Amsterdam, la voce dell’Olanda
Partiamo, io e la mia ragazza, la mattina di venerdì 25 marzo (peraltro il giorno del mio compleanno!) per restare nei Paesi Bassi fino a lunedì 28, per tutta la durata della tre giorni pasquale. Decidiamo di partire da Milano, volo easyjet, alle 11.35 del mattino, trascorrendo lì la notte precedente e usufruendo del Malpensa Shuttle (prenotato in anticipo sull’apposito sito al costo di 16 euro a persona a/r) che in cinquanta minuti porta dalla stazione centrale direttamente a Malpensa, fermandosi prima all’entrata del terminal numero due e poi al numero uno. Atterriamo puntuali alle 13.15 e subito in aeroporto facciamo la Travel Card valida per tre giorni al costo di 25 euro. In alternativa si può fare la “I amsterdam” ma mi sembrava avesse un costo eccessivo per ciò che dovevamo fare. Il mio consiglio è comunque di informarsi bene, va detto in ogni caso che queste travel card fatte sul posto (10, 15, 25 euro a seconda di uno, due o tre giorni) sono molto comode e pratiche, valgono sia sulla metropolitana che sui tram.
Da Schiphol partono diversi Intercity per la città, noi dobbiamo scendere ad Amsterdam Zuid, un’altra stazione cittadina, per salire sulla metro 51 che ci porterà al nostro albergo, prenotato su Booking: un Holiday Inn Express a Zwaansvliet, numero 20. Il capitolo albergo ci ha soddisfatto pienamente: pulizia, eleganza, variegata colazione, più che discreto per una coppia che vuole comodità ma senza strafare. Inoltre la zona è assolutamente tranquilla, essendo l’albergo circondato da viuzze strette e diversi parcheggi. Il tram inoltre ci scarica proprio nel viale che interseca la nostra via; possiamo vedere l’hotel direttamente da dentro il vagone, per cui ottimo anche per la vicinanza con la pensilina dei mezzi pubblici.
Intorno alle 15.30 usciamo e finalmente andiamo alla scoperta della città di Gullit, Rembrandt e Anne Frank. Il tempo è discreto, nuvoloso ma non freddissimo; ci dirigiamo subito in centro scendendo a Nieuwmarkt col suo mini-castello al centro, sede di un ristorante orientale, portandoci subito in piazza Dam dopo aver attraversato i bellissimi vicoli circostanti. In Piazza Dam troviamo il palazzo reale, il museo Madame Tussauds e un grande obelisco che la caratterizza. Nel frattempo le nuvole lasciano piano piano spazio a un radioso sole fino a quando si arriva addirittura ad un cielo azzurro terso… la primavera è arrivata anche nel cupo nord! Proviamo subito a buttare un occhio in Prinsengracht, ma per entrare nell’alloggio segreto della famiglia Frank e dei loro co-inquilini la fila è decisamente troppo lunga. Avevamo comunque già pianificato di alzarci presto l’indomani per poterla visitare, non avendo potuto prenotare i biglietti on-line (scelta fortemente consigliata dato il pienone costante). Giriamo intorno alla Westerkerk, la chiesa che lei cita spesso nel diario, dove si può trovare la statua di Anna proprio ai suoi piedi. Dopo un veloce hot-dog è il momento di puntare alla “Museumplein” ossia il luogo che racchiude il Rijksmuseum e il museo di Van Gogh, entrambi vicini. Attraversiamo il primo arrivando nel grande piazzale dove è stata poggiata la scritta “I amsterdam”, su cui si fa a gara a farsi fotografare. Davanti, un piccolo bacino d’acqua e un grande prato verde. Dopo una sosta, qualche scatto e la visita allo shop dello Stadjik Museum, altro componente del quartiere dei musei, è il momento di visitare il Van Gogh museum, biglietti alla mano. Stavolta la prenotazione è andata a buon fine e data l’apertura del venerdì fino alle 22, decidiamo di visitare il museo alle ore 20. Il costo è di 17 euro e si può agevolmente prenotare direttamente sul sito del museo. Questo luogo mi ha sorpreso molto, non tanto per le opere, non essendo un esperto d’arte non mi dilungo, nonostante ami sempre vedere quadri in una città europea, ma per la vivibilità del luogo: nell’atrio d’ingresso c’è un grande bancone da cui consumare alcolici e analcolici, una scalinata utilizzata a un certo punto della serata per una mini-sfilata di abiti, e un’altra sala riservata alla musica, con l’esibizione prima di un pianista e poi di un gruppo di cantanti. Si poteva girare tra i quadri dello sfortunato poeta olandese e intanto apprezzare l’acustica del luogo, al contrario di molti musei più “ingessati”. Il museo è molto grande ed oltre alle opere dell’artista troviamo diversi cimeli e anche quadri di artisti sia da cui lui ha preso spunto, sia di artisti che a lui si sono ispirati dopo la sua morte. E’ consentito fare fotografie. Al termine della visita su Amsterdam è scesa la sera; dopo un veloce spuntino ci rechiamo in camera per un buon sonno, dato che l’indomani ci aspetta una sveglia precoce: c’è da mettersi in fila per entrare alla casa di Anne Frank.
Verso le 8 siamo già a Prinsengracht: è straordinario notare come a quell’ora, seppur fosse sabato mattina, la città era tutta per noi. Silenzio avvolgente e un sole che faceva capolino tra le nuvole rischiarando i canali e i ponti della città. La passeggiata verso l’edificio al numero 263 è stata così molto piacevole se confrontata al trambusto delle altre ore del giorno. Poteva andarci peggio: iniziamo la fila a non molti metri dall’ingresso. Non appena ci sistemiamo in coda, la gente alle nostre spalle aumenta a dismisura. Ci vorrà un’ora per entrare, tutto sommato siamo stati fortunati… Alle 9:15 siamo dentro ed è per me una grande emozione. Il biglietto costa 9,50 euro e non si possono fare foto all’interno dell’edificio. Tutto ciò che fino a poco tempo fa avevo letto, ora è davanti ai miei occhi: scale ripide, quasi verticali, l’ingresso che prevede uno scalino non indifferente celato dietro alla famosa libreria girevole, le stanze con gli scuroni chiusi, proprio come doveva essere durante il giorno in quelle ore di grande angoscia e speranza. Tutte le stanze vengono attraversate: sin dal magazzino, all’ufficio degli impiegati della ditta Opekta, che il padre di Anne, Otto, trasferisce al collega Kugler cambiandole nome in Gies & Co. poichè gli ebrei, con l’entrata in vigore delle leggi razziali, non potevano possedere attività, poi la stanza in cui trovavano alloggio Otto, la moglie Edith e la figlia Margot. E la camera di Anne, condivisa con l’odontotecnico Fritz Pfeffer, chiamato nel diario con lo pseudonimo di “signor Dussel”. Me la aspettavo onestamente un pochino più grande ed è abbastanza strano immaginarsi che lì ci dormivano due persone. Poi il bagno, dove ancora ci sono lavandino e attaccapanni, e un’altra scalinata che porta alle stanze al piano superiore, quella specie di salotto con cucina utilizzato come ritrovo di tutti i rifugiati per la colazione, il pranzo e la cena. L’ultima camera visitata è la stanza dove dormiva Peter, il ragazzo per cui Anne attraversa un momento di grande affetto pochi mesi prima dell’arresto. Non è consentito andare in soffitta e allora si scende, verso l’atrio che prevede il negozio del museo e alcune stanze dove vengono proiettati contributi dei vari capi di stato esteri in visita alla casa e le testimonianze reali di Miep Gies, la donna che più di tutti ha contribuito ad aiutare i clandestini e dello stesso Otto Frank. Infine, la parte più toccante: il vero diario di Anne aperto alla pagina del 27 settembre 1942, e i successivi quaderni da lei utilizzati per la continuazione dell’opera, compresi anche i fogli sciolti su cui continuava a scrivere. Il diario originale infatti copre il periodo giugno-dicembre 1942, pertanto servono altri fogli ad Anne per continuare successivamente. Infine, le varie edizioni del diario edite nei vari paesi con i titoli in lingua originale sistemati uno accanto all’altro e una parte dedicata al triste epilogo della vicenda, quale l’arresto di tutti i clandestini la mattina del 4 agosto 1944. Da notare che ogni stanza è spoglia di mobili, poiché confiscati dalla Gestapo al momento dell’arresto. Il padre di Anna ha così voluto conservarla, senza ammobiliarla di nuovo come l’originale. Per capire però come era davvero arredata la casa, vi sono due plastici in una delle stanze. La visita termina intorno alle 11.05 e la fila è nel frattempo aumentata a dismisura.
Data la bella giornata ne approfittiamo: faremo una visita fuori Amsterdam, precisamente a Marken e a Volendam. Ci informiamo presso uno dei numerosi punti di informazione (il nostro è proprio di fronte alla casa di Anne) e ci dicono di prendere il bus 316 che ci porterà direttamente a Marken, una graziosa cittadina affacciata sul Mare del Nord in cui tira molto vento ma è veramente graziosa da visitare, camminando attraverso i suoi vicoli e raggiungendo il molo con i suoi negozietti e locali in cui rilassarsi. Da lì partono diversi battelli per Volendam che in 25 minuti raggiungono la costa opposta: anche qui il vento non ci abbandona e passiamo attraverso stradine pedonali con negozietti colorati e scorci incantevoli, quasi da fiaba. Per raggiungere Marken occorrono circa 45 minuti e al ritorno (stavolta ripartiamo da Volendam) più o meno lo stesso tempo data la velocità dei mezzi. Due visite che consiglio caldamente se avete tempo e se le condizioni atmosferiche lo permettono. Il sabato sera è il momento del giro nel famigerato quartiere a luci rosse, dove ammiccanti ragazze lanciano segnali invitanti attraverso i celeberrimi vetri, e i canali della zona si popolano di giovani in cerca di avventure. Per la cena optiamo, dopo una scelta non facile, per un ristorante thailandese, il “Little Thai Prince”. Una cucina differente e tutto sommato un buon ambiente per provare qualcosa di diverso nella giungla dello “spennare il turista”. Un’altra birra a Nieuwmarkt con un conoscente che vive in Olanda da tre anni e mezzo e che era ansioso di vederci, e poi di nuovo in branda, stanchi ma completamente realizzati dai nostri giri.
La domenica di Pasqua ce la prendiamo comoda, uscendo dall’albergo solo intorno alle 11.10. Torniamo sulle tracce di Anne e visitiamo Merwedeplein, una zona molto carina della città, con grandi palazzoni ad entrambi i lati della strada e una fila di giunchiglie gialle nel mezzo dei suoi vialoni. E’ in quella piazza che Anne Frank abitò, al civico 37, dal suo arrivo in Olanda fino al giorno dell’inizio della clandestinità nel luglio 1942. In mezzo, un parco verde con un’altra sua statua ed i nomi dei familiari incisi su placche d’oro davanti all’abitazione. Sempre tramite il tram su rotaie (anche parte della metropolitana è in superficie ad Amsterdam) ritorniamo verso il centro per pranzare in un ristorante orientale dove spendiamo in totale 38 euro e mangiamo piatti abbondanti e tutto sommato soddisfacenti, perlomeno per evitare quotidianamente i classici hamburger e patatine. Alle 15.30 ci attendeva la visita all’Amsterdam Arena, stadio dell’Ajax, impianto che mancava alla mia collezione, avendo visitato, da appassionato di calcio, i maggiori stadi europei. Troviamo però una sorpresa: la prenotazione fatta non viene rintracciata, per cui niente visita. Poco male: solo per quel giorno si poteva entrare gratuitamente all’interno dello stadio dove peraltro era in funzione una commemorazione per la recentissima scomparsa di Johan Crujiff, simbolo dell’Ajax e del Barcellona degli anni ’70. Tutti i quadri raffiguranti le più importanti gesta del calciatore erano stati sistemati sulla linea di fondocampo, con una corona di fiori recante il suo celebre numero di maglia, il 14. Era inoltre possibile lasciare un ricordo per Johann firmando uno dei diversi libri dei pensieri disposti con ordine su funzionali tavolini. Tutto sommato non ci è andata male, non abbiamo pagato nulla, abbiamo visto lo stadio in ogni caso e abbiamo partecipato a un evento di grande impatto emozionale.
La giornata prosegue con una visita un po’insolita e piccante. E’ o non è Amsterdam la città della trasgressione? Vicino alla stazione centrale, davanti all’imbarco dei battelli, visitiamo il “Sex Museum” al costo di 4 euro. Sì, non è necessariamente in cima alla lista dei musei da visitare, ma per rendere il vostro viaggio stuzzicante e un po’ alternativo, non mancate di fare una visita. Inutile elencare cosa ci si può trovare dentro, potrete facilmente intuirlo e lascio a voi la curiosità! Certamente, a giudicare dal numero dei visitatori, tra cui soprattutto molte coppie, non ha nulla da invidiare ad altri musei in quanto ad attrattiva. Dopo le 19 ci rechiamo di nuovo in piazza Dam dove incontreremo un amico che abita in Olanda da tre anni, che conosce Amsterdam e ci indirizza per la cena al “Bier Fabrik”, un locale sito in una via denominata “Rokin” adiacente al quartiere a luci rosse. La particolarità di questo locale, molto grande e dall’arredamento semplice e spartano, è la produzione in proprio della birra (troverete i silos proprio in mezzo al locale) e soprattutto la totale libertà di poter rovesciare per terra i gusci degli arachidi una volta sbucciati. Su ogni tavolo infatti troverete una manciata di questa frutta secca che si può prelevare a piacere da grandi sacchi appesi al muro, e il risultato sarà camminare in mezzo a una distesa di gusci e bucce gettati a terra e che verranno eliminati una volta che il locale dovrà essere pulito a fine serata. Abbiamo preso un tagliere con alcuni formaggi, che in Olanda sanno fare bene, e sembrava davvero di essere a cena dalle nostre parti! Assolutamente consigliato per una piacevole serata tra la gente e con della buona birra. La serata si conclude con una bellissima passeggiata fuori dal caos del “Red light discrict” nel quartiere Jordaan, ed è straordinario notare come, spostandosi solo di pochi metri, l’atmosfera sia completamente silenziosa e Amsterdam si svuoti di colpo della sua caciara e del suo fervore. Le luci della sera rendono poi i canali e i loro ponti ancor più incantevoli. L’indomani, giusto un nuovo salto alla Rembrandtplein, dove si trova la statua del pittore contornata da 22 statue di bronzo che simboleggiano il suo dipinto “La ronda di notte”, e poi via in aeroporto. Il nostro aereo è in ritardo di due ore, per cui potevamo tranquillamente avere un’altra mezza giornata a disposizione… peccato! 3
Alcune curiosità e consigli
– Troverete i finestroni delle case di Amsterdam, palazzi lunghi e stretti leggermente sporgenti, spesso con le tendine completamente aperte. Di sera poi gli abitanti non si fanno problemi a tenere la luce accesa e la stanza visibile, cosicché potrete apertamente osservare scaffali di una libreria o persone intente a guardare la televisione;
– La mancia non è obbligatoria come per esempio ho potuto constatare in Scozia, se la lasciate è ben accetta
– Per visitare la casa di Anne Frank non c’è altro modo che comprare con larghissimo anticipo i biglietti on-line. Nel caso non ci riusciate, come è capitato a noi, l’orario più indicato per mettersi in fila è certamente la mattina. Il museo apre alle 9, fate in modo di essere lì almeno un’ora prima e ve la caverete avendo poi il resto della giornata a disposizione;
– Nel quartiere a luci rosse non è visto di buon occhio scattare foto alle ragazze in vetrina, ma troverete su qualche finestra un simbolo sorridente della macchina fotografica… lì sarà concesso!
– I negozi fanno orario continuato, aprono alle 10 di mattina e chiudono alle sei di sera
– Inutile dire che a livello meteorologico siamo stati fortunati, il tempo varia in fretta ad Amsterdam, sappiate che c’è una cosa che, sole o pioggia, non vi abbandonerà mai: il forte vento che spira dal mare del Nord.