Sembra di stare in Giappone, ma sono le Marche: El Gugul è il quartiere dei pescatori più colorato dell’Adriatico

Adriano Bocci, 30 Apr 2024
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Lungo la costa dell’Adriatico, al 61032, c’è un comune di 60.000 anime che è famosa per i suoi colori e per il sapore di sale. Cullata fra le colline del torrente Arzilla, è famosa, fra le altre cose, per il carnevale fra i più antichi d’Italia (del 1347). Nome in codice Fanum Fortunae, il tempio della Fortuna eretto post-vittoria su Asdrubale (quello che aveva passato le Alpi con gli elefanti) nel 207 a.C.
Città legata indissolubilmente alla prosperità e all’arte regalata dai Malatesta, Fano è legata alla vita marinara in modo semplicemente ineluttabile. In riva al mare del porto di Fano c’è un coloratissimo quartiere di pescatori in cui si respira storia, fatica e profumo di pesce fresco. Conoscete El Gugul?

El Gugul, indipendenza e tradizione

Nella zona più salmastra della city, quella purtolata (del porto), una cosa è sempre stata chiara: rispetto al resto della città è orgogliosa e indipendente. Verso la fine del ‘700 Bonaparte dei pescatori decisero di andare ad abitare alle due rive del porto creando un quartiere colorito quanto mercatino giapponese.

Ci riferiamo ad un quartiere chiamato El Gugul, che profuma di pesce fresco e di indipendenza, con le sue tradizioni e i suoi abitanti, purtulòt. Praticamente sulle ultime file delle casette del porto, sopra e sottovento, conosciuto a livello locale per il lavoro faticoso e per la testardaggine dei purtulòt.

La maggior parte delle abitazioni qui sono ex capanne trasformate e sono molto caratteristiche perché, oltre ai colori, hanno proprio dei Gugul sulle recinzioni. I gugul (dialetto per i cogolli) sono le reti da pesca a imbuto che si usano per catturare le anguille, in cui una anguilla entra da un lato e non esce più. È una forma di pesca che si fa alla foce dei fiumi. Risulta comoda, stendendo queste reti sul torrente, rendendole semplicemente lo strumento ideale nel posto ideale.

Ogni fanese del Gugul che aveva una barca conseguentemente aveva una vela: in base alla vela il purtulòt veniva identificato da tutti gli altri e soprattutto dalle mogli quando tornavano a terra. Difatti su diverse casette del quartiere dei pescatori c’è un’immagine che raffigura, stilizzata, i colori ed i motivi della vela di famiglia. O anche le conchiglie sui muri, testimoni dei viaggi.

Sapore di fatica

La pesca è la linfa vitale del porto e di Fano tutta, e ciò si riversa sugli abitanti e sul turismo come un mare mosso. I purtulòt stavano fuori per un paio di settimane, prima di tornare a casa. Gli anziani pensavano a portare il pesce al mercato e a venderlo, le donne cucivano reti e vele e gli uomini andavano andavano a pescare.

Oltre ad essere riconosciuti per le proprie vele, i marinai erano più che altro conosciuti con i loro soprannomi, anziché i loro nomi. Sul serio. Era difficile capire chi fosse chi senza usare i soprannomi, anche perché El Gugul (giustamente) comunicava spesso con gli altri porti. Ciò che personalmente definirei paradiso, per uno si fa chiamare Snake quando va da Starbuck’s. Ahem.

Oggi come oggi i tempi sono cambiati, le tecnologie anche e i tempi di lavoro pure. Le barche non hanno più bisogno di star fuori per due settimane, ma anzi, bastano 4 giorni. L’agognata settimana corta che tutti vorremmo. Fra i cambiamenti più recenti, da qualche mese hanno inaugurato la nuova pavimentazione del Gugul, con tanto di festicciola e benedizione dei presenti. El Gugul è semplicemente tradizione, e va preservata.

Sapore di mare

bombolini alla fanese, lumache di mare al sugo

Mangiavano (e mangiano) quel che pescano, cosa più che naturale. In barca si facevano tanto pesce alla griglia, e ogni buona forchetta sa bene quanto possono esser buoni i calamari grigliati. Fano a livello culinario è conosciuta per i bombolini alla Fanese, un antipasto caldo con le lumachine di mare, i bombolini, conditi col pomodoro, finocchietto selvatico, prezzemolo, vino, peperoncino, aglio ed altre cose. Sono conosciuti anche per il brodetto alla fanese o la frittata di alici.

Molto caratteristici sono poi i trabocchi che si trovano sulle coste del Mar Adriatico. Sono quelli usati per pescare con un metodo di pesca… diciamo “passiva”. Alternativa sicura per pescare i banchi di pesce senza doversi prostrare alle intemperie del mare aperto, i trabocchi di Fano (rispetto ai soliti) si chiamano quader perché sono di forma quadrata.

Una pesca passiva, certo, ma che è passiva giusto oggi con l’invenzione dei motori, perché ai tempi era comunque faticosa. Ora come ora si usano da maggio fino a settembre, quando c’è movimento di pesci, per rendimenti comunque non altissimi, o meglio di necessità. Questa, infatti, è l’idea che viene sfruttata dai ristoranti sui trabocchi che offrono sempre pesce freschissimo.

trabocco a fano, casetta sopra un portico per pescare in modo passivoUn trabocco di Fano



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