratti somatici dei suoi abitanti, arabi nei volti e spagnoli negli atteggiamenti. Una città da visitare, da assaporare, da gustare come fosse un piatto prelibato.

Iniziamo la nostra visita dalla Mezquita. Una delle moschee più stupefacenti d’Europa. La straordinarietà di questa moschea-cattedrale deriva dal fatto che alla bellissima costruzione musulmana si sono aggiunti stili rinascimentali, gotici e barocchi. L’immensa struttura sorge nel mezzo della città, e le alte mura, da alcuni punti d’osservazione, sembrano quasi toccare il cielo. La peculiarità principale della Moschea si percepisce immediatamente appena si varca la soglia del suo ingresso principale: una spettacolare infinità di colonne, circa 850, di marmo e granito che formano una serie di archi di pietra bianca e rossa. Le colonne e i suoi archi sembrano degli alberi di palme che si aprono a ventaglio nella sala. Elemento di grande rilievo all’interno della moschea è la qibla, il muro che sarebbe orientato verso la Mecca, indicando in questo modo il luogo in cui pregano i fedeli. Di suggestiva bellezza è anche il mihrab, la nicchia che custodisce il corano. Nel XIII secolo il cristianesimo trasformò in parte l’edificio: furono soppresse alcune colonne al posto delle quali sorse la pianta della prima cattedrale e le cappelle. Tra queste le principali sono la Capilla de Villaviciosa detta anche Lucernario che rappresenta il sontuoso ingresso all’oratorio di alHakana II e la Capilla Real decorata con stucchi mudejar. L’ingresso principale della Mezquita si apre nel posto in cui prima c’era il minareto tramite una splendida porta: la Puerta del Perdòn, il cui suo nome risale all’epoca cristiana.

Attraversando la Puerta del Perdòn si entra nel Patio de los Naranjos: un enorme spazio ricco di arcate e alberi, in mezzo ai quali si alternano fontane. Questo era il posto in cui i fedeli si recavano per pregare in solitudine ed anticamente era anche il luogo perfetto per insegnare. Il Patio degli Aranci era anche utilizzato come punto di incontro per alcune attività pubbliche, amministrative e religiose. In realtà in passato il patio era ornato di ulivi, cipressi e piante di alloro, mentre gli aranci che danno il nome al cortile vennero piantati dai cristiani solo nel XV secolo al posto delle palme. Dell’antico splendore dei tempi passati, oggi sono rimasti solo i resti del tetto di legno della moschea.

Uscite dalla Mezquita girovaghiamo per la Juderia. L’Andalusia ha molti quartieri ebraici nelle proprie città, ma quello di Cordoba ha un fascino molto particolare. Le abitazioni bianche, quasi tutte con un piccolo giardinetto sul davanti, sono arroccate tra loro, e separate da stradine molto strette, dove passeggiare serenamente alla luce del sole, e un po’ meno a quella della luna. Nonostante il quartiere sia stato ristrutturato nel ‘700, la struttura originale della Juderia è rimasta immutata e il quartiere ha mantenuto lo spirito più vero dell’Andalusia di un tempo.

Raccapezzarsi per i gli intricati vicoli di Cordoba è veramente un’impresa. I vicoli, stretti, tortuosi, sembrano fatti apposta per ottenebrare il visitatore ma forse, a volte, questo è il modo migliore per scoprire tutte le bellezze nascoste in un quartiere, perdersi e poi ritrovarsi, poi perdersi di nuovo e lasciarsi trasportare dal caso.

Purtroppo nel pomeriggio il caldo diventa asfissiante e girovagare per il centro storico inizia a essere meno divertente. Ovviamo al problema acquistando un biglietto per un piccolo bus turistico aperto grazie al quale comodamente sedute e con tanto di spiegazione possiamo continuare la visita della città.

Consiglio la visita del Palacio De Viana, un edificio del XIV secolo di grande fascino. La sua peculiarità sono i 12 patii fioriti tipici di Cordoba, oltre ad un meraviglioso giardino. Al suo interno sarete senza dubbio colpiti dalla bellezza degli arredi arricchiti da collezioni di oggetti d’arte come porcellane, pitture, armi, mosaici o arazzi raffiguranti la guerra di Troia e racconti spagnoli, mentre potrete accedere al piano superioretramite una scala di cedro sormontata da un bellissimo soffitto mudejar.

Nel tardo pomeriggio facciamo poi ritorno a Siviglia. È tempo di preparare le valigie, l’indomani ci spostiamo a Granada, l’ultima tappa del nostro tour andaluso, che raggiungiamo sempre in treno. Il tragitto questa volta è un po’ più lungo ( circa 3 ore) e l’ultimo tratto prevede in questo periodo il trasbordo in pullman. La linea ferroviaria è infatti interrotta a causa dei lavori dell’alta velocità.

Mercoledì 27 e Giovedì 28 Maggio

Giungiamo a Granada verso le 12,00 e con un taxi raggiungiamo l’Hotel Anacarpi, dove pernotteremo due notti. Hotel piccolo ma molto accogliente partendo dal personale della reception che con molta disponibilità e simpatia ti fanno sentire a casa. L’hotel si trova in una posizione ideale per visitare la città poiché situato proprio nel centro della parte antica. In pochi minuti si raggiunge Plaza Isabela la Catolica, Plaza Nueva, dove tra l’altro ferma il bus turistico per il giro della città, la Cattedrale etc; Pur essendo in pieno centro è tranquillo poiché situato in una stradina laterale.

C’è un detto spagnolo che dice: chi non ha visto Granada, non ha visto nulla. La bellezza di questa città è stata decantata fino a farne un mito. Ma è davvero così bella? Io penso di sì e credo sia facile innamorarsi di questa vivace città universitaria, alle cui spalle si innalzano le montagne della Sierra Nevada le cui cime raggiungono e superano i 3000 mt. Vale la pena di fare un viaggio fino a Granada anche solo per vedere l’Alhambra: una fortezza moresca caratterizzata da grandiosi archi e da delicati mosaici ornamentali. Un monumento talmente bello che nel 1984 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

L’Alhambra è senza ombra di dubbio il simbolo indiscusso della città e il monumento più visitato di tutta Spagna. Il numero massimo dei visitatori è limitato a 8.400 persone al giorno. Per evitare brutte sorprese vi raccomando caldamente di comprarli con largo anticipo prima della partenza. Inoltre sul biglietto è indicato un orario preciso di ingresso per il Palazzo Nazaries e fate attenzione perchè si può entrare solo in quella fascia oraria.

È formata dai Giardini del Generalife, dai Plazzi Narzarì e Alcazaba, di costruzione araba. Troviamo anche il palazzo di Carlo V e la chiesa di Santa Maria costruite sopra la antica Mezquita e risalenti all’epoca cristiana. La visita dell’intero complesso richiede almeno 3 ore per una visita completa e se è estate vi consiglio di organizzarla la mattina presto, quando il caldo è ancora sopportabile. La biglietteria dell’Alhambra è raggiungibile in autobus da Plaza Nueva. Le linee 30 e 32 partono ogni 10 minuti.

Quali sono le origini di questo palazzo/fortezza? I mori avevano bisogno di costruire una roccaforte per proteggere e sorvegliare la città e decisero di farlo sulle rovine di un’antica cittadella chiamata Alcazaba, dando il nome di Al – Qal aal – Hmbra alla loro nuova fortezza, che in arabo vuol dire “fortezza rossa”. Il nome probabilmente è ispirato al colore dei mattoni cotti al sole con cui sono state edificate le mura esterne del fortino. L’Alhambra originariamente era una cittadella militare, ma nel corso del regno di Yusuf I divenne un palazzo ricco di meravigliosi cortili, fontane e giardini, reso ancor più bello da giochi di luci ed ombre veramente sorprendenti.

Vi colpirà la forte contraddizione dell’Alhambra: all’esterno rigida costruzione militare e all’interno delicata e aggraziata struttura. La Alhambra è infatti un esempio senza eguali dove la luce e l’acqua sono utilizzati come elemento decorativo. L’acqua funziona da specchio dove si riflette l’architettura e gli elementi decorativi, contribuendo a regalare una sensazione di pace. Inoltre, in combinazione con la luce, da origine a illusioni ottiche e rende più leggera l’architettura, come nei Patio de los Arrayanes.

I patii simboleggiano l’anticipo del paradiso, l’eden, ma anche l’oasi del nomade e il piacere dei sensi. L’elemento che unisce tutti gli elementi dei palazzi è sempre l’acqua, che rappresenta la purezza, la fonte della vita ma anche la ricchezza e la generosità del sultano.

A Granada la bellezza non ha fine: proprio di fronte all’Alhambra c’è un altro palazzo indipendente, il Generalife, avvolto da meravigliose colline e splendidi giardini, una sorta di oasi di pace e relax del re. I giardini di questa struttura risalgono al ‘300 e sono veramente eccezionali: arabeggianti, eleganti e variopinti soprattutto in primavera quando i colori vivaci tingono tutti i fiori. L’Alhambra fu abbandonata nel secolo XVIII e solo nel secolo XIX si iniziarono i lavori di restaurazione e conservazione.

Ma Granada non è solo Alhambra. È probabilmente nel vecchio quartiere moro di Albaycin che meglio ha conservato lo spirito della vecchia Granada. Queste posto è rimasto pressochè immutato nel tempo, con le sue piccole case bianche e i vicoli stretti larghi poco piu di un automobile. Prendetevi del tempo per passeggiare senza meta in questi vicoli cosi suggestivi. Inoltre dall’Albayzin potrete godere di una meravigliosa e suggestiva vista dell’Alhambra, in particolare dal Mirador di San Nicolas.

Venerdì 29 Maggio

Il nostro tour andaluso è ormai giunto al termine. Rientriamo a Siviglia, dove pernotteremo l’ultima notte. Purtroppo solo da Siviglia partono voli diretti verso l’Italia, in alternativa occorre fare scalo a Malaga o Madrid e per due ore di volo non mi sembrava il caso.

Pernottiamo all’Ibis Sevilla, il classico hotel Ibis, carino, colorato e pulito, personale cortese. Comodo all’aeroporto che dista solo 4 km ma se si soggiorna per più notti la distanza dal centro diventa un problema. Per maggiori info sul mio itinerario e per vedere le mie fotografie visita il mio blog personale http://civediamoquandotorno.blogspot.it.

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