10 giorni tra Germania e Francia: viaggio in camper alla scoperta delle bellezze della Foresta Nera

Scritto da: hildegard1000
10 giorni tra germania e francia: viaggio in camper alla scoperta delle bellezze della foresta nera

Questo è l’anno giusto per un viaggio nella Foresta Nera. Purtroppo abbiamo meno giorni di ferie a disposizione rispetto agli altri anni, e tanto il Portogallo del Nord proposto da me, quanto la Bulgaria sponsorizzata da Daniele, dovranno aspettare. Abbiamo pur sempre quasi due settimane di tempo a disposizione, e pertanto, nel programma originario, alcuni giorni di viaggio, quelli finali, li abbiamo dedicati alla vicina Alsazia. Il mezzo è sempre il nostro amato T4 California, camperizzato Westfalia. È vecchio ma sempre affidabile, e se è riuscito a portarci, negli ultimi tre anni, a Capo Nord, in Portogallo del Sud, e lungo tutta l’ex Jugoslavia e Albania senza grandi problemi, riteniamo che quest’anno si tratterà di poco più di una passeggiata.

Ci sentiamo tuttavia di poter dire che qualsiasi mezzo è idoneo per una vacanza in Foresta Nera; consigliamo comunque di portare appresso una tenda e le biciclette, in modo da poter godere appieno il contatto con la natura. Il giorno prescelto per la partenza è il 21 giugno. In piena estate insomma. Pensiamo di poter dire che sia il periodo giusto, posto che qui in Italia boccheggiavamo, mentre durante la vacanza abbiamo beneficiato di due settimane di clima fresco.

I primi giorni li abbiamo trascorsi lungo le sponde del lago di Costanza, che si trova lungo il tragitto. È la parte di viaggio che ci appassionato un po’ meno, ma i luoghi sono obiettivamente belli e ne è valsa comunque la pena. La visita della Foresta Nera è stata abbastanza accurata, e siamo riusciti a visitare tutti i luoghi che ci eravamo prefissati, e che ci rimarranno nel cuore.

Purtroppo, invece, il tour dell’Alsazia è stato molto più breve di quanto preventivato, poiché Daniele è dovuto rientrare anticipatamente al lavoro. Quello a Colmar e dintorni è stato pertanto un “sopralluogo”, un assaggio di vacanza, che ci aiuterà a meglio organizzare la prossima gita in Alsazia.

Il costo della vacanza è stato limitato. La Germania rimane tutto sommato un paese a buon mercato per i generi di prima necessità e gli accessi ai sevizi e strutture. I km totali percorsi sono solo millesettecento. La Foresta Nera e l’Alsazia sono molto più vicine di quanto immaginavamo.

Foresta Nera in camper. Diario di viaggio

Giorno 1. Arcore – Bellinzona, km 127. Fuga dal caldo

La partenza, un po’ come tutta la vacanza nella Foresta Nera in camper quest’anno, è all’insegna del relax. Già fissata per la tarda mattinata, riusciamo addirittura a farla slittare al tardo pomeriggio, dato che, dopo soli pochi chilometri, programmiamo una visita di cortesia da mio zio. Proseguiamo il viaggio vero e proprio, direzione Svizzera, non senza aver fatto scorta di prugne appena raccolte: verranno buone durante il tragitto.

Dopo settimane di pioggia, è arrivato il caldo al quale non eravamo ancora abituati, e la data prescelta per la partenza verso climi più freschi, da questo punto di vista, sembra quanto mai azzeccata. In breve tempo arriviamo a Bellinzona, ma evitiamo il giro della città. Io ci sono stata più di una volta, in occasione di alcune gare di atletica. Daniele invece non è interessato, e quindi optiamo per una camminata nei boschi fuori città intorno al Ticino, con spuntino serale in riva al fiume.

La nostra sistemazione, per stanotte, sarà in un parcheggio pubblico, all’ombra di tigli, consigliato da Par4night, a poche centinaia di metri dal fiume. È quasi vuoto e facciamo due chiacchiere con una coppia di svizzeri in giro col loro vecchio camper, e andiamo a letto presto ripromettendoci un po’ più verve il giorno dopo.

Giorno 2. Bellinzona – Bregenz – km 269. Il Lago di Costanza

La notte è tranquilla e dormiamo come sassi, tanto che al mattino scopriamo che il parcheggio, che la sera sembrava desolato, è quasi pieno. Abbiamo dormito come sassi, al punto che ci siamo svegliati tardi ed abbiamo sforato il periodo di permanenza gratuito, fino alle 8:00. Peccato che non sia ammesso – nonostante sul cartello d’ingresso fossero disegnate delle carte di credito – il pagamento con carta di credito. Non vi sono bancomat nei paraggi, ma una ragazza a cui chiediamo di poter cambiare cinque franchi (la cifra richiesta dalla macchinetta) inserisce le monete, e rifiuta ostinatamente i nostri soldi. “Così avrete un buon ricordo di questa mattina”, ci dice.

Ed è vero. Sapere che ci sono ancora persone gentili e disponibili con il prossimo ci lascia un buon ricordo, ed è così che quell’anonimo parcheggio, ai margini di una città che non abbiamo nemmeno degnato di una passeggiata serale, finirà per trovare un posto nella nostra memoria e nel nostro diario di viaggio. Riprendiamo l’autostrada, e subito prima del passo del San Bernardino ci fermiamo in un’area di sosta per la nostra colazione di rito. L’area si trova in prossimità del laghetto alpino di Isola, al quale si accede tramite sottopassaggio.

Oltre alla toilette vi sono tavolini in legno con vista lago e una fonte che sembra abbastanza buona, visti i numerosi avventori muniti di casse d’acqua da riempire. Ma l’attrazione maggiore, per noi, è ovviamente il lago, e decidiamo di fare il primo bagno della vacanza tuffandoci nelle acque cristalline. Siamo gli unici, naturalmente, ma scopriamo con piacere che non sono nemmeno così fredde come temevamo.

Riprendiamo il viaggio, tonificati dal bagno, ripromettendoci di far tappa al ritorno, magari per la notte e perché no, per una bella pagaiata col nostro sup. In poco tempo arriviamo alla destinazione prefissata, Bregenz, sul lago di Costanza. Il campeggio Seecamping è un po’ troppo ordinato e silenzioso, per i nostri gusti. Appena parcheggiato, mi impongo di gonfiare il nostro sup e sgranchirci un po’ le braccia.

Lo apriamo con non poca emozione, consapevoli che l’ultima volta che lo utilizzammo fu in occasione di una audace escursione sul Danubio. Da quell’impresa il nostro recente acquisto tragitto ne uscì con parecchia considerazione e gloria, ma anche con un colore marroncino che ci eravamo ripromessi di far sparire con un bel lavaggio di fine stagione; lavaggio che tuttavia abbiamo sempre rimandato, un po’ per pigrizia, e forse anche per non cancellare il ricordo di quella giornata tanto particolare.

Fa caldo e c’è parecchia umidità. L’uscita in sup sembra essere stata l’idea giusta per toglierci questo torpore, e dare una mossa a Daniele, che, come al solito, si dimostra ipercritico con l’Austria e i suoi abitanti. Attracchiamo per una pausa, e ci ripariamo sotto alcuni alberi da uno scroscio estivo, scambiando due chiacchiere con un simpatico locale. Il clima si è rinfrescato ed un nuovo violento temporale raffrescherà ulteriormente la notte.

Giorno 3. Bregenz – Friedrichshafen, 55 km. Il gioiellino Lindau

Ci svegliamo con il proposito di fare un po’ di jogging sul lungolago. Dopo la corsa e un po’ di riposo al sole sulla spiaggia, riprendiamo il viaggio in direzione Lindau. La città è descritta come un gioiellino dalle guide. E così è, e riesce a sorprenderci oltre le nostre aspettative. Una bellissima penisola – un’isola collegata da due ponti alla terraferma, per l’esattezza – che ci ricorda lontanamente la nostra Sirmione. Un po’ meno romantica, forse, ma anche meno affollata e decisamente più vivibile.

Tralasciamo la visita del museo locale, sito in uno dei più bei complessi barocchi esistenti nella città. Ospita al suo interno una bellissima collezione di strumenti musicali meccanici e, nei mesi estivi, numerose mostre temporanee. Non abbiamo nemmeno il tempo di una visita ai famosi giardini, e optiamo per una semplice passeggiata per le vie del centro. I locali e i negozi sono arredati con gusto, e tutti gli edifici sono ben conservati. Arrivati al porto, scattiamo alcune foto accanto alla statua del Leone bavarese, con vista del faro in pietra all’ingresso del porto. Continuando la camminata si arriva invece al vecchio faro, il Magturm di Lindau.

L’atmosfera è gradevole e varrebbe la pena restare questa sera, ma abbiamo fretta entrambe di arrivare in Foresta Nera, e riprendiamo il viaggio prima che imbrunisca. Ci lasciamo alle spalle il lago di Costanza, e iniziamo ad addentrarci nella campagna del Baden Württemberg. La destinazione è una piazzola pubblica per i camper, presso il campo sportivo a Friedrichshafen. Sarà lo sconfinamento in Germania, ma sta di fatto che durante il tragitto lungo le colline, dove gli ampi spazi di campi coltivati si alternano a boschetti, Daniele sembra riprendersi dall’abulia che ci stava rovinando l’inizio della vacanza.

Anche la possibilità di fare camping “vero”, per la prima volta dalla partenza, contribuisce a infonderci nuovo entusiasmo: l’area camping è tenuta benissimo, ed il prato è stato appena tosato. Non lontano un gruppo di ragazzi ha cenato sui tavoli di legno vicini al campetto da calcio e di basket. Avevamo quasi idea di aggregarci a loro e grigliare qualcosa, ma optiamo per una romantica cenetta, con vista tramonto sulla campagna.

Giorno 4. Friedrichshafen – Sipplingen, 57 km. Una normale giornata a Meersburg

Al risveglio troviamo una coppia di svizzeri che si è accampata non lontano da noi durante la notte. Li vediamo prepararsi per una lunga gita con le bici che si sono portati appresso. Tutte le strade, infatti, anche quelle in aperta campagna, sono affiancate da una ciclabile. Con un po’ di rammarico per non aver preso anche noi le biciclette al seguito – cosa che consigliamo vivamente a chiunque voglia intraprendere una vacanza in Foresta Nera – riprendiamo il viaggio. Destinazione Meersburg, ridente cittadina costruita su un promontorio affacciato sul lago di Costanza .

Parcheggiamo, non senza fatica, in un posteggio a pagamento fuori dal centro e iniziamo la visita della città, scendendo verso il lago. Tutti gli edifici sono stupendi, a partire dai due castelli, quello vecchio e quello nuovo, che sormontano la collina. Ma a stupire, ancora una volta in questo caso, è l’atmosfera rilassata e vivace allo stesso tempo. I turisti ci sono, e non sono nemmeno pochi, ma il centro pare saldamente in mano ai suoi abitanti. Alcuni li vediamo in giacca e cravatta, durante la pausa pranzo, altri li sentiamo già cantare in un biergarten non lontano. Un matrimonio di un ufficiale dei pompieri – con tanto di autopompa storica in corteo – aggiunge, se ce ne fosse bisogno, un po’ di colore alla giornata.

Guadagniamo il lungolago, da dove si gode, dal basso, la vista dei due castelli e dei declivi coperti dai filari di vigneti. Gli schiamazzi provenienti dalla piscina sul lago ci incuriosiscono, ed una semplice occhiata dal di fuori ci convince ad organizzare un pomeriggio in piscina. Valutiamo anche la possibilità di trascorrerlo alle terme, che si trovano a pochi metri dalle piscine. Anch’esse hanno una zona all’aperto. Ma fa troppo caldo, ed anche il prezzo delle piscine comunali – tre euro l’ingresso pomeridiano – ha un certo peso nella scelta. Corriamo a prendere il California e parcheggiarlo lungo il lago. Dopo una gita in sup con vista città, breve ma doverosa, entriamo pertanto nelle piscine. Un complesso stupendo, con attrazioni per bambini e giochi in acqua, e soprattutto una vista stupenda: da un lato il lago di Costanza e dall’altro i vigneti ed i castelli.

Dopo un tuffo nelle acque del lago, dove, spiaggiati su una piattaforma in acqua, scambiamo due chiacchiere con una ragazza italiana entusiasta per essersi trasferita qui, Daniele ritrova la voglia per una nuotata nella piscina adiacente al lago. Appena immersi capiamo il motivo per cui, da fuori, i riflessi dell’acqua erano quasi abbaglianti: la struttura è interamente in acciaio inossidabile, e la circostanza è tanto più straordinaria se si tiene conto delle misure olimpioniche della vasca. Non è nemmeno troppo affollata, anche perché vi sono altre vasche nel complesso, ed alcune corsie sono dedicate al nuoto libero.

Il tempo corre ed alla chiusura ci rimettiamo alla guida. Ci fermiamo lungo una piazzola con vista lago, lungo il percorso, munita di tavoli di legno, giusto in tempo per l’ormai consueta cenetta con vista tramonto.

Giorno 5. Sipplingen – Schluchsee, 101 km. I canti del Baden Wurttemberg

Ci svegliamo relativamente presto, almeno rispetto ai giorni precedenti. Lasciato alle spalle l’ultimo lembo del lago, iniziamo la nostra avventura nella Foresta Nera. Il paese di destinazione è Schluchsee, dove ho prenotato un campeggio che, in base alle recensioni lette, sembra essere molto particolare. Vorremmo pertanto arrivare il prima possibile e sistemarci per bene, e possibilmente concederci una bella grigliata all’aperto.

Lungo il percorso, però, ci imbattiamo in una deviazione obbligata. Il paese di Lezkirch è chiuso al traffico per via di un mercato. Decidiamo di dare un’occhiata alle bancarelle, piene di prodotti alimentari, artigianato locale, e soprattutto degli immancabili cappelli di paglia. Quasi alla fine della lunghissima fila di bancarelle troviamo uno stand di birra e un self-service, che offrono la possibilità di gustare piatti tipici accompagnati dalla banda locale, che alterna musica moderna a canzoni popolari del Baden Württemberg. I componenti dell’orchestra sono rigorosamente vestiti con abiti tipici, e non riusciamo a resistere ad un paio di birre ai tavoli.

Il surreale silenzio dei campeggi austriaci, dove tutti parevano intenti alla lettura, sotto le verande dei propri caravan, sembra ora solamente un lontano ricordo. Il baccano e le risate dei tedeschi locali riescono a contagiarci. Purtroppo non possiamo lasciarci andare a qualche birra di troppo: mancano ancora alcuni chilometri al nostro campeggio. Riprendiamo la strada con molta calma, ed arriviamo al campeggio presso il lago di Schluchsee. Si tratta di una struttura molto piccola: poche piazzole dentro ad un bosco . Non vi è elettricità né acqua: anche i bagni sono rigorosamente “bio”. È possibile tuttavia avvalersi delle docce e dei bagni del vicino campeggio “tradizionale”. Dopo aver preso posto, facciamo una piccola corsetta lungo il lago e una breve visita del paese.

Al ritorno organizziamo l’agognato barbecue – che avevamo in programma sin dall’inizio della nostra vacanza ma che nei campeggi dove eravamo stati in precedenza era rigorosamente vietato – e andiamo a dormire.

Giorno 6. Shluchsee – Oberied, 43 km. Nel cuore della Foresta Nera

Al mattino non perdiamo l’occasione per una gita in sup sul lago di Schluchsee. Ha una forma allungata, e la traversata del lato corto pare essere alla nostra portata. Tuttavia, l’impresa si rivela un po’ più difficile del previsto, dato il forte vento contrario. Ma ne vale la pena, poiché l’altra sponda del lago è completamente inaccessibile, se non in bicicletta o a piedi. Le spiaggette sabbiose, circondate dalla vegetazione, meriterebbero una intera giornata; i colori – la spiaggia di sabbia bianca, il verde delle conifere ed i riflessi blu dell’acqua – sono quasi da cartolina; ma dobbiamo rientrare e riprendere il nostro itinerario. La prossima tappa sono le cascate di Todnau.

C’è anche un ponte tibetano che sovrasta le cascate, ma preferiamo scendere il sentiero lungo la gola. Gli uffici turistici sono ormai chiusi, ma decidiamo comunque di pagare l’ingresso alla biglietteria automatica. Una correttezza – l’accesso è privo di tornelli e non vi è alcun controllo all’ingresso – che ci costa cara, visto che Daniele dimenticherà nella macchinetta la carta di credito. È ormai sera e ci accampiamo presso una piazzola in mezzo al bosco, in prossimità di un parco acquatico munito di toilette. La notte è più buia che mai, e all’uscita notturna per fare pipì mi rendo conto che senza torcia non vedo ad un palmo dal mio naso, tanto che faccio molta fatica a ritrovare la porta di accesso al California.

Siamo proprio nel cuore della Foresta Nera.

Giorno 7. Oberied – Triberg, 103 km. Pediluvio a Friburgo

La mattina partiamo per Friburgo. Trovare parcheggio pare un’impresa, ma siamo fortunati e troviamo un posto ben collegato al centro città. Vorremmo noleggiare un paio di bici, visto che tutti sfrecciano con leggiadria sulle due ruote, ma il responsabile del servizio noleggio sito all’ingresso della città, con gran correttezza, ce lo sconsiglia: nel centro storico anche le bici sono interdette.

La città si rivela un autentico gioiello. Anche qui, tanto per ripeterci, l’atmosfera è vivace e rilassata allo stesso tempo. Niente a che vedere, ripete Daniele pedantemente, con le cittadine un po’ “finte” delle vicine Svizzera e Austria. I negozi sono particolari; arredati con gusto e forniti di merce ricercata. Stoffe, prodotti di artigianato e alimentari che invogliano anche i più refrattari allo shopping come noi due. È così che trascorro una buona mezz’ora in un negozio di tè, dove, al momento di pagare, mi rendo conto di non avere più la carta di credito. Vani sono i tentativi di contattare il centro turistico presso le cascate di Tondau, per verificare se sia possibile recuperare la carta che Daniele ha dimenticato la sera prima.

L’arrabbiatura va placata con qualche spesa extra, visto anche la gentilezza della commessa che letteralmente mi sventaglia i vari aromi per guidarmi nella scelta, utilizzando per l’appunto un grande ventaglio sopra i barattoli aperti. Continuiamo la visita fino all’acropoli, da dove si scorge il panorama della città. Al ritorno Daniele non perde occasione per un rinfrescante pediluvio in uno dei tipici canaletti che scorrono ai lati delle strade, così come fanno alcuni studenti intenti alla lettura. Utilizzati un tempo per la pulizia delle strade, ora sono veri e proprio ruscelli artificiali dove scorre acqua limpida e sono perlopiù ornamentali, e costituiscono una caratteristica della città preservata con gelosia dagli abitanti di Friburgo, per quanto l’assenza di barriere, immaginiamo, comporti ogni anno un buon numero di cadute e caviglie slogate.

Torniamo al California e riprendiamo la strada in direzione Triberg, una delle destinazioni più tipiche della Foresta Nera, famosa per gli orologi a cucù e le cascate. Pernotteremo in un campeggio nel centro del paese. Le piazzole per i camper sono di fatto in un cortile, ma almeno i servizi sono ampi e puliti, ed il caratteristico bar all’interno ci consente di metterci al pc e scrivere un po’ il diario di viaggio. Troviamo il tempo per una visita alle rinomate cascate locali e poi corriamo a nanna.

Giorno 8. Triberg – Schiltach, 117 Km. Alle sorgenti del Danubio

Dopo il viaggio dello scorso anno, in buona parte lungo il Danubio, mi ero ripromessa di arrivare prima o poi alle sorgenti del fiume che attraversa l’Europa. E pare che questa sia l’occasione giusta, visto che a una manciata di km da qui, in direzione sud-ovest si trova la sorgente di Breg. A dire il vero due sono le sorgenti accreditate del Danubio, quella di Breg e quella di Bricach. Dalle nostre ricerche, pare proprio che fosse quella di Breg quella autentica. La celebre Donauquelle di Donaueschingen (che comunque merita una visita) null’altro è, invece, se non punto di confluenza tra i fiume Brigach e il Breg, e solo per convenzione viene considerata la sorgente del Danubio. Una statua bronzea di Danuvius, il dio fluviale, sormonta la sorgente di Breg.

La zona è tranquilla; circondata da campi e boschetti. Pochissimi sono i turisti, e vale la pena di appisolarsi un po’ all’ombra di un albero. Riprendiamo il viaggio e dopo un’oretta di strada arriviamo a Rottweill, cittadina ben preservata con gli edifici dalla classica architettura “a graticcio”, tappa obbligata per i cinofili, visto che da qui trae origine la famosa razza canina. La città pare un po’ dormiente, e dopo un breve tour a piedi riprendiamo il viaggio. Oggi la priorità è una cena in un ristorante tipico; l’idea, che avevamo già maturato da tempo, ha preso consistenza nel corso del tragitto lungo la campagna, dove abbiamo incrociato molti posticini attraenti. Ovviamente, ora che di colpo ci sentiamo affamati, non riusciamo a trovare un posto carino, e ormai comincia ad imbrunire.

Ci fermiamo nella cittadina di Sulgen, e dopo vane ricerche, ci rassegniamo a cenare in uno dei pochi posti aperti, la Gasthaus Festung. Il posto piace a Daniele: è molto vintage – con moquette e poltrone imbottite in velluto – e con avventori un po’ particolari al bancone; ma assai poco “tipico”, in quanto gestito e frequentato da immigrati croati. La serata sembrava iniziata male, quando avevamo chiesto di trasferirci dal tavolino all’esterno ai tavoli all’interno. La cameriera sembrava risentita per dover nuovamente apparecchiare. Dopo il pollo fritto e qualche pinta di birra Daniele insiste per cambiare ancora posto – questa volta al bancone – a scambiare qualche parola con gli avventori.

Iniziano i primi giri di slivovice, e la serata sembra girare per il verso giusto. Daniele sfodera la sua conoscenza del ceco (e della slivovice) e riesce ad accattivarsi gli ospiti mostrando la sua stima per i calciatori croati, alcuni dei quali hanno militato nella sua squadra del cuore, l’Atalanta. La stessa cameriera prende parte ai brindisi insieme ad un paio di amiche, e dopo un po’ anche il padrone di casa – a detta degli avventori un gran burbero – decide di chiudere la cucina e aggregarsi, e non so se ridere o preoccuparmi. Ma la stanchezza, dopo tante ore di viaggio e un buon numero di brindisi alla goccia, prende il sopravvento, e con un certo disappunto di Daniele, dobbiamo affrettarci a cercare un posto dove pernottare, prima che sia letteralmente troppo tardi. Salutiamo l’allegra brigata e la cameriera ci regala una boccale di birra (che a inizio cena Daniele aveva richiesto, ricevendo tuttavia un diniego) come souvenir della serata.

Arriviamo nella vicina Schiltach, dove, già da alcuni giorni, avevo individuato un’area sosta libera, consigliata da park4night. Purtroppo, date le condizioni in cui ci ritroviamo dopo le birre e le slivovice, non riusciamo a trovarla, e ci accampiamo nel parcheggio alberato di fronte a un impianto sportivo.

Giorno 9. Schiltach – Baden Baden, 122 km. Schwarzwalder kirschtorte

Schiltach merita una visita accurata, ed a nostro avviso è stato uno dei paesi più tipici visitati in Foresta Nera. Qui confluiscono due torrenti che attraversano la cittadina; nel centro storico quasi tutti gli edifici sono “a graticcio”; a riprova della meritevolezza del posto, ci imbattiamo in alcuni turisti tedeschi muniti di macchine fotografiche professionali. Anche le insegne dei negozi sono molto particolari. Decidiamo di assaggiare finalmente la tipica torta della Foresta Nera. È enorme e molto “coreografica”: insomma, una di quelle torte che nei vecchi film si tiravano in faccia; ma non rientra proprio nei nostri gusti.

La pasticceria (“Cafè Bachbeck”) però, un locale storico con arredi antichi e personale in divisa, sembra veramente essere quella giusta, e non possiamo andare via di qui, pensiamo, senza nemmeno dire di averla assaggiata. A “sacrificarsi” è Daniele, al quale nemmeno piacciono le ciliegie e il kirschwasser, mentre io ordino una più rassicurante torta alle mele. Riprendiamo il viaggio alla volta di Gengenbach, altro piccolo centro medievale della Foresta Nera.

Oltre alle ormai consuete case a graticcio, assai caratteristiche appaiono le cantine delle case, con la porta di accesso posta in obliquo rispetto al piano stradale. Non siamo riusciti a vederne nessuna all’interno, ma danno l’idea di essere proprio ben fornite. D’obbligo il percorso lungo la Engelgasse, ovvero il vicolo degli angeli. Anche qui troviamo alcuni canaletti simili a quelli che attraversano Friburgo. Facciamo qualche compera e ci riposiamo un po’ negli orti dell’abazia benedettina.

È ora di riprendere il viaggio per una delle tappe più importanti, ovvero la città di Baden Baden. Avevamo in programma una passeggiata serale con aperitivo, ma trovare parcheggio si rivela praticamente impossibile. Decidiamo pertanto di tornare indietro di qualche chilometro e pernottare nell’area di sosta situata all’inizio del percorso per le cascate di Geroldsauer. Abbiamo giusto il tempo di arrivare alle cascate e farci un bagno tonificante, prima di cena.

Giorno 10. Baden Baden – Oberkirch, 78 km. Le terme romane

Partiamo abbastanza presto per Baden Baden, consapevoli che sarà impresa ardua trovare un parcheggio, vista l’esperienza di ieri. Ci viene in mente che potremmo parcheggiare nei posti riservati ai clienti delle terme, visto che abbiamo intenzione di visitarle. Purtroppo, tuttavia, i sotterranei sono così bassi che non vi possiamo accedere con il California. Con un po’ pazienza troviamo un posteggio libero lì vicino. Circostanza così fortunosa (in città tutti i posti sono a pagamento, e le tariffe sono altissime) che riteniamo di fare cosa utile segnalandolo: parking lot in via Schloßstraße.

Gli schiamazzi ed il rumore dei getti d’acqua provenienti dalle moderne terme di Caracalla ci invitano ad entrare, ma con un po’ di raziocinio optiamo per le antiche terme romane, che si trovano a poche centinaia di metri. Si tratta, per l’esattezza, delle terme “irlandesi – romane”, per quanto il nome possa apparire atipico. Non hanno piscine all’esterno, ma poco male, la giornata è uggiosa e dalle foto trovate in rete sono queste le terme veramente particolari da visitare, antiche sia nella struttura che nel rituale. Nelle vecchie sale settecentesche, infatti, anche il percorso lungo 17 sale è di fatto scandito in tappe obbligate.

Inoltre, è assolutamente prescritto accedere totalmente nudi all’area termale. Fa un po’ effetto la completa commistione tra uomini e donne di tutte le età: già dagli spogliatoi e dai bagni all’esterno, che sono rigorosamente in comune. L’imbarazzo, tuttavia dura poco; anzi, lasciare tutto negli armadietti e presentarsi rigorosamente senza vestiti all’ingresso, dà subito la sensazione di essersi lasciati, almeno per qualche ora, tutti gli affanni e i doveri fuori dalle vasche. Come detto, non vi è nemmeno l’imbarazzo di dover scegliere cosa fare: tutto il percorso è rigorosamente prefissato. Il silenzio e l’assenza di qualsiasi distrazione – in primis il telefonino – permettono di apprezzare ancora di più la bellezza di alcune sale, i colori delle volte sopra le piscine ed i riflessi dell’acqua.

Consigliamo vivamente una tappa di alcune ore alle terme romane di Baden Baden. È un’esperienza in un luogo fuori dal tempo, che possiamo garantirvi vi resterà impressa nella mente per sempre. Usciamo dalle terme un po’ più “leggeri” dopo la lunga pausa finale nella zona tè. La città è bellissima. Piena di bistrot, bancarelle ed eventi di varia natura. La passeggiata in città è gradevole. Sarà stato l’effetto delle terme, ma prendiamo con insolita “filosofia” l’arrivo di un violento acquazzone che ci costringe a ripararci in una panetteria e che di fatto mette anticipatamente fine al nostro tour.

Ripartiamo in direzione Alsazia, dove abbiamo programmato l’ultima parte della nostra vacanza. Ho trovato una bella area di sosta lungo il Reno, l’altro grande fiume europeo che da tempo volevamo conoscere da vicino. Ma anche quest’estate, ogniqualvolta ci troviamo in giro per l’Europa, il California decide di giocarci un tiro mancino. Si accende la spia dell’alternatore e la batteria perde progressivamente potenza. La cosa sembra seria. Per fortuna siamo nel Baden Württemberg, e ci sono forse più officine Volkswagen che birrerie.

Ne troviamo una che fortunosamente sembra sia aperta anche domani, sabato. Niente sosta sul Reno, ma cena mesta in un parcheggio vicino all’officina, nel paese di Oberkirch. La passeggiata serale la faremo nei supermercati qui vicino.

Giorno 11. Oberkirch – Mullhouse, km 153. Colmar

Di buon mattino ci rechiamo all’officina Volkswagen, dove il responsabile individua subito la probabile causa del guasto. La cinghia dei servizi è da cambiare. Il pezzo è disponibile e l’operazione dura circa una mezz’ora. Come sempre quando portiamo il nostro mezzo in un centro Volkswagen, il giro finale di prova del meccanico è insolitamente lungo; la cosa, da una parte ci irrita ma dall’altra ci lusinga un po’; pare evidente che ai meccanici piace guidare il nostro mezzo vintage.

Riprendiamo subito la strada per l’Alsazia. Abbiamo solo tre giorni a disposizione ma ci teniamo a fare una breve incursione in Alsazia, ripromettendoci di tornare appena possibile.

Attraversiamo il Reno dopo circa settanta chilometri. Vicino al ponte ci sono alcuni turisti intenti a filmare il passaggio di alcune navi mercantili attraverso la gigantesca chiusa Ekluse de Marckolsheim. Ci aggiungiamo anche noi, appassionati da sempre di turismo fluviale, al gruppetto di curiosi.

Riprendiamo il tragitto con l’obiettivo di arrivare a Colmar, ma dopo pochissimi chilometri Daniele nota l’indicazione per il Musée mèmorial de la ligne Maginot du Rin. La deviazione è d’obbligo per un appassionato di storia della prima guerra mondiale. I resti della linea Maginot danno l’idea dell’imponenza di tali fortificazioni; è possibile entrarci – c’è un piccolo museo – gli spazi sono bui e asfittici ancora oggi. Gli automezzi militari e gli obelischi commemorativi all’esterno ci ricordano quanto questa zona di confine abbia sofferto le ambizioni e le rivendicazioni delle due potenze continentali.

Finalmente giungiamo nel centro di Colmar, non prima di una fugace tappa presso il cimitero di guerra all’ingresso della città. La giornata è umida e nuvolosa. Pioviggina persino, all’inizio. Ma la gita soddisfa comunque le nostre aspettative . Il centro è ben tenuto e vivace allo stesso tempo. Gli edifici sono curati ed i negozi, anche qui, particolari. Al punto che anche noi, da sempre refrattari allo shopping, ci fermiamo a comprare delle scarpe. La parte più attraente della città, naturalmente, è la “la petite Venise”, il quartiere così chiamato per via dei canali che lo attraversano .

Il tempo è poco, e decidiamo pertanto di continuare il tour della città su un trenino turistico. Dopo la notte di ieri in un piazzale, vogliamo trascorrere la serata in un campeggio, tantopiù che Daniele continua a decantare i camping francesi. La struttura prescelta, in effetti, è carina. Grande ma immersa nel verde, con tantissimo spazio a disposizione. Peccato che non vi sia l’accesso al fiume Ill, come sembrava invece dalla cartina. E peccato, soprattutto, che sia proibito grigliare, così come era proibito anche negli altri campeggi che avevamo contattato prima di giungere qui.

Anche la corsetta nei parchi limitrofi, alla ricerca di un’area grill, non porta a nessun risultato. Le due trote acquistate in mattinata in Germania rimarranno in frigorifero, per stasera.

Giorno 12. Mulhouse – Silenen, 232 km. Il Reno

La sortita in Alsazia è stata breve ma intensa. Vorremmo rimanere da questa parte del Reno, ma oggi la nostra priorità è goderci il fiume. E ci rendiamo conto che la sponda tedesca, molto meglio tenuta e attrezzata, si presta molto meglio allo scopo.

Rientrati in Germania, presso Bad Bellingen troviamo una zona di accesso al fiume con tanto di parcheggio. L’idea, malcelata da parte di entrambi, è quella di provare a pagaiare sul Reno. Dopo l’emozionante traversata del Danubio lo scorso anno, non ci parrebbe il vero di documentare un’altra piccola impresa di noi neofiti. Tuttavia, la vista del fiume e della sua corrente impetuosa non solo ci sconsiglia un’improbabile traversata, ma ci impone di valutare bene il percorso: il rischio di non riuscire a tonare a riva per via della corrente è alto.

Decidiamo pertanto di percorrere solo qualche centinaio di metri a favore di corrente, e solo dopo aver previamente individuato il punto di approdo. La corrente è forte, ma i timori iniziali sono presto sopraffatti dall’emozione. Anche quest’anno abbiamo compiuto la nostra piccola impresa, anche se, al momento di attraccare, abbiamo fatto una certa fatica a non farci trascinare oltre dalla corrente. Ma la giornata dedicata al fiume non è terminata. Ci dirigiamo verso la riserva naturale di Isteiner Klotz. È immensa e ben tenuta, ma soprattutto, è accessibile anche in auto.

In questo punto il letto del fiume è molto esteso e le acque si diramano in molti rivoli. Il livello delle acque è basso, ed è quasi possibile attraversarlo saltando sulle rocce. La gente prende il sole sui costoni bianchi. Altri percorrono la ciclabile interna all’ombra degli alberi. Ma soprattutto, ci sono alcuni fuocherelli accesi lungo la riva. Pare non sia affatto proibito grigliare, e pertanto torniamo al California a prendere le nostre trote e tutta l’attrezzatura necessaria. Sarà l’aria del Reno, saranno la birra tedesca ed il vino bianco alsaziano, ma quelle che abbiamo mangiato qui sono state le trote di gran lunga più gustose mai provate; insomma, pare che le forellen della Foresta Nera siano qualcosa di diverso, nel sapore e nella consistenza, dalle trote che siamo abituati a mangiare in Italia o che abbiamo assaggiato in altre parti d’Europa

L’atmosfera è incantevole, e le persone paiono allo stesso tempo assai rispettose della natura ma anche in grado di godersela appieno, senza rigidi divieti di sorta, se non quelli imposti dal buonsenso. È proprio difficile levare le tende, anche quando quasi tutti, ormai, se ne sono andati: qui per noi si chiude non solo la giornata: è domenica, finisce la settimana, e termina di fatto la nostra vacanza. Partiamo verso sera con l’idea di recuperare più chilometri possibile. Imbocchiamo l’autostrada, col proposito di fermarci lungo il tragitto in un’area sosta, appena cominceremo a sentirci stanchi.

Purtroppo, senza accorgercene sconfiniamo in Svizzera. Trovare un’area di sosta attrezzata sarà probabilmente più difficile che in Germania. In effetti facciamo un po’ fatica. È tardi e l’unica area di sosta che troviamo è angusta, vicino alla strada e pure a pagamento (autostazione Gotthard Raststätte, direzione sud). Con un po’ di incoscienza decidiamo di continuare ma la nostra audacia viene premiata: dopo soli pochi chilometri troviamo un’area di sosta libera, accanto ad un impetuoso torrente alpino (il torrente Reuss), e munita di toilette

Giorno 13. Silenen – Arcore, km 208. Non è poi così lontano

Nonostante il fragore del torrente, la nottata scorre tranquilla. Veniamo svegliati tuttavia di buon mattino dagli addetti al giardinaggio. Poco male, la vacanza è oramai finita ed è meglio rientrare subito. Prima di partire, ci sciacquiamo il viso con l’acqua gelida del torrente. Rimarrà per un po’ l’ultimo ricordo di una vacanza trascorsa a contatto con la natura, nel cuore dell’Europa ed al tempo stesso a poche centinaia di chilometri da casa.

Guarda la gallery
15

9

8

7

6

5

4

3

2

copertina

14

13

12

11

10

1

1.5



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari