Una Ferrara in miniatura sulle colline del modenese: in questo borgo il Castello più famoso sembra aver cambiato città

Adriano Bocci, 21 Dic 2024
una ferrara in miniatura sulle colline del modenese: in questo borgo il castello più famoso sembra aver cambiato città

Immerso nel verde delle colline modenesi c’è una Ferrara in miniatura che si chiama Savignano sul Panaro. Un gioiellino con un sacco di storia (importanterrima per una cosa in particolare) e cultura per una sua specifica festa medievale; affascinante è riduttivo, tant’è che il suo bel Castello ricorda molto da vicino le imponenti architetture rinascimentali della città degli Estensi.
Bonaparte delle strade son fatte dai ciottoli del fiume Panaro, grande affluente del Po, che danno il benvenuto assieme a un’imponente torre difensiva parte di un ex fossato con un bell’affresco seicentesco. La tradizione qui si riflette nell’enogastronomia, perché oltre ai piatti tipici ci sono ben 11 vini DOC. Andiamo?

Cosa vedere a Savignano sul Panaro?

castello di savignano sul panaro.
Castello di Savignano sul Panaro. Tommicris, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, da Wikimedia Commons

Il Castello di Savignano sul Panaro sta nella parte alta del borgo medievale e domina il tutto con l’imponente torre in sasso del XI secolo. Viene citato per la prima volta nell’anno domini 1026, e sorge su di un antico insediamento romano che viene successivamente fortificato dai Longobardi prima (esperti ed amanti delle fortificazioni) e dai Franchi poi.
L’arco sotto la torre è decorato con un affresco del Seicento raffigurante la Madonna col Bambino, ingresso principale al borgo, come anticipato prima. Nel Medioevo il castello è stato importante a livello strategico per… un bel po’ di contese, in effetti, tra Modena e Bologna per il controllo del passaggio sul fiume Panaro.

E infatti è appartenuto a diverse famiglie nobili, inclusi i Da Savignano e i Contrari, che ampliarono le fortificazioni. La struttura originale era a rombo, poi è stato fortificato con 3 cinte di mura più torri. I Contrari sono al centro di una rievocazione storica annuale, la Lotta per la Spada dei Contrari. Per il resto il castello e il borgo nell’immediato è un esempio conservato abbastanza bene di architettura difensiva medievale.

 
 
 
 
 
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Diverse cose sono state restaurate al borgo, case in cotto incluse. Spesso nello stesso stile, alle volte un po’ meno.
Ci riferiamo qui alla Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta, origini già note, 1027 e 1033, mentre l’attuale edificio è il rifacimento del 1746. Molto carina: navata unica con volta a botte, 5 cappelle laterali, una tribuna al presbiterio.
Qua dentro ci sono cose da vedere per forza: affreschi del 1858 di Pietro Vilo, una Via Crucis in terracotta policroma del XVIII secolo, e dipinti di Paolo Varrotti, Francesco Vellani e i parmigiani Celeste e Angelo Bergamini. Il campanile è stato fatto nel 1813 usando i materiali delle vecchie mura del castello (le cinte murarie erano due; ciò si vede dai punti dove una volta c’erano dei fossati). Purtroppo la facciata restaurata è in arancione mentre il resto dell’edificio è in pietra, ma il resto è stupendo, perché ci sono tele su Francesco d’Assisi, Antonio da Padova, Biagio Martire e Antonio Abate.

 
 
 
 
 
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Invece a Piazza Zanantoni c’è una forma di ringraziamento particolare: è l’Oratorio di San Rocco, costruito nel 1631 come voto della comunità per ringraziare lo scampato pericolo della peste del 1630. La facciata qui invece è sobria ed essenziale, classico per questo tipo di strutture; originariamente all’interno c’era una pregevole ancona che mostrava San Rocco e San Sebastiano col Castello di Savignano sullo sfondo e la Madonna col Bambino in alto, opera purtroppo perduta. I restauri del 1890 e degli anni ’70 del Novecento hanno tenuto l’integrità dell’edificio, dall’atmosfera comunque molto raccolta.

E il passato remoto? Al Museo della Venere e dell’Elefante

venere di savignano sul panaro.
Vendere di Savignano sul Panaro. Capvalerio85, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, da Wikimedia Commons

Il Museo della Venere e dell’Elefante sta al Centro Civico ed è dove si racconta l’antichissima storia del territorio. Il museo in sé nasce in seguito ad un ritrovamento del 1980 dei resti di un elefante vissuto due milioni di anni fa: è lo scheletro di un Mammuthus, progenitore del Mammuthus meridionalis, ritrovato in località Bocchirolo sul greto del fiume Panaro. Ed è l’unico reperto del genere scoperto nella Valle Padana.
Oltre allo scheletro il museo ospita una copia della celebre Venere di Savignano, una statuetta steatopigia che invece risale al Paleolitico superiore (25.000-20.000 anni fa). L’originale è stato rinvenuto nel 1925 a Prà Martino nel costruire una stalla ed è conservato al Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini di Roma. La Venere, fatta in pietra verde, in serpentino tenero, è simbolo della cultura preistorica e della sacralità legata alla figura femminile.

C’è da dire che fu grazie ad una figura importante a livello artistico se tutto ciò è stato possibile, perché in effetti la Venere è stata ritrovata nel creare le fondamenta di una costruzione in frazione Mulino, e quasi subito acquistata da Giuseppe Graziosi, pittore e scultore: il Museo Civico di Modena ha una sezione dedicata a lui e ai suoi calchi in gesso. Se per questo lo stesso museo di Modena espone un ripostiglio di 96 asce dell’età del bronzo che sono state rinvenute nel 1864 in un campo chiamato Lovara.

Savignano sul Panaro, i tanti sapori

crescentine
Crescentine di Savignano

Il territorio collinare tra Bologna e Modena è un paradiso per gli amanti del gusto. Savignano sul Panaro sta in mezzo alla Strada dei Vini e dei Sapori “Città Castelli Ciliegi”, il primo itinerario enogastronomico dell’Emilia-Romagna. È un percorso che invita a scoprire sapori autentici che si influenzano un po’ fra di loro sia per le battaglie precedenti che nel gusto: la cultura culinaria modenese e quella bolognese.

A Savignano convivono i prodotti della montagna, ossia le crescentine (le conosci forse come tigelle) e borlenghi (crepes sottili e croccanti che si mangiano con la cunza, un pesto di lardo, aglio e rosmarino), con la tradizione di Modena, leggasi aceto balsamico e nocino, con le paste ripiene di Bologna. Il territorio (un sacco di verde) lo si conosce per i frutteti (ciliegi, susini, peri, albicocchi, meli) e per i vigneti. Fra gli 11 vini DOC qua ci trovi Barbera, Bologna Rosso, Bologna Bianco, Cabernet Sauvignon, Chardonnay e pure il Riesling.



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