A Londra con il nonno

Questo è il racconto di un piccolo gruppo di familiari, in tutto 6 persone di diverse età da 15 a 79 anni, che trascorrono l’ultimo week-end di luglio 2006 a Londra. Venerdì 28 luglio L’appuntamento è per tutti alle 9.30 all’aeroporto di Venezia dove ci aspetta un volo Easy Jet. L’aerostazione è affollata, è il momento del grande...
Scritto da: Nube
Partenza il: 28/07/2006
Ritorno il: 31/07/2006
Viaggiatori: fino a 6
Questo è il racconto di un piccolo gruppo di familiari, in tutto 6 persone di diverse età da 15 a 79 anni, che trascorrono l’ultimo week-end di luglio 2006 a Londra.

Venerdì 28 luglio L’appuntamento è per tutti alle 9.30 all’aeroporto di Venezia dove ci aspetta un volo Easy Jet. L’aerostazione è affollata, è il momento del grande esodo vacanziero, ma riusciamo a partire solo con un lieve ritardo, che viene del tutto recuperato. Volo tranquillo e gradevole che ci lascia percepire ogni tanto laghi e vette alpine tra squarci di nubi che non assumono mai contorni minacciosi, ma piuttosto assomigliano a bianche cattedrali di bambagia che ci sorreggono. Che sorpresa l’apparire del mare: è la Manica che con le sue bianche scogliere ci segnala che stiamo per entrare nella terra di Albione. Atterrati a Gatwick ci affrettiamo all’uscita, senza attesa per il ritiro bagagli, perché ci eravamo organizzati bene con trolley delle misure compatibili per essere portati in cabina. Il Gatwick Express che prendiamo subito, ci porta in 30 min. Direttamente a Victoria Station. E’ un servizio un po’ costoso, 25 £ A/R, ma ci sono anche altre valide alternative che permettono di risparmiare circa 10£ e che si trovano proprio nel sito dell’aeroporto www.Gatwickairport.Com alla voce “Travel to and from London”. Mettiamo subito in uso la Travelcard che abbiamo prenotato in internet, ma che potevamo comperare benissimo anche sul posto evitando le spese di spedizione (3 gg di libera circolazione su tutti i mezzi di trasporto, bus metro, DLR, rail zone da 1 a 6: 18.90£). Prima tappa è l’albergo dove depositiamo le valigie e ci sistemiamo un po’ in tenuta da veri turisti. Il nostro albergo, della catena irlandese Jury’s Inn è in zona 5 ad East Croydon, uno dei centri satellitari che compongono la Greater London. La distanza non risulterà affatto un problema essendo l’hotel a cinque minuti a piedi dalla stazione della rail che ha collegamenti ogni 5/10 minuti con London Bridge o Victoria Station. La scelta dell’albergo è stata quanto mai azzeccata perché per la cifra di 41£ a notte abbiamo avuto una doppia con abbondante colazione all’inglese, le camere pulite, essenziali ma spaziose e soprattutto una struttura di recente costruzione. Infatti non nutriamo simpatia per gli ambienti dall’atmosfera d’antan che, al di là dell’accoglienza più calorosa, hanno spesso risvolti sgraditi come la doccia che non funziona, il rubinetto che perde o altri acciacchi dell’età. (Abbiamo prenotato l’hotel sul sito ufficiale del turismo di Londra: www.Visitlondon.Com nella categoria visitlondon offers che ha offerte molto convenienti ed è un sito affidabile collegato a www.Superbreaks.Com). Come primo impatto con Londra avevamo programmato una gita in battello per vedere dall’acqua i monumenti più importanti che identificano il profilo di questa città e che poi avremmo visto più da vicino. Così ci imbarchiamo a Westminster Pier, luogo di attracco delle crociere sul Tamigi sia in direzione Hampton Court che verso Greenwich. Noi optiamo per quest’ultima perché desideriamo vedere la parte moderna dei docks che sono stati recuperati dal degrado, dopo il loro abbandono da ogni uso commerciale. Prendiamo il primo battello in partenza della City Cruises ricordandoci di esibire la Travelcard che ci consente uno sconto del 33% sul biglietto. Il tragitto sotto un sole rovente si snoda pian piano, mentre sfilano davanti ai nostri occhi le meraviglie di questa città, che come nessun’altra, abbina sapientemente il moderno all’antico. Così guardiamo incantati l’altezza vertiginosa del London Eye che sembra immobile, l’Acquario, la banchina sud del Tamigi con i suoi teatri e sale per concerti, la Torre di Londra che custodisce i gioielli della corona ed è tristemente nota come prigione e luogo di esecuzioni capitali. Fa un certo effetto passare sotto il London Bridge, strabiliante l’area di Canary Wharf con il grattacielo di Canada Square, più alto tra tutti, un grande indice puntato all’insù che ci seguirà d’ora in poi in tutti i nostri spostamenti offrendoci un riferimento sicuro. Notevole è stato il lavoro di modifica di quest’area che dal totale abbandono è diventata una delle zone più trendy di Londra, tutta sfavillante di vetro ed acciaio, con appartamenti lussuosi che prospettano sulle marine. Sembra un’oasi di pace vista dall’acqua, così lontana dal trambusto della metropoli invasa da turisti. Approdiamo a Greenwich Pier davanti al Cutty Sark, il famoso vascello usato per il commercio di spezie nelle rotte asiatiche e vaghiamo un po’ per questa graziosa località fino alla stazione della DLR (Docklands Light Rail) perché con questo trenino vogliamo ora inoltrarci tra quei grattacieli che avevamo appena intravisto. E’ un giro vivamente da consigliare perché questa ferrovia leggera sfreccia su una rotaia sopraelevata a zig zag tra imponenti costruzioni moderne fino al cuore di Canary Wharf ed è veramente una vista mozzafiato quando si esce dal treno e ci si trova a tu per tu con questi giganti d’acciaio frutto della più avanzata tecnologia, dove sono confluite le esperienze dei maggiori architetti contemporanei. Sono per lo più occupati da banche che issano sulla cima le loro insegne: Bank of America, Credit Swiss, HSBC, ecc., siamo nel cuore della finanza mondiale, cosa si starà mai decidendo sopra le nostre teste? Rabbrividiamo al solo pensiero! Dopo tante emozioni facciamo rientro in hotel non prima di aver consumato una banale cena cantonese in un locale incontrato per via.

Sabato 29 Ci aspetta oggi una giornata intensa soprattutto per i piedi perché, come si sa, per godere una città non c’è niente di meglio che percorrerla con le proprie gambe. Così sbuchiamo alla fermata-metro di Westminster e ci portiamo subito sull’omonimo ponte per godere la migliore veduta delle Houses of Parliament. Purtroppo, lavori attualmente in corso e le relative impalcature ci impediscono la vista e così percorriamo tutto il “bridge” per gustarci la visione dalla sponda sud del Tamigi. La deviazione merita per il colpo d’occhio spettacolare ma ci allunga di non poco il cammino, perché dobbiamo risalire verso Ovest fino al ponte successivo per dirigerci poi verso Westminster Abbey. Anche intorno all’abbazia imponenti lavori stradali ci costringono a zigzagare di qua e di là imbattendoci in frotte di turisti che scendono come onde in piena dai bus noleggiati. I più scalmanati sono come sempre gli italiani, ora sono in viaggio-studio, accompagnati da sbraitanti professoresse che, come generali, impartiscono ordini che nessuno mette in pratica. Dopo una veloce sbirciata alla facciata, abbandoniamo l’idea di entrare in Abbazia, date le code agli ingressi e proseguiamo verso Downing Street. Qui al n. 10 risiedeva un tempo il primo ministro; Blair invece è passato all’11 perché la casa era troppo stretta per ospitare la sua numerosa famiglia. Peccato che l’imponente cancellata e la presenza di guardie impediscano il passaggio in questa graziosa via, come avevo fatto in un tempo lontano da ragazza alla pari a Londra. Ma erano veramente altri tempi ed il mondo non era così in allarme per la follia umana. Passiamo attraverso l’arco della Horse Guard ed abbiamo davanti la distesa di St. James Park, ma è amaro constatare che a causa della forte siccità che ha colpito Londra quest’estate, le verdi e rassicuranti distese dei prati londinesi sono un mare giallastro e polveroso che non invita al relax. Sbuchiamo sul Mall giusto per vedere le residenze dei personaggi famosi della monarchia: St. James’s Palace e la bianca Clarence House, dimora del principe Charles e di Camilla. Arriviamo davanti a Buckingham Palace, dove si è già riunita una folla enorme per il fatidico rito del Changing of the Guard che durante l’estate si tiene puntualmente alle 11.30. Le postazioni per assistere allo spettacolo sono oramai occupate da tempo, sia sul monumento a Victoria che di fronte ai cancelli (ma a che ora arrivano i turisti per occupare le prime fila?). Sotto un sole cocente ci accontentiamo degli ultimi posti, cercando di allungarci sopra le teste per cogliere qualche frammento della parata che si preannuncia, dapprima con le guardie a cavallo, poi con la banda e per finire con un rituale di andirivieni e temibili grida tra quelli che, da lontano, sembrano soldatini schierati per un gioco di bimbi. E’ una sorta di must per il turista che visita Londra, un appuntamento cui non ci si deve sottrarre per completare un qualsiasi soggiorno in questa capitale.

Puntiamo dopo verso Angel, nel quartiere di Islington a nord della City per un incontro di famiglia con una persona in stage qui a Londra. La zona è caratteristica, finalmente un’area con tutte le attività per gente che qui ci vive o lavora, piena di locali e ristorantini per tutte le tasche. Pranziamo in un ottimo fish&chips (Manze’s Goswell Rd), dove si può prendere il classico cartoccio al volo oppure sedersi nell’attiguo locale, molto semplice ma pulito. Nel pomeriggio avevamo programmato la visita di Hyde Park e dell’area di Kensington, così da Angel prendiamo la linea 19 (che con le linee 11,12,88 toccano le zone monumentali) e ci facciamo un giretto panoramico passando per Piccadilly fino ad Hyde Park Corner. E da qui ci mettiamo nuovamente in marcia attraversando tutto Hyde Park più secco che mai, costeggiando la Serpentine, invasa da pedalò guidati da turisti giapponesi e asiatici fino a Kensington Palace, dimora di Diana, la principessa triste che ora viene ricordata con una mostra fotografica. Siamo adesso nella zona di più alta concentrazione dei musei; imbocchiamo casualmente Queen’s Rd e per pura fatalità (o forse un segno del destino) siamo colpiti da una targa su una bella casa regency che ci informa che in questa dimora ha vissuto per vent’anni il compianto attore comico Benny Hill (ma è proprio lui, l’attore preferito dal nonno che sta con noi, che immortaliamo reverente e commosso in una foto ricordo, un vero regalo inatteso per lui!). Diamo una sbirciata al museo dei Dinosauri; c’è invece chi si fa un giretto nel Museo delle Scienze e chi invece entra appena al Victoria & Albert Museum, per ritirarsi quasi subito, spaventato dalla mole di oggetti e capolavori esposti. Considerata la zona non possiamo tralasciare Harrods, dove, come dice il motto, si può trovare di tutto da un ago ad un elefante, ma ci limitiamo esclusivamente al reparto delle leccornie alimentari perché ha un interessante interno con decori in stile liberty. Ci viene l’acquolina in bocca guardando le merci esposte, ma i prezzi proibitivi ci fanno ripiegare su qualche più economica marmellata o confezione di biscotti con la scritta Harrods da portare come souvenir.

Cena spartana con prodotti da supermercato e a letto presto per ricaricarci un po’ per l’indomani.

Domenica 30 Dopo un’abbondante colazione all’inglese, siamo in forze per affrontare un’altra giornata da turisti. Oggi è il giorno del British Museum, quindi metro fino a Russell Square, dove sostiamo brevemente nell’omonimo hotel che si affaccia sulla piazza, un bellissimo esempio di architettura georgiana in mattoni rossi che assomiglia al castello di Harry Potter. Negli sfarzosi saloni interni avevamo degustato, anni addietro, un eccellente afternoon tea secondo la più tradizionale etichetta inglese. La visita del British richiede molto impegno e concentrazione: la cosa migliore è lasciare ampia libertà nella scelta del percorso e delle sale da visitare, senza trascurare le parti che sono d’obbligo per chi ci viene per la prima volta: le antichità egizie con la famosa stele di Rosetta, la civiltà degli assiri e babilonesi e i reperti dell’antica Grecia con i fregi del Partenone. Di grande effetto è pure la nuova sistemazione della Great Court, un altro intervento del governo britannico per il Millennium. Il grande cortile quadrato è stato ricoperto da una sorta di ragnatela di vetro e acciaio creando così una piazza tutta luce, luogo di aggregazione e di sosta per i visitatori. Infatti nella capiente caffetteria è piacevole concedersi un po’ di tregua, tra la visita di un piano e l’altro o semplicemente raccogliere nuove energie prima di ripartire. Al centro è rimasta la Reading room, sala di lettura, che incute un sacro rispetto appena vi si accede, per l’immensa mole di sapere contenuto nei libri rigorosamente esposti nelle vetrine. Dopo il British rivolgiamo il nostro interesse a qualcosa di più leggero e ci portiamo nella City. La fermata della metro è vicina a St Paul’s Cathedral. E poiché è domenica e la chiesa è aperta alle funzioni possiamo sbirciare dentro la sua immensità’, senza dover pagare il costoso biglietto (9 sterline). Passeggiamo poi nella City alla ricerca dell’ultimo nato tra i grattacieli che ormai definiscono il nuovo sky-line di Londra. Vogliamo infatti vedere da vicino l’edificio della Swiss Re, opera di Sir Norman Forster, inaugurato nel 2004 e soprannominato Gherkin o cetriolo, per la sua forma bombata. Nonostante si vedesse un po’ dappertutto, ora che siamo dentro alla City sembra scomparso e fatichiamo un po’ a trovarlo, non senza un aiuto, perché si eleva in una piazzetta interna (30 St. Mary Axe). Fa un bell’effetto vederselo davanti: un prodigio della tecnologia più avanzata, uno sfavillio di vetri dalle molteplici sfumature intorno al blu: era valsa la pena incontrare questo gigante. Non è invece consigliabile visitare la City di domenica, mancandovi proprio la materia umana che la caratterizza, cioè la miriade di persone impiegate in banche e uffici finanziari durante la settimana, tutti rigorosamente vestiti in abito scuro, camicia bianca e cravatta, quasi appena usciti da un quadro surrealista di Magritte. Il nonno incomincia a dare i primi segni di stanchezza e pertanto si ritira in albergo da dove uscirà solo l’indomani, mentre i più giovani si dedicano giustamente allo shopping: bisognerà pure portare a casa qualche testimonianza di questa metropoli! Verso sera ci muoviamo nella zona di Covent Garden, come sempre molto animata da spettacoli di piazza e gente che vaga alla ricerca dei locali. Noi capitiamo proprio male perché seguiamo una pessima segnalazione di una guida americana che ci consiglia il locale The Stockpot (38 Panton Str.): assolutamente da evitare per la qualità scarsa del cibo (quasi tutto in scatola!) e la banalità del menu. Ci tiriamo un po’ su di morale vedendo Londra by night: Piccadilly Circus, tutta luci colorate, la lunga Shaftesbury Avenue con la sfilata dei teatri dalle insegne accattivanti ed infine le stradine di Soho. Ma è quasi impossibile entrarci per un’inverosimile calca umana che tracanna fiumi di birra e alcool. Certo questa gioventù britannica non mostra il meglio di sé esibendo questo squallido spettacolo di ubriachi fradici, che sembrano aver perso ogni remora del vivere civile.

Lunedì 31 Ed è arrivato il giorno del rientro, ma c’è purtroppo ancora così tanto da vedere. Il nostro aereo parte da Gatwick nel tardo pomeriggio ed abbiamo deciso di sfruttare al meglio queste poche ore che ancora ci rimangono. E’ importante innanzi tutto sbarazzarsi del bagaglio, che depositiamo a Victoria Station (binario 7) per la modica cifra di 6 sterline a pezzo! Ma non abbiamo altra scelta dato che il Gatwick Express, che ci deve riportare all’aeroporto, parte proprio da qui. Prendiamo la metro fino a Waterloo per raggiungere Southbank da dove iniziamo un’interessante passeggiata costeggiando il Tamigi nella sponda Sud. Passiamo così davanti ad edifici moderni: l’Imax Cinema tutto trasparente, il National Film Theatre, il Royal National Theatre, l’Oxo Tower che distingueva un tempo una fabbrica di dadi ed ora ospita al piano superiore un elegante ristorante panoramico. Si può liberamente accedere alla terrazza attraverso un passaggio dedicato e godere così dell’insuperabile vista della sponda opposta. Cosa molto gradita e civile, a differenza della Haas Haus di Vienna dove, per ammirare la superba vista dello Stephans Dom bisogna assolutamente consumare altrimenti si viene invitati, senza mezzi termini, a girare i tacchi. Sostiamo brevemente alla Tate Modern, ma non essendo grandi appassionati di arte contemporanea, ammiriamo soprattutto la sua architettura e lo straordinario recupero di questa vecchia centrale elettrica. Percorriamo il Millennium Bridge, un’aerea passerella pedonale, che collega la Tate con St. Paul’s. Da qui riprendiamo la metro fino a Charing Cross per dedicare gli ultimi scampoli di Londra alla National Gallery. E’ lunedì, considerato il giorno migliore per accedere a questo museo, confidando nel fatto che tanti altri non abbiano fatto lo stesso pensiero. Anche qui l’ingresso è gratuito come nella maggior parte dei grandi musei londinesi, veri mecenati questi inglesi per i quali la cultura dev’essere goduta e messa a disposizione di tutti. Limitiamo, per forza di cose, la nostra visita ai veri capolavori da non perdere, che cerchiamo miratamente sulla base dell’utile opuscolo consegnatoci all’ingresso. La maggiore concentrazione è esposta nella parte nuova della Sainsbury Wing e le opere non sono difficili da trovare. Non resistiamo molto a lungo di fronte a così tanta bellezza che ci provoca una specie di ubriacatura del bello, una sindrome di Stendhal che fa perdere i contorni del reale; i capolavori sono talmente tanti, i nomi così importanti che dobbiamo uscire a prendere un po’ di ossigeno per non rischiare di fare una gigantesca confusione. Trafalgar Square con la solenne statua di Nelson che svetta sulla colonna è un segno rassicurante che ci conferma le nostre conoscenze dai manuali scolastici di inglese. La piazza, ora pedonalizzata, è molto più gradevole e rilassante di anni addietro quando era un nodo di traffico super congestionato. Un improvviso acquazzone (finalmente un assaggio del vero tempo inglese) ci induce in tutta fretta a cercar riparo sotto gli archi dell’attigua St. Martin-in-the-Fields, dove ci infiliamo per una stretta scala a chiocciola nella cripta sotterranea nella quale è stato ricavato un self-service. L’ambiente di questo Café in the Crypt è molto suggestivo anche se privo di luce, ma siamo nel ventre della chiesa e tra queste volte antiche ci sediamo per degustare delle ottime specialità di cucina inglese: un passato fresco di verdure in una capiente ciotola, una porzione gigante di peperonata ed una superba fetta di torta alle mele ricoperta di fluida crema. Un posto da consigliare, a prezzi accettabili per Londra ed anche una buona azione, perché parte del ricavato va a favore degli homeless di questa metropoli.

E’ arrivata l’ora di correre veloci verso Victoria, recuperare il nostro bagaglio e prendere al volo il primo Gatwick Express che ci riporterà all’aeroporto e quindi verso casa. Il gruppo ha tenuto bene questo ritmo di marcia, non ci sono stati tempi morti né perdite di tempo; forse siamo stati sì dei visitatori affrettati, non ci siamo soffermati troppo sui dettagli, ma una panoramica sulle molteplici potenzialità di questa metropoli crediamo di averla trasmessa ai nostri compagni di viaggio. Qualcuno ha già deciso di farci ritorno in tempi non lontani, con il desiderio di fare partecipi anche altri delle proprie emozioni. Personalmente Londra non mi ha mai deluso e nell’eterna diatriba con Parigi io sto senza esitare dalla parte della prima, perché nessun’altra città è così all’avanguardia e ti stupisce sempre con qualcosa di nuovo. E’ un luogo che non ti viene mai a noia per le infinite possibilità che offre, per le molteplici sfaccettature culturali nelle quali il visitatore può facilmente inserirsi e sentirsi a proprio agio. Bella Londra… A presto!



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